Il siero viso coreano alla pesca per una pelle più sana e luminosa 🍑

Il focus di questa recensione e del prodotto di cui vorrei parlarvi è ottenere una pelle più idratata, più fresca e più luminosa, e tutto questo grazie agli ingredienti contenuti nel Peach 70 Niacin Serum del brand coreano Anua.

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🔎 Stylevana, YesStyle (coupon PIER10YESTYL)
💸 €18
🏋 30ml 
🗺 Made in Corea
⏳  Scadenza sulla confezione
🔬 //

Secondo prodotto (qui il primo) per me di questa azienda che ancora conosco molto poco, ma che mi ha convinto per via delle formulazioni che propone che vogliono essere multifunzionali ma non buttate a casaccio, e soprattutto con una ricercatezza interessante.
Il Peach Niacin Serum è un siero arricchito con il 70% di estratto di pesca, ma non è così semplice perché è un prodotto che contiene parecchi ingredienti brevettati.
Infatti l'estratto di pesca in questione viene fatto fermentare, con lattobacilli, per 120 ore a basse temperature, prendendo il nome commerciale di PeachNia e questo processo comporta che l'attivo estragga il suo naturale contenuto di niacinamide, e soprattutto aumenta la biodisponibilità dei nutrienti della pesca.

La PeachNia così diventa un attivo che si occupa della pelle a tutto tondo, stimolando e rinforzando il microbiota cutaneo, amplificando il potere idratante degli zuccheri naturalmente contenuti nella pesca e favorendo l'effetto illuminante del frutto.

A questa dose naturale di vitamina B3, Anua ha aggiunto anche il 5% di niacinamide pura, che è proprio la quantità ideale affinché questa agisca sulla salute della pelle e sulla produzione di melanina, ma risultando facilmente sopportabile dalla cute. 

Ma questa è solo la punta dell'iceberg perché l'INCI è ben più complesso: l'azienda ha infatti inserito diversi ingredienti fermentati o estratti di lieviti, come quello che Anua chiama Desert Yeast Oil, che sembra essere un ceppo di lievito fermentato che pare resista alle condizioni estreme dei deserti. 
E ancora, un altro brevetto è quello del Peach Yogurt Complex, che unisce l'esfoliazione delicata del Betaine Salicylate, una forma più idratante di acido salicilico, con i polifenoli e flavonoidi dell'estratto di fiori di pesco che combattono i radicali liberi.

Fortunatamente il Peach 70 Niacin Serum Anua ha anche ingredienti più comprensibili come una sequela di idratanti quali glicerina, acido ialuronico di forme diverse e acido poliglutammico, o sostanze che contrastano le macchie come l'alfa arbutina. Ci sono poi attivi antiossidanti come l'estratto di curcuma e quello di un'alga marina rossa, e anche un derivato della vitamina C. Poi troviamo pantenolo e un complesso di centella asiatica come lenitivi, e ceramidi che invece si occupano della barriera cutanea.

Poi Anua ha inserito anche una miscela di oli vegetali, come quelli di cartamo, di semi di chia e di semi di tè verde, che oltre ad essere emollienti, sono ricchi di acidi grassi essenziali.
Se ve lo steste chiedendo, questo carinissimo colore rosato non è dato da un colorante ma dalla Cianocobalamina, una forma di Vitamina B12, che pare rinforza la barriera cutanea riducendo secchezza e rossori.

So che può sembrare una spiegazione cavillosa e tecnica (anche se penso di aver usato termini più che comprensibili non essendo un chimico), ma penso che già questo vi faccia capire molto di questo siero viso coreano, e del fatto che è stato studiato davvero per contenere tecnologie mirate, senza però rinunciare alla piacevolezza della texture: il Peach Niacin Serum è infatti un siero acquoso scorrevole sul viso, ma con un minimo di spessore, ed una delicatissima profumazione di pesca. Sin da subito da una sensazione di freschezza molto carina, e su di me si assorbe molto bene, senza lasciare la pelle a lungo appiccicosa o appesantita.
Come dico sempre, è un siero che si sente: non è di quelli che appena lo mettete svanisce per poi dimenticarvi se lo avete applicato o meno. Dà subito appunto comfort alla pelle, idratata, ridona elasticità e morbidezza.

Nello specifico il Peach 70 Niacin Serum Anua per me è una sorta di essence, un misto fra appunto un tonico ed un siero leggero, che mi dà idratazione, nutrimento, e mi prepara la pelle ai prossimi step.

È un siero che può essere usato mattina e sera senza problemi, e che secondo me (ma pure secondo l'azienda) va bene per qualsiasi tipo di pelle. Ovvio che se come la mia, la vostra è una cute più tendente a disidratarsi, specie in questo periodo più freddo, allora dovrete associarlo ad una routine più completa con altri step, anche solo una crema idratante. Ma immagino di utilizzare questo Niacin Serum Anua anche nei periodi più caldi semplicemente accompagnandolo con una protezione solare.
Io non ho fatto fatica a stratificare questo siero con altri prodotti di vari brand, anche quando la sera magari paciugo e provo trattamenti diversi.

Non avendo macchie scure non so come agisca in questo senso, ma mi piace molto l'approccio di questo siero Anua, perché non credo nasca come un trattamento mirato smacchiante, quindi se avete questo problema potrebbe non fare per voi. È più in generale pensato per la salute della pelle, per far sì che nell'uso costante l'incarnato appaia più luminoso e omogeneo, perché la cute è più sana e forte, meno propensa ad ingrigirsi, ad apparire stanca o screpolata. 

Secondo me nel vastissimo panorama dei sieri viso idratanti, coreani o meno, ha più senso una formulazione del genere, che riesce a coprire diverse problematiche legate ad una non perfetta funzionalità della barriera cutanea.

Avete mai provato Anua?



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Buy Now: L’inganno del consumismo, perché vederlo (e perché no)

Il 20 Novembre, nel mese degli acquisti più folli spinti dal Black Friday, è arrivato su Netflix un documentario che cerca di spingerci dall'altra parte, ovvero fare acquisti più oculati, evitare gli eccessi, ma soprattutto farci conoscere cosa c'è dietro al marketing e alle strategie che le aziende mettono in atto per vendere di più. Si intitola Buy Now, L'Inganno del Consumismo e parla di questo e molto altro.


Una intelligenza artificiale (guarda caso) ci introduce in modo sarcastico e provocatorio attraverso 5 capitoli, o meglio 5 tappe, attraverso cui le aziende, soprattutto i grandi colossi, muovono le loro pedine, a volte anche mentendo, e spingono a produzioni sempre più massicce e quindi ad acquisti sempre meno oculati.

Si parla quindi di fast fashion e obsolescenza programmata, che spinge (o costringe) la gente ad un costante ricambio ed accumulo dei beni di consumo che acquista, ma anche di greenwashing, ovvero quella pratica con cui le aziende cercano di camuffare le loro azioni, facendo credere all'acquirente che la merce non avrà un impatto sul pianeta. Ma anche di come spesso gli sconti siano uno specchietto per le allodole e sono impostati solo per creare FOMO (fear of missing out, paura di perdere l'occasione). 
Ma dove finisce tutta questa roba che compriamo? Che conseguenze ha questa costante catena che spinge a nuovi bisogni? E chi crea queste nuove necessità, questo senso di urgenza all'acquisto, le grandi industrie o i clienti?

