Serie Tv e Film di Gennaio, ecco cosa vedere!

Come per il beauty, ho pensato che un recap con i migliori film e serie tv visti nel corso di gennaio, potesse essere carino e utile, e quindi eccomi qui.
Di capolavori unici non ce ne sono a questo giro, quindi mettiamoci l'anima in pace, ma ci sono dei titoli che mi sono piaciuti più di altri, ed uno di questi per cominciare è Maria, il nuovo film di Pablo Larraín.

Il suo punto di forza secondo me è l'interpretazione di Angelina Jolie, sofisticata, elegante, fragile e intensa quanto basta per rendere onore a Maria Callas, senza crearne una macchietta ma muovendosi fra i due animi della soprano. Maria si concentra sull'ultima settimana della cantante lirica, fra visioni, ricordi e momenti più privati con i suoi domestici. Il tutto è ovviamente guarnito dalle più potenti opere liriche che sospingono ancora di più il pathos. Magari non sarà il migliore di Larrain, ma è riuscito bene.

Sarò divisivo ma a me è piaciuto anche Wicked, il nuovo musical con Ariana Grande e Cynthia Erivo

Probabilmente l'impatto generale è stato un po' meno potente di quanto mi aspettassi, complice il fatto che siamo ancora ad una prima parte della storia, e quindi era necessario porre le basi. Ma secondo me Wicked ha tutte le caratteristiche per essere un buon film: ha una bella messa in scena, ha un suo messaggio di fondo (anzi più di uno) e le protagoniste sono bravissime. Sarei curioso di vederlo in lingua originale, e non solo gli spezzoni girati sul web prima e dopo l'uscita del film, e magari lo farò più avanti.

Più o meno lo stesso discorso mi sento di farlo per Diamanti, l'ultimo film di Ferzan Ozpetek.

So che a molti non è arrivato, come si dice adesso, perché in effetti, come io stesso riconoscevo nella mia recensione, manca una storia forte da seguire. Ci sono invece tante piccoli vicende, una pluralità di volti, di vite e di nomi, com'è plurale anche il titolo del film, ed ognuno di questi tasselli ha qualcosa da darci. Il cast poi è convincente ed ognuno riesce a brillare a modo suo. I Diamanti di Ozpetek secondo me hanno fatto risalire un po' la china al regista, che ultimamente non si era distinto per film memorabili, e già per questo merita una menzione.


Per quanto riguarda le serie tv, ammetto che non ho dei titoli terminati lungo Gennaio che mi abbiano lasciato qualcosa di particolare. Se proprio devo nominarne qualcuno, metto Doctor Odyssey e A man on the Inside.



Sono entrambe serie tv leggere, che vogliono tenere compagnia e che non hanno, almeno a mio avviso, le pretese per essere delle produzioni uniche o particolarmente ricercate, ma appunto fungere da intrattenimento facile da fruire.
Doctor Odyssey punta ai begli attori, ad un medical che non è troppo crudo e a dinamiche sopra le righe. A Man on the inside invece si muove sul viale di una ironia più sobria e della tenerezza, mostrandoci le dinamiche di alcuni nonnetti in casa di riposo che ancora si danno molto da fare.
Di entrambe, più che queste prime stagioni in sé, che alla fine non mi hanno lasciato molto al punto da reputarli le migliori del mese, mi incuriosisce sapere come verranno fatte proseguire e se magari nel tempo si dimostreranno almeno dei progetti solidi e coerenti.

Allo stesso modo posso nominare Black Doves, la nuova serie tv Netflix con Keira Knightley


Buona la messa in scena, i momenti di azione, il cast e l'idea di fondo (per quanto indubbiamente non originale), ma manca di quella forza, quel mordente e quella coesione per distinguersi. Diciamo che Black Doves entra in questa lista perché mi ha lasciato quel minimo di curiosità che basta da volerla proseguire nella prossima stagione, ma se la considerassi una miniserie, sarebbe tutt'altro che imperdibile. 


Voi che cosa avete visto di bello in questo primo mese dell'anno?




I migliori prodotti di Gennaio! Ecco cosa provare... ed un flop da evitare!

Vi ricordate Beauty Wrap Up? Era una vecchia rubrica su Instagram che tentai di traslare qui sul blog, ma non mi aveva convinto del tutto, e quindi dopo solo un tentativo venne chiusa. Ho però pensato di riprendere quell'idea e modificarla un po', ricapitolando solo i migliori prodotti di cui ho parlato nel corso del mese, ed un flop che secondo me dovreste evitarvi.


Non fraintendetemi però: se qualche prodotto non finisce in questa lista, non significa che non sia valido, ma solo che non fa quel passo extra da renderlo davvero meritevole. 
Se non dovesse piacervi questa novità, prendetela come un buon proposito di Gennaio fallito presto. 

Entra sicuramente fra i preferiti del mese la Maschera viso Effetto Lifting Fria Myself Goji e Melograno.

Secondo me Fria ha davvero fatto un upgrade a queste maschere in tessuto perché sono tutte davvero valide, ma se proprio devo sceglierne una, quella più completa è questa Goji e Melograno perché è ricca di siero ma non si fanno pasticci, idrata a fondo la pelle, ma ha anche questa azione tonificante che è proprio ciò che promette. Aggiungeteci che io la trovo spesso in offerta, infatti non mancherò di riacquistarla, e che ha una buona profumazione. Qui la recensione più dettagliata. 

Sempre restando in tema di trattamenti viso, non ho dubbi che il Clinical Vitamin A di Theramid, una delle linee di Niche Beauty Lab, sia fra i migliori prodotti di cui vi ho parlato a gennaio.


Un trattamento levigante e slow age intensivo che contiene tre diverse forme di retinoidi ma che al tempo stesso è arricchito con attivi che si occupano di rinforzare la barriera cutanea. È sicuramente un siero adatto a persone che hanno già accumulato una certa esperienza e resistenza al retinolo, seppur non mi abbia creato irritazioni, e per pelli dai 30 anni in su secondo me. Aggiungeteci poi che la texture è facile da implementare nella routine, è gradevole sul viso e che trovate questo Clinical Vitamin A di Niche Beauty Lab anche su Amazon con Prime, ed avrete un ottimo trattamento.
Se volete saperne di più, passate qui.

Non posso non inserire in questa lista la Niacinamide 5% Face and Body Emulsion di The Ordinary.


È un prodotto delicato, con un ottimo rapporto qualità-prezzo, che si prende cura della barriera cutanea agendo anche su macchie e discromie. La texture è sottile, leggera e facile da far collaborare con altri prodotti. Inoltre questa emulsion ha la doppia funzione di idratante per il viso e per il corpo, che la rende versatile e perfetta per i viaggi. Ne ho scritto dettagliatamente qui. 


