La (MIA) verità sul caso Harry Quebert 😐🥱😟

Un best seller dal successo mondiale tradotto in 32 lingue che si trasforma in una miniserie poteva essere un'ottima idea come lo è stato per altri prodotti, ma nel caso de La verità sul caso Harry Quebert, secondo me il risultato non ha raggiunto le aspettative che nutrivo e che si portava dietro fra la lunga promozione che ha ricevuto, le grandi critiche e il cast mica da poco.
Ma andiamo per ordine.


La verità sul caso Harry Quebert si muove su due fasce temporali: la prima nel 2008 quando il giovane talento Marcus Goldman sta affrontando il blocco dello scrittore per il suo secondo libro, che dovrebbe quantomeno raggiungere il buon successo del primo romanzo. Restare sulla cresta dell'onda non è mica semplice, e così Marcus decide di andare dall'unica persona che conosce cosa si prova a dover affrontare un processo creativo lento, un amico nonché un mentore ed un insegnante: Harry Quebert, che vive un po' schivo nella sua casa a Goose Cove.
Per qualche settimana i due convivono, ma Marcus, che non sa farsi i fatti suoi, un po' per caso scopre che nel passato di Harry c'era un'ombra che non conosceva.

Nel 1975 infatti un trentaquattrenne Harry Quebert aveva intessuto una relazione amorosa con l'allora quindicenne Nola Kellergan, nella sperduta cittadina di Somerset. L'anno successivo avrebbe pubblicato il suo romanzo più famoso: Le origini del male.
Sembrava una semplice storia dal passato di cui Harry non voleva discutere, ma presto si rivelerà una ferita ancora aperta ed un caso da risolvere. Il corpo di Nola infatti, insieme ad un manoscritto de Le origini del male, verrà ritrovato trentanni più tardi proprio nel giardino della casa di Quebert, ed aprirà un'indagine che sconvolgerà l'interna città. Vecchi e nuovi dissapori si faranno di ancora una volta strada, ma soprattutto Harry finirà nel centro del ciclone come colpevole. L'allievo Marcus cercherà di far l'impossibile per dimostrare l'innocenza dell'amico ma risolvere il caso Harry Quebert non sarà facile.


Una storia che all'apparenza sembra semplice avrà uno sviluppo più intricato e che sfrutta, come spesso capita nei thriller, la coralità dei personaggi che si susseguono e che finiscono tutti per essere intrecciati alla storia di Harry e Nola. Si riversa poi in un argomento torbido, a tratti un po' crudo che stimola forse la parte più pruriginosa di noi.
Diciamo che l'originalità non è forse il punto più debole secondo me di questa serie tv, perché è una storia in grado di stimolare l'interesse e di spingerti a voler scoprire la verità. Uno dei problemi per me è che qui e lì l'ho trovata una serie tv troppo lenta.
Le 10 puntate in cui è divisa la storia mi son sembrate un po' stirate, come se cercassero in tutti i modi di non raggiungere quei punti di svolta che, in altri film o serie, sono invece sblocchi molto semplici, oltre che prevedibili. 



Un altro espediente un po' banale con cui si gioca per evitare la risoluzione è il tipico non detto, le frasi a mezza bocca, le interruzioni "inaspettate" su pezzi mancanti del puzzle che formerebbe facilmente un'immagine più completa. Sono tutti aspetti questi che ho spiegato (male) che tendono a farmi calare l'attenzione e la tensione: se non vuoi dirmi una cosa, non ti supplico per farlo, come nella realtà. Avrei poi tagliato alcune scene completamente senza senso e che nulla aggiungono o tolgono allo sviluppo, anzi risultano un po' ridicole. Ad esempio Harry e Marcus che si mettono a far box o si stendono sotto la pioggia, così, ripeto, senza una logica necessità.
Un altro punto che ho trovato un po' debole è il cast non sempre all'altezza. Patrick Dempsey è davvero bravo a vestire i panni di un uomo che vive due età diverse con due patimenti in parte distinti. Un po' ripetitiva ma a tratti credibile anche la Nola di Kristine Froseth, mentre assolutamente insopportabile è Marcus Goldman, interpretato da Ben Schnetzer, davvero una faccia da schiaffi.


Tutto ciò però è superabile se rapportato a quello che considero il difetto più pesante de La verità sul caso Harry Quebert ovvero i personaggi stessi, che ho trovato composti male e negativi. Nola Kellergan ci viene proposta come una 15enne appassionata di letteratura ed addirittura di opera lirica, anche se non si capisce come faccia ad aver sviluppato questa passione in una cittadina sperduta negli anni '70. Ci viene presentata anche come sveglia e particolarmente intelligente, ma ripeto, noi non abbiamo elementi per dirlo visto che la vediamo solo gironzolare o a lavoro. Le vengono messi in bocca dialoghi che non le appartengono. Anche Harry non è un personaggio approfondito ma lui è proprio il problema: una storia d'amore fra un trentenne incallito ed una ragazzina di 15 anni non può essere secondo me in alcun modo romanticizzata. Non mi suscita tenerezza, o dispiacere, mi ha solo messo a disagio. Lui stesso dirà in una scena
"Non sono un maniaco, ho sbagliato solo ad innamorarmi di una ragazza di 15 anni"
come a voler alleggerire il suo ruolo nella vicenda con la carta dell'amore. Ma è ancora peggio perché noi non vediamo da parte sua un reale momento di pentimento o di presa di coscienza di quel che sta facendo, nonostante lo ammetta. Quindi si rivelerà ai miei occhi un carnefice tanto quanto gli altri.


Capisco che questo può essere un problema mio soggettivo e che magari avrei dovuto scegliere un'altra miniserie da vedere, ma ad avermi lasciato perplesso è anche il modo in cui questa relazione viene raccontata e come si approcciano i personaggi ad essa. Devo tuttavia sottolineare che la relazione non è raccontata in modo morboso, così come altre scene di violenza non sono mostrate con troppa dovizia di particolari.
Dall'altro lato però ho colto la difficoltà nel portare sullo schermo una storia di questo tipo e l'ho notato nella regia che, oltre a risultare in generale un po' datata e ripetitiva, tenta di nascondere quelli che sono gli approcci di questa coppia. Ad esempio un paio di inquadrature un po' sghembe quando i due scambiano effusioni, credo siano volute per evitare di sottolineare quello che sta accadendo.
Questa è quindi la mia verità sul caso Harry Quebert: una storia cupa che potrebbe essere molto affascinante, ma che si perde nel modo in cui tenta di raccontare le vicende preferendo lungaggini inutili ad incisività ed impatto, e che soprattutto non stigmatizza abbastanza un comportamento che non ha nulla di positivo o romantico.








ELECTIVE trattamenti viso a DUE e TRE fasi 🤨

L'ultima volta che ho parlato dei trattamenti viso Fria vi avevo detto che avrei chiuso la parentesi con quelle maschere, anche perché ho provato praticamente tutte quelle che mi interessavano.
La verità è che però, in qualche modo, sto ritornando sui miei passi. Qualche tempo fa infatti accanto allo stand dei prodotti Fria Myself, almeno nei negozi della mia zona, ce n'era un altro un po' più timido ma interessante, con una gamma di sei trattamenti viso in più fasi sotto il nome di Elective.



In principio non avevo inteso come mai Fria e Elective condividessero gli stessi spazi, ma poi leggendo sul retro ho scoperto che entrambi i brand sono prodotti dalla Diva International S.r.l..
Vi dico la verità: la gamma di trattamenti viso all'apparenza mi sembra ben fatta, con ingredienti molto interessanti, funzionalità diversificate, ma il costo mi ha frenato parecchio, specie considerando che non ne avevo mai sentito parlare. Ma appena li ho beccati in offerta non potevo che fare da cavia, e ne ho scelti due.



Ammetto che la mia scelta è stata un po' casuale, volendo provare sia i trattamenti bifase che trifase, basandomi generalmente sugli ingredienti e sulla efficacia promessa, ma secondo, e lo vedrete fra un attimo, bisogna studiare un po' con attenzione queste maschere anche per altri aspetti.


