Sono stanco, o per lo meno lo sono al momento in cui sto scrivendo.
Ogni volta che sono stanco però penso alle mamme, a quelle che al mattino si svegliano all'alba e non vanno a letto prima di mezzanotte. E non si sono fermate un solo istante durante la giornata.
O per lo meno, la mia fa così.
Lo so, anche molti papà fanno così, d'altronde fino a pochi giorni fa era la loro festa e qui non discriminiamo nessuno.
È che speravo che Marzo sarebbe stato un mese più pacato, e invece è stato incasinato e pieno.
Da un lato è un bene, perché a stare in panciolle è un attimo che mi scocci, ma dall'altro diciamo che avevo predestinato il mese ad altre finalità.
Così mi ritrovo ad ascoltare il nuovo album di Elisa e un po' mi piace.
Guardo la pioggia fuori e resto assorto.
Penso a quello che accade nel mondo e un po' mi smarrisco.
Non ho paura, ma mi rattrista e mi lascia senza parole.
Sono davvero rimasto senza verbo da proferire in questo periodo, non solo in quanto in faccende affaccendato, quanto piuttosto con la mente altrove.
Corpo e mente dislocati in due posti diversi, in un bipolarismo metafisico non da poco.
Perché arriva un punto in cui devi decidere se seguire i sogni o l'utilità, e nessuno ti spiega cosa sia più giusto da fare.
Il tuo stesso istinto inizia a far le bizze come un navigatore satellitare impazzito.
Una "rielaborazione percorso" perenne che ti fa girare intorno.
Ma girare intorno a sé stessi, quando cresci, non è più bello come da bambini quando ti senti libero e ti sembra di volare.
È piuttosto una spirale doppia che evolve ed involve, che nasce e muore continuamente.
Un rinnovamento continuo. Morte e rinascita.
Ma la clonazione non è stata ancora perfezionata e prima o poi tocca scegliere una sola spirale e trasformarla magari in una logaritmica.
Perché, anche crescendo, è importante mantenere la propria forma ed essenza.
Come forse mi è già capitato di dire, "siccome che sono cecato", gli occhiali e le lenti a contatto sono uno strumento fondamentale. Da qualche mese inoltre ho superato le mie reticenze sugli occhiali da sole, anche perché ad un certo punto è diventato fondamentale portarli, a meno che non volessi trovarmi pieno di zampe di gallina sul contorno occhi.
In questo contesto, la collaborazione conFirmoo.com è caduta a fagiolo.
Avrete visto questo logo in ogni dove e magari sapete pure di cosa stia parlando. Per quei due o tre che non ne hanno la più pallida idea, ve lo racconto io.
Firmoo è un sito che vende in tutto il mondo occhiali da vista (quindi graduati) e da sole (alcuni modelli sono graduabili) a prezzi bassi.
I motivi di questi costi così concorrenziali sono essenzialmente due:
non hanno negozi fisici, quindi no IMU, no TASI, no TARES, insomma hanno meno spese;
i loro prodotti sono fatti in Asia, come tutto del resto.
Oltre a questo, il loro asso vincente è la vastissima quantità di montature; c'è da perdersi e chiunque può trovare il paio di occhiali adatti ai propri gusti. Insomma, sia che vogliate una montatura "da battaglia", che qualcosa di diverso dal solito, Firmoo può aiutarvi.
Il sito è chiaro e scorre fluidamente. Le montature sono suddivise in maschili, femminili e unisex e molte hanno diverse varianti di colori. Sotto ogni montatura troviamo i dettagli riguardo la grandezza delle lenti, la lunghezza delle astine, il materiale e via discorrendo.
Per essere sicuri che quel paio di occhiali che abbiamo scelto ci si addice, possiamo cliccare su "Try On", caricare la nostra foto e vedere se la montatura si appatta al nostro faccione e ai nostri colori.
Scelta una montatura che può fare al caso nostro, clicchiamo su "select lens" e andiamo ad inserire i dati della nostra gradazione.
In questo caso basta inserire la prescrizione del nostro oculista così com'è, che tanto anche in Italia la nomenclatura si è allineata a quella inglese.
Vi sono anche altre opzioni, come l'antiriflesso, che però ovviamente ha un costo. Aggiungiamo al carrello e proseguiamo col pagamento.
La spedizione è stata rapidissima: giorno ho ordinato, giorno 11 hanno spedito, e giorno 16 Marzo, in mattinata, avevo i miei occhiali. Considerando che il pacco dalla Cina deve arrivare in Sicilia, mi pare sorprendente. Sono arrivati tramite corriere DHL.
Veniamo appunto agli occhiali che ho scelto: il modello OMJ8041 in Brown.
Scusate le pessime foto, ma in questi giorni troppa o troppo poca luce.
Sì, sono un paio di occhiali da sole, perché, anche se ero tentato dallo scegliere un paio di occhiali da vista, all'atto pratico poi mi son reso conto che tanto li avrei utilizzati solo in casa, perché quando esco (ma anche in linea generale) preferisco le lenti a contatto. Non è detto che in futuro non opti per gli occhiali graduati da vista, ma intanto volevo degli occhiali da sole dai colori più accesi e che potessi usare anche con la bella stagione.
La montatura corrisponde all'immagine del sito: sono in plastica, leggera ma resistente, le lenti sono specchiate con diversi sfumature di colore, dal rame, al grigio, al verde, a seconda della luce; e in più ho ricevuto una custodia rigida (peccato per la stampa simil Alviero Martini), una in panno morbida, la pezzetta per pulirli e gli strumenti per sistemare le viti. Direi ottimo.
Il pacco era abbastanza ben imballato, gli occhiali erano all'interno della custodia rigida appunto e in una busta di carta con dentro del pluriball.
Vi dico la verità: appena ho scartato il pacco e li ho visti, la mia reazione è stata questa
Una volta provati la mia reazione è stata questa
Mi sembravano troppo grandi per il mio viso, il colore non mi convinceva e la parte davanti degli occhiali mi sembrava troppo piatta, e che quindi non seguisse bene il viso.
Diciamo che a riguardo si sono create due scuole di pensiero: chi dice che son belli e mi stiano bene e chi invece li trova raccapriccianti.
Ma vi dirò, superate le prime titubanze mi ci sto trovando bene, ci dovevo semplicemente fare l'occhio.
Magari non saranno gli occhiali che mi stanno meglio, ma comunque non mi faccio orrore a guardarmi allo specchio.
La montatura è leggera, comoda e sembra abbastanza resistente. Le lenti sembrano proteggere bene dai raggi del sole, e già in questi giorni li ho potuti testare vista l'esplosione della primavera.
Mi raccomando: come sempre, acquistando online, cercate di capire bene se quel prodotto possa fare per voi; io ho preso come modello di riferimento un paio di occhiali che avevo acquistato tempo fa, ma mi ero convinto che la poca differenza di grandezza fra i due modelli, fosse poco importante, e invece mi sbagliavo. Anche se di poco, la differenza si nota, ma questa credo sia l'unico appunto che posso farvi.
Come sempre non date ascolto a chi dice che le misure non contano.
Non mi resta quindi che ringraziare Firmoo per la possibilità, e credo che presto ripeterò questa esperienza.
Fatemi sapere se conoscevate il sito e soprattutto come mi stanno questi occhiali!
Il week-end è alle porte, quindi volevo lasciarvi qualche spunto per una serata al cinema, che ultimamente sono la tipologia di serata che preferisco.
Giustamente la vecchiaia avanza.
Buona visione!
Io e lei (2015)
Genere: drammatico (ma non tanto), commedia
Durata: 97 minuti
Regia: Maria Sole Tognazzi
Uscita in Italia: 1 Ottobre 2015
Paese di produzione: Italia
Federica e Marina sono una coppia da ormai cinque anni, ma le due donne sembrano gestire la loro relazione in modo del tutto diverso.
Marina è espansiva e grintosa, fiera della sua omosessualità tanto da essersi dichiarata pubblicamente, pur essendo una attrice famosa.
Federica è più schiva e riservata, quella con Marina è la sua prima relazione lesbo e vive con timore l'opinione della gente. La relazione sembra però proseguire bene, se non fosse che una serie di situazioni portano aria di crisi fra le due donne.