Come giustamente dicono in Buy Now, "dar via" qualcosa non significa niente, visto che resta comunque sul nostro pianeta e prima poi rischierà anche di danneggiare l'ambiente diventando un rifiuto. Ma anche il riciclo viene messo sotto la lente di ingrandimento di questo documentario Netflix, sottolineando quanto spesso le aziende mentano sulla reale capacità di riciclare la merce, o anche solo gli imballaggi di cui sono avvolti, e soprattutto quanto sia difficile ed a volte anche rischioso riciclare alcuni materiali, specie tecnologici.

In generale, Buy Now: l'inganno del consumismo sottolinea tante delle tecniche che le aziende mettono in atto per agire praticamente sulla psiche del probabile acquirente, anche solo cambiando il colore dei tasti su cui cliccare. Tutto questo, oltre che dalla intelligenza artificiale, viene raccontato anche da stessi ex dipendenti di grandi colossi come Adidas, Amazon, Shein e Apple, leader di settori che coinvolgono tutto il mercato e la concorrenza, che hanno tentato o stanno tentando di far fare marcia indietro al sistema.

Per noi magari il Black Friday non ha lo stesso impatto folle che può avere negli Stati Uniti e sicuramente l'Europa ha in parte regole differenti per quanto riguarda merce e riciclo, ma ciò non toglie che, con le festività praticamente a poche settimane, un documentario come Buy Now faccia riflettere, e possa essere utile soprattutto alle generazioni più giovani. Per quanto non riesca, in poco più di 80 minuti, ad approfondire argomenti spesso complicati, comunque riesce ad imbastire un discorso attuale, senza creare toni allarmistici. O per lo meno, per me che conoscevo già questi temi e queste criticità, non è stato qualcosa che improvvisamente mi ha messo angoscia, ma porta delle riflessioni che mi trovo a fare praticamente ogni giorno. Anche quando ad esempio vengono mostrate queste città in stile apocalittico, coperte di spazzatura, purtroppo non hanno un impatto così potente perché ci sono davvero già aree del nostro pianeta che subiscono questo disastro ambientale. 

Come poi capita spesso nei documentari Netflix, c'è una commistione di stili, anche grafici, che insieme alla durata, cercano di rendere ancora più attraente e fruibile un prodotto su un tema che alla fine può risultare ostico o respingente per alcuni.


Buy Now! The Shopping Conspiracy ha però tanti limiti che lo rendono secondo me non esattamente imperdibile. Come dicevo su, la sua inevitabile superficialità potrebbe rendere il documentario perfettamente inutile per chi già conosce molto bene le tematiche del consumismo e dei danni ambientali, risultando troppo semplicistico per queste persone.
Anche a me, che non sono esattamente un perfetto ambientalista né ho studiato marketing a quei livelli, è spesso risultato ridondante. 
Inoltre sono decisamente limitati anche il messaggio e le soluzioni che lo spettatore singolo dovrebbe recepire: solo alla fine si danno dei consigli stravecchi e vaghi, come semplicemente mettere la merce del carrello e attendere del tempo prima di procedere all'ordine. Peccato che al giorno d'oggi sono le stesse aziende ad esempio, ad offrire uno sconto per l'intero mese di Novembre, così da fare acquisti più consapevoli.

Questo significa che non credo che un documentario in streaming possa spostare proprio le menti e gli atteggiamenti dei più chiusi, chi non è disposto a fare un'analisi del proprio modo di acquisto e in generale ad avere una visione critica sul consumismo e sulle difficoltà di riciclo.

Personalmente poi non ho amato molto le scelte grafiche di Buy Now, soprattutto quando l'intelligenza artificiale, col suo modo sicuramente critico, mostra delle immagini che dovrebbero distrarre lo spettatore, esattamente come fanno le aziende nello spostare l'attenzione del problema. A me sono sembrate della aggiunge volte solo ad allungare la durata del film e non hanno un qualche valore particolare.

È così che lo stesso documentario diventa affetto da obsolescenza programmata, non riuscendo a superare poi molto i 90 minuti di visione. 


I prodotti promossi (e così così) di Novembre!

Torna l'appuntamento fisso con quei prodotti un po' random che però sono parte delle mie varie routine quotidiane, per la cura del viso, del corpo e dei capelli, e non solo. Anzi questa volta sarò più random del solito, ma spero ci sia qualche dritta utile e interessante.


Dicora Urban Fit Doccia Gel Energy Ginseng & Vetiver


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🔎 Amazon
💸 €2.09                
🏋 400ml
🗺 Spagna 
⏳  12 Mesi
🔬 //    

Mentre girovagavo su Amazon alla ricerca di prodotti interessanti, ho trovato questo brand spagnolo che mi ha incuriosito sia per le buone recensioni che per il costo, così ho voluto provare lo shower gel Ginseng e Vetiver che alla fine è un prodotto semplice ma valido. Al suo interno troviamo appunto gli estratti di queste piante, che sono associati ad un effetto energizzante e antiossidante, ma soprattutto aromatico, e poi c'è anche glicerina per idratare la pelle. In generale la formulazione viene definita al 94% composta da ingredienti naturali, ma come potete leggere da voi non è una composizione così ricercata o biologica.
Questo prodotto Dicora è uno di quei docciaschiuma cremosi con questo profumo aromatico legnoso di vetiver, decisamente maschile e deciso, ma comunque rilassante, che diventa subito una schiuma molto avvolgente e persistente, anche con le mie spazzoline in silicone di varie forme.


È un doccia schiuma davvero gradevole questo di Dicora, che sono riuscito ad utilizzare con costanza, perché deterge bene, ma nonostante la sua formulazione semplice, è delicato e lascia la pelle morbida e non secca o irritata. Anche appunto con l'utilizzo quotidiano, non mi ha dato fastidio o irritazioni.

Come tutti i prodotti detergenti cremosi tende a richiedere qualche secondo extra per essere sciacquato ma comunque non lascia residui. Inoltre la profumazione di questo shower gel Dicora permane, seppur delicatamente sulla pelle. È quindi un docciaschiuma un po' adatto a tutti i tipi di pelle, ad eccezione magari di chi ha la pelle molto molto secca e cerca altri attivi in un detergente corpo.
A me è piaciuto invece così tanto che non solo lo riacquisterei, ma ne ho già un'altra confezione di un'altra tipologia.


