Due gocce.

Come api ci nascondevamo fra i petali di un fiore
e le foglie erano il nostro scivolo,
di gocce di rugiada
che brillano ad ogni raggio di sole.

Eravamo le stelle di un prato
nel pieno del giorno,
e le luci di un tramonto fatto di rosso.

Poi è arrivato l'autunno
e il nostro nido divenne
lentamente la polvere di una vita appassita.
e ci ritrovammo a tremare ad ogni urlo del cielo.

Diventammo i sassi trasportati
dalla corrente di un fiume violento.
La fiamma di una candela
che a stento si regge agli aliti di vento.

In una nevicata lunga un anno.
Ci spezzammo e separammo,
ma non due erano le parti.

L'attesa divenne il passato di un vecchio
dalle palpebre spesse
e gli occhi spenti,
ma le mani calde, e il cuore grande.

L'attesa divenne il presente
di un nuovo inizio da scoprire,
di una nuova rosa ancora da fiorire,
della luce di una nuova alba.

E allora dimmi un luogo
che solo noi sapremo,
fra un anno,
o un'altra vita
e sarò già lì ad aspettarti.


Cuz this could be the end of everything
So why don’t we go somewhere only we know?
Somewhere only we know


Buon Anno.

{Aggiornamento #29}
Ovulo

E' arrivato Babbo Natale.

E sono qui a scrivervi con ancora il pandoro fra i denti e gli occhi accecati dall'alcool, che, sebbene non sia stato un Natale di bagordi, mica stavo digiuno.

Voi come avete trascorso questi primi giorni festivi?

Noi, come ogni anno, tronfi, abbiamo ripreso le sotterrate asce di guerra, scannandoci l'un l'altro a colpi di inviti mal gestiti.
E io mi diverto un mondo perché ogni Natale mi sento parte di un gioco strategico che George Martin sei un dilettante.
Per il resto però nulla di speciale, tanto che anche il mio outfit era molto semplice: un jeans di H&M e un semplice
pullover grigio chiaro di Zara, preso prima di andare a Parigi.

Chiaramente non sono io.


Al contrario di altri anni, mi son voluto godere appieno il Natale, come immagino avrete potuto comprendere dai vari post su Instagram.
E ne avevo bisogno.

Era da tempo che la festività mi era un po' scaduta; persino lo scorso anno, seppur fossi in dolce compagnia. Ma quest'anno mi son voluto impegnare.
In primis l'atmosfera che non riguarda solo addobbi e lucette.
Un po' di cieco ottimismo, misto a incoscienza e noncuranza, con quella punta di materialismo che non guasta.
Un rigetto continuo delle negatività.
Ne avevo parlato sicuramente tempo fa, ne parlava bene anche Paola in un suo video in cui si chiacchierava di persone che ci succhiano energie e positività, ma questo bisogno di evasione, di sano egoismo, si è accentuato con il Natale che non è un periodo facile.
Ovviamente è un lavoro costante e mica semplice, ma ce l'ho più o meno fatta tanto da essere qui a scrivervi con abbastanza serenità in corpo.

Tante riflessioni ma anche tanta voglia di novità, che non potendole avere mi sono dedicato ad accontentarmi di quello che ho già o di quello che posso avere.
Mi sono così volutamente creato un ovulo in cui sopravvivere dai miei e dagli altrui problemi, standomene un po' fuori da tutto, senza farmi coinvolgere più di tanto emotivamente, al motto di
E' per questo che forse mi avete visto meno in giro: ogni pomeriggio o quasi, ad esempio, sono uscito a vagare senza una meta; non importa dove e con chi, l'importante è avere un mio spazio, anche solo stando parcheggiato in auto.
Sono diventato un po' misantropo, ma d'altronde il male peggiore sono le persone che tra una madre a cui non affideresti, nel dubbio, nemmeno una padella, e navi che prendono fuoco, non c'è molto altro da fare.

Poi ovviamente ci sono i regali, soprattutto quelli che ci facciamo da soli.
Un Natale perfetto richiede una quantità disumana di superficialità.
Mi sono circondato di cose totalmente non necessarie, tanto che adesso ho riserve cosmetiche per i prossimi venticinque (25) mesi. Anzi, se avete qualche idea per dargli un ordine si accettano consigli perché sono tutti stipati senza una logica su una mensola.
Non accenno nemmeno ai prezzi sempre più improponibili e del tutto immotivati di Zara, ma avendo un buono ho preso questo maglioncino.
Ovviamente non lo indosserò con la tuta camouflage (???) come lo sciancato qui sopra.
Inoltre, molto presto arriverà un regalo ancora più grande, su cui ho tergiversato un po' ma vedrete. Sto anche corteggiando il Kindle, ma devo capire se possa avere una qualche utilità nelle mie giornate e come farcelo stare.

In realtà mi sono lanciato sugli ordini on-line di ogni tipo e avevo intenzione di fare un post sui vari siti che ho provato in questo tempo, così da essere utile. Personalmente sono sempre stato un po' reticente e solo da qualche tempo faccio acquisti su internet; comodo, ma entrare in un negozio e toccare senza dover attendere, mi dà altrettanta soddisfazione.

Sempre riguardo al blog mi rendo conto che ho tanti tanti arretrati: da #backtoseries che arriverà presto con qualche novità, visto che le serie tv stanno tutte in pausa, al post sulle chiavi di ricerca anche questo in coda e ancora post cosmeticosi.
Spero di farcela considerando che queste vacanze natalizie dovrebbero servire anche per studiare e andare avanti con la tesi.

La ciccia di tutto questo periodo, fatto di nulla tutto sommato, è stata una riflessione banale ma sincera, ovvero aver capito che non è necessario accontentarsi. Non è necessario accettare ad ogni costo delle situazioni, delle persone che non ci soddisfano, che non sono ciò che vogliamo.
E, ancora meglio, capire cosa esattamente ci fa stare male per evitarlo, è la vera svolta.
Ma di questo magari parliamo un'altra volta.
Ora vado a fare una doccia bollente che qui si gela. Pare verrà a nevicare anche in Sicilia.

A presto!



Ps: siete stati troppo carini col mio video di auguri. Grazie mille a tutti delle belle parole.




The Judge (2014)
| Frozen - Il regno di ghiaccio (2013) |
Il lato positivo - Silver Linings Playbook (2012)
| Rapunzel - L'intreccio della torre (2010) |

Visto che ho disatteso la promessa fatta a me stesso di fare una recensione a settimana, ho pensato di unire in una versione concentrata e indolore più recensioni in un solo post. Non c'è un numero stabilito, andrò a caso di volta in volta.
In questo periodo sto tra l'altro cercando di vedere film un po' in tema natalizio, ché quest'anno mi sento più in vena di un elfo.

