Trattamento viso ghiacciato Revox: originale, innovativo (e perfetto da regalare)

Lentamente ma con costanza il marchio spagnolo Revox B77 si sta confermando uno dei brand più interessanti che mi ritrovo a mettere alla prova in questo periodo. Non solo prodotti tradizionali, ma comunque efficaci, come l'ultima maschera di cui ho parlato qui, ma anche trattamenti più particolari.
L'ultimo loro lancio sono i Biotic Reviving Ice Cubes della linea SkinTreats, una sorta di crioterapia per il viso da fare a casa.


INFO BOX
🔎 revoxb77.com, Douglas, DM, Online
💸 €14.95
🏋 6 x 7ml
🗺 Made in EU
⏳ 12Mesi
🔬 Cruelty Free, Vegan

Skitreats di Revox è la loro gamma di cosmetici più complessi: se Just è composta quasi esclusivamente da prodotti mono attivo, Skintreats invece sfrutta la sinergia di più ingredienti che possano portare un risultato, e la novità della linea è proprio Ice Cubes, un trattamento rivitalizzante da tenere in freezer.

Vi ricordate il trend sui social, seguito da modelle e attrici, di immergere il viso in una ciotola di acqua e ghiaccio? Si chiama "ice water facial" o "skin icing", e per quanto possa sembrare una pratica estrema e poco piacevole, è una tecnica tradizionale antica, che in realtà si faceva per tutto il corpo e che ha spopolato soprattutto perché economica, semplice da provare ed efficace.
Ancora oggi, in alcuni paesi, la gente fa il bagno in acqua gelida, ed è una pratica ritenuta benefica per il corpo e la mente, ma non mi spingerei a situazioni al limite. Lo skin icing per il viso però può essere già più fattibile e io stesso, praticamente da sempre, utilizzo solo acqua fredda, anche in inverno, per detergere la faccia.

È una abitudine che ho sin da adolescente, o giù di lì, quando mi sono reso conto che non solo l'acqua fredda mi svegliava, ma mi aiutava a sgonfiare la zona perioculare e decongestionare il viso istantaneamente.
Il freddo sulla pelle ha infatti un effetto vasocostrittore, che immediatamente restringe i capillari, aiutando a sgonfiare eventuali ristagni di liquidi. Ma un'altra conseguenza è l'effetto antiinfiammatorio, quindi meno rossori anche in caso di acne. 

Una volta che la temperatura della pelle ritorna alla normalità e i capillari si riaprono, il flusso sanguigno ha una stimolazione, che rende la pelle più luminosa e rosea. Il ghiaccio sulla pelle inoltre pare restringa i pori: anche se tecnicamente i pori non si "chiudono", il freddo li può far apparire meno visibili restringendo temporaneamente le aperture, e quindi la fuoriuscita di sebo in eccesso.
Di conseguenza la pelle appare più compatta e lenita, ma lo skin icing ha i suoi limiti e richiede alcune accortezze: infatti bisogna evitare che la pelle resti a lungo a contatto col freddo, perché può causare una vera e propria ustione. Inoltre questi benefici sono spesso temporanei e non curano eventualmente vere e proprie patologie cutanee. 

Tutto questo si applica ai Reviving Ice Cubes Revox, che ha reso la crioterapia come un trattamento più completo ma anche semplice. All'interno di ogni confezione ci sono infatti dei dischetti che devono essere messi in freezer per almeno tre ore fin quando non si solidifica il siero di cui sono composti.

Questi Ice Cubes Rivitalizzanti non sono ovviamente a base di acqua ma contengono attivi che si prendono cura della pelle come niacinamide, allantoina, inulina, glicerina e betaine, che idratano, rinforzano e leniscono, e poi c'è anche un oligosaccaride che sulla pelle agisce come probiotico, e quindi aiuta a potenziare il microbiota cutaneo.
Non contengono invece alcol, siliconi e oli, mentre la formulazione nel suo insieme è vegana. C'è anche una leggera profumazione, gradevole e fresca, che rende il momento dell'uso comunque molto piacevole.

I Reviving Ice Cubes come dicevo, vanno messi in freezer affinché si solidifichino, e poi vanno prelevati e massaggiati con movimenti circolari su viso, collo, contorno occhi e decolté, evitando di fermarsi per più di un paio di secondi sullo stesso punto. Se si hanno delle sensibilità particolari, questi dischetti gelati possono essere avvolti in un sottile strato di cotone, anche se secondo me è meglio optare per, ad esempio, un sacchettino di organza o una garza a trama larga, così da avere un minimo di barriera fra la pelle e il cubetto ghiacciato, ma evitare che il prodotto venga assorbito dal materiale. Inoltre questo aiuta a tenere il dischetto, visto che man mano che si scioglie diventa più scivoloso.

Gli Ice Cubes Revox possono essere utilizzati mattino e sera, ma io li ritengo perfetti più che altro per preparare la pelle ad un evento particolare, e al trucco, per diverse ragioni. 
Tutte le volte infatti in cui li ho testati, ho notato una pelle subito rivitalizzata, più fresca, più liscia e compatta anche esteticamente, ma questo trattamento Revox ha anche un effetto idratante senza però appesantire il viso o lasciare un feeling appiccicoso. Al tatto anzi la pelle mi sembra abbastanza morbida, e nel giro di qualche minuto il siero si è completamente assorbito.

Su di me che adesso ho una pelle a tendenza secca, idratano bene, ma ammetto che almeno una crema viso devo applicarla se voglio mantenere il comfort nel corso della giornata. Da soli (anche se immagino nessuno li voglia usare come unico prodotto idratante) questi cubetti rivitalizzanti, vanno bene un po' per tutte le tipologie di cute, da miste a normali.
L'effetto fresco per me almeno è davvero gradevole, specie sulle zone in cui accumulo gonfiori, come la zona del contorno occhi, e in generale dove ho maggiori tensioni al viso, nel mio caso su fronte e lati della bocca.

A potenziare l'effetto illuminante di questi Ice Cubes Skintreats ci sono delle micro pagliuzze, davvero sottilissime, ma se mi seguite sapete come la penso: quando inseriscono la mica all'interno di prodotti skincare per me automaticamente non può essere un prodotto da usare la sera prima di andare a dormire perché non avrebbe senso voler migliorare esteticamente la luminosità della pelle. Ancora di più in questo caso con un prodotto che ha lo scopo di tonificare e decongestionare il viso, aspetti che vogliamo soprattutto per prepararci ad un'occasione, non per fare bei sogni. 

La presenza di questi glitter secondo me inoltre può intensificare l'effetto luminoso istantaneo se sopra ci applichiamo del make up, e è per questo che i Reviving Ice Cubes Revox sono ottimi per preparare la pelle ad una occasione particolare in cui vogliamo apparire al meglio. Tra l'altro non ho visto problematiche nell'applicarci sopra altri prodotti, siano essi make-up o skincare.
Inoltre penso che non tutti abbiamo quotidianamente il tempo di star lì a fare i massaggini al viso, quindi credo sia inevitabile destinarli a quando ci si può prendere del tempo per prepararsi.

Altre dritte che posso darvi riguardo l'uso è che i dischetti si sciolgono abbastanza velocemente, ma ho anche provato ad utilizzare lo stesso due volte, quindi rimettendolo in freezer prima che tornasse liquido, ed ha funzionato. Ma non credo sia corretto cercare di prolungare molto oltre la vita di un singolo cubetto.

Gli Ice Cubes Rivitalizzanti Revox mi sono sembrati anche una idea regalo carina per chi ama la skincare sia perché credo che non esiste nulla del genere in commercio e quindi sono sicuramente originali, sia perché immagino che il periodo delle feste, in cui ci concediamo qualche bagordo extra ma vogliamo avere un aspetto carino, possa essere ideale per mettere alla prova questo trattamento.

Conoscete qualche prodotto simile a questo Ice Cubes Revox?




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Tre serie tv brevi su Prime Video, Disney+ e Netflix da vedere anche stasera

Se siete alla ricerca di serie tv brevi ma che si lasciano guardare, ho tre titoli terminati da poco, di cui non ho letto molto (anzi direi zero) disponibili in streaming. Hanno tutte pochi o brevi episodi, con un minutaggio spesso contenuto, sanno intrattenere senza dilungarsi troppo. Non saranno capolavori, ma meritano uno sguardo, e poi le trovate sulle piattaforme più famose.

English Teacher
Prima stagione

Brian Jordan Alvarez ha scritto, diretto, prodotto e interpretato in una comedy molto carina, i cui 8 episodi sono disponibili su Disney Plus dall'Ottobre di quest'anno. Alvarez veste i panni di Evan Marquez, appunto un professore di inglese in un liceo di una provincia texana. Evan è dichiaratamente omosessuale, ed essendo il 2024 nessuno ne fa una grande questione, ma siamo pur sempre in una provincia del sud degli Stati Uniti e quindi anche un bacio gay può far scattare dei problemi per il nostro professore, che rischia di perdere il suo posto di lavoro. Questa però è solo la miccia, perché Evan, pur cercando di far bene il suo lavoro, deve anche confrontarsi con i suoi studenti, figli di una generazione sempre più allo sbando, con colleghi con cui non sempre si ha la stessa scala di valori, e con la sua vita privata che non è certamente più solida.

English Teacher, come molte serie del suo genere, cerca di unire situazioni bizzarre, tragicomiche, non sempre profondamente realistiche, ad una sorta di analisi critica della società contemporanea, soprattutto negli USA e ovviamente delle nuove generazioni e del sistema scolastico in genere. I temi sfiorati sono tanti, come inclusività, identità di genere, ma anche argomenti più ampi, come la pandemia di armi in America, e in generale la cultura contemporanea di questa nostra epoca incasinata.

Tutto questo ovviamente non diventa mai troppo approfondito, visto che abbiamo le tempistiche di circa mezzora ad episodio, e quindi lo stile di una sit-com, che per prima vuole intrattenere in modo leggero, e per la maggior parte del tempo ci riesce anche.
English Teacher non spicca ad esempio per originalità, ma sa anche non scadere nel buonismo più banale, e ne consegue che ad esempio anche i rapporti fra Evan e i suoi colleghi non siano sempre idilliaci. Anzi si scontrano spesso perché ognuno alla fine la vede in modo umanamente diverso, e va bene così.

Il vero intoppo di questa serie tv Disney+, oltre ad una mancanza vera e propria di originalità, è che le trame orizzontali sono davvero poche e quelle verticali sono invece deboli, e per via della durata di ogni episodio non c'è granché modo di approfondire personaggi e dinamiche. Sono soprattutto i colleghi di Evan (fra cui un preside interpretato da Enrico Colantoni) che non hanno molto spazio di manovra, finendo a volte per essere giusto la spalla che aiuta il protagonista, o appunto quelli che lo coinvolgono poi nelle varie vicende che deve affrontare.
Anche la sfera sentimentale del professore non ha particolari sviluppi, ma semplicemente viene inserita dove serve per creare una storyline in più.

Questo fa di English Teacher una serie molto snella, facile da approcciare, che io ad esempio ho messo qui e lì alternandola a produzioni e storie più serie.
Non c'è ancora una conferma ufficiale per una seconda stagione, ma penso che potrebbe arrivare ed anzi sarebbe necessaria per dare alla serie quegli sviluppi che merita. Spero solo che Brian Jordan Alvarez non continui a proporci scene in cui lo vediamo a petto nudo perché alla lunga diventano imbarazzanti.


Siamo Oro
Prima stagione

Sempre nel genere comedy/dramedy ma questa volta su Prime Video, dal 18 Ottobre è arrivata la serie tv messicana intitolata Siamo Oro (in originale Somos Oro, o col titolo internazionale We Are Golden) che racconta un rapporto d'amicizia molto particolare. Marilù (Michelle Rodríguez) e Vanessa (Diana Bovio) sono infatti due giovani donne e amiche che non se la passano benissimo: la prima fa la parrucchiera in casa, ed ha un marito che ama ma che è un po' un impiastro, mentre l'altra fa la commessa in un negozio, ha una figlia adolescente, e per arrotondare subaffitta la sua casa.

Quando entrambe perderanno il già poco felice lavoro, cercheranno di trovare una soluzione ai loro problemi finanziari cercando di creare una loro azienda, sfruttando il marketing piramidale. 
Non solo però non è uno dei migliori sistemi per poter guadagnare, ma sarà difficile per loro potersi affermare e trovare altre donne che le seguano. Eppure, in qualche strano modo, formeranno un forte legame di sorellanza con le loro adepte. 

Credo che da noi in Italia, Siamo Oro non se la sia filata nessuno, ma alla fine è una di quelle serie tv che non fanno danni, che ho seguito con piacere, e che sa anche intrattenere anche qui mettendo di sottofondo una leggera satira nei confronti del network marketing e situazioni simili. I toni si fanno sicuramente molto più esagerati rispetto a English Teacher, non mancano le situazioni assurde e bizzarre, ma che tutto sommato funzionano perché sono inserite bene nel contesto.

Somos Oro infatti ha secondo me una scrittura abbastanza solida che consente alle linee narrative sia orizzontali che verticali di essere un po' più intricate, c'è spesso un aggancio fra un episodio e l'altro, anche solo attraverso personaggi secondari ricorrenti.
Le tempistiche sono sempre molto brevi, quindi è normale che qualcosa sfugga e che sia superficiale da alcuni punti di vista. Ad esempio non c'è mai una diretta critica a certe tecniche di marketing, ma è più una strampalata avventura delle due protagoniste.

A proposito, a rendere Siamo Oro ancora più solida ci sono le interpretazioni di Michelle Rodríguez e Diana Bovio, che sembrano essere due attrici comiche abbastanza rodate in Messico, e che devo dire risultano credibili nei rispettivi ruoli, perché sanno sottolineare le peculiarità delle protagoniste senza però farle diventare troppo caricaturali. Ma tutto il cast al femminile è meritevole.

Anche nel caso di questa serie tv Prime Video non abbiamo a che fare con un capolavoro, non è qualcosa di imperdibile, ma sicuramente una compagnia leggera, messa insieme discretamente, che stimola qualche risata, senza troppe complicazioni.
Non ci sono indicazioni su una seconda stagione di Siamo Oro, ma se dovessi leggerne aggiornerò come sempre.


Rapina al Banco Central
Miniserie

Dal Messico mi sposto in Spagna con una miniserie in cinque episodi e che si discosta come genere alle precedenti. Dall'8 Novembre su Netflix è arrivata Rapina al Banco Central, che si ispira a dei fatti davvero accaduti a Barcellona, quando un gruppo di uomini armati sequestrò oltre 200 persone all'interno della banca, chiedendo tra l'altro la liberazione del tenente colonnello Antonio Tejero, che tre mesi prima era stato a capo del golpe di stato che si era tenuto a Madrid.

Nella serie spagnola, ad organizzare il furto al Banco Central è un certo José Juan Martínez Gómez (Miguel Herrán) che fra trattative con la guardia civile e ipotesi per la fuga, gestirà la rapina. Intanto fuori seguiamo le vicende della giornalista Maider Garmendia (María Pedraza), ancora alle prime armi, ma intenzionata a scoprire le vere motivazioni della rapina.

Molti hanno paragonato Rapina al Banco Central a La Casa di Carta, anche per alcuni attori in comune, ma io non l'ho mai vista quindi non ho confronti da fare, posso però dire che la più nuova serie tv Netflix mi è piaciuta. 
Non penso di fare spoiler, perché lo potreste leggere in qualunque articolo riguardo alla vicenda, dicendovi che le motivazioni della rapina sembrano tutt'ora non abbastanza chiare, ma Asalto al Banco Central, che è comunque tratta da un libro di Mar Padilla, a quanto pare romanza parecchio la storia, soprattutto con approfondimenti sui protagonisti che non sembrano collimare con la realtà. Credo sia tutto voluti proprio perché, come spesso accade, è la parte dubbia a stuzzicare gli sceneggiatori. 

Ma questo non toglie che questa miniserie sia molto godibile e soprattutto decisamente fruibile, visto che non solo ha pochi episodi, ma gli stessi hanno una durata leggermente inferiore rispetto ad una serie tv "tradizionale".


Rapina al Banco Central infatti è una serie sul classico "colpaccio" che diventa un thriller crime con risvolti socio-politici, con un tocco di indagine giornalistica, che ha secondo me un ottimo ritmo, sa usare la giusta tensione, e soprattutto ha una buona regia, un'ottima ricostruzione storica degli anni '80 e una fotografia azzeccata per il genere che la serie tocca. 
Anche gli attori mi sono sembrati scelti bene, quindi tutto l'insieme, pur non avendo una particolare originalità che la faccia spiccare fra le tante produzioni dello stesso genere, è credibile. Forse il suo punto più debole sta in alcune scene e in alcune parti che sembrano un po' da soap.

Il cercare di convogliare poi nel quarto episodio un approfondimento sul rapinatore Numero Uno (così si chiamavano fra di loro), va un po' ad azzoppare la puntata stessa, che zampetta qui e lì negli anni, senza appunto dare molti dettagli, né un vero e proprio quadro del personaggio.
Inoltre tutto quello che riguarda la giornalista Maider, che sembra mero frutto di fantasia, rischia di confondere ulteriormente le cose: non si capisce se ne seguiamo le vicende per appassionarci a lei, o perché ha un dovere investigativo importante di trovare le reali motivazioni della rapina al banco Central.
Per il resto, direi che non è malaccio per una produzione Netflix.




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