Elective Trattamento viso Elasticizing – Relaxing



Il Trattamento Elasticizing – Relaxing fa parte dei trattamenti in tre fasi di Elective e mi ha colpito moltissimo sotto tanti punti di vista.
La fase uno è un gel-crema fresco che si stende benissimo sulla pelle e che ha un ottimo profumo floreale, sebbene sia troppo intenso tanto che è perdurato abbastanza a lungo dopo l'applicazione. Contiene acido salicilico ma anche acqua di fiordaliso che è un astringente, e camomilla e calendula i cui estratti hanno proprietà lenitive. Di base questo primo step dovrebbe svolgere un'azione di peeling e di detersione, ma non va sciacquato: semplicemente si massaggia e si lascia assorbire. Pensavo che la quantità della lozione fosse un po' eccessiva e così è stato: mi è bastata per coprire abbondantemente viso e collo. Temevo inoltre che lasciasse residui ed invece tutto sommato la mia pelle l'ha assorbita bene, anzi in verità ne facessero un siero per il viso in confezione airless lo prenderei, mi ha lasciato la pelle idratata e liscia. Non avevo residui in giro per il viso né mi sembrava appiccicoso. L'unico neo che posso sottolineare è, ripeto, la quantità di profumo che hanno inserito, un po' troppo anche per il mio naso non sensibile.



La fase due invece consiste in una tipica maschera in tessuto, a mio avviso accettabile in quanto è sufficientemente imbevuta ed ha aderito bene al viso senza scollarsi troppo, nonostante il tessuto non fosse esageratamente sottile. Anche la forma non era delle peggiori, tuttavia c'è un aspetto che odio: la pellicola protettiva, un doppio strato di tessuto che non serve a nulla se non ad assorbire e quindi sprecare il siero della maschera. Basta. Non ne abbiamo bisogno, non mettetecelo.
L'aspetto più sorprendente di questa maschera è stato sicuramente l'estratto che contiene, ovvero l'agarico bianco ovvero il fungo del larice che pare sia

"utilizzato in cosmetica per purificare la pelle e aumentarne il tono oltre che per la sua azione benefica sui pori dilatati."

Sulla pelle comunque questa seconda fase del Trattamento viso Elasticizing – Relaxing era piacevolmente ma delicatamente fresca. Anche qui profumo a iosa, ma comunque non è stato disturbante.
Una volta rimossa questa seconda fase la pelle era tonica, distesa e fresca. I segni di espressione erano meno evidenti e mi è sembrata anche più elastica e sicuramente questo step è stato un'ulteriore passaggio di idratazione. Non mi è sembrato però che i pori fossero particolarmente più ridotti. Il siero si è assorbito in relativamente poco tempo, anche se tolta la cellulosa ho dovuto massaggiare quel che era rimasto sul viso per farlo assorbire.

La terza fase del trattamento elasticizzante Elective è caratterizzata invece dalle proprietà antiossidanti dell'estratto di ibisco. È una crema bianca abbastanza ferma nel prelevarla, ricca e fondente ma anche nello stenderla è un po' unticcia. Anche in questo caso è abbondantemente bastata a coprire viso e collo, e io ci ho fatto anche un massaggio. In questo caso l'assorbimento è stato prolungato: vuoi per i primi due step, vuoi perché si tratta di un passaggio corposo, ci è voluto un po' prima che la pelle mi risultasse più asciutta. Forse avrei dovuto evitare di applicare tutto il prodotto presente nella confezione, ma non sapevo bene come regolarmi. In ogni caso non era soffocante o occludente, soltanto il viso mi è rimasto un po' lucido.



Come vi avevo anticipato, il Trattamento viso Elasticizing – Relaxing Elective mi è piaciuto: intanto mi ci sono rilassato e divertito, passare step dopo step è gradevole e nessuno dei passaggi l'ho trovato fastidioso, complicato o inutile. La mia pelle dopo questa maschera era sicuramente ben nutrita, compatta e sicuramente elastica, i segni di espressione che ancora sono pochi, mi son sembrati distesi e in generale il senso di turgore e rimpolpamento mi sembrava evidente. Ovviamente è un trattamento da fare la sera e mi sembra adatto a pelli più secche e segnate, a meno che non decidiate magari di scorporare i passaggi, quindi fare le fasi in ordine a vostro piacimento, cosa che toglierebbe senso alla maschera. Il fatto è che comunque è un trattamento questo di Elective che prende un po' di tempo, inoltre la terza fase era davvero un po' pesante, motivo per cui farla di giorno mi sembra in ogni caso un azzardo.
Il mattino seguente al trattamento la pelle manteneva ancora questi benefici: era in un perfetto equilibrio fra nutrimento ma senza lucidità.

INFO BOX
🔎 Grande Distribuzione, Acqua e Sapone
💸 €6.95
🏋 2 lozioni cremose/1 maschera in tessuto
🗺 Made in Italy
⏳ monouso
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Il trattamento Detox invece fa parte dei kit in due fasi che Elective propone e, si legge sul sito,

"è stato specificamente studiato per apportare un effetto detox – anti pollution alla pelle che, grazie a particolari formulazioni, unitamente allo speciale tessuto in viscosa con carbone, possa aiutare a prevenire i danni ossidativi dell’epidermide per una pelle pulita e idratata."

La fase uno è una crema abbastanza densa ma non pasticciosa, sicuramente abbondante, tanto che io ci ho coperto due volte il viso, il collo e anche un po' le mani. Idratazione per tutti. È a base di vari emollienti, ma gli attivi principali sono l'estratto di pino, che dovrebbe proteggere il collagene, la viola tricolor che è antiinfiammatoria, e il capelvenere che sinceramente sapevo fosse più adatto ai capelli appunto non sul viso, ma non fossilizziamoci in questioni chimiche che non so.
Non ho molto da dire nemmeno sulla profumazione che per fortuna in questo caso è davvero leggera e delicata.
Per farla assorbire ci è voluto un po' e sulla pelle resta un pelo untina ma nulla di drammatico, specie considerando la quantità di prodotto che ho applicato. Somiglia ad una crema notte ricca, mettiamola così.

La seconda fase di questo trattamento Elective è una maschera in tessuto che contiene l'estratto di Eperua Falcata, che pare abbia poteri idratanti ma anche antiossidanti ed è affiancato all'allantoina e alla niacinamide. Questo secondo step mi ha lasciato stranito: avendo applicato prima una crema così ricca, il siero fluido di una maschera in tessuto riesce ad arrivare alla pelle e penetrare? Era questo il mio dubbio più grande con il trattamento Detox. Comunque tutto sommato il siero c'era e la Maschera è rimasta adesa alla pelle ma ci sono stati due aspetti che non mi son piaciuti: oltre il solito doppio strato protettivo, non ho gradito com'è tagliata la maschera attorno alla bocca, troppo ampia verso il basso, un po' strana. Sul viso risulta gradevolmente fresca.



Più o meno in circa 40 minuti la maschera era quasi del tutto asciutta e una volta rimossa mi sono sorpreso.
La pelle infatti sembrava aver assorbito tutto, inclusa quella leggera oleosità che aveva lasciato la crema del primo step. L'efficacia non mi è dispiaciuta, anzi: la pelle era luminosa, distesa, e ben rimpolpata, tuttavia quella sensazione di pelle asciutta non mi ha convinto. Non sentivo la pelle tirante o secca, ma nemmeno profondamente idratata come mi sarei aspettato che fosse.
Il risultato è che questo Trattamento Detox – Anti pollution mi ha lasciato sensazioni contrastanti che non mi hanno convinto al 100%, e che, ripeto, riguardano anche l'utilizzo stesso di mettere una maschera in tessuto sopra una crema. Inoltre non ho notato né effetti anti inquinamento, di cui non posso aver prova così tangibile, né un effetto purificante particolare.

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🔎 Grande Distribuzione, Acqua e Sapone
💸 €6.50
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Ho apprezzato come idea questi trattamenti di Elective, che secondo me creano l'occasione per concedersi del tempo per sé e possono essere ottimi da portarsi magari in viaggio, così da avere tutto insieme. Devo però dire che non credo riacquisterei il trattamento Detox ma potrei invece dare una chance a quello Clay - Thermal Water che unisce maschera all'argilla e maschera idratante. Per quanto riguarda i trattamenti in tre fasi invece dovrei soffermarmi con più attenzione, ma ho come l'impressione che non ci sia una estrema differenza fra le altre due che ho scartato.
Avete visto in giro le maschere viso di Elective?
Un piccolo aggiornamento: sotto il brand Fria trovate anche due nuovi Trattamenti Bifase, qui trovate la recensione. 




{Recensioni Film 🎥🎬}
Il Re Leone 🦁: ma perché?

Ormai è chiaro anche a chi ha vissuto l'ultimo decennio in isolamento che quel che si prospetta per il cinema negli prossimi tempi è una lunga, forse direi quasi infinita, sfilza di live action, riproposizioni, rifacimenti, sequel e prequel. La chiamano operazione nostalgia, e molti la stanno amando, ma la verità, a mio avviso, è che le idee originali siano sempre meno e riciclare quelle del passato sembra la miglior opzione.
Io non sono del tutto convinto di apprezzare questa pratica sempre più comune, ma sono sempre curioso di vedere se riescono a dare nuova linfa ai film del passato, magari rendendoli più attuali. Con questa curiosità ho deciso di vedere anche il nuovo live action de Il Re Leone (2019), ma purtroppo il responso è stato negativo.