Prima Marina, che, dopo anni lontana dalle scene, decide di accettare un ruolo in un nuovo film; e poi, durante un'intervista, rivela il nome e la professione della compagna, costringendola all'outing sul posto di lavoro. Federica infatti non è dichiarata se non che con l'ex marito e il figlio, e vivrà male queste scelte della partner.
Tuttavia ella stessa commetterà alcuni passi falsi: un po' per caso incontra una vecchia passione, un uomo con cui aveva intrattenuto una relazione sessuale anni prima.
Marina scoprirà presto l'infedeltà di Federica e questo porterà le due donne a rivedere i propri errori e a mettersi in gioco.
Volevo vedere Io e lei da diverso tempo, ma ci sono riuscito solo ultimamente. Mi aspettavo meglio, in tutta onesta.
La storia di per sé è molto lineare, e nel tentativo di rappresentare una quotidianità verosimile, si scade un po' nel sempliciotto, nel già visto.
Il risultato è una pellicola poco incisiva, che da un lato mi ha fatto scappare qualche sorriso, dall'altro però non mi ha smosso un granché emotivamente, perché il lato drammatico è evidentemente moscio. Lo sviluppo e il finale risultano banali, sebbene tutto scorra abbastanza bene. Mi è piaciuta la delicatezza con cui è stata trattata l'omosessualità delle due donne, senza stereotipi, ma questo non basta.
Quanto alle attrici, devo ammettere che Sabrina Ferilli mi ha sorpreso, perché risultava abbastanza adatta al ruolo. Pollice verso per Margherita Buy che anche basta con questi personaggi sempre nervosi e scattosi.
Voto 5 e mezzo
Suffragette (2015)
Genere: drammatico, storico, biografico
Durata: 106 minuti
Regia: Sarah Gavron
Uscita in Italia: 3 marzo 2016
Paese di produzione: Regno Unito
Maud Watts è una lavandaia, un lavoro molto comune fra le giovani donne di umili origini nella Londra dei primi anni del '900. Un po' per caso, Maud conosce Violett Miller, che, insieme alla figlia, lavora nella stessa lavanderia.
Tramite Violett, Maud verrà a conoscenza di questo gruppo di donne che lotta per ottenere dei diritti civili, in particolare il diritto al voto e migliori condizioni lavorative.
La giovane donna è titubante ad unirsi agli incontri, per via delle reticenze del marito, ma non potrà esimersi dall'esporsi quando Violett, dovendo parlare davanti David Lloyd George per testimoniare la propria condizione lavorativa e umana, sarà impossibilitata dai segni delle violenze del marito. Maud prenderà il suo posto, e da quel momento, pian piano crescerà in lei la voglia di essere incisiva, nel suo piccolo, delle sorti di generazioni di donne che voglio ottenere meritati diritti.
Penso che fra i film usciti in sala ultimamente, Suffragette sia fra i più attuali in fatto di tematiche, perché se da un lato è vero che le donne hanno fatto un passo avanti, dall'altro non si può dire che la loro condizione sociale e giuridica sia davvero equiparata a quella maschile. Inoltre anche altre porzioni della società, come gli omosessuali, possono riconoscersi nell'argomento.
Quanto alle mie impressioni posso dirvi intanto che il film mi è piaciuto. La sceneggiatura è abbastanza lineare, non ci sono tantissimi colpi di scena che mi hanno lasciato traumatizzato. Mi è piaciuta la cura dei dettagli, e anche la fotografia. Quanto alla regia non ho notato nulla di particolare, ma lo sapete che non ne capisco granché.
Mi piacciono i film in cui si mischiano parti storiche e biografiche, con parti inventate, e in questo caso, il mix, funziona abbastanza.
Mi è piaciuta Helena Bonham Carter che ha tirato fuori le sue doti da attrice drammatica e non necessariamente sopra le righe; così come non mi è spiaciuto che Meryl Streep avesse solo un cameo, altrimenti credo che Carey Mulligansarebbe sparita del tutto.
Infatti una cosa che credo manchi in Suffragette è un po' di passione, una vera riscossa di Maud che invece sembra sempre un po' sottotono, che non sembra avere una svolta decisiva nel suo essere. Mi è parso che questo non desse mordente al film. Mi son commosso, ma forse mi aspettavo fiume di pianto e singhiozzi che invece non è arrivato.
Voto 7
Brooklyn (2015)
Genere: drammatico, sentimentale
Durata: 111 minuti
Regia: John Crowley
Uscita in Italia: 17 marzo 2016
Paese di produzione: Irlanda, Regno Unito, Canada
Di storie come quella di Eilis Lacey se ne potevano raccontare tantissime negli anni '50 e non solo: quando la tua patria non ti offriva nulla, era arrivato il momento di emigrare altrove, in America magari, all'epoca fiorente e il sogno di molti.
Eilis è irlandese, e la sua terra la porta negli occhi azzurri e in quelle tantissime lentiggini sul viso. Vive con la madre e la sorella, l'unica che in casa abbia uno stipendio e un buon impiego. Ma nel suo piccolo paesino irlandese non c'è nulla per Eilis, non un futuro.
Per questo, col supporto della sorella Rose e di padre Flood, partirà per gli Stati Uniti alla volta di Brooklyn.
Non sarà subito facile per la giovane ragazza adattarsi e resistere ai morsi della nostalgia, ma lentamente troverà il suo posto. Prima a lavoro, come commessa in un bel negozio, poi nella sua vita, con un amore.
Tuttavia, quando le cose sembrano andare per il meglio, una nuvola di tristezza riporterà Eilis in Irlanda dove stranamente le cose sembrano essere migliorate.
Brooklyn per quanto mi riguarda è un film delizioso.
È delizioso nel modo in cui espone una storia semplice, comune, ma comunque emozionante, coinvolgente e non banale.
È delizioso nella fotografia, nei suoi colori accesi, nella cura dei dettagli degli anni '50.
Il film contiene tutto un ventaglio di emozioni, dramma compreso, che però non sfocia nel pietismo, e c'è la gioia, che non sfocia però nel finto o nello stucchevole. Tutto è trattato con estrema delicatezza, ma anche con ironia. Anche le differenze culturali non diventano caricaturali, o stereotipate, ma solo parte del proprio essere.
Abbiamo anche, al contrario di Suffragette, una vera eroina, un personaggio, quello di Eilis che matura, pur mantenendo le proprie umane contraddizioni, i propri dubbi e le proprie paure.
Tutto bello, ma ho trovato in Brooklyn anche dei punti negativi.
Intanto la storia del migrante, che nel mondo del cinema non è certamente roba nuova. Non mi sono annoiato, anzi, secondo me il film scorre senza incepparsi, ma se cercate originalità assoluta, non fa per voi.
Ho detestato il personaggio della madre di Eilis, che personalmente mi è parsa di un egoismo spaventoso, tanto da cercare di trattenere la figlia in ogni modo in Irlanda, di farla sentire in colpa, di preoccuparsi persino dei soldi per vestire la figlia, e tanto dal non potermi trattenere a mandarla a fanc....
Una settimana di pausa per refreshare un attimo le idee, che non deve essere mica una maratona 'sto bloggare. In realtà non ho avuto molta voglia, e un po' la testa altrove e un po' una carenza di stimoli, un po' di carenza di tempo.
Comunque fate almeno finta che vi sia mancato così siamo tutti (???) più contenti.
Oggi, piuttosto che parlare del mio tedio, volevo parlarvi, con la mia amorevolissima socia Rory, di alcuni prodotti che non mi sono piaciuti.
Ora, come sapranno anche i gatti randagi, Beauty Cues nasce per raccontarvi soprattutto di disavventure cosmetiche per farvele evitare se avete le mie stesse esigenze e gusti. In linea generale io uso tutti i prodotti di cui vi parlo, fino alla fine. Li spremo, li sbatto, li seziono e prelievo. Ma ci sono quelle volte in cui un prodotto proprio non riesco ad usarlo.
Vi avevo accennato illo temporeche avevo comprato questo prodotto relativamente poco dopo la sua uscita ma non capì subito quanto non mi piacesse questa BB cream di Benecos.
Il mio intento era quello di avere un prodotto leggero e che non facesse spessore da usare sia per correggere l'alone dei vari correttori aranciati che uso, sia da solo, nei giorni con minori imperfezioni.
