Vi presento THE INKEY LIST ed un ingrediente di cui tutti parlano

Un solo anno di vita basta a stabilire il successo di una nuova azienda? Non sempre, ma nel caso di THE INKEY LIST, 365 giorni dopo la sua fondazione, possiamo dire che ce l'hanno fatta.
La storia un po' si ripete: nata da una azienda-ombrello, questa volta britannica, chiamata Be For Beauty, The Inkey List ha preso il sopravvento con la sua linea dedicata alla cura del viso e più di recente anche quella dei capelli (ne parlo qui).

the inkey list

THE INKEY LIST propone cosmetici con ingredienti comprovati, di qualità, a particolari concentrazioni, e soprattutto ad un costo bassissimo: il loro range va dai 5 ai 20 euro circa, ed il segreto di questi costi bassi è dato dal loro rapporto diretto con i produttori di materie prime. Il punto di svolta per The Inkey List è stato a quanto pare diventare uno dei marchi disponibili da Sephora, ma si può acquistare anche su FeelUnique, Cult Beauty e ASOS.
Se vi suona familiare è perché è più o meno la struttura che avevamo visto con Deciem ed è stata plateale sin da subito proprio la comparazione fra The Ordinary e The Inkey List, soprattutto per la scelta dei prodotti che entrambi offrono. Qui ho proprio comparato tre dei prodotti di queste aziende.

Packaging minimali ed il motto di rendere la cosmesi semplice e alla portata di tutti, chiarendo cosa contiene ogni singolo prodotto, caratterizzano The Inkey List. Sentivo proprio qualche giorno fa un podcast in cui i due cofondatori, Mark Curry e Colette Newberry, sottolineavano come in realtà c'è molta ignoranza riguardo il mondo della cosmesi, anche solo nella pronuncia degli attivi, per questo THE INKEY LIST (che tradotto letteralmente è la "lista degli ingredienti dei cosmetici") ha deciso di scrivere la fonetica sulle confezioni.


Inoltre la loro scelta di proporre questo tipo di cosmesi deriva dal fatto che molti consumatori non hanno il tempo, la voglia o gli strumenti per mettersi a conoscere in dettaglio le qualità di questo o quell'ingrediente (e pensare che basterebbe leggere il mio blog!) per cui hanno voluto semplificare e democratizzare la cosmesi, così da fidelizzare i loro clienti.
Sono riusciti in questo intento? Secondo me sì, ma non del tutto. Nel senso che, come nel caso di The Ordinary, si tratta di un brand che vuole portare una cosmesi più "scientifica", con attivi specifici nella speranza che poi il consumatore si informi su quale sia la reale funzione di quell'ingrediente, magari sul loro sito o sul loro profilo Instagram. Ma questo non sempre avviene e certi prodotti possono creare confusione.

Purtroppo il gap (ampio) dei consumatori più pigri a cui interessa solo se il prodotto è idratante o purificante, ad esempio, nella speranza che compia la magia, è difficile da colmare, sebbene The Inkey List adesso offre un sito abbastanza approfondito. Molti non sanno neppure che l'ordine di applicazione dei prodotti va dal più leggero al più pesante, per qualunque brand cosmetico si tratti, che è anche una questione logica non solo chimica.
Tuttavia studiando un po' le formulazioni ho capito che il brand ha tentato di venire incontro alle esigenze del consumatore, in quanto mi sembra che, al contrario di The Ordinary, abbiano inserito più frequentemente ingredienti che possano rendere l'utilizzo dei prodotti più piacevole, come (purtroppo) siliconi e polimeri sintetici, ed in generale propongano delle formulazioni un po' più elaborate e meno spoglie, che siano quantomeno idratanti.

the inkey list

Insomma hanno imparato dalla concorrenza tentando di migliorare quello che già c'era per avvicinarsi e accontentare le esigenze di tutti. È inoltre un brand gender-free per stessa dichiarazione dei fondatori.
Non credo quindi che questa azienda sia una vera e propria alternativa ad altre, dal mio punto di vista infatti THE INKEY LIST si trova proprio in una sorta di limbo fra la cosmesi tradizionale e quella con un solo ingrediente predominante e percentuali specificate, e questo non può che essere un pregio.
Non ho apprezzato, come vi dicevo, il loro uso dei siliconi, e non per partito preso, ma perché se a volte mi sembrano usati con logica per rendere la consistenza migliore dei prodotti, in altri INCI mi sembrano esagerati, quasi da filler alla formulazione.
In generale inoltre trovo funzionali i pack che hanno scelto, sebbene siano tutti di plastica, che contribuiscono anche a mantenere i costi accessibili, e se ve lo steste chiedendo THE INKEY LIST non testa sugli animali, anzi sul loro sito specificano
"non testiamo i nostri prodotti sugli animali e non lavoriamo con i fornitori che lo fanno. Non entreremo in nessun mercato se non ci sono alternative alla sperimentazione sugli animali per legge."
Ad oggi THE INKEY LIST conta circa 28 referenze ma, per iniziare, ho scelto di focalizzarmi su ingrediente cosmetico che negli ultimi mesi è stato molto chiacchierato nel mondo beauty, ovvero il Bakuchiol, che è proprio uno degli elementi principali che caratterizza uno dei loro prodotti.