The Judge (2014)

Titolo originale: The Judge
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Durata: 141 min
Genere: drammatico
Regia: David Dobkin

Un gran parlare per un film carino, ma mica un colossal. Robert Downey Jr. è simpatico e carino, ma il suo personaggio risulta già visto. Anche la storia non è esattamente originale, fra drammi familiari, rapporti con i figli, un passato che ritorna come un pasto mal digerito. Tra l'altro sembra che questo Hank in vita sua non abbia fatto altro che scappare e ora si ritrova con mille rapporti da risolvere. Ad esempio quello con la fidanzata del liceo. Pare che in America tutti abbiano avuto una rapporto complicato con la fidanzatina mentre erano alle superiori. Ma studiare e basta no?
Alcune scene divertenti, che rendono il film leggero, meno drammatico, seppur a volte commovente, e piacevole da seguire.

Voto 6 (per una serata tranquilla senza troppo impegno)

***
Frozen (2013)


Titolo originale: Frozen
Paese di produzione: Stati Uniti
Durata: 102 minuti
Genere: animazione, avventura, commedia, musical
Regia: Chris Buck, Jennifer Lee

Quando il potere del marketing può tutto. In giro si vede sempre questa benedetta Elsa, nemmeno fosse chissà che eroina, e invece è una lagna che pensa a scappare dai suoi guai. Non mi pare proprio un bel messaggio da mandare ai bambini, ma intanto il merchandising Disney (che ora mi farà causa) ha pompato molto su di lei.
La vera protagonista della baracca secondo me è Anna, che è vitale, spigliata, positiva e con voglia di fare, infatti proprio lei risolve i casini fatti dalla sorella.
Mi aspettavo un po' di meglio, ma sicuramente le canzoni sono piacevoli e non avere il solito principe di mezzo è una bella liberazione. Una bella storia di un amore non banale.

Voto 6 e mezzo 

***
Il lato positivo - Silver Linings Playbook (2012)


Titolo originale: Silver Linings Playbook
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Durata: 122 min
Genere: commedia, drammatico, sentimentale
Regia: David O. Russell

In un suo video di qualche tempo fa, Simona ( MissPenny09 ) aveva parlato del libro da cui è tratto questo film, e come lei stessa diceva, non c'entrava nulla rispetto all'opera di Matthew Quick. 
Anzi, è pure peggio.
Io non ho letto il libro ma mi sono lanciato direttamente sulla pellicola, reputandola inconcludente.
E' la storia di Pat che, dopo aver beccato la moglie a tradirlo, si scopre bipolare, e con tutto ciò che ne consegue. Tornato a casa dopo un periodo in clinica però cercherà di migliorarsi per poter riconquistare la fedifraga. Non so se vi rendere conto. Questo non è bipolarismo, è proprio essere scemi, ché se una ti mette le corna, l'ultima cosa che dovresti fare è migliorarti per LEI. 
In realtà questo volersi migliorare non è che sia così chiaro e viene messo ulteriormente da parte con l'arrivo di Tiffany che lo coinvolge in una gara di ballo a cui Pat partecipa non tanto perché crede sia una buona occasione per dimostrare tenacia, spirito di iniziativa e altre cose belle - saranno gli altri a suggerirglielo - ma perché costretto in una sorta di ricatto.
In sintesi un film lungo, a tratti noioso, dove i veri protagonisti sono Robert de Niro e Jennifer Lawrence, e che potete anche evitarvi.

Voto 5

***
Rapunzel - L'intreccio della torre (2010)

Titolo originale: Tangled
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Durata: 100 min
Genere: animazione, sentimentale, commedia
Regia: Nathan Greno, Byron Howard

Se cercate un cartoon spassoso, divertente, romantico, adatto non solo ai bambini ma anche ai cresciutelli, vi suggerisco Rapunzel. La storia è un po' una rimasterizzazione del classico, ma non ci sono principi aitanti o principesse in pericolo. 
Rapunzel infatti è una gran simpaticona che, tutto sommato, se la sa cavare da sola e ha pure un cuore grande. La strega che la imprigiona nella torre non è una strega ma più una matrigna egoista e malvagia, come a rappresentare un lato più umano che fantastico. Flynn non ha nulla di "charming", ma anzi è pieno di difetti più che comuni.
Un film d'animazione travolgente, e che sa far ridere ma anche commuovere i frignoni come me.
Comunicazione di servizio: dovrebbero darlo in questi giorni su RaiDue.

Voto 8

How to: non rischiare le chiappe a Parigi.

State tranquilli, non parlerò (per questa volta) di tecniche di depilazione e massaggio dei glutei.
Nel post in cui vi parlavo del mio beauty da viaggio, avete sollevato delle giuste curiosità riguardo la città nel suo vero e proprio essere. Tuttavia non ho avuto abbastanza tempo per poter conoscere tutte le insidie di Parigi, una città davvero davvero grande, e che come tale può risultare complessa anche per un breve giro turistico.
Ma, visto che avete insistito siete proprio degli stalker non erano necessarie centinaia di e mail cercherò di rispondere e magari essere utile a chi vorrebbe visitare Parigi per la prima volta.

Itinerario

Noi non avevamo un itinerario specifico, il nostro albergo era abbastanza centrale, tanto che dopo qualche chilometro a piedi si arriva facilmente a Notre Dame, la quale si trova letteralmente su un'isola, la Île de la Cité, raggiungibile tramite i vari ponti.
L'albergo si chiama appunto Hotel Gare du Nord Suede su Boulevard de Magenta, pulito, piccolo ma carino e mediamente economico.
On-line ci sono diversi itinerari già prestabiliti, con tanto di spiegazione dei mezzi da prendere, tuttavia con una mappa davanti, capire come muoversi è abbastanza fattibile, quantomeno per le visite ai monumenti e alle attrazioni più famose.
La cosa più importante per chi resta poco tempo è prenotare in anticipo su internet. Parigi è una città turistica, tutti vogliono vedere la Torre Eiffel o entrare al Louvre, quindi ci saranno code chilometriche. Sui vari siti ufficiali troverete come prenotare e con diverse soluzioni.
Outfit of the (Paris) Gay: sciarpa pesante,
cappotto, ma t-shirt e cardigan sotto.
Ad esempio la Tour Eiffel è possibile visitarla scegliendo fino a che piano si vuole arrivare, oppure si può prenotare un posto al ristorante, assicurandosi così anche l'entrata in corsia preferenziale.