Partiamo dalla consistenza: è cremosa ed effettivamente non particolarmente unta ma stesa sul viso, si sente che l'avete sulla pelle. La cosa peggiore è che asciuga in fretta, e quindi si stende a chiazze e striature sia con le mani che con i pennelli se non procedete velocemente.
Su di me tende a fare (a volte, non sempre in onestà) quell'effetto polveroso sgradevole, specie nei punti in cui il prodotto non si sfuma super bene o comunque si accumula.
Questo effetto polveroso non fa altro che evidenziarmi le zone del viso più secche o con pellicine. Magari su una pelle grassa non lo fa.
Capite però che, per andare ad usarla solo in alcune zone del viso, senza fare stacchi è una impresa titanica. Ma anche volendola stendere su tutto il viso, bisogna andare a piccole zone. Una volta stesa (a fatica) e asciugata, l'effetto matt non sarebbe male, se non fosse che comunque dura qualche ora.
Punto nevralgico di questo smerdamento è la colorazione.
La mia colorazione è Fair, ovvero la più chiara. Peccato che:
1) non è così chiara
2) su di me ossida e diventa arancione.
Avete capito bene e per farvi capire meglio vi agevolo uno swatch.
Se questo capita a me non vuol dire che capiti pure a voi, ma non voglio uscire di casa color indiano apache.
Sul viso l'effetto aranciato si nota meno, visto che la pelle è leggermente più scura rispetto al collo o appunto al braccio.
A concludere il cerchio anche un brutto odore, sin da subito.
Sul sito Benecos parlano di questo prodotto come 8 in uno, ovvero:
Carnagione uniforme;
Corregge il colorito;
Effetto calmante;
Effetto matt;
Nutre la pelle;
Effetto antiossidante;
Pelle morbida ed elastica;
Idratazione profonda.
Le cose giuste: la pelle, una volta rimossa, non mi sembra secca, ma anzi resta morbida. Per il resto la mia esperienza con questa BB Cream Benecos è stata negativa e ora è lì a prendere polvere.
Alto prodotto che si trova su una mensola a prendere polvere, questa volta perché inutile, è quello roll-on occhi di Essence.
Premetto che non so se sia ancora in vendita, ma spero di no.
Non ho granché da dirvi: è un roll- on caratterizzato da una sfera in metallo con cui si distribuisce il prodotto e che massaggia il contorno occhi. La sfera in metallo essendo fredda, è piacevole su una zona come quella perioculare, ma come può essere piacevole massaggiare con un cucchiaino precedentemente messo in frigo: dà sollievo, ma momentaneamente.
Il prodotto all'interno è semplicemente un gel liquidino che non idrata semplicemente nulla.
Sul sito dicono
una ventata di freschezza e idratazione intensa per il tuo contorno occhi. questo idrogel, arricchito con estratti di cetriolo, neutralizza le borse sotto gli occhi e i segni di stanchezza.
Sulla freschezza ci siamo, ma nulla che renda questo prodotto inimitabile e il gel interno è inutile e quindi è tutto inutile.
Primo (e temo ultimo) prodotto di Weleda che utilizzo in vita mia e non è stato certamente un benvenuto.
Uno stick labbra che, come primo lato negativo, è durissimo, che per sentirlo sulle labbra devo passarlo tante ma tante ma tante volte. Anche cercando di scaldarlo, resta una roccia.
Ma, la cosa peggiore a mio avviso è l'odore: dovrebbe profumare di rosa e vaniglia ma per me questo balsamo labbra puzza di pastiglie per la gola al miele. Solo che magari la pastiglia sai che devi prenderla, se no sembri Amanda Lear, ma di balsami labbra con fragranze gradevoli o senza fragranza ne esistono a centinaia.
L'idratazione ci sarebbe, ma non riesco a sopportare questo odore sotto al naso.
Anche gli altri in casa hanno concordato e fortuna che sono single ché un bacio con questo effluvio non lo avrei mai voluto dare.
Dal sito Weleda ci raccontano che
Un gentile alleato che nutre le labbra e le protegge dal freddo
ma io francamente, a meno che non stia lì a darmi questo balsamo labbra come un ossesso, non riesco a creare uno strato di prodotto che mi dia protezione dal vento e dal freddo.
Questa crema non mi è piaciuta per nulla. Voi direte che giustamente è una crema non propriamente adatta ad una pelle giovane. Io vi rispondo che l'avevo presa per mia madre, a cui comunque non è piaciuta, con l'obbiettivo di usarla la sera nei giorni più freddini.
E' una crema bianca, fluida, si stende bene, però la boccio per tutto il resto.
Riguardo all'effetto sul viso anche in modiche quantità ci mette un po' di tempo prima di assorbirsi del tutto. Mentre si assorbe la sensazione sulla pelle è quella di una patina come gommosa/incellophanata e leggermente appiccicosa. Una sensazione strana, anche perché mi è capitato di usare già creme per pelli mature ma oltre a risultare un po' più unte, non erano così pesanti.
La nota più dolente è l'odore: questa crema puzza di erba plasticosa. Un odore intenso e fastidioso, su cui difficilmente si può far finta di nulla.
Probabilmente su una pelle secca si assorbe con molta più facilità e fa il suo dovere ma su di me è un gigantesco no e anche mia madre non vede l'ora che finisca.
Dal sito Bionova
la pelle risulta idratata e nutrita, ritrovando benessere ed equilibrio.
Non so, ma sento di dovermi scusare con mia madre.
Ho avuto modo di sharare il mio amore per la crema Nutriente Protettiva della linea Viviverde, che, fra i prodotti low cost per il viso mi sembra davvero un buon prodotto. Non ho avuto modo di soffermarmi invece su questa versione idratante che per me è un flop.
Organoletticamente si presenta come la sorella rosa, quindi con un buon profumo e una buona consistenza, ma quanto ai risultati non ci siamo. Sebbene sulla carta dovrebbe essere un prodotto adatto a pelli normali, quindi mediamente idratante, io trovo che questa crema sia untuosa e pesante, anche su una pelle più secca.
Ogni volta che l'ho provata, pur centellinandola, sentivo che la mia pelle non la accettava al 100% per cui o non si assorbiva, o la sputava fuori sotto forma di lucidità.
Non l'ho riacquistata, sia chiaro, non sono così stolto, ma a mia sorella è piaciuta e me la son ritrovato, dopo tempo, sul lavandino di casa. L'ho riprovata ma è stato come aprire un brutto cassetto della memoria.
Dal sito
Questa crema da giorno idratante è ideale per pelli normali e miste. La speciale formula arricchita di olio di Jojoba ed estratti di Stella Alpina e Tè Verde, conferisce alla pelle un'idratazione prolungata, proteggendola dall'azione nociva degli agenti atmosferici.
ma non condivido. Evitabile.
Infine un prodotto che non è per il viso, e che, lo specifico a caratteri cubitali, ho usato diverso tempo fa. So che ha cambiato formulazione ma ho proprio terrore ad usarlo.
So che a molti questo shampoo è piaciuto, e in effetti ha intanto un buon profumo agrumato e anche una buona consistenza. Fa una bella schiuma, e l'effetto sui capelli era davvero gradevole: capelli disciplinati, lucidi, morbidi.
Tutto sommato condizionante, se consideriamo che si tratta di uno shampoo.
Peccato però che questo prodotto La Saponariami seccasse tantissimo il cuoio capelluto, sin dal primo lavaggio.
Ora, io, di coccio come sono, ho fatto vari esperimenti di diluizione e quantità, ma nulla mi ha fatto apprezzare questo shampoo. Me lo ha ricordato lo shampoo di Benecos di cui vi ho parlato nell'ultima hair care routine, solo che questo di Benecos non mi dà secchezza alla cute immediatamente ma solo con lavaggi reiterati nel tempo.
Dal sito
Preparato artigianalmente e formulato con ingredienti semplici e genuini, lascia i capelli morbidi e pettinabili. Una ricetta perfetta per chi ha capelli sottili e sfibrati e anche per chi desidera uno shampoo delicato per il lavaggio quotidiano, che rafforzi e protegga i capelli, lasciando un’impronta leggera sulla nostra Terra.
Se lo avessi usato quotidianamente credo che ci avrei lasciato lo scalpo.
Questi erano tutti i miei prodotti bocciati dell'ultimo periodo e non solo.
