I Film e le Serie Tv di Agosto, chi Floppa e chi No

Come vi anticipavo nel recap di Beauty Cues, anche per film e serie tv non sono stato particolarmente presente per raccontarvi tutto quello che sono riuscito a seguire nel corso di Agosto. 
Tuttavia, seppur in numero ristretto, non sono mancati i momenti belli e quelli meno piacevoli. Ho iniziato il mese con una delusione, ovvero Queer di Luca Guadagnino.

Ogni volta vengo attratto ed affascinato dalle storie che sceglie di raccontare il regista italiano, ma poi nei film di Guadagnino non mi ci ritrovo. E anche Queer ha sempre gli stessi difetti: lungaggini, esagerazioni, momenti poco credibili, ma soprattutto per me, una mancanza di reale emotività. Gli ottimi Daniel Craig e Drew Starkey non riescono a salvare un film che ho trovato scattoso e con personaggi con cui sono entrato poco in contatto. 
Ne parlo meglio qui, ma ammetto che sono fortemente spinto a non guardare altri film di Luca Guadagnino, perché puntualmente diventa quasi una lotta di sopravvivenza per me.

Altro super flop, decisamente più di Queer, è Il Mio Anno a Oxford, che ha galleggiato a lungo in testa alla classifica dei film più visti di Netflix.

Pur con le aspettative sotto ai piedi, il film con Sofia Carson si è rivelato una accozzaglia di luoghi comuni e cliché, e non c'è nemmeno il tentativo vago di aggiungere qualcosa di diverso, o semplicemente di evitare qualche elemento della tipica commedia romantica con risvolti drammatici. Il mio anno a Oxford è insomma per me un filmetto dimenticabile, qui altri motivi per cestinarlo.

Molto più riuscito un film che ho recuperato nel corso di Agosto e che volevo vedere da molto, cioè Lee Miller con Kate Winslet.

Il film racconta la vita straordinaria della fotografa Lee Miller, diventata una delle prime fotoreporter di guerra, raccontando gli orrori del secondo conflitto mondiale attraverso i suoi scatti.

Una biografia tradizionale, che forse meritava una spinta in più, qualche scelta creativa più originale per poter raccontare una donna così forte, ma è comunque un film riuscito, su una vita affascinante e con un cast ben scelto. Se avete perso la recensione più dettagliata, la trovate qui.

Per quanto riguarda le serie tv, è forse il versante verso cui mi sento più in colpa: potevo infatti recuperare qualche titolo dal passato, ma non c'è stato verso. Tuttavia ho comunque terminato qualche serie tv che mi è piaciuta parecchio, una su tutte la terza stagione di The Gilded Age.


Non è stato solo un perfetto proseguimento delle stagioni precedenti, ma The Gilded Age 3 secondo me ha fatto fare un passo avanti alla serie, aggiungendo quei momenti di pathos, di drama, di suspense che però risulta perfettamente coerente con lo sviluppo narrativo. C'è stata poi una maggiore coralità, e tutti i personaggi, anche minori, hanno mostrato una crescita o comunque un mutamento. Io non vedo l'ora che arrivi la quarta, intanto qui c'è la recensione su tutta la terza stagione appena conclusa.

Fra i flop purtroppo inserisco la terza ed ultima stagione di And Just Like That, che è stata cancellata proprio quest'anno.

Tocca ammettere che il progetto di un sequel coerente e maturo di Sex and The City non è nato sotto le migliori stelle, e le toppe messe nel corso delle stagioni non sono servite poi molto ad evitarne la cancellazione. 
Ho parlato lungamente di And Just Like That qui sul blog e anche di questa terza stagione, quindi direi di non infierire altrimenti. Tuttavia non posso proprio chiudere un occhio su come si è concluso questo ultimo capitolo, con un episodio finale che mi ha lasciato deluso e perplesso. Insomma si poteva fare di più ma è andata così.

Potevo anche io fare di più ma per un mese estive possiamo anche accontentarci. 
Noi intanto ci leggiamo a Settembre, magari un po' più carichi.




Promossi e Bocciati di Agosto, pochi ma da scoprire!

Agosto è uno di quei mesi in cui tutti rallentiamo un po', presi dalle vacanze, dalle ferie e magari qualche bel viaggio. Io in verità non ho fatto grandi cose (se proprio vi interessa) ed infatti contavo di essere un po' più costante qui sul blog, ma sono stato preso da situazioni più o meno piacevoli e quindi ho dovuto allentare il ritmo e dedicarmi ad altro.

Questa premessa per dire che in effetti pensavo di essere più presente e performante qui sul blog, creando molte più recensioni, ma non c'è stato verso. Recupererò sicuramente a settembre, ma intanto vediamo quali sono stati le scoperte TOP del mese.

Sì, non ci sono stati dei veri e propri bocciati fra i prodotti di cui vi ho parlato, ma al massimo qualcosa non è stata del tutto in linea con le mie aspettative o con le mie necessità in questo momento.

Mi riferisco in particolare al Fluido Anti UV Quotidiano con BHA e Niacinamide di Garnier. 


Si tratta di una protezione solare che sto utilizzando molto volentieri, e che è davvero leggera sulla pelle, ma che non è stata fra le migliori provate quest'anno. Infatti nelle giornate più umide e calde non riusciva a mantenere sul mio viso quella promessa di essere opacizzante più di altri SPF. Per me ad esempio è stato spontaneo paragonare il Fluido BHA+Niacinamide con quello alla Vitamina C sempre di Garnier, ed ho trovato quest'ultimo più adatto alla mia pelle. Se volete approfondire questi aspetti, qui trovate la review completa.

A proposito di trattamenti opacizzanti e purificanti, nel corso dell'estate ho provato una maschera viso particolare e che mi ha aiutato a mantenere la situazione "imperfezioni estive" sotto controllo. Mi riferisco alla Madagascar Centella Poremizing Quick Clay Stick Mask di Skin1004.

È un trattamento contro sebo in eccesso e imperfezioni a base di argille diverse, ma anche sostanze idratanti e lenitive. La sua particolarità è che si tratta di una maschera viso in stick, per essere più facile da applicare sul viso, sporcare meno in giro, comoda da portarsi eventualmente in viaggio. Ma è anche rapida da utilizzare e veloce da sciacquare.
SKIN1004 è uno di quei brand coreani di cui ho provato ancora poco, ma che mi ha sempre soddisfatto. Ho un obbiettivo che vorrei provare a concretizzare, ovvero concentrarmi su pochi brand K-Beauty per approfondirli al meglio. 
Qui comunque trovate la mia esperienza completa con la Quick Clay Stick Mask. 

A proposito di maschere viso, do la mia promozione a TOP di Agosto alla Hydrogel Face Mask Doposole Idratante Lenitiva di Acty Mask.

Sono quasi certo che la troviate ancora da Lidl insieme alla versione Riparatrice con Vitamina C, ma questa Idratante e Lenitiva mi è piaciuta una tacca di più perché la sua azione addolcente mi è sembrata adatta a tutti i periodi dell'anno, non solo dopo l'esposizione solare. 
Insomma, fate un salto qui per leggerne meglio, provatela e fatene scorta soprattutto se avete una pelle normale/mista.

Dal viso passo al corpo con alcuni prodotti di Bottega Verde della linea Limone e Agrumi e in particolare qui vi segnalo il Latte Corpo.


È infatti una lozione corpo molto adatta all'estate, perché leggera e idratante, senza appiccicare o ungere. Poi la linea corpo Bottega Verde Limone e Agrumi ha anche una bella profumazione, agrumata e fresca, persistente ma non invadente e soprattutto abbastanza originale, diversa dalle solite fragranze con queste note aromatiche.
Anche gli altri pezzi della linea comunque sono ottimi, ne ho parlato meglio qui. 

