Qui non è Hollywood non è la serie tv che mi aspettavo

È stata persino bloccata con una ordinanza del tribunale di Taranto a seguito di un ricorso fatto dal sindaco di Avetrana, il quale riteneva che Qui non è Hollywood, la miniserie Disney sulla scomparsa di Sarah Scazzi, sarebbe stata diffamatoria per gli abitanti del paese.

Dal 25 Ottobre, data della messa in streaming ufficiale, la serie è slittata al 30 Ottobre, ed è stata resa disponibile senza il riferimento ad Avetrana nel titolo e, dopo aver visto i quattro episodi di cui è composta, mi è sembrata diversa rispetto a quanto mi aspettassi.

La serie tv di Pippo Mezzapesa è infatti suddivisa in quattro parti, come quattro sono appunto i personaggi principali di una storia vera che si è legata ad un true crime. 

I fatti li sappiamo già: nell'agosto di undici anni fa, in un piccolo paesino pugliese di poco più che seimila abitanti, una ragazzina di appena 15 anni, di nome Sarah, spariva nel nulla, per poi essere ritrovata qualche mese più tardi senza vita. Una vicenda che riempì i giornali e telegiornali italiani e che fece discutere tanto l'opinione pubblica e che ancora suscita dubbi su come siano andate davvero le cose. 
All'ergastolo, ancora oggi, la cugina di Sarah, Sabrina Misseri, e sua madre Cosima Serrano, mentre il padre e il marito delle due, Michele, è uscito dal carcere proprio quest'anno. 
Il movente sarebbe stata la gelosia di Sabrina verso Sarah, più giovane, carina e magra, e soprattutto le attenzioni che Ivano Russo le avrebbe rivolto.

Ma Qui non è Hollywood, come scriverà qualcuno su un muro di Avetrana, ha in parte uno svolgimento diverso rispetto alle mie aspettative. Infatti il trailer e le immagini che avevano anticipato il lancio della serie sembravano quelle di una serie oggettivamente grottesca e a tratti macabra, più simile ad American Horror Story che ad un true crime, ma i toni sono molto diversi.
La ricostruzione è infatti curata così tanto da avere l'impressione di assistere ad un documentario che si vuole concentrare davvero sulle dinamiche che potrebbero essere accadute in quei giorni a Sarah. Lo stile è cupo, e trasuda tristezza, c'è molta più intensità e tensione di quanto mi aspettassi, e che appartiene giustamente ad una serie che parla di un dramma che ha distrutto famiglie intere.

Sono soprattutto le interpretazioni a rendere Qui non è Hollywood credibile e ad avere secondo me alzato il livello di questa serie, perché sono molto precise e non diventano quasi mai caricaturali.

Sono soprattutto Giulia Perulli, nei panni di una Sabrina Misseri davvero somigliante, e Vanessa Scalera, che rende benissimo Cosima Serrano, ad essersi letteralmente trasformate nelle protagoniste, dando loro la giusta dose di inquietudine, senza diventare appunto quelle macchiette bizzarre che le scene d'anteprima facevano immaginare.

Utile anche il ruolo di Anna Ferzetti, che rappresenta un po' la macchina mediatica che si è mossa quando il caso ha raggiunto la portata nazionale. 
Il personaggio meno riuscito è forse l'Ivano di Giancarlo Commare, non perché non sia bravo o perché sono abituato a vederlo in ruoli più leggeri come in Maschile Plurale, ma perché non c'è stato un grosso sforzo nel renderlo più somigliante fisicamente alla sua controparte reale.

È anche realistico secondo me lo spaccato della provincia del sud Italia, così isolata, quasi retrograda, non degradata ma certamente nemmeno particolarmente evoluta, specie nella mentalità. 

In questo senso non mi trovo d'accordo col sindaco di Avetrana che per quanto giustamente voglia difendere la reputazione del suo paese e dei suoi concittadini, dovrebbe accanirsi con praticamente tutti i true crime che vengono messi in circolazione, e in generale tutte le storie gialle che vediamo in produzioni televisive e non. Purtroppo, quello che resta nell'immaginario collettivo da un caso di cronaca più o meno cruento, non è dettato dall'eventuale serie tv o film che ne racconta i fatti.
Qui non è Hollywood ad esempio non mi pare mercifichi un fatto di cronaca, cerca di scavare più nelle ragioni delle persone coinvolte, ed addirittura non spettacolarizza l'atto stesso, perché non viene mostrato.

Nonostante credo sia una produzione solida, la serie diretta da Pippo Mezzapesa è secondo me sbilanciata: i primi due episodi infatti sono quelli che mi hanno convinto di più, mentre quelli su Cosima e Michele mi sono sembrati i più lenti. Mi aspettavo che ci fosse un impatto ed una suspense crescente, visto che i fatti di cronaca erano già noti, ma non è stato così.

È forse il finale su Cosima che avrei gestito diversamente, con meno scene oniriche e romanzate e un maggiore approfondimento nella sua dicotomia fra l'essere una zia tutto sommato amorevole e l'essere coinvolta nell'omicidio della nipote.
Alcune sottigliezze insomma andavano smussate o interpretate diversamente, come ad esempio la scena in cui Sabrina Misseri mangia la Nutella, per raccontare probabilmente i suoi disturbi alimentari, ma è un modo molto semplicistico per farlo.

E avrei rivisto anche la colonna sonora, che ogni tanto entra troppo prepotentemente in scena. 

Non credo che Qui non è Hollywood fosse una serie tv necessaria in senso stretto, e non è certamente perfetta, ma penso che abbiano raccontato una vicenda comunque dall'impatto violento, in modo più che corretto, e questo non succede spesso con le produzioni italiane. 

1 commento:

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  1. Per me tra le serie rivelazione dell'anno. Un cast in stato di grazia.

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