the inkey list recensioni

Cos'è questo bakuchiol? L'azienda spiega brevemente sulla confezione che si tratta di un
"antiossidante trovato nei semi della pianta psoralea corylifolia. Una naturale alternativa al retinolo che aiuta a ridurre l'apparenza di linee sottili e rughe, mentre protegge e nutre la pelle."
Avrei potuto anche accontentarmi di questa definizione, ma non l'ho fatto e sono andato a fondo.
Nel mio lungo approfondimento avevo cercato di spiegare a modo mio come agisce il retinolo, per cui conoscendone le proprietà, l'idea di un possibile sostituto naturale mi attirava particolarmente.
Intanto, se non lo sapete, si dovrebbe leggere "ba-cu-ciòl" per restare in tema di fonetica, ma a cosa serve?
La molecola del bakuchiol è stata isolata nel lontano 1966, ma la pianta da cui è estratta, la Psoralea Corylifolia appunto, anche chiamata Babchi, veniva già usata nella medicina ayurvedica e cinese principalmente per le sue proprietà anti infiammatorie e antiossidanti.
Ma facciamo un salto in avanti al 2014, quando l'International Journal for Cosmetic Science pubblicava il primo studio sul bakuchiol dove si osservava che le 17 donne di età compresa tra 41 e 60 anni che avevano usato questo ingrediente ad una concentrazione dello 0,5% per 12 settimane, avevano riscontrato un miglioramento nella elasticità, nella tonicità, ed anche nell'apparenza di rughe e iperpigmentazione della pelle.


La molecola del bakuchiol pare non abbia nulla a che vedere chimicamente con quella del retinolo, eppure sembra mimare lo stesso comportamento nello stimolare le cellule a produrre collagene e rinnovarsi. Attenzione però: si parla di retinolo, non tretinoina, esteri o granactive retinoid.
Arriviamo al 2018, quando sul British Journal of Dermatology compare uno studio più ampio (qui potete leggere un estratto, perché io le fonti le riporto, al contrario di alcuni...) condotto su 44 volontari. L'esperimento in doppio cieco consisteva nel fare usare per 12 settimane un prodotto con bakuchiol allo 0,5% due volte al giorno o una crema al retinolo allo 0,5% una al ​​giorno. Alla fine dello studio, anche grazie a foto ad alta risoluzione, si è notato che tutti i pazienti avevano avuto un miglioramento delle macchie e della superficie delle rughe, ma coloro che avevano usato il retinolo mostravano maggiori rossori e irritazioni.


Si è concluso che quindi non solo il bakuchiol abbia tutti i benefici rigeneranti e stimolanti del retinolo, ma pare sia anche migliore in quanto non irrita né fa desquamare la pelle, quindi con una maggiore tollerabilità, e può essere usato di giorno, perché, al contrario appunto della vitamina A, non è fotosensibilizzante, anzi ha proprietà antiossidanti che rafforzano la pelle. Non so come possa agire sulla pelle grassa, perché sembra che non diminuisca la produzione di sebo, ma pare abbia un'azione antibatterica.
Sembra inoltre che il bakuchiol possa essere usato in gravidanza (ma chiedete sempre al vostro medico che non si sa mai).
Studi molto promettenti insomma, eppure sono ancora ricerche nuove e limitate, ma io sono un po' una cavia da laboratorio e volevo vedere sulla mia pelle cosa potesse fare questo ingrediente.

Bakuchiol recensioni

Il Bakuchiol di The Inkey List è praticamente una lozione fluida sottile, ha un leggero aroma fresco, ma non contiene profumo aggiunto. Nella formulazione l'azienda ha inserito ben l'1% di Bakuchiol, quindi il doppio rispetto a quello utilizzato nei test, ma anche il 3% di squalane per idratare e l'1.5% di Olio di Sacha Inchi, che pare non solo nutra ma sia ricco di Omega 3 e 6.
Questo siero The Inkey List è molto gradevole secondo me all'uso, si assorbe facilmente, è leggero, non untuoso e delicatamente fresco. Io l'ho usato anche sul contorno occhi, ma non lo consiglio se avete una particolare sensibilità.
Ho notato che serve una minima accortezza nel prelevarlo perché la confezione è un tubetto morbido con un semplice tappo a vite e può fuoriuscire un po' troppo prodotto, anche se non ho riscontrato grandi sprechi.