Mi aveva entusiasmato vedere le prime immagini del film e poi il trailer, specie perché avevo l'impressione che il lavoro sulla grafica fosse perfetto, con un realismo ed una qualità dei dettagli che forse non avevo mai visto. Avevo quindi presupposto che avessero preso la storia emozionante di un classico come Il Re Leone, le avessero dato un boost nella narrazione, e l'avessero trasportata nel mondo attuale, in cui il progresso digitale promette l'impossibile. In parte è stato così, in parte no.
Intanto la storia: il nuovo live action di The Lion King segue pedissequamente quanto succede nel cartone animato del 1994.



Questo da un lato è un aspetto positivo, perché alla fine la storia del leoncino Simba (SPOILER?!) che diventa il re delle Terre del Branco, pur non essendo la mia preferita, va benissimo così: ha pathos, ha tenerezza, ha azione, energia ed emozione. Dall'altro lato però avere a che fare con la stessa medesima storia mi toglie parte di entusiasmo, dell'effetto sorpresa che dovrei avere quando vado a vedere un film al cinema
Certamente questo effetto stupore viene compensato da una grafica eccezionale, che è davvero una gioia per gli occhi. A tratti sembra di vedere un documentario di National Geographic ad altissima definizione tanto è il realismo non solo degli scenari, ma anche dei personaggi nel loro aspetto e nelle loro movenze. Tuttavia la grafica si è rivelata per me anche uno dei peggiori difetti de Il Re Leone.



È stato difficile non leggere alcuna recensione o critica prima di vedere il film, avevo Instagram invaso da storie a riguardo, così come sugli altri social ero inondato dalle opinioni di chi lo aveva visto, ma devo dire che per i primi minuti della pellicola mi sembravano opinioni un po' esagerate, e che bastasse lasciarsi trascinare ed entrare un po' nel groove per capire ed apprezzare il film. Solo proseguendo la visione ho capito cosa volessero dire tutti quanti.
Avete presenta la costante sensazione che qualcosa sia fuori posto che magari vi mette a disagio, ma non riuscite a capire proprio cosa non vada? Ecco, questa è la sensazione che ho provato con questo nuovo Re Leone.



Nonostante i personaggi siano bellissimi da vedere, sembrano un po' strani e soprattutto statici, con il risultato che, nonostante siano animati, è come se non lo fossero. Questo realismo che vi dicevo fa sì che gli animali, nonostante provino delle emozioni, non le trasmettano con l'espressività del volto, perché giustamente un leone vero non sorride, non inarca le sopracciglia per lo stupore, non ha uno sguardo cupo perché trama qualcosa. Manca tutto quel lavoro di antropomorfismo che permette di dare a degli animali o comunque a dei personaggi che non possono averle, delle espressioni palesi che lo spettatore può cogliere.
In quanto animali, nel caso de Il Re Leone, i protagonisti hanno le reazioni che avrebbero degli animali appunto, o non hanno affatto reazioni. Questo vuoto purtroppo secondo me si nota soprattutto nelle scene più importanti, quando c'è gioia o tristezza (potete immaginare a cosa mi riferisca ma non fatemelo dire), ma in cui ti sembra di non essere coinvolto nella scena.



Non è così per tutti ovviamente, perché ad esempio Timon e Pumbaa sono riusciti a trasmettermi comunque quella simpatia che avevano già i personaggi animati, nonostante non abbiano quelle espressioni un po' gommose e buffe che trovavamo nel cartone. Anche il piccolo Simba, un po' come tutti i leoni da cuccioli, è estremamente tenero e ti mette voglia di spupazzarlo, ma finisce lì.
Il peso di questa mancanza di fattezze convincenti cerca di essere sopperito dal doppiaggio che in parte riesce nel compito, in parte no.
Di base credere ad un leone vero che parla è come vedere Annoying Orange su Youtube, o come quando ci aggiungiamo il sorriso con FaceApp: può funzionare, può sembrare simpatico, ma risulta comunque straniante e poco credile.
Ma superato questo scalino c'è anche il problema delle voci vere e proprie.



I doppiatori italiani non mi hanno purtroppo convinto. Finché sentiamo Simba e Nala da cuccioli o anche Edoardo Leo e Stefano Fresi che doppiano Timon e Pumbaa, tutto sommato ho apprezzato il connubio voci/personaggi. Una volta che però arrivano Elisa e Marco Mengoni per me era tutto ancora più cringy. Avevo già notato che la soundtrack italiana  de Il Re Leone non mi convincesse, ma speravo che l'insieme fosse più credibile, anche perché parliamo di due artisti che generalmente apprezzo; però mi son trovato con Elisa che per rendere la voce più intensa la abbassa a questa sorta di bisbiglio suadente-afono-asmatico, e Marco Mengoni che invece qui e lì sembra una ragazzetta un po' burina che trattiene un "cioè non puoi capire".
Scusate fan di Marco ed Elisa ma non riesco a trovare altre descrizioni che rendano la mia impressione.



Sinceramente alla fine del film mi son chiesto a cosa serva un lavoro di questo tipo e a chi è indirizzato. Perché credo che un bambino non abbia bisogno di immagini estremamente realistiche per appassionarsi alla storia, così come un adulto che, come me, non ha conoscenze tecniche, si ritrova un po' stranito in questo limbo di finzione e realtà.
La risposta che mi sono dato è che da parte della Disney ci sia un po' di celodurismo, un tentativo (come se ne avesse bisogno poi) di imporsi ulteriormente per la quantità di denaro che può investire in un film e quindi nella CGI come in questo caso, e non per la qualità del film stesso, oltre che ovviamente una operazione di marketing massiccia.
Quindi se questa storia di amicizia, di amore, di fedeltà vi piace a prescindere, allora questa nuova veste de Il Re Leone potrebbe essere interessante per voi, ma secondo me bisogna approcciarla con la consapevolezza che una qualità estetica forse senza pari fino ad ora ruba un po' di magia e credibilità.


Titolo originale: The Lion King
Genere: animazione, fantastico, avventura, drammatico
Durata: 118 minuti
Regia: Jon Favreau
Uscita in Italia: 21 Agosto 2019
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Voto 6






|Beauty Cues|
Hair Care Routine Detox INTRA Natural!

Verso gli inizi dello scorso anno, direi aprile se la mia scarsa memoria mi aiuta, notavo fra gli scaffali di un negozio della mia zona un nuovo brand, all'epoca concentrato sulla cura dei capelli, e che mi aveva attratto per via dei pack semplici e per una selezione di prodotti che mi sembravano ben delineati per diverse esigenze. Mi riferisco a INTRA NATURAL.



Nel corso degli anni ho visto tante nuove linee cosmetiche e tutt'ora quasi quotidianamente ne scopro qualcuna, ma spesso si cade nel banale o vengono buttate fuori referenze senza poi avere una coerenza fra di loro. Con INTRA, che fa parte della famiglia Harbor che produce anche Phytorelax, ho avuto l'impressione che avessero voluto creare una linea un po' più originale e accattivante.
Si tratta di una intera gamma ecocertificata e con ingredienti naturali, che adesso si è espansa anche con la Body Care e la Skin Care.
Per iniziare ho scelto di provare la Bio Hair Routine Carbone Vegetale & Zenzero, composta da shampoo e maschera.


Viene definita una linea Detox che dovrebbe depurare appunto i capelli da tutto ciò che si deposita su di essi, dallo sporco allo smog, in virtù delle proprietà assorbenti e purificanti appunto del carbone e quelle antiossidanti, antisettiche e stimolanti dello zenzero. Proprio per questi ingredienti ho pensato sarebbe stato meglio aspettare l'estate quando il mio cuoio capelluto necessita una detersione un po' più profonda per via della sudorazione più accentuata, che si aggiunge agli altri fattori che sporcano i capelli.
Ovviamente INTRA ha inserito anche altri ingredienti all'interno della formulazione dei suoi prodotti.
Lo shampoo Detox Carbone Vegetale e Zenzero ad esempio contiene anche un mix di oli essenziali di menta, malaleuca, limone e cedro per accentuare la sensazione di freschezza e purificante.




