Ci sono delle mete facili da raggiungere che desideri visitare da tempo, e magari inizi pure concretamente ad immaginare una possibile organizzazione. Poi passano le settimane, arrivano altri viaggi, altre esperienze e finisci per rimandare, e nonostante la vicinanza quella destinazione diventa improvvisamente più lontana.
Ben prima di Napoli e Salerno, prima di Noto e Torino, e persino prima di Madrid e del Belgio, volevamo fare un salto a Cefalù e dintorni, borgo marinaro perfettamente al centro della costa tirrenica della Sicilia che da me dista un paio di ore d'auto.
Solo questo lungo week end di aprile questo desiderio ha trovato concretezza, e così, dopo aver caricato in auto valigie troppo piene per solo un paio di giorni di permanenza, ci siamo ritrovati in una soleggiata Cefalù.
Dopo esserci sistemati nel nostro piccolo B&B dalla posizione perfettamente centrale, ma con un comodo parcheggio sotto, ci siamo subito lanciati per le stradine cefaludesi fino a raggiungere il lungomare.
Un mare splendido e per noi il clima ideale, mentre per i turisti (credo belgi, inglesi e francesi) l'occasione ideale per riversarsi in spiaggia e abbrustolirsi come gamberi.
Dopo esserci sfamati come avrebbe fatto appunto un villeggiante qualunque, è iniziata la vera esplorazione. Cefalù ha un centro storico abbastanza semplice da percorrere e i luoghi da visitare sono più o meno vicini l'uno con l'altro, infatti siamo passati subito dal Lavatoio Medievale, aperto in quella giornata a chiunque (pare non vi sia una regola specifica sulla sua apertura), per poi passare all'iconico Duomo di Cefalù con le sue due torri.
Purtroppo siamo stato un po' sfortunati perché la piazza antistante era sottoposta a lavori, e anche l'altare della cattedrale era coperto probabilmente per ristrutturazione.
Ma prima abbiamo fatto un passaggio e al Museo Mandralisca, dove abbiamo scoperto l'esistenza del Sibac, un biglietto unico da 10€ e dalla durata di 5 giorni che consente di accedere ad alcuni punti di interesse a Cefalù, come appunto il museo, l'area archeologica della Rocca e il Teatro Cicero.
Tornando al Mandralisca, questo raccoglie le svariate collezioni del barone Enrico Pirajno, che si interessò di arte, numismatica e archeologia, ma ci siamo evitati volentieri l'area con animali impagliati di varie specie, tropicali e non. Molto più enigmatico il ritratto d'ignoto marinaio di Antonello da Messina.
Subito dopo una breve sosta al Bastione di Capo Marchiafava, un bell'affaccio sul mare, la nostra camminata si è diretta alla Rocca di Cefalù, e qui abbiamo davvero sudato. Premetto che, nonostante fossi certo di aver controllato di orari online, una volta arrivato alla biglietteria ho scoperto che avrebbero chiuso alle 16:30 e non alle 19 come scritto da varie parti.
Parliamo di una rupe alta 268 metri, che richiede almeno mezz'ora per essere percorsa in salita e che non ha sentieri sempre perfettamente battuti, non proprio come una passeggiata in centro. Non serve una preparazione tecnica, quindi se è vostro interesse affrontare la rocca, prendetevi tempo, mettete scarpe comode, portatevi dietro l'acqua e la protezione solare, e non scegliete una giornata troppo calda o piovosa.
I resti archeologici della Rocca sono ammantati di mistero, se avete questa fascinazione, ma a noi ha colpito soprattutto è la vista su tutta Cefalù, dal duomo fino all'orizzonte infinito, da restare a bocca aperta non solo per l'affanno della salita.
Dopo una più semplice discesa, l'unica opzione valida era rientrare al B&B e riposarci per la serata. Se pensate che un viaggio breve non avesse comunque alle spalle un itinerario che include anche i ristoranti più interessanti, vi sbagliate.
Fra la lista di posti che infatti avevo selezionato, ci ha colpito Triscele, dove ci aspettava un tavolo, ma soprattutto la miglior cena fatta a Cefalù, in un equilibrio fra piatti tradizionali con un twist più moderno ed originale, ed un personale attentissimo ma non invadente.