Non mi resta che salutarvi e auguravi di non incappare in sole come è successo a me.
Strano ma vero è lunedì ed ho ben tre recensioni per voi. Devo dire che mi sto dando da fare e sto coltivando con cura la mia passione cinefila. Non ho recuperato tutti i film candidati agli scorsi Oscar, ma pian piano mi piacerebbe farcela. Ovviamente non posso non recuperare qualche vecchio titolo che mi incuriosiva.
Fatemi sapere se avete visto questi film e cosa ve n'è parso. E se avete, ovviamente suggerimenti!
Revenant - Redivivo (2015)
Titolo originale: The Revenant
Genere: biografico, avventura, drammatico, western
Regia: Alejandro González Iñárritu
Durata: 156 minuti
Uscita in Italia: 16 Gennaio 2016
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Hugh Glass è un esploratore e un trapper: si occupa di cacciare animali tramite trappole, per poi rivenderne le pelli. Assunto come guida ad una spedizione guidata dal capitano Henry, si troverà a fronteggiare un attacco degli indiani Arikara.
Siamo nel Dakota del Nord del 1823. Le condizioni climatiche non sono favorevoli e le zone incontaminate dell'America sono al centro di lotte per acquisirne il comando e le ricchezze.
Dall'attacco degli indiani, della spedizione resteranno in vita solo 12 uomini su 45. Sulla strada per tornare al forte, tuttavia, Glass si scontrerà con un orso grizzly, che lo ridurrà in fin di vita.
Il capitano Henry tenterà in ogni modo di salvarlo, ma le sue condizioni sembrano disperate. Trasportare a braccio un uomo in fin di vita è una soluzione impossibile da affrontare, soprattutto per la durezza del territorio e del suo clima, e per i continui attacchi degli indiani.
Così il comandante decide di lasciare indietro tre dei suoi uomini affinché veglino su Glass e possano dargli una meritata e degna sepoltura.
Hugh Glass si ritroverà con il figlio Hawk, avuto da una donna indiana, col giovane e inesperto Bridger e con l'insofferente Fitzgerald, rimasto solo per la ricompensa economica.
Quest'ultimo infatti ritiene che Glass sia solo un peso di cui è meglio sbarazzarsi prima che gli indiani li attacchino.
Sfruttando il temporaneo allontanamento di Hawk e Bridger, Fiztgerald tenterà di uccidere Hugh, soffocandolo, ma Hawk arriverà in tempo per fermare l'uomo. Nello scontro il cacciatore ferisce a morte il giovane indiano sotto lo sguardo impotente del padre. Al suo ritorno, Bridger verrà convinto dalle menzogne di Fiztgerald che gli indiani ormai sono sulle loro tracce e che non possono attendere che Glass esali il suo ultimo respiro. A malincuore Bridger seguirà Fiztgerald, lasciando Glass al suo destino, in una lotta estrema alla sopravvivenza.
Vi dico la verità, fra tutti i film candidati agli Oscar, The Revenant non mi attirava. Sapevo fosse un film non propriamente leggero, ma la sorte (un incidente in autostrada) ha voluto che perdessi la proiezione che avevo scelto e mi è toccato vedere questo film. Non sapevo invece che fosse tratto da un romanzo e anche da una storia vera.
Sicuramente un bellissimo film, con scene d'azione decisamente coinvolgenti. Un cast davvero eccellente in grado di rendere bene dei personaggi che comunque son abbastanza ben sviluppati.
La regia è un altro degli aspetti positivi, in quanto curata e con questi lunghi piani sequenza che ti fanno entrare ancora di più nella storia.
Il risultato è intenso ed evocativo, anche per la fotografia e per le bellissime riprese paesaggistiche. Non ho capito se la natura avesse un qualche significato simbolico, per la sua bellezza ma al tempo stesso la sua durezza. Mi è sembrato si contrapponesse un po' alla cattiveria umana, ma che comunque continuasse nell'attuare le proprie regole.
Dall'altro lato però ci sono alcuni aspetti che non mi hanno lasciato propriamente soddisfatto. Intanto la durata del film, più di due ore che però non corrispondono ad una sceneggiatura così complicata o contorta, ma anzi è molto lineare. Due ore che scorrerebbero in fretta tutto sommato, se non fosse che questo film è molto crudo, violento e anche un po' splatter.
Sapete che sono ormai di stomaco forte, ma questo mi è un po' pesato in certe scene. Tra l'altro il nostro povero Hugh Glass viene davvero martoriato, tanto che più volte ho pensato ci lasciasse le penne. E invece no, lui impavidamente continuava, il che lo rende anche poco credibile.
Magari martoriarlo meno così da far durare meno il film non sarebbe stata una idea malvagia.
So che ve lo starete chiedendo: Leonardo di Caprio si è meritato il tanto atteso Oscar?
Sì, lui è stato davvero bravo e si deve essere fatto un mazzo così per girare le scene.
Voto 8 e mezzo (per Leo)
Lo stagista inaspettato (2015)
Titolo originale: The Intern
Genere: commedia
Regia: Nancy Meyers
Durata: 121 minuti
Uscita in Italia: 15 ottobre 2015
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Jules Ostin è una giovane donna imprenditrice con un negozio d'abbigliamento online e circa 200 dipendenti. Sebbene non sia Anna Wintour, Jules è sempre impegnata, tanto da non essere presente né per la sua famiglia né per se stessa. A sconvolgere questo suo stato di perenne corsa sarà Ben Whittaker, un pensionato annoiato che per riempire le proprie giornate, finirà per diventare stagista di Jules.
La complicità fra i due crescerà lentamente ma costantemente, malgrado le iniziali perplessità, e Ben riuscirà ad entrare nel cuore di Jules e diventerà non solo lo stagista della giovane donna, anche il suo assistente personale, ma soprattutto suo amico e confidente.
Lo stagista inaspettato mi incuriosiva da un po' di tempo, anche perché me lo immaginavo come una commedia leggera e divertente, ma è stato una mezza delusione. È sì, una commedia per passare un po' il tempo senza smaronamenti, ma non mi ha fatto ridere. È come se da un lato volesse essere brillante, e da un altro lato volesse essere trash. Le due cose insieme in questa pellicola creano un ibrido che risulta semplicemente stupido e irrealistico.
Jules davvero è esagerata, che le avrei detto che cazzo avesse da correre di qua e di là, perché non è tanto per gli impegni che ha, ma è proprio lei con le sue manie di protagonismo.
Ben dal suo sarebbe innocuo se non fosse che poi diventa, nel giro di poco tempo, praticamente lo schiavetto e allo stesso tempo lo stalker della protagonista. Un po' di ansia te la mette.
Robert de Niro inoltre mi sembra che sia sempre più adagiato in ogni film in cui recita ad un personaggio che è un misto fra l'imbranato e il noioso. Tipo come in Joy.
Piccola parentesi sul fatto che il film sembrava non finire mai, tanto che ho stoppato pensando stesse per finire e invece mancava mezzora.
Voto 5 -
Perfetti sconosciuti (2016)
Genere: Commedia, drammatico
Regia: Paolo Genovese
Durata: 97 minuti
Uscita in Italia: 11 Febbraio 2016
Paese di produzione: Italia
Un tempo si diceva "chi è senza peccato, scagli la prima pietra", ma al giorno d'oggi chi è senza peccato dovrebbe avere il coraggio di condividere la password del proprio cellulare. I nostri smartphone sono diventati ormai un pezzo di noi, e attraverso di essi condividiamo con gli altri, parte della nostra vita, dei nostri pensieri, a volte anche profondamente intimi, credendo che tanto quel che c'è sul nostro cellulare, non possa raggiungere la realtà e viceversa.
Ma metti una sera a cena a casa di amici. Un po' per gioco, un po' per provocazione, qualcuno propone di condividere con il resto dei commensali tutto quello che riceviamo sul nostro telefono: chiamate, messaggi, e-mail e quant'altro.
Sembrerà strano, eppure i nostri smartphone possono metterci a nudo più di quanto crediamo. Non tanto e non solo per quello che facciamo, o diciamo, ma anche per come le persone che pensiamo ci conoscano bene, ci amino e ci apprezzino, possano recepire quella nostra parte di noi, che avevamo tenuto nascosta.
È così che persone che sono a fianco a noi ogni giorno, finiscono per diventare dei Perfetti sconosciuti.