Biolis Nature Dentifricio Protezione Totale
 Acqua Floreale di Menta Bio e Aloe Vera Bio


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🔎 Tigotà    
💸 €2.99
🏋 75ml
🗺 Spagna        
⏳ 12 Mesi
🔬Eco Cert, Yes Vegan

Non ho più parlato di prodotti per l'igiene orale per varie ragioni, che spaziano dall'acquistare sempre gli stessi prodotti, al fatto che in generale non siano certamente la parte più divertente e interessante della cura della persona. Ma questo dentifricio Protezione Totale di Biolis Nature ve lo devo segnalare. Contiene infatti il 99% di ingredienti di origine naturale, che vuole prendersi cura a 360 gradi dello smalto dei denti e delle gengive. Ha infatti menta ed echinacea ad effetto rinfrescante e antimicrobico, aloe come addolcente e stevia per addolcire. Ma la particolarità è che non contiene fluoro, ma una sostanza molto particolare chiamata Idrossiapatite, un composto minerale di calcio e fosforo che aiuta a remineralizzare lo smalto, riducendo il rischio di carie ed erosione dentale. Sembra un ingrediente molto promettente che addirittura sembra agire anche meglio del fluoro. 


Il Dentifricio Biolis è comunque gradevole sotto altri profili: si tratta di un gel che, al contrario di tanti altri prodotti naturali che ho provato in passato, crea una schiuma decente mentre lo si utilizza, aspetto che aiuta a rendere, per me almeno, il lavaggio dei denti più piacevole e in generale più completo. È poi gradevole in bocca, il sapore è fresco e mentolato, seppur non estremamente glaciale, non impasta e non lascia residui. 
Pur essendo abituato a dentifrici con fluoro, avendo dei denti sensibili, questo di Biolis non mi ha fatto notare la differenza con i prodotti che usavo in precedenza perché non ho sentito appunto i denti più propensi a dare fastidio con sbalzi termici e affini, anzi mi sembra di sentirli più forti. Più in generale non mi ha dato fastidio su bocca e gengive, quindi promosso. Purtroppo della linea Biolis, a quanto ho visto almeno sul sito di Tigotà, solo questo Dentifricio Protezione Totale contiene idrossiapatite, quindi non so se proverò le altre varianti, ma questo lo a riacquisterò perché non fa rimpiangere un dentifricio tradizionale. 


NYX Control Freak Eyebrow Gel
Gel fissante per sopracciglia trasparente


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🔎 Amazon, sito dell'azienda, negozi monomarca
💸 €6
🏋 9 g
🗺 Taiwan
⏳  6 Mesi
🔬 //

Dopo il Brow Setter della linea Bare with Me di NYX, che mi era anche piaciuto molto, ho voluto provare l'altro gel fissante per sopracciglia, ovvero questo Control Freak che mi è piaciuto, seppur con diversi limiti. La sua formulazione è semplicissima, non ha degli attivi nutrienti che magari possano dare benefici alle sopracciglia, ma punta tutto sulla performance. È infatti un gel fissante trasparente, con un leggero odore chimico, che si può utilizzare su sopracciglia truccate o meno, di qualunque colore esse siano, perché non rilascia alcun pigmento.

Il Control Freak andrebbe tutto sommato bene per le mie sopracciglia perché effettivamente le tiene in piega per diverse ore, e non mi ha dato fastidio alla cute sottostante magari seccandola o creando desquamazione. L'effetto che dà è molto modulabile: può essere deciso e definito se si mette più prodotto, e più naturale se si dosa con maggiore prodotto, quindi si può gestire anche in base al fatto che abbiate delle sopracciglia più o meno folte. Il finish è abbastanza naturale, anche se più tendente al lucido.
Non so come si comporti con delle sopracciglia truccate perché non utilizzo questo tipo di make-up, posso però dirvi che il Control Freak Nyx non è difficile da rimuovere con uno struccante o un detergente viso qualsiasi.
Ma ha alcuni aspetti che, con l'esperienza e per le mie preferenze, me lo fa apprezzare meno del Brow Setter.

Il primo aspetto che non mi convince è lo scovolino, in fibre, simile appunto ad un comunque mascara, che un po' troppo grande e preleva un po' troppo prodotto, con la conseguenza che può essere scomodo per sopracciglia rade, e bisogna scaricare lo scovolino in generale se non volete applicare troppo gel. Io ad esempio a volte uso un altro applicatore pulito per togliere eventuali eccessi, o picchietto con un dito
Inoltre essendo appunto un gel, può risultare un po' pesante o comunque indurire troppo le sopracciglia. Ma soprattutto il Control Freak per via della sua consistenza, può creare quell'effetto pilling se lo andate a sfregare una volta asciutto. Non so se a voi capita, ma se inavvertitamente ad esempio vi grattate le sopracciglia, finite per trovarvi qualche pallino di gel che è abbastanza antiestetico. Basta prestarci attenzione indubbiamente, ma come dicevo ho capito che preferisco l'effetto di quei mascara fissanti in cera, che danno su di me un risultato migliore.


Balea Lacca Spray Volumizzante
formato da viaggio


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🔎 dm-drogeriemarkt.it, catene DM
💸 €0.99
🏋 100ml
🗺 Germania
⏳ Scadenza sulla confezione
🔬 //

Prima della lacca resistente al vento, c'era già un prodotto simile che stavo utilizzando e apprezzando ovvero questo spray fissante e volumizzante di Balea che come vedete ho acquistato già più volte. 
Poco da dirvi sulla formulazione: l'azienda dice che contiene appunto un filtro per proteggere i capelli dai danni solari, ma non so quanto possa agire in questo senso. Inoltre contiene pantenolo, che con la sua azione condizionante non guasta, ma è la performance in questo caso ad avermi convinto.
La lacca Volumizzante Balea infatti ha intanto un bel getto, leggero e sottile che consente di stratificare il prodotto a proprio piacimento, fino a raggiungere quella tenuta extra forte che promette l'azienda. Secondo me ha infatti il perfetto equilibrio fra una buona tenuta della piega, ed una certa elasticità e morbidezza dei capelli, senza quindi incollare troppo.

recensione balea lacca

Ne consegue che secondo me si può utilizzare sia su una piega più morbida, leggera e appunto voluminosa, sia su una acconciatura più statica, e proprio per questa sua versatilità mi è piaciuta molto perché riesco ad apprezzarla sia per un effetto più naturale che per quando invece ho bisogno che i miei capelli restino fermi a lungo. La lacca volumizzante Balea poi non mi va a seccare i capelli, complice appunto una tenuta leggermente inferiore ad esempio rispetto alla lacca resistente al vento (qui abbiamo un livello 4 su 5 rispetto al 7 dell'altra per capirci). Inoltre è semplice da rimuovere, basta pettinare i capelli, e non mi lascia particolari residui bianchi, né mi sporca prima i capelli.

Il formato da 100ml è poi un plus per me perché posso portarla in viaggio o in borsa, e che cerco comunque di non usare troppo prodotto, essendo della scuola di pensiero che qualunque spray fissante utilizziate, sia meglio non esagerare. Sicuramente la riacquisterò ancora in futuro.




