Il Lip Plump di Cosrx è un ottimo alleato per labbra perfette, vi svelo perché

Fatemi fare un discorso che può suonare strano o in qualche modo ingrato, ma vi assicuro che non lo è: sono molto fortunato da ricevere pacchi a sorpresa dalle aziende ma non sempre so cosa questi contengano. A volte sono belle sorprese, altre trovo prodotti che lì per lì mi lasciano qualche dubbio soprattutto come possano far parte della mia routine, come nel caso del Lip Plump di Cosrx.


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Nel corso del tempo qui sul blog ho parlato più volte di volumizzanti labbra, generalmente dei lip gloss contenenti sostanze rubefacenti che stimolando il flusso sanguigno, rimpolpano e ravvivano le labbra. È però una categoria di cosmetici che ormai utilizzo molto sporadicamente perché non li trovo molto idratanti e spesso possono essere irritanti. 

Il Lip Plump di COSRX è però un prodotto diverso, e il suo nome completo ci dice già molte cose su di lui: AHA BHA Vitamin C Lip Plumper.
Infatti è un balsamo arricchito con acido citrico e un derivato dell'acido salicilico che danno un effetto esfoliante delicato, quindi perfetto per labbra con pellicine e screpolate, ma anche sostanze che migliorano l'aspetto della zona sotto altri profili.

C'è infatti una forma di vitamina C (magnesio ascorbil fosfato), antiossidante e in grado di aiutare la stimolazione del collagene, ma anche Volufiline®, attivo derivato dalla radice di una pianta erbacea utilizzata nella medicina tradizionale cinese, e che sembra essere in grado di promuovere l'accumulo di lipidi negli adipociti, e quindi, in parole povere, di grasso nelle aree trattate, con effetto di riempimento e volume.

Ma l'effetto rimpolpante estemporaneo è dato da una molecola termogenica che stimola la  microcircolazione e dà quella sensazione di calore/pizzicore che si sente nei rimpolpanti labbra, supportata anche dall'estratto di menta, altro leggero rubefacente. 
Il Lip Plump Cosrx ha poi sostanze nutrienti e occlusive: è un balsamo-gel a base di vasellina, e arricchito con burro di karitè e olio di moringa, mentre estratti vegetali come curcuma, melanzana, e alga rossa, danno al prodotto un effetto idratante, antiossidante e anti infiammatorio. 

Non ci sento invece alcun odore, ne mi sembra ci siano fragranze aggiunte, è solo un gel compatto e neutro, che appena si stende si fonde con le labbra, diventando più fluido. Il finish è ovviamente lucido e appena applicato dà appunto quel formicolio tipico, che è più vicino al calore che alla freschezza, e che dura circa 10 minuti su di me, per poi svanire.

Cosrx è un po' vaga nelle indicazioni d'uso di questo plumper: dice solo di usarlo di giorno come volumizzante labbra o la notte come trattamento, ma io ho trovato modi specifici e forse migliori per utilizzarlo.

Il primo metodo secondo me è quello di trattamento preparatorio, indicato per labbra secche, screpolate, ma anche sensibili: con la spatolina prelevo un po' di prodotto (non ne serve troppo) e lo applico sulle labbra, lasciandolo agire per circa 5 o 10 minuti come fosse una maschera.
Dopo questo tempo rimuovo l'eccesso con una velina e in caso applico un balsamo labbra nutriente, una crema restitutiva o il make up che intendo utilizzare.

Con questo metodo ottengo subito dalla prima applicazione un effetto nutriente, ma soprattutto levigante delle irregolarità, ammorbidente, perfetto quindi per quei periodi in cui le labbra non sono al top, specie andando incontro all'inverno, e se vogliamo rendere le labbra più belle per il trucco. Essendo una applicazione temporanea del Lip Plumper Cosrx, secondo me va bene anche per chi non ama la sensazione di formicolio e calore. 

Il secondo uso che ne ho fatto è forse quello più ovvio cioè come un balsamo/gloss su labbra nude, da lasciare agire senza rimuoverlo. In questo caso uso meno prodotto rispetto al primo metodo, ma lo applico comunque in modo omogeneo, per ottenere delle labbra sicuramente più nutrite, lucide, e anche più toniche, e con un colorito più sano, definito e roseo.

