La scorpacciata di film del periodo si sta risolvendo in una certa ripetitività degli argomenti dei post, ma che posso farci se stanno uscendo tantissime pellicole che voglio vedere? Spero solo non mi causino un'indigestione, visti alcuni floppetti a cui ho miseramente assistito.
Portate pazienza con la monotematicità e sorbitevi le mie opinioni su tre uscite cinematografiche recentissime.
Arrival (2016)
Genere: fantascienza
Durata: 116 minuti
Regia: Denis Villeneuve
Uscita in Italia: 19 Gennaio 2017
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Io e gli ufo non abbiamo molto feeling. Salvo E.T. che ogni volta mi fa scoprire ghiandole lacrimali lì dove non credevo di averne.
Però ho voluto dare una opportunità ad Arrival per la crescente simpatia che nutro per Amy Adams.
Partivo quindi con quasi zero aspettative, forse anche un po' di curiosità per qualcosa che, nella mia scarsa conoscenza di film sul tema, rappresenta una sorta di novità (tranquilli, lo conosco "Incontri ravvicinati del terzo tipo"). Ma questa curiosità si è sgonfiata come un soufflé alla visione di Arrival che non mi ha smosso nulla, nemmeno uno sbadiglio che avrebbe potuto far virare la mia bilancia verso una recensione negativa.
Certo, la vicenda è breve, si svolge abbastanza in fretta e, anche se cercano di dilatare un po' i tempi, il film dura certamente più del necessario. Ma fotogramma dopo fotogramma non mi ha preso, non mi ha suscitato alcuna reazione, non mi lasciato granché né alla mia anima né alla mia mente.
Assolutamente attuale il tema della comunicazione, dell'importanza della cooperazione e del sapere, che può essere applicato non solo ai grandi potenti che si fanno la guerra, non solo ad eventi di portata mondiale che ci coinvolgono, ma alla vita di tutti i giorni.
Ma questo non basta secondo me. Anzi Arrival si fa autogol, nel suo riavvolgersi, nel suo anticiparsi e nel suo ripetersi, nel suo tentativo di rendere più oscura la vicenda quando invece va in discesa che è una meraviglia.
Non ho visto prodigi tecnici o di regia, ma ho gradito i paesaggi, per quanto non mi sembrino poi così influenti.
Il peso di tutto il carrozzone (o dovrei dire di tutti i "gusci") va sulle spalle di Amy Adams, che però può poco vista la povertà degli ingredienti.
Vi lascio ad una diapositiva delle mie impressioni dopo aver visto Arrival.
Voto 6 (politico)
***
Collateral Beauty (2016)
Genere: drammatico
Durata: 96 minuti
Regia: David Frankel
Uscita in Italia: 4 Gennaio 2017
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Collateral Beauty ha "meritato" la mia visione soprattutto grazie al suo cast e il fatto che mi sembrasse un film corale, quindi un po' diverso dal resto di pellicole del momento.
In realtà quello che i miei occhi hanno visto è stato un minestrone, ma di quelli venuti male.
Come quando metti insieme troppi ingredienti perché pensi che "zucchero non guasta bevanda" e invece lo zucchero va a coprire i gusti dei frutti che hai utilizzato, anche se erano di prima qualità.
Ma smetto con i riferimenti culinari per dirvi che con me Collateral Beauty non ha attaccato.
Loro ci provano a mettere di mezzo tutti i drammi possibili per far piangere lo spettatore, son quasi sicuro che abbiano chiesto ai gestori dei cinema di pelare cipolle all'interno degli impianti di aerazione (lo so, dovevo smettere), ma non ha funzionato.
Will Smith che doveva essere il protagonista principale tanto da meritarsi tre quarti di locandina, e che dovrebbe essere potente, rabbioso ma allo stesso tempo distrutto nel suo essere, mi è parso in realtà un po' moscio. Lo vedi ogni tanto, ma non è che si impegni molto. Il resto del cast è più presente ma nulla di eccezionale. L'unica che spicca è Kate Winslet che più invecchia e più diventa bella ma non siamo a Miss America, quindi ciao.
La povertà psicologica dei personaggi si riversa anche in dialoghi banali, che nulla mi hanno dato.
Ma per tornare alla storia, come dicevo, troppe cose di mezzo, troppi drammi assolutamente umanamente condivisibili ma che non hanno tempo di essere approfonditi. E se da un lato le storie dei personaggi "secondari" restano limitate e superficiali, dall'altro il filone centrale del racconto si sblocca e si rivela già a metà film, rovinando un po' il finale.
Quindi non mi sono affezionato alle disgrazie del protagonista, né mi sono indignato per i misfatti degli antagonisti.
Ma, cosa forse ben più esplicativa, non mi ha fatto piangere, ed ho detto tutto.
Voto 5
***
La La Land (2016)
Genere: commedia musicale, drammatico, tortura cinese
Durata: 128 minuti
Regia: Damien Chazelle
Uscita in Italia: 26 Gennaio 2017
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Trama
Mi piacciono i musical. Certo non ne sono uno strenuo fan, ma è un genere che guardo volentieri.
Mi piace anche il jazz, più o meno da sempre. Mi ci vedo bene a New Orleans, a scrivere affacciato ad un balcone, su una vecchia macchina da scrivere mentre il vento mi porta i suoni di un trombettista di strada.
Mi piace Ryan Gosling. Certo, non posso non pensare che stia meglio senza maglia e sarei curioso degli aneddoti che potrebbe raccontare sul Mickey Mouse Club, quando ballava con Britney Spears e Christina Aguilera.
Ho molta simpatia anche per Emma Stone nonostante l'irrefrenabile voglia di incipriarle quella fronte ampia e specchiata.
Insomma, sulla carta La La Land mi piace, ma il problema è che tutti questi componenti all'atto pratico, a mio avviso non funzionano.
Non fraintendetemi, è tutto bellissimo! I colori sgargianti, le luci, la messa in scena elegante ma fantastica allo stesso tempo, gli attori anche, le coreografie e gli effetti speciali.
Anche il continuo citazionismo e le ispirazioni dai classici cinematografici. Ma se penso ad un musical mi chiedo, cosa lo rende speciale?
Due elementi secondo me: la musica e la capacità di trasportarti in un'altra realtà.
La musica in La La Land mi è parsa nulla di che; nessun pezzo mi ha colpito, né mi sono ritrovato a canticchiarlo a visione ultimata. Anzi ho odiato con tutte le forze il leitmotiv, City of Stars, che ci propongono in tutte le salse, dal mugugnato al fischiettio, per tutto il tempo cercando di farcelo entrare nella testa a suon di lavaggio del cervello.
Giuro che stavo per piangere appena ho sentito che lo stavano riproponendo ancora a fine film.
Nulla a che vedere con Come What May o il Cell Block Tango, per nominarne due di cultura nazionalpopolare.
Fortuna che ad un certo punto arriva John Legend.
Per quanto riguarda invece la capacità di farti sognare, di farti vivere un'altra realtà, questa è tutta nelle mani della messa in scena, meticolosa e curata ma appunto frutto di tecnica.
Dov'è l'emozione? Nella storia forse? In questo idillio romantico che è forse la storia d'amore più immatura che abbia visto negli ultimi tempi? Voglio sperare di no perché altrimenti non ho capito nulla dalla vita.
Cioè questi due, Mia e Sebastian, litigano su come devono vivere e realizzare i propri sogni ma poi non litigano, non combattono per il loro amore? Non cercano un compromesso che consenta benissimo ad entrambi di fare ciò che desiderano senza poi grosse rinunce? È sotto il loro naso e lo capiscono anche bene, ma loro lasciano che le cose vadano così come capita perché sono "stanchi". Come posso empatizzare, come posso farmi scivolare in una storia tanto illogica? Io anzi mi indigno, e lo faccio per chi quell'amore (cinematografico e non) non può viverlo nemmeno tramite un compromesso così semplice.
Questo è solo un esempio forse cinico ma, per farvi capire come anche l'impianto narrativo mi è parso inconsistente, basato su una sorta di forzatura che nella realtà porterebbe ad un lieto anche se complicato fine.
Ma loro sono furbi: ce lo fanno assaporare questo lieto fine, per non far scontento nessuno.
Sapete che vi dico? Ma andatevene un po' a la la la la la land và!
Anzi, mi ispiro al film e vi faccio un riassunto finale: la prima parte è noiosa, la seconda parte è fuffa.
The end.
Voto 5
E finisco la mia tripletta, che mi fa sorridere visto che solo una settimana fa dicevo in giro di aver visto bei film. Manco il tempo di dirlo, a quanto pare.
Inutile precisare ancora una volta, che queste sono le mie impressioni da profano, da chi, come milioni di persone, si piazza davanti ad uno schermo e guarda un film con più o meno aspettative.
Per il resto, ci leggiamo presto!