L'ultimo prodotto TOP di questo Gennaio, quello che si è distinto particolarmente ci metto la Cipria Fit Me Matte&Poreless Maybelline.


Io ho scelto la tonalità 90 Translucent che è praticamente trasparente. In un'unica cipria avrete un prodotto opacizzante, ma non essiccante, va a levigare la grana della pelle, ma non risulta occlusiva o comedogenica, e non crea un effetto gessoso ma risulta naturale e modulabile. Oltre ad essere disponibile sia in negozio che online, e ad essere decisamente economica, ho notato che questa cipria Maybelline Fit Me è davvero resistente, infatti non si è rotta anche durante alcuni viaggi, e dentro ha tutto l'occorrente per ritocchi on the go. La recensione dettagliata è qui.

Per questo gennaio non ho un vero e proprio FLOP clamoroso da cui mettervi in guardia, ma sicuramente non riacquisterei lo Shampoo Family alla Malva di Alverde.


Come vi raccontavo nella recensione, non è stato disastroso utilizzarlo, anzi non appesantisce i capelli e li lava bene senza aggrovigliare troppo. Il problema nel mio caso arriva nel lungo periodo visto che mi creava secchezza al cuoio capelluto, e per me, che già ne soffro, non è il prodotto ideale. Essendo uno shampoo pensato per tutta la famiglia, bambini inclusi, mi aspetto un prodotto che sia estremamente delicato, e questo non mi sembra esserlo, quindi sicuramente non lo riacquisterei. 


Spero che questo appuntamento mensile vi possa essere utile, ma ovviamente sono aperto ai vostri suggerimenti e a conoscere i vostri prodotti top del mese. 



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Tre serie tv leggere e di compagnia terminate questo mese

Terzo ed ultimo appuntamento di Gennaio per quanto riguarda le serie tv. Non sono forse stato particolarmente celere ne terminare tutto quello che stavo vedendo e soprattutto nel recuperare tutti i titoli a cui puntavo, ma posso ritenermi soddisfatto.


Doctor Odyssey 
Prima stagione

Creata fra gli altri da Ryan Murphy e disponibile dal 28 Novembre scorso su Disney Plus, Doctor Odyssey mi ha convinto. È vero, c'è voluto Joshua Jackson affinché mi aprissi ad un medical drama, ma questa serie tv è anche altro. 

Siamo appunto sulla nave da crociera di lusso Odyssey, gestita dall'esperto comandante Robert Massey (Don Johnson), il quale vuole che i suoi passeggeri vivano le vacanze più memorabili della loro vita. Ovviamente tutto il team sulla nave deve essere all'altezza, incluso il gruppo di medici che assisteranno tutti gli ospiti. Oltre ai già rodati infermieri Avery Morgan (Phillipa Soo) e Tristan Silva (Sean Teale) si aggiungerà al team il nuovo, affascinante medico Max Bankman (Jackson appunto) che da un lato creerà anche nuove dinamiche, ma dall'altro si rivelerà anche capace e preparato.

Ogni settimana infatti la Odyssey ospita un evento o dei clienti molto particolari e le emergenze non mancano mai. 

Non è un genere di cui, forse, mi avete mai sentito parlare, perché i medical drama sono poco adatti a un ipocondriaco come me. Tuttavia, come dicevo, non solo Joshua Jackson rende tutto più invitante, ma Doctor Odyssey non è troppo chiusa in un unico genere.

Da un lato, gli episodi seguono una narrazione verticale, e ogni settimana sulla nave ci sono eventi legati ad una occasione o ad una festività, con imprevisti più o meno gravi. Queste circostanze permettono di affrontare temi molto vari, sia personali che universali, come l'accettazione di sé, i dilemmi etici in campo medico, le ambizioni, il rispetto dell'ambiente, i diritti queer, gli eccessi della chirurgia plastica, i rapporti con i genitori, le relazioni interpersonali, il lutto e le difficoltà che la vita ci pone davanti, come la malattia.

Dall'altro lato, la narrazione orizzontale si concentra sui rapporti fra i protagonisti, in particolare sul triangolo tra Avery, Max e Tristan.


È una serie ad alto fattore di intrattenimento, che fa sorridere, per poi scendere in qualche momento introspettivo, senza diventare melodrammatico, ma il punto di forza di Doctor Odyssey è sicuramente il cast e la chimica che si crea fra questi, sia sul lavoro, sia nell'ambito personale.
Joshua Jackson è credibile nel suo ruolo, è elegante e piacione al punto giusto, e nel corso delle puntate spunteranno dei camei di volti noti. 

C'è però da sospendere secondo me un po' l'incredulità, sia perché le situazioni e le emergenze che capitano sulla nave sono a volte sopra le righe, ed è frequente sentire parlare di "situazioni rare" dai nostri medici. La sensazione che ho alcune volte è che non sembra una crociera di lusso, ma più un ospedale da campo. 

In questo senso, nonostante ci vengano presentati come infermieri, Tristan e Avery sono spesso risolutivi nelle crisi mediche quasi fossero dei veri e propri dottori esperti e rodati, e per quanto non sia del settore, mi sembra poco realistico. 

Inoltre, proprio quei rapporti a cui facevo riferimento su, fra il terzetto, possono sembrare superficiali, specie all'inizio, visto che in pratica non si conoscono affatto. 
La brevità degli episodi, ed il ritmo scorrevole, fa comunque perdonare queste facilonerie in Doctor Odyssey, che resta appunto godibile. Sembra che abbiano deciso di dividere questa prima stagione in due parti, lasciandoci intanto con un bel colpo di scena. Gli altri episodi arriveranno a Marzo negli Stati Uniti, e immagino verso Maggio anche da noi.

A Man on The Inside
Prima stagione

È arrivata su Netflix il 21 Novembre invece A Man on the Inside, che si basa su un docufilm del 2020 dal titolo The Mole Agent.
Charles (Ted Danson) è un professore di ingegneria ormai vedovo e in pensione, e un po' annoiato dalla sua vita. Per caso un giorno scova un annuncio in cui si cerca un uomo anziano che possa fare da investigatore privato, e così si ritroverà a fare l'infiltrato all'interno di una casa di riposo in cui si stanno susseguendo strani furti di gioielli. Non senza difficoltà Charles deve mantenere la sua copertura, ma anche avvicinarsi ai degenti della residenza per capire cosa stia accadendo.