Come tutti i Lip Plump, anche questo di COSRX non crea un volume pari al filler del medico chirurgo, bisogna avere delle aspettative realistiche. Però se come me ogni tanto vi guardate allo specchio e vi sembra che le vostre labbra somiglino a quelle di Laura Palmer, questa tipologia di prodotto aiuta molto, specie se non volete usare vero e proprio make up.

Anche in questo modo comunque, agisce sulle labbra e una volta svanito, la zona resta morbida e nutrita. Su di me la sua durata non è estrema: nel giro di una oretta non lo sento più. L'AHA BHA Vitamin C Lip Plumper è anche abbastanza confortevole da indossare, non lo trovo troppo occlusivo o eccessivamente appiccicoso. 

L'ultimo modo in cui mi è capitato di usare questo volumizzante labbra Cosrx è picchiettandone pochissimo sopra tinte come questa, soprattutto nella parte centrale non solo per fare un effetto luminoso e quindi più pieno, ma anche per un tocco di idratazione che il make-up non apporta.

Ammetto che quindi nonostante qualche piccolo dubbio iniziale, ho scovato poi un prodotto versatile e che mi trovo ad usare volentieri. L'unico neo che posso trovarci è la praticità: il Lip Plump si preleva facilmente con la spatolina che evita di contaminare il prodotto, ma è un po' difficile portarselo dietro per riapplicarlo se si vuole. C'è però da dire che, visti gli ingredienti, non ne farei un abuso applicandolo più volte in una giornata, seppur sia abbastanza delicato.


Vi piacciono i rimpolpanti per le labbra?





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I Roses e La Guerra dei Roses, due film da vedere (o rivedere)?

Me lo volevo gustare al cinema non appena sarebbe uscito, perché l'accoppiata Olivia Colman e Benedict Cumberbatch mi ispirava tantissimo. E quindi proprio pochi giorni fa ho visto I Roses, nuovo adattamento del romanzo La Guerra dei Roses dello scrittore americano Warren Adler.
Un titolo che non passa inosservato perché già nel 1989 il libro era diventato pellicola per opera di Danny DeVito, ed avendolo recuperato, proprio da quest'ultimo voglio iniziare.

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Titolo originale: The War of the Roses
Genere: commedia, drammatico, satirico

Durata: 116 minuti
Regia: Danny DeVito
Uscita in Italia: 1989
Paese di produzione: Stati Uniti d'America

Gavin D'Amato (DeVito stesso) è un avvocato divorzista che ricorda, parlando con un collega, il caso molto particolare di un suo cliente, ovvero Oliver Rose (Michael Douglas) e della separazione con sua moglie Barbara (Kathleen Turner). I due sembravano infatti una coppia felice: Oliver era un rampante avvocato che sognava di fare carriera, mentre Barbara si era occupata dei figli e della casa per quasi tutto il tempo della loro relazione, ma qualcosa presto inizierà ad andare storta.

Oliver infatti inizierà a considerare sua moglie è un po' troppo provinciale e poco brillante per i suoi eleganti capi più anziani, ma quando Barbara troverà finalmente un lavoro e una maggiore autonomia le cose andranno anche peggio.
I Rose infatti inizieranno a litigare per ogni cosa come cane e gatto, dalle scelte in casa a quelle lavorative, in un vortice sempre più oscuro.

La guerra dei Roses è una commedia nera cult degli anni '80, e che come tale si porta dietro tutti i pregi e i difetti di un film che si è allontanato dalla contemporaneità.

Il disfacimento della famiglia tradizionale, dei matrimoni da fiaba che finiscono per diventare un calderone bollente di risentimento e disprezzo, è un filone che non credo si esaurirà mai e che non ha in fondo una scadenza. Qui poi credo che la storia mantenga ancora più credibilità proprio perché quello della famiglia perfetta era un immaginario ancora più sentito in quegli anni.

Ma il film di Danny Devito (che credo di aver visto poche volte nel ruolo di regista) può vantare pure un cast che riesce a rappresentare bene tutte le anime dei Rose. Michael Douglas e Kathleen Turner sanno incarnare perfettamente questa coppia borghese e impeccabile di facciata, che poi si trasforma in animali pronti a distruggersi a vicenda.