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Un po’ di Natale con queste candele profumate (a meno di 5 euro) 🎄

Continua a pieno regime la mia ossessione per le candele profumate economiche che sto scovando qui e lì, e devo dire che ultimamente sto facendo anche delle scoperte carine. 
Con l'avvicinarsi del periodo natalizio ho avuto voglia di cambiare un po' genere di fragranze che utilizzo, passando a profumazioni un po' più adatte al periodo festivo e appunto al Natale, ed ho raccolto quattro diverse candele economiche, tutte al di sotto dei cinque euro, che mi hanno convinto.


Livarno Home Candela Profumata Sparkling Prosecco

Quest'anno da Lidl sono uscite (e ancora continuano ad uscire) diverse candele profumate del brand Livarno, e nella prima ondata, a fine Ottobre, sono arrivate queste con stoppino in legno che sono letteralmente andate a ruba, ma sono quasi certo siano già state disponibili in passato e che prima o poi torneranno di nuovo. La gamma è composta da tre diverse profumazioni, con appunto il tipico stoppino in legno che una volta acceso fa un crepitio simile a quello della legna che scricchiola nel camino e che crea secondo me una bella atmosfera rilassante e calda. 


Ammetto che non ho letto i nomi delle altre candele perché in pratica all'esterno non ci sono etichette, ma i dettagli sono indicati sotto il tappo di legno, e il mio naso mi ha spinto verso Sparkling Prosecco.

Lo scopo di questa candela Livarno è appunto ricordare il profumo di una bevanda fresca e frizzante e secondo me ci riesce, ma di fondo percepisco anche una maggiore robustezza grazie a delle note più speziate e legnose. È un insieme ben bilanciato secondo me, non aspettatevi cannella a tutto spiano per intenderci, perché resta una fragranza abbastanza fresca, ed anzi è un buon compromesso per chi vuole una candela che ricorda un po' l'atmosfera festiva e della stagione fredda ma senza cadere nel banale speziato o biscottoso. È inoltre una candela profumata che riesco a tenere accesa a lungo sebbene abbia una buona intensità, e si spande anche negli spazi limitrofi a dove la posizionate.

Nonostante sia abbastanza versatile come fragranza, questa Sparkling Prosecco Livarno ce la vedo meglio nelle zone giorno, negli spazi studio, e in cucina, ma perché per mia preferenza nella zona notte ci vedo meglio qualcosa di un po' più rotondo, caldo e coccoloso, o magari sentori più neutri.
Altri due aspetti tecnici che mi hanno convinto sono la buona persistenza una volta spenta e il fatto che la cera mi sia sempre sciolta in modo omogeneo. L'unico neo invece che riesco a trovare a questa candela Livarno Home è la fiamma leggermente alta, nonostante sia sempre attento ad accorciare lo stoppino, togliendo la parte bruciata, ad ogni accensione. 
Se la dovessero riproporre la vorrei provare in altre profumazioni.


Livarno Home Candela Profumata Berry Spice

Più di recente sempre da Lidl e sempre Livarno, è stata lanciata una linea di tre candele in giara con tappo in un formato piccolo ma molto carino, che può diventare anche una idea regalo carina ed economica, se dovete fare dei pensieri. Tre varianti di profumazione, appunto Spice Tree, Coco Vanilla e quella che ho scelto io ovvero Berry Spice, conquistato soprattutto dal vetro rosso. In verità sia la selezione colori che i nomi che appunto le profumazioni, mi hanno ricordato il pattern che Yankee Candle propone ogni anno, ovvero la candela verde che ha il tipico sentore di pino o abete innevato, quella bianca più calda e biscottosa, e quella rossa che invece ha due possibilità: o profuma di spezie come cannella e zenzero, o di bacche e frutti rossi.

E Berry Spice Livarno ricorda appunto questi sentori fruttati e freschi, come se fosse quasi un succo fresco o delle bacche che sono state coperte dalla neve. Non ci sento invece la componente "spice" quindi speziata, ma resta su aromi appunto meno avvolgenti e più frizzanti, senza però scadere nello zuccheroso, in un profumo troppo stucchevole. Anche questa mi è sembrata più una candela da zona giorno, che non infastidisce troppo, che tiene compagnia in modo delicato e costante.

Si scende sicuramente di intensità e di persistenza con questa candela Livarno, ma si percepisce comunque abbastanza distintamente durante tutta l'accensione, inoltre la cera mi si è sciolta anche in questo caso in modo omogeneo. Si tratta di una candela piuttosto piccola, siamo sui 55 grammi, quindi  non si può pretendere troppo, ma mi è sembrata comunque una linea carina.
Per dovere di cronaca ho annusato anche le altre varianti di queste candele Livarno e non sono affatto male, quindi le potrei acquistare se dovessero essere disponibili più avanti.



Cereria di Giorgio Merry Christmas Collection Candela Profumata
Pan di Zenzero e Cannella


Mentre navigavo su Amazon ho scovato questa candela di Cereria di Giorgio, storica azienda romana (quindi Made in Italy) che si occupa della creazione di candele per vari scopi, non solo profumate ma anche ecclesiastiche e decorative in genere, ed ho voluto dare una chance a Pan di Zenzero e Cannella nonostante le recensioni non fossero entusiasmanti. L'azienda specifica che si tratta di cera vegetale, ma non l'origine, e che lo stoppino è in cotone.

In realtà secondo me è un prodotto carino, ma ha alcuni difetti. In primis ho notato che su Amazon ma anche sul sito Cereria di Giorgio, si parla di una profumazione a base di pan di zenzero e miele, mentre la mia contiene cannella al posto appunto del miele, un dettaglio che magari per qualcuno potrebbe fare la differenza. Alla fine si tratta sempre di una candela con un profumo speziato e dolce, che ricorda appunto dei biscotti e dei sentori natalizi che conosciamo. Io ci sento anche una nota quasi incensata e legnosa di fondo, che smorza la dolcezza e le dà un po' più di corpo.

Una volta accesa è vero che non emana tantissimo profumo, ma è quella che definirei una candela da scrivania, con una fragranza che si percepisce nell'area in cui è posizionata o poco più intorno e che non raggiunge mai picchi di intensità particolarmente elevati. Per me questo è un plus perché non amo quando una candela, soprattutto con aromi speziati, diventa troppo pungente o addirittura infestante. Non è il caso di questa candela Cereria di Giorgio, e soprattutto una volta spenta, per quanto non sia ben definibile, lascia un sentore nell'aria che è comunque gradevole. L'unico appunto che posso fare è che la cera non si scioglie alla perfezione, probabilmente proprio perché vegetale, ma con il mio paralume casalingo, riesco a far creare una piscinetta di cera accettabile. Quindi sì, non sarà la candela più potente che abbia mai provato, ma se si lascia sciogliere la cera per bene, secondo me è carina. 