Si tratta di un gel molto fluido,  che va shakerato prima di essere prelevato perché contiene particelle di carbone vegetale appunto. Mi piace molto la profumazione, è fresca, un po' agrumata, un po' frizzante però, nonostante sia ben percepibile, non mi sembra che perduri chissà quanto a lungo sui capelli.
INTRA non fa promesse irraggiungibili sul suo shampoo Detox se non che

"è adatto per un uso frequente, pulisce delicatamente i capelli dalle impurità che vi si depositano quotidianamente."
e mi sembra una descrizione abbastanza obbiettiva del prodotto. Lo shampoo a contatto con l'acqua (io l'ho sempre utilizzato diluito perché sono abituato così) crea praticamente immediatamente parecchia schiuma che aiuta a massaggiare e detergere la cute. È un passaggio molto piacevole, la schiuma è morbida e lo Shampoo Carbone e Zenzero dà una lieve sensazione di freschezza.
I miei capelli sicuramente risultano ben detersi, il cuoio capelluto mi sembra molto ben pulito, leggero, ossigenato, ma non mi sembra aggredito. Il mio scalpo è sensibile, facilmente irritabile e tende al secco, ma ovviamente devo detergerlo per bene o corro il rischio comunque di irritarlo. È una dura lotta, ma con questo shampoo INTRA non ho avuto problemi.
Sull'effetto che ha sulle lunghezze posso dire che non va ad annodarle o crearmi una balla di fieno in testa, ma ho notato che rimuove un po' troppo il naturale strato protettivo ed idratante dei miei capelli.



Questa perifrasi non è data dal fatto che mi abbia preso all'improvviso il genio della scrittura, ma perché se vi dicessi che secca le lunghezze secondo me manderei un messaggio che non corrisponde alla mia reale sensazione, e so che molti non leggono attentamente e saltano a conclusioni senza senso, quindi uso la dialettica.
I miei capelli sono secchi, spessi e possono risultare crespi, e questo Shampoo INTRA non ha, per quella che è la sua natura e funzione, abbastanza ingredienti nutrienti e idratanti che servono alle mie necessità.
Son sicuro che i capelli da normali a grassi possano amarlo, perché ha quel giusto bilanciamento fra detersione e delicatezza, ma chi come me ha capelli secchi credo lo possa preferire, come ho fatto io, alternato ad un prodotto più nutriente o comunque seguito da una maschera o un balsamo che abbia capacità restitutiva. Lo Shampoo Detox INTRA Carbone e Zenzero quindi risponde esattamente alla sua funzione, ma non è per me il detergente per uso quotidiano o frequente come indica l'azienda, ma più il prodotto che ricerco quando voglio una detersione profonda ma non aggredente.

INFO BOX
🔎 Lillapois, Douglas, Caddy's, Idea Bellezza, OVS, Ipercoop, Profumerie Sabbioni
💸 €2.95
🏋 250 ml
🗺 Made in Italy
⏳ 12 Mesi
🔬 Bio Eco Cosmesi AIAB, Vegan Ok
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Allo Shampoo ovviamente ho voluto affiancare la Bio Maschera sempre della linea Detox INTRA, un po' per capire come agisse questa accoppiata, un po' per via della descrizione che mi aveva attratto.


La maschera detox Biologica e VeganOk con Carbone Vegetale ed estratto di Zenzero è adatta per un uso frequente, pulisce delicatamente i capelli dalle impurità che vi si depositano quotidianamente. Dalla particolare texture grigia è arricchita con mentolo e assicura un’azione rinfrescante e rigenerante sul cuoio capelluto.
Mi piace che INTRA abbia pensato ad una maschera che non sia solo rivolta alla chioma ma che appunto agisca anche sul cuoio capelluto.
È una maschera con una bella cremosità, abbastanza soda ma che si stende e si distribuisce molto facilmente. Va tenuta in posa, dopo lo shampoo appunto, per circa 5/8 minuti.
L'azienda ha arricchito la formulazione non solo con appunto carbone e zenzero, ma anche olio di babassu e glicerina, oltre a quegli oli essenziali contenuti anche nello shampoo Detox. Ha una consistenza e una colorazione effettivamente particolare, che può sembrare poco invitante, ma che io trovo quasi divertente.
In questa maschera avverto maggiormente un aroma mentolato, che si riflette anche nella sensazione sul cuoio capelluto: una piacevole freschezza che si fa sentire ma non risulta estremamente raggelante, o almeno per la mia percezione non riesce ad infastidire, anzi risulta molto gradevole nella stagione calda.



L'azione che noto sui miei capelli con questa Maschera INTRA Carbone e Zenzero è sicuramente quella districante, che agisce immediatamente, nonostante lo shampoo non abbia estremamente bisogno di essere supportato in questa funzione almeno su di me, e più in generale mi lascia i capelli morbidi e leggeri. Anche il cuoio capelluto resta lenito e rinfrescato, anche se quella sensazione data dalla menta non mi pare permanga molto a lungo. Inutile dire che non sporca in alcun modo i capelli né li appesantisce.
Un po' come appunto lo shampoo, questa maschera non riesce a sopperire al 100% alle necessità dei miei capelli secchi anche in termini di luminosità, nonostante io abbia sempre cercato di tenerla in posa più degli 8 minuti suggeriti, e giustamente INTRA non fa alcuna promessa a riguardo, ma il mio utilizzo, anche in questo caso, non può essere quotidiano o frequente, ma deve essere intervallato con qualche impacco o prodotto più nutriente. Quindi anche la Maschera Carbone vegetale ed estratto di Zenzero per me non è il prodotto che posso utilizzare in maniera costante per un lungo periodo né quotidianamente come indica l'azienda, ma i capelli normali e grassi potrebbero innamorarsene.
Nota a margine: due cucchiai di questa maschera con un cucchiaio di zucchero diventano un cowash perfetto.

INFO BOX
🔎 Lillapois, Douglas, Caddy's, Idea Bellezza, Ipercoop, Profumerie Sabbioni
💸 €3.95
🏋 250 ml
🗺 Made in Italy
⏳ 6 Mesi
🔬 Bio Eco Cosmesi AIAB, Vegan Ok
💓⇒ 🌸🌸🌸🌱



Questa Hair Care Routine di INTRA mi è piaciuta molto proprio per l'estate, dà una gradevole sensazione di freschezza e leggerezza ai capelli che risultano puliti a lungo senza essere aggrediti. È stato un mio errore di valutazione per quelle che sono le mie necessità pretendere che due prodotti Detox potessero essere perfetti per me, e potessero darmi l'idratazione e la setosità che ricerco nei prodotti per capelli, ma sono ancora più invogliato a provare altri prodotti del brand, specie la linea per il viso e per il corpo.
Raccontatemi un po' la vostra esperienza con INTRA Natural.



The Handmaid's Tale 3: è ancora un "must-watch"?

Aver dovuto dare tre stelle l'anno scorso alla seconda stagione di The Handmaid's Tale mi sembrava una ingiustizia, ma erano del tutto meritate per un ciclo di episodi che aveva immobilizzato la storia in un loop di circostanze.
Ma purtroppo è sempre più frequente: la seconda stagione di tantissime serie tv che raggiungono un certo successo, finiscono per essere banali, deludenti, tante spanne sotto la prima stagione. La speranza è che riescano a risorgere dalle ceneri con una terza stagione, e così è stato per The Handmaid's Tale, andata in onda su Tim Vision dal 6 giugno al 15 agosto.


Un'altra stagione che si ritrova a dover camminare da sola, senza appunto un romanzo che faccia da fondamenta come la prima, ma che comunque è riuscita, almeno per me, a risultare coinvolgente da inizio a fine, e a fare quel passo avanti che appunto il secondo ciclo di episodi non aveva affrontato.
O per lo meno, una cosa buona la seconda stagione l'aveva fatta, ovvero darci qualche indizio sul fatto che Gilead non fosse così impenetrabile, così controllata, inespugnabile e perfetta nella sua struttura e con le sue leggi. Avevamo scoperto che c'era un gruppo che dall'interno stava cercando di ribaltare il sistema, e che questa operazione, con tutte le difficoltà del caso, aveva fatto tremare (in tutti i sensi) i piani alti. 
La paura che anche questa terza stagione di The Handmaid's Tale potesse risultare ripetitiva e poi non così risolutiva era però tanta anche perché abbiamo ripreso da dove avevamo lasciato lo scorso anno. Tuttavia finalmente ci siamo mossi parecchio più avanti sia narrativamente che in termini di personaggi. Un po' forzatamente forse, perché diciamolo June poteva finire ovunque e più logicamente non propriamente a far l'ancella, conosciamo meglio il Comandante Joseph Lawrence, che secondo è stato interessante da scoprire.