In generale inoltre il Bakuchiol The Inkey List credo sia davvero adatto a tutti i tipi di pelle: io ad esempio l'ho utilizzato per buona parte della stagione calda proprio quando non potevo utilizzare il retinolo e, sulla mia pelle a tendenza mista in quel periodo, mi dava una idratazione sufficiente. Ma se avete una pelle più secca si può stratificare con altri prodotti perché non va in conflitto ad esempio lasciando residui.
Sui risultati in termini di miglioria del tono della pelle o delle rughe, non mi posso esprimere su una efficacia anti-age principalmente perché non avendo segni profondi per me è un'azione preventiva poco visibile superficialmente, e soprattutto perché immagino serva un uso, come per il retinolo, costante e continuato in un lungo periodo e non un solo flacone.

the inkey list recensioni

Non credo di essere arrivato alle 12 settimane di utilizzo come nei test effettuati, e l'ho applicato solo una volta al giorno, quasi sempre di sera, per cui non posso fare un raffronto, in generale sicuramente il Bakuchiol di The Inkey List mi lascia la pelle liscia, morbida ed elastica, quindi già questo è un supporto alla salute e bellezza della cute. Ho notato inoltre che aiuta a mantenere la luminosità dell'incarnato.
Per me non andrà a sostituire il retinolo, che resta una sostanza più che comprovata, ma questo di THE INKEY LIST è un prodotto con un buon attivo cosmetico che per me va ad affiancare la vitamina A perché sì, retinoidi e Bakuchiol possono essere usati nella stessa routine, con il potenziale di avere una doppia efficacia.



È per questo che sicuramente proverò altri prodotti che contengono questo ingrediente così come potrei riacquistare il Bakuchiol di The Inkey List che ha anche un ottimo rapporto qualità-prezzo.
Più in generale penso che chi magari ha provato e non riesce a tollerare il retinolo appunto o i suoi derivati (tantissime persone anche a basse percentuali riscontrano comunque irritazioni) potrebbero dare una chance al bakuchiol, che può essere utilizzato per lungo tempo senza controindicazioni, nella speranza che arrivino altri studi che possano confermare la promettente efficacia.


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Conoscevate già il Bakuchiol? E THE INKEY LIST? Vi attira o vi sembra una sorta di clone poco interessante?

Se vi va, qui trovate un'altra review dei prodotti di questa azienda. 



|P_laylist|
Queste non le conosce nessuno!🙋🏻‍♂️

Durante le mie ultime P_laylist mi avete più volte detto che non conoscete molte delle canzoni che ascolto e di cui parlo, e per me è quasi un complimento, ché di contenuti tutti uguali, ripetitivi, stantii penso che siamo tutti pieni. Io stesso, se nel mio quotidiano non aggiungo anche solo piccole novità mi annoio, per cui leggere sempre delle stesse cose diventa per me poco interessante. Spero sempre di darvi nuovi stimoli (non si facciano battute) e se qualcosa risulta nuova o diversa rispetto a quello che già conoscete, spero solo vi faccia piacere.
La classifica dell'ultimo mese e mezzo circa è davvero costellata di novità musicali, e nemmeno di roba tanto brutta come può sembrare.


23 - Giusy Ferreri Momenti Perfetti



Strano ma vero Giusy Ferreri non si trova alla fine di questa mia classifica perché reputo strettamente brutta Momenti Perfetti, ma mi sembra che la cantante vada appunto in due modalità: c'è la versione estiva con i pezzi dance caraibici, Rio Maravilha, e poi c'è la versione autunnale dove manda queste ballate che sembrano sempre le stesse, quattro parole ripetute in modo più o meno diverso. Capisco essere commerciali, ma così non credo si faccia musica.

22 - Levante Magmamemoria


Una penultima posizione anche al nuovo album di Levante, Magmamemoria, uscito il 4 ottobre. La logica della mia opinione deriva dal fatto che, pur notando la capacità di autrice di Claudia Lagona, e pur capendone la maturazione artistica, io la trovo ripetitiva. Sono soprattutto le sue intenzioni che mi suonano ripetitive, ed il modo in cui le espone, che sembra oscillino sempre fra delicatezza ed incazzatura.



Dopo aver ascoltato per intero Magmamemoria, non mi è rimasto in mente nessun pezzo, non ho avuto voglia di approfondire un pezzo, non ho avuto soprattutto il desideri di ascoltare di nuovo il disco. Tra l'altro mi trovo anche poco affine alla definizione dell'album stesso, riguardo a questo collegamento che fa col passato, addirittura come specchio del futuro. È un problema mio, lo capisco, ma che ansia Levy.