Bolsius Everyday Candela Profumata Gingerbread


In questo periodo da Tigotà è spuntata la linea natalizia delle candele profumate Bolsius che si chiama True Glow, composta dalle fragranze Cookie Fever e Winter Spices, ma ammetto che non mi hanno del tutto convinto, anche se forse le vorrei annusare con più calma. Oltre a questa azienda ho visto un'altra candela che invece si adatta bene al periodo invernale e alle feste, ovvero Ginger Bread.
Nei fatti è appunto una profumazione speziata, che ricorda un po' un biscotto con zenzero e cannella, ma senza eccessiva zuccherosità. Rispetto a quella di Cereria di Giorgio, è forse un pelo più dolce, non ha quella nota di fondo che vi dicevo, ma non la trovo fastidiosa anche se la lascio accesa molto a lungo, perché non raggiunge mai una intensità troppo alta rendendo l'aria troppo pesante.

Anche Gingerbread Bolsius è una candela che appunto definirei da scrivania o piccoli spazi, non ha una grande proiezione, né una particolare permanenza una volta spenta. Dalla sua però ha il fatto che la cera si scioglie bene e anche lo stoppino non crea fuliggine o cattivo odore. È carina da vedere con questo doppio strato di cera, ma non mi è sembrato che a colori differenti corrispondessero fragranze anche solo vagamente diverse, quindi immagino sia solo una questione estetica.
Certamente se siete abituati al livello di intensità come quello di Yankee Candle o in generale avete degli spazi ampi da voler profumare, questa Bolsius non fa al caso vostro, per chi invece come me non vuole letteralmente una nube di spezie asfissiante, va più che bene, sia appunto in una zona giorno che in una camera da letto, ma anche ad esempio durante un bagno rilassante.



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Le altre Maschere Viso in tessuto di Fria K Beauty Inspired

Sono passati ormai tre anni da quando ho raccontato la mia esperienza con le maschere viso  in tessuto di Fria che aveva lanciato una linea chiamata K-Beauty Inspired e che da un lato vuole ricalcare i famosi trattamenti della cosmesi coreana, dall'altro creare una esperienza sensoriale completa portandoci in giro per il mondo.
Tutte le maschere viso infatti hanno un QR code da scannerizzare, che porta ad una pagina in cui scoprire le bellezze del paese a cui ogni maschera è dedicata e una piccola playlist con alcuni brani da mettere in sottofondo quando si applica la maschera. Fino ad ora avevo provato le maschere Finlandia, Giappone e Amazzonia, dedicate ai rispettivi luoghi, ma di recente Fria ha espanso la sua gamma korean beauty.

fria maschere viso recensione

O per lo meno, di recente per me che le ho notate più o meno da quest'anno nei negozi che frequento di solito. Le novità sono due: India e Brasile, e le ho messe alla prova per completare questa serie, e memore della buona esperienza che mi avevano lasciato le precedenti.

Due nuove formulazioni da scoprire, ma entrambe questa maschere purtroppo continuano ad avere l'inutile supporto in tessuto non tessuto, che va ad assorbire inutilmente siero al trattamento vero e proprio. È vero che Fria non ha lesinato con il siero, ma continua a ritenerlo uno spreco di materiali che non capisco, quindi se mai l'azienda dovesse leggermi, continuo a portare avanti questa battaglia.
Il mio trucco per evitare sprechi è di rimuovere questa pellicola e passarla sul viso così da distribuire almeno una parte del siero di cui è inevitabilmente intrisa, e poi applico la maschera vera e propria. 
Per il resto, vi racconto le loro singole caratteristiche e le mie opinioni. 



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🔎 Grande Distribuzione, Amazon
💸 €0.99 (in offerta)
🏋 1 maschera monouso
🗺 Made in Italia
⏳ //
🔬 LAV Non testato sugli animali

Fria sottolinea la presenza di Cacao e Guaranà in questa maschera viso Brasile, ma c'è molto altro nella sua formulazione che mi piace. Certo, l'estratto di cacao ha un effetto antiossidante non male, così come l'estratto di guaranà che contenendo naturalmente caffeina, stimola la pelle. 
Ma a me in questa maschera viso Fria incuriosiva la presenza di niacinamide, che aiuta la pelle da più punti di vista, allantoina che addolcisce e favorisce la cicatrizzazione. Poi ci sono anche glicerina, olio vegetale, tocoferolo e l'ubiquinone, o coenzima Q10 che ha un potere antiossidante.  

La maschera Fria Brasile, come dicevo, è ben intrisa di siero, ed il tessuto è sottile giustamente come si confà alla skincare coreana, aderisce molto bene alla pelle, e non ho avuto necessità di fare grandi aggiustamenti. Ad essere puntigliosi, è leggermente lunga nella zona della bocca su di me, ma davvero non posso considerarlo un problema. La profumazione floreale che emana, fresca direi quasi saponosa, invece forse può essere un pelo intensa se siete molto sensibili alle fragranze, ma a me non ha dato problemi.

Fin dal primo momento che ho applicato questa maschera in tessuto Fria mi è sembrata fresca decisamente in modo intenso ma le temperature sono cambiate quindi ci può stare, e soprattutto l'ho trovata tutto sommato gradevole, non mi dato fastidio lasciarla in posa. Anzi vista la quantità di siero ho allungato i tempi in cui l'ho lasciata agire, ma non troppo: la mia pelle infatti ha bevuto il siero nonostante non sia ancora così tanto disidratata e rovinata, almeno all'apparenza.

Ciò nonostante ogni volta che ho usato questa maschera k-beauty inspired mi ha lasciato una pelle veramente bella, fresca, luminosa, distesa e compatta ma elastica, con la grana più affinata e la zona dei pori dilatatati più levigata. Anche al tatto risulta liscia e morbida, penso che si veda molto l'effetto lenitivo dell'allantoina, che addolcisce e calma i rossori.
Il suo potere idratante non è altissimo: è vero che non lascia residui appiccicosi, e che poi ci si può applicare altro sopra, ma sicuramente è un po' troppo poco per una pelle secca o molto disidratata, specie avvicinandoci all'inverno, penso vada meglio invece per pelli miste o a tendenza grassa.
Io ad esempio la utilizzerei più che altro per una occasione giornaliera, per preparare la pelle, e meno come trattamento per una idratazione e un nutrimento profondo. 


FRIA K-Beauty Inspired Maschera in Tessuto India
Effetto Illuminante Uniformante


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🔎 Grande Distribuzione, Amazon
💸 €0.99 (in offerta)
🏋 1 maschera monouso
🗺 Made in Italia
⏳ //
🔬 LAV Non testato sugli animali


Ha invece un INCI un po' più semplice la maschera K-Beauty Inspired India, che contiene ascorbyl glucoside, un derivato idrosolubile della vitamina C, più delicata sulla pelle rispetto all'acido ascorbico puro. Inoltre troviamo l'acqua di fiori di arancia amara, un distillato dalle proprietà rinfrescanti, mentre tornano invece la glicerina, il tocoferolo e l'olio vegetale.

Anche questa maschera Fria ha lo stesso tessuto molto comodo, facile da applicare e che non necessita particolati ritocchi, ma penso che i visi più piccoli potrebbero trovarle queste sheet mask un tantino grandi.

La maschera India ha anche un profumo buonissimo, mi ha ricordato l'odore di un ammorbidente, più che magari degli aromi speziati indiani. Non la definirei una fragranza del tutto delicata, quindi se non vi piace la cosmesi profumata meglio evitare. 