Mi spiace non avere molti altri prodotti da segnalarvi, ma intanto credo di averne scelto alcuni che meritano e che sono stati d'aiuto questa estate.
Quali sono stati invece i vostri Top e Flop di Agosto?

Io vi aspetto a settembre che ho in pentola tante recensioni nuove.

And Just Like That chiude con la terza stagione: riflessioni sul sequel di Sex & the City

A sorpresa, a pochi dall'arrivo dell'ultimo episodio della terza stagione, disponibile su Sky/NOW il 15 Agosto, è stato confermato che And Just Like That non avrebbe avuto un proseguo, chiudendo definitivamente il sequel di Sex and The City.

Sarah Jessica Parker, Cynthia Nixon e Kristin Davis hanno così detto addio alle iconiche Carrie, Miranda e Charlotte, ma purtroppo non l'hanno fatto nel migliore dei modi.


Avendo già dedicato negli scorsi anni delle lunghe riflessioni sia sulla prima che sulla seconda stagione (le trovate qui qui) di And Just Like That, non mi sento di infierire ancora molto, perché mi sembra di scavare sotto in grattacielo senza fondamenta. La cancellazione del sequel infatti dispiace, ma purtroppo non sorprende. Dopo il forzato e stucchevole politicamente corretto della prima stagione, la seconda aveva provato a recuperare con episodi più leggeri e divertenti. Questo terzo capitolo, però, non ha portato i risultati sperati, soprattutto per la mancanza di veri approfondimenti sui personaggi e sulle loro storie.

Abbiamo ritrovato Carrie che cerca di far proseguire, non senza fatica, la sua storia con Aidan (John Corbett) sebbene lui viva lontano e sia preso dai suoi figli; mentre Charlotte, ormai moglie e madre quasi perfetta, dovrà imparare che non tutto può andare secondo le sue aspettative, soprattutto per quanto riguarda le sue figlie; Miranda invece continua a farsi strada nella sua riscoperta di esser queer in età adulta, senza però dimenticare la carriera e di essere una madre.

Sembrava che tutto sommato le cose stessero finalmente prendendo la giusta via, ma qualcosa ha scricchiolato fin da subito anche in questa terza stagione di And Just Like That.
In primis la caratterizzazione dei personaggi, che è stato sempre uno dei problemi della serie e che si è notato secondo me molto nel rapporto fra Carrie e Aidan che sembrava strano e trascinato. L'effetto nostalgia romantica è infatti svanito presto, e sembrava che le cose fra i due andassero avanti in modo forzato.
Carrie in particolare a volte mi è sembrata una sciura un po' snob, con abiti discutibili e dal carattere altalenante, non certamente una donna matura e d'esperienza.


Allo stesso modo Charlotte non mi è sembrato sia stata sviluppata davvero, finendo come un personaggio di contorno con qualche momento buffo. E purtroppo anche i suoi momenti più drammatici non avevano lo stesso pathos. Al contrario Miranda ha avuto un percorso quasi eccessivamente veloce, e che, seppur sembrava sulla giusta strada, ha dovuto pagare il prezzo di due stagioni in cui è stata massacrata dagli sceneggiatori, e in cui hanno cancellato la sua identità di essere la più solida del gruppo.

Lisa Todd Wexley (Nicole Ari Parker) e Seema Patel (Sarita Choudhury) hanno invece avuto uno spazio maggiore in questa terza stagione, ma in storyline alquanto inflazionate per due donne mature, e spesso appunto poco approfondite.

Lisa infatti si è trovata a fronteggiare una crisi matrimoniale non del tutto convincente, mentre Seema, fra problemi lavorativi risolti nel giro di un episodio, e una relazione con un uomo più giovane, non ha offerto molto di originale.


Quest'ultima in particolare non è riuscita a portare quell'umorismo, quell'arguzia, quel senso di libertà e leggerezza che in qualche modo le spettava per aver preso, suo malgrado, il testimone dalla Samantha di Kim Cattrall. No, l'imbarazzo per un deodorante che non funziona bene purtroppo non fa ridere.

Arriviamo però al doppio episodio finale che secondo me è stato il peggior modo per chiudere una serie tv. C'è stata in particolare una scena disgustosa, che non voglio rivelare sia per non fare spoiler ma soprattutto per rispetto di chi legge, che onestamente mi ha imbarazzato e che non credo dovesse essere parte dell'addio di And Just Like That.

Ma a parte questa parentesi, non mi è sembrato che questo finale avesse quell'impatto emotivo che ci si aspetta da un progetto che aveva delle pretese importanti. E chi scrive non pretendeva che questo sequel fosse un clone che potesse doppiare il successo du Sex and The City, perché so che l'accezione di cult dipende da tanti fattori, a volte anche esterni alla serie stessa. 


Per quanto abbia provato ad empatizzare con le loro storie, mi è sembrato che, nel corso di queste tre stagioni, gli sceneggiatori si siano impegnati a non farci provare simpatia e affetto per nessuno dei personaggi, sia le vecchie leve che le nuove aggiunte. È vero che qualche miglioria c'è stata: ho seguito And Just Like That 3 abbastanza volentieri, aver tolto qualche personaggio non necessario di mezzo ha reso il ritmo più fluido, e aver dato alle nostre ragazze più occasioni per confrontarsi ci ha portato alla mente i bei vecchi tempi. Ma non è bastato.

A mio avviso And Just Like That poteva funzionare se Michael Patrick King avesse fatto una bella maratona delle sei stagioni di Sex & The City, prendendo appunti su quello che davvero funzionava e che poteva essere sviluppato e reso più "adulto".
Purtroppo questo lavoro non c'è stato e quindi tocca ammettere che le grandi aspettative per questo nuovo, roboante sequel sono andate in fumo, anzi, è meglio dire, giù per lo scarico del water.






Maschere Doposole Viso Acty Mask, idratazione e freschezza per l’estate (e non solo)

Erano già parte delle mie scorte da un po' di tempo, ma quando ho visto uno scaffale di maschere viso Doposole Acty Mask da Lildl, mi sono ricordato di metterle alla prova. 


Dopo una giornata al mare, tra sole e salsedine, la pelle del viso tende facilmente a disidratarsi e a tirare, con il rischio di ritrovarsi a fine estate con un incarnato spento e ruvido. Proprio per contrastare questi effetti Acty Mask ha creato le sue Hydrogel Face Mask After Sun, pensate per lenire, idratare e regalare subito freschezza. Provandole però mi sono trovato con dei prodotti che non sono solo adatti alla skincare estiva e fra un istante vi spiego perché.

Anche le queste maschere doposole sfruttano la tecnologia DermoScience Cryo Effect e sono composte da supporto in tessuto di bambù traspirante che trattiene un sottile strato arricchito con gli attivi specifici, che non gocciola.
Devo fare prima una breve specifica: i pack di queste hydrogel mask sono leggermente diversi nei colori perché alcune mi erano state inviate dall'azienda, altre le ho acquistate io. Non ci sono variazioni significative nelle formulazioni, ma l'ordine di alcuni ingredienti nell'INCI è in parte diverso. Le ho utilizzate comunque prestando attenzione ad eventuali differenze.