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Lawrence è un uomo molto combattuto, ha contribuito a creare Gilead ma adesso ne è spaventato, si ritrova compresso dalla sua creatura, e come un criceto sulla ruota è costretto a pedalare. E quindi alternerà queste due facce per tutto il tempo: da un lato sottolineando lui stesso che è comunque l'uomo di casa, quello che porta i calzoni, quello al comando, per non farci dimenticare che siamo in un patriarcato tossico, dall'altro lato però ci mostra anche quello che è costretto a fare in questa macelleria umana in cui tocca scegliere il pezzo migliore, e diventerà una spalla per June, anch'ella finalmente slegata dal circolo delle passate stagioni. Anche June finirà per perdere di stabilità, un po' come Lawrence, perché Gilead alla fine è anche questo, ti entra dentro, ti sconvolge, ti inghiotte, e lei stava per perdere la sua strada, digerita com'era dall'atmosfera malsana, dai modi, dalle regole del mondo in cui è intrappolata. Ma riuscirà a riemergere, a trovare lucidità, a ritornare quasi letteralmente su suoi passi a quando tutto è cominciato.


Per creare questo movimento ho avuto l'impressione che questa terza stagione di The Handmaid's Tale abbia dovuto spostare anche un po' lo stile della serie. Se prima era un dramma dalla quasi costante denuncia sociale, adesso, sebbene ci vengano mostrate altre nefandezze che le ancelle devono subire, si passa più verso l'azione, e sembra a tratti un film di spionaggio. È stato tuttavia un cambiamento necessario per una storia che non può continuare all'infinito e che prima o poi deve avere un epilogo.
È un cambio che generalmente si muove lento, che si prende i suoi tempi e che a livello narrativo, a volte, si disperde, ma non credo si stato solo un modo voluto dagli sceneggiatori per allungare il brodo, ma una scelta per farci capire che i tempi di Gilead, in cui possono muoversi i personaggi, sono effettivamente lenti. In ogni caso questa terza stagione non mi ha mai annoiato anche in questi tempi "morti", anche quando ci si muove verso approfondimenti che non danno molto alla storia principale.


Per la prima volta ad esempio ci viene mostrata un'altra parte degli Stati Uniti che troviamo trasformati, ed immagino che per gli americani sia stato visivamente decisamente più forte, anche per quel che rappresentano certi luoghi e simboli politicamente. Questa è un po' una parentesi che di per sé non offre molto narrativamente, anzi non ho capito benissimo il personaggio del comandante Winslow che poteva diventare quasi un "outsider" incastrato nel meccanismo, ma in realtà mi è parso solo un modo di dimostrare ancora una volta la scala gerarchica di Gilead.
Più interessante e forse anche più attesa la digressione su zia Lydia, che ci viene mostrata come una donna difficile ben prima dell'avvento del nuovo regime, e che anzi troverà in questo un ruolo naturale. Anche lei non offrirà molto al proseguo della storia, ma quell'episodio l'ho trovato interessante, ma tutti questi approfondimenti e divagazioni finisco per avere in primis un impatto visivo ed emotivo importante


Se devo muovere una critica l'unica parte che ho trovato un po' scontata e strana è tutto quel che riguarda i Waterford. Entrambi i coniugi hanno esaurito chiaramente il loro percorso nella serie, e trovargli una collocazione non è facilissimo, ma così mi sembra un po' macchinoso. Se Fred risulta innocuo perché mi pare chiaro che venga portato avanti un po' svogliatamente, senza molto da fargli fare e dire, il voltafaccia di Serena, anzi i voltafaccia, mi son sembrati appunto un po' forzati, e in parte prevedibili per i suoi stessi discorsi. Ma se su questo posso chiudere un occhio, visto che d'altronde un personaggio può far come crede, ritengo invece ci sia un aspetto che non ha totalmente senso, e devo scendere un po' nello spoiler. 

The Handmaid's Tale - Stagione 3: recensione della serie Hulu -  Cinematographe.it

Secondo me continuare a battere sulle pretese di Serena nel conoscere, o meglio nel voler far parte della vita della piccola Nichole è qualcosa di completamente assurdo: lei non è nemmeno la madre "adottiva" in quanto Fred non è il padre biologico, la coppia non l'ha cresciuta se non per pochi mesi, per cui sono pretese senza alcuna logica reale e non hanno ragione di essere portate avanti. Sia Serena che Fred inoltre si sono dimostrati collaborativi con il Canada per cui non è nemmeno una moneta di scambio (che sarebbe comunque orrendo) ma stanno letteralmente incoraggiando una matta sotto tanti punti, anche umani non solo genitoriali (se le due cose si potessero distinguere). C'è una scena in particolare che mi ha fatto pensare che gli sceneggiatori si fossero ammattiti: Serena e Nichole praticamente da sole di notte all'aperto. Vi pare normale?


A parte questi piccoli intoppi, The Handmaid's Tale secondo me resta un must watch: anche solo l'ultima puntata, in questo mix di tensione, dramma, passione molto forte, riesce a ripagare di qualunque sbavatura, e più in generale questa terza stagione ha riconfermato i pregi della serie. Non ho nominato la bravura di Elisabeth Moss, ma è così palese e crescente che è impossibile non notarla, così come non sono tornato a parlare delle scelte grafiche, di regia, di colori sempre curatissime.



YUNIQU - La mia esperienza | Alla scoperta di nuove fragranze

I profumi ci fanno sognare, ci accompagnano per tutta la giornata, nei momenti belli e brutti, ci confortano, ci fanno sentire a casa quando siamo lontani, ci rendono riconoscibili agli altri e ci fanno innamorare. Li indossiamo e ce ne circondiamo quasi fosse una magia che aggiungiamo alla nostra vita.
C'è chi è un fedelissimo del profumo che ama, c'è chi invece come me è un po' un esploratore, ama cambiare, trovare qualche novità, variare da stagione a stagione, o magari semplicemente in base all'umore.
Ogni aroma diventa un nuovo viaggio, una nuova avventura e proprio per questo non amo restare troppo attaccato ad un solo profumo, ma apprezzo anche fare un salto più in là verso l'ignoto.
Proprio per questo son stato felice quando Yuniqu mi ha dato l'opportunità di scegliere alcune fragranze dalla loro vastissima selezione.



Yuniqu è un servizio molto particolare basato su due funzionalità. Da un lato è possibile sottoscrivere un abbonamento mensile che consente di provare fragranze di nicchia e di lusso in formato da 8ml, che dovrebbero corrispondere a 120 erogazioni, così da poter testare e scoprire ogni mese un profumo diverso, ma sempre sul sito è anche possibile acquistare a prezzo pieno la full size dei profumi stessi, qualora ve ne innamoriate.
Il funzionamento dell'abbonamento mensile è semplice: ci si iscrive al sito, si scelgono le profumazioni che si desidera provare fra le oltre 350 fragranze che Yuniqu propone, e si compila un calendario mese dopo mese. La scelta del profumo può essere cambiata in qualunque momento.


Il costo di questo abbonamento è fisso di 17,95€ al mese senza spese di spedizione in tutto il mondo ed alla prima sottoscrizione si riceve una custodia rigida da viaggio twist&spray per poter portare con sé il flaconcino di vetro, senza il rischio che si rompa e sempre pronto all'uso. Queste custodie sono universali per tutti i formati da 8ml per cui potrete inserire qualunque profumo vogliate. 
Nei mesi successivi la fragranza scelta arriva in un sacchetto morbido di velluto, molto elegante, e dopo 7 mesi di abbonamento sarà aggiunta un altra custodia twist&spray gratuitamente.



Io ho ricevuto due custodie twist&spray, una nera ed una bronzata, semplici, belle e funzionali: per inserire la profumazione scelta basta semplicemente incastrala nel cilindro, idem per sfilarla.
L'abbonamento Yuniqu può essere cancellato in qualunque momento, anche solo dopo il primo mese, aspetto da non sottovalutare, e il pagamento può avvenire tramite Paypal, carta di credito ed altri servizi standard. 
A questo punto vi starete forse chiedendo come ci si fa ad orientare fra oltre 350 diverse profumazioni, ma Yuniqu ha pensato anche a questo.
Intanto il catalogo è ben suddiviso in base al brand, al genere, al tipo di prodotto (eau de parfum, eau de toilette, ecc), le famiglia olfattiva, e la stagione in cui è più indicato il profumo.


Inoltre Yuniqu ha inserito un Perfume Finder: praticamente un piccolo quiz che riguarda la nostra età, il nostro genere, se si tratta di un regalo o è stiamo scegliendo un profumo per noi, dove vogliamo indossare la profumazione che sceglieremo e così via; inoltre è possibile inserire un brand che già conosciamo, magari il vostro preferito, cosicché il Perfume Finder troverà alcune corrispondenze da suggerirci.
Per scegliere le quattro profumazioni che Yuniqu mi ha permesso di provare ho usato questo metodo, ma ho voluto metterlo alla prova ed avere un range di fragranze più vario possibile, sia in termini di note aromatiche che stagione e ambiente in cui utilizzarle, ovviamente seguendo il mio gusto ed ispirazione. 