Clima
Giunti a Parigi non posso dire ci fosse esattamente un clima glaciale, ma era abbastanza freddo, specie perché io venivo dal profondo sud in cui erano stati giorni abbastanza caldi. Ci hanno però detto che il clima, per essere fine di Novembre, sarebbe dovuto essere più rigido e anche nevoso. 
Ovviamente c'erano molti sbalzi di temperatura: al mattino l'aria era abbastanza fredda seppur soleggiato, non troppo ventosa, alla sera però la temperatura saliva un po', diventava più umida e scendeva qualche goccia di pioggia.
Siamo stati fortunati, ma controllate sempre prima di partire.


Collegamenti
Parigi è collegata ottimamente, fra taxi, treno, tram e metro, a cui si aggiunge la RER che fa sempre
parte della metropolitana ma collega le periferie.
Noi abbiamo utilizzato proprio la metro più frequentemente, perché è davvero comoda, puntuale e funzionale. Tra l'altro i francesi hanno avuto la geniale idea di fare biglietti un quarto dei nostri, con un risparmio di carta mica da ridere. Sebbene siano 15 linee contrassegnate da diversi colori, si comprende facilmente il percorso da fare. Il problema sta nel fatto che nelle stazioni delle metro non è possibile uscire una volta raggiunti i binari. Mi spiego: qualora ti dovessi rendere conto di aver sbagliato, ti tocca comunque prendere quella linea, e eventualmente cambiare alla prima fermata utile.  Nulla di complicato, specie se siete abituati a prendere la metro (io no, nel terzo mondo in cui vivo non esiste).
Bisogna dire che a volte è più comodo ed economico prendere un taxi. Tuttavia il sabato sera è del tutto inutile che stiate lì a chiamare al telefono per far arrivare una macchina. Non arriverà. Scendete in strada, sbracciatevi ed urlate "TAXI!".

Citizens
I francesi sono stronzi?
Omelette per non sbagliare.
No, non tutti, non tantissimo. Ero con Simon, e nemmeno il tempo di aprire la cartina, una giovane e rampante 40enne ci ha chiesto se avessimo bisogno di qualche indicazione e dove volessimo andare. 
Ovviamente i francesi parlano francese (ma và?!) e la loro pronuncia inglese, per quei pochi che vi risponderanno in inglese, è meno chiara della mia. 
Io non parlo francese se non per quanto riguarda due fesserie inventate al momento, ma ci si può comprendere senza troppe difficoltà.
Se non volete fare un corso intensivo di francese, vi basterà quantomeno conoscere come salutare e ringraziare. Altra cosa forse ancora più importante, sono i numeri, perché spiegare ad esempio ad un tassista che devi andare in Via dei Ciclamini al 123, lui non capirà lo spelling. 
E il cibo. Non tutti i luoghi hanno il menù in inglese quindi meglio assicurarsi prima di scegliere. Anche qui, il modo migliore è usare un traduttore, anche se la pronuncia sarà letale, almeno (forse) sarete compresi.

Varie ed eventuali

Qui sta a voi dirmi se avete qualche altra domanda, curiosità varie, ma anche e soprattutto se avete altri suggerimenti a chi si avventura per Parigi e non sa come muoversi.



DIY: decorazioni (posticce) di Natale

Da giorni vedo addobbi natalizi ovunque e mi par di capire che, quest'anno, ci siamo portati un po' tutti avanti ché la crisi e il declino generale ci deve aver spinti a cercare un po' di calore e aria di festa.
Anche io mi son dato da fare e, forse, avrete visto il mio albero di Natale su Instagram. 

Per la prima volta ho tentato di abbinare decorazioni bianche e dorate senza che però sembrasse l'albero di Natale di un supermercato.
Succede, però, che la smania di acquistare decori bianchi, stava trasformando il mio albero in un abito da sposa. 
Ho così trovato una piccola idea per aggiungere ulteriori tocchi dorati e per riciclare un po'.

Come saprete utilizzo molto le tea light per poter sciogliere le tart di Yankee Candle. E ne utilizzo parecchie tanto che ho pensato sia davvero un peccato gettare quella quantità di metallo senza utilizzarlo in qualche modo (da me non c'è la differenziata ndr.).

All'inizio pensavo di conservare i fondini (non so come si chiamino, in casa ho detto "culi" ma non si dice "culi" su internet) e unirli per formare un alberello di Natale stilizzato. Tuttavia non ero convinto che la cosa potesse risultare carina, stabile e, cosa non meno importante, non sapevo dove metterla!

Su internet non ho trovato nulla, così ho inventato i "fiori dorati". 
Vi agevolo la semplice ed esplicativa grafica.

Cliccami, divento grande!

Prendiamo il fondino metallico della tea light e pieghiamolo su se stesso verso l'interno (1). Io consiglio di appiattirlo con una pinza o con le mani (2) perché durante gli altri passaggi e/o conservandolo si schiaccerà lo stesso, ma proverò a farne qualcuno senza schiacciarlo troppo perché col volume è anche carino.
Ho scelto di colorare le foglie con una bomboletta spray oro (5), ma fate un po' come vi pare. Una volta asciugate infilziamo senza bucarci un dito, una delle punte delle foglie con una puntina da disegno (nel mio caso bianca, perché c'ho 'sta fissa ormai). Una goccia di colla e infilziamo l'altra, e così via. In teoria potete aggiungere quante foglie volete, ma ho ritenuto che 4 fossero abbastanza.

Il risultato?

"Non sono così sbiadito!"
Sicuramente se siete più bravi di me, che non ci vuole molto, farete un lavoro più rifinito, ma non mi spiace. E' un tocco da mettere nei punti strategici dove magari si vede troppo il filo delle luci o dove i rami sono più spogli. Oppure potrete usarlo anche in un centrotavola o come decoro dei pacchetti.
Altra idea è quella di creare delle ghirlande di foglie dorate ma non ne avevo a sufficienza.

Vi piace come decoro? Fatemi sapere se avete altre idee di riciclo e soprattutto se il mio DIY non vi ha creato disagio e confusione!
A presto!