21 - Emma Marrone - Fortuna


Sembrava che la carriera di Emma Marrone dovesse subire una battuta d'arresto a causa purtroppo di una malattia che ha segnato parte del percorso della vita dell'artista, e temevo che questo "imprevisto" avesse una scadenza a data da destinarsi. Ma fortunatamente già dopo un mese dall'annuncio, il 20 Settembre scorso, di una pausa proprio per prendersi cura della sua salute, Emma è tornata non solo con un nuovo album giorno 25 Ottobre, ma anche ovviamente con un tour che culminerà con una grande festa il 25 Maggio per segnare i 10 anni di carriera.
Insomma una ragazza fortunata, la sua pausa è durata meno di quanto immaginassi, ma il suo nuovo disco è esattamente come me l'aspettavo.



Avevo già bocciato Io sono bella, la scorsa playlist, e l'album si è dimostrato il solito mix pop-rockeggiante con innesti di un paio di ballad, che secondo me sono i pezzi che le riescono meglio, e qualche accento che strizza l'occhio al rap e alla dance, tutto cantato sugli stessi argomenti e con lo stesso stile di cazzimma e pathos. Finito il disco me ne sono dimenticato in fretta annoverandolo all'insieme della discografia di Emma che poco ha influenza su di me.


20 - Ariana Grande, Miley Cyrus, Lana Del Rey - Don’t Call Me Angel 



Tanta noia anche questo singolo del terzetto femminile, Grande - Cyrus - Del Rey. È vero che non si tratta di un brano ufficiale, ma fa parte della colonna sonora del prossimo Charlie's Angels, ma quando si parla di cantanti così note nel panorama mondiale (pure mia madre conosce Ariana insomma) tutto acquisisce più serietà. Strano ma vero, la parentesi Lana Del Rey, per quanto sembra che canti un'altra canzone, mi dà quasi una ventata di freschezza in un pezzo che sinceramente mi ha annoiato molto presto.

19 - Camila Cabello - Easy



Stessa sorte per Easy di Camila Cabello e questo punto vi starete chiedendo cosa la ascolti a fare, per poi lanciarla così in basso in classifica. È che nessuna di queste canzoni per me è oggettivamente orrenda solo che non abbiamo impattato. Temo che l'album di Camila possa avere sonorità troppo omogenee per piacermi.


18 - Lindsay Lohan - Xanax 



Adoro il trash e la sfacciataggine di Lindsay di tirar fuori un pezzo intitolato Xanax, a dimostrazione non solo della sua autoironia ma anche della versatilità. Dico solo

Risultati immagini per ci sarà un tour gif

17 - Andrea Bocelli - Return To Love ft. Ellie Goulding


Quando su Youtube mi apparso fra i suggerimenti quest duetto fra Andrea Bocelli e Ellie Goulding la mia perplessità ha galoppato a 100 all'ora, ed in effetti non avevo tutti i torti. Il brano non ha nulla che non vada, se non la solita tiritera romantica, ma pensavo che la congiunzione delle voci risultasse strana, ed invece mi sono ricreduto. L'interpretazione di Ellie nel video ha l'intensità di un rosario durante la Novena delle 19 tanta la partecipazione, ma son sicuro che Return To Love possa far innamorare zie e prozie di tutta Italia.


16 - Selena Gomez Lose You To Love Me / Look At Her Now



Confesso che son fra quelli che non ha mai capito benissimo il successo di Selena Gomez come cantante, nonostante capisca che un pubblico più giovane di me possa apprezzarla, e certamente far parte quotidianamente del gossip nell'inciucio con Justin Bieber e Hailey Baldwin, aiuta a restare sempre sui giornali, ma le centinaia di milioni di follower che raccoglie non le capisco. Se non sapete di cosa o di chi stia parlando chiedete alle vostre nipoti pre-adolescenti e vi sapranno ragguagliare.
Fino ad ora mi son tenuto abbastanza alla larga dalla sua musica, eppure però gli ultimi due singoli mi hanno incuriosito ed in (minima) parte convinto.
Look At Her Now ha suoni interessanti, che in radio saranno anche convincenti, mentre Lose You To Love Me è una ballad schietta, che Taylor Swift ha definito la miglior canzone di Selena Gomez.



Non è che ne sentissi proprio bisogno, visto che entrambe le canzoni parlano di riprendersi dopo la rottura da una relazione, giusto per restare in tema, ma ho sentito di peggio.

15 - Celine Dion - Imperfections / Courage /Lying Down


Celine Dion fa Celine Dion e le riesce bene, ha i suoi fan che la seguono, comprano ogni cosa che butta in classifica, e cantando anche in francese espande il suo pubblico a dismisura, ma a me questa tripletta che anticipa l'album Courage non mi ha proprio entusiasmato. Se devo sceglierne una quasi sotto tortura, Lying Down è quella che ha soddisfatto un po' di più il mio orecchio, ma il resto si assesta in una mediana di già sentito.

14 - Katy Perry - Harleys In Hawaii


Sprofonda Katy Perry nella mia personalissima classifica di gradimento. Purtroppo Harleys In Hawaii non mi ha ammaliato sin dal primo ascolto. Ho provato a darle due, tre, quattro chance, ma ogni volta scendeva già come un bicchiere d'acqua: nessun sapore, nessuna particolare emozione. Ha un suo senso sicuramente all'interno di un album e in questa stagione per quel filo di malinconia che evoca, ma per il resto a me non ha colpito.