Me lo avete consigliato in tanti e non posso che dirvi grazie.
Perfetti sconosciuti ha un po' calato le mie reticenze nei confronti dei film italiani, che, come forse avrete notato, sono abbastanza rari sul mio blog. Questo film invece si è rivelato una vera chicca.
Da un ambiente da commedia leggera e divertente, l'atmosfera si fa cupa trasformandosi in un dramma in cui i toni si fanno decisamente più forti.
In un'ora e mezza questa pellicola riesce a toccare tantissime tematiche: dalla differenza generazionale, all'amore, alla crisi, alla semplice quotidianità, dall'omosessualità al tradimento e ai pregiudizi.
Probabilmente si preme un po' il piede sull'acceleratore della sceneggiatura per poter convogliare così tanti aspetti, ma tutto sommato non si discosta troppo da una plausibile realtà. Allo stesso tempo non confonde lo spettatore.
Un film corale, dove ognuno ha un proprio ruolo ben definito. Ogni personaggio viene fuori in tutte e tre le proprie vite appunto: quella privata, quella pubblica e quella segreta.
I dialoghi risultano piacevoli, hanno ritmo e non sembrano ridondanti o troppo finti e impostati.
Un film coinvolgente, che prima ti fa davvero ridere, ti sorprende ma ti fa anche nascere dentro un certo patos che costantemente cresce, tenendoti incollato allo schermo fino alla fine. E quando ti chiedi "e adesso che succederà?!", arriva un colpo di scena che francamente non mi aspettavo.
Tanti messaggi che il film lascia, ma forse il dubbio più grande è se sia meglio una bugia più o meno innocua, o vivere alla luce del sole, rischiando però di distruggere ciò che ci sta intorno, persone comprese.
Decisamente molto meglio di Tutta colpa di Freuddello stesso regista, e non mi stupisce che sia diventato un film record per il numero di remake nel mondo.
Le pubblicità, ormai lo sapete, sono il motore e l'essenza de La Poraccitudine.
Alcune sono semplicemente stupide, altre invece sono addirittura illuminanti.
Ovviamente ci sono pubblicità per ogni cosa, perché esistono davvero tantissimi prodotti in commercio.
Di recente ne ho scoperto uno in particolare che si chiama Raylex®, che servirebbe a farvi smettere di mangiare le unghie.
In pratica è una penna che si passa appunto sulle unghie e dovrebbe aiutarvi a smettere di sgranocchiarle come grissini prima di pranzo, perché contiene il sapore delle bucce di pompelmo e del denatonio, ovvero la sostanza più amara al mondo.
La cosa più assurda è che vogliono vendere questo Raylex® attraverso questa pubblicità.
Ve la racconto.
La scena si apre con l'inquadratura di un paio di pantaloncini con uno strano rigonfiamento. Scopriamo subito che questi pantaloncini contengono un 50 enne un po' in carne e una palla.
Infatti il signore sta tentando di giocare a tennis, ma non tiene la palla in tasca.
No, lui ha avuto la geniale idea di mettere la palla (da tennis) insieme alle altre palle.
Che è un attimo, ti confondi e lanci quella sbagliata.
Lui però non sbaglia, con molta scioltezza tenta un servizio, e pur lanciando la pallina ad un metro da sé, questa finisce lontano 80 km.
Persino fuori dal campo. Robe mai viste, nemmeno in Holly e Benji.
Stacco.
L'inquadratura si sposta su un cane che sta annusando il sedere ad un altro cane, ma il suo soave gesto è interrotto dalla pallina che il tizio aveva precedentemente lanciato, che è finita in una pozzanghera di spazzatura.
Il cane prende la palla e intelligentemente la porta al padrone.
Stacco ancora una volta e vediamo il padrone in giardino che tenta di togliere la pallina dalla bocca del cane.
Una lotta fra i due, ma vince l'uomo, non perché più intelligente, ma solo perché il cane si era rotto le palle.
L'inquadratura si sofferma sulla mano dell'uomo che sgrulla via un litro e mezzo di bava del cane e con molta nonchalance si dirige verso casa.
Ma, prima di tornare in casa, davanti al portone, che fai, non te la dai una grattatina fra le chiappe? Almeno per controllare di non aver perso nulla nello sforzo di togliere la pallina al cane.
Con un flash forward si è fatta sera e ci ritroviamo lo stesso uomo che, sul divano di casa, accarezza dolcemente la mano della sua fidanzata con la stessa mano che prima era letteralmente incrostata di saliva di cane, di immondizia, di peli pubici di un 50 enne e di batteri escherichia coli.
E lei cosa fa? Si porta la mano alla bocca e inizia a degustare il luculliano pasto.
Ora, cara amica che rosicchi le unghie e non riesci a smettere, mi pare che il tuo problema sia chiaro: cambia fidanzato e trovatene uno che abbia il concetto minimodi igienedi un adulto medio civilizzato.
Finalmente è stato approvato al Senato il ddl Cirinnà.
Un passo praticamente storico, perché, fino ad ora, nessuna legge sulle unioni civili era riuscita a superare il vaglio dei senatori, ma è stato un iter mica semplice.
La sintesi è che tutte le forze politiche che non volevano questa legge (che contemplava l'adozione del figlio biologico del partner o "stepchild adoption") si son messi di mezzo in tutti i modi.
Prima le forze di destra con uno sciorinamento di emendamenti da votare, che quantomeno avrebbero fatto rallentare l'approvazione della legge; quando si è pensato al "super canguro" che avrebbe letteralmente zompato questi emendamenti, si sono svegliati i grillini a cui 'sto canguro sembrava anti-democratico.
Perché per loro la democrazia era votare emendamenti senza alcuna logica e significato.
Così impantanati, è arrivato il maxi emendamento su cui il governo ha posto la questione di fiducia. Questo maxiemendamento, che riciccia fuori la questione delle "formazioni sociali", altro non è che una riscrittura del ddl Cirinnà, in cui però mancano due parti: la step child adoption e l'obbligo di fedeltà.
Come sempre i giochi politici hanno la meglio, e Angelino Alfano era tutto contento per aver "fermato una rivoluzione contro natura". Peccato che nessuno gli abbia spiegato che le leggi sono fatte dagli uomini, e siano dei dati artificiosi e non regolano soltanto quello che la natura crea e che Cirio conserva.
Oltre la biologia c'è di più.
Polemiche a parte, bisogna dire che, anche così sono stati raggiunti vari aspetti positivi.
Intanto il cognome unico, la reversibilità della pensione e l'obbligo reciproco all'assistenza morale e materiale e alla coabitazione, assegni familiari e del congedo matrimoniale.
Insomma, una parte della popolazione non sarà più invisibile alle istituzioni, e questa è davvero un passo verso al civiltà.
Quello che forse ha più colpito è stata l'eliminazione dell'obbligo di fedeltà, che ha trasmesso il subliminale messaggio che tanto i gay hanno una condotta sessuale instabile, per cui chiedere il divorzio per essere stati infedeli risulterebbe strano.
Come dire che è nella indole degli omosessuali non sapersi tenere le mutande al proprio posto, per cui sarebbe ordinaria amministrazione.
Peccato, però, che la fedeltà sia l'anticamera della stabilità coniugale, cioè il presupposto per le adozioni. Un meccanismo contorto, in effetti.
In questi giorni mi sono chiesto varie volte cosa sia la fedeltà.
Certamente non lo stabilisce la legge, cosa e quanto conti la fedeltà all'interno di un rapporto affettivo, quanto possa essere il mastice per i mattoni di una vita di coppia.
Poco interessati all'obbligo di fedeltà, ma se non vi risponde per mezzora su WhatsApp iniziate a spammare La Notte di Arisa in ogni dove.
Ci sono moltissime persone che hanno trovato nell'apertura relazionale più o meno conclamata e palesata dalle parti, la chiave della longevità della loro relazione.
L'ingranaggio che fa funzionare questo meccanismo è la semplice considerazione che una debolezza, un istinto meramente fisico non corrisponde necessariamente ad una messa in discussione emotiva.
O meglio, se condivido il mio apparato riproduttore, non vuol dire che condivido anche quello cardiovascolare, ovvero il cuore. Quindi fedeltà affettiva, ma non fisica.