È una perfetta combinazione di commedia degli equivoci e spy story quella che troviamo in A Man on the Inside, che si muove sui binari solidi di alcune serie tv già note. Infatti, seppur in modo molto più semplicistico, mi ha dato un po' le vibe dell'ironia e dell'eleganza di Only Murders in the Building, complice anche forse il nome del protagonista, e il doppiatore italiano, Mario Cordova, in comune alle due serie. Dall'altro lato c'è anche un po' de Il Metodo Kominsky, soprattutto per le tematiche. 

La vita e l'esperienza di Charles infatti consentono di parlare di elaborazione del lutto, ma più in generale di tutte le problematiche legate alla terza età, siano esse dovute alla salute, o semplicemente alla vita in generale. Lui e appunto gli altri pazienti della casa di cura, ci danno l'occasione per riflettere sulla forse malattia più difficile da affrontare ad una certa età, ovvero la solitudine. 
Così la ricerca dei gioielli è solo un pretesto per farci guardare altro, toccare temi sensibili, dare quel sapore dolce-amaro ad A Man on The Inside.


Non diventa mai stucchevole però, ricordando la sua natura comedy e soprattutto la brevità degli episodi e il ritmo comunque incalzante non ci fa annoiare, anche quando, nella parte centrale delle otto puntate, sembra che le cose si muovano un po' in tondo. 
Il cast poi, capeggiato indubbiamente da Ted Danson, è efficace e simpatico.
A Man on the Inside è però una compagnia molto semplice, forse anche troppo per alcuni, che sa essere a volte emotivamente più toccante, ma che segue una narrazione estremamente lineare, con colpi di scena non così esaltanti e rivoluzionari, facendo forse soffrire un po' la ricerca del colpevole.

Non mi è però spiaciuto sapere che ci sarà una seconda stagione, ed anzi sono curioso di sapere come la serie evolverà.


Ilary 
Miniserie

Mi sembrava sensato, dove aver visto Unica, il docufilm sulla separazione fra Ilary Blasi e Francesco Totti, mi sembrava completamente sensato sciropparmi anche la nuova miniserie che si incentra solo sulla vita della presentatrice. In cinque brevi episodi disponili su Netflix dal 9 Gennaio di quest'anno, Ilary unisce da un lato una intervista alla conduttrice, in cui ci racconta un po' la sua vita, il suo nuovo compagno Bastian, il rapporto con le amiche e in generale la sua carriera, dall'altro però vediamo la Blasi mettersi alla prova in nuove avventure. Che sia un lancio col paracadute o l'iscriversi ad un corso universitario, tutto diventa un'occasione per Ilary per raccontarsi senza troppi filtri.

Nn c'è molto su cui possa approfondire di questa miniserie perché Ilary mi ha dato l'impressione di essere una sorta di mini The Ferragnez, ma meglio. Si ride infatti, si sorride, si viaggia e i momenti più "intimi" diventano un'occasione di riflessione ma mai diventare piagnona o smielata. E forse per questo che tutto sommato il personaggio di Ilary Blasi mi piace: pur con i suoi modi che ad alcuni sembrano bruschi o superficiali, a tratti caciaroni, sembra sempre raccontarsi senza filtri, in modo schietto, senza troppi giri di parole. 

L'impressione che ho poi avuto è che appunto queste avventure a cui si sottopone Ilary non vengano mostrate a tutti i costi come spontanee. Non si cerca di nascondere che ci sia una scrittura dietro la miniserie, non è però la protagonista che si adatta ad un copione, ma semplicemente sono state adattate alcune situazioni ad Ilary.


Non ci vedo in generale l'intento di fare un contenuto di spessore o in qualche modo "elevato" ma ci viene presentata per quello che è.
Quindi, se pure voi come me non siete dei fan particolari della protagonista in questione, tutta la serie diventa molto carina, scherzosa, di intrattenimento. Volendone ricavare qualche riflessione, potrei dire che alla fine è bella l'amicizia che ci viene raccontata fra appunto Ilary e le altre ragazze, incluse le sorelle, anche questa molto schietta, ma forte. O ancora può essere anche un buon messaggio per chiunque sta affrontando una separazione, perché la fine di una relazione, anche lunga, non deve essere la fine di tutto. 



L'Oréal Revitalift Filler + Acido Ialuronico 1.5%, Rimpolpa davvero la pelle in 1 Ora?!

L'Oreal Revitalift Filler Acido Ialuronico 1.5% siero antirughe: la Recensione

I claim pubblicitari sono sempre altisonanti quando si parla di Acido Ialuronico sono sempre interessanti e a tratti avveniristici, ma su di me non è la molecola che preferisco.
Già naturalmente presente nel nostro organismo, lo scopo dell'acido ialuronico è essenzialmente idratare trattenendo l'umidità dell'ambiente in cui agisce. A seconda del peso molecolare, riesce a lavorare su strati più o meno superficiali della pelle (ma non aspettatevi che arrivi chissà dove), dando così un effetto rimpolpante ma anche distensivo delle piccole rughe, specie quelle create dalla disidratazione. 

Nonostante sia però così ben presentato e ben tollerato, a volte anche l'acido ialuronico ha i suoi difetti: in un ambiente climatico particolarmente secco non riesce ad agire così bene, è spesso necessario farlo seguire da una crema idratante occlusiva ed a volte può essere irritante su alcune pelli.
Applicare un siero con acido ialuronico su pelle umida può dargli lo sprint necessario a funzionare meglio, ma non si può negare il fatto che ci siano altri umettanti forse anche più validi.

Ho sempre questa premessa in mente quando decido di provare un nuovo siero con acido ialuronico, conscio che potrebbe essere la panacea di tutti i mali e che potrebbe anche non piacermi.
E con il medesimo pensiero ho messo alla prova il Siero AntiRughe Revitalift Filler di L'Oréal che contiene l'1.5% di acido ialuronico puro.


INFO BOX
🔎 AmazoneFarmaLookFantastic, Grande Distribuzione
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🏋 30ml
🗺 Francia
⏳ 12 Mesi
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Dopo l'ottima esperienza con il Siero Notte al Retinolo Revitalift Laser, mi sembrava sensato dare una chance anche a questa versione che promette una pelle più rimpolpata ed elastica ma soprattutto più idratata già dalla prima ora, e di aiutare ad una progressiva riduzione delle rughe dalle due alle 6 settimane di utilizzo.

Il siero Revitalift Filler è arricchito da quello che L'Oreal chiama Macro e Micro Acido Ialuronico: essenzialmente due diversi pesi di questa sostanza esattamente allo 0.5% e all'1%, per agire appunto su più strati dell'epidermide. Ma non fatevi ingannare perché non è tutto qui.
Nonostante sia scritto ovunque, non è secondo me solo l'acido ialuronico che agisce in questo siero, ma anche glicerina, che contribuisce ad idratare, e altri attivi un po' più camuffati.