3

Tre giorni fa stavo riguardando delle foto salvate sul pc, alcune anche abbastanza datate. In una in particolare ero con una mia amica e, guardandola, mi sono ricordato quella giornata. 
Era Maggio, a casa sua, e stavamo chiacchierando. Ricordo che mi lamentai di una cosa, non so certo di ricordare esattamente cosa, ma ricordo che ero abbastanza frustrato a punto tale da parlarne.
Ho realizzato che da lì a pochi mesi, avrei aperto questo blog e proprio oggi sono trascorsi tre anni dal giorno in cui pubblicai quel primo timido post.
Un susseguirsi di numeri perfetti che ben si confà al titolo del blog, in effetti.
Questo per dire che molto probabilmente per chi legge queste non sono altro che pagine più o meno interessanti, per chi scrive invece sono tre anni di vita.
E devo ammettere nemmeno i più facili ma sono ancora qui. 
Tre anni in cui sono cambiate tante cose, per primo io, fortunatamente.
Ora non starò qui a sciorinare frasi scontate di ringraziamento per la vostra presenza, anche perché non so a quanto possano servire.
Preferisco dirvi che, in sincerità, aver trovato una risposta per ciò che dico, è stato il miglior sprone per un incostante come me. 
Cercherò di fare del mio meglio a portare avanti la baracca, e mi auguro che ci siano tanti altri anni ancora qui, con chi viene e vuol restare e con chi va e non torna più.
Ora però mi serve il vostro aiuto e ho ben due domande da porvi, di cui una po' bizzarra.

1) Cosa vi piace ( e non vi piace) di questo blog? Cosa credete che manchi?

2) Molti, la maggior parte, non mi hanno mai visto né sentito se non per le foto qui e su Instagram, per cui mi chiedo, che immagine vi ho dato di me in questi tre anni? O meglio, come immaginate che io sia?

Fatemi sapere se vi va nei commenti e siate sinceri, sono siciliano ma non mi offendo.
Io vi auguro buona domenica, vi mando un bacio, vi ringrazio ancora e vado a pranzo.

Uno e trino.


A presto!



How to: non rischiare la pelle a Parigi.

Quando mi hanno detto che saremmo andati a Parigi ho subito pensato
cazzo, mi cadrà la faccia dal freddo!!
perché sì, la città ci ha regalato 3 giorni di sole ma anche continui sbalzi termici.
Mi ero organizzato con una serie di campioncini raccattati qui e lì di Biofficina Toscana, un po' perché troppo sbattone travasare ciò che già avevo - sì, la mia routine viso e capelli è cambiata -, un po' perché ero curioso come un muflone al primo accoppiamento.
Avevo poi comunque comprato dei contenitori di Shaka (questi che avevo anche suggerito sul mio articolo per OddMag) sperando di avere anche la busta, in realtà ho scoperto che dalle mie parti c'erano solo le versioni più piccole dei kit da viaggio in rimanenza dell'estate (come se si va solo in vacanza d'estate!). Carinissimi, ma chiudeteli con cura.

In realtà il problema non è stato il viso, ma le mani.
Mi si sono sollevate in maniera anche dolorosa, tutte le pellicine attorno alle unghie (e un che schifo dove lo metto?!). Ovviamente non avevo una crema mani (portatevela perdiana, non fate i mentecatti) e ho provato a porvi rimedio con un po' di Fluido corpo all'olivello spinoso che devo ammettere mi ha molto aiutato quantomeno a fare in modo che ammorbidisse la pelle e quindi facesse meno male.


L'ho provato anche sul corpo pur non avendone bisogno eccessivo e anche qui carinamente idratante. Si assorbe facilmente essendo appunto una consistenza leggera.
Profumo erbosetto, piacevole ma non dura.

In viso come vi dicevo non ho avuto grandi  problemi. Prima lavavo col Detergente Delicato che è tale di nome e di fatto, ma a causa di una signorina Easyjet che ha dovuto ravanare nelle mie cose (bella, ci vedremo all'inferno) l'ho usato nemmeno tre volte. Forse un po' liquidino, ma fa nulla, perché lascia la pelle liscia e il profumo di finocchietto selvatico mi piace.


Poi stendevo un  velo di Emulsione viso antiossidante 24 ore, che non mi ha fatto tirare per nulla la pelle, e lo sapete che la metro è un po' una mezza ghiacciaia. 
A dire il vero io ero convinto - non perché ci fosse scritto da qualche parte, ma perché sono rincoglionito - che si trattasse di una crema fluida adatta alle pelli normali/giovani, ma in realtà è una crema un po' più densa, adatta alle pelli mature. Mi è piaciuta perché si spalma bene, si assorbe subito e non lucida, ma no, non la potrei utilizzare d'estate e no, non la potete usare se avete la pelle grassa.

Sulle labbra ha fatto il suo egregio lavoro l'Addolcilabbra di Alkemilla al gusto lime.


Mi bastava metterlo al mattino e la sera e non mi si sono screpolate affatto le labbra. Non è troppo ceroso o troppo oleoso, ma forse è un tantino duro da stendere, bisogna insistere, ma nulla di drammatico.
Unica pecca è l'odore: sa di lime troppo delicatino per i miei gusti, che tempo 5 minuti e te ne scordi.

Per nascondere le occhiaie e un brufolo venutomi in fronte (te so piaciuti i dolci francesi eh!) ho usato la Natural BB Cream di Benecos colore Fair.


So bene che non sia un correttore, ma volevo un prodotto che si adattasse a tutto il viso senza problemi e che eventualmente sarebbe potuto essere un secondo stato protettivo sulla pelle in caso di condizioni climatiche avverse.
La tonalità è perfetta per noi mozzarelle, ma se siete bianchi effetto foglio A4 forse vi risulta una punta scura. Inoltre ha un sottotono neutro più tendente al rosato, per cui potrebbe non matchare con tutti.
Ha una copertura media e stratificabile, si sente un po' sulla pelle ma ha un effetto luminoso che non mi spiace, specie per l'uso che ne faccio sulle occhiaie. Appena stesa è opaca e si asciuga in fretta, dopo qualche ora però vi lascia per strada e si lucida. Non inizierete a gocciolare olio ma su tutto il viso credo vada tamponata con una cipria e/o non mettere la crema idratante sotto. 
Bruttarello l'odore ma va via subito.
Ovviamente per un prodotto del genere, più che per gli altri, posso dare solo una primissima opinione. Aggiorno più avanti.

Indubbiamente ho anche lavato i capelli ed in effetti ero molto curioso di provare sia lo Shampoo Delicato che il Balsamo Concentrato Attivo sempre Biofficina.
Hanno un profumo simile, leggermente balsamico, ma non mi pare resti sui capelli.
Lo shampoo ha una consistenza abbastanza liquida, non mi ha dato problemi sulla cute ma lava bene. Tuttavia, gestendo male il campione ci ho fatto praticamente uno shampoo e mezzo.