Ovviamente in questo caso, se entrambi i componenti della coppia sono informati della situazione, non si può identificare come vero e proprio tradimento, e non c'è nulla di male, ma credo - mia illazione - che solo una piccola percentuale delle relazioni abbia questa limpidezza di fondo; il resto è tutto un sotterfugio. Però credo che il "è stato solo sesso" sia la scusa più usata per giustificare la scappatella.
Ma lo sapete che non mi ci ritrovo affatto in queste situazioni?
Credo di essere una persona abbastanza fedele, sia in amore che in amicizia, e quando mi capitò di essere in coppia e di essere beccato a non aver, diciamo, arginato le avance di una terza persona, mi sentì malissimo. Mi sembrava di aver deluso la persona che avevo a fianco e di essere diventato poco affidabile. E non ci avevo nemmeno fatto nulla di fisico!
La mia logica è ben più complicata di due semplici rette parallele, amore - sesso, che proseguono ognuno per la propria strada senza scontrarsi.
Pongo un super canguro e non scenderò nei dettagli del fatto che io sia ipocondriaco, per cui se la persona che mi sta affianco va a letto con una terza persona, mi fa intanto un pochino schifo.
Che lo so che non siamo vergini immacolate, ma almeno non inquinare la mia idea di igiene e salute con il tuo lassismo sessuale!
Certo, magari ti ritrovi in palestra, con quel bono da paura che poco prima occupava la panca degli addominali e adesso è ad un metro da te e si sta spogliando. Ci credo che una forza misteriosa e maligna ti fa sbagliare doccia ed entrare nella sua.
Sai sono bionda, gli dici, mentre fotografi un corpo che sarà il protagonista dei tuoi futuri sogni erotici.
Però vedete, io son convinto che siamo esseri umani senzienti, razionali e anche un po' stronzi. Abbiamo abbandonato dal dì che fu l'istinto animale per diventare dei calcolatori, per cui certe dinamiche non mi quadrano.
I tempi che vanno dal riconoscere con qualche sguardo che l'altro ci stia, al ritrovarsi con le braghe calate, sono abbastanza lunghi da farti ragionare col giusto organo preposto al raziocinio.
La sintesi è che credo poco all'overwhelming di ormonella che non riesci a contenere e che le situazioni te le vai deliberatamente a cercare.
A questo si concatena strettamente la mia visione per cui due persone stanno insieme: ovvero si considerano entrambe il meglio, l'uno per l'altro.
Il top, il non plus ultra, come se Barbara d'Urso avesse trovato le luci che la sbiancano meglio. Come se Berlusconi avesse trovato la tinta per capelli che non sbionda ai lavaggi.
Come quel panino di McDonald che ti piace così tanto che speri lo tengano per sempre.
Di più meglio non ce n'è.
D'altronde di tempo per cercarlo, questo top, ne hai avuto. Le occasioni non sono mancate e i tentativi andati a vuoto sono stati la tua scuola.
E una volta che ti innamori, allora vuol dire che hai trovato il tuo "tutto", un pacchetto meglio della All Inclusive Wind: un fidanzato, un compagno di vita, un amico, un confidente, la persona a cui piacciono le stesse Yankee Candle che piacciono a te, ma anche un amante, quello che ti fa sudare ormoni anche solo ad averlo accanto.
Il miglior amante, perché c'è poco da girare nel tinello: il sesso è importante e farlo male diventa frustrante.
Ora, seguitemi in questo mangrovegiante ragionamento: se mi hai scelto come The Best of the World, perché ti prendevo emotivamente, mentalmente, fisicamente, ma mo' hai voglia di impollinare il vicino di casa, è possibile che io non sia il meglio per te. È possibile che una parte di te, anche solo quella che comanda le spinte dal basso ventre, pensi ancora che lì fuori possa avere di più, e quindi se lo va a procacciare. Insomma, se cerchi altro, probabilmente e in maniera più sotterranea, sei insoddisfatto della minestra che hai in casa.
Basta tortellini, oggi gnocchi!
Scoprire un tradimento per questo è devastante: è come se stessi tinteggiando le pareti di color albicocca, ma prima della seconda mano l'altro ti dice che voleva farle tortora.
Eppure avevate a lungo discusso di farle albicocca, provando e riprovando con i vari campionari. E invece no, adesso il tuo socio imbianchino FORSE le vuole di un altro colore.
Il tradimento non pone solo, come comunemente si pensa, questioni di fiducia a mio avviso, perché se il tuo compagno va con un altro o meno, non lo puoi mai sapere e starci a pensare ti fa venire quella ruga in mezzo alle sopracciglia che nessuno vuole.
Secondo me è proprio la certezza dei sentimenti a venir meno, il cadere di fondamenta come capire che quello hai ti completa e ti soddisfa al 100%, ma anche il fatto che ciò che davvero vuoi è una relazione.
D'altronde non sta scritto in nessun Bacio Perugina che siamo tutti destinati ad avere un unico eterno amore.
Ovviamente non è che l'amore sia lobotomizzante: anche in coppia si può riconoscere la bonosità di uno che passa per strada, ma sai che non ti può far star bene, tanto quanto la persona che hai scelto fra i mille volti che hai incontrato.
Se hai anche solo un dubbio lillipuziano, tanto vale dirlo all'altro, anche perché la pena è vivere in due nella più grande delle abitudini: l'insoddisfazione.
è tornata la rubrica Beauty Cues, come sempre con la ormai amatissima da tutti Rory. Questa volta ci siamo concentrati sulla skin care routine invernale, i prodotti che abbiamo usato in questi ultimi mesi più freddi.
Per quanto mi riguarda, rispetto allo scorso inverno, la mia pelle è stata più normale che secca; certo esigente perché ci son stati giorni davvero freddi e ne ho risentito, ma nulla che mi abbia portato addirittura a screpolarmi ad esempio. Sicuramente merito anche dei prodotti Biofficina Toscana e di quelli di cui vi parlo qui, che hanno mantenuto la situa sotto controllo.
Fermiamoci un attimo ad ammirare la bellezza della confezione di questo detergente Human+Kind che solo a vederla ti mette allegria.
Carina anche la scatola esterna che in genere trovo inutile, ma questa forma esagonale la rende originale. Ma parliamo del prodotto.
Questo Wash Off Facial Cleanser è un detergente in crema con una consistenza densa ma soffice ed ha un profumo molto piacevole, fresco e delicato.
Era la prima volta che usavo un detergente in crema e non sapevo bene cosa aspettarmi, anzi avevo un po' di timore che non mi desse la sensazione di pulizia, non facendo effettivamente schiuma, e invece questo è fantastico.
Mi lascia la pelle detersa, liscia, morbida, luminosa e compatta, ma non la secca, non la senti che tira né che dopo devi metterci su otto mani di crema idratante. Una sensazione di pelle fresca, e distesa.
La cosa ancora più bella è che non mi irrita, né fa bruciare gli occhi.
Come lo uso?
Bagno il viso con acqua tiepida, prendo una nocciolina di prodotto, e lo distribuisco sul viso e inizio a massaggiare. Massaggio per circa 30 secondi insistendo ai lati del naso, fronte e mento e se serve emulsiono con ancora un po' di acqua. A volte faccio proprio i massaggi che vi raccontavo nella pulizia del viso.
Dal sito Human+Kind ci dicono:
Scoprite un incarnato più luminoso e perfetto con il nostro detergente in crema 3 in 1.
Toglie trucco e impurità con un delicato effetto esfoliante, senza privare la pelle dei suoi oli naturali.
Effettivamente questo sarebbe un prodotto 3 in 1: deterge, elimina il trucco, ed esfolia.
Come vi ho detto, deterge bene. Quanto ad eliminare il trucco, come saprete utilizzo soltanto correttori di vario genere, sia siliconici che non, e riesce letteralmente a scioglierli.
Ma l'effetto esfoliante e comunque di pulizia più profonda, lo ottengo col panno incluso nella confezione, il Deep Cleansing Cloths.
A me i pannetti in microfibra piacciono molto, ma questo Human+Kind è davvero morbidissimo. Al mattino utilizzo solo il detergente, per una azione più delicata, mentre la sera, quando appunto voglio rimuovere tutto tutto, utilizzo il panno e la pelle risulta perfettamente e profondamente pulita ma non arrossata o stressata. Letteralmente ci lascio la faccia su quel panno.