Initio Rehab
Extrait de perfume


Quale potrebbe essere la fonte di questo sogno febbrile di un profumo? La risposta: ingredienti naturali sublimi, perfetta armonia, il più puro equilibrio tra l'arte della creazione del profumo e la più alta delle formule. Parte della nuova collezione edonista, Rehab profetizza i profumi restituendo i piaceri eclettici di un tempo. Estasi delicata: l'improvvisa realizzazione della bellezza, che a sua volta risveglia il più prezioso di chi lo indossa. Sperimentare Rehab è sapere come ci si sente a indossare un profumo creato per esaltarti: niente trucchi, niente false bandiere. È autentico, inflessibile, piacevole, narcisistico e prezioso.
(8ml €17,95/90ml 220€)

Note di testa: bergamotto italiano, pepe nero
Note di cuore: spezie, sandalo
Note di fondo: muschio, felce, vetiver, patchouli, Lignum Vitae

Confesso che ad attirarmi verso Rehab è stato sicuramente il nome, ma anche il fatto che si tratti di un Extrait De Parfum, un estratto di profumo che quindi dovrebbe avere la massima concentrazione e la massima diffusione. Per me si tratta di una fragranza che sa di Oriente, di un mondo lontano, ma al tempo stesso attuale e moderno. È un aroma deciso, sensuale, che bilancia bene i sentori più freschi a quelli più caldi e avvolgenti. Su Yuniqu è indicato come un profumo unisex, ma secondo me Rehab di Initio Parfums Prives è più adatto ad un uomo, o comunque ad una persona che ama i profumi decisi. Su di me persistono le note speziate e quelle di fondo dei legni, accompagnate da un aurea di talco che rende l'insieme pulito. Effettivamente mi sembra più adatto alla stagione fredda, ma Rehab si fa notare secondo me tutto l'anno.

Frapin Isle Of Man
Eau de Parfum



Il membro della famiglia di Frapin, Albert, adorava le corse automobilistiche. Ha quindi senso che questo profumo sia ispirato alla gara motociclistica più pericolosa del mondo, il Tourist Trophy. Questa gara si svolge ancora oggi sull'isola di Man. Un profumo per il gentiluomo sportivo, per il quale nessuna avventura è troppo audace. Questo profumo è come pura adrenalina - è frizzante e solletica. Questo profumo si apre con succoso pompelmo. Viole, fresia e note salate ti attirano nella nota di cuore. La mascolinità stretta trasuda dalla base con legni aromatici, muschio e vero vetiver. Una fragranza difficile da descrivere: un'esplosione per tutti i sensi. Non è né floreale, né fruttato, né aspro. Questo tesoro è adatto agli uomini che cercano una sfida, sia a livello professionale che privato. Nessun rischio, nessun divertimento si applica a questa fragranza come nessun altro. Questo profumo è quasi una filosofia; sussurra "Assapora la vita, respira ogni respiro pieno di vitalità e intensità".

(8ml €17,95/100ml 125€)

Note di testa: pompelmo, arancio amaro, basilico
Note di cuore: sale, fresia, viola
Note di fondo: ironwood, Vetiver haitiano, muschio

Fresca, divertente, dinamica, ho scelto Isle Of Man di Frapin perché speravo, come indicato su Yuniqu, che potesse essere perfetta per l'estate, e non mi sbagliavo. È vero, non è un profumo facile da descrivere: tutte le note si uniscono in una armonia costante dove non c'è una nota che emerge più dell'altra. È vero che è identificata come una profumazione maschile ma non so cosa possa impedire a chiunque lo gradisca di usare una fragranza che resta frizzante ma elegante, non scontato nel solito aroma agrumato.


Caron Le 3e Homme
Eau de Toilette


L'omonimo film Le 3ème Homme - The Third Man di Carol Reed ha ispirato questo profumo. Abbiamo creato una fragranza maschile, fresca ed esotica Le 3eme Homme. Una nota agrumata di limone italiano e bergamotto si fonde con un accordo caldo e speziato di coriandolo e vetiver: una straordinaria miscela evoca la sensazione di raffinata eleganza e raffinatezza maschile.
(8ml €17,95/125ml 94€)

Note di testa: limone, bergamotto
Note di cuore: chiodi di garofano, lavanda, coriandolo
Note di fondo: vetiver, muschio di quercia

Il nome non mente e tende molto di più verso il versante maschile giustamente Le 3e Homme di Caron, non perché non sia una fragranza fresca, o perché sia aspra e troppo dura, ma perché le note di fondo più legnose risalgono molto in fretta la scala olfattiva delineando i contorni della profumazione. Questo insieme si adatta sì alla stagione calda, ma soprattutto quando ci si sposta verso un clima più fresco si possano apprezzare appunto quegli accenti più caldi.


Laboratorio Olfattivo Vanhera
Eau de Parfum


Vanhera: vaniglia scura, una fragranza sorprendente che crea sensazioni affascinanti e diffuse. Un viaggio intorno a uno dei più leggendari profumi. Un profumo alla vaniglia che non cerca di essere come uno dei soliti sentori di vaniglia che ne sottolineano le note dolci. È una lotta, un conflitto tra gli ingredienti.

(8ml €17,95/100ml 115€)
Note di testa: bergamotto, cardamomo, pepe
Note di cuore: sandalo, legno di cashmere, cannella
Note di fondo: Vanille absolu, Karmawood, Timbersilk, ambra grigia, muschio

Il Laboratorio Olfattivo ha voluto riscrive una fragranza che può risultare banale come la semplice vaniglia, dandole un twist molto più deciso, più duro, con molto più carattere e maturità, che si discosta dalla profumazione dolce e quasi infantile che conosciamo, e non risulta in alcun modo gourmand. Vanhera fra la mia selezione che ho scelto da Yuniqu è il profumo più vigoroso, più penetrante, più affascinante e più invernale, ma anche più originale.


Sono sinceramente contento di aver avuto questa occasione con Yuniqu, perché ho scoperto un servizio interessante ma soprattutto sono stato decisamente fortunato nella scelta dei profumi (evidentemente il Perfume Finder funziona), li ho apprezzati tutti, li trovo ben bilanciati, eleganti, raffinati, intensi e avvolgenti ma senza disturbare l'aria di chi ci circonda e senza martellare le narici di chi li indossa, ma come accenti che ritornano durante la giornata.
Yuniqu mi ha dato l'opportunità anche di lasciarvi un codice sconto non affiliato del 25% sul primo mese di abbonamento per dare anche a voi l'opportunità di vivere la mia esperienza. Vi basta inserire il codice Pier25.
Voi quale profumo sceglierete?






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|Beauty Cues|
Ho trovato la miglior protezione solare NATURALE per il viso?! 😏

Forse non sembrerà ma nella scelta dei prodotti che utilizzo ci sono sempre dei metodi di selezione, difficilmente prendo la prima cosa che mi attira, specie se si tratta di prodotti che utilizzo ogni giorno.
Ho imparato a leggere in autonomia una formulazione, e nonostante non abbia la competenza per capire una composizione chimica ho capito cosa voglio evitare, cosa posso accettare, e cosa invece su di me è davvero funzionale.
L'unico cosmetico che utilizzo quasi tutti i giorni e su cui ho deciso di chiudere più di un occhio per quanto riguarda l'INCI è la protezione solare. Nel corso del tempo ho provato diverse creme solari con filtri minerali, di fasce di prezzo differenti, ma nessuna mi ha soddisfatto particolarmente al punto da riacquistarla (qui un esempio). Così ho iniziato a scendere a compromessi: gli acidi esfolianti e il retinolo che uso ormai da anni, ed il luogo in cui vivo, molto soleggiato ed aperto (ho un cortile e un terrazzo, per cui anche volendo restare in casa lontano dal sole per certe cose devo necessariamente espormi), mi "costringono" ad utilizzare la protezione solare quasi tutto l'anno - fermo restando che in generale non ha senso applicare sieri e creme ma poi non proteggersi decentemente dal sole o peggio scottarsi - , con la conseguenza che non posso utilizzare un pastone untuoso scomodo da applicare e soffocante sulla pelle, specialmente se cercate di applicarne una quantità che rispetti l'SPF.
Così ho spostato la mia attenzione su solari anche con filtri chimici, di brand non propriamente green, in alcuni casi è andata bene, in altri no, com'è normale che sia. Tuttavia, in uno strano strabismo, tengo ancora d'occhio prodotti che possono avere un buon INCI ed essere validi e così ho scoperto la Sun Defense Mineral Oil-Free Face Sunscreen di Derma E con SPF 30.