Acty Mask Hydrogel Face Mask Doposole Riparatrice
Vitamina C e Acido Ialuronico


INFO BOX
🔎 Grande Distribuzione, Lidl
💸 € 1.29
🏋 1 Maschera viso
🗺 Made in Italia
⏳  Maschera monouso
🔬 Vegan

La prima di queste maschere doposole che ho provato è stata questa Riparatrice perché in genere amo la vitamina C nei cosmetici. Qui però tocca fare una precisazione: nell'INCI non ho trovato forme specifiche di vitamina C, ma immagino sia quella contenuta nel succo di arancia presente. Immagino che anche l'estratto di mango sia ricco di vitamine e quindi si associa a questa azione antiossidante. 
In più troviamo due forme di vitamina E, per agire sempre contro i radicali liberi, mentre l'aloe lenisce la cute, e glicerina e acido ialuronico si occupano di idratarla.

La Hydrogel Face Mask Doposole Acty Mask ha un piacevole aroma di arancia appena si apre la confezione, e calza bene sul mio viso come tutte le maschere che ho provato di questa azienda. Io ho preferito, visto il grande caldo delle ultime settimane, mettere queste maschere viso in frigo prima di utilizzarle come suggerisce Acty, anche se ammetto che in genere non lo faccio, un po' perché me ne dimentico, un po' perché magari le utilizzo in un periodo dell'anno in cui il clima non lo consente. 

Adesso invece questa Maschera Doposole Vitamina C mi ha dato una gradevole sensazione di freschezza durante la posa, e che è rimasta anche dopo averla rimossa. 

Per quanto invece riguarda la sua efficacia su di me, dopo l'uso la mia pelle era un po' più luminosa, e dall'aspetto più omogeneo, ma anche la consistenza mi è sembrata migliore, più tonica e compatta.

La mia pelle ha assorbito completamente l'hydrogel di questa maschera doposole Acty Mask, non mi sono rimasti residui di alcun tipo, se non il viso gradevolmente più fresco.
La sua azione idratante è invece è stata sufficiente per il mio viso, anche se le aree più secche (le guance nel mio caso) hanno gradito gli altri sieri idratanti che poi ho utilizzato per completare la skincare. Questo mi fa capire che può andare bene per una pelle mista o normale, meno per quelle secche che sentono il bisogno di un trattamento più profondo.

Vi anticipavo che i pack differenti non corrispondono ad una reale riformulazione, come potete leggere voi stessi. Ma ho notato sul nuovo pack (quello arancione) delle maschere presenti da Lidl, è inserito anche l'ubiquinone nell'INCI. Personalmente però non ho notato differenze nell'uso, ed ho avuto la medesima esperienza con entrambe le versioni.



Acty Mask Hydrogel Face Mask Doposole Idratante Lenitiva
Aloe Vera e Acido Ialuronico


INFO BOX
🔎 Grande Distribuzione, Lidl
💸 € 1.29
🏋 1 Maschera viso
🗺 Made in Italia
⏳  Maschera monouso
🔬 Vegan

Vi posso subito anticipare invece che l'ingrediente differente fra le due "versioni" di questa maschera viso Doposole Idratante e Lenitiva è stranamente la glicerina, che non è stranamente presente nell'INCI della confezione che mi aveva inviato Acty Mask.
Per il resto il pool di attivi è il medesimo: aloe e acido ialuronico idratano e leniscono la pelle, aiutate da sostanze addolcenti come allantoina e pantenolo. Interessante è invece la presenza di questo estratto di alga marina, sostanza comunemente antiossidante e anti infiammatoria, che si sposa bene con la presenza di tocoferolo.

Questa maschera hydrogel Acty Mask ha una profumazione più generica, ma comunque fresca e gradevole. Anche in questo caso ho provveduto a tenere il prodotto in frigorifero prima di utilizzalo, ma la sensazione sulla pelle che ho percepito una volta applicata mi ha subito dato l'idea del tipo di trattamento che avrei fatto al mio viso.


Si capisce infatti secondo me, anche in confronto con l'altra maschera hydrogel Acty Mask, che la sensazione di freschezza è più delicata e che spicca più che altro un effetto lenitivo.

Questa azione addolcente rende la maschera Doposole perfetta non solo se ad esempio avete la pelle stressata da una giornata al mare, magari un po' arrossata, ma anche dopo la rasatura o in caso di generale sensibilità data da vento e freddo. È per questo che, come vi anticipavo, non sono secondo me solo maschere adatte alla skincare estiva.

Una volta rimossa la mia pelle è diventata un po' più distesa, comunque elastica e tonica, ma anche un po' più omogenea. La sensazione di freschezza come dicevo è un po' più delicata, mentre mi è sembrato che fosse un po' più idratante dell'altra maschera doposole Acty Mask, ma sempre comunque adatta a pelli normali o miste. In generale la Hydrogel Face Mask Idratante Lenitiva è un trattamento che non appesantisce né appiccica. Se avete però la pelle secca o comunque ne sentite la necessità, non mi ha dato problemi a stratificarla con altri prodotti.
Anche in questo caso, la variazione di packaging non corrisponde ad una reale variazione nell'uso o nel risultato finale del prodotto su di me.


Voi le avete scovate da Lidl o in altri negozi?



The Last Showgirl e Lee Miller, le mie opinioni su due film al femminile

Continuo a tentare di sfoltire la lunga, inevitabilmente interminabile lista dei film da recuperare, e questa volta mi sono dedicato a due titoli che sicuramente riconoscerete. Impossibile non portarsi dietro un po' di aspettative anche se a distanza dalla loro prima uscita al cinema, quindi vediamo come se la sono cavata (secondo me ovviamente).


The Last Showgirl (2024)


Genere: drammatico
Durata: 85 minuti
Regia: Gia Coppola
Uscita in Italia: 3 Aprile 2025 (Cinema)
Paese di produzione: Stati Uniti d'America

Shelly Gardner (Pamela Anderson) è una ballerina veterana del Le Razzle Dazzle, uno spettacolo a Las Vegas tutto piume e lustrini, che si ispira ai grandi balletti francesi.
Da vera showgirl, Shelly ha passato tutta la sua vita sullo stesso palco, convinta che fosse uno spettacolo rispettabile e dal valore artistico, ma qualcosa improvvisamente cambia. Dopo oltre 30 anni sulle scene, Eddie (Dave Bautista) uno dei produttori, le annuncia l'imminente chiusura dello show per scarso afflusso di spettatori. Così Shelly si ritroverà a reinventare la sua vita, fra audizioni in cui si trova costretta a nascondere la sua età, ed un rapporto complicato con sua figlia Hannah (Billie Lourd), che sembra ormai insanabile.

Sono stati anni fortunati per Pamela Anderson che, dopo il documentario Pamela, A Love Story, ha rinfrescato la sua carriera forse ad un punto di stallo. Un po' come Shelly, anche l'ex bagnina più famosa al mondo non più una ragazza strizzata in un costume rosso, ma una donna matura che sembrava arrivata ad un bivio, e con The Last Showgirl ha preso la strada giusta.
Un ruolo che le calza profondamente, proprio forse per la specularità del vissuto fra Shelly e Pamela, e che le dà l'opportunità di esplorare altro oltre la sua bellezza o i ruoli leggeri e comici in cui era incastrata. 

The Last Showgirl è infatti una storia totalmente al femminile di caduta e di rinascita, con una protagonista che ha una parabola interessante: si ritiene in qualche modo, nel suo piccolo, arrivata. Shelly ha infatti esaudito il suo sogno di essere centrale nel mondo dello spettacolo, anche letteralmente abbandonando sua figlia. Poi però questo sogno si infrange molto improvvisamente, riportandola con i piedi per terra con un bagaglio di frustrazione importante da gestire.

