Sto lentamente rispolverando la mia passione per il cinema, sotterrata da strati e strati di serie tv, che hanno allontanato sempre più il momento di recuperare alcune pellicole che giacevano lì sulla mia mensola dei film che mi incuriosiscono. In certi casi, si parla letteralmente di anni, anche se può sembrare assurdo.
Dopo i film da recuperare questa estate, ne ho visti altri tre che, mi son reso conto solo dopo, hanno tutti protagoniste femminili. Purtroppo non tutto ha soddisfatto completamente il mio appetito, ma non posso nemmeno reputarmi troppo sfortunato.
Maleficent - Signora del male (2019)
Dopo il primo capitolo sulle avventure di Malefica, che risale addirittura al 2015, era davvero da tanto che volevo vedere il suo sequel intitolato un po' cripticamente Signora del Male.
Dalle mie parti si dice "fatti una nomea e vai a dormire", per dire che una volta che la tua fama si è diffusa, buona o cattiva che sia, c'è poco che tu possa fare. È così per Malefica, che, nonostante abbia fatto pace con la dolcissima Aurora al punto da nominarla regina della Brughiera, continua ad essere la cattiva in tutti i reami. Nulla di male, se questo la rende rispettabile agli occhi di tutti, ma i problemi nascono quando Aurora viene chiesta in sposa dall'aitante principe Filippo.
Si sa infatti che il rapporto con le suocere non è sempre facile, ed infatti la regina Ingrid di Ulstead, madre di Filippo, non ha alcuna intenzione di unire la sua famiglia umana con il mondo magico, e farà di tutto per distruggerlo.
Un bel cast per un film molto carino, così mi sento di riassumere in breve le qualità di Maleficent - Signora del male, che mi è sembrato un proseguo valido e naturale del primo episodio.
Un sequel con un bel ritmo, che non annoia, ma che anzi lega uno dopo l'altro, momenti di azione, con effetti speciali molto spesso ben riusciti. La storia non è poi così imprevedibile, si tratta pur sempre di una fiaba che deve essere comprensibile a fasce di età diverse, ma qui e lì ha dei bei twist che almeno ravvivano l'interesse di noi che guardiamo.
Nonostante ne capisca appunto le ragioni, avrei preferito che in alcune parti la sceneggiatura non cadesse troppo nel favoleggiare appunto, ma potesse essere un po' più forte. Tuttavia non ho notato buchi così grandi e fastidiosi da digerire.
L'accoppiata Jolie e Pfeiffer funziona benissimo, ognuna riesce a brillare senza pestare i piedi all'altra (almeno metaforicamente); un po' melensa l'Aurora di Elle Fanning, che sembra si sbatta tanto ma che poi non ha un peso sui piatti della bilancia.
Ma in Maleficent 2 non c'è solo azione, perché secondo me c'è anche una piccola evoluzione dei personaggi.
Malefica, infatti, secondo me viene usata per trasmettere il tema della scoperta, della riscoperta e dell'accettazione di sé, e più ampiamente mi è arrivato, fra gli altri, un messaggio di uguaglianza universale, perfetto sia per i nostri giorni che per una fiaba.
Non penso sia un sequel di cui non potessimo fare a meno (come tantissimi di quelli che ci propongono), ma Maleficent - Signora del male è un film che mi è piaciuto molto, è appagante da vedere e penso possa accontentare un po' tutti.
Titolo originale: Maleficent: Mistress of Evil
Genere: fantastico, avventura,
Durata: 118 minuti
Regia: Joachim Rønning
Uscita in Italia: 17 ottobre 2019
Paese di produzione: Stati Uniti
Voto 7 |
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L'assistente della star (2020)
Maggie è una assistente personale molto particolare, visto che si occupa della famosissima (?!) cantante Grace Davis. Non è un lavoro semplice, ma in poco tempo Maggie ha saputo farsi rispettare, anche se in realtà il suo sogno è diventare una produttrice musicale. La sua occasione sembrerà arrivare quando, per caso, scoprirà un giovane talento, David Cliff, al quale mentirà e gli proporrà di lavorare proprio come sua produttrice. Maggie dovrà quindi barcamenarsi fra l'aiutare Grace a mantenere la sua carriera al top, vittima, come spesso accade nel mondo dello spettacolo, del pregiudizio sulla sua età, e dall'altro lato nel far nascere quella di David.
Anche in L'assistente della star, come vi anticipavo, ad emergere sono le figure femminili, che sono, anche in questo caso, molto diverse. Da un lato Maggie, che nonostante sembri inesperta e alle prime armi, è in realtà molto forte, e soprattutto è libera rispetto a Grace, che si trova bloccata in una carriera che le dà tutto, ma senza poter decidere verso che lato procedere.
Avrei voluto che questo confronto fra due donne così diverse emergesse molto di più, invece L'assistente della star punta più su una storia carina, ma che non spicca per originalità, e nemmeno per profondità.