Derma E è un'azienda america nata nel 1984 (ben prima di me), ma non preoccupatevi che non dovete volare negli States per reperirla, ma si trova sia su Amazon che su altri siti come VictoriaHealth, Yesstyle, e iHerbs.
L'azienda produce parecchie linee secondo me molto interessanti per viso, corpo e capelli, ma per quanto riguarda i solari ne produce diversi, fra BB cream con fattore di protezione 30, creme viso e corpo anche Baby, sempre SPF 30, e nuovi spray che però in parte contengono filtri chimici.
Si tratta di un brand con parecchi aspetti positivi, almeno sulla carta, sia per quanto riguarda i prodotti che per la loro filosofia, che esclude parabeni, siliconi, formaldeide oli minerali, coloranti artificiali ed altri elementi non desiderati dall'INCI, ma hanno anche alcune certificazioni come la Renewable Energy Certificates che dovrebbe garantire che l'azienda utilizza energie rinnovabili per la produzione dei cosmetici. In particolare, per la Sun Defence Mineral Sunscreen, Derma E dice

"La Protezione Solare viso oil free naturale antiossidante SPF 30 aiuta a proteggere la pelle dai dannosi raggi UVA / UVB, dai danni ossidativi e dai segni prematuri dell'invecchiamento. Con ossido di zinco puro e privo di nanoparticelle, questa formula fornisce una protezione UVA / UVB ad ampio spettro sicura e priva di sostanze chimiche senza irritare la pelle o ostruire i pori. Arricchito con antiossidanti Vitamina C e tè verde - elementi che hanno dimostrato di offrire un ulteriore livello di protezione UV, aiutano la pelle a riprendersi dopo l'esposizione al sole e combattono e riducono i segni dell'invecchiamento per una pelle più giovane e sana. Ideale per l'uso quotidiano da solo o sotto il trucco, questa formula scivola uniformemente, si assorbe rapidamente e lascia una finitura trasparente, leggera e non grassa. Ipoallergenico, non irritante, testato per la sensibilità, senza profumo, senza parabeni, senza glutine, senza OGM e 100% vegano."
Inoltre è reef safe, quindi sicuri sulla barriera corallina. Delle belle premesse, ma ravanando nella lista degli ingredienti scopriamo che questo solare è davvero oil free, che contiene il 20% di ossido di zinco che offre una protezione ad ampio spettro sia dagli UVA che dagli UVB, che dovrebbe essere idratante grazie alla glicerina, che la vitamina C è nella forma stabile di Sodio Ascorbil Fosfato, che oltre all'estratto di tè verde c'è anche del pantenolo per una azione lenitiva.



Per quanto riguarda la mia esperienza con la Sun Defence Mineral Sunscreen Derma E, piuttosto che raccontarvela, anche questa volta vorrei rispondere alle domande più comuni che noi ci facciamo nella scelta di una protezione solare, ed anche ai claim che l'azienda fa sul prodotto.

  • È pastosa?
No, affatto, anzi è molto gradevole come texture, si tratta di una crema solare effettivamente fluida, si distribuisce bene ed è molto scorrevole nell'applicazione, tuttavia devo fare delle precisazioni a riguardo in una domanda seguente.

  • È realmente Fragrance Free?
Assolutamente sì, la Sun Defence Derma E non ha alcun profumo. Non so bene però come mai quando sono all'esterno, sento un po' l'odore dei componenti chimici, è come se questo odore si avverta solo quando la pelle si scalda. Non è un problema per me, è un sentore molto delicato, ma mi ha stupito questa cosa ed è la prima volta che credo mi capiti.

  • È soffocante? Fa sudare?
Su di me no, come vi dicevo, complice la consistenza fluida e tutto sommato leggera non la trovo occlusiva, non accentua la sudorazione, ed essendo oil free non ostruisce i pori.


  • È pesante sulla pelle? Si "avverte"?
Straordinariamente no: una volta che la Sun Defence Mineral Sunscreen Derma E è stesa si asciuga sulla pelle ed è quasi come non averla. Io l'ho sempre utilizzata dopo aver applicato un siero e generalmente ho trovato un buon equilibrio a livello di idratazione. Anche al tatto non risulta appiccicosa o grassa, ma abbastanza asciutta.

  • Unge? Lucida?
 No, non particolarmente su di me. Appena applicata il finish è sicuramente luminoso ma in modo naturale, e che diminuisce una volta che si assorbe. È facilmente gestibile con una cipria se volete un aspetto completamente matt. Durante la giornata sicuramente la zona T mi risulta più lucida, ma mi pare una cosa del tutto normale con il caldo di questo periodo, e mi succederebbe anche se non avessi la Crema solare. In generale la trovo confortevole per tutto il giorno.

  • Ha davvero un finish trasparente o fa scia bianca?
In questo senso Derma E non fa grandi promesse, giustamente visto che si tratta pur sempre di una crema con ossido di zinco. Dirvi che non c'è al 100% alcun residuo bianco sarebbe falso anche perché il funzionamento di queste protezioni solari è quello di creare uno schermo fisico sulla pelle. Tuttavia la Sun Defense Mineral Oil-Free Face Sunscreen lascia davvero pochissima scia bianca. Su di me che sono molto chiaro non si nota nemmeno, immagino che solo su una pelle abbronzata o scura si possa lievemente notare che sia stata applicata. Davvero un ottimo risultato, ma devo segnalare un problema che rende questa protezione solare non del tutto perfetta ovvero l'applicazione


In genere quando applichiamo una protezione solare preleviamo la nostra quantità di crema, la suddividiamo sulle varie aree del viso e iniziamo a massaggiarla, e se si tratta di un SPF con filtri minerali magari usiamo più olio di gomito per far alleggerire e distribuire la scia bianca. Nel caso della Derma E questo tipo di applicazione purtroppo crea dei pallini, come fosse gomma da cancellare, specie in aree come l'attaccatura dei capelli e i contorni del viso, dove in genere la crema tende a depositarsi e a non essere distribuita al meglio. Sapevo di questo problema che in diversi hanno riscontrato ma ho voluto comunque darle una chance ed ho trovato la soluzione cercando di applicare la Sun Defense Mineral Oil-Free Face Sunscreen a piccole dosi e a zone, stratificandola a poco a poco e massaggiandola rapidamente, con cura e non troppo a lungo. Così si scongiurano i pallini e i residui che vi dicevo. In generale mi pare vada d'accordo col make up, ma se leggero come un correttore, un po' di cipria o un blush: se avete ad esempio un fondotinta da sfumare a lungo col pennello, c'è il rischio di trascinarsi anche la protezione solare e quindi di ritrovarsi di nuovo quei residui.

  • Protegge bene dal sole?
Sì, la pelle non si scalda, non si arrossa e resta protetta. Io come sapete evito esposizioni prolungate e dirette (perché lo fate?!), per cui non so dirvi di quel tipo di protezione particolarmente messa a dura prova.

  • Resiste all'acqua?
No, Derma E non dichiara che sia una protezione solare waterproof, anzi, la stessa azienda suggerisce di usare un'altra protezione resistente all'acqua. In generale però non si scioglie con estrema facilità sia all'acqua che al sudore, e rimuoverla richiede un minimo di attenzione.

  • Secca la pelle?
Nonostante sia oil-free, la Sun Defense Mineral Face Sunscreen non mi secca la pelle. Come vi dicevo io applico sotto un siero, ma una volta rimossa la pelle è morbida e mantiene lo stesso stato di idratazione, anche nell'uso continuato giorno dopo giorno. Anzi in generale mi sembra che la pelle abbia un aspetto un po' più luminoso, forse complice il fatto che contiene anche vitamina C.


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Io credo che la Sun Defense Mineral Oil-Free Face Sunscreen SPF30 di Derma E abbia un target di pubblico abbastanza preciso: chi non ama o non può utilizzare a causa di allergie i filtri chimici, chi vuole una crema solare quanto più possibile performante e leggera, ma al tempo stesso che abbia degli ingredienti naturali, chi quindi sceglie di chiudere un occhio su una applicazione non proprio perfetta e che richiede qualche secondo in più, proprio perché conosce i vantaggi dei filtri minerali. Proprio per il metodo di applicazione non la vedo come una protezione solare adatta al mare (anche perché non è waterproof e non ha un SPF50) quando non si ha voglia e tempo e uno specchio per una stesura accurata, ma più per la città. Purtroppo non assicura sempre una resa estetica impeccabile, se non si presta attenzione, ma spero che magari una azienda ecobio decida di prendere questa formulazione e trasformarla in una chicca.
A me è comunque piaciuta davvero tanto e son curioso di provare altri prodotti Derma E più in avanti.
Quali domande avete su questa protezione solare? Conoscevate il brand?