13 - Coldplay - Orphans / Arabesque 



Ritornano il 22 Novembre con un nuovo disco intitolato Everyday Life che pare sarà sperimentale, e un secondo album previsto già per il 2020, e questi Coldplay mi sembra possano avere un progetto interessante. Il primo singolo, Orphans, non è esattamente il pezzo sperimentale che mi aspetto appunto, ma ha un testo che vi invito a leggere con attenzione (o cercarne il significato come ho fatto io).



Più diverso, almeno per lo stile dei Coldplay, mi è sembrato Arabesque, che diciamo ha spinto la band al momento un po' più in basso in classifica, ma devo dire che messa così si prospetta un disco che potrei aver piacere ad ascoltare (ma sono pronto a ricredermi, visto che di A Head Full of Dreams non mi piaceva poi granché).

12 - OneRepublic - Somebody To Love



Fanno un passo avanti i OneRepublic che con Wanted non mi avevano convinto, ma che con Somebody to love hanno attratto il mio parato uditivo. Non è un vero e proprio singolo ma per il momento ce lo facciamo bastare.


11 - Charlie Puth - Mother / Cheating on You


Perde un po' di posizioni Charlie Puth, che avevo ascoltato molto più che volentieri in I Warned Myself, perché gli ultimi singoli mi hanno attratto un po' meno. Apprezzo comunque la crescita che ha avuto, specie considerando che prima detestavo sentirlo in radio.



Sia Cheating on you che Mother hanno delle produzioni che non sono del tutto vicine al mio gusto, pur restando gradevoli. E pure lui è tanto caruccio per cui sì, undicesima posizione.

10 - Noah Cyrus - Lonely



La più piccola e la più emo di casa Cyrus è anche la più interessante da seguire secondo me. Anche lei è ancora una 19 enne e quindi deve ancora crescere, ma proprio per questo merita più spazio, e c'è sempre tempo per cambiare opinione. Si capisce che appunto Lonely è il brano di una ragazza giovanissima, ma secondo me dimostra una certa intensità, che può diventare si spera un giorno, qualcosa di più profondo.

9 - James Blunt - Cold



Vi ricordate You're Beautiful? Ecco io non sentivo James Blunt dall'epoca, poi una sera in radio ho ascoltato il suo nuovo singolo per caso, e per un attimo non riuscivo nemmeno a ricordare di chi fosse quella voce. Probabilmente sono rimasto l'unico in Italia ad ascoltarlo, ma devo dire che Cold mi è rimasta in mente. Poi Blunt merita una chance anche solo per il fatto che nei suoi video è sempre nudo al freddo, e mi fa tenerezza mischino. Ho ascoltato parte di Once Upon a Mind, il suo nuovo album uscito giorno 25 Ottobre, ma qui e lì mi è sembrato troppo cupo, e comunque preferisco prenderlo a piccole dosi.

8 - Kesha - Raising Hell ft. Big Freedia


Dopo queste cantilene per fortuna arriva Kesha a darci una svegliata con un nuovo pezzo frizzante, radiofonico, simpatico, ma un po' inquietante. D'altronde, come lei stessa ha detto in una intervista, anche alle persone migliori, ogni tanto, piace fare del male, a volte senza uno scopo. Ma c'è anche chi ha letto in Raising Hell, e soprattutto nel video, una metafora di ciò che è accaduto alla cantante.

7 - Tiziano Ferro - Accetto Miracoli



Tiziano Ferro apre la zona più calda della mia classifica, come dicono quelli con voce diaframmatica alla radio. Se però si prende solo una settima  posizione un po' è colpa sua, perché Accetto Miracoli è la solita ballata già sentita sia da lui che dagli altri; ma è colpa anche dei suoi fan che me l'hanno spammata in tutte le storie di Instagram. La prossima volta datevi una calmata, anche se è un bel pezzo.


6 - Marco Mengoni - Duemila volte / Il destino davanti / Calci e Pugni



A proposito di bei pezzi lenti, anche quello di Mengoni mi è piaciuto, ma ho dovuto fare la media con Calci e pugni, ma soprattutto con Il destino davanti che abbassa un po' la media. Non è che abbia capito molto bene il suo progetto: in pratica ha rilanciato l'album Atlantico (che per me non era nulla di così spaziale) aggiungendoci un disco con dei live del tour, ed appunto questi tre inediti. Un po' un riciclone e niente di nuovo sotto al sole, comunque.