Il balsamo mi ha fatto capire perché piaccia così tanto alla gente. Capelli lucidissimi, condizionati, e pettinabilissimi.
Un turbinio di -issimi per dire che prenderò la full size del balsamo.
Unico boh la morbidezza e l'effetto anti-crespo: mi aspettavo un pelo di più quanto è stato, specie il giorno dopo.

Questo è ciò che ho usato, tralasciando il deodorante di cui non so quanto vi importi.
Ovviamente sono impressioni mignon come le misure dei campioni ma non posso lamentarmi. Non ho dovuto raccogliere la faccia con lo Swiffer per le strade di Parigi e avevo un aspetto umano e presentabile.

Purtroppo il bagaglio a mano già saturo ha ridotto i miei acquisti francesi a zero (so sad) ma in volo ho preso la Tangle Teezer, semplicemente perché ero curioso, pettinando i capelli solo da bagnati.

Ovviamente fucsia.
Vi mando tanti baci!


Sei validi motivi per cui non voglio e non ho bisogno dell'amore.

Dopo una lunga serie di elucubrazione mentali smosse dalle continue domande su quali saranno o sono le mie prossime intenzioni amorose, è giunta finalmente l'epifania.
Perché sì, se conosci o incontri qualcuno, i tuoi amici sono lì affamati di gossip come Signorini dopo lo scandalo Ruby.
E tu nemmeno sei ancora arrivato alla seconda casella, per dire.
Sono quindi arrivato alla conclusione che è bene stilare una lista di incontrovertibili motivazioni a sostegno del fatto che per i prossimi diciamo dieci anni, una relazione è quantomai estranea ai miei progetti a breve termine. Anche un'opera di autoconvincimento.


1) Non posso avere sempre capelli perfetti.


Tutti amano i capelli perfetti. Tutti vogliono un compagno con dei capelli perfetti. Ma avere capelli perfetti richiede tempo e soldi, soldi che potrei spendere in attività più remunerative tipo affogare lacrime amare in un panino di McDonald.
Io voglio poter restare con i capelli spettinati, sporchi, con la ricrescita e schiacciati sulla testa come dopo 15 giorni di febbre.
Ok,  il motivo più futile, ma sono sicuro che anche la convenzione di Ginevra sia favorevole.


2) Mantenere una relazione mette ansia.

Le relazioni sono fatte per l'80% di ansia. Vivere nella costante angoscia che ad esempio vi freghino il/la compagno/a da sotto il naso, o che lui/lei stesso possa paciugare con qualcun altro, non fa bruciare abbastanza calorie, per cui non ci farà nemmeno diventare fighi.
E poi ci sono le feste, i compleanni, gli anniversari e tutto si incasina. 
Avete già pensato cosa regalargli per Natale?
E alla suocera?
Ecco.

3) Non potrei invidiare gli altri.

Come dovrei occupare tutto il tempo libero se non lamentando il fatto di non avere un compagno e che persino la signora del piano di sotto, 80 anni e 15 gatti, si è trovata un fidanzato?
Non so, dovrei forse uscire? Vedere gente? Ma siete matti?


4) Non puoi fare la cacca senza dover aprire il rubinetto.

Esistono coppie ormai insieme da decenni che non hanno superato questo momento. E giustamente direi. 
Ci sono spazi invalicabili e silenzi che non dovrebbero essere tali. Uno di quei momenti di sforzo in cui pregheresti qualsiasi santo affinché la banda di paese passi sotto casa tua in festa, che un'ambulanza possa camuffare molesti rumori, che una lunga telefonata impegni il partner. 
Ma ciò non accade mai, quindi ti tocca ricorrere ai vecchi metodi, ma nessuno pensa alla quantità di acqua che viene sperperata in questo modo? Avete idea di cosa possa pensare Greta T


5) Devi accontentare l'altro.


Molti fanno fatica ad ammetterlo, ma stare in coppia significa anche compromessi. In molte occasioni incontrarsi a metà strada evita tediose e lunghe discussioni, ed un animo buono e generoso come il mio non può non esaudire le richieste altrui, anche se velate o sottintese. 
In macchina? E metti sulla stazione che piace a lui.
Al cinema? E sobbarcati due interminabili ore di un qualsiasi film di cui ai già non apprezzerai nulla.
A cena? E andiamo a mangiare là che gli piace di più.
Che vita di merda!


6) Voglio poter dormire con i calzini.


Io sento freddo, e voglio poter dormire con i calzini. E col pigiamone. E se serve voglio dormire con i calzini sopra il pigiamone.
Fidatevi, non è vero che il vostro uomo vi scalderà. 
Morirete assiderati per colpa di un ego trasbordante di machismo ed esautorato di raziocinio. 
Molto meglio un bel paio di calzettoni: semplici, affidabili e fedeli.


COROLLARIO: mi basto.

Se ci pensate, affermare di volere un compagno è come affermare che da soli non ci si basta più. Che ci si annoia a stare con sé stessi. Che probabilmente mal si tollera la coesistenza col proprio io. La classica metà della mela, ma chi l'ha tagliata 'sta mela? Non lo sanno che poi si ossida e diventa brutta?
Non so, sarà cinico ma sento odore di bipolarismo a cui seguono signori in camice bianco che ti tengono lontano dal cornicione da cui stavi per gettarti.
Io col mio io ci litigo spesso, ma alla fine mi basto, pensate se dovessi avere a che fare ogni giorno con un terzo incomodo.




E voi, quale valide motivazioni avete per non aver bisogno dell'amore?




À Paris de Pier

Cara Parigi,
Sono tornato a casa, ma non volevo tornare a casa. 
Sono trascorsi due giorni da quando ti ho lasciata e porto ancora i segni delle tue giornate. 
Dall'aereo mi sembrava di scorgerti in quel manto di nuvole fra cui stavamo volando, ché ti stampi nelle cornee come poche cose sanno fare.
Sul polso rivedo ancora i localetti di Boulevard de Belleville, con la paglia sparsa sul pavimento o arrabattati alla meglio. 
Ricordo il calore di quei posti, in grado di farti scordare gli occhi stanchi e il mal di testa.