Anche la regia di Devito comunque è scorrevole, piacevole e ha reso La guerra dei Roses uno di quei film che ti metti a vedere anche con leggerezza e ironia, dove è vero che l'intrattenimento è centrale, ma quando le cose si fanno serie sa mantenere una certa tensione.

È normale secondo me che certi passaggi, certe scene, alcuni momenti di comicità non corrispondano più alla sensibilità di oggi. Specie nell'ambito della commedia, dark o meno, difficilmente oggi vediamo degli scontri fisici fra uomo e donna. Ne La Guerra dei Roses invece quel cinismo quasi crudo, si mantiene fino alla fine e diventa il modo attraverso cui il film fa satira sociale, ma non riesce a restare fuori dai margini del grottesco. 
Per me comunque non sono questi gli elementi che mi hanno lasciato perplesso, quanto piuttosto la durata.


Infatti in questo primo film secondo me si capisce subito che i due protagonisti finiranno per scontrarsi, seppur non si sa fino a che punto saranno disposti ad arrivare. Di conseguenza mi è sembrato che tutte le sequenze in cui si arriva davvero a questo faccia a faccia, fossero un po' troppo lunghe. La seconda parte de La Guerra Dei Roses secondo me poteva essere leggermente sfoltita, e anche gli interventi del narratore D'Amato rompono un po' il ritmo.
Per il resto, se non lo avete ancora visto, tenetelo in considerazione per una serata autunnale tranquilla (ma non troppo) sul divano con una copertina, magari se siete anche un po' in mood nostalgico, anche perché il sentore anni '80 è fortissimo e c'è più di qualche scena natalizia.

Pur ispirandosi allo stesso romanzo e quindi al film del 1989, I Roses di Jay Roach secondo me è ben lontano dall'essere semplicemente un remake.

Titolo originale: The Roses
Genere: commedia, drammatico, satirico

Durata: 106 minuti
Regia: Jay Roach
Uscita in Italia: 27 agosto 2025 (cinema)
Paese di produzione: USA, UK

Il film infatti smonta quasi completamente la storia precedente, lasciandone giusto lo scheletro, e ci dà nuove dinamiche: conosciamo Theo (Benedict Cumberbatch) un architetto di successo, sposato con Ivy (Olivia Colman) che invece si occupa dei loro due figli nonostante la passione per la cucina. Sembrano una coppia perfetta e due genitori in gamba, ed hanno fatto dell'ironia e del supporto reciproco il punto di forza della loro relazione. La loro vita prosegue quasi senza intoppi, ma una fortissima tempesta sconvolgerà i piani e farà cadere le maschere.

A causa proprio di questo temporale, uno dei progetti architettonici di Theo crollerà miseramente, ma inaspettatamente il ristorante di Ivy, nato più per hobby che per ragioni di guadagno, subirà un'impennata di clienti e successo. Così nasceranno rivalità, piccole vendette e tensioni sempre più pungenti che esploderanno in una guerra assurda, e il loro nido d'amore diventerà un campo di battaglia. 

Con la sceneggiatura di Tony McNamara (Povere Creature!, La Favorita, Crudelia), I Roses riesce a trovare una nuova strada e maggiore contemporaneità, ma anche mostrare, in modo sottile, altre problematiche di coppia. 

Theo e Ivy sono infatti due persone dei giorni d'oggi, e come tali può capitare che i ruoli si invertano, e sia lei ad avere maggiore potere economico, mentre lui dovrà occuparsi dei figli non senza reticenze inziali. 
I Roses gioca molto di più sulla difficoltà di bilanciare lavoro e vita privata, su come una carriera di un certo livello finisca per allontanare dai figli e di contribuire attivamente alla loro educazione. Ma non manca di sottolineare la convenzionalità dei ruoli uomo-donna anche nella nostra società anche in senso più generale.

Ed il film ci mostra anche come certe situazioni possano far emergere le reali intenzioni delle persone. Sia Ivy che Theo infatti sembra che fino ad un certo punto avessero indossato una maschera e quando le carte verranno rimescolate, emergeranno gli egoismi dei singoli.

Lui non è capace di superare un fallimento, riversando sugli altri la sua frustrazione, e sui figli il suo arrivismo, lei invece con l'aria naïf rivela una fame di successo che era rimasta sopita.