Si piazza lì in mezzo, fra l'essere una commedia con però solo pochi momenti più ironici, e il non essere in grado di toccare a fondo una vena più drammatica. Si colgono delle argomentazioni più attuali e serie, d'altronde Grace Davis è una donna afroamericana che ha raggiunto i 40 anni, in un ambiente dominato da maschi bianchi, e in un mondo che considera apparenza ed età, ma questi temi passano molto alla svelta. Credo che anche il valore del talento passi un po' troppo sottobanco, quando forse dovrebbe essere uno degli aspetti centrali della storia.
C'è anche il tentativo di aggiungere una sviolinata sul finale, ed è secondo me qualcosa che proprio non serviva a questo film.
Si è capito, immagino, che The High Note non mi ha entusiasmato come speravo: mi sarei aspettato dei dialoghi più frizzanti, o un lato umano più accurato, specie considerando che è un film che sfiora le due ore. Invece l'unico momento più intimo è appunto solo una spolverata di zucchero all'americana, che proprio non aggiunge nulla al film. Nemmeno il piccolo colpo di scena mi ha aiutato a rinfrescarmi il palato, anzi, arriva in un momento in cui poco importa, e soprattutto non cambia nulla nel quadro generale. Sia Dakota Johnson che Tracee Ellis Ross fanno un buon lavoro, seppur non credo siano i ruoli della loro intera carriera, e i pezzi musicali sono piacevoli.
L'assistente della star si lascia guardare senza troppi sbadigli, ma ho preferito altri film leggeri e di compagnia.
La vita di Maria Stuart è sempre stata costellata di tragedie e difficoltà: dopo aver sposato a soli 16 anni il delfino Francesco II di Francia, ritornerà in Scozia una volta rimasta vedova dopo appena due anni di matrimonio, ma sarà solo l'inizio di ulteriori tormenti. La sua terra natia è infatti abbraccia sempre più la religione protestante, ma soprattutto Maria dovrà rivaleggiare contro la cugina, Elisabetta I, per poter prendere possesso del trono che le spetta di diritto, sostenuta dai sudditi di fede cattolica. Ma la Regina di Scozia sarà anche ostacolata dalla sua vita privata, sempre al centro di maldicenze e cattiverie, che le renderanno il suo ruolo ancora più difficile. Il resto sarà la storia a scriverlo, e ad arrivare fino ai nostri giorni.
Candidato agli Oscar del 2019, era da allora che contavo di recuperare Maria Regina di Scozia, che, insieme a La Favorita ad esempio, era uno dei film a tema storico che avrei avuto piacere di vedere. C'è voluto insomma più di un anno, ma posso ritenermi soddisfatto, perché credo che abbiano saputo unire storia e approfondimento dei personaggi, senza rendere il film pesante o noioso.
Ammetto che quando la durata tocca o supera le due ore, per me inizia a diventare un po' difficoltoso, indipendentemente dal film che sto seguendo, eppure Mary Queen of Scots mi ha affascinato.
Ho trovato intrigante infatti come vengano dipinte psicologicamente queste due figure forti, che, nonostante una sia sopravvissuta all'altra, sono rimaste entrambe in un certo senso leggendarie, e credo che abbiano saputo rappresentare pregi e difetti di queste due regine: Elisabetta più dura, fredda, mentale, ma non priva di dubbi e pentimenti; Maria più umana e di pancia, ma sicuramente inesperta, volubile, troppo istintiva e orgogliosa.
Fortunatamente Maria Regina di Scozia non è un documentario, non ci sono tutti i dettagli di una storia che nella realtà è stata più intricata e a tratti bizzarra, così come ci sono alcune parti rivisitate, ma tutto funziona abbastanza organicamente, in un film che scorre bene, e che ho seguito molto volentieri.
Bellissimi sono anche i costumi, così come le ambientazioni, bravissima Saoirse Ronan nell'impavida Mary, ma anche (o forse soprattutto) Margot Robbie, che riesce a dare un volto interessante ad Elisabeth e che apprezzo molto di più quando si slega dai ruoli di biondina stupidina come in C'era una volta a... Hollywood ad esempio.
Un po' buffo che un paio di anni fa parlavo di due film in cui erano entrambe protagoniste sempre in ruoli particolari e forti.
Se non lo avete ancora visto, Maria Regina di Scozia sarà disponibile dall'8 settembre su Amazon Prime Video e secondo me merita di essere recuperato.
Anche in L'assistente della star, come vi anticipavo, ad emergere sono le figure femminili, che sono, anche in questo caso, molto diverse. Da un lato Maggie, che nonostante sembri inesperta e alle prime armi, è in realtà molto forte, e soprattutto è libera rispetto a Grace, che si trova bloccata in una carriera che le dà tutto, ma senza poter decidere verso che lato procedere.
Avrei voluto che questo confronto fra due donne così diverse emergesse molto di più, invece L'assistente della star punta più su una storia carina, ma che non spicca per originalità, e nemmeno per profondità.