5 - Harry Styles - Lights Up 



Non ho mai parteggiato particolarmente né per i One Direction uniti né quando si son divisi ma credo che Harry Styles abbia messo insieme alcuni dei pezzi più interessanti fra i componenti della band una volta diventati solisti. Non mi interessa poi molto se si tratta di una sorta di coming out mal celato del cantante, con cui tanto non ho molto a che spartire, ma Lights Up mi dà respiro.  Sesta posizione meritata.


5 - Faouzia - You Don't Even Know Me



Entriamo nella parte della classifica con i brani che ho ascoltato in loop negli ultimi mesi e fra questi c'è Faouzia, giovanissima (ha solo 19 anni!) cantante di origine canadese-marocchina, che già tempo fa mi aveva fatto innamorare della sua voce. Di You Don't Even Know Me però non mi piace particolarmente la versione ufficiale, ma questa sorta di unplugged piano-voce. Qui si parla davvero di cantanti che nessuno conosce, ma che meriterebbero più spazio.

4 - JoJo - Joanna



Mi ha colpito moltissimo la nuova canzone di Jojo. Ve la ricordate con Leave (Get Out) nel 2004? E con Too Little Too Late, nel 2006? Un successo mondiale che all'epoca la portò in cima alla Billboard a soli 13 anni, prima di qualunque Ariana Grande, Selena Gomez e Taylor Swift del caso. Eppure da quel momento è sparita per colpa di problemi con la casa discografica. La conseguenza è che nel corso degli anni, pur pubblicando EP e musica, non è riuscita a portare un progetto consistente che la facesse tornare in auge. In Joanna racconta un po' quelle che sono state le critiche, i finti consigli e gli appunti che si è sentita dire nel corso degli anni. Un pezzo breve, ma molto amaro, e conoscendo anche solo superficialmente cosa è successo nel dietro le quinte, mi ha colpito.


3 - Ben Platt - River (da The Politician)



Se avete visto la serie potete capire come mai una cover tratta appunto da un telefilm abbia una posizione così alta. Forse uno dei pochi momenti toccanti di The Politician, ma di questo ne parliamo presto. Questo brano però mi ha portato a voler conoscere un po' di più su Ben Platt, che oltre ad essere attore, tra l'altro rodato da anni in teatro, è ovviamente anche cantante, ed ha pubblicato pure un album a marzo di quest'anno chiamato Sing to Me Instead, che spero di recuperare presto. Terzo posto e fazzoletto a fianco.


2 - James Arthur - Homicide Love 



Io e James Arthur abbiamo un rapporto di amore ed odio: non mi sembra un tipo raccomandabile, a pelle non mi ispira tantissima simpatia, e tempo addietro aveva fatto dichiarazioni non propriamente incoraggianti, e mi spiace ricordarlo ogni volta perché si parla di anni fa, ma penso sia giusto perdonare senza dimenticare. Tuttavia ogni cosa che canta (o quasi) mi arriva pazzescamente.

Homicide love, nella sua estrema semplicità mi è rimasta in mente e non ho smesso un attimo di sentirla. Certo è un pezzo mistracciolevesti, ma si sposa benissimo con la pasta della voce di James. Ho dato un ascolto anche all'album che ha pubblicato il 18 Ottobre, intitolato You, e pur non essendo rimasto estremamente colpito, l'ho trovato un lavoro ben fatto che ascolto con piacere. 

1 - Christina Aguilera - Haunted Heart



Il mio primo posto va a Christina Aguilera e Haunted Heart, che un po' come per River non è un singolo vero e proprio, ma è tratto dalla colonna sonora del nuovo film di animazione La Famiglia Addams. Voce, sensualità, ironia, leggerezza, mischiate a sonorità più jazz, e non le solite robe che sentiamo ogni giorno (capito, Ariana?!), che non solo si adattano al periodo di Halloween e al film appunto, ma funzionano benissimo come pezzo a sé.
Cosa vogliamo dire ad una cantante che dopo 20 anni di carriera riesce ancora a cantare dal vivo meglio che in studio?




|Beauty Cues #WeeklyMask|
Maschere "Micromagnetiche" e Patch strani Collistar... WTF?! 😯

Se nelle ultime settimane la mia rubrica sulle maschere viso ha avuto come protagonisti prodotti tutto sommato tranquilli, nella media con quelli che comunemente troviamo in giro, per questa settimana ho pensato ad una novità un po' più originale, almeno sulla carta, che proviene da casa Collistar.
Mi avevano colpito già lo scorso anno, quando hanno lanciato la linea delle Maschere in Tessuto Micromagnetiche, che affianca la loro gamma di Attivi Puri, ma a farmi capitolare sono stati i Patch Ultraliftanti Collistar che mi sembravano particolarissimi.



Ma andiamo per ordine. Conoscerete tutti Collistar e saprete anche che ha una linea chiamata Attivi Puri appunto, principalmente dei sieri viso concentrati, da cui sono nate queste maschere viso in tessuto. Collistar tuttavia non si è limitata alle sheet mask, ma ha voluto arricchirle con tanti piccoli puntini in rilievo sulla cellulosa, che dovrebbero essere appunto micromagneti

"che stimolano la microcircolazione e il metabolismo cellulare cutaneo."