È così che The Last Showgirl apre la strada all'ageismo, nel mondo dello spettacolo e non, allo scarto generazionale, specie rispetto le colleghe più giovani di Shelley, interpretate da Brenda Song (Running Point) e Kiernan Shipka (Sweethearts). Dall'altro lato c'è pero l'Annette di Jamie Lee Curtis, che è invece la controparte di Shelley, una donna che ha subito lo stesso trattamento ed ha dovuto adattarsi a quello che la vita le ha dato. 

The Last Showgirl non è però un film triste, solo che serpeggia una amara malinconia per praticamente tutto il tempo. Nonostante però le ottime interpretazioni non posso dire che su di me abbia avuto un impatto emotivo sconvolgente, complici essenzialmente due fattori. Il primo è la regia di Gia Coppola che funziona a tratti: a volte bene, altre è troppo tremolante o inutilmente ravvicinata sugli attori, facendo perdere un po' il senso ad alcune inquadrature. Il secondo riguarda la sceneggiatura in sé, troppo scarna, priva di approfondimenti, non particolarmente innovativa che di conseguenza è secondo me altalenante da un punto di vista emotivo. 
Pur avendolo visto volentieri The Last Showgirl non è uno di quei film che mi ha lasciato qualcosa al punto da magari aver voglia di riprenderlo in futuro. Spero però che Pamela Anderson esplori ancora questo tipo di ruoli.



Lee Miller (2024)

Titolo originale: Lee
Genere: storico, biografico, drammatico

Durata: 116 minuti
Regia: Ellen Kuras
Uscita in Italia: 13 Marzo 2025 (cinema)
Paese di produzione: Regno Unito, USA, Australia, Singapore, Ungheria

È stato praticamente impossibile vedere al cinema Lee Miller, per una sbrigativa programmazione in sala, ma era forse uno dei film che più mi incuriosivano quest'anno, quindi dovevo vederlo per forza.

In verità non avevo grandi conoscenze sulla sua protagonista: Lee Miller è stata infatti una modella statunitense che però, una volta trasferitasi a Parigi, diventerà una nota fotografa di moda nel primo trentennio del '900. Da Parigi però si sposterà a Londra con il pittore e poeta Roland Penrose, che nel mentre era diventato suo marito, e qui inizierà a lavorare professionalmente come fotografa per Vogue. Ma con l'arrivo della seconda guerra mondiale, tutto cambia e Lee Miller si renderà conto che è necessario far conoscere quello che sta accadendo nel mondo, sentendosi però frustrata nel non poter contribuire al pari dei suoi colleghi uomini e dello stesso Penrose. Con determinazione però riuscirà a farsi strada, diventando una vera e propria fotoreporter dal fronte e persino testimoniando gli orrori dei campi di sterminio.

Ho descritto Lee Miller quasi come se fosse una pagina di Wikipedia, e in parte c'è una ragione.
Ad avermi attirato subito verso questo film, oltre all'ovvio interesse per approfondire un personaggio e delle vicende reali che non conoscevo, c'è sicuramente il faccione di Kate Winslet sulla locandina, ed ero certo che lei avrebbe saputo dare la giusta tempra e interpretazione a Lee Miller.

Il film infatti non vuole solo raccontare una biografia della sua protagonista, ma anche concentrarsi sul suo temperamento, su quella spinta e quel carattere che l'hanno fatta uscire da uno schema consolidato per riuscire in un lavoro straordinario. Era infatti difficile per una donna essere presa sul serio come fotografa, ed era praticamente impossibile potersi infiltrare in trincea e diventare una corrispondente di guerra.
Kate Winslet, che è anche produttrice, in questo senso è perfetta a mio avviso: ci mostra una donna coraggiosa, volitiva, creativa, ma anche con qualche rimpianto. Noi ad esempio la vediamo, ad inizio film, ormai anziana e più di qualche dialogo col suo intervistatore ci suggerisce che forse avrebbe voluto dedicare più tempo agli affetti e meno al lavoro.


Accanto a Kate Winslet troviamo un cast che la supporta alla perfezione: da Alexander Skarsgård nei panni di Penrose, a Andy Samberg che interpreta David Scherman, un collega giornalista di Lee Miller. Qui e lì nel corso del film appaiono tanti altri volti noti, come Josh O'Connor e Marion Cotillard, tutti con un ruolo ben specifico anche se non hanno poi un particolare approfondimento. Qui casca un po' il film di Ellen Kuras: Lee è infatti un biopic abbastanza tradizionale che sfrutta il pretesto di questa sorta di intervista iniziale, per poi proseguire in senso cronologico la vita della fotografa. C'è un colpo di scena, che non vi racconto, che per quanto sia efficace, non riesce a camuffare il fatto che si tratta di un film comunque tradizionale, che non riesce a sorprendere da un punto di vista tecnico.

Proprio per questo forse anche la durata risulta un po' fuori dal range di una biografia classica.
A colpire in Lee Miller è quindi più che altro il contenuto che possiamo dedurre e percepire, per i volti e per la storia a cui è legata la fotografa, più che il modo in cui questo ci viene raccontato. Probabilmente se lo avessi visto al cinema, sarei uscito dalla sala con qualche perplessità in più; in home vision invece trova la sua dimensione "da tv" che secondo me è più azzeccata. 


Garnier Fluido Anti-UV SPF50+ con BHA e Niacinamide, TUTTO quello che c'è da sapere (e tanti confronti)

Non sarà l’ultima novità sul mercato, ma la mia curiosità per il Fluido Anti Imperfezioni SPF 50+ di Garnier non si è mai spenta sin dal suo lancio - anzi, dopo aver provato la versione con Vitamina C è cresciuta ancora di più.
Così ho deciso di metterlo finalmente alla prova: un solare viso con BHA e Niacinamide che mi ha attirato con la promessa di proteggere la mia pelle mista, ma anche di prendersene cura.


INFO BOX
🔎 Grande Distribuzione, Amazon
💸 €8/10
🏋 40 ml
🗺 Germania
⏳  12 Mesi
🔬 Vegan, Cruelty Free

Il Fluido Anti UV Quotidiano Garnier si impegna ad essere leggero, invisibile e opacizzante, ma anche di agire sulle imperfezioni proprio grazie alla combinazione di acido salicilico, perfetto per punti neri e brufoli, e niacinamide, che regola la produzione di sebo e migliora l'incarnato. 

L'INCI di questo SPF Garnier ha però più di qualche aspetto interessante a guardarlo bene. L'azienda infatti ha inserito silica e perlite, due minerali dall'effetto assorbente che dovrebbero contribuire a mattificare la pelle, ma anche lo Zinco PCA che unisce una azione idratante e seboregolatrice.
Se si scava un po' più a fondo si trovano anche la sarcosina, un aminoacido che pare possa ridurre l'impatto dei raggi UV sulla superficie della pelle, ma anche regolare la produzione di sebo, e tocoferolo antiossidante. Non mancano anche sostanze idratanti, come glicerina e aloe.

Ovviamente lo scopo del Daily Fluid Anti UV BHA+ Niacinamide è anche quello di proteggere dai raggi solari, con filtri chimici moderni, stabili e ad ampio raggio UVA e UVB che, per loro natura, non creano scie bianche e si possono adattare a tutte le carnagioni. 

Non è stata invece aggiunta alcuna fragranza, ma ha solo un leggerissimo odore "di formula" (dato da alcol e filtri solari).

Questa protezione solare Garnier ha quella consistenza molto liquida che va di moda in cosmesi da qualche anno a questa parte, quasi come se fosse un latte per il viso, infatti va shakerata bene la confezione prima di prelevare il prodotto. 

