Non potrò mai definirmi una farfalla, perché non avrò mai quella leggiadra bellezza e delicatezza. Però in un bozzolo ci sono stato, o meglio ci sono tornato, me lo sono costruito e arredato alla meglio. È così che faccio perché è così che sono, e alla fine non me ne pento.
Ma so pure che mi piace uscire da quel guscio, ed ho imparato che la vita svolta a modo suo, in maniera incredibile, e che le occasioni che ti pone davanti vanno prese.
Le carte a volte si mischiano in fretta, e così prenoti un volo per una città che non hai mai preso molto in considerazione come meta di un viaggio, almeno nell'immediato. Ma ti ci lanci perché la compagnia merita e perché le avventure possono avere risvolti inaspettati e piacevoli.
Così una domenica di aprile mi ritrovo in una soleggiatissima ma fresca Madrid, non senza una organizzazione certosina di tutti i miei giorni di permanenza, ma con l'idea comunque di rilassarmi e lasciarmi trasportare. Ci diranno in seguito che è un clima inusuale per il periodo, ma per fortuna non sarà sempre così.
Un alberghetto carino, pulito e moderno in Puerta del Sol è diventata la nostra base: un posto perfetto per potersi muovere nel centro di Madrid, anche a piedi, e raggiungere tutte le mete che speravo di poter visitare.
Tuttavia l'arrivo in serata ci ha permesso di scoprire solo uno dei diversi, validi (quasi tutti) ristoranti che abbiamo potuto frequentare. Il giorno dopo però è iniziato il vero itinerario che da Plaza Mayor, bella ma non così suggestiva, ci ha portati al pittoresco Mercado di San Miguel e, fra uno scorcio e l'altro di Madrid, siamo finiti al museo del Prado. Che non sia un esperto d'arte lo sanno tutti, ma me lo aspettavo più organizzato e sistematico, seppur la quantità di arte racchiusa al suo interno è sicuramente impressionante e la sala Velázquez è da restare a bocca aperta. Peccato che la sala di Goya invece era resa soffocantemente impraticabile da uno stormo di (immagino) studenti, e che abbiamo dovuto percorrere tutto il museo per trovare le Maja del pittore spagnolo.
Il giorno seguente, la mattinata si è aperta con un solitario giro nella trafficata e turistica Gran Via e, dopo un pranzo a base di churros e cioccolata calda alla Cioccolateria San Ginés, che si prestava alla perfezione per quel clima un po' grigio, la nostra meta è stato il Palazzo Reale, che spicca sicuramente per gli interni più che per gli esterni e in cui fortunatamente il percorso era più lineare. Sontuoso, maestoso, con soffitti pazzeschi e curato in ogni dettaglio, il Palacio Real mi ha lasciato una bella impressione, ma ho meno da dire sulle bellezze circostanti, come il Campo del Moro e i Giardini Sabatini, chiusi probabilmente per rifacimenti e manutenzione.
A due passi c'è anche Plaza de España, quindi un salto lì era quasi inevitabile.
Con la sola mattina a disposizione, il giorno successivo decido di fare quello per cui è più adatta Madrid: passeggiare perdendomi (letteralmente) fra vie e viuzze. La bellezza di questa città non è tanto questa o quella attrattiva, ma poterla visitare con calma, muoversi per le strade e lasciarsi (eventualmente) sorprendere. Ed in effetti siamo stati sorpresi da una serie di bellissime giornate soleggiate che sono state la cornice perfetta per quello che avremmo fatto nella restante parte del viaggio. La prima tappa è stata infatti il Real Jardín Botánico de Madrid, che, ad essere onesti, non ci ha lasciati proprio di stucco, seppur con le sue bellezze bucoliche e la calda luce della giornata, è stato piacevole da percorrere.
Non ho invece dubbi sul fatto che il Parco del Retiro sia stato il posto più bello e divertente che abbiamo potuto visitare a Madrid. Certamente non avrà la cura del giardino botanico reale, e sarà anche più caotico, ma remare (o farsi portare su) una barchetta sull’Estanque Grande, il lago artificiale che caratterizza il parco, è quel diversivo che non ti aspetti e i giochi di luce che si creano attraverso il Palacio de Cristal ci hanno stregati. Visitarlo in ogni suo angolo non è semplice vista la grandezza, e l'inaspettato caldo ci aveva indubbiamente stancati più del previsto, ma ce ne siamo andati soddisfatti.
Non senza malinconia abbiamo lasciato Madrid il giorno seguente, dopo un ultimo giro di acquisti e due passi a Plaza Mayor.
La capitale spagnola non mi (ci) è rimasta nel cuore, non mi ha stregato riuscendo a diventare la mia città europea preferita, ma sono stato molto bene, è accogliente e sa intrattenere un pubblico ampio e variegato. Non una standing ovation, ma un applauso sentito lo merita.
Lasciata Madrid sapevo che avrei avuto quattro giorni di scarso riposo, perché subito dopo mi aspettava un altro volo, in direzione Belgio.
Il viaggio verso Charleroi aveva scopi meno ludici e più familiari, e sapevo già sarebbe stato meno avventuroso e più frettoloso, ma non sono mancate le piccole scoperte. Perché sì, patatine fritte e birra mi vanno bene, ma oltre la pancia mi piace riempire anche i ricordi.
E fortunatamente anche qui siamo stati graziati: sembra infatti che il sole della Sicilia ci abbia seguiti fino al nord Europa e ho praticamente evitato di usare i maglioni più pesanti che avevo in valigia.
Il Belgio è pittoresco e ricco di storia: abbiamo ad esempio scoperto l'antichissimo Abbey D'Aulne, un monastero risalente al 657 di cui non resta moltissimo ma che ha un forte impatto. A circondarlo è una zona ricca di verde (come molte parti della Vallonia) e le rilassanti rive del fiume Sambre, che sembra diventi un luogo molto apprezzato durante l'estate.
Non sono mancate un paio di capatine al centro di Bruxelles, con la sua mastodontica Grand Place da cui si diramano una raggiera di viuzze da percorrere rilassatamente (nonostante il caos pre-festivo), e qualche di foto ricordo da bravi turisti davanti al Manneken Pis e alla Jeanneke-Pis (perché siamo per le pari opportunità).
Nei giorni seguenti ho potuto vedere purtroppo solo dal finestrino il Palazzo Reale di Bruxelles, mentre a rendere impossibile l'accesso all'Atomium è stata una fila interminabile che seguiva praticamente tutto il parco circostante. Ci sfugge perché non fosse possibile acquistare i biglietti online, ma questa enorme struttura in acciaio che rappresenta appunto un atomo merita anche dall'esterno per questa sua strana mescolanza di equilibrio e solidità.
Sono stati pochi altri gli spostamenti che ho fatto in Belgio e che potrebbero avere il minimo interesse per chi sta leggendo. Sono ritornato a casa stanco solo fisicamente per gli spostamenti e i cambi di ritmi, perché, alla fine, quello che resta dell'inizio di questo imprevedibile aprile, è la voglia di ripartire in tutti i sensi. Per una persona metodica (per non dire puntigliosa) come me, in fondo affezionata alle sue abitudini, tutto questo era quasi impensabile da organizzare nel giro di così poco tempo, ma una lampadina si è accesa. Forse non ricapiterà più ma mi sembra di aver recuperato un pezzetto di quel terreno che mi sembrava di aver perso, specie negli ultimi quattro anni.
Non sono una farfalla, ma mi sono sentito leggero, grato e pronto a lasciarmi stupire. Lo sguardo e la mente sono nel presente, ma i desideri brillano guardando all'inaspettato futuro.