C'è ad esempio un derivato della vitamina B5 per un effetto idratante e lenitivo, ma anche l'ascorbil glucoside che è invece una forma di vitamina C, illuminante e antiossidante. È anche interessante l'estratto di semi di segale, che oltre ad idratare a sua volta sembra aiutare a tonificare la pelle perché ricco di arabinoxilani, polisaccaridi che producono un effetto lifting temporaneo. 
Più comune è invece un peptide che imita l'azione del botox, il famoso ingrediente che richiama il veleno di vipera pur essendo assolutamente sicuro.
Questo per far chiarezza sul fatto che il Siero L'Oréal Revitalift Filler contiene acido ialuronico puro ma non è l'unica sostanza presente che dovrebbe aiutare ad ottenere quei risultati che vi dicevo su.

Nonostante però una formulazione un pelo più elaborata di quanto possa sembrare, in realtà è un prodotto estremamente semplice da utilizzare: si applicano alcune gocce sul viso deterso, subito dopo un eventuale tonico e prima di texture più dense, sia al mattino che la sera.

Il Serum Filler Revitalift ha una consistenza liquida molto leggera e una profumazione delicata e gradevole, che rende l'utilizzo più carino senza, per il mio naso, essere troppo persistente. Sulla mia pelle si assorbe davvero in pochissimo tempo e non lascia alcuna sensazione di appiccicoso, e vi posso dire che ho testato questo siero viso L'Oreal per diverso tempo, inclusa la stagione un po' più calda, quando la mia pelle mista sopporta ben poco. 
È stato facile anche farlo collaborare con altri prodotti di altri marchi, non ha fatto pallini né ho notato che la skincare o il trucco si sollevasse man mano con le applicazioni, quindi ne ho fatto un largo uso sia sul viso che sul collo.

L'impressione generale che ho è che ci deve essere stato un avanzamento tecnologico nel mondo della cosmesi perché lo hyaluronic acid mi sembra funzionare meglio rispetto che in passato, creando molti meno problemi da questo punto di vista.

Ma anche nell'efficacia questo siero Filler Revitalift non mi è spiaciuto: idrata sufficientemente la pelle fin da subito e riesce a mantenere questo livello di idratazione nel corso delle ore. Ho notato che applicarlo su pelle umida per me lo rende decisamente più efficace, però ovvio che devo farlo seguire da un prodotto che vada a sigillare la sua azione e che indubbiamente per me, specie durante il periodo invernale, è un po' leggero.
Di suo però, il Filler Antirughe all'Acido Ialuronico mi dà anche una sensazione di pelle un po' più tonica ed elastica, come se in qualche modo compattasse il viso. Non ho visto però questo effetto rimpolpante e antirughe che molti ritrovano, ma che per me non è mai stato collegabile all'uso esclusivo dell'acido ialuronico. Anche appunto un utilizzo prolungato non mi ha dato degli effetti così straordinari.
  
Per quanto poi eviti di fare paragoni, mi è inevitabile pensare che in questo ultimo periodo ho sicuramente testato sieri e trattamenti molto più idratanti di questo L'Oréal, per cui in tutta onestà non posso ritenerlo uno step fondamentale nella mia routine, ma più un aiuto, un extra che fa funzionare meglio il resto dei prodotti che utilizzo.

Della linea Revitalift, l'azienda ha creato anche delle maschere viso in tessuto, qui trovate la mia recensione.

Voi lo avete provato?





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Ho molte cose da dire su questi due film e purtroppo non sono positive

Mi rendo sempre conto quanto le aspettative siano poi pesanti nel giudizio di un film (o di qualunque cosa opinabile) e che per quanto ci provi a metterle da parte, poi finiscono per influenzarmi. 
Così due film visti di recente sono naufragati sotto al peso di attese mai corrisposte, o quasi.


Giurato Numero 2


Titolo originale: Juror #2
Genere: thriller, drammatico

Durata: 114 minuti
Regia: Clint Eastwood
Uscita in Italia: 14 Novembre 2024 (Cinema)
Paese di produzione: USA


Clint Eastwood firma la regia di un legal drama che ho recuperato un po' in ritardo rispetto alla sua uscita al cinema e che se nel suo insieme non mi è dispiaciuto, ma non riesce a lasciare il segno.

Justin Kemp (Nicholas Hoult) è un giornalista e sta per diventare padre, visto che la moglie Ally (Zoey Deutch) è a pochi mesi dal parto, e un giorno, come capita a molti cittadini americani, viene scelto per far parte di una giuria popolare e vagliare un caso piuttosto delicato. Un uomo, un certo James Michael Sythe (Gabriel Basso), viene accusato di aver ucciso la compagna Kendall e il pubblico ministero Faith Killebrew (Toni Collette) sembra del tutto intenzionata a dimostrare la sua colpevolezza.

I giurati però non saranno dello stesso avviso, dimostrandosi discordi, specie Justin che aprirà un varco verso i suoi colleghi che inizieranno a guardare la vicenda da un'altra prospettiva e ad essere meno sbrigativi. L'uomo infatti sa più di quanto dice, anche se in prima battuta teme sia solo una coincidenza. Allo stesso modo Killebrew inizierà a non essere più certa di cosa sia davvero accaduto quella notte a Kendall.

Non posso dirvi di più sulla trama di Giurato numero 2 perché lo spoiler è facile e credo che un legal thriller vada anche apprezzato per i suoi colpi di scena. In realtà ci sono altre caratteristiche che mi aspetto da questo genere, ovvero un caso giuridico solido che ti coinvolga in tutti i suoi snodi, una buona caratterizzazione dei personaggi, colpi di scena che funzionino ed eventualmente un tema su cui riflettere, e questo film di Clint Eastwood alla fine è secondo me non spicca in nessuno di questi aspetti. 

È una storia che si segue facilmente, che non so quanto possa essere del tutto realistica visto che, pur non conoscendo benissimo il sistema giudiziario americano, sembra che manchi qualcosa. In particolare il ruolo di Toni Colette sembra più di facciata, mentre sul piano pratico solo alla fine fa quel lavoro che avrebbe dovuto fare precedentemente e lo dice il film stesso: è l'accusa che deve trovare le prove per incastrare il colpevole. Se il processo fosse stato un po' più solido, il testimone oculare che era stato individuato sarebbe durato due minuti e il caso sarebbe stato chiuso o forse non sarebbe nemmeno esistito.