Non è comunque una consistenza difficoltosa da applicare, anche se preferisco "versare" il solare direttamente sul viso e stenderlo immediatamente, così da evitare di fare pasticci o che goccioli in giro.

La stessa Garnier ci dice poi che può essere usato sia in alternativa alla crema idratante o insieme ad altri prodotti e nella routine make-up, ed in effetti posso confermare che si stratifica bene, senza fare pilling o interferisce in qualche modo con la skincare che utilizzo. 
Personalmente l'ho sempre usato insieme ai sieri viso di cui vi ho parlato nelle scorse recensioni, quindi prodotti di brand e consistenze diverse, dimostrandosi valido.


Sia la formulazione che la consistenza di questo Fluido Quotidiano Anti Imperfezioni mi hanno portato alla mente altri due solari di Garnier, della linea Ambre Solaire, che avevo provato in passato, ovvero il Fluido Super UV SPF50+ e l'Invisible Serum Super UV SPF 50+

Se sbirciate le recensioni di entrambi, noterete che c'era sempre qualcosa che non mi convinceva del tutto di questi prodotti, ma il Daily UV BHA + Niacinamide secondo me fa dei passi in avanti rispetto ai due "cugini".
In primis infatti non ho avuto fastidi, pizzicori o bruciore ad usarlo anche con costanza e, sebbene Garnier non dia indicazioni in tal senso, ho potuto usare il solare anche sul contorno occhi senza che lo sensibilizzasse o che mi facesse lacrimare.
Appena steso ha in effetti una asciugatura molto rapida, anche se sul mio viso, questa tipologia di protezione solare sembra quasi leggermente più umida di altre. Non è comunque una situazione che inficia il comfort di questo Fluido UV Anti Imperfezioni, che tra l'altro si mantiene leggero nel corso della giornata. 


Ma ci sono due altre caratteristiche su cui devo aggiungere altri dettagli. Intanto l'effetto opacizzante promesso: io non l'ho notato. Certamente una volta settatosi sul viso non risulta lucido, ha un finish naturale, ma su di me non ho riscontrato una azione mattificante così spiccata e quindi di controllare la produzione di sebo nel corso della giornata. Anche con sopra una cipria ad esempio, dopo diverse ore, noto su fronte e naso una leggera lucidità. 

Il Fluido Anti UV BHA+ Niacinamide promette anche di contrastare le imperfezioni, ma ne farei limitato affidamento: se intendete associarlo ad una routine che già agisce in tal senso, allora può essere una valida aggiunta; se pensate che solo questa protezione possa agire in tal senso, credo non siate sulla giusta strada.
Ho apprezzato comunque che questo solare Garnier, sebbene pensato per pelli più miste e grasse, non vada a seccare le aree del mio viso come le guance, che invece tendono a disidratarsi. La rimozione poi non richiede troppo sforzo, come un qualunque SPF da usare quotidianamente in città.


L'ultimo confronto che posso fare è fra questo Fluido con BHA e Niacinamide e il Fluido Anti UV SPF 50+ con Vitamina C. È vero che è una lotta impari perché sono prodotti diversi con consistenze e scopi differenti, per cui un paragone può essere limitante, ma devo ammettere che ho preferito il Daily Fluid UV Vitamin C: la consistenza seppur più cremosa, si setta meglio sulla mia pelle e sembra quasi mi dia meno lucidità nel corso della giornata.

L'Anti UV Quotidiano BHA+ Niacinamide è invece un SPF valido che utilizzo tutt'ora con piacere, ma che non riesce ad entrare in lizza per il miglior prodotto che abbia provato in questa categoria o che correrei a riacquistare.
Probabilmente riuscirò ad apprezzarlo ancora di più quando il caldo sarà meno pesante, ma sono comunque consapevole che queste consistenze così liquide sono (stranamente) poco compatibili con la mia pelle.



Qual è stata la vostra esperienza con questo solare di Garnier?




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Il ritorno delle serie tv in costume, cosa salvo e cosa no!

È stata una estate farcita dai ritorni di alcuni period drama che stavo seguendo, e per fortuna direi visto che è forse uno dei generi che più preferisco. Ci sono stati molti bei momenti e alcune piccole cose che non mi sono andate proprio giù.


The Buccaneers 
Seconda stagione 

Dal 18 giugno al 6 agosto di quest'anno sono arrivati su Apple Tv+  nuovi episodi della seconda stagione di The Buccaneers, serie tv forse passata un po' in sordina di cui ho parlato l'anno scorso, e che però non aveva trovato una sua vera identità. Si parlava già infatti di paragoni a Bridgerton per alcune licenze creative prese sulla storia che è ambientata a fine '800, ma questo non è bastato forse a darle una spinta.

The Buccaneers in realtà ha una storia forse un po' più interessante della sua controparte su Netflix, ma che non è stata sfruttata a pieno, almeno nella prima stagione.
Nel secondo capitolo le circostanze non sono troppo diverse da come le avevamo lasciate: Nan (Kristine Froseth) infatti è ormai ufficialmente la duchessa di Tintagel dopo aver sposato Theo (Guy Remmers). Un matrimonio che però deve convivere con le ombre dei sentimenti che Nan prova ancora per Guy (Matthew Broome)


Guy però a sua volta si è sacrificato per aiutare proprio la sorella di Nan, Jinny (Imogen Waterhouse) scappata in Italia per fuggire al marito, Lord James Seadown (Barney Fishwick).
Lontani dagli occhi, lontani dal cuore? Non proprio, ma non saranno i soli a dover lottare con i propri sentimenti, come Patti (Christina Hendricks), la madre di Nan, che vuole separarsi legalmente dal marito Tracy (Adam James), nonostante le difficoltà che una donna poteva avere in quel periodo.

Insomma, in questa seconda stagione di The Buccaneers sembra abbiano puntato ad una maggiore coralità delle vicende, tanto che un po' tutti i personaggi hanno qualcosa da raccontare. Le tematiche portanti restano sempre quelle femminili, specie nell'ottica dell'autodeterminazione e dell'indipendenza, di questa voce da far sentire pubblicamente e privatamente, quasi come si potrebbe fare oggi con i social.
Ovviamente la centralità delle linee narrative resta Nan ed è qui il grosso problema della serie.


Nel corso degli 8 episodi infatti quella che doveva essere la nostra eroina dolce e passionale, diventa quasi la carnefice di se stessa e degli altri, in un arco evolutivo che definire deludente è poco. Nan infatti non fa altro che porsi da sola in situazioni non necessarie per poi dare la colpa agli altri o al fato, e così finisce in una spirale che la renderà ricattatoria e manipolatrice. Appena si accorge di non essere al centro dell'interesse di qualcuno, ecco che inizia a frignare e creare tensioni, come con Theo, verso cui non ha alcun interesse sentimentale reale. Tutte scelte, quelle di Nan, che non sembrano essere spiegate come attimi di debolezza o confusione, ma come sua espressa volontà.

Non so se gli sceneggiatori di The Buccaneers si siano resi conto di aver creato quasi una villain anche un po' antipatica che sembra peggiorare anziché crescere, ma non sappiamo ancora se riuscirà a redimersi visto che la terza stagione, ufficialmente, non è stata annunciata ancora.

Comunque la serie soffre anche di altri problemi: mentre costumi, scenografie e paesaggi restano appaganti alla vista, seppur poco fedeli al periodo storico, il ritmo della narrazione non è sempre fluido e coerente, e non tutti i personaggi riescono ad avere un arco narrativo soddisfacente.