Parigi, sei come un libro che non smetteresti di sfogliare, dove ogni parola, spontanea o studiata, è un luogo che ti porta altrove.
Ci hai raccontato la storia di mille volti, tutti diversi - tranne i cinesi, non li distinguerò mai - che se pensi che i francesi sono un po' stronzi poi una signora ti ferma e ti aiuta con le indicazioni senza nemmeno chiederlo.
La Senna è il tuo segnalibro che divide ogni capitolo, rilegata da ponti diversi ma ugualmente belli. E sei piena di sottotesti fatti di infinite metropolitane che confondono anche chi ti abita.

Sei come una donna nuda di cui potresti vedere tutto, ma di cui non saprai mai nulla senza conoscerla davvero. 
E io, in fondo, devo fare molta strada per conoscerti.
Mi hai solo mostrato che l'autobus 72 fa un bellissimo giro lungo la Senna, e che esiste un ristorante con un solo tavolo.
Ho scoperto che puoi far festa in casa di qualcuno fino alle 3, mentre la gente ti guarda da sotto e sorride un po' invidiosa e che la fuga degli italiani all'estero è tangibile e forte. 
Ho scoperto che intorno a Quai de Valmy sembra d'essere a Milano e che i tuoi mercatini sembrano la metafora della vita: piena di tesori, tutti da scoprire, ma che la fretta può farti perdere.
Ho visto la tua torre, credevo fosse un pezzo di ferro e invece vederla esplodere di luce mi ha sopraffatto.

Ti ho annusata, Parigi, e adesso so che odori di piscio, ma anche di vaniglia, di burro, di vino caldo e di sorrisi.

E ci hai dato così tanto che provo vergogna a farlo, ma c'è ancora una cosa da chiederti a cui tengo. 
Fra le tue pagine ho conosciuto Simon, il bimbo che guarda le stelle e gliele vedi brillare negli occhi anche di giorno. 
Sta facendo dei passi nel mondo dei grandi, ma non fargli perdere, tu che puoi, la spontaneità che nasconde dietro ad un sorriso. Non farlo smettere di arrossire quando la gente aspetta in fila per parlargli, e non fargli perdere quello sguardo dolce di quando si imbarazza. 
Fa che non diventi una fattucchiera repressa, ma che resti l'osservatore del cielo attento e garbato qual è e, se possibile, resti saldo a quel filo d'aquilone in grado di non farlo perdere su nel cielo. 

Senza di lui questa magia non ci sarebbe stata.

Adesso devo augurarti buonanotte, mia cara Parigi, da qui giù così lontano. 
Sei e resterai per me una maratona, che ti spezza le gambe ma ti fa battere forte il cuore. 
E sono pronto a correrti ancora.


Con amore,
Pier.





{Aggiornamento #28}
L(a)egnosa ma gioiosa

La mia costanza di questi giorni nello scrivere è pari al numero di volte in cui il sole ha fatto capolino in queste piovose giornate, e questa metafora non ha bisogno di spiegazioni.
Vedo certe immagini in tv e sui giornali e mi sento in colpa e provo vergogna e lo trovo frustrante. Suona tremendamente banale, ma non so come farei se fossi un abitante della Liguria o della Lombardia, e parlo da siciliano che mica siamo stati molto meglio.

Sfoglio un'altra pagina e vedo un 14 enne, che pare sia stato picchiato dal professore, oltre ad aver, in modo non molto sottile, sottolineato l'omosessualità del ragazzino. Che sia vero è ancora da accertare, ma se vanno così le cose non voglio più sfogliare nemmeno il volantino dell'Ipercoop.
La notizia più tranquilla pare essere diventata la doppia spunta blu su WhatsApp, che, diciamolo non ci voleva molto a capire quando una persona ha letto il messaggio ma vuole ignorarti e/o ha qualcosa da fare.
Mi fan sorridere quelli che parlano di violazione della privacy, come se la spunta blu possa significare, che so, che stai placando fastidiosi pruriti intimi e non puoi rispondere.
Perché non può, vero?

Per quanto mi riguarda ho cercato di, come sempre, starmene in disparte quando le cose non vanno o quando sto cercando di farle funzionare ché riempire un blog di lamentele e piagnistei mi avrebbe dato l'orticaria, e in caso contrario mi sarei scudisciato da solo.
Sì, vi ho raccontato che ho rosicato a sentirmi dire che "dovevo fare di più"quando, non solo ho fatto il possibile, ma mi sono ritrovato con una porta sbattuta in faccia e nemmeno un grazie di consolazione, non tanto per lamentarmi dell'accaduto, quanto perché pur cadendo, mi son sentito cadere in piedi.
Tra l'altro sto cercando di mettere da parte il rosicamento, considerato anche il fatto che ultimamente il piagnisteo mi fa scattare quella molla in testa che credo abbia sentito anche Anna Maria Franzoni.

In verità avrebbe aiutato magari sfuggire verso altri lidi per spezzare questo fatras des sentiments ma non c'è stato modo, quindi posso attaccarmi ad uno dei mezzi pubblici che passerà certamente in ritardo.

Insomma, piuttosto che mandare in corto la tastiera scaraventandoci sopra lacrime e sangue, preferisco essere legnosa ma gioiosa come Leona Lewis che canta I Wish It Could Be Christmas Everyday.


A proposito, voi ci state pensando al Natale? 
Io sempre in preda alla bipolarità sto da un lato a pensare di che colori addobbare l'albero ( oro e bianco?), ma dall'altro lato non ho alcuna voglia di festeggiare.
Quanto al blog sono stato assente, ma scrivere mi fa riflettere, e io non voglio riflettere, voglio essere frivolo. Essere frivoli dovrebbe essere un diritto inalienabile dell'uomo. 
Mi perdonerete, ma è ciò di cui ho bisogno per adesso. 

Anticipo che non credo ci saranno in futuro altri post riguardo le Yankee Candle, non perché abbia smesso di usarle, ma perché mi sembra troppo ripetitivo continuare a parlarne anche se cambiano le fragranze. Dovessi trovare qualche altro marchio interessante, ve ne parlerò!
Invece ci saranno tanti post sul beauty, con qualche approfondimento e credo farò, seppur non era nei piani iniziali, qualche recensione singola. 
Tra l'altro per adesso mi sto dando agli acquisti.
Intanto avrete visto su Instagram, un paio di scarpe nuove, fuggendo da quelle marroni-tortora di Benetton che vi avevo mostrato qualche tempo fa - mentre vi sto scrivendo mi sono reso conto che mi si è rotta la cuffietta destra - perché una volta indossate convincevano poco e la fattura era scarsa per il prezzo.