La riuscita de I Roses sta proprio nei suoi interpreti: Benedict Cumberbatch e Olivia Colman, non avranno la sensualità di Mr & Mrs Smith, ma riescono ancora meglio ad incarnare una coppia normale e meno patinata. Con loro come protagonisti, il film mischia e sfrutta l'aplomb british con la caciaronità degli americani, soprattutto in alcune battute. È vero, si parla tanto, ma appunto i dialoghi sono mirati e taglienti e i due attori sanno reggere perfettamente le parti.
Non ho apprezzato invece i personaggi secondari, che in questo remake hanno più spazio ma mi sono sembrati troppo caricaturali e a volte ingombranti, specie il personaggio di Kate McKinnon.

Rispetto a La guerra dei Roses, il film di Jay Roach trova un equilibrio maggiore secondo me tra ironia e dramma: lo scontro tra Theo e Ivy è reso anche con accenti più leggeri e, proprio per questo, la sequenza della loro "lotta" risulta più dinamica e meno prolissa, anche se perde una parte del cinismo che caratterizzava la storia originale. 
Non voglio dire troppo per non fare spoiler, ma qui e lì in questa parte de I Roses spuntano anche dei sottili riferimenti al film originale.

La regia, la fotografia e la cura scenografica contribuiscono poi a rendere il film visivamente piacevole, come ci si aspetta da una commedia di questo livello.

In I Roses rimangono comunque il messaggio e le tematiche di fondo: successo, denaro e opportunità non bastano a cementare una coppia, né a rendere i rapporti umani più autentici e sinceri. La satira e l'ammonimento sono ben presenti, ma senza farne demagogia spiccia e mantenendo invece una sua unicità.

Recensione Garnier Hyaluronic Aloe Serum Mask: a chi serve e cosa aspettarsi

Non sempre riesco a stare al passo con le maschere viso in tessuto nel catalogo di Garnier, soprattutto perché negli ultimi anni il brand ha aggiornato nei nomi e nei pack i suoi trattamenti, allineandoli alle linee di prodotti. Un esempio è proprio l'ultima che ho provato, ovvero la Hyaluronic Aloe Replumping Serum Mask che ha preso il nome dalla gamma che Garnier ha creato più recentemente.


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Il nome con cui forse la conoscerete è Hydra Bomb Super Idratante e Rivitalizzante, che aveva questo packging bianco, ma Garnier ha espanso la linea Hyaluronic Aloe e adesso c'è praticamente una intera routine per la cura della pelle ad azione rimpolpante, in cui è inclusa anche la maschera viso in tessuto.
Un po' come vi raccontavo per la maschera alla vitamina C di questa azienda. 
Le formulazioni fra questi due prodotti sono identiche, salvo qualche leggera variazione nell'ordine degli ingredienti, ma adesso Garnier specifica che al suo interno troviamo il 2% di una miscela di glicerina, acido ialuronico ed aloe, e che la maschera è particolarmente rivolta a pelli secche, anche sensibili. 
Sbirciando meglio nell'INCI di questa Hyaluronic Aloe Serum Mask troviamo anche un derivato della liquirizia, dalle proprietà anti infiammatorie e anti rossori, ma anche acqua di amamelide, astringente, lenitiva, e il mannosio, un monosaccaride dall'effetto idratante.


Come dice Garnier queste maschere sono infuse con un intero flacone di siero viso, ed in effetti sono molto ricche di siero, come tutte le sheet mask del marchio. Non preoccupatevi però perché il tessuto trattiene tutta l'essenza e non si sporca in giro.
Io infatti ho preferito allungare i tempi di posa consigliati, di soli 15 minuti, come in fondo faccio di solito e non ho avuto problemi da questo punto di vista. Anche il profumo, fresco e neutro, contribuisce a rendere il tempo di azione piacevole, e non ho avvertito la presenza di alcol.

La maschera Hyaluronic Aloe ha poi una forma ottimale: il tessuto non è esattamente sottile come le sheet mask coreane, ma è comunque molto elastico e soprattutto aderisce perfettamente al viso, non basca e si può adattare al meglio senza problemi. Io non l'ho percepita estremamente fresca sulla pelle durante la posa, quindi immagino che anche durante l'inverno la posa così lunga non dovrebbe dare fastidio.