Ad esempio il nuovo interesse amoroso di Theo (che non rivelo per non fare spoiler ma si capisce subito) sembra nascere all'improvviso, come se fosse sempre stato stranamente lì. Anche i passaggi fra Italia e Inghilterra non hanno una sequenzialità cronologia credibile, sembra quasi viaggino in aereo e non su mezzi molto più lenti.
The Buccaneers diventa così una sorta di soap opera romantica, con qualche momento riuscito e attimi di intensità, che però ha le velleità di essere un grande dramma storico sul girl empowerment. Fallendo proprio su quest'ultimo punto, la si finisce per seguire più per passatempo che per reale empatia per personaggi e storia. 
Se arriverà una conferma per una terza stagione tornerò ad aggiornare, ma visto l'ultimo episodio sembra che The Buccaneers abbia ancora un proseguo.



The Gilded Age
Terza Stagione

È stata invece indubbiamente una grande annata per The Gilded Age, che con la terza stagione, su Sky/NOW dal 23 giugno all'11 agosto di quest'anno, ha toccato secondo me le vette più alte della serie. 
Julian Fellowes ha saputo creare una stagione ricca, corale e dinamica, esattamente come l'epoca che vuole raccontare.

The Gilded Age ha sempre voluto rappresentare un'epoca in cui il vecchio e il nuovo hanno subito uno scontro importante nella società americana, fra coloro che possono vantare un lignaggio antico e i nuovi, ricchi imprenditori che stanno espandendo le loro finanze e giri d'affari, ma non tutto va comunque per il meglio.

In questa terza stagione infatti ritroviamo Agnes Van Rhijn (Christine Baranski) che sta lentamente perdendo il suo potere in una società "appesa ad un filo" come dirà lei stessa, e persino in casa sua, dopo che suo figlio Oscar (Blake Ritson) è stato truffato. Così la remissiva Ada (Cynthia Nixon), che con la vedovanza ha acquisito un bel patrimonio, si ritrova a comando.


Dall'altra parte però ci sono i nuovi ricchi - a sorpresa uno in particolare che vedrà ribaltato il suo destino - capeggiati dai Russell che però sono divisi su più fronti.

Bertha Russell (Carrie Coon che raccoglie ancora successi dopo The White Lotus) infatti continua la sua scalata sociale e adesso deve trovare il partito perfetto per sua figlia Gladys (Taissa Farmiga) a discapito dei suoi reali sentimenti. E quale scelta migliore se non un duca inglese che deve rimpinguare le sue finanze (in linea con quanto accade in The Buccaneers) per accaparrarsi anche un titolo nobiliare?

Bertha però non sa le difficoltà degli affari del marito, George Russell (Morgan Spector), che sarà costretto ad arrivare nel selvaggio West per cercare di restare a galla.
Problemi di cuore invece per Marian Brook (Louisa Jacobson) e Peggy Scott (Denée Benton), impegnate con due nuovi spasimanti. 

Tutti questi sono solo alcuni spunti sulle tante svolte narrative di The Gilded Age 3. È stata infatti una stagione piena di orgoglio, sentimenti contrastanti, malinconia, tensioni, nuove alleanze ma anche pettegolezzo, amore e relazioni che rivelano una dolcezza inaspettata e solidarietà femminile, e questa volta Julian Fellowes ha spinto sull'acceleratore creando sviluppi per tutti i personaggi.

Credo che forse questa terza stagione sia anzi stata la più movimentata e quella in cui tutti hanno avuto il loro alti e bassi proprio come ci si aspetta in un periodo storico così brulicante. Non sono mancati i prepotenti riferimenti alle tematiche sensibili dell'epoca, come il divorzio, che per una donna può diventare una condanna a vita, o il movimento del suffragio universale per ottenere proprio più diritti.
Una stagione quindi piena di luci e ombre esattamente come un'epoca che si muove altrettanto rapidamente e in modo complesso, ma senza dimenticare lo sfarzo, la cura dei costumi degli scenari che hanno reso The Gilded Age uno dei period drama più apprezzati. E sempre con un cast ottimo e all'altezza dei ruoli.


Sono davvero pochi gli elementi su cui mi sento di muovere una critica, il più grande è forse la gestione delle tempistiche per quanto riguarda il matrimonio di Gladys. Essendo infatti un grande evento, mi aspettavo che la serie si prendesse qualche attimo in più, sfruttando le dinamiche che potevano nascere con l'organizzazione delle nozze. Invece tutto si svolge abbastanza velocemente nel giro di un episodio probabilmente per arrivare allo scontro fra Gladys e la sua nuova cognata. 

Ci sono sempre margini di miglioramento e questo è solo un piccolo problema comunque rispetto ad una stagione solida che ha secondo me ancora di più consolidato il valore di The Gilded Age. Il rinnovo per una quarta stagione, arrivato prima della puntata finale, non è altro che una conferma e io non vedo l'ora di proseguire.



       




La maschera viso stick di Skin1004 per contrastare sebo e imperfezioni

Estate per me significa un pelle più propensa a lucidarsi per via del sebo, che si traduce in maggiori imperfezioni, brufoletti, punti neri e filamenti sebacei, specie sulla zona T. Così ho cercato qualche prodotto che mi aiutasse contro questi problemi, ed ho messo alla prova la Madagascar Centella Poremizing Quick Clay Stick Mask di Skin1004.


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È il terzo prodotto che utilizzo di questa azienda coreana e tocca ammettere che ad attrarmi sono sempre le formulazioni che propongono. In particolare questa Quick Clay Stick Mask segue un trend che ormai si vede da molto sul web, ovvero questi trattamenti roll on solidi che dovrebbero facilitare l'applicazione. 
Proprio per questo SKIN1004 ha definito "quick" cioè veloce questa maschera viso: grazie al formato è veloce da applicare, veloce da far agire e veloce da rimuovere, ma a questo ci arrivo fra un istante.

La Poremizing Quick Mask è composta da ben cinque diverse argille alcune ad alto potere assorbente (come bentonite, montmorillonite) che si uniscono con argille più delicate (caolino ed illite) e un una più lenitiva (la calamina) per bilanciare l'azione purificante della maschera. Tutte queste argille superano il 18% del totale della formulazione, quindi parliamo di una concentrazione abbastanza elevata. 
Tuttavia Skin1004 ha inserito anche attivi idratanti e lenitivi come estratto di aloe, centella e glicerina.


L'unico dubbio che ho sulla formulazione di questa maschera viso purificante è la presenza di sale rosa dell'Himalaya, visto che la sua azione scrubbante è già affidata a frammenti di fagioli rossi Azuki. 
Comunque la Madagascar Centella Poremizing Quick Clay Stick Mask non contiene fragranze ed è davvero facilissima da usare: basta togliere il tappino che preserva il prodotto e ruotare un po' la base dello stick per prelevare la maschera, quindi si fa scorrere sulla pelle applicandola nelle zone che vogliamo trattare.

Nonostante sia appunto una maschera solida, io la trovo molto scorrevole sulla pelle, è davvero veloce da stendere anche se sulla mia faccia, che probabilmente è storta, devo comunque stendere il prodotto con le dita in alcune piccole zone dove lo stick non riesce ad arrivare, per avere una stesura davvero omogenea.
La parte scrub di questa Clay Stick Mask SKIN1004 è davvero delicata, io la percepisco poco sul viso, ma aiuta comunque nella trattamento della pelle.

L'azienda, sempre nell'ottica di un prodotto rapido e veloce, dice di lasciare agire la maschera per 3/5 minuti per poi risciacquare con acqua. Io però ho quasi sempre sforato queste tempistiche e non ho mai avuto problemi di rossori, irritazioni o eccessiva secchezza. 