Mi sono aggiudicato invece un bel (per me, magari a voi faranno piangere sangue) paio di scarpe blu scamosciate, alla modica cifra poraccia di 10 euro marchiate Piazza Italia.

Una foto pubblicata da Pier (@pier_ef_fect) in data:
Forse vi avrò già detto che dalle mie parti non ci sono moltissime della catene d'abbigliamento più note, se non spostandomi di diversi chilometri, per cui tocca accontentarsi, ma in questo caso non mi spiace affatto, sono anche comode.
Esempio di acquisti compulsivi e non necessari.

Per il reparto cosmetica&co. invece ho acquistato qualche rifornimento per i prossimi mesi. Ma da voi accade che una marca o un prodotto venga esposto per una settimana circa e poi svanisce?
Questo è uno dei motivi per cui acquisto roba pur non avendo urgenza, perché se ho una curiosità o mi accaparro la roba subito, oppure posso tenermi i miei dubbi.

In verità credo che questa giostra emotiva sia dovuta al fatto che fra pochissimo compirò un quarto di secolo!
Sto invecchiando signore e signori, mi tocca ammetterlo pubblicamente.
Quando sei bambino ti fai sempre grandi aspettative - leggasi aspetti festeggiamenti per giorni e giorni nemmeno fosse un matrimonio indiano - ma poi crescendo ti pare un giorno come un altro.
Non so bene ancora come trascorrerò quel giorno, ma mi basta poter non uscire da sotto le coperte.
E avere una torta uber calorica.

E nulla miei cari, spero di avervi tenuto un po' compagnia, di non avervi ammosciato troppo e ora aspetto tutto il vostro amore.

Ok, come non detto.





The Normal Heart (2014)



Titolo originale: The Normal Heart
Paese: Stati Uniti d'America
Genere: drammatico
Durata: 133 min
Regia: Ryan Murphy

Al contrario dei soliti film, quello di cui vorrei scrivere questa volta, è un film per la tv, e non trasmesso nelle sale cinematografiche. Ammetto che ho tergiversato un po' per parlarne, ed ammetto che è in questi momenti che la scansione a rubriche che ho dato al blog mi sta un po' stretta.

Il fatto è che The Normal Heart è difficile da inquadrare, o per lo meno così è stato per me.
Ci prende e ci trasporta negli anni '80, periodo in cui la comunità gay, almeno negli Stati Uniti, sta attraversando un periodo di maggiore libertà sessuale. Ma ogni battaglia, seppur vinta, lascia dietro di sé dei morti e dei feriti.
Ned lo sa, soprattutto quando vede morirsi davanti il suo amico Craig, e cerca di avvertire tutti gli altri, appena viene a sapere che c'è questo strana malattia che si diffonde per via sessuale fra gli omosessuali, e sta mietendo vittime. Ma molti di loro non ci credono, temono sia una scusa per farli recedere dalle posizioni acquisite con tanta fatica. Non basteranno né la dottoressa Brookner, che si è occupata della maggior parte dei pazienti deceduti per questo cancro, né il giornalista del New York Times Felix Turner, né l'organizzazione di Ned, la Gay Men's Health Crisis, a far da cassa di risonanza.


Siamo tutti impotenti, brancolando nel buoio che solo l'ignoranza può dare, e nessuno intende farsi carico di quella che sembrava essere una malattia "dei gay". 
Ci vorranno anni prima che il governo prenda atto della gravità della situazione e si decida a stanziare dei fondi per iniziare una ricerca scientifica. Passeranno 4 anni dall'esplosione della malattia prima che il presidente degli Stati Uniti, allora Ronald Reagan, dichiari l'AIDS essere una priorità del governo.
Un film inteso, vero e sincero. A me ha lasciato un senso di incompiuto, come una strada ancora tutta da percorrere, o meglio come l'inizio di un cammino ancora lungo prima di trovare la sua meta.



Voto 9




Ps: no, Ruffalo non mi è piaciuto lo stesso. In alcuni momenti è abbastanza convincente, in altri sembrava un bambino capriccioso con manie di divismo e, visti i suoi precedenti ruoli, anche questa volta non si capiva se l'esagerazione fosse un carattere del personaggio o del suo modo di recitare. Propendo per quest'ultima. Ciao Mark.



Di ciò che è stato dimenticato

Le scelte sono fatte di ingranaggi, che per metterli in modo servono una chiave e un motore.
Ci vuole coraggio, convinzione, anche un po' di cecità.
Tipo quando l'oculista ti mette le gocce midriatiche per far dilatare l'iride, che ti lasciano la vista offuscata per mezza giornata.
E tu sei lì che pensi
Cazzo, non vedrò mai più!
Ma quando si tratta di scelte non ci pensi che resterai cieco, a costo di sbattere ovunque, perché quando hai un sogno, un'idea, un amore, che sta prendendo corpo, il cervello ti va in pappa.
La tua mente non macina altro che quel singolo pensiero, che va via e ritorna, e va via per poi restare come una macchia sulla tovaglia buona.
Ti vengono gli occhioni a cuore, sempre lucidini, un misto fra allergia di primavera e il matrimonio della tua migliore amica.

Serve energia, che pare ti stia bruciando l'anima, tanto è forte e strana la sua origine. Ti sembra che con un soffio puoi buttare giù qualsiasi montagna.
Come un lampo che si sente sole quando illumina a giorno il cielo scuro.


Nella tua mente, quella prima idea, quel primo mattone diventa un castello. Riesci a costruirci le tue mura di cinta che inizi a chiamare speranza. Che inizi a vedere come futuro.

Anche nelle scelte degli altri, ci vogliono una chiave e un motore. Anche quando fai parte delle scelte degli altri. Anche quando scegli di aiutare gli altri, perché te lo chiedono o perché hanno bisogno, o perché gli altri, in qualche modo, fanno parte di te.
La cecità arriva quando pensi che quel che stai aiutando a mettere insieme, sarà anche parte del futuro, e completa la sua evoluzione quando pensi di avere un valore in più.
Il fatto è che non lo sai, e non lo vedi nemmeno.
Brancoli in un buio fatto di "tu". E se ti chiederanno altro, tu darai molto di più.

Ma i fulmini durano istanti e se li porta via la pioggia.
La luce si spegne nei "grazie" mai ricevuti e arriva il buio di ciò che è stato dimenticato.
Quel poco, una nota rispetto ad un intero spartito, ma che credevi aiutasse la melodia. Credevi fosse bene.
Quando di tutto non resta altro che la cenere di un anima bruciata, pensa a quanta energia è in grado di darci il  nostro cuore, e che "il nostro cuore è lì dove riponiamo le nostre energie".
Pensa che quando tutto finisce, niente è ancora finito.





