Un best seller dal successo mondiale tradotto in 32 lingue che si trasforma in una miniserie poteva essere un'ottima idea come lo è stato per altri prodotti, ma nel caso de La verità sul caso Harry Quebert, secondo me il risultato non ha raggiunto le aspettative che nutrivo e che si portava dietro fra la lunga promozione che ha ricevuto, le grandi critiche e il cast mica da poco.
Ma andiamo per ordine.
La verità sul caso Harry Quebert si muove su due fasce temporali: la prima nel 2008 quando il giovane talento Marcus Goldman sta affrontando il blocco dello scrittore per il suo secondo libro, che dovrebbe quantomeno raggiungere il buon successo del primo romanzo. Restare sulla cresta dell'onda non è mica semplice, e così Marcus decide di andare dall'unica persona che conosce cosa si prova a dover affrontare un processo creativo lento, un amico nonché un mentore ed un insegnante: Harry Quebert, che vive un po' schivo nella sua casa a Goose Cove.
Per qualche settimana i due convivono, ma Marcus, che non sa farsi i fatti suoi, un po' per caso scopre che nel passato di Harry c'era un'ombra che non conosceva.
Nel 1975 infatti un trentaquattrenne Harry Quebert aveva intessuto una relazione amorosa con l'allora quindicenne Nola Kellergan, nella sperduta cittadina di Somerset. L'anno successivo avrebbe pubblicato il suo romanzo più famoso: Le origini del male.
Sembrava una semplice storia dal passato di cui Harry non voleva discutere, ma presto si rivelerà una ferita ancora aperta ed un caso da risolvere. Il corpo di Nola infatti, insieme ad un manoscritto de Le origini del male, verrà ritrovato trentanni più tardi proprio nel giardino della casa di Quebert, ed aprirà un'indagine che sconvolgerà l'interna città. Vecchi e nuovi dissapori si faranno di ancora una volta strada, ma soprattutto Harry finirà nel centro del ciclone come colpevole. L'allievo Marcus cercherà di far l'impossibile per dimostrare l'innocenza dell'amico ma risolvere il caso Harry Quebert non sarà facile.
Capisco che questo può essere un problema mio soggettivo e che magari avrei dovuto scegliere un'altra miniserie da vedere, ma ad avermi lasciato perplesso è anche il modo in cui questa relazione viene raccontata e come si approcciano i personaggi ad essa. Devo tuttavia sottolineare che la relazione non è raccontata in modo morboso, così come altre scene di violenza non sono mostrate con troppa dovizia di particolari.
Dall'altro lato però ho colto la difficoltà nel portare sullo schermo una storia di questo tipo e l'ho notato nella regia che, oltre a risultare in generale un po' datata e ripetitiva, tenta di nascondere quelli che sono gli approcci di questa coppia. Ad esempio un paio di inquadrature un po' sghembe quando i due scambiano effusioni, credo siano volute per evitare di sottolineare quello che sta accadendo.
Questa è quindi la mia verità sul caso Harry Quebert: una storia cupa che potrebbe essere molto affascinante, ma che si perde nel modo in cui tenta di raccontare le vicende preferendo lungaggini inutili ad incisività ed impatto, e che soprattutto non stigmatizza abbastanza un comportamento che non ha nulla di positivo o romantico.
Ma andiamo per ordine.
La verità sul caso Harry Quebert si muove su due fasce temporali: la prima nel 2008 quando il giovane talento Marcus Goldman sta affrontando il blocco dello scrittore per il suo secondo libro, che dovrebbe quantomeno raggiungere il buon successo del primo romanzo. Restare sulla cresta dell'onda non è mica semplice, e così Marcus decide di andare dall'unica persona che conosce cosa si prova a dover affrontare un processo creativo lento, un amico nonché un mentore ed un insegnante: Harry Quebert, che vive un po' schivo nella sua casa a Goose Cove.
Per qualche settimana i due convivono, ma Marcus, che non sa farsi i fatti suoi, un po' per caso scopre che nel passato di Harry c'era un'ombra che non conosceva.
Nel 1975 infatti un trentaquattrenne Harry Quebert aveva intessuto una relazione amorosa con l'allora quindicenne Nola Kellergan, nella sperduta cittadina di Somerset. L'anno successivo avrebbe pubblicato il suo romanzo più famoso: Le origini del male.
Sembrava una semplice storia dal passato di cui Harry non voleva discutere, ma presto si rivelerà una ferita ancora aperta ed un caso da risolvere. Il corpo di Nola infatti, insieme ad un manoscritto de Le origini del male, verrà ritrovato trentanni più tardi proprio nel giardino della casa di Quebert, ed aprirà un'indagine che sconvolgerà l'interna città. Vecchi e nuovi dissapori si faranno di ancora una volta strada, ma soprattutto Harry finirà nel centro del ciclone come colpevole. L'allievo Marcus cercherà di far l'impossibile per dimostrare l'innocenza dell'amico ma risolvere il caso Harry Quebert non sarà facile.