Non so dirvi se sia in grado di eliminare un trucco completo, magari con prodotti water proof, ma un makeup leggero son sicuro lo elimini.
Se pensate che il prodotto sia costoso, vi posso dire che si ammortizza bene nel tempo, perché va usata davvero una punta di prodotto, per cui ci farete i mesi. Il PAO è lungo, per cui potete usarlo da un inverno all'altro.
L'unica nota negativa è che il pannetto perde in fretta la morbidezza ed essendo bianco, vi tocca lavarlo per bene di volta in volta. Un tip? Cercate di dividere indicativamente in 4 parti questo Deep Cleansing Cloths cercando di usare una parte per volta, così da non consumarlo troppo in fretta. Adatto a pelli da normali a secche, ma anche leggermente miste.
Son dei prodotti simili fra loro che oltre a detergere, esfoliano delicatamente, per cui mi tornano comodi per quelle volte in cui voglio una detersione anche schiumogena più profonda magari in una giornata più calda (qui in Sicilia abbiamo sfiorato i 20 gradi!) o dopo essere stato in mezzo allo smog della città. Inoltre dovevo terminarli, ad essere onesti, e ci son riuscito.
Questo tonico rassodante di Antos non è la prima volta che appare su queste pagine, ma in realtà l'ho ripreso un po' per sbaglio. Non mi è spiaciuto affatto nemmeno questa volta, anzi lo uso con piacere. È un tonico rinfrescante, lenitivo che dà una bella sensazione di freschezza.
Non irrita, non brucia, non appiccica, non fa schiuma. Come tutti i tonici che hanno queste confezioni col tappo a scatto, lo travaso in un contenitore con erogatore spray, perché mi trovo bene così.
Sul sito di Antos troviamo questa descrizione
Indicato nel trattamento di pelli secche, disidratate e tendenti alla rugosità. Il succo di mela e l’estratto di iperico svolgono una marcata azione antirughe, vellutante ed idratante.
che in parte potrei condividere, ma quell'"antirughe" è un effetto, come potete immaginare, molto poco rilevabile. Ma lo riprenderei (fra un anno o due magari).
Ho già utilizzato ed approvato il tonico eil contorno occhi di questa linea alla rosa mosqueta, questo siero invece è stato una adozione da parte di qualcuno che non lo ha apprezzato. Ma, anche per quanto mi riguarda, non ci siamo.
Quando penso ad un siero, penso ad un prodotto dalla composizione ricca di ingredienti attivi per cui con poche gocce riesci ad avere degli evidenti risultati magari in idratazione o turgore della pelle.
Questo siero de I Provenzali si presenta col suo bel contenitore airless da cui fuoriesce una cremina fluida di colore bianco, con un profumo molto simile ai prodotti di tutta la linea: floreale e per me piacevole.
Si stende bene e si assorbe subito, non unge né appiccica ma c'è un grosso "ma": questo prodotto idrata poco. Direi quasi nulla.
Per la mia pelle, che come vi accennavo è normale, va a malapena bene per il giorno e in certi giorni più freddi, è stato acqua fresca.
Sinceramente lo uso come una crema leggera, anche nelle quantità, e non centellinando come si fa in genere con i sieri, ma se avessi voluto una crema leggera, ne avrei preso una più conveniente da un punto di vista quantità/qualità/prezzo.
Un punto a favore è la setosità e la luminosità che lascia sulla pelle.
Il Siero Viso Antiage I Provenzali Bio dona alla pelle del viso un’immediata e globale sensazione di benessere per un aspetto più luminoso, uniforme e compatto, grazie alla combinazione dei suoi preziosi attivi
Di questi 5 effetti, come vi dicevo, ne trovo solo giusto un paio. Forse nel periodo estivo sarebbe andato bene, ma adesso questo siero I Provenzali è quasi una carezza.
Adatto da pelli normali a grasse, ma secondo me c'è di meglio.
Questo prodotto Helan è stato tanto chiacchierato in rete, per via del fatto che si trovava lo scorso Novembre, ad un costo irrisorio insieme, ad una rivista e siam tutti corsi a comprarlo.
Il prodotto si presenta in un tubetto con beccuccio sottile ed è una crema mediamente densa e bianca. Ha un po' il profumo da crema della nonna ma non è invasivo o fastidioso. Non è un prodotto grasso, o oleoso, o appiccicoso, si assorbe abbastanza bene e in fretta.
In teoria questo Filler di Helan sarebbe un prodotto adatto a tutto il viso, per quelle zone che tendono a segnarsi ed ad essere più secche, e col beccuccio si dovrebbe andare di precisione sulle zone da trattare.
Fa quello che promette?
Vediamo cosa dicono dal sito
Il Filler SuperIdratante Concentrato, “dall’effetto riempirughe” idrata, nutre e “colma” a fondo le piccole rughe con un’azione del tutto naturale.
Ho trovato che, applicato picchiettando sul contorno occhi, lasciasse la zona idratata, elastica, ben distesa e morbida. Io ho un contorno occhi secco e questo filler di Helan mi è piaciuto. Il beccuccio aiuta a prelevare la giusta quantità di prodotto, non ne serve molto.
Come potete immaginare non ho rughe da correggere e riempire. Sotto gli occhi mi ritrovo due pieghette, e questa crema un po' le distende ma è impossibile eliminarle definitivamente e a lungo perché son proprio due pieghe della palpebra che ovviamente si muove, o dovrei avere gli occhi di vetro.
Non ho notato effetti schiarenti sulle occhiaie, ma d'altronde il prodotto non ha questo scopo. Non mi ha fatto bruciare o irritato gli occhi.
Per quanto riguarda la ruga sulla fronte, noto che un po' la riduce ma anche qui parliamo di una piega della pelle che qualsiasi crema più idratante fa apparire meno evidente, e che comunque non può essere eliminata a meno che non mi inietti botox.
Infine, applicata su labbra e contorno labbra ho trovato che questo filler fosse anche qui piacevole. Non amo le creme sulle labbra, perché ho sempre l'impressione di mangiarle, questa invece non dà alcun fastidio. Diciamo che è un valido coadiuvante al balsamo labbra: idrata, ma non è protettivo.
Lo comprerei a prezzo pieno? Sì, anche se per la notte o per l'inverno comprerei qualcosa di ancora più idratante.
Adatto ad una pelle normale o secca.
Strano ma vero, ho utilizzato dei prodotti diversi per l'idratazione serale, anche perché il siero de I Provenzali è troppo poco per me. Vediamo un po' cosa ho usato subito dopo il detergente Human+Kind e il tonico.
Sì, l'ho rubata a mia madre, o meglio, l'abbiamo utilizzata in società. Questa crema de L'Erbolario si presenta abbastanza densa e spessa ma una volta prelevata si stende bene sulla pelle, e si assorbe anche molto in fretta, senza risultare grassa. Non fa scia bianca o robe strane sul viso.
L'odore non l'ho capito, è buono, non buonissimo, sa di crema.
Vi dico la verità, mi aspettavo una crema molto più idratante, ma sulla mia pelle è stata gradevole anche di giorno. Tuttavia non l'ho potuta usare costantemente di giorno perché in ambienti o nelle giornate più calde, mi sembrava di trasudarla un po' e che mi lucidassi.
Dall'altro lato invece, mi capita di usare questa crema L'Erbolario, dopo aver applicato il siero I Provenzali.
Dipende un po' dalla mia pelle, da quello che ha bisogno, ma posso dire che l'ho relegata prevalentemente a crema notte.
Quando non metto il suddetto siero, mi piace applicarla sulla pelle ancora umida dal tonico, perché mi da la possibilità di massaggiarla un po' più a lungo.
Vediamo un po' le informazioni dal sito.
Anche l’epidermide meno giovane proverà un infinito senso di comfort e il piacere di riscoprirsi più vellutata, tonica e dall’aspetto più giovanile ed elastico.
È un crema vellutante in effetti: mi lascia la pelle liscia, ma sul potere tonificante o comunque compattante, non ho visto grandi risultati.
Non posso dire che non sia una crema valida, a mia madre ad esempio è piaciuta molto. Su di me, complice il fatto che non è studiata per una pelle giovane, non mi ha lasciato a scucchia aperta.
Idratante ma nulla di unico e inimitabile. Punto a favore è che non mi ha creato impurità, ma è ben raro che una crema me ne crei.
Adatta a pelli da normali (mature) a secche, ma non supersecche.
Evidentemente per adesso vanno di moda i sieri e quindi chiamano così ogni cosa. Per siero si intende comunemente qualcosa di liquido, poi è stato esteso a prodotti in crema, e ora anche a prodotti particolarmente concentrati, anche se con altre composizioni e texture.
Questo siero di Latte e Luna è infatti un burro quasi solido, liscio, non granuloso. Si preleva abbastanza facilmente da questo barattolino (molto carino e molto hand-madeish) in vetro e, una volta scaldato a contatto con la pelle, si scioglie e diventa un olio.
Ovviamente, come tutti gli oli, unge, ma non è una sensazione che mi ha dato particolarmente fastidio, in primis perché non bisogna esagerare con le dosi (30 ml vi durano una vita) e secondariamente perché usandolo la sera, poi andavo a letto e ciao core.
Sì, per me è un prodotto che va usato esclusivamente la sera, perché, a meno che non rimuovi gli eccessi di unto, impiega un bel po' ad assorbirsi e il contorno occhi resta lucido e non è il massimo da vedere. Oltre al fatto che non ci potete mettere il make-up sopra.
Mi è capitato di usalo giornalmente, ma quando sapevo che tanto stavo a casa e al massimo suonava il postino. Il mio postino è donna.
Mi piace applicarlo sulla pelle bagnata: spruzzo un po' di tonico più precisamente sugli occhi, e massaggio il siero.
Quanto agli effetti posso dire che è un prodotto molto molto idratante e nutriente. Il giorno dopo averlo applicato mi sveglio con un contorno occhi liscio, compatto e morbido. Raramente mi son svegliato con la zona ancora unta, e quando è successo, probabilmente perché c'ero andato giù pesante.
Sul sito Latte e Luna descrivono questo siero come
Decongestionante, antiarrossamento, ricompattante, restitutivo, combatte il principio infiammatorio che genera la ruga o il cedimento cutaneo.
Sull'effetto antiarrossante non posso esprimermi, perché non ho arrossamenti in quella zona, sul resto posso stringere la mano all'azienda per questo prodotto davvero ricco.
Devo però sottolineare due cose: questa crema ha un odore di pomata per i reumatismi. Pare che abbiano cambiato e migliorato il profumo, e che la mia sia una vecchia versione, ma era parecchio fastidioso le prime volte.
La seconda cosa è che non credo lo ricomprerei ma solo per una questione di praticità: mi piace avere un unico prodotto che possa utilizzare giorno e notte, ché tanto il mio contorno occhi tende ad essere sempre secco.
Come forse ricorderete, ho già utilizzato altri Addolcilabbra:Lime, Cioccolato bianco eMenta. Anche questo al Cocco si presenta esattamente come gli altri da un punto di vista delle qualità: idrata bene le labbra, e le protegge. Non è estremamente lucido, e non ha un brutto sapore ceroso. Non è oleoso e quindi sbrodoloso, né si scioglie troppo se magari lo tenete in borsa o comunque fa caldo.
Tuttavia non posso non dire due cose. Intanto il profumo: mi aspettavo che le nuove fragranze dei balsami labbra Alkemilla fossero un po' più intese, questa al cocco invece non la si sente molto, come le altre, giusto il tempo di applicarlo.
Inoltre ho visto che la consistenza fosse un po' granulosa. Non tanto da fungere da scrub sulle labbra, ma qui e lì nel corso dello stick si sentivano un po' di grumi. Ho letto che anche altre persone hanno avuto lo stesso inconveniente. Credo dipenda dal fatto che gli stick, nel corso dei vari trasporti, subiscano balzi termici che un po' influiscono sulla consistenza.
Resta un prodotto valido, che consiglio, e che ricomprerò.
E passiamo al corpo. Avendo solo due prodotti di cui parlarvi ho pensato potesse essere meglio creare un unico post, ché tanto alla fin sempre pelle è.
Vi ricordo in questo caso, che la recensioni come sempre si basano sulle mie necessità: anche qui una pelle normale, ma un po' più esigente.
Lovea è un brand francese con una distribuzione orrenda in Italia. In pratica si trovano solo alcune referenze qui e lì.
Dalle mie parti, fino a qualche tempo, fa non trovavo proprio nulla, tanto che una delle due minitaglie che vedete in foto mi è stata regalata insieme a varie cose da Simona (MissPenny09).
Un bel giorno però, da OVS vedo relegate in un angolino varie (non tutte) minitaglie di Lovea, ma non vedo i formati grandi, perché infatti attualmente non ci sono.
Comunque andando al prodotto, avendo usato due minitaglie posso darvi una recensione più completa. Questo docciaschiuma di Lovea ha una consistenza misto fra il gel e la crema appunto.
Fa una bella schiuma soffice e lava bene, senza però aggredire la pelle.
Non è il detergente più delicato al mondo, ma mi ci trovo bene, tanto che mi è capitato di usarlo senza metterci la crema dopo e non sentivo la pelle secca o tirante.
Quanto al profumo posso dire che è ottimo: è una fragranza alla vaniglia dolce, ma non zuccherosa e stucchevole. Ma è una profumazione gourmand, sembra quasi un crème caramel. Purtroppo non è particolarmente resistente sulla pelle, ma un pochino si sente, ed è comunque gradevole al momento della doccia.
Sul sito Lovea ci informano che
Godetevi la leggera e profumata schiuma per una vera e propria sensazione di benessere. Arricchito con estratto di vaniglia, la sua formula è fatta di 95% di ingredienti di origine naturale e deterge delicatamente la pelle.
È vero, il profumo dà una sensazione di rilassamento. Unica nota negativa è che il tappo, a vite, richiede un minimo di attenzione o fuoriesce del prodotto in eccesso.
Sinceramente lo ricomprerei, anche solo per variare fragranza ogni tanto o per la comodità della minitaglia.
Altra crema corpoPhytorelax, e arrivati a questo punto, oso dire che questo marchio, per quanto riguarda i prodotti low cost, sia quasi un leader delle creme corpo. Come sapete, quella di Noniquemi aveva deluso un pochetto, e cercavo qualcosa di più idratante.
Effettivamente questo burro corpo si presenta come una crema molto densa, ma non super compatta, tanto che stenderla è comunque molto facile e piacevole. Ha un colore giallino, che lo avvicina a somigliare ad un gelato alla zuppa inglese.
Si assorbe abbastanza rapidamente con qualche massaggiata e, sebbene a me piaccia abbondare con la crema corpo, o non ci perdo proprio tempo, non fa tantissima scia bianca. Non è grasso e non lascia la pelle unta.
Un burro corpo ottimo.
Ma veniamo ad un mega plus: l'odore. Se vi state aspettando un odore di "cocco bello, cocco fresco" mi spiace deludervi. Questo burro profuma di un cocco più dolce, caldo, avvolgente, vanigliato direi. Infatti si sposa bene con il docciaschiuma Lovea e, sì, mi piace molto. È soprattutto un profumo che dura a lungo sulla pelle: tipo che faccio la doccia la sera, e al mattino dopo ancora si sente (seppur ovviamente decisamente in modo più delicato).
Vi direi a questo punto di guardare le info presenti sul sito per vedere se il prodotto fa ciò che promette, ma Phytorelax non aggiorna la propria pagina dall'ante guerra.
Quindi faccio riferimento al sito delle profumerie Douglas:
Piacevole da massaggiare e di facile assorbimento, idrata e protegge la pelle rendendola elastica e luminosa.
e non posso che essere d'accordo. Ma manca un aspetto importante: oltre a nutrire a lungo la pelle (quindi non come la Nonique che non arrivava alla doccia successiva) questo burro lascia la pelle setosa altrettanto a lungo.
Unico neo, come sempre, sono le confezioni Phytorelax che non hanno dei sigilli che possano garantirne la non manomissione da parte di cafoni che aprono la roba giusto per annusare.
Adatto a pelle normale, secca e anche molto secca.
Lo so, è stata una maratona, ma ce l'ho fatta.
Spero di essere stato abbastanza chiaro con queste recensioni. Per cui vi bacio, vi lascio al blog di Rory, e noi ci leggiamo presto!