Anche questa maschera viso Fria K Beauty Inspired su di me è stata decisamente fresca sul viso, ma senza che mi venisse voglia di tirarla via, anzi è gradevole.
Passati i circa 30 minuti di posa che ho dedicato a questa maschera, la mia pelle aveva assorbito il siero quasi completamente, diventando indubbiamente più fresca, un po' più compatta e sicuramente anche un po' più luminosa e riposata.

Rispetto alla Brasile, la maschera India è mi sembrato desse una idratazione decisamente più soddisfacente anche per una pelle un po' più secca, risultando meno adatta forse per chi tende a produrre sebo perché potrebbe trovarla un po' pesante. Su di me ad esempio nel giro di qualche minuto è svanita la lieve sensazione di appiccicoso che mi aveva lasciato, quindi vi fa capire come sia un trattamento che si sente sulla pelle, e che per me va benissimo per la sera. Nonostante sia appunto una maschera che idrata bene il viso, non mi è stato complicato aggiungere altri prodotti dopo averla utilizzata, quindi un altro plus. 

Anche queste nuove aggiunte alla gamma Fria K-Beauty Inspired mi hanno confermato che si tratta di una bella gamma di maschere viso economiche in tessuto, che sicuramente mi ritroverò ad acquistare altre volte, visto che spesso le trovo in offerta.

Voi le avete provate?



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Qui non è Hollywood non è la serie tv che mi aspettavo

È stata persino bloccata con una ordinanza del tribunale di Taranto a seguito di un ricorso fatto dal sindaco di Avetrana, il quale riteneva che Qui non è Hollywood, la miniserie Disney sulla scomparsa di Sarah Scazzi, sarebbe stata diffamatoria per gli abitanti del paese.

Dal 25 Ottobre, data della messa in streaming ufficiale, la serie è slittata al 30 Ottobre, ed è stata resa disponibile senza il riferimento ad Avetrana nel titolo e, dopo aver visto i quattro episodi di cui è composta, mi è sembrata diversa rispetto a quanto mi aspettassi.

La serie tv di Pippo Mezzapesa è infatti suddivisa in quattro parti, come quattro sono appunto i personaggi principali di una storia vera che si è legata ad un true crime. 

I fatti li sappiamo già: nell'agosto di undici anni fa, in un piccolo paesino pugliese di poco più che seimila abitanti, una ragazzina di appena 15 anni, di nome Sarah, spariva nel nulla, per poi essere ritrovata qualche mese più tardi senza vita. Una vicenda che riempì i giornali e telegiornali italiani e che fece discutere tanto l'opinione pubblica e che ancora suscita dubbi su come siano andate davvero le cose. 
All'ergastolo, ancora oggi, la cugina di Sarah, Sabrina Misseri, e sua madre Cosima Serrano, mentre il padre e il marito delle due, Michele, è uscito dal carcere proprio quest'anno. 
Il movente sarebbe stata la gelosia di Sabrina verso Sarah, più giovane, carina e magra, e soprattutto le attenzioni che Ivano Russo le avrebbe rivolto.

Ma Qui non è Hollywood, come scriverà qualcuno su un muro di Avetrana, ha in parte uno svolgimento diverso rispetto alle mie aspettative. Infatti il trailer e le immagini che avevano anticipato il lancio della serie sembravano quelli di una serie oggettivamente grottesca e a tratti macabra, più simile ad American Horror Story che ad un true crime, ma i toni sono molto diversi.
La ricostruzione è infatti curata così tanto da avere l'impressione di assistere ad un documentario che si vuole concentrare davvero sulle dinamiche che potrebbero essere accadute in quei giorni a Sarah. Lo stile è cupo, e trasuda tristezza, c'è molta più intensità e tensione di quanto mi aspettassi, e che appartiene giustamente ad una serie che parla di un dramma che ha distrutto famiglie intere.

Sono soprattutto le interpretazioni a rendere Qui non è Hollywood credibile e ad avere secondo me alzato il livello di questa serie, perché sono molto precise e non diventano quasi mai caricaturali.

Sono soprattutto Giulia Perulli, nei panni di una Sabrina Misseri davvero somigliante, e Vanessa Scalera, che rende benissimo Cosima Serrano, ad essersi letteralmente trasformate nelle protagoniste, dando loro la giusta dose di inquietudine, senza diventare appunto quelle macchiette bizzarre che le scene d'anteprima facevano immaginare.

Utile anche il ruolo di Anna Ferzetti, che rappresenta un po' la macchina mediatica che si è mossa quando il caso ha raggiunto la portata nazionale. 
Il personaggio meno riuscito è forse l'Ivano di Giancarlo Commare, non perché non sia bravo o perché sono abituato a vederlo in ruoli più leggeri come in Maschile Plurale, ma perché non c'è stato un grosso sforzo nel renderlo più somigliante fisicamente alla sua controparte reale.

È anche realistico secondo me lo spaccato della provincia del sud Italia, così isolata, quasi retrograda, non degradata ma certamente nemmeno particolarmente evoluta, specie nella mentalità. 

In questo senso non mi trovo d'accordo col sindaco di Avetrana che, per quanto giustamente voglia difendere la reputazione del suo paese e dei suoi concittadini, dovrebbe accanirsi con praticamente tutti i true crime che vengono messi in circolazione, e in generale tutte le storie gialle che vediamo in produzioni televisive e non. Purtroppo, quello che resta nell'immaginario collettivo da un caso di cronaca più o meno cruento, non è dettato dall'eventuale serie tv o film che ne racconta i fatti.
Qui non è Hollywood ad esempio non mi pare mercifichi un fatto di cronaca, cerca di scavare più nelle ragioni delle persone coinvolte, ed addirittura non spettacolarizza l'atto stesso, perché non viene mostrato.

Nonostante credo sia una produzione solida, la serie diretta da Pippo Mezzapesa è secondo me però sbilanciata: i primi due episodi infatti sono quelli che mi hanno convinto di più, mentre quelli su Cosima e Michele mi sono sembrati i più lenti. Mi aspettavo che ci fosse un impatto ed una suspense crescente, visto che i fatti di cronaca erano già noti, ma non è stato così.

È in particolare forse il finale su Cosima che avrei gestito diversamente, con meno scene oniriche e romanzate e un maggiore approfondimento sulla sua dicotomia fra l'essere una zia tutto sommato amorevole e l'essere coinvolta nell'omicidio della nipote.
Alcune sottigliezze insomma andavano smussate o interpretate diversamente, come ad esempio la scena in cui Sabrina Misseri mangia la Nutella, per raccontare probabilmente i suoi disturbi alimentari, ma è un modo molto semplicistico per farlo.
E avrei rivisto anche la colonna sonora, azzeccata ma che ogni tanto entra troppo prepotentemente in scena. 

Non credo che Qui non è Hollywood fosse una serie tv necessaria in senso stretto, e non è certamente perfetta, ma penso che abbiano raccontato una vicenda comunque dall'impatto importante, in modo più che corretto, e questo non succede spesso con le produzioni italiane. 

Il siero al Retinolo di Transparent Lab per una pelle più levigata e luminosa

Vi ho detto in una recensione recente che appena scattato settembre ho iniziato a mettere in uso i miei prodotti con retinoidi, e fra questi mi attendeva il Gentle Rejuvenation Serum della linea Transparent Lab di Niche Beauty Lab.


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🔎 NicheBeautyLab.com
💸 €19.95
🏋 30ml
🗺 Made in Spagna
⏳  12 Mesi
🔬 Vegan, Cruelty Free


Ha sulla pelle una tripla azione di illuminare l'incarnato, agire su rughe e tonicità della pelle, ed ho scelto questo siero per ricominciare ad usare il retinolo perché ha una percentuale di vitamina A che la mia pelle conosce bene.
Il Gentle Rejuvenation Serum infatti contiene lo 0.3% di retinolo incapsulato secondo la tecnologia di Transparent Lab, ma ha anche altri ingredienti illuminanti e slow aging per la pelle. In particolare c'è una sostanza che non credo di aver mai incontrato, ovvero acido ellagico incapsulato al 5% che corrisponde allo 0,15% di sostanza pura e che al contrario di quanto si possa pensare non è un acido esfoliante, ma un ingrediente derivato da melograno e frutti in bacche e che ha una potente azione antiossidante, fotoprotettivo e illuminante.
Ma il siero contiene anche il 5% di niacinamide, perfetta quantità affinché agisca su macchie e barriera cutanea ma non crei irritazioni.
In più ci sono glicerina e mannitolo per un effetto idratante.

Questo siero al retinolo Transparent Lab sembra lattiginoso, ma è più che altro un siero acquoso leggermente gelificato, che si stende facilmente sul viso e che appunto sin a prima battuta risulta leggero, idratante, e molto facile da usare.
Vista la presenza di retinolo va utilizzato nella skincare serale, e può essere applicato quotidianamente senza problemi. Ovviamente sta alla vostra sensibilità rispetto ai retinoidi, ma nel mio caso non ho avvertito irritazioni o maggiore secchezza fin dal primo momento. Io credo che lo 0.3% di retinolo sia un'ottima percentuale per iniziare ad usare questo attivo, specie in questa versione incapsulata, perché è efficace ma non troppo aggressivo. Inoltre si può sempre aggiustare il tiro semplicemente usandolo a giorni alterni o applicandolo sopra ad un altro prodotto dalla texture più spessa, come una crema, così da diluirne l'effetto.
Ma sono certo che queste robe tecniche le conosciate già perché valgono davvero per tutti i prodotti con vitamina A.

Tornando al Gentle Rejuvenation Serum Transparent Lab, è stato facile per me introdurlo nella mia routine serale, dopo le texture più sottili, come un tonico, perché non appiccica e non crea pilling se poi ci vado ad applicare sopra una crema o un altro siero. Inoltre ho potuto farne un utilizzo a 360 gradi, inclusi contorno occhi e collo, perché è abbastanza delicato anche su queste aree più sensibili. 
L'ho utilizzato fino ad ora, praticamente terminandolo e mi ha stupito l'effetto levigante che ha avuto dando alla mia pelle un aspetto più omogeneo e luminoso.
Ma soprattutto col tempo mi sono reso conto che nessun brufoletto mi ha lasciato alcuna macchia sulla pelle, quindi un miglioramento non solo in senso generale ma anche nello specifico.

Per quanto riguarda la sua efficacia anti età, o slow aging, come vi dico sempre quando si parla di retinolo, alla fine è un percorso costante. Non credo che un solo prodotto cancelli le rughe o la perdita di elasticità, ma che possa ingentilirli o appunto prevenirne la comparsa e io ad oggi (e sono esattamente 35) non ho ancora sviluppato queste "problematiche". Il Gentle Rejuvenation Serum segue secondo me questa linea alla perfezione, ma è un prodotto indicato un po' per chi vuole migliorare su più livelli l'aspetto della pelle. Secondo me è davvero adatto ad ogni tipo di cute, dalle pelli miste a secche, bilanciando poi l'idratazione e il nutrimento con altri prodotti.


Quale prodotto al retinolo state utilizzando?



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The Apprentice e gli altri film dell'ultimo periodo

Rispetto alla volta scorsa, i film che ho visto nell'ultima settimana sono decisamente più recenti. Vi lascio come sempre i miei due centesimi su cosa eventualmente valga la pena vedere.


The Good Half (2023)


Genere: Drammatico, Commedia
Durata: 110 minuti
Regia: Robert Schwartzman
Uscita in Italia: Noleggio Streaming
Paese di produzione: USA

Ero curioso di vedere Nick Jonas (quello dei Jonas Brothers) in una veste differente, anche perché pur non conoscendolo molto artisticamente, mi fa simpatia e credo che ormai abbia raccolto una discreta esperienza in diversi ruoli cinematografici e televisivi.
In questo caso interpreta Renn Wheeland, un giovane uomo che ha un compito non proprio allegro: sta ritornando nella sua cittadina natale, Cleveland, per il funerale di sua madre Lily (Elisabeth Shue). Durante questo viaggio e una volta arrivato a casa, avrà modo di rielaborare proprio il rapporto con sua madre e con la sua famiglia, con tutti quegli alti e bassi che si creano nelle relazioni genitori-figli, specie quando accade qualcosa che sposta gli equilibri. E poi c'è una nuova conoscenza per Reen, una certa Zoey (Alexandra Shipp), che incontra sull'aereo e con cui condividerà questo suo momento delicato e difficile.

The Good Half mi è sembrato un buon film essenzialmente sull'elaborazione del lutto, ma soprattutto su un approccio differente su questo momento difficile. In effetti il personaggio di Reen mi ha ricordato un po' Oliver de La probabilità statistica dell'amore a prima vista, quindi un ragazzo che si trova avvolto da sensazioni contrastanti, fra i ricordi del passato, belli e brutti che siano. Per questo il film passa da momenti più ironici, trasmessi soprattutto attraverso alcuni dialoghi, a situazioni più drammatiche ed intense che non riguardano necessariamente la morte, ma più in generale i rapporti familiari, come ad esempio quello con la sorella Leigh (Brittany Snow), che magari darà una sua prospettiva ai ricordi di Reen e al rapporto che aveva con la madre.

Non c'è molto altro che possa dirvi di The Good Half perché rischierei di fare spoiler, ma tutto sommato è un film che ho apprezzato, che non è melenso, non diventa ad esempio un dramma sulla malattia, che può risultare magari pesante. Ha i suoi naturali momenti più toccanti, ma senza che diventino esasperati piagnistei.