Tutto può cambiare (2014)

Superando la mia antipatia verso Mark Ruffalo, ho deciso di vedere un film chiacchieratissimo al momento.


Titolo originale: Begin Again
Paese di produzione: Stati Uniti
Durata: 101 min
Genere: commedia,  musicale, drammatico
Regia: John Carney

La faccia sempre interdetta di Keira Knightley interpreta Greta, una ragazza senza grandi aspirazioni nella vita, ma che è fidanzata con un tocco di gnocco di nome Dave la cui carriera musicale è in ascesa.
Anche Greta si diletta a scrivere musica, ma non è nei suoi progetti più immediati diventare una compositrice, specie quando la carriera del ragazzo con cui sta da cinque anni, va ad adombrare, fino ad infangare la loro storia d'amore.
Greta così si trasferisce nell'appartamento del suo amico Steve, un artista di strada che di sera si esibisce in alcuni locali per arrotondare. Un giorno decide di coinvolgere l'amica a sua insaputa, e da invitata per sentire Steve suonare, Greta si ritrova sul palco a proporre un suo pezzo.
Sarà questo l'anello di congiunzione fra un passato triste e un futuro inaspettato: fra il pubblico infatti c'è anche Dan Mulligan, un agente discografico visionario ma con una vita privata parecchio turbolenta.


Dan farà uscire Greta dal suo bozzolo e la coinvolgerà in un progetto unico e innovativo, nonché a basso costo, che vedrà i due, insieme ad altri ragazzi, comporre musica per le strade di New York raccogliendo i suoni della stessa città.

Quando ho letto che Tutto può cambiare veniva definito come "drammatico" son rimasto interdetto. E' vero, ci sono in mezzo tematiche non proprio semplici da raccontare, come i problemi familiari o il tradimento, ma il vero significato che secondo me traspare è assolutamente positivo. Tutto può cambiare, e tutti possiamo avere la nostra occasione. Magari non come o con chi ce la aspettavamo, ma è pur sempre una evoluzione. Greta ha la sua occasione di andare avanti, Dan ha la sua occasione di redimersi, Dave non avrebbe avuto bisogno di occasioni perché va bene così com'è, ma comunque ha modo di farsi perdonare.
I punti deboli del film secondo me sono due:
1) l'originalità della trama, già vista;
2) gli attori.
Non solo Mark Ruffalo che detesto per il suo modo di dover rendere esagerati i suoi personaggi - l'avevamo già visto in  Now you see me - ma anche Keira Knightley che mi risulta in certi momenti fin troppo sicura di sé, troppo sbruffona piuttosto che una ragazza semplice e che magari ha smesso di credere in sé. Piacevole la colonna sonora di cui un brano, Lost Stars, è finito dritto nella mia P_laylist


Voto 7 





P_laylist #7

Finalmente, dopo un lungo periodo di assenza, torna questo spazio tutto dedicato a chiacchiere musicali.
Devo ammettere che, oltre a singole canzoni, ho un po' riscoperto Spotify, ma ci sono arrivato due anni dopo rispetto alla popolazione mondiale.
Voi lo utilizzate? A me piace, ma mi annoia usare il telefono per la musica, ché già la batteria dura il tempo di un pandoro a Natale.
Parliamo però da un po' di news. Tipo, avete visto il ragazzo italiano, Andrea Faustini, che ha "conquistato" X Factor UK? A voi piace?
A me sembra una versione sforzata di Mengoni, che giustamente per gli inglesi è una novità, ma per noi non proprio. Non ci vedo nulla di speciale, e vocalmente mi sembra poco spontaneo.
Altro momento tristezza che non può esservi sfuggito è suor Cristina che ha fatto la cover ballad di Like a Virgin di Madonna. Io non vedevo tanto trash dai tempo del Bagaglino.

Due timorati di Dio.
Parlando di cose più serie, è uscita una nuova canzone del buon vecchio e caro Tiziano Ferro, Senza Scappare Mai Più. Il brano è molto carino, il video, in cui reinterpreta alcuni video della sua carriera, anche, se non fosse che tutti 'sti Tiziano che cicciano fuori da ogni lato, mi mettono un po' di mal di testa.

 

Sono poi andato a ripescarmi alcuni album usciti recentemente, chi più e chi meno.
L'ultimo è stato quello di Ella Henderson, concorrente di X Factor UK, che due anni fa non vinse, ma arrivò in finale. E come a Sanremo, dove chi arriva primo non batte chiodo, lei si è presa la sua bella rivincita prima col singolo Ghost e poi con l'album Chapter One.
Nell'ascoltare appunto questo lavoro, sono rimasto piacevolmente impigliato in Pieces.


A me la sua voce sembra un incrocio fra quella di Birdy e Leona Lewis, e se continua con canzoni simili per me è da tenere d'occhio.
Per restare sempre su voci femminili, ho ascoltato il nuovo album di Jessie J, Sweet Talker, e devo ammettere che non mi ha fatto impazzire così come l'album di Nicole Scherzinger. Se però di quest'ultima ho apprezzato Run, di Jessie mi è piaciuta molto Burnin' Up.


Per adesso in effetti prediligo canzoni abbastanza movimentate, vedi anche I Lived dei One Republic 
il cui ultimo album, Native (2013), mi è piaciuto e anche tanto, sebbene abbia ripreso ad ascoltarlo da poco.
Ho ripescato poi, dall'oltretomba della mia memoria, un pezzo degli Hoobastank di circa 5 anni fa, che io adoravo, The Letter, cantata insieme a Vanessa Amorosi.

Le uniche parentesi più sul depresso andante credo siano state due. La prima è un pezzo tratto dal film Begin Again (presto la recensione!) cantato da Adam Levine, intitolato Lost Stars.


Unica cosa da obbiettare è la parte finale, in cui Adam sfalsetta di brutto e mi da pensare più a Lost STRASS. Altra ballatona Chandelier di Sia, che io detestavo appena uscita, ma questa versione acustica mi ha preso.


Ammetto che cercavo una versione vocalmente più potente, ché Sia non è che abbia questa canna da rendere, a mio avviso, al 100% la canzone, ma fra le varie cover sentite non mi ha sorpreso nulla.

E questi sono più o meno i brani most played del periodo. Fatemi sapere i vostri e fatemi sapere se conoscete queste canzoni. 




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