Dopo il dolce (il parfait al limone e basilico ci ha arricriati) però nessuna night out o movida fra locali, perché il giorno dopo ci saremmo spostati da Cefalù per raggiungere un altro borgo, medievale questa volta, fra le Madonie: Castelbuono.
Facile da raggiungere (sempre in auto), Castelbuono è sempre parte della provincia di Palermo, non dista troppo dalla costa, gli si dedica facilmente una piacevole passeggiata di mezza giornata ed ha anche i suoi punti di interesse. Spicca il Castello dei Ventimiglia, che al suo interno contiene anche il museo civico e la decoratissima Cappella Palatina con le reliquie di Sant'Anna. Anche in questo caso, più che le diverse sale del castello, a restare impressa nella memoria è la vista che si ha da esso, su tutta Castelbuono. Ed è la gradevolezza che si percepisce nel passeggiare per le vie di questo borgo, dove per caso ad esempio ti imbatti nella Fontana della Venere Ciprea, a meritare la visita.
E vogliamo parlare di Do'House, in un angoletto carino, dove con 9.50€ ti fanno due buoni spritz e un taglierino di accompagnamento?
Dopo un pranzo piacevole, ma non memorabile, e qualche acquisto da Fiasconaro, l'idea è stata di rientrare per goderci l'ultimo tramonto a Cefalù.
Qui, dopo un meritato riposo, abbiamo ripercorso il lungomare, visto la famosa Porta Marina (o porta Pescara), l'ultima rimasta dalle mura fortificate, fino al molo turistico con tutti i suoi punti di affaccio.
Dopo troppe foto e un breve aperitivo, abbiamo scelto di andare a cena da Brama, ristorante un po' più ritirato rispetto alla via centrale, ma comunque accogliente e soprattutto più intimo, se siete in coppia. Ottimi gli gnocchi limone e caffè, e perfetto se anche voi rimanente imbambolati a vedere come vengono preparati i piatti visto l'affaccio sulla cucina.
L'ultima serata a Cefalù (non sapendo ci sarei tornato qualche mese più tardi) non è finita particolarmente tardi perché ero stanco, e soprattutto perché sulla strada del ritorno ci sarebbe stata un'altra tappa, o meglio tante tappe: la Fiumara D'arte.
Considerata uno dei parchi di sculture più grande d'Europa, la Fiumara d'arte è suddivisa in diversi comuni in provincia di Messina, esattamente fra Castel di Lucio, Mistretta, Motta d'Affermo, Pettineo, Reitano, Tusa. Il concetto è quello di riunire, seppur sparse in più punti, una serie di installazioni e opere a cielo aperto di diversi scultori e artisti. Un'opera iniziata negli anni '80, che però raggiungerà la fama solo negli anni 2000, pure a seguito di processi giudiziari.
Visitare la Fiumara è un'esperienza unica e suggestiva, considerate che in molte di queste opere è possibile accedervi, quindi entri letteralmente in sculture o strutture davvero enormi, e che magari si affacciano o sono situate in zone altrettanto belle.
Inutile dire che le mie preferite sono state La materia poteva non esserci, il Labirinto di Arianna e 38º parallelo - Piramide, ma sono anche l'occasione per molti di scoprire dei paeselli che probabilmente non sarebbero altrettanto frequentati.
Visitare la Fiumara d'Arte non è di per sé faticoso, ma richiede un po' di tempo e un mezzo di spostamento autonomo, che sia un'auto o una moto perché tutte le varie opere sono in punti parecchio distanti e sparsi fra i vari comuni.
Se vi capita, fate un salto anche sulla spiaggia Lampare di Tusa, che è anch'essa particolare, e che è stata la chiusura del viaggio atteso un anno.
Al ritorno i nostri bagagli si erano riempiti di altrettanti ricordi, un migliaio di foto e soprattutto la conferma (se ci dovesse servire) che la mia (nostra) Sicilia ha davvero tutto, dai monti al mare, passando per il cibo e l'arte, basta solo scoprirlo, riscoprirlo e valorizzarlo. Un anno di attesa, in fondo, ne è valsa la pena.