I momenti di suspense non sono così forti, anzi a volte sono prevedibili e non sempre sono riusciti a lasciarmi così impreparato a capire cosa sarebbe accaduto dopo, o dall'altro lato arrivano in modo un po' troppo salvifico per essere credibili. Considerate che dobbiamo farci star bene già la prima casualità per cui Justin si trovi proprio ad essere scelto per questa giuria.
Non aiuta neanche la stilizzazione dei personaggi di Giurato numero 2: Justin è il tipico bravo ragazzo, quasi padre di famiglia che ovviamente si trova davanti ad un forte dubbio morale, e la faccia angelica di Nicholas Hoult rispetta a pieno questo stereotipo. Allo stesso modo tutti gli altri membri della giuria sono racchiusi in degli schemi noti e limitati, spesso appunto stereotipati, e anche accusa e difesa (Chris Messina) non hanno spazio di manovra. 


L'impressione generale che ho avuto è che Juror #2 sia un film molto televisivo, con una regia pulita e semplice ma che non dà molto di nuovo o di particolare. Si coglie il dilemma morale di non sapere come fare a non finire in mezzo ai guai, ma anche non dare la colpa ad un innocente, ed è chiara l'accusa al fallace sistema giudiziario americano, ma Giurato numero 2 come arriva se ne va.



Campo di Battaglia (2024)


Genere: storico, drammatico
Durata: 104 minuti
Regia: Gianni Amelio
Uscita in Italia: 5 Settembre 2024 (Cinema)
Paese di produzione: Italia

Nonostante fosse in concorso per il Leone d'oro, mi è sembrato che il nuovo film di Gianni Amelio sia passato in sordina al cinema, e ne capisco i motivi.

Stefano (Gabriel Montesi, che non avevo riconosciuto in Dostoevskij) e Giulio (Alessandro Borghi) sono due medici che durante la prima guerra mondiale si occupavano di curare i giovani soldati mandati al fronte, e sono anche due amici d'infanzia. Però i due uomini hanno approcci completamente differenti sul lavoro: Stefano è irreprensibile e rimanda al fronte chiunque lui reputi in grado di proseguire la guerra, sapendo che molti di questi si facevano male da soli pur di non tornare a combattere; Giulio invece capisce che quei ragazzi non erano affatto preparati ad un evento molto più grande di loro e deciderà come può di aiutarli. 
Tutto però precipita rapidamente quando la voce che qualcuno sta aiutando gli autolesionisti e la nuova arrivata, l'infermiera Anna (Federica Rosellini) sarà fra quelli che aiuterà a far venire fuori la verità.


Campo di Battaglia, che si inspira ad un romanzo intitolato La Sfida di Carlo Patriarca, ha un incipit che mi è sembrato molto interessante: nonostante il titolo infatti, noi non vediamo mai le classiche scene di guerra, ma il film vuole suggerirci che c'è un'altra lotta che si sta consumando oltre quella al fronte. Infatti pone anch'esso un dilemma morale difficile da chiarire: è meglio agire secondo la legge, secondo le necessità storiche e secondo il dovere, o muoversi attraverso una morale più umana e caritatevole? Sono diciamo queste le sponde opposte che i due protagonisti rappresentano, e infatti Giulio e Stefano hanno anche comportamenti spesso contrastanti.

Un approccio al tema della guerra originale, che poi raccoglie in sé tanti altri spunti, tematiche e sottotesti, ma Campo di Battaglia non riesce mai a uscire da questa piattezza che lo contraddistingue.

Partendo dal fatto che buona parte di queste tematiche, come le discriminazioni femminili in ambito accademico e nell'esercito stesso, visto che ad esempio i siciliani non riuscivano ad ottenere i permessi per tornare a casa essendo troppo lontana dal fronte, non vengono mai sviluppate, c'è altro che azzoppa il film di Amelio. 

È infatti piatta la storia, che non ha mai un guizzo utile a movimentare il ritmo, e il suo sviluppo che diventa inevitabile, così come sono piatte le dinamiche fra i protagonisti. Le buone prove attoriali di un po' tutto il cast infatti non riescono a colmare caratterizzazioni molto limitate alla funzionalità della storia. Ad esempio il personaggio dell'infermiera Anna ne esce secondo me malissimo, ma anche Stefano alla lunga sembra ottuso.

Il tentativo di realismo, mostrandoci ad esempio un esercito fatto di giovanissimi ragazzi inesperti che parlano a stento il dialetto della loro regione, si perde in altre sottigliezze meno credibili, come le barbe perfettamente rasate dopo giorni di agonia sul letto in un ospedale militare.

Poi ci sono scelte che non ho amato affatto come ad esempio accennare un vaghissimo (anche questo non sviluppato) interesse amoroso fra i tre protagonisti, ma anche aspetti tecnici, come le musiche poco azzeccate ai fatti, e alcune luci innaturali che facevano un effetto film per la tv. 
Arrivato alla fine Campo di Battaglia, che pure cerca una sua attualizzazione fra appunto la guerra e l'epidemia di febbre spagnola che si consumò in quegli anni, mi aveva lasciato un po' un senso di vuoto, come se mancasse qualcosa, soprattutto una emotività che invece mi sarei aspettato.

15 Creme e Sieri Contorno Occhi Efficaci da Provare almeno una Volta!

Ci sono poche occasioni per cui vale la pena guardarsi indietro, una di queste è riscoprire alcuni prodotti usati nel tempo che mi sono piaciuti (in alcuni casi anche parecchio) e che è un peccato lasciarsi alle spalle. In passato ad esempio ho raccolto le migliori creme corpo secondo me, ed una lista di detergenti viso top a meno di 10 euro, e sebbene voglia replicare queste esperienze, ho deciso di cambiare soggetto.
Ho voluto raccogliere, in questo caso, le migliori creme e sieri per il contorno occhi che ho provato negli ultimi anni e che riacquisterei molto volentieri.

Spero che possa esservi utile quanto lo è stato per me, che a volte faccio fatica, fra i tanti prodotti che mi capitano fra le mani, a ricordare cosa mi sia davvero piaciuto.
È forse inevitabile che le mie preferenze siano un po' influenzate dalle mie necessità: ho infatti una pelle del contorno occhi bisognosa, non più elastica e spessa come un tempo, avendo 35 anni, e che apprezza sia prodotti più corposi, che attivi più potenti, ma vedrete texture di tutti i tipi.
Aggiungo che non è una classifica, non c'è un ordine di preferenza ma sono tutti validi con le loro particolari caratteristiche.


The Inkey List Caffeine Eye Cream

È uno dei best sellers del marchio oltre ad aver ricevuto diversi premi, e ne capisco il motivo perché la Caffeine Eye Cream di The Inkey List è ottima, infatti io l'ho acquistata almeno un paio di volte. Una texture leggera, che però racchiude anche sostanze più emollienti come squalane ed esteri di jojoba, e attivi slow aging come il Matryxil. È ottimo da solo per sgonfiare eventuali ristagni di liquidi, e aiutare a schiarire (leggermente eh, nessun miracolo) le occhiaie. Dalla sua ha un discreto potere idratante, che ad esempio d'estate è più adatto alle mie esigenze, e che in generale me la fa consigliare a pelli più giovani, ma la Caffeine Eye Cream nasce come un trattamento e può essere associata ad altre creme più nutrienti.
Qui la mia recensione completa.


 Martina Gebhardt Eye Care Cream


Per anni è stata la crema contorno occhi top che non potevi non provare se bazzicavi la cosmesi ecobiologica e quando l'ho provata ho capito come mai. La Eye Care Cream di Martina Gebhardt è infatti una di quelle creme ricche, quasi pomatose, che idrata e nutre a fondo la zona perioculare grazie ad oli vegetali come avocado e oliva e burri di cacao e karitè, dando così un aspetto alla zona più rilassato e tonico. È un prodotto assolutamente delicato, che non mi ha dato fastidio agli occhi e che le pelli secche e mature possano apprezzare, specie la notte. 

Credo che adesso, essendo passato qualche anno da quando provai la prima volta l'Eye Care, mi potrebbe piacere ancora di più.
Qui la mia recensione completa.


Biovène Retinol De-puffing Eye Roll On


Passo ad una texture completamente opposta, ovvero un siero fluido per il contorno occhi, ma sempre rivolto a pelli mature o comunque segnate. Il Retinol Eye Roll On di Biovène è infatti ottimo se state cercando un trattamento slow aging, con due diverse forme di vitamina A appunto, ma che si è dimostrato molto delicato, idratante e non appiccicoso. È perfetto per chi vuole potenziare la propria routine del contorno occhi e trattare irregolarità cutanee come linee d'espressione, e la sfera metallica di cui è dotato lo rende anche gradevole al momento dell'applicazione. 
Il plus di questo Retinol De-puffing Eye Roll On è che costa davvero pochissimo, meno di quattro euro quindi possiamo riacquistarlo senza troppe sofferenze. 
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Beauty of Joseon Revive Eye Serum Ginseng + Retinal 


Se non avete esperienza con i retinoidi ma cercate un trattamento che aiuti a contrastare i primi segni del tempo e qualche rughetta, allora il Revive Eye Serum Beauty of Joseon è perfetto. Contiene infatti il 2% di retinal liposomiale, che corrisponde allo 0.02% di retinale puro, che grazie all'incapsulamento mantiene la sua efficacia ma è estremamente delicato. Tutta la formula di questo siero, che però ha una consistenza cremosina che si stende molto bene, è rivolta a prendersi cura della pelle, grazie a ceramidi e peptidi. Vista la quantità è poi sufficiente anche per un uso completo su tutto il viso, ed è più reperibile di altri prodotti coreani essendo ormai disponibile da più rivenditori.
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Sukin Purely Ageless Reviving Eye Cream


Nella mia esperienza sul blog ho sempre cercato di sfruttare la mia curiosità per parlarvi di marchi meno noti da noi ma che meritano molto, come il brand australiano Sukin, ed in particolare la loro Reviving Eye Cream. In questo caso abbiamo una consistenza cremosa media, facile da stendere e far assorbire ma che dà un ottimo effetto idratante, anche per pelli leggermente più esigenti (ma non troppo).
Inoltre la caffeina che contiene ed una lievissima perlescenza contribuiscono in modo delicato ad agire su gonfiori e aloni scuri del contorno occhi, dando un aspetto più disteso e riposato. Ottima anche come base per il trucco.
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Fitocose Jalus Eyes


Fitocose fa degli ottimi trattamenti per il contorno occhi, ad un costo super accessibile e che accontentano anche le pelli più secche. Uno di questi è lo Jalus Eyes, terzo contorno occhi del brand che ho provato, che è una crema abbastanza leggera ma con un alto potere nutriente grazie alla presenza di squalane, burro di karitè, olio di jojoba ma anche centella asiatica e più forme di acido ialuronico. Una crema contorno occhi perfetta per il giorno e che mi è piaciuto per il suo effetto elasticizzante e che si comporta bene se ci applico del make up sopra.
Inoltre la Jalus Eyes è anche applicabile sul contorno labbra, quindi un perfetto prodotto versatile, e Fitocose è un brand su cui ho intenzione di tornare.
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Village 11 Factory Miracle Youth Eye Cream


È una delle mie scoperte più recenti ma ne ho cantato le lodi in lungo e in largo, perché la Miracle Youth Eye Cream è davvero ottima. È vero che, essendo una azienda coreana, Village 11 Factory non ha la reperibilità di altri brand ma questa crema contorno occhi è ideale per chi cerca un trattamento anti età e nutriente che però sia anche delicato e non pasticcioso. Al suo interno ci sono lo 0,1% di retinolo puro, l'1% di pantenolo e l'1% di burro di karitè, quindi una formulazione volta a trattare più problematiche della zona perioculare. 
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Se volete elevare al massimo livello la cura del contorno occhi soprattutto per quanto riguarda idratazione, linee sottili, rughe di espressione e tonicità, allora dovreste provare il Fractionated Eye Contour Concentrate di Niod.
La sua azione si basa su 28 tecnologie cosmetiche avanzate, fra cui tanti peptidi di nuova generazione, ma anche niacinamide, acido ialuronico, aminoacidi e proteine idrolizzate, il tutto racchiuso in una consistenza leggera, facile da utilizzare e da far collaborare con eventuali altre creme o prodotti. Il FECC Niod è sicuramente un siero contorno occhi che consiglierei a pelli più mature, con lassità un po' più accentuate e soprattutto anche per chi vuole trattare la palpebra superiore, perché è possibile applicarlo anche qui.
Lo so che il prezzo è un grosso deterrente ma basta poco prodotto e durante il Black Friday va in sconto come tutta la gamma Deciem.


Mary & May Tranexamic Acid + Glutathione Eye Cream

 
Non è solo una crema contorno occhi ma un vero e proprio trattamento antimacchia questa Eye Cream Mary & May. No, non vuole agire sulle occhiaie in senso stretto, quelle che comunemente sono date da ristagni di microcircolazione sottocutanea, ma proprio su vere e proprie macchie, magari date da una cattiva esposizione al sole o dall'età, grazie all'azione schiarente dell'acido tranexamico allo 0.1%, che si unisce al glutatione antiossidante, all'acido ialuronico e alla niacinamide. Una formulazione che quindi si occupa di diverse esigenze della pelle, efficace, ma gentile per chi magari ha una pelle sensibile o reattiva. Anche la Tranexamic Acid + Glutathione Eye Cream può essere utilizzata appunto come trattamento schiarente su altre aree del viso, quindi che si può volere di più? Un unica considerazione, ha una profumazione un po' intensa se siete sensibili alle fragranze.
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È una leggerissima variazione sul tema, visto che fino ad adesso ho parlato di prodotti per uso quotidiano, ma questa maschera contorno occhi Geomar può entrare a pieno titolo in questa lista dei TOP perché ha appunto una doppia funzione. Infatti può essere applicata generosamente come trattamento intensivo, ma essere utilizzata come crema quotidiana in dosi più piccole. Questo prodotto Geomar mi ha convinto perché, ad una texture gradevole e non untuosa, corrisponde un cosmetico che performa bene, nutre, idrata, e tonifica la zona perioculare. È vero che non ho notato questa azione decongestionante promessa, ma mi ha stupito che un prodotto così economico potesse accontentare una pelle come la mia ed in generale mi sembra adatto a cuti secche.
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AXIS - Y Vegan Collagen Eye Serum


Se pensavate che parlassi solo di texture spesse e corpose, vi sbagliate perché anche questo Eye Serum di Axis-y, dalla consistenza appunto fluida, mi è piaciuto moltissimo. Risulta leggero e fresco sulla pelle e si applica con questa sfera metallica che d'estate è stata una mano santa e che aiuta a drenare eventuali gonfiori. Nonostante sia essenzialmente un gel, è un eye serum che ho trovato molto idratante, e che è arricchito anche con attivi slow age come collagene, matrixyl, ma anche peptidi di rame e argirelina. Sicuramente va associato ad una crema idratante se si vuole massimizzarne l'effetto e se la vostra pelle tende ad essere particolarmente disidratata, ma da solo è un ottimo siero contorno occhi.


100% Pure Coffee Bean Caffeine Eye Cream


Un'altra crema contorno occhi che per un bel periodo è stata immancabile nel beauty di ogni bio addicted, e le aspettative sono state rispettate perché la Caffeine Eye Cream 100% Pure è un ottimo prodotto. Arricchita con appunto caffeina ma anche con sostanze emollienti e idratanti, riesce a distendere la zona perioculare grazie appunto agli attivi nutrienti, ma ha un buon effetto decongestionante su borse e occhiaie. Efficace ma non grassa, è un po' una alternativa più consistente alla crema di The Inkey List, ma che mi ha lasciato in egual modo un buon ricordo. Vi segnalo una profumazione biscottosa che non mi ha dato fastidio ma che può non piacere a tutti. Ma per fortuna 100% Pure l'ha declinato in due formati, quindi non può che meritare una chance.
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The Inkey List Retinol Eye Cream


Torno ai trattamenti contorno occhi con retinolo perché in una lista dei top secondo me non può mancare la Retinol Eye Cream The Inkey List. In questo caso abbiamo il 3% di Vitalease, un composto retinoide stabilizzato, che corrisponde a circa lo 0.09% di retinolo, quindi una quantità che chiunque può tollerare a mio avviso molto bene, specie su una zona così sensibile del viso. Anche in questo caso abbiamo a che fare con un trattamento, quindi un prodotto che punta a levigare le piccole rughe sottili e migliorare l'elasticità, ma non ha di per sé un potere nutriente altissimo. Ma la Retinol Eye Cream si è sposata bene con tutti i prodotti con cui l'ho associata, quindi può adattarsi in qualunque skincare routine serale.
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Alverde Vital Crema Contorno Occhi con peptidi di lupini Bio


Super low cost ma sorprendentemente performante, questo contorno occhi Vital Alverde mi ha stupito. Le creme da grande distribuzione, pure quelle che promettono una grande efficacia, sono spesso leggere, mentre qui ho trovato un buon livello di idratazione e nutrimento, che dura nel corso della giornata, che fa resistere bene il trucco e che mi soddisfa anche in inverno. Certo, non abbiamo a che fare con un burro, non è la pomata di Martina Gebhardt, ma la crema contorno occhi Alverde agisce meglio di quanto mi aspettassi da un prodotto che costa meno di 5 euro e che molti di voi potrebbero anche acquistare da DM senza troppi problemi. 
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The Ordinary Multi-Peptide Eye Serum


Se avete provato il FEEC di Niod ma non potete affrontarne l'acquisto regolarmente, date una chance al Multi Peptide Eye Serum di The Ordinary perché ne condivide alcune tecnologie slow aging, per contrastare segni sottili, mancanza di tono ed elasticità, ma si occupa anche di borse ed occhiaie grazie alla caffeina e alla presenza di altre sostanze drenanti. 
Lascia una piacevole sensazione di freschezza, leggerezza, ma ovviamente anche di idratazione e tonicità, ed è perfetto per appunto potenziare la cura della zona periorbitale anche se volete affiancarlo alla vostra crema occhi abituale. Il siero occhi The Ordinary inoltre non mi ha creato irritazioni o bruciore. 
Alcuni lamentano il fatto che sia troppo liquido, ma io non ho notato una particolare difficoltà nell'utilizzarlo sulla zona. Un'altra confezione di questo siero è già nelle mie scorte, non vedo l'ora di utilizzarla.
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Spero che questo lungo ripasso vi abbia fatto scoprire o riscoprire qualche prodotto interessante e utile alle vostre necessità. Ovviamente sono tutto orecchi per scoprire i vostri contorno occhi preferiti e che dovrei assolutamente provare!




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La Prova e Dostoevskij, due serie tv poliziesche che funzionano ma non brillano

Sono meramente accomunate dal genere di cui fanno parte queste due serie tv poliziesche che ho visto nelle ultime settimane. Quindi non è un confronto, non è una gara che vuol paragonare quale delle due è migliore, ma ognuna ha pregi e difetti. Tra l'altro, oltre alla tematica centrale, ovvero la ricerca di un killer che in qualche modo si frappone nella vita del protagonista, entrambe le serie tv hanno stili molto diversi fra loro.


Dostoevskij 
Miniserie


Filippo Timi interpreta Enzo Vitello, ispettore di polizia ormai logorato da più fronti. La sua carriera ha subito infatti una forte battuta d'arresto perché la ricerca di un serial killer, che lui e gli altri poliziotti chiamano Dostoevskij, per via delle lettere che lascia sul luogo dei suoi omicidi, non sta trovando lo sviluppo sperato. La sua vita personale invece non ha più alcun bagliore di speranza, visto che la figlia Ambra (Carlotta Gamba) lo odia per essere stato assente e incapace di darle l'amore che ogni bambina necessita.
Così Vitello, che viene anche svalutato e deriso dai suoi colleghi, credendo di non avere ormai più nulla da perdere, inizierà a condurre le indagini a modo suo, fuori dagli schemi e dal protocollo delle forze dell'ordine.

Ideata, scritta e diretta dai fratelli Damiano e Fabio D'Innocenzo, e disponibile dal 27 Novembre su Sky Original, Dostoevskij è un thriller poliziesco che sta stretto in questo genere.
Tutta la serie tv è cupa, crea degli ambienti sporchi e logori, una realtà pesante e dura da cui sembra impossibile sfuggire, e dove ogni personaggio, chi più chi meno, è ormai temprato dall'ambiente.

Non so se ci sia stata una voluta, ma io ci ho visto un po' di ispirazione da True Detective nel raccontare una storia già di per sé complicata, in cui i protagonisti sono coinvolti, e in una quotidianità per varie ragioni ostile. I fratelli D'Innocenzo hanno fatto proprio un ottimo lavoro nel rendere i luoghi e il tempo in cui si svolgono le vicende, non solo adatti ai fatti raccontati, grazie ad un'ottima costruzione, ma anche in qualche modo avulsi da una qualunque riconducibilità specifica.


Enzo Vitello è proprio l'emblema di questo male diffuso, di questa realtà senza speranze, che in qualche modo viene raccontata dalle lettere lasciate da Dostoevskij e in cui il poliziotto si ritrova, ed è questo che in fondo lo spinge a voler proseguire le indagini. Filippo Timi fa un lavoro eccellente in tal senso, si è messo completamente a favore del suo personaggio, senza limiti fisici, e ci restituisce un protagonista intenso e tormentato, inseguito dai suoi stessi fantasmi a cui non riesce a sfuggire.

Dostoevskij però non è il thriller poliziesco adatto a tutti. In prima battuta perché è una miniserie cruda, a volte violenta ed esplicita, un po' come appunto True Detective, quindi se siete sensibili o preferite prodotti più soft, potrebbe in qualche modo turbarvi.
E c'è poi un aspetto che è pesato anche a me, ovvero una grande introspezione nel raccontare appunto le vicende personali di Enzo Vitello. Ci sono praticamente intere puntate quasi del tutto dedicate al suo rapporto con la figlia Ambra, e onestamente molte volte tutta questa voglia di scavare nelle loro faccende non ce l'avevo. 


Per quanto diventerà nel corso degli episodi comprensibile come mai Enzo sia così tormentato ed abbia trascurato la figlia, molto spesso i due si scontrano in modo anche molto violento, e nonostante delle prove attoriali ottime, tutto questo risvolto drammatico prende spesso il sopravvento sulle reali indagini per scoprire chi sia Dostoevskij. Anzi, anche la ricerca del killer è un po' sofferente, non solo perché messa da parte, ma anche perché noi da spettatori non veniamo più di tanto coinvolti dalle indagini.

Aggiungeteci anche dei dialoghi a volte artificiali, specie quando danno del "vecchio" al protagonista che alla fine ha solo cinquant'anni, e un sesto ed ultimo episodio buio e lento, ed avrete il quadro completo su come mai non sono stato convinto fino in fondo. La sensazione generale è che, per quanto ben fatta, Dostoevskij sia stata forse un po' azzoppata da una ricerca di un taglio autoriale ad ogni costo, che alla fine la rende troppo fredda e poco coinvolgente.


La Prova
Miniserie

Ha un approccio del tutto diverso, più generalista, la miniserie in quattro brevi episodi arrivata su Netflix il 7 Gennaio di quest'anno e che racconta di un caso davvero accaduto in Svezia. Siamo nella cittadina di Linköping nel 2004, quando misteriosamente un bambino viene ucciso da un killer misterioso, e farà la stessa fine una donna che assiste alla faccenda e tenterà di fermare l'assalitore. Non essendo proprio abituata a casi del genere, la polizia del luogo brancolerà a lungo nel buio, ed il poliziotto a cui è affidata l'indagine, John Sunding (Peter Eggers), non riuscirà subito a dare alle famiglie la giustizia che meritano.
Serviranno ben 16 anni prima che John, che nel mentre ha anche dovuto affrontare dei problemi personali visto che la moglie incita lo lascia poco prima del parto, riesca a trovare il killer grazie all'aiuto di un esperto di genealogia forense.

La prova (Genombrottet è il titolo originale) rispetta più tradizionalmente i canoni del procedural drama, senza perdersi troppo in tante divagazioni, ma facendoci seguire proprio le indagini alla ricerca dell'omicida. In questo senso è efficace: secondo me arriva netta quella desolazione, quella frustrazione che devono aver provato le persone coinvolte nel non riuscire a risolvere il caso e trovare pace. Infatti, non essendo un serial killer, l'assalitore sembra avesse agito in modo del tutto casuale, rendendo praticamente impossibile trovare una pista da seguire ed un qualunque movente. 

Come in Dostoevskij, la parentesi personale dell'agente Sunding e di tutte quelle persone coinvolte, come la famiglia del bambino ucciso, danno un quadro più completo alla serie, ed offrono l'occasione per parlare di genitorialità. Qui però è tutto molto più sfumato e collaterale al filone principale, e anche i passaggi temporali non diventano motivo per prolungare troppo le cose.


Il problema di La prova è che è un crime fine a se stesso, che può risultare un po' freddo in generale, che non trova mai delle idee innovative per raccontare i fatti o per appunto brillare nel panorama del genere, e che anzi può risultare prevedibile ed affrettato sul finale. Ci si aspetta magari un colpo di scena in grado di ribaltare tutto, che però non arriva e un po' ti fa domandare se fosse il caso di farci una serie.

Credo infatti che non ci fossero nel caso delle vicende de La Prova, tutte le sfaccettature necessarie per creare una miniserie solida come ad esempio Asunta, per restare nel genere proposto da Netflix, ne la 
Anche la messa in scena, al contrario di Dostoevskij, non è particolareggiata o ricercata, ma nella media delle serie tv della grande N o la minuziosità di Qui non è Hollywood.
Ma nell'insieme è interessante da seguire, specie se siete fans del true crime, è interpretata discretamente, e poi è molto breve, quindi perfetta per chi non ama impelagarsi in storie prolisse e in decine di puntate.

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