Una storia che all'apparenza sembra semplice avrà uno sviluppo più intricato e che sfrutta, come spesso capita nei thriller, la coralità dei personaggi che si susseguono e che finiscono tutti per essere intrecciati alla storia di Harry e Nola. Si riversa poi in un argomento torbido, a tratti un po' crudo che stimola forse la parte più pruriginosa di noi.
Diciamo che l'originalità non è forse il punto più debole secondo me di questa serie tv, perché è una storia in grado di stimolare l'interesse e di spingerti a voler scoprire la verità. Uno dei problemi per me è che qui e lì l'ho trovata una serie tv troppo lenta.
Le 10 puntate in cui è divisa la storia mi son sembrate un po' stirate, come se cercassero in tutti i modi di non raggiungere quei punti di svolta che, in altri film o serie, sono invece sblocchi molto semplici, oltre che prevedibili.
Un altro espediente un po' banale con cui si gioca per evitare la risoluzione è il tipico non detto, le frasi a mezza bocca, le interruzioni "inaspettate" su pezzi mancanti del puzzle che formerebbe facilmente un'immagine più completa. Sono tutti aspetti questi che ho spiegato (male) che tendono a farmi calare l'attenzione e la tensione: se non vuoi dirmi una cosa, non ti supplico per farlo, come nella realtà. Avrei poi tagliato alcune scene completamente senza senso e che nulla aggiungono o tolgono allo sviluppo, anzi risultano un po' ridicole. Ad esempio Harry e Marcus che si mettono a far box o si stendono sotto la pioggia, così, ripeto, senza una logica necessità.
Un altro punto che ho trovato un po' debole è il cast non sempre all'altezza. Patrick Dempsey è davvero bravo a vestire i panni di un uomo che vive due età diverse con due patimenti in parte distinti. Un po' ripetitiva ma a tratti credibile anche la Nola di Kristine Froseth, mentre assolutamente insopportabile è Marcus Goldman, interpretato da Ben Schnetzer, davvero una faccia da schiaffi.
Tutto ciò però è superabile se rapportato a quello che considero il difetto più pesante de La verità sul caso Harry Quebert ovvero i personaggi stessi, che ho trovato composti male e negativi. Nola Kellergan ci viene proposta come una 15enne appassionata di letteratura ed addirittura di opera lirica, anche se non si capisce come faccia ad aver sviluppato questa passione in una cittadina sperduta negli anni '70. Ci viene presentata anche come sveglia e particolarmente intelligente, ma ripeto, noi non abbiamo elementi per dirlo visto che la vediamo solo gironzolare o a lavoro. Le vengono messi in bocca dialoghi che non le appartengono. Anche Harry non è un personaggio approfondito ma lui è proprio il problema: una storia d'amore fra un trentenne incallito ed una ragazzina di 15 anni non può essere secondo me in alcun modo romanticizzata. Non mi suscita tenerezza, o dispiacere, mi ha solo messo a disagio. Lui stesso dirà in una scena
"Non sono un maniaco, ho sbagliato solo ad innamorarmi di una ragazza di 15 anni"come a voler alleggerire il suo ruolo nella vicenda con la carta dell'amore. Ma è ancora peggio perché noi non vediamo da parte sua un reale momento di pentimento o di presa di coscienza di quel che sta facendo, nonostante lo ammetta. Quindi si rivelerà ai miei occhi un carnefice tanto quanto gli altri.
Capisco che questo può essere un problema mio soggettivo e che magari avrei dovuto scegliere un'altra miniserie da vedere, ma ad avermi lasciato perplesso è anche il modo in cui questa relazione viene raccontata e come si approcciano i personaggi ad essa. Devo tuttavia sottolineare che la relazione non è raccontata in modo morboso, così come altre scene di violenza non sono mostrate con troppa dovizia di particolari.
Dall'altro lato però ho colto la difficoltà nel portare sullo schermo una storia di questo tipo e l'ho notato nella regia che, oltre a risultare in generale un po' datata e ripetitiva, tenta di nascondere quelli che sono gli approcci di questa coppia. Ad esempio un paio di inquadrature un po' sghembe quando i due scambiano effusioni, credo siano volute per evitare di sottolineare quello che sta accadendo.
Questa è quindi la mia verità sul caso Harry Quebert: una storia cupa che potrebbe essere molto affascinante, ma che si perde nel modo in cui tenta di raccontare le vicende preferendo lungaggini inutili ad incisività ed impatto, e che soprattutto non stigmatizza abbastanza un comportamento che non ha nulla di positivo o romantico.