Per quanto riguarda i risultati su di me, la Poremizing Quick Clay Stick Mask ha la mia promozione: è un trattamento che davvero ti vien voglia di usare per la comodità con cui si stende, ma anche per la facilità con cui poi si rimuove semplicemente sciacquandola. Ma soprattutto ho notato un forte potere sebo assorbente, lascia la pelle opacizzata, ma morbida e liscia, non tirante o troppo disidratata. 

È una formulazione abbastanza bilanciata e delicata a mio avviso ma devo specificare che le mie applicazioni si sono comunque concentrate solo sulla zona T, e che la Clay Stick Mask SKIN1004 è da prendere in considerazione se avete una pelle mista, grassa o con impurità, ma non cuti normali, secche o particolarmente sensibili.

Mi ha ricordato in questo senso un po' una versione più delicata della Acid Trio Masks with Clay di Peterson's Lab, che avevo recensito tempo addietro e con cui condivide appunto alcuni ingredienti. 
Un aspetto che mi ha colpito è come agisce sul mio naso dove ho maggiori filamenti sebacei: l'azione sebo assorbente della Stick Mask SKIN1004 fa sì che questi filamenti diventino temporaneamente più secchi e più visibili. Infatti dopo questa maschera faccio quasi sempre un cerottino anti punti neri (questi soprattutto) per una pulizia completa della pelle.

Dall'altro lato però la Poremizing Quick Clay Stick Mask ha un effetto astringente sui pori, dando al viso in generale un aspetto più omogeneo. 
Devo dire che nel corso di questa estate ho avuto ben pochi brufoli e credo che il merito sia anche di questa maschera, ma devo sottolineare che, su quei pochi che sono apparsi in questi tre mesi, questa maschera viso SKIN1004 ha dimostrato un effetto sfiammante, riducendo la portata dell'imperfezione. 

Voi la conoscevate? Avete provato altri trattamenti stick?




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Ho visto Il Mio Anno a Oxford su Netflix così voi potete evitarlo

Conquistare i primi posti nelle classifiche di Netflix sembra un’operazione tanto semplice quanto non sempre legata alla reale qualità del film o della serie. Lo abbiamo visto con Untamed, che a mio avviso ha ottenuto un successo non del tutto proporzionato al suo valore, pur restando piacevole da seguire. Ma il nuovo film più visto sulla piattaforma, Il Mio Anno a Oxford, mi ha lasciato ancora più perplesso.



Titolo originale: My Oxford Year
Genere: sentimentale, drammatico

Durata: 113 minuti
Regia: Iain Morris
Uscita in Italia: 1 Agosto 2025 (Netflix)
Paese di produzione: Stati Uniti d'America


Anna De La Vega (Sofia CarsonCarry On) è una promettente studentessa americana che sta per esaudire il suo sogno: trasferirsi un anno a Oxford per abbracciare la sua radicata passione per la letteratura inglese e i libri antichi.
Una volta arrivata in Inghilterra, Anna inizierà il suo percorso di studi con le migliori intenzioni ma non tutto sarà semplice, specie quando incontrerà Jamie Davenport (Corey MylchreestLa Regina Carlotta) un latin lover che però presto si rivelerà essere molto di più. Alla sua prima lezione Anna infatti scoprirà che Jamie è l'assistente che sostituisce la professoressa al corso di inglese e poesia vittoriana, e i due dovranno chiarire i primi screzi avuti all'inizio. Però, quando fra Anna e Jamie le cose si faranno sempre più intense e serie, la ragazza noterà che quell'uomo, così spigliato e a tratti sbruffone, nasconde un vissuto travagliato e un segreto che cambierà la loro vita.

Appena ho iniziato a seguire Il Mio Anno a Oxford la sensazione che ho avuto è proprio di un film vecchio, datato, che sa di polvere e muffa. Una storia che forse poteva funzionare agli inizi degli anni '00 o ancora meglio a metà anni '90, ma che adesso mi è sembrata già troppo vista.

Le vibes sono un po' quelle della classica storia enemies to lovers, con una spruzzata di Emily in Paris, ma anche quei film romantici dal risvolto più drammatico come Io Prima di Te.

La cosa strana è che Il mio anno a Oxford si basa sul romanzo omonimo di Julia Whelan che è uscito nel 2018, quindi non troppo tempo fa, ma nello sviluppo che film non trova la sua unicità.
My Oxford Year è quasi strano: pur essendo Anna la protagonista, da più meno metà film in avanti si ha la sensazione che lei venga messa da parte per far spazio ai drammi di Jamie ed anzi si arriva ad un punto in cui lei non ha più alcuna reale evoluzione. 


Inoltre, nonostante il film duri quasi due ore, sembra che alcuni eventi avvengano quasi di punto in bianco, e in modo troppo scattoso. Un esempio senza spoiler è il rapporto di Jamie col padre, che passano dall'odiarsi al quasi improvvisamente fare gli amiconi, senza che ci sia un reale confronto fra di loro.

L'unica cosa che trae giovamento da questa mancanza di fluidità è che le parti più drammatiche non cadono troppo nel pietismo banale. 

Ma l'aspetto su cui non posso transigere è la quasi totale assenza di emotività in Il Mio Anno a Oxford. In particolare la crescita del sentimento fra i due protagonisti, finisce per essere svilita e riassunta in qualche scena di loro che fanno le classiche attività da coppietta, eliminando invece momenti in cui si vede una reale conoscenza.


È come se gli sceneggiatori si siano volutamente mantenuti distanti dal cercare di dare un tono più realistico al film, preferendo invece la fiaba quasi scollegata dal tempo e dallo spazio.
Hanno ad esempio cancellato qualunque difficoltà ad ambientarsi per Anna, considerando anche l'accenno che viene fatto alle sue origini latine. 
Purtroppo anche la scelta di Sofia Carson non mi è sembrata azzeccata, perché nonostante la reputi una attrice valida, qui dimostra di non avere la freschezza per interpretare una ragazza giovane e sognante. 

Purtroppo anche lo sviluppo di Jamie, con un Corey Mylchreest probabilmente più giusto per il ruolo, non riesce a non cadere nello stereotipo del belloccio proveniente da una famiglia ricchissima, che guida una macchina sportiva ma a un animo sensibile.
E vogliamo parlare del suo amato fratello? Qualcuno ha almeno visto una sua foto?

Purtroppo, alla già stereotipica caratterizzazione dei personaggi, si aggiunge anche quello che gli fanno fare. E così assistiamo a banalissimi baci sotto la pioggia, a tentativi goffi di far ingelosire l'altro e a dialoghi noiosi. 

Il mio anno a Oxford finisce per soffrire i cliché che avrebbe dovuto sfruttare, proponendo una storia piatta o che non sa su quali elementi puntare l'attenzione.
Se vi piace questa sorta di operazione nostalgia romantica, o semplicemente vi appassionano le storie già viste, forse potrebbe fare al caso vostro, per me è invece un film dimenticabile. 


Bottega Verde Limone e Agrumi, la mia esperienza con i prodotti corpo

Continua il caldo (anzi direi che è tornato) e quindi continua la ricerca di prodotti corpo che diano una gradevole sensazione sulla pelle, e che si adattino all'estate per fragranza e texture. Con questo intento ho messo alla prova tre prodotti della linea corpo Limone e Agrumi di Bottega Verde.

Ho scelto proprio una piccola routine di detersione e cura della pelle del corpo, sperando che potessero andar bene a questo periodo e la mia esperienza è stata piena di alti, ma anche qualche piccolo basso.

Guardando un po' gli ingredienti di questi tre prodotti Bottega Verde, ho notato che tutti contengono gli estratti di arancia dolce, limone e pompelmo, che non solo contribuiscono alla profumazione, ma sono naturalmente ricchi di vitamina C quindi antiossidanti.