Una volta rimossa, questa maschera in tessuto Garnier rende il mio viso decisamente più idratato, ma senza appesantire o lasciare quell'effetto appiccicoso antipatico. La mia pelle assorbe completamente il siero e infatti di solito aggiungo giusto un paio di sieri più per gli attivi che contengono e per completare la mia skincare serale, che per necessità. 

La mia pelle dopo l'uso appare anche visibilmente più calma e uniforme, complice l'effetto lenitivo promesso, mentre la consistenza era più compatta ma non tirante. 

Come vi anticipavo, la Hyaluronic Aloe Replumping Serum Mask mi ha dato gli stessi identici effetti della Hydra Bomb Super Idratante, quindi sono due prodotti intercambiabili a mio avviso, ed entrambi adatti effettivamente a cuti che quantomeno tendono a disidratarsi e che hanno bisogno rapportare umettanti. È inevitabile per me pensare ovviamente alla stagione fredda che sta per venire, e credo che questa maschera Garnier possa dare una mano a ristabilire una idratazione ideale dopo magari una giornata al vento o al freddo.
Se invece avete la pelle diffusamente mista o grassa, forse potreste trovarla un po' troppo ricca: in quel caso meglio usarla occasionalmente piuttosto che inserirla in una routine fissa.


Avete provato questa maschera idratante o qualcosa di interessante dalla gamma Hyaluronic Aloe?




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È il momento di dire addio a queste Serie Tv

In queste settimane, oltre ad And Just Like That, altre serie tv che stavo seguendo sono arrivate al capolinea definitivo. Non solo infatti è terminata la stagione, ma le serie sono state, in modi diversi, concluse o cancellate. Vediamo quindi come ci hanno detto addio.


Doctor Odyssey
Prima stagione - Parte Seconda


Fra maggio e inizi Luglio di quest'anno su Disney + sono arrivati i restanti dieci episodi di Doctor Odyssey, il medical drama co-ideato da Ryan Murphy e prodotto da ABC. Io che in genere non amo le serie tv con camici bianchi e scene sanguinolente, avevo comunque descritto la prima parte della serie come una piacevole intrattenimento, spesso frivolo ma non troppo. La presenza di Joshua Jackson nei panni dell'affascinante dottor Max Bankman rendeva poi tutto più interessante. 

In questa seconda metà della prima e unica stagione le cose vanno più o meno come nei precedenti episodi, anche se la narrazione ha avuto spesso uno sviluppo più orizzontale, specie nelle ultime due puntate. C'è stato ad esempio un piccolo crossover con un'altra serie tv di Ryan Murphy, ovvero 9-1-1, visto che Angela Bassett ha fatto un cameo nei panni dell'agente Athena Grant salita sulla Odyssey per sventare una truffa.

I pro e contro che vi avevo raccontato su Doctor Odyssey sono rimasti quindi più o meno invariati: da una parte la godibilità, la leggerezza, il buon cast di attori, e il ritmo snello, hanno reso la serie per me un passatempo piacevole e quasi mi sono affezionato alle vicende di Max, Avery Morgan (Phillipa Soo) e Tristan Silva (Sean Teale).

Dall'altra parte però secondo me la serie ha richiesto spesso e volentieri di mettere da parte l'incredulità: la nave da crociera sembrava infatti sempre in difficoltà, che sia per un attacco di orche, un maremoto, crossover, questa volta involontari con "Non sapevo di essere incinta", o chissà quale rara patologia si beccasse uno dei passeggeri. Onestamente, se questo fosse accaduto nella vita reale, penso che nessuno avrebbe voluto mettere più piede sull'Odyssey pensando che fosse sfigata.

Credo insomma che il contesto limitato della nave da crociera abbia dovuto forzare la mano agli sceneggiatori affinché potessero ficcare a forza qualche avvenimento che valesse la pena raccontare.

C'è poi la questione del terzetto Avery, Max e Tristan che non sempre mi ha convinto. Il loro rapporto sembrava infatti spesso basato più per dovere di copione che per reale chimica fra i personaggi. Più volte inoltre mi è sembrato che l'interesse reciproco fosse quasi intermittente, del tipo che non importa come vanno le cose, non importa se perdi la persona verso cui provi del feeling, tanto va tutto bene.
Questo credo sia purtroppo il prezzo da pagare quando crei una serie tv che, per quanto composta da 18 episodi, non ha comunque il tempo per costruire a fondo i personaggi che la costellano, ma preferisce essere appunto snella e veloce da approcciare.

Diciamo che quindi aver letto della cancellazione di Doctor Odyssey non è stato esattamente uno shock, anche se sembra che il mancato rinnovo sia arrivato di default perché semplicemente sono scaduti i contratti degli attori coinvolti, e l'emittente non li ha rinnovati.
Conoscendo un po' lo stile di Ryan Murphy, la serie tv potrebbe magari diventare una antologia con un nuovo cast di medici, ma credo che questa prima stagione abbia fatto il suo e un proseguo per me non sarebbe fondamentale. 



Sissi - Atto Finale

Non avrà un proseguo la serie tv tedesca Sissi, andata in onda su Canale 5 fra il 5 e il 6 agosto, e che è arrivata alla sua quarta ed ultima stagione.
Sisi, come da titolo originale, è l'ennesimo adattamento della vita dell'imperatrice Elisabetta d'Austria, qui interpretata da Dominique Devenport. L'intento era quello di creare una serie tv romantica ma che potesse avere una vena più drammatica e una protagonista più smaccatamente femminista rispetto ad esempio ai film degli anni '50 con con Romy Schneider. 

Arrivati all'Atto Finale posso dire che secondo me l'operazione è riuscita, con tutti i se e i ma del caso. Sissi infatti segue quel filone di period drama sfarzosi che vogliono contaminarsi (o inquinarsi, a seconda dei gusti) con sfumature stilistiche contemporanee. Per alcuni questa scelta è rinfrescante, per altri un modo di annacquare la bellezza della storicità. Io sono un po' una via di mezzo, ammetto che a volte funziona e altre no.

In Sissi questa scelta ha funzionato nell'ottica di una serie tv che, per quanto indubbiamente costosa e curata, non mi è sembrata mai troppo impegnativa, ma che è sempre stata una gradevole compagnia per qualche serata. Certamente non tutte le stagioni sono state all'altezza ma questa quarta e ultima mi è piaciuta. Ho infatti trovato una maggiore coralità rispetto alla terza, sfruttando quelli che potevano essere i pettegolezzi dell'epoca.

Così gli ultimi sei episodi hanno affrontato il tema dei fratellastri di Sissi, nati dalle confermate infedeltà del duca Max in Baviera (Marcus Grüsser), e dell'amore complesso che il fratello dell'imperatrice, Louis (Rick Okon), provava per l'attrice Henriette Mendel (Antonia Moretti), relazione che fece davvero scalpore.
C'è anche modo di parlare del presunto flirt fra Sophie Charlotte di Baviera (Philine Schmölzer), la sorella minore di Sissi, e il re Ludwig II (Gustav Schmidt), ma anche la passione per i cavalli dell'imperatrice diventerà un pretesto per altre situazioni.

Sono stati un po' tutti messi in mezzo in questa quarta stagione di Sissi e questo secondo me ha funzionato, perché appunto i fatti reali sono stati piegati bene a favore della narrazione fittizia. Anzi a dirla tutta secondo me c'era materiale per un'altra stagione, o quantomeno queste vicende potevano ad esempio già essere prese in considerazione nell'Atto Terzo.
Il vero però problema è stata l'evoluzione dell'imperatrice Elisabetta, e spero di non far spoiler in tal senso, ma mi aspettavo una nota più amara sul finale, quasi un presagio di quella che sarebbe stata l'esistenza di Sissi da lì in avanti.

Sono ormai più che noti tutti i disturbi psicofisici dell'imperatrice quindi, anche se la serie aveva deciso di non esplorarli a pieno, avrei preferito che se ne facesse riferimento, specie una volta che Elisabetta era disposta a ritornare a corte. 
Sisi invece ha scelto un approccio più soft e quasi dolce per la sua protagonista, cosa che far piacere alcuni trattandosi di un addio. In ogni caso credo di aver visto di peggio, quindi per me è comunque un progetto piccolo ma riuscito.




Tre nuovi prodotti viso di Cien Nature messi alla prova!

Finalmente, dopo tanto tempo, torno a parlare di Cien Nature grazie a tre novità lanciate un paio di mesi fa. Se come me navigate nella beauty community da più tempo, sarete anche voi quantomeno rimasti perplessi dalle poche nuove uscite create da Cien negli ultimi anni. 

Eravamo affezionati alle tante linee cosmetiche che trovavamo da Lidl quasi settimanalmente, e adesso quell'era sembra terminata, anche se pare che nel resto d'Europa le novità non manchino. In Italia tocca accontentarci, ma almeno è arrivata in gamma permanente una linea che mi ha convinto, composta da tre prodotti per la cura del viso.

Se nel frattempo, almeno nelle filiali Lidl che frequento, sono spariti i prodotti solidi, la linea Cien Nature è stata espansa con tre cosmetici per la detersione del viso, che almeno nel vibe vanno ad affiancare quei prodotti liquidi per corpo e capelli già in linea fissa da un paio di anni.

Una piccola nota collaterale tecnica: questa nuova skincare è prodotta, conto terzi, dalla Pierpaoli SRL, azienda che crea marchi come Ekos e Anthyllis.
Inoltre i flaconi di questi prodotti Cien Nature sono composti al 100% da plastica riciclata.

In questa sorta di routine proposta da Cien troviamo intanto l'Acqua Micellare Addolcente con estratto di camomilla e aloe bio.


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Ammetto che per diverso tempo ho snobbato le acque micellari perché non le reputavo affini alle mie necessità. Poi ho provato questo prodotto e mi sono ricreduto, ed anche con la mia poca esperienza con questa tipologia di detergenti, ho apprezzato l'Acqua Micellare Cien Nature.

Nasce per rimuovere tracce di trucco e impurità da viso, occhi e labbra, anche su pelli sensibili, ed è composta dal 99% di ingredienti naturali e il 10% sono di origine biologica, esclusa ovviamente l'acqua. Gli attivi di questa acqua micellare sono appunto l'estratto glicerico di camomilla e il succo di aloe che leniscono la pelle. A questi si aggiungono bisabololo, arginina e betaina, ad azione idratante e addolcente sulla pelle. 
In basso nell'INCI ci sono in effetti alcuni alfaidrossiacidi, ma non spaventatevi perché secondo me sono stati usati soprattutto per regolare il pH della formulazione e dare una sensazione di pulizia e morbidezza della pelle. 

Interessante anche la profumazione di questa Acqua Micellare Cien Nature, in cui sento una fragranza fresca, un po' le note dell'aloe ma anche qualcosa di dolce, come di pera. 

Come tutte le micellari, anche questa va distribuita su un dischetto di cotone o pad riutilizzabili in microfibra (io uso questi e li adoro) e quindi passarla sul viso in quelle aree che vogliamo struccare.

A me è piaciuta moltissimo come primo step della doppia detersione perché pulisce delicatamente ma in modo efficace il viso, e senza irritare la pelle. Sapete che non utilizzo del make up particolarmente resistente (ad eccezione di tinte come questa che possono risultare più durevoli sulla pelle), water proof, o dai colori scuri e quindi più ostici, però devo dire che in pochi gesti e senza dover insistere, l'Acqua Micellare Cien svolge un ottimo lavoro su di me, rimuovendo completamente la base per il viso.

È perfetta per il trucco da tutti i giorni proprio per il suo equilibrio fra efficacia e delicatezza, e appunto per la doppia detersione, seguita da un detergente come la Mousse di cui vi parlo fra un istante. Ma può essere un cleanser per il viso anche al mattino, per rimuovere tracce della skincare della sera e sebo, specie per tutte quelle pelli che non vogliono una azione pulente troppo intensa. 
L'acqua micellare Camomilla e Aloe è anche piacevole sul viso: è vero che io la risciacquo sempre, ma comunque non appiccica e non è pesante. Sui miei occhi, anche dopo una giornata con le lenti a contatto, risulta sufficientemente delicata e quindi è uno struccante viso più che promosso. 

Il secondo detergente proposto da Cien Nature, come anticipavo, è la Mousse Detergente Viso Purificante con estratto di tè verde e aloe bio.


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Qui abbiamo il 98% di ingredienti di origine naturale, e sempre quel 10% di origine biologica, ma si ripresentano anche alcuni degli attivi dell'acqua micellare, quali aloe, bisabololo, glicerina, betaine e alcuni di quegli acidi esfolianti di cui parlavo su. In più la mousse detergente Cien Nature contiene anche estratto di tè verde, antiinfiammatorio, lenitivo, antiossidante e secondo alcuni studi riequilibrante.
Non ci sono quindi grandi attivi ad azione purificante o anti impurità, però anche qui Cien Nature ci dice che la sua formulazione è adatta a rimuovere residui di trucco e sporco anche su pelli sensibili.

La sua consistenza è quella di una morbida schiuma voluminosa e che consente di essere massaggiata sul viso piacevolmente proprio perché non si smonta facilmente. Per quanto riguarda la sua profumazione invece l'ho trovata molto simile a quella dell'acqua micellare, ma leggermente più erbosa; si tratta comunque di fragranze molto leggere, secondo me poco propense ad infastidire (poi ognuno ha i suoi gusti ovviamente).

Questa di Cien Nature è una mousse detergente che lascia la pelle fresca e pulita, e l'ho apprezzata sin dal primo utilizzo. È perfetta secondo me per questo periodo ancora caldo, specie per pelli normali e miste che vogliono un effetto pulente mirato ma comunque non aggressivo.

Si può usare sia nella skincare mattutina, che in quella serale, dove l'ho preferita proprio in combo con la micellare o con altri struccanti per una doppia detersione efficace, approfondita ma non irritante. Anche sugli occhi, la Mousse Purificante Cien non mi da fastidio e si sciacqua abbastanza facilmente, quindi la praticità è assicurata. 

Se avete la pelle secca o molto secca non è però il prodotto adatto a voi, perché le aree più disidratate del mio viso (soprattutto le guance) tendono ad essere leggermente tiranti dopo l'uso di questa mousse, quindi immagino che il suo effetto purificante stia proprio nella capacità di rimuovere sporco e sebo. Per voi secondo me può essere ideale come secondo step del double cleansing method, facendo seguire la mousse Cien da uno struccante più oleoso e ricco, specie andando incontro all'autunno e alla stagione fredda.
Un prodotto quindi versatile e gradevole.

Terzo e per adesso ultimo step è il Tonico Viso Riequilibrante che Cien Nature ha arricchito con Calendula e Aloe.


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Come ci si può aspettare da una linea cosmetica così economica, Cien non si è sperticata in formulazioni estremamente originali e complesse, ma ha preferito puntare ad attivi noti e comprovati. Anche in questo tonico viso infatti tornano tutti quegli ingredienti che vi ho anticipato per gli altri prodotti ma qui l'azione lenitiva è supportata dall'acqua di Calendula, che ha proprietà calmanti e addolcenti. 
Cambia del tutto, al mio naso almeno, la profumazione del prodotto, che ha note più floreali e dolci, molto confortanti direi.

Il tonico viso Cien Nature andrebbe applicato sul viso, mattino e sera, con un batuffolo di cotone, ma io preferisco versarmene un po' sul palmo della mano e tamponarlo su viso e collo. Tocca solo prestare un po' di attenzione perché è molto liquido (ovviamente).


Questa terza novità Cien mi ha portato alla mente un po' gli idrolati naturali che per tanto tempo ho utilizzato come appunto tonici viso: mi è sembrato infatti un prodotto semplice ma efficace. È un tonico davvero lenitivo, rinfrescante, che dà subito una leggera idratazione alla pelle, ma che su di me si assorbe rapidamente, e non lascia residui appiccicosi.

Ridà quindi immediatamente comfort a quelle aree del mio viso che possono risentire della detersione ma senza appesantire la mia zona T più mista. È un tonico che mi è sembrato davvero delicato, ma anche addolcente, infatti dopo la rasatura della barba non sento pizzicare o bruciare il viso.
Proprio per questa sua leggerezza, mi è stato facile inserire il Tonico Viso Riequilibrante sia nella routine del mattino che in quella serale. E credo si possa adattare a tipologie di pelle differenti, salvo che cerchiate degli ingredienti più mirati alle vostre problematiche.



È vero che al giorno d'oggi siamo pieni di essence coreane e sieri ricchi di attivi avanzati e tecnologici, che si occupano di diverse necessità della pelle, però ogni tanto va bene anche tornare alle basi ricordandoci che non serve spendere troppo per un viso curato. 
Credo che un po' tutta questa linea Cien Nature abbia questa filosofia dietro e ha risposto bene alle mie aspettative. Spero solo che Lidl si convinca a tenerla sempre disponibile e che magari espanda la gamma.

Voi li avete provati?





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