La mia perplessità era pari alla mia curiosità, anche perché non parliamo di un brand qualunque e soprattutto non si tratta di prodotti economici, tuttavia non avevo moltissime aspettative sulla questione dei magneti, ma speravo che le maschere viso, e i patch poi, semplicemente fossero funzionali e piacevoli.

Maschera Micromagnetica® Acido Ialuronico Collistar



Le promesse della maschera Micromagnetica Acido Ialuronico non sono state della migliori: infatti appena ho aperto la confezione sono stato letteralmente travolto da un puzzo di plastica tremendo, che mi ha fatto tentennare sull'utilizzare la maschera. Sono uno coraggioso, ho provato cose davvero strane e di dubbia provenienza, ma è un odore per me davvero intenso tanto da avermi dato un po' fastidio anche agli occhi. Ho superato un po' lo shock perché tenendo in posa l'odore è in parte svanito, ma preferivo a questo punto che ci fosse una fragranza. Il siero contenuto in questa Maschera Micromagnetica Collistar è comunque sufficiente ad impregnare l'intero foglio di cellulosa, ed il foglio protettivo da cui va rimossa è di plastica, quindi non assorbe il siero della maschera.
Poco da dire anche sulla formulazione, che non ha coloranti, alcol e profumi appunto, ma non ha nemmeno particolari attivi se non glicerina e alla fine sodio ialuronato.
L'uso di questa maschera Collistar è semplicissimo: va applicata sul viso pulito facendo aderire la parte con i magneti in rilievo a contatto con la pelle, e tenuta in posa 10 o 15 minuti.
Io non l'ho percepita estremamente fresca, e più in generale calza bene al mio viso, è sufficientemente ampia ed i fori sono tutto sommato comodi, sebbene sul naso mi resta leggermente sollevata. I piccoli magneti non danno fastidio, si percepiscono appena secondo me, anche nel lasciarla agire più di 15 minuti come ho fatto io.



Collistar abbonda proprio nel descrivere le potenzialità di questa maschera in tessuto, con un elenco di effetti mica da ridere:

• Idrata e lifta la pelle
• conferisce turgore e vitalità al viso
• previene rughe e segni d'espressione
• combatte occhiaie, borse e gonfiori
• stimola il metabolismo cellulare cutaneo ritardando l’invecchiamento della pelle
• attenua i segni di stanchezza conferendo al viso un immediato aspetto più fresco e riposato.
Dopo il trattamento non ho cantato inni di gloria nel vedere i risultati: l'ho trovata una maschera idratante valida, ma non in grado di agire anche sulla distensione dei tratti e di lasciare la pelle soda. Subito dopo averla rimossa ho notato una leggera sensazione di appiccicoso che è svanita pochi istanti più tardi. Aggiungere i miei prodotti abituali per la skin care è stato un passaggio necessario ma non urgente, per quanto l'abbia utilizzata quando la mia pelle aveva discrete esigenze appunto di idratazione e protezione. Una pelle molto secca credo potrebbe non restare soddisfatta, così come una pelle grassa potrebbe trovarla un po' appiccicosa.
La Maschera Micromagnetica Acido Ialuronico di Collistar non mi ha comunque stupito, non ho notato un'azione distensiva così particolare da giustificare il suo costo, né ho visto ovviamente una sua azione su occhiaie o borse.

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🔎 Online, Sito dell'azienda, Profumeria
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Maschera Micromagnetica® Collagene Collistar


Una sorta molto simile mi ha atteso anche con la maschera Collagene in tessuto. La forma è identica, ed è sempre caratterizzata da questi piccoli magneti sulla cellulosa, così come è identico l'uso che se ne fa. Anche in questo caso inoltre Collistar decanta tutte le lodi di questa maschera con un elenco di effetti:

• ridensifica e ricompatta la pelle
• previene invecchiamento cutaneo, rughe, segni d’ espressione e minimizza quelli già esistenti
• combatte la perdita di tono e di elasticità dei tessuti
• riduce occhiaie, borse e gonfiori
• stimola il metabolismo cellulare della pelle
• attenua i segni di stanchezza conferendo al viso un immediato aspetto più fresco e riposato.
ma anche in questo caso, guardando l'INCI con pochissimi attivi come appunto glicerina e collagene, non ho minimamente pensato potesse avere questa efficacia così accentuata.
La Maschera Micromagnetica Collagene però presenta alcune differenze rispetto all'altra di cui ho appena parlato: sul viso mi è sembrata leggermente più fresca, ma per il mio naso anche più puzzolente, al punto che ho sentito l'odore, seppur in modo flebile, per tutto il tempo della posa. Ho ancora le bustine di queste maschere e a distanza di mesi se annuso all'interno sento ancora quell'odore sgradevole.