{Recensioni Film 🎥🎬}
Ma perché non li ho visti prima?! 🤩🤩🤩

In questo ultimo periodo sono stato così concentrato sulle serie tv che non ho letteralmente prestato la giusta attenzione alle uscite cinematografiche. Certo, avevo notato dei titoli che avrei voluto recuperare prima o poi, ma me la sono presa molto comoda.
Arrivato però il momento propizio mi son sorpreso e mi son reso conto che questi film, che tra l'altro hanno qualche elemento in comune, avrei voluto vederli prima.

Dumbo (2019)


Era il 1941 quando Disney lanciò per la prima volta uno di quelli che diventerà un classico del mondo animato: Dumbo. Quando sono arrivate le prime notizie di un nuovo live action come sempre non è che abbia fatto i salti di gioia, ché i rifacimenti non mi fanno mai troppo impazzire, ma dopo tanti anni, dare nuova vita a Dumbo non mi dispiaceva.
Il risultato è che hanno saputo dare secondo me davvero aria nuova ad una storia che poteva risultare datata e fine a se stessa, ma senza poi stravolgerla troppo.
Siamo agli inizi del 1900, e nel circo Medici ci sono alcune novità non propriamente entusiasmanti apparentemente: Holt Farrier, star del circo appunto, è tornato dalla prima guerra e può finalmente riabbracciare i suoi figli, Milly e Joe, ma purtroppo non potrà tornare alle acrobazie su cavalli perché in guerra ha perso un braccio. La situazione al circo non è poi del tutto rosea: Holt infatti ha perso sua moglie a causa di una malattia, ma per via delle condizioni economiche in cui versa il circo, ha perso anche parte dei suoi averi e si ritroverà così "declassato", a dover accudire l'elefante Jumbo.

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Qualche giorno dall'arrivo di Holt, Jumbo partorirà un piccolo elefante, ma che scatenerà ulteriori problemi: il nuovo arrivato ha infatti delle grandi orecchie che a stento lo fanno stare in piedi. Max Medici, il capo di tutta la baracca, andrà su tutte le furie, e restituirà Jumbo al precedente proprietario,  ma il circo non può fermarsi e farà esibire comunque il piccolo elefante. Inutile dire che sarà un disastro, ma quella esibizione diventerà il battesimo per Dumbo, che rivelerà una capacità straordinaria: saper volare proprio grazie alle sue orecchie.
La sua particolarità porterà benefici al circo Medici, ma presto la voce si spargerà fino ad arrivare all'impresario V. A. Vandevere, che vorrebbe far esibire Dumbo nel suo mastodontico parco chiamato Dreamland insieme alla sua stella, Colette Marchant.



La tenerezza e quel velo di malinconia restano alla base della storia di questo elefantino volante, ma nella nuova edizione di Dumbo hanno saputo arricchire di più tematiche e maggiore profondità questa avventura. La ricerca e l'amore per la libertà, l'accettazione del diverso in più sfaccettature, il valore della famiglia, dell'amicizia, il rapporto fra genitori e figli, e l'importanza del dialogo fra questi, per nominarne alcune.
Si parte da una critica al circo in particolare, e quindi allo sfruttamento degli animali, ma Dreamland secondo me apre ad una denuncia più ampia al mondo dello spettacolo. Vediamo che questo parco che dovrebbe essere un mondo di meraviglie, è sicuramente maestoso, ma in realtà è molto artificioso, freddo, fa quasi paura per la sua imponenza. È emblematica la visione di Dumbo da dietro le sbarre in questo senso.


La stessa Colette - sebbene non abbia il tempo di approfondirsi benissimo come personaggio - che sembra aver tutto, dal talento alla bellezza, alla fine cercherà di fuggire da quel luogo che la tiene a tutti gli effetti in gabbia, e da quell'uomo che vuol solo sfruttare chiunque a suo vantaggio.
Più in generale la storia acquisisce di attualità: le difficoltà di un padre single, la solitudine della celebrità, la cieca brama di denaro che molti al giorno d'oggi vivono. C'è chi addirittura ha parlato di un parallelismo con l'America attuale, e con la presidenza di Trump in particolare, ma credo possa tranquillamente varcare i confini degli Stati Uniti e raggiungere anche noi.


Questa nuova versione di Dumbo ha saputo secondo me portare ai giorni nostri una storia adorabile, che penso sia grandi e piccoli possono apprezzare e affezionarcisi. Resistere al viso triste dell'elefante è praticamente impossibile, così come non commuoversi per certe scene. Ho apprezzato il finale che non porta ad una soluzione troppo irreale, ma anzi punti proprio su quel messaggio di libertà che è alla base e che deve seguire la naturale tendenza di tutti i personaggi, sebbene possa lasciare quel filo amaro in bocca.
Una nota per Eva Green che riesce a splendere seppur non abbia chissà quanto spazio sullo schermo, ed ha dei costumi magnifici. Molto bravi anche i due bimbi, mentre Colin Farrell mi è sembrato un po' impacciato, forse non in un ruolo che gli riesce congeniale. 

Genere: fantastico, avventura, drammatico
Durata: 112 minuti
Regia: Tim Burton
Uscita in Italia: 28 marzo 2019
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Voto 7.5


Aladdin (2019)

Nonostante non mi abbia suscitato lo stesso entusiasmo, anche questo live action di Aladdin mi ha sorpreso.


La storia segue passo passo praticamente il grande classico che conosciamo un po' tutti, con qualche piccola variazione. Cambia il narratore della storia, ma a riguardo se non avete visto il film non posso dirvi molto. Cambia anche un po' la condizione della nostra bella Jasmine, che non si ritrova più sola nella sua torre d'avorio, ma ha una dama di compagnia, Dalia, che non una rigida tutrice, ma più una compagnona simpatica e buffa.
Inoltre Jasmine ha carattere: non pensa solo ad essere libera e a sposare un bel tipo, ma vuole diventare sultana, è conscia delle politiche del suo impero, di cosa hanno bisogno i suoi cittadini, ed è anche determinata nel cercare di essere attiva in questo senso. 
Questo da un lato rende la principessa molto più moderna, più emancipata e ritorna il tema della libertà, che riguarda anche altri personaggi, ma dall'altro lato secondo me  un po' un controsenso: nonostante la parlantina e i modi diretti, non è riuscita a convincere suo padre il sultano che non vuole un marito facoltoso, ma vuole un ruolo politico attivo? È un po' un controsenso. O è un personaggio forte e volitivo o non lo è, no?

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Più in generale, Jasmine mi consente di parlare di come i personaggi non abbiano una personalità approfondita, ma restino un po' piatti e molto semplificati. I buoni sono buoni, i cattivi sono cattivi, ma senza troppi sforzi. Funziona bene Aladdin, che ha questi modi molto semplici, carini, teneri, buffi. Funziona benissimo Will Smith nel ruolo del genio, è spassoso, ha il ritmo giusto, è convincente, simpatico, ma non scemo, e i suoi dialoghi sono sempre divertenti. Funziona meno bene Jafar che non si capisce bene dove voglia andare a parare con questo fare da guerrafondaio. Io lo ricordavo più infido, più maligno, anche più maturo, sempre pronto con un raggiro, qui invece sembra un po' uno scolaretto discolo che tira la cartaccia al compagno e poi fa finta di nulla. Fortunatamente quando la storia accelera anche il suo personaggio ha una spinta, ma la sua vera motivazione resta un po' ombrosa.

A me sembra un cattivo posticcio dei Power Rangers
Quel che però mi è proprio piaciuto di Aladdin è stata la messa in scena, il ritmo, la bellezza delle coreografie quasi bollywoodiane, i dialoghi che come vi dicevo sono spesso simpatici, e gli effetti speciali. Molte volte mi son ritrovato a guardare certe parti del film con un sorrisetto ebete e letteralmente affascinato da come hanno saputo creare certe parti davvero maestose. Ho apprezzato anche molto le canzoni e le voci italiane che hanno scelto.
La bellezza estetica è quindi secondo me il valore principale e il traino di Aladdin, incanta e probabilmente è stato enfatizzato proprio nella prospettiva che questo elemento avrebbe attratto un pubblico più giovane o comunque con l'intento di creare un film in grado di raccogliere tutta la famiglia, senza il minimo rischio di appesantire con tematiche troppo serie. Un rifacimento che non aggiunge nulla alla storia, ma che non toglie troppo ad un classico.
Pare confermato che Aladdin avrà un sequel.

Genere: fantastico, avventura, drammatico
Durata: 128 minuti
Regia: Guy Ritchie
Uscita in Italia: 22 Maggio 2019
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Voto 6.5





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