La parte che non mi ha convinto è il tentativo di inserire anche una parentesi romantico-sentimentale: capisco l'intento di alleggerire un po' l'insieme della narrazione, dare un tocco di speranza, ma mi è sembrato che non riuscisse ad essere sviluppata in modo concreto e soprattutto risulta fine a se stessa.
Poco da dire sia sul punto di vista della recitazione, mediamente buona anche per lo stesso Jonas che il resto del cast, e nulla da dichiarare sulla regia di Robert Schwartzman, pulita e ordinata anche nei passaggi temporali. 
Probabilmente The Good Half non mi avrebbe coinvolto molto al cinema, ma come film in streaming è più che accettabile per una serata impegnata ma non impegnativa.


The Apprentice - Alle origini di Trump (2024)


Genere: Biografico, Drammatico
Durata: 120 minuti
Regia: Ali Abbasi
Uscita in Italia: 17 Ottobre 2024 (Cinema)
Paese di produzione: Canada, Danimarca, Irlanda

Discusso per il suo indubbio risvolto politico, visto che poco dopo la sua distribuzione ci sarebbero state le elezioni del presidente degli Stati Uniti (e sappiamo pure com'è finita), The Apprentice racchiude il suo significato nel sottotitolo italiano. 
È infatti ancora un apprendista Donald Trump (interpretato da Sebastian Stan), quello che diventerà il 47esimo presidente USA, quando negli anni '70 conosce l'avvocato Roy Cohn (Jeremy Strong), tipica figura senza grossi scrupoli, con le mani in pasta un po' ovunque, che lo trasformerà nel personaggio attuale.
The Apprentice ci mostra come da semplice aiutante di suo padre Fred, che l'unico compito che gli affida è quello di riscattare gli affitti in vecchie palazzine, Trump diventerà l'embrione del politico controverso, contraddittorio e a tratti inquietante che oggi conosciamo, attraverso appunto il supporto di Cohn che sarà per lui quasi un padre putativo, insegnandogli tutti i suoi modi per restare sempre a galla. 

Come dicevo, il sottotitolo "Alle origini di Trump" rende bene praticamente tutto il film, che non è una biografia standard, magari dall'infanzia, ma si concentra sul momento di svolta della carriera di Trump, fino a quando, sentendosi arrivato in cima alla sua tower, volterà le spalle anche all'unica persona che aveva creduto in lui, proprio quando questa attraverserà un momento di difficoltà. Lo sfondo è quella di una New York corruttibile, in difficoltà, dove uomini di questo tipo riescono ad avere la meglio e ad emergere attraverso conoscenze e ricatti. Un messaggio amarissimo a pensarci, che esula anche dai personaggi coinvolti, che può riguardare gli affari così come la società stessa.
Questo contesto è l'ambiente ideale per un "fixer" come lo stesso Roy Cohn, che già era stato presentato, sicuramente non in una veste migliore, in Fellow Travelers, quando negli anni '50 era un consulente del senatore Joseph McCarthy, e qui prosegue il suo ruolo esattamente come ce lo si aspetta. 
Non manca poi uno sguardo sulla vita privata di Trump, con l’incontro con Ivana (Maria Bakalova) e il successivo naufragio del matrimonio, quasi un riflesso della sua ambizione malata.

Sebastian Stan fa un lavoro secondo me ottimo sulla mimica, tanto che anche doppiato in italiano sembra di ritrovare le stesse espressioni di Donald Trump. Ottimo pure Jeremy Strong, che riesce a mostrare la freddezza ma anche il lato più debole di un Cohn malato nell'ultima parte della sua vita.
Ma tutta la messa in scena è curata e credibile, non sembra una parodia, e la musica che accompagna il film è scelta con particolare attenzione. L'unico neo che mi sento di segnalare è sul ritmo: il film mi è parso un po' lento nella prima parte, per poi accelerare da metà in poi.

The Apprentice è quindi un origin movie che secondo me inquadra bene la figura di Trump e del contesto storico, e che sembra anche decisamente fedele ai fatti accaduti davvero, con ovviamente delle licenze.

Il film si ferma solo un passo prima rispetto alla storia più recente di Trump, coprendo quel periodo storico meno noto a noi che negli anni '80 non esistavamo, ma più che la storia in sé, che alla fine si può conoscere in altri modi, è come ci viene raccontata. Se a volte la vita fa fatica ad imitare l'arte, in questo caso sembra che la realtà possa aver superato la fantasia.



Skincare (2024)


Genere: Thriller, drammatico
Durata: 94 minuti
Regia: Austin Peters
Uscita in Italia: 11 Novembre 2024 (Noleggio Streaming)
Paese di produzione: Stati Uniti

Potevo non vedere un film che si intitola "Skincare"? Certo che no, e infatti eccomi qua per parlane.
Elizabeth Banks interpreta l'estetista Hope Goldman, una donna che sta affrontando un momento cruciale della sua carriera: sta infatti cercando di espandersi creando addirittura una linea skincare a suo nome, ma qualcosa va storto quando Angel Vergara (Luis Gerardo Méndez) apre un centro estetico proprio di fronte al suo. Ma non è solo questo a turbare Hope: in concomitanza la donna infatti inizia a ricevere messaggi inquietanti, intimidazioni, molestie, e le sue foto vengono messe su siti per incontri sessuali.
Con il terrore di perdere tutta la sua carriera, e sentendosi sopraffatta da tanti problemi, l'estetista decide di chiedere aiuto ad un suo amico, Jordan (Lewis Pullman), un life coach che sembra comprenderla a pieno.

Pare sia stato ispirato ad una storia realmente accaduta più o meno intorno al 2013, quando Dawn DaLuise, all'epoca visagista di fama anche fra le celebrità, fu accusata e poi assolta di istigazione all'omicidio, ma Skincare si sposta un po' più in là rispetto alla mera costruzione di un eventuale crime.
È infatti una sorta di thriller, vagamente patinato, che unisce alla storia di Hope, quella di una società di circa un decennio fa che in fondo somiglia molto a quella di oggi, legata all'apparenza, al bisogno di consumo sfrenato, al narcisismo, all'egocentrismo e particolarmente all'arrivismo. 

Hope in questo senso è anche un po' vittima di se stessa: più che concentrarsi sul suo lavoro, e sul migliorare il suo prodotto, preferisce trovare scorciatoie e strade poco pulite per cercare di non farsi schiacciare dalla concorrenza. 


Skincare è però un film facilmente approcciabile da ogni punto di vista, sia nella narrazione che non ha poi un vero e proprio crescendo e che soprattutto finisce per essere un po' prevedibile, sia nei sottotesti che vuole raccontare, che non fanno diventare il film demagogico.
A reggere tutta la baracca è sicuramente il talento di Elizabeth Banks, ma tutto il cast è costellato da attori che riconoscerete, come Michaela Jaé Rodriguez da Loot e Lewis Pullman da Lezioni di Chimica.
Tuttavia nessun personaggio secondario riesce ad essere sviluppato, sono tutti abbastanza funzionali alla storia e come arrivano se ne vanno. Lo stesso per quanto riguarda la parte tecnica, non mi pare ci sia stato uno sforzo particolare in termini di regia o anche solo colonna sonora. 
Anche questo indubbiamente è un film da serata sul divano, non troppo impegnativo, che tenta un intrattenimento non troppo vacuo e in parte ci riesce.

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