Si piazza lì in mezzo, fra l'essere una commedia con però solo pochi momenti più ironici, e il non essere in grado di toccare a fondo una vena più drammatica. Si colgono delle argomentazioni più attuali e serie, d'altronde Grace Davis è una donna afroamericana che ha raggiunto i 40 anni, in un ambiente dominato da maschi bianchi, e in un mondo che considera apparenza ed età, ma questi temi passano molto alla svelta. Credo che anche il valore del talento passi un po' troppo sottobanco, quando forse dovrebbe essere uno degli aspetti centrali della storia.
C'è anche il tentativo di aggiungere una sviolinata sul finale, ed è secondo me qualcosa che proprio non serviva a questo film.
Si è capito, immagino, che The High Note non mi ha entusiasmato come speravo: mi sarei aspettato dei dialoghi più frizzanti, o un lato umano più accurato, specie considerando che è un film che sfiora le due ore. Invece l'unico momento più intimo è appunto solo una spolverata di zucchero all'americana, che proprio non aggiunge nulla al film. Nemmeno il piccolo colpo di scena mi ha aiutato a rinfrescarmi il palato, anzi, arriva in un momento in cui poco importa, e soprattutto non cambia nulla nel quadro generale. Sia Dakota Johnson che Tracee Ellis Ross fanno un buon lavoro, seppur non credo siano i ruoli della loro intera carriera, e i pezzi musicali sono piacevoli.
L'assistente della star si lascia guardare senza troppi sbadigli, ma ho preferito altri film leggeri e di compagnia.
Titolo originale: The High Note
Genere: sentimentale, musicale
Durata: 113 minuti
Regia: Nisha Ganatra
Uscita in Italia: 26 Giugno 2020
Paese di produzione: Stati Uniti
Voto 5.5 |
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Maria Regina di Scozia (2018)
La vita di Maria Stuart è sempre stata costellata di tragedie e difficoltà: dopo aver sposato a soli 16 anni il delfino Francesco II di Francia, ritornerà in Scozia una volta rimasta vedova dopo appena due anni di matrimonio, ma sarà solo l'inizio di ulteriori tormenti. La sua terra natia è infatti abbraccia sempre più la religione protestante, ma soprattutto Maria dovrà rivaleggiare contro la cugina, Elisabetta I, per poter prendere possesso del trono che le spetta di diritto, sostenuta dai sudditi di fede cattolica. Ma la Regina di Scozia sarà anche ostacolata dalla sua vita privata, sempre al centro di maldicenze e cattiverie, che le renderanno il suo ruolo ancora più difficile. Il resto sarà la storia a scriverlo, e ad arrivare fino ai nostri giorni.
Candidato agli Oscar del 2019, era da allora che contavo di recuperare Maria Regina di Scozia, che, insieme a La Favorita ad esempio, era uno dei film a tema storico che avrei avuto piacere di vedere. C'è voluto insomma più di un anno, ma posso ritenermi soddisfatto, perché credo che abbiano saputo unire storia e approfondimento dei personaggi, senza rendere il film pesante o noioso.
Ammetto che quando la durata tocca o supera le due ore, per me inizia a diventare un po' difficoltoso, indipendentemente dal film che sto seguendo, eppure Mary Queen of Scots mi ha affascinato.
Ho trovato intrigante infatti come vengano dipinte psicologicamente queste due figure forti, che, nonostante una sia sopravvissuta all'altra, sono rimaste entrambe in un certo senso leggendarie, e credo che abbiano saputo rappresentare pregi e difetti di queste due regine: Elisabetta più dura, fredda, mentale, ma non priva di dubbi e pentimenti; Maria più umana e di pancia, ma sicuramente inesperta, volubile, troppo istintiva e orgogliosa.
Fortunatamente Maria Regina di Scozia non è un documentario, non ci sono tutti i dettagli di una storia che nella realtà è stata più intricata e a tratti bizzarra, così come ci sono alcune parti rivisitate, ma tutto funziona abbastanza organicamente, in un film che scorre bene, e che ho seguito molto volentieri.
Bellissimi sono anche i costumi, così come le ambientazioni, bravissima Saoirse Ronan nell'impavida Mary, ma anche (o forse soprattutto) Margot Robbie, che riesce a dare un volto interessante ad Elisabeth e che apprezzo molto di più quando si slega dai ruoli di biondina stupidina come in C'era una volta a... Hollywood ad esempio.
Un po' buffo che un paio di anni fa parlavo di due film in cui erano entrambe protagoniste sempre in ruoli particolari e forti.
Se non lo avete ancora visto, Maria Regina di Scozia sarà disponibile dall'8 settembre su Amazon Prime Video e secondo me merita di essere recuperato.
Titolo originale: Mary Queen of Scots
Genere: storico, drammatico
Durata: 125 minuti
Regia: Josie Rourke
Uscita in Italia: 17 Gennaio 2019
Paese di produzione: Regno Unito, Stati Uniti
Voto 7.5 |
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