Bottega Verde Limone e Agrumi Bagnodoccia


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Credo che sia il quarto o il quinto Bagnodoccia Bottega Verde che provo, e la soddisfazione è sempre la medesima, anche se bisogna ammettere che l'azienda fa poca poesia su questa tipologia di prodotto. Ad esempio poche volte indica lo scopo del docciaschiuma o il tipo di pelle a cui è rivolto, facendomi pensare che per loro è più che altro una preferenza di fragranza. 

Anche esaminando l'INCI, in questo Bagnodoccia Limone e Agrumi non ho notato attivi particolari, ma giusto la glicerina come sostanza idratante, e l'olio essenziale di arancia amara, che si aggiunge agli estratti di agrumi che vi elencavo su, più che altro per potenziare la profumazione. In generale la scelta dei tensioattivi sembra bilanciata ma non fra i più delicati.

A proposito della fragranza, vi posso dire che è piaciuta al mio naso, perché è agrumata, fresca,  gioiosa come la descrive la stessa Bottega Verde, ma non troppo pungente o artificiosa, chiaramente più arrotondata da altri aromi che la ingentiliscono. 

Il Bagnodoccia Bottega Verde crea subito un'ottima quantità di schiuma non appena entra a contatto con l'acqua, consentendomi una detersione più che soddisfacente. Così riesce a pulire in modo efficace, ma è un prodotto che trovo tutto sommato delicato anche nell'uso costante e con le tante docce che si susseguono nel corso delle giornate estive. Nonostante non abbia notato un effetto idratante spiccato, dopo l'uso di questo bagnodoccia Limone e Agrumi la mia pelle anzi resta elastica, non irritata o con prurito segno che comunque ha un potere condizionante.

Se ovviamente avete una cute molto esigente non potrete skippare la crema idratante, ma in generale credo ci siano detergenti più emollienti.
È un prodotto che ho apprezzato anche per la rapidità con cui si sciacqua e che non lascia residui sul corpo.
La fragranza Limone e Agrumi, per quanto dia una bella sensazione energizzante durante la doccia, purtroppo non riesce a superare molto il momento del risciacquo ed anche per questo ho voluto affiancare altri prodotti della linea a questo Bagnodoccia. 


Bottega Verde Limone e Agrumi Latte Corpo 


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Anche per quanto riguarda questo Latte Corpo, Bottega Verde fornisce pochi dettagli sulle sue specifiche di uso o sulla formulazione. Ci parla solo di una crema ricca, vellutata e fondente che nutre la pelle e che ovviamente è caratterizzata da questa profumazione agrumata e gioiosa. Leggendo l'INCI in effetti non si notano sostanze particolari: oltre agli estratti di agrumi che dicevo sopra, ci sono oli leggeri come quello di mandorle dolci, e la glicerina insieme ad altri umettanti.

La definizione di Latte Corpo è secondo me azzeccata: se appena prelevata è abbastanza soda, questa crema Limone e Agrumi si stende molto facilmente, rapidamente, non fa scia bianca e soprattutto si assorbe su di me in fretta. Appena applicata dà anzi una piacevole sensazione di freschezza, e nel giro di poco svanisce nella pelle, senza lasciare la sensazione di unto o appiccicoso.
Si capisce già che si tratta di un prodotto per pelli normali o poco secche, e che per me va benissimo in questo periodo, non solo per la profumazione ma per il bisogno che riscontro su di me.


Il Latte Corpo Limone e Agrumi infatti riesce a lasciare una bella setosità sulla pelle, ristabilendo quell'idratazione e quella morbidezza che un po' si perdono durante la detersione. Questa efficacia riesce più o meno a durare, almeno su di me, per diverse ore, fino a quasi alla doccia successiva.

Indubbiamente non è quel prodotto con cui si possono fare applicazioni randomiche nel corso della settimana, ma è necessaria una certa costanza per avere un beneficio maggiore sulla pelle. Il Latte Corpo Bottega Verde è appunto leggero sulla pelle, ma la profumazione è decisamente più intensa e persistente del bagnodoccia. 

Le note olfattive sono sicuramente agrumate e fresche, ma per fortuna non c'è quella sfumatura chimica che tende a far sembrare il profumo simile al detersivo per i piatti. Anche in questo latte corpo si percepisce che l'accordo agrumato è subito smorzato e ingentilito da altre fragranze soprattutto il muschio, che dà profondità e un senso di maggiore pulizia e delicatezza alla fragranza. 
Se ve lo steste chiedendo, Limone e Agrumi è assolutamente una profumazione unisex, quindi qualunque prodotto acquistiate va bene per chiunque.



Bottega Verde Limone e Agrumi Acqua Profumata 

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L'ultimo step di questa routine Bottega Verde è la body mist, che ho voluto provare un po' perché questa è l'estate delle acque corpo profumate per me (infatti qui ne trovate altre recensite), sia perché non avevo mai provato questa tipologia di prodotto dall'azienda. 
Anche con l'acqua profumata Bottega Verde non si spertica molto in dettagli sulla formulazione, che comunque non contiene sostanze diverse da quelle che ho già citato, ma sicuramente è più specifica sulla profumazione. 
Oltre ad una descrizione infatti ci danno una completa piramide olfattiva, ovvero

"Note di testa: Limone, Mandarino, Arancia, Bergamotto
Note di corpo: Cedro, Zenzero, Iris, Pesca
Note di fondo: Accordo Muschiato, Vaniglia"

Vi posso intanto dire che personalmente ho usato questa Acqua Profumata Limone e Agrumi sia in concomitanza con tutta la routine Bottega Verde della linea, sia da sola per vedere come avrebbe funzionato.

Come tutte le body mist va semplicemente erogata sulla pelle del corpo dopo la detersione, e si assorbe istantaneamente (merito dell'alcol) dando una bella sensazione di freschezza e devo dire che non risulta appiccicosa. 

L'Acqua Profumata Bottega Verde ha un potere condizionante sulla pelle, lasciandola morbida e liscia al tatto, ed è indubbiamente una sensazione che viene amplificata se usata in combo con una crema corpo.

Nelle giornate più calde e umide è stata appunto per me l'unica forma di idratazione che mi concedevo e che sopportavo e devo dire che comunque è stata d'aiuto in tal senso.

Per quanto riguarda invece la profumazione di questa acqua corpo Bottega Verde, qui sicuramente si percepisce una maggiore variegatura della fragranza: l'apertura agrumata è fresca e frizzante, ma si stempera subito da un insieme di note più dolci, che al mio naso sono principalmente il muschio e l'iris. Non sento invece la vaniglia e la pesca, ma immagino contribuiscano sottilmente a rendere l'aroma più morbido e carezzevole. La durata su di me è buona, anche per diverse ore si sente questa fragranza ma non aspettatevi scie o nuvole di profumo, perché parliamo di una skin scent. Indubbiamente, combinata con bagnodocccia e latte corpo Limoni e Agrumi, l'acqua profumata va ad enfatizzare l'aroma e a renderlo più duraturo.

La mia considerazione generale sulla linea Bottega Verde Limone e Agrumi è decisamente positiva, anche se ammetto che la fragranza, per quanto gradevole ed estiva, non è di quelle che mi hanno inebriato i sensi. Va bene per la vita di tutti i giorni, fa sentire freschi e puliti, ma non la vedo azzeccata per una eau de toilette e personalmente non la acquisterei se dovesse saltare un prodotto con una maggiore intensità, come ad esempio ho fatto con la linea Pepe Rosa.

Voi l'avete provata?



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