Fortunatamente mi ha dato un risultato più interessante: la pelle appariva un po' più distesa e compatta rispetto che alla versione con ialuronico. Inoltre è perdurata una piacevole sensazione di freschezza. Anche in questo caso c'è voluto un po' prima che svanisse del tutto la leggera patina appiccicosa che la maschera rilascia. Sul livello di idratazione invece della maschera al Collagene siamo praticamente alla pari con quella all'acido ialuronico.
Sicuramente mi ha lasciato più soddisfatto, ma la Maschera Micromagnetica Collagene di Collistar non è secondo me un best buy nel suo settore: non credo che abbia una potenza e concertazione tale da poter ripristinare tono e giovinezza su di una pelle molto segnata o secca.
Una parte di me non la ritiene una maschera tremenda, ma l'altra parte, che guarda anche al portafogli, mi fa pensare che non vale la pena riacquistarla.

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💸 €9.90
🏋17ml
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In generale, nonostante quella che la stessa Collistar definisce "tecnologia averniristica dei micromagneti", non ho notato su di me un effetto lifting così accentuato tanto diverso dalle altre maschere in tessuto che ho provato, anzi credo che in passato ho testato altri trattamenti anche migliori e sicuramente più economici. E sì, da stupido qual sono ho provato a vedere se le maschere restassero appese al frigo dopo averle usate, e no, non funziona.





Ho trovato geniale l'idea dietro questi Patch Collistar, anche solo per il richiamo all'idea di un cerotto che letteralmente dovrebbe liftare e sollevare il viso zigomi e contorno occhi. Quando si tratta di prodotti così particolari e non propriamente economici secondo me è giusto essere più dettagliati possibili, perché se una maschera in tessuto ormai la conosciamo tutti, dei patch simili non si vedono molto in giro.
Si presentano come delle linguette a forma di ali che vanno ad abbracciare dalle tempie, passando al contorno occhi, fino alle rughe naso labiali. Sono dei patch completamente asciutti, e sotto la parte laminata si nasconde un sottile idrogel che sarebbe la parte adesiva. Per farvi capire, a me hanno ricordato un po' un elettrodo, ma non hanno lo stesso potere adesivo. Restano comunque ben adesi alla pelle, non cascano e dove li mettete stanno, per capirci non fa male rimuoverli e potete riposizionarli se li collocate male, ma certamente non potete farvi una fragorosa risata o si scollano.
Collistar dice

"Un inedito patch dal design unico ed esclusivo, appositamente studiato per liftare guance, contorno occhi e contorno labbra"

Ma non sono del tutto d'accordo perché sul contorno labbra, come vedete dalla confezione, non ci arrivano nemmeno ma si fermano ai lati.
A me non sono sembrati freschi e, rispetto alle maschere magnetiche, hanno un lieve profumo più gradevole. Ho cercato di applicare questi patch come a voler creare una tensione che dalla bocca, tendesse all'insù verso le tempie seguendo quella che è la loro forma, per creare un effetto tensore e di sollevamento fisico, ma visto il potere adesivo comunque non così forte, non è che mi sia riuscito bene.



All'interno dei Patch Ultra Liftanti Collistar ha inserito diversi ingredienti ed estratti, di cui non ho capito sempre il senso: ci sono glicerina, olio di ricino, estratto di mirtillo selvatico, di acai e di fragola, che sarebbero antiossidanti ed aiuterebbero ad idratare; sembra invece aiuti a tonificare l'estratto di mora, ed in fondo all'INCI c'è anche il peptide Argirelina che aiuta a distendere i tratti.
Per quanto mi riguarda non ho ancora grossi cedimenti sia sul contorno occhi che sulla zona delle guance. Sapevo quindi che avrei utilizzato un prodotto che poteva non essere adatto a me, perché, per quanto si possa agire preventivamente, se non hai un inestetismo, semplicemente non puoi far nulla per combatterlo. E questi patch Guance-Occhi-Labbra Collistar mi hanno dato la sensazione di agire in modo più estetico momentaneo che preventivo o curativo.



Ho notato che la zona che i patch vanno a coprire appare dopo il trattamento un po' più luminosa e liscia, specie sul contorno occhi, dove effettivamente qualche linea sottile si sta lentamente affacciando. Dirvi che abbiano idratato credo non sia del tutto corretto: nonostante li abbia lasciati agire più di 15 minuti indicati, la zona secondo me necessitava comunque qualcosa che idratasse davvero. Credo che i Patch Ultra Liftanti Collistar possano essere un trattamento che una pelle leggermente segnata, diciamo dai 35 fino ai 55 anni, potrebbe aver piacere a provare, e magari trovare efficaci nel dare, quantomeno per un evento o una giornata importante, l'apparenza di una pelle più distesa e fresca. Hanno la comodità di non lasