Ormai un paio di anni fa vi avevo proposto alcune candele profumate ad un prezzo più che accessibile (ne parlavo qui) che potessero quantomeno essere gradevoli e delle alternative a prodotti più costosi. Purtroppo non ho ancora trovato il brand che possa fare concorrenza ad aziende di fragranze per ambienti come Yankee Candle e Woodwick, perché trovare quella qualità e quei range così ampi a prezzi bassi, secondo me è impossibile, ma credo di aver trovato comunque delle candele profumate gradevoli che possono essere apprezzate da chi non vuole spendere un capitale in questo ambito.
Dopo questa bella premessa devo però purtroppo togliere di mezzo un flop che mi porto dietro da un pezzo e mi riferisco alla candela Fresh Linen di Bolsius.
Premetto che si tratta di una linea che presi diverso tempo fa, perché di recente Bolsius ha aggiornato la gamma (avrò modo di parlarne) con nuove fragranze e candele, solo che è possibile la troviate ancora in qualche negozio e volevo mettervi in guardia. Questa candela Bolsius Aromatic infatti non emana alcun profumo anche dopo averla tenuta accesa anche molto a lungo. Si sente, annusando molto da vicino, una flebilissima fragranza fresca, ma purtroppo nulla che possa aromatizzare una stanza, anche piccola. La stessa sorte che ho avuto con i votivi Bolsius qualche anno fa, per farla breve. Qui vi ho parlato delle novità proposte dall'azienda, incluse le wax melts.
Non è invece una novità il brand Fragranteria, che avevo messo alla prova proprio un paio di anni fa, e che credo sia un brand in esclusiva da Tigotà. Questa volta ho scelto una Giara Class nella profumazione Fiore di Cotone, la cui confezione ricorda un po' le Yankee Candle.
L'azienda non fornisce una grammatura di queste jar, ma dice che dovrebbero avere una combustione di più o meno 50 ore. Sin da subito questa candela Fragranteria mi ha convinto in fatto di note olfattive: da spenta ha infatti questo aroma fresco e floreale, che prende corpo grazie ad un accento legnoso, ma non percepisco la menta acquatica che menzionano sul sito. Da accesa però la profumazione si ingentilisce risultando più talcata, ma pur mantenendo una intensità media, e soprattutto dandomi l'opportunità di tenerla accesa anche per diverse ore. Tuttavia, questa giara Fragranteria ha due problemi: il primo, quello più superabile, è il fatto che la profumazione svanisca presto una volta che si spegne la candela. Il secondo è invece un po' più importante è riguarda i problemi di fusione di questa cera: non sono infatti riuscito a far creare la famosa piscinetta omogenea.
Ho provato tutti i trucchi che conosco per far funzionare al meglio le jar, ma l'unico modo di evitare il tunneling e far sciogliere tutta la cera è stato spingerla con un bastoncino verso la fiamma. Credo che il problema, oltre la qualità della cera, sia il fatto che la giara sia troppo ampia per sciogliersi con un solo stoppino. Insomma è possibile che riacquisti più avanti questa Fiore di Cotone di Fragranteria, ma preferirò il formato pillar.
È stata una sorpresa invece una candela profumata che avevo beccato sempre sul sito di Tigotà, ma è stato tutto un disguido. Pensavo infatti di aver acquistato una candela Price's, complice una foto errata e una descrizione vaga ed invece ho ricevuto una firmata Aladino. Si tratta di un brand che mi è capitato di vedere in supermercati e discount, con un costo davvero irrisorio, e non gli avrei dato un centesimo, ma la candela al Gelsomino mi ha sorpreso.
Si tratta in questo caso di un barattolo da 170 grammi e dovrebbe garantire 45 ore di combustione, cosa a mio avviso poco realistica, se pensate che un barattolone come quello Fragranteria possa avere una durata di 50 ore. In ogni caso, questa candela Aladino ha un'ottima profumazione fresca e femminile secondo me: queste note di gelsomino, abbastanza fedeli alla pianta, raggiungono una intensità medio-bassa, che nel corso della combustione si mantiene costante senza mai infastidirmi. Non posso dirvi che sia la fragranza più sfaccettata ed elegante che abbia mai sentito, ma da una candela di un euro o poco più non mi aspettavo nemmeno che emanasse odore.
Pecca nella persistenza, ma non ne farei appunto un dramma, anche perché, dall'altro lato, la cera si è consumata completamente in autonomia e non ho notato fumo o aloni nerastri sulla jar. Ho visto che Aladino ha anche altre profumazioni di candele e credo che ne proverò in futuro. Conoscevate queste candele? Avete trovato le vostre preferite fra quelle più economiche?
Il mio contorno occhi ha sempre avuto bisogno di una attenzione in più, che sia per tenere sotto controllo la secchezza e i segni di espressione, o per aiutare a contrastare gonfiore e stanchezza. Da tantissimo tempo volevo provare qualche referenza di Dr. Taffi, e così mi è capitato di acquistare un paio di prodotti proprio per la cura della zona perioculare.
Dr. Taffi è un brand italianissimo, di Livorno per essere precisi, e che si porta dietro più di trent'anni di esperienza nella cosmesi naturale. Nel 2008 inoltre alla loro gamma, che già si occupava della cura del viso, del corpo e dei capelli, si è aggiunta la linea Acqua di Bolgheri. I punti di forza di Dr. Taffi sono prodotti che sfruttano ingredienti funzionali uniti a principi attivi naturali, il tutto seguendo le linee guida di certificazioni quali ICEA, Lav, AIAB e Bioagricert, oltre a produrre cosmetici Nickel Tested.
È bene chiarire subito un aspetto fondamentale: le Magic Drops Eufrasia non sono un farmaco che va applicato all'interno degli occhi come un collirio, ma un cosmetico da utilizzare esclusivamente sulla zona perioculare. Si tratta di una miscela di distillati di eufrasia, camomilla, fiordaliso e issopo che ha lo scopo di lenire, sfiammare, disarrossare e distendere la pelle, infatti queste gocce Dr Taffi possono essere applicate sia sulla zona del contorno occhi per sgonfiare le borse e illuminare lo sguardo, sia sul viso in caso di irritazioni.
Le gocce di Eufrasia sono estremamente facili da utilizzare proprio perché liquide e impalpabili sulla pelle: si assorbono infatti senza lasciare la benché minima sensazione di appiccicoso, e rendono la pelle subito pronta all'applicazione di altri prodotti. Si possono applicare due volte al giorno, o comunque in caso di necessità.
Di queste gocce Dr Taffi ho fatto proprio entrambi gli utilizzi, anche se mi sono concentrato sul trattamento del contorno occhi e mi sono piaciute. Non posso purtroppo dirvi che abbiano avuto su di me un risultato eccezionale nel far recedere gonfiori delle palpebre o occhiaie, seppur, usate con costanza, riescono a dare un piccolo aiuto da questo punto di vista. Più che un beneficio estetico, su di me sento un miglioramento del comfort della zona perioculare: mi capita infatti di avere occhi stanchi, affaticati, quella sensazione di pesantezza spesso causata da troppe ore davanti al pc, e queste gocce Dr Taffi riescono ad alleviare, praticamente istantaneamente, questi fastidi. Mi piace la sensazione di di freschezza che lasciano, così come, pur essendo delicate, danno una minima idratazione alla cute del contorno occhi. Per questo motivo uso le Gocce Eufrasia sia al mattino che alla sera, e penso sia un prodotto da provare perché può fare la differenza. Una piccola nota tecnica: Dr. Taffi ha cambiato il pack di questo prodotto, ma l'INCI è invariato.
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Ha anche una doppia funzione il Contorno Occhi e Labbra di Dr. Taffi, che fa parte della linea Formula GiovinezzaProfonda e contiene acido ialuronico a tre pesi molecolari. Sembra una crema comune, non molto spessa come consistenza, che si stende con facilità e rapidità, ma all'interno ha un bel mix di componenti: si passa infatti dall'olio di argan, a quello di oliva, dal burro di karitè a tanti emollienti, e per concludere con una serie di vitamine come retinil palmitato, acido ascorbico e tocoferolo.
A caratterizzare il contorno occhi Dr Taffi c'è anche una profumazione molto lieve, e fresca che non mi ha mai dato fastidio, così come il prodotto stesso è stato gentile sul mio contorno occhi, senza mai darmi irritazione o bruciore.
È stato una piccola scoperta questo prodotto, che io ho usato principalmente sulla zona perioculare, perché trovo che idrati e nutra bene l'area, senza però risultare pesante, untuoso o rallentare la routine giornaliera per un assorbimento troppo lento.
Certo, per la sera, in linea generale, specie durante la stagione fredda, il mio contorno occhi preferisce prodotti più consistenti, ma comunque questo di Dr. Taffi se la cava, perché è in grado di mantenere lo stesso livello di idratazione nel corso delle ore.
Ho notato inoltre una azione distensiva e compattante della pelle, senza però quell'odioso effetto tensore che proprio non sopporto. Il Contorno Occhi-Labbra Acido Ialuronico mi ha soddisfatto, e trovo che abbia un packaging anche parecchio funzionale. Riguardo all'uso sulle labbra, non l'ho adoperato con particolare costanza perché preferisco un comune burrocacao, però, nelle volte in cui l'ho applicato, ha idratato bene la zona, lasciandola morbida ed elastica. A meno che la vostra pelle non sia molto matura, disidratata e segnata, credo che questo di Dr. Taffi sia un altro prodotto che secondo me merita una chance.
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Conoscete Dr Taffi? Avete dei prodotti che dovrei recuperare? Sono sempre aperto e curioso dei vostri suggerimenti.
Il 2021 si prospettava come un anno di lacune seriali, visto che, a causa del Covid, molte produzioni sono ovviamente rallentate o sospese. Intendiamoci: non è un problema, non solo in una prospettiva più ampia, ma perché c'è sempre qualcosa a tenerci compagnia, però ho avuto un po' timore che quest'anno le serie tv potessero scarseggiare, ma mi sbagliavo. Già a cavallo fra dicembre ed inizio gennaio si è conclusa la seconda stagione di His Dark Materials - Queste oscure materie (⭐⭐⭐⭐), andata in onda su Sky Atlantic.
Il fantasy e le saghe non sono esattamente il mio pane quotidiano, ma His Dark Materials mi ha appassionato fin dalla prima stagione, complice una buona fattura generale, un cast che funziona, una storia che si intreccia, ma che non si ingarbuglia, e degli effetti speciali ben fatti. Queste oscure materie è basato su una trilogia di romanzi di Phillip Pullman, e la seconda stagione in particolar modo segue le vicende racchiuse ne "La lama sottile". Diciamo che, rispetto ai primi episodi, questi della seconda stagione sono logisticamente meno movimentati, ma non per questo manca l'avventura e l'azione, e quei piccoli momenti di tensione che, come vi dico sempre, ci spinge a passare da una puntata all'altra.
Diciamo che, se prima sono state poste le basi per la storia, presentandoci tutti i suoi protagonisti, adesso questi sono entrati nel vivo delle vicende, i ruoli sono ben definiti, e ci si sta via via muovendo verso una risoluzione. His Dark Materials 2 è infatti una stagione di transizione, chiaramente aperta per fare da ponte a quella successiva, e questo è un aspetto che mi è piaciuto, perché dà un senso di completezza e continuità all'intero progetto. La serie infatti dovrebbe concludersi con la terza stagione che racconterà del terzo libro di Pullman.
Gli unici difetti che riesco a trovare alla seconda stagione di Queste oscure Materie pare che non si possano imputare nemmeno alla serie stessa: infatti, se non ho capito male, la frettolosità di alcuni passaggi, ed anche l'assenza di un episodio (sono infatti 7, rispetto agli otto della prima stagione) sono dovuti all'ondata di Covid che ha obbligato ad accelerare la produzione. Ciononostante, secondo me, sono piccoli nei che si notano qui e lì, e nulla che comunque tolga godibilità a His Dark Materials. È una serie tv che mi piace ancora e aspetto la terza stagione per vedere come concluderanno. Mi spiace solo che qui da noi non stia avendo un riscontro particolarmente vivido. Per quanto riguarda l'ultima stagione, ne parlo qui.
Per quanto invece riguarda le vere novità di questo 2021, sta riscuotendo un grosso successo la serie tv Lupin (⭐⭐⭐🌠), con Omar Sy, che fino adesso consta di 5 episodi disponibili su Netflix, e che ho deciso di vedere proprio per questo gran parlare.
Se non sapete proprio nulla di Lupin, sappiate che il famoso ladro ideato da Maurice Leblanc è solo uno spunto di partenza, e un aggancio per certe situazioni: quindi non aspettatevi una trasposizione delle vicende del ladro gentiluomo, ma è il protagonista, Assane Diop che, appassionato della storia di Leblanc, la fa sua per cercare di redimere il nome del padre, ingiustamente accusato di un furto. Il risultato è una serie tv avventurosa, ma che cerca di darsi un tono e una profondità, senza però, dal mio punto di vista, risultare stucchevole o pesante.
Pare che Lupin abbia raccolto ben 70 milioni di abbonati Netflix, superando anche il record di Bridgerton e pure de La regina degli scacchi, e ne capisco più o meno le ragioni. Si tratta infatti di una serie tv pienamente intrattenitiva, dove azione, inseguimenti, scontri, e piccoli momenti di tensione sono il fulcro intorno a cui girano le vicende, ma senza mai chiudersi troppo in questo o in quel genere. Non si tratta infatti di una commedia, ma nemmeno di un vero e proprio action movie, e, come vi accennavo, di drammatico troviamo solo alcuni momenti. Però credo che questa sorta di ibrido riesca ad accontentare un pubblico più vasto ed eterogeneo.
Omar Sy poi ci dà un Lupin/Assane gigione, simpatico ed affascinante, che convince in quello che fa, senza sembrare poi un super eroe dai poteri eccezionali, ma più un ragazzo sveglio e molto sicuro di sé. Credo che anche l'idea di dividere questa prima stagione di Lupin in due parti, lasciandoci un po' sospesi, abbia contribuito a stimolare l'interesse degli spettatori. Per quanto riguarda me, è stata più la curiosità di scoprire come Assane riuscisse a risolvere i suoi guai e ad uscirne, che mi ha spinto a seguire la serie con attenzione ed a consumare questi episodi anche rapidamente. Lupin ha anche il pregio di filare liscia e scorrevole, senza avermi mai annoiato.
Lo so che sembra stia parlando della serie tv perfetta, ma non è così: qui e lì infatti ci sono alcuni buchi narrativi che tocca prendere per buoni; inoltre si tratta di una produzione francese, che, se da un lato non ha la qualità di serie tv di primo piano e con budget importanti, dall'altro ci dà la possibilità di godere di qualche paesaggio della bellissima Parigi. Insomma una buona compagnia per queste serate. Qui trovate la recensione della seconda parte di Lupin.
Vorrei spendere anche due parole su una miniserie che volevo recuperare da un po', ma che, col senno di poi, si è rivelata abbastanza dimenticabile. Mi riferisco a Il complotto contro l'America (⭐⭐🌠).
Tratta dal romanzo omonimo di Philip Roth, ed andata in onda su Sky e Now Tv lo scorso 24 Luglio, The Plot Against America ci racconta quella che viene definita una storia ucronica: siamo negli anni '40 quando in Europa il fascismo sta ormai espandendosi senza sosta, e quando negli Stati Uniti l'aviatore Charles Lindbergh diventa presidente, divulgando una politica xenofoba, populista e chiaramente in favore del fascismo. La famiglia Levin, di origine ebraica, dovrà affrontare la crescente atmosfera di violenza che si svilupperà, e che metterà a rischio tantissime vite umane.
Sembra una storia realmente accaduta, ma Il complotto contro l'America è solo fantapolitica e cala, in un contesto realmente accaduto, personaggi che invece, pur essendo realmente esistiti, non hanno per fortuna assunto quei ruoli, con le dinamiche che ne conseguono. Una miniserie che quindi risulta credibile, anche perché è fatta davvero benissimo (parliamo pur sempre della mano di HBO), con una ricostruzione certosina, e visto che nel cast troviamo nomi come Winona Ryder e John Turturro. E poi è calzata a pennello, visto che una storia come quella raccontata ne The Plot Against America, suona quanto mai attuale, considerata la (ormai ex) presidenza Trump.
Tuttavia questa miniserie, nonostante la forte tematica ed il punto di vista interessante ed originale, non mi ha dato quel pugno nello stomaco che mi aspettavo. Intanto avrei preferito che la prospettiva fosse maggiormente quella del più piccolo Philip, il più giovane dei Levin, perché credo avrebbe dato una visione più particolare. Ma soprattutto mi sarei aspettato un crescendo emotivo e drammatico più incisivo, per dare un senso di maggiore coinvolgimento. Nonostante si tratti di soli sei episodi, credo che Il Complotto Contro l'America poteva dare di più in un numero minore di puntate, accelerando ancora il ritmo.
Insomma, un recupero che dimenticherò presto, ma ho comunque ancora tante altre cose da vedere e rispolverare quindi ritornerò molto presto a parlarne.
Era esattamente il 2017 quando scoprivo per la prima volta i prodotti di Organic Shop, e da quell'anno sono diventati praticamente una costante su questo blog, dandomi sempre tanta soddisfazione. Sono soprattutto i prodotti corpo di questa azienda russa quelli che finisco per ricomprare, perché credo abbiano un rapporto qualità/prezzo non facile da battere, oltre ad una ampia varietà Negli ultimi mesi ne ho terminati ben quattro, ed è arrivato quindi il momento di parlarne.
Sono stati praticamente una costante nella routine delle mie docce, e fra questiprodotti Organic Shop ne troverete uno diverso dal solito in cui avevo riposto molte speranze.
È la seconda volta che provo uno shower gel di Organic Shop (avevo utilizzato quello nella versione Refreshing) e la seconda volta che mi sento di promuoverli a pieni voti. Il Gel doccia Rinvigorente è appunto un gel abbastanza compatto ma capace di diventare una bella schiuma morbida e voluminosa (specie se usate una spugna) per creare una detersione comunque gradevole, e scorrere dolcemente sulla pelle. Descrivervi la profumazione non è semplicissimo, ma non è fondamentale, visto che non resta moltissimo sulla pelle: ha sicuramente delle note floreali, ma più calde e dolci e a me è piaciuto parecchio, seppur me lo aspettassi più intenso. Come dice il nome stesso, questo shower gel è arricchito col nutriente burro di karitè e l'estratto di loto che condiziona la pelle, ma troviamo anche olio di macadamia e glicerina a rendere questa formula ancora più gentile.
Lo shower gel Lotus & Shea di Organic Shop secondo me ha un perfetto equilibrio fra potere lavante, e delicatezza. Su di me infatti lascia la cute pulita, ma molto morbida, liscia al tatto e soprattutto non mi ha mai dato fastidio con prurito, secchezza, irritazioni e problemi di sorta. È un prodotto facile da risciacquare e che credo si possa adattare davvero ad ogni tipo di pelle, anche quelli un po' più esigenti. Di questo doccia gel apprezzo anche l'erogatore, cosa che lo rende un prodotto valido a 360 gradi. Continuerò a comprare gli shower gel Organic Shop perché secondo me sono davvero perfetti per la detersione di ogni giorno.
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La scorsa estate cercavo un prodotto per la doccia che potesse essere delicato ed idratante, e mi sono imbattuto in questo Body Foam Oil di Organic Shop, che scovai sul sito Makeup.it. Ne fui subito attirato, anche perché gli oli doccia di questa azienda non sono molto diffusi, e ho capito in seguito perché: infatti questi prodotti non sono certificati biologici come quelli che troviamo nelle bioprofumerie da noi. La cosa mi aveva insospettito, ma sul sito l'INCI mi era sembrato più che accettabile. Tuttavia il prodotto che poi ho ricevuto aveva degli ingredienti diversi: infatti contiene sì, olio di jojoba, di semi di girasole e di oliva, uniti all'acqua di rosa damascena. Di mezzo però a queste valide componenti ho trovato anche la Cocamide Dea, e, lungi dal voler demonizzare questo o quell'ingrediente, si tratta di un tensioattivo addensante che sulla mia pelle non mi piace in genere, perché crea prurito.
Devo però ammetter che la mia esperienza con il Body Foam Oil Organic Shop è andata meglio di quanto previsto: si tratta di un prodotto fluido, che non ha nulla di oleoso, in cui spicca un odore pungente e floreale, ma comunque gradevole. A me ricorda un po' un detersivo per indumenti.
Questo fluido si trasforma con estrema facilità in una schiuma presente ma non esageratamente cremosa, che comunque aiuta a detergersi. Ho avuto l'impressione che serva una minima accortezza in più per sciacquare via il prodotto ma lo si fa comunque in tempi brevi.
Questo Olio doccia Organic Shop è stato alla fine gradevole da utilizzare, direi meno aggressivo di quando temessi, ma non delicato come sperassi. Infatti deterge bene il corpo, e non crea anche lui irritazioni, ma non posso dire ad esempio che riesce ad evitare l'uso di una crema corpo dopo la doccia. È un prodotto che non riacquisterei, preferendo gli shower gel, ma comunque l'ho terminato senza troppa fatica.
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È il terzo scrub per il corpo che provo di Organic Shop (qui avevo parlato del Foamy Body Polish Sweet Almond, e qui del Pearl Rose) e già questo non può che suggerirvi che è un prodotto che conosco e apprezzo da tempo. Si tratta di un esfoliante per il corpo a base di zucchero, miscelato con burro di karitè, olio di semi di girasole, glicerina e ovviamente miele ed estratto di cannella, il tutto racchiuso in una consistenza abbastanza compatta, che secondo me va "rotta" fra le mani prima di poterla stendere sul corpo e massaggiarla. Mi aspettavo un aroma speziato, invece le note di questo prodotto sono sicuramente più dolci e zuccherine, ma per il mio naso non è stucchevole, e non permane molto sulla pelle.
Quello che apprezzo degli scrub Organic Shop, incluso questo Cinnamon & Honey, è che associano una intensa azione esfoliante, ad una buona delicatezza, ma soprattutto ad un potere nutriente e restitutivo ben percepibile, che li rendono dei prodotti ideali per pelli secche. Dopo l'utilizzo, questo Body Scrub mi lascia la pelle estremamente liscia, setosa, morbida, ma se da un lato riesce ad idratarla bene, dall'altro non lascia la pelle unta o appiccicosa, e si rimuove anche abbastanza rapidamente, perché essendo zucchero i granuli si sciolgono facilmente.
Io stesso, a volte, riesco anche a saltare il passaggio della crema corpo dopo la doccia. Inoltre, proprio per la sua delicatezza, può essere usato anche due volte a settimana. La profumazione purtroppo non permane, ma questo non mi fa desistere dal considerare gli scrub corpo Organic Shop come degli ottimi prodotti da acquistare ancora e ancora.
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Sono un po' meno ferrato sulle creme corpo di Organic Shop perché ne fa di diverse consistenze: io fino ad ora ho utilizzato un body buttere una body cream, mi mancavano però le mousse, che in realtà non hanno poi una consistenza spumosa e ariosa come può suggerire il nome, ma sono in effetti delle creme fluide. In particolare, questa Ylang-Ylang e Neroli è molto piacevole da usare sul corpo, e nonostante la non corposità, si palesa una leggera scia bianca mentre la si massaggia, operazione che comunque non richiede molto tempo. Non è nemmeno lungo l'assorbimento, che consente anzi di vestirsi praticamente subito, aspetto fondamentale durante l'inverno.
La Body Mousse Bali Flower ha una profumazione che a me ricorda un po' i fiori d'arancio, ma che purtroppo, anche in questo caso, non ne vuole sapere di mantenersi sulla pelle in modo prolungato. Organic Shop l'ha arricchita con elementi semplici ma funzionali come diversi emollienti, burro di karitè e glicerina. Non insomma una crema ricchissima (anche appunto da punto di vista della consistenza) che però risponde molto bene alle mie esigenze, lasciandomi la pelle idratata e nutrita molto a lungo.
Inoltre riesce a dare ulteriore setosità alla pelle, ma ho amato usare la body mousse subito dopo lo scrub perché insieme rendono la cute estremamente liscia, morbida, sericea (si potrà dire?). Una accoppiata che mi è piaciuta molto, ma tralasciando questa combo, la Mousse Corpo Ylang-Ylang e Neroli mi ha convinto e credo che possa accontentare anche chi ha una pelle più secca, ma non vuole una roba troppo pesante e untuosa.
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Organic Shop ha un intero mondo da scoprire, e non solo per quanto riguarda i prodotti per il corpo, infatti al momento sto anche usando una loro hair care routine. Se vi va lasciatemi i vostri preferiti di questa azienda nei commenti.
La particolarità di questa maschera viso Dr. Organic è sicuramente la consistenza: si presenta infatti come un gel anche abbastanza sodo e fermo, che però, quando lo si massaggia sul viso, quasi per magia diventa come oleoso. È una consistenza particolare che sta diventando più diffusa anche fra i cosmetici naturali, segno che ormai la tecnologia di questo settore sta evolvendo verso prodotti più piacevoli e anche divertenti. In questo caso, gli ingredienti attivi sono una miscela di oli vegetali come quello di semi di girasole, di cocco, di mandorle dolci, e ovviamente di semi di guava e il più raro olio di kukui. In questo caso, Dr. Organic ha arricchito il trattamento con Vitamina C nel suo derivato di ascorbil palmitato.
Un po' come tutta la linea Organic Guava, questa Gel Mask ha una profumazione fruttata e fresca, ma non la percepisco pungente o fastidiosa dovendola lasciare agire sul viso. Per quanto riguarda proprio il modo di uso, Dr Organic indica di appunto applicare la maschera sul viso pulito, e lasciarla agire per 10 minuti o fin quando si assorbe, e poi rimuoverla con acqua tiepida, e di ripetere l'applicazione una o due volte a settimana. A contatto con l'acqua, questo gel diventato più oleoso, si scioglie quasi come un latte, e viene via completamente semplicemente con acqua. Dopo le prime applicazioni in cui seguo le indicazioni dell'azienda, io poi faccio di testa mia nel caso della Gel Face Mask quando la stendo sul viso, sfrutto la sua scivolosità per fare un massaggio rilassante, e non la lascio in posa 10 minuti, ma magari anche 40 o 50 minuti, più o meno durante l'episodio di una serie tv.
Dopo aver utilizzato questa maschera Guava di Dr. Organic ho sempre visto una pelle rigenerata: in primis la sensazione è quella di un viso idratato e nutrito a fondo, e non restano tracce appiccicose o unte. L'ho utilizzata molto durante l'inverno, quando la pelle un po' resta secca e tirante a causa di vento e freddo, e la Gel Mask riequilibra questa situazione. Migliora di conseguenza anche l'elasticità, ma ho notato anche una maggiore compattezza e distensione della pelle, nonostante non sia una caratteristica principale di questa maschera viso. Su di me ha anche un discreto effetto illuminante, ma, come dicevo, è una azione rigenerante più ampia, cosa che secondo me rende questa maschera Gel adatta un po' a qualunque tipo di pelle, sia secche che miste, anche di giorno. Avendo io una pelle tendente al secco, mi è piaciuto associare questa Gel Face Mask Guava al Brightening Facial Serum Dr Organic della stessa linea, per aggiungere altro nutrimento.
Non ho buoni propositi per questo 2021, ma spero di riuscire a leggere con un po' più di costanza nel corso dei giorni, ed effettivamente ci sto riuscendo, ma è prestissimo per sbilanciarmi. Posso però chiudere con le mie letture terminate negli ultimi mesi del 2020, che, tra l'altro, non sono nemmeno così pochi. Dopo aver visto la serie tv (di cui ho chiacchierato qui) ero molto curioso di recuperare il romanzo Tanti piccoli fuochi di Celeste NG, sperando che mi facesse ricredere sulla storia. In parte è stato così, in parte non è riuscito a farmi cambiare del tutto idea.
Titolo Originale: Little Fires Everywhere Genere: Romanzo
Editore: Bollati Boringhieri Pagine: 384 Data di pubblicazione: 2017 Prezzo: €13 / ebook € 7.99
La storia, fra serie tv e romanzo, è quasi identica, seppur parta da punti temporali diversi ed ha una evoluzione più circolare. Non è secondo me un aspetto che poi influenza troppo lo svolgimento, che, per quanto mi riguarda, è sempre abbastanza facile da seguire e comprendere, e non arriva a momenti troppo di stallo. Questo anche grazie ad uno stile di scrittura che ho trovato piacevole, fluido, che non stanca anche se come me tendete a leggere alle ultime ore della sera. Nel caso del libro Little Fires Everywhere ho apprezzato anche come vengono tratteggiati i personaggi, che mi son sembrati meno esagitati, con dei dialoghi meno stereotipati.
Vi confesso però che non è stata la lettura più avvincente che abbia fatto: Tanti Piccoli Fuochi (sia la serie che il romanzo) evidentemente racconta una storia che non fa per me, che non mi ha coinvolto più di tanto emotivamente. Sì, ho avuto bisogno di una miniserie di 8 episodi e un romanzo per capire che queste vicende non hanno particolare risonanza in me, tanto che, nonostante sia una lettura scorrevole, ho impiegato più di quanto immaginassi, e la voglia di sfogliare pagina dopo pagina non era alle stelle. Mi spiace perché proprio non ho colto la bellezza e il clamore per questo libro di Celeste NG.
Data di pubblicazione: 2018 Prezzo: €15.20 / ebook € 7.99
Non un romanzo in questo caso, ovviamente, ma più un piccolo manuale in formato intervista/chiacchierata, in cui Zerbi e la Maionchi ripercorrono gli alti e i bassi della loro vita, uniti soprattutto dall'ambito musicale, e cercano di crearne una sorta di prontuario che possa essere incoraggiante e motivazionale, specie per i più giovani, e per chi ancora deve trovare la propria strada. Ho decisamente più simpatia per Mara Maionchi che per Rudy Zerbi, ma mi piace capire la prospettiva di coloro che "ce l'hanno fatta" e pensavo sarebbe stata in generale una lettura simpatica.
Ammetto di non essermi sbagliato in questa mia previsione, perché lo stile colloquiale rende Se non sbagli non sai che ti perdi una lettura gradevole, svelta e leggera, ma non sciocca. Infatti trovo importante l'esaltazione della fallibilità, specie se accompagnata ad un messaggio di non rinuncia, di forza e di possibilità di ricominciare. Non posso dire di aver trovato però il consiglio, la frase, il passaggio che, a distanza di tempo, mi è rimasto impresso nella mente, anche perché il messaggio più ampio è quello dell'impegnarsi e lavorare, e su questo siamo d'accordo tutti. Ci sono poi alcuni aspetti che mi hanno lasciato un po' perplesso: infatti ho trovato uno Zerbi diciamo più incoraggiante di quanto appaia in tv.
Mi è mancato inoltre un maggiore approfondimento sugli sbagli che possono aver commesso i due personaggi, e su come li abbiano realmente affrontati interiormente, aspetto che secondo me doveva essere centrale nel libro. Diciamo che non credo di aver perso tempo con Se non sbagli non sai che ti perdi, ma non ho guadagnato nulla di così forte nel leggerlo.
Ha tutt'altro registro e toni un altro libro che ha avuto un ampio successo in Italia e di cui ho sentito parlare parecchio, e mi riferisco a Febbre di Jonathan Bazzi.
Data di pubblicazione: 2019 Prezzo: €17.57 / ebook € 9.99
Candidato e finalista al Premio Strega, Febbre è un intenso racconto autobiografico dove Jonathan Bazzi ci porta nella sua Rozzano, e a quei giorni in cui improvvisamente scopre di essere affetto da questa febbre incessante e debilitante, che lo corrode fisicamente e psicologicamente. Sarà un periodo particolarmente difficile, fino a quando non avrà l'amaro risultato delle analisi: Jonathan ha contratto l'HIV, ma per lui, una volta scoperto il male che l'ha logorato, e trovato il modo per tenerlo a bada, inizierà quasi una nuova vita.
Febbre è un libro di esordio e come tale ne presenta pregi e difetti. Io credo sia una scelta molto coraggiosa raccontare e raccontarsi così in prima persona, specie quando si tratta di una malattia ancora così stigmatizzata e mal vista, che finisce per essere un marchio a fuoco, specie se sei omosessuale. Un aspetto che ho sicuramente apprezzato è proprio l'apertura con cui ha raccontato la sua storia, il modo diretto, crudo e semplice che potesse arrivare a tutti, senza pietismi.
Dall'altro lato però, oltre questo contatto umano, non sono riuscito ad innamorarmi di Febbre. Bazzi infatti torna troppe volte a volerci raccontare della difficile realtà di Rozzano, e capisco che faccia parte del suo vissuto, quasi del suo DNA, ma, se per esempio, per raccontarvi le ragioni per cui ho scelto questi libri, iniziassi a parlare del mio percorso con la lettura da quando ho imparato a distinguere le lettere fino ad oggi, vi annoiereste. Personalmente avrei sfoltito proprio tutti questi costanti rimandi all'infanzia e alla vita in quel quartiere, perché quasi prendono il sopravvento. Inoltre lo stile di Febbre, che sembra quasi un dialogo diretto tratto da un blog (ci ho rivisto un po' del mio stile degli inizi) non mi ha convinto al 100% e non l'ho sempre trovato gradevole. Sono curioso di vedere cos'altro proporrà Jonathan Bazzi in futuro, ma intanto vi avviso che Febbre fa parte di Prime Reading quindi potete recuperarlo gratuitamente.
Resto sempre in tema autobiografie ma non con un libro ma con un audiolibro. Non sono un grande consumatore di questo genere di prodotti, perché preferisco leggere con i miei occhi, però la biografia di Mariah Carey intitolata The Meaning of Mariah Carey credo meriti una attenzione in più.
Data di pubblicazione: 2020 Prezzo libro: €13,34 / ebook € 8.99
Credo che, soprattutto qui da noi in Italia, Mariah Carey venga vista come questo donnone dai costumi stravaganti, la regina delle feste, l'ugola d'oro degli anni '90, ma, dietro a questa allure ingioiellata ed eccessiva, si nasconde un passato difficile e decisamente meno stravagante. In The Meaning of Mariah Carey, la cantate esplora, attraverso quattro macrocapitoli, gli anni dell'infanzia, fatti di razzismo e violenza in famiglia, visto che i suoi genitori sono di origine irlandese e afro-americana, e quelli dei primi successi musicali adombrati però dal rapporto difficile con il primo marito e manager Tommy Mottola. Arriveràfino "all'emancipazione", fatta dagli incontri con alcuni dei più grandi artisti e personaggi del mondo, dalla nascita dei figli e da tutte le tappe importanti che hanno caratterizzato la sua vita straordinaria.
Vi dicevo che, in questo caso, credo sia stata una buona scelta ascoltare l'audiobook (seppur in inglese), perché è la stessa Mariah che ovviamente usa la sua voce per leggerci la sua storia, dandole tutte le inflessioni, le emozioni e le sensazioni che si possono provare nel mettere nero su bianco un vissuto fatto di molte luci e molte ombre, che in parte si trascinano fino ad oggi. È vero che a volte risulta ripetitiva su aspetti che non sono fondamentali, ma The Meaning of Mariah Carey secondo me è una lettura (o un ascolto) adatta a chiunque, non solo ai fan della cantante, perché parla di alcune vicende e argomenti drammaticamente universalizzabili, tanto che pare ci sia il rumor di trasformare il libro in un film o una miniserie.
Devo dire che questo mio slalom fra generi, argomenti e stili diversi mi ha comunque dato l'opportunità di aprirmi a mondi variegati e interessanti. Spero che le mie prossime letture lo siano altrettanto, ma se vi va, fatemi sapere voi cosa state leggendo sotto la copertina.
Quando si tratta di provare cosmetici, mi lancio a volte anche a scatola chiusa, senza troppi problemi, perché mi piace sempre sperimentare, provare e scoprire prodotti che mi piacciono. Ma mi piace anche ascoltare i consigli di amici e conoscenti, e anche i vostri, anche su brand che magari conosco ma non ho mai provato. È questo quel che è successo quando ho deciso di provare i prodotti Apivita: conoscevo il brand, ma dopo il consiglio di un amico, ho deciso di dargli al precedenza.
Apivita è un brand greco nato addirittura nel 1979, e il nome vi suggerisce già la loro ideologia: infatti, fra i vari ingredienti naturali che utilizzano, il miele, la propoli, e in generale i prodotti che le api ci regalano, sono al centro delle loro formulazioni. Si può dire che non c'è un prodotto che questa azienda non abbia, dal viso, al corpo, passando anche per spray alla propoli e pastiglie per la gola, ma il mio primo approccio con Apivita è partito dai capelli con le loro maschere capelli.
Non mi è chiaro esattamente quante Hair Mask produca Apivita, ma credo che al momento siano cinque, disponibili in barattolo, in bustina o in entrambi i formati, ognuna con un suo scopo specifico, ma anche con alcuni aspetti in comune.
Infatti, nonostante siano in bustina, hanno una consistenza cremosa, aspetto che mi ha permesso di poterle sfruttare senza sprechi, ma anche senza difficoltà perché si stendono tutte benissimo sui capelli. Un altro punto che le accomuna è il duplice modo d'uso: si possono lasciare agire dopo lo shampoo con una posa rapida di 3-5 minuti come un balsamo, o con tempi di 10-20 minuti come appunto un trattamento. Il metodo per cui ho preferito queste Hair Mask Apivita è proprio con tempi di azione maggiori, e per metterle equamente alla prova ho usato per tutte lo stesso shampoo, cioè quello Camomilla e Aloe vera di PhBio.
Tutte queste maschere capelli sono arricchite con complesso creato da Apivita e chiamato Apishield HS Complex che unisce estratto di Fiori di Cotone, Arginina, e Oligosaccaride ottenuto da saccarosio e maltosio che dovrebbe avere un'azione protettiva e rafforzante dei capelli.
Non so perché questa Hair Mask con Hippophae TC non sia presente sul sito ufficiale, ma è ancora disponibile su tanti e-commerce, quindi immagino sia ancora in produzione e reperibile. Questo Hippophae TC è un altro complesso dell'azienda, dove "TC" sta per Tonic Complex ed è formato dall'estratto di olivello spinoso e rosmarino, che dovrebbero stimolare la forza dei capelli. Infatti lo scopo di questa maschera sarebbe anche quello di favorire la crescita e rallentare la caduta dei capelli, e lo si capisce anche dagli altri ingredienti come il timo, la salvia, l'alloro, ma anche la biotina o vitamina B7. C'è quindi l'intenzione da pare di Apivita di agire sul cuoio capelluto da un lato, e dall'altro di idratare e nutrire i capelli con ingredienti come olio di oliva, miele, propoli, e olio di sacha inchi.
La Tonic Hair Mask ha un odore che mi ricorda l'aroma fresco tipico di certi prodotti per parrucchieri, profumazione che a me non dispiace e che trovo persistente sui capelli. Ovviamente trattandosi di maschere in bustine, non posso dirvi se abbia davvero un effetto stimolante sulla caduta dei capelli, ma mi è piaciuta comunque l'efficacia che ha su di me. Infatti ha una buona azione districante e disciplinante, ma non toglie corpo ai capelli, che restano voluminosi e appunto facili da mettere in piega. Ho notato che è questa maschera Apivita, un po' come le altre in verità, si sciacqua molto facilmente, e secondo me può essere davvero tranquillamente applicata sulla cute perché non la lascia oleosa. Credo che si tratti comunque di un prodotto adatto a capelli normali o ancora meglio tendenti alla secchezza. Mi spiace che non sia disponibile in barattolo perché sarei stato curioso di provare questa Tonic Hair Mask per un periodo più lungo.
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La maschera idratante Apivita è diventata facilmente la mia preferita fra queste tre, sotto tanti punti di vista. In questa formulazione abbiamo alcuni degli elementi che ritornano in tutte e tre le Hair Mask Apivita, come olio di oliva, olio di sacha inchi, miele e propoli, ma accompagnati dall'olio di Jojoba, da quello di geranio, che pare abbia capacità lenitiva e cicatrizzante, ovviamente dall'acido ialuronico e dalle proteine dell'avena, una miscela che contribuisce ad idratare e condizionare i capelli. Non saprei spiegarvi la profumazione della Moisturizing Hair Mask se non dicendo che ha un odore fresco che sa di pulito, e che forse è un po' più delicato rispetto alle altre maschere tanto da sentirlo meno dopo lo shampoo.
Vi anticipavo che questa è la mia preferita fra le maschere Apivita, perché su di me agisce a 360°. Intanto trovo che il potere condizionante sia davvero rapido, lasciandomi i capelli districati e morbidi, oltre che facilmente pettinabili. Però ho notato che la Moisturizing Hair Mask riesce a dare anche luminosità ai capelli, caratteristica di cui la mia capigliatura è naturalmente un po' carente.
Mi sembra insomma uno di quei prodotti che più utilizzo, più mi da benefici, infatti conto di acquistare la versione in barattolo. Aggiungo che, anche applicandolo a contatto con la cute, non mi ha dato problemi, ma in generale credo sia un prodotto più adatto a capelli normali o secchi, sebbene non appesantisca o ingrassi la né la cute né le lunghezze.
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La Shine & Revitalizing Hair Mask riprende sicuramente gli ingredienti che abbiamo già visto nelle altre maschere Apivita, ma in questo caso, visto che il suo scopo è quello appunto di lucidare i capelli, sono stati aggiunti gli olio essenziali di arancia, limone e pompelmo, che dovrebbero illuminare. È agrumato ovviamente anche il profumo, anche se l'ho percepito come abbastanza sintetico. Diciamo che ci sono stati alcuni aspetti di questa maschera che mi hanno convinto meno, pur restando promossa.
Infatti su di me agisce abbastanza bene nel disciplinare i capelli, nell'ammorbidirli, solo che mi sembra sia un passo indietro rispetto le altre due. Non varia invece il potere districante che mi è sembrato più o meno in linea con le altre Hair Mask. Il mio problema forse maggiore con questa maschera Illuminante è che non ho notato i capelli particolarmente più lucidi dopo averla utilizzata. Come vi dicevo, ho notato che su di me questa funzione viene svolta in maniera più visibile dalla versione con acido ialuronico pur non essendo il suo compito. Per quanto riguarda gli altri benefici, quindi di capelli corposi e morbidi, facili da pettinare, non posso che dirne bene, tuttavia quello che è lo scopo principale della Revitalizing Hair Mask mi sembra che su di me venga meno, quindi per questo non sarà la mia prima scelta in un futuro acquisto.
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Apivita è stata una piccola scoperta per me, e queste Hair Mask mi hanno spinto a prendere altri prodotti di questa azienda di cui spero di parlare molto presto. Voi la conoscevate? Avete testato qualcosa che vi ha colpiti particolarmente?
Le feste fortunatamente non hanno portato solo serie tv a tema (di cui comunque non sono rimasto particolarmente impressionato), ma anche qualche curiosa novità, nuove stagioni delle serie che stavo seguendo e che aspettavo, e pure uno special. Era il 6 dicembre quando è andato in onda (e poi è stato reso disponibile su Sky On Demand e Now T) un episodio di eccezionale di Euphoria (⭐⭐🌠).
Eccezionale non per la qualità, chiarisco subito, ma perché, visto il rallentamento delle riprese dovuto al Covid, quelli di Euphoria hanno pensato di non abbandonare i fan ma di dar loro uno snack in attesa della seconda stagione, creando due episodi speciali. Il primo appunto andato in onda a inizio dicembre ed il secondo che arriverà il 24 gennaio. Questa prima parte degli special di Euphoria rimescola le carte: avevamo conosciuto una prima stagione (ne parlo qui) elettrica, ritmata, intensa, a volte caotica, con una particolare cura della regia, delle luci, di alcuni passaggi quasi psichedelici, ma qui, tutte queste caratteristiche vengono messe da parte, spogliando la serie per quella che in verità secondo me è un suo punto di forza, per lasciare spazio all'umanità nuda di Rue.
Non credo di far spoiler nel dire che si tratta di un lungo dialogo fra appunto la giovanissima ragazza, ed il suo sponsor Ali, creando così un episodio che ho trovato tutto sommato interessante, introspettivo, doloroso, ma anche prevedibile. Sono stato forse l'unico a dire che tentare di migliorare per far felici gli altri è una strada franabile, che crolla al primo dissesto, e questo special di Euphoria ha seguito le mie previsioni. Per questo, l'addentrarsi nell'animo travagliato di Rue è un processo affascinate, perché sembra quasi che Ali vada a scavare tutti i livelli del suo malessere, ma alla fine si scopre un personaggio che a me non piace.
O meglio, tutto questo episodio, seppur con una pacatamente crescente drammaticità, non mi ha dato nulla di nuovo, di così corroborante da farmi pensare che stessi guardando questa chicca così speciale da considerarla migliore di altro. Il problema di personaggi come Rue è che sono così, perché devono essere così: seguono un percorso battuto che non vede poi un grande sviluppo, se non un crogiolarsi e una ripetitività di intenti. Euphoria continua per me a restare un mistero, e in fondo va bene così. Qui ho parlato del secondo episodio su Jules. Qui invece trovate la mia recensione di Euphoria 2.
Attendevo con curiosità invece quello che è stato un piccolo dono di Natale, ovvero la prima serie tv di Netflix in collaborazione con Shondaland, la casa di produzione Shonda Rhimes, e mi riferisco alla chiacchieratissima prima stagione di Bridgerton (⭐⭐⭐🌠).
Gli otto rampolli della prestigiosa famiglia Bridgerton sono quasi tutti nell'età perfetta per trovare l'uomo o la donna della loro vita e metter su famiglia, ma l'attenzione sarà tutta puntata sulla giovane Dafne, la quale, durante il suo debutto in società, come si addiceva nell'800, riuscirà a colpire anche l'imperturbabile regina Charlotte. Da quel momento la ragazza diventerà la donna da conquistare per tutti i buoni partiti di Londra, ma nulla riuscirà a convincerla fino a quando non conoscerà l'aitante ed inafferrabile duca di Hastings, anche se fra i due il rapporto non sembra funzionare.
Bridgerton mi ha convinto praticamente sin da subito, perché crea un microcosmo in cui tutto funziona come deve, senza la pretesa di presentare la serie tv del secolo, ma solo di fare un buon lavoro; senza contare che è perfetta anche per il periodo in cui è stata pubblicata (seppur non abbia nulla a che fare con le feste). Un mix fra Jane Austen e Gossip Girl, con qualche scena pruriginosa, in cui la chiave pop e contemporanea, adattata su una storia in costume, secondo me dà un tocco di freschezza e brio, e, nonostante le vicende siano un susseguirsi di eventi, l'ho seguita con piacere da inizio a fine.
Sì tratta di una serie tratta dai romanzi di Julia Quinn, che sembrano essere una base abbastanza solida. Credo sia necessario entrare un po' nel mood di Bridgerton perché lo scenario storico è solo una struttura che è stata plasmata, non per creare un quadro storiografico preciso, dettagliato e realistico, vedi l'ovvia presenza di persone di colore in sedi e ruoli a cui non potevano accedere all'epoca, ma come contesto in cui calare anche dei temi più ampi. Perché i leitmotive della serie tv, seppur mai appesantiti, sono sicuramente l'inclusività e il femminismo, ma anche la libertà sessuale ed in generale, che prevaricano sulla coerenza storica.
Anche il cast, la regia, la messa in scena e i costumi mi sono sembrati particolarmente curati, per questo mi hanno stupito le critiche. Partiamo dal presupposto che possono esistere ed essere apprezzate serie tv più frivole, leggere, femminili anche se è un modo che detesto di definire un telefilm. Ma proprio perché circola questa autoironia in Bridgerton, mi chiedo se non sia più corretto puntare il dito a serie tv che invece si prendono molto più sul serio ma in cui la mancanza di originalità o la prevedibilità sono quasi caratteristiche oggettive (ogni riferimento a Euphoria è puramente casuale e non voluto dall'autore). Inoltre, se possiamo scrivere il futuro in modalità più o meno distopica, perché non possiamo utopicamente rivedere il passato? Credo che la mia amica Shonda abbia fatto un buon lavoro portando una serie sfiziosa e gradevole, ma non è stato lo stesso per la seconda stagione. Qui la recensione.
Non posso dimostrare lo stesso entusiasmo per la quarta parte (o stagione, fate voi) de Le Terrificanti avventure di Sabrina (⭐⭐🌠) disponibile su Netflix dal 31 Dicembre.
Ho apprezzato CAOS nel corso delle sue evoluzioni dalle prime due stagioni, passando per la terza che, seppur non sia diventata la mia preferita, ha avuto i suoi aspetti positivi, pur non essendo io fra i primi amanti delle serie fantasy o dei fumetti. Tuttavia questa quarta ed ultima parte per me è stata condita di molti alti e bassi, e soprattutto momenti che mi hanno davvero deluso.
O meglio, i primi episodi mi avevano anche tutto sommato convinto, con questa narrazione verticale in cui via via venivano affrontati questi Orrori di Eldritch, e, sebbene già qui e lì trovassi qualcosa per cui storcere il naso, finivo gli episodi tutto sommato soddisfatto.
Ad un certo punto però, Le Terrificanti avventure di Sabrina ha cambiato registro, muovendosi più verso una narrazione orizzontale e, se di per sé ovviamente non è una scelta sbagliata, in questo caso quello che ci hanno raccontato non mi ha aggradato fino in fondo. Fatemi mettere le mani avanti: da una serie fantasy, qualunque essa sia, non ho particolari pretese, non ho nemmeno poi delle grandissime aspettative, se non quelle di essere intrattenuto e che la serie tv segua il suo stile e la coerenza che ha creato, quel microcosmo, come dicevo su, in cui le cose funzionano. In Chilling Adventures of Sabrina 4 purtroppo entrambe queste circostanze sono venute secondo me meno, specie sul finale.
Altra premessa: ormai lo sappiamo tutti che chiudere una serie ed accontentare tutti, è un'opera decisamente ardua, specie se questa viene cancellata prima dei suoi giorni. Ciò non toglie che, se da una parte posso sopportare che ci siano delle mancanze, magari delle circostanze non ben chiarite, o la fretta di arrivare ad un punto preciso, in Le Terrificanti avventure di Sabrina secondo me sono andati troppo oltre.
Fra buchi narrativi, personaggi messi in mezzo forzosamente solo per accontentare i fan e non lasciarli fuori proprio alla fine, storyline abbandonate come nulla fosse, il finale di CAOS è stato secondo me troppo raffazzonato. Ma, e non voglio fare spoiler, a lasciarmi molto perplesso è stato proprio l'ultimo episodio, perché non solo accadono cose non ben chiarite, ma la serie cambia genere: da quella sorta di teen drama vagamente gotico, caratterizzato da un umorismo nero piacevole e divertente, sono arrivati ad un dramma che mi ha angosciato.
Credo quindi che questo finale di Le Terrificanti avventure di Sabrina 4 abbia sbagliato non solo il contenuto, ma anche la chiave di lettura con cui hanno deciso di terminare la serie. E capisco, col senno di poi, come mai molti fan siano rimasti perplessi e delusi tanto da arrivare a proteste e petizioni da firmare.
Un peccato, ma me ne farò una ragione, anche perché il mio calendario delle serie tv di questo Gennaio è già abbastanza fitto, quindi non mancheranno le cose da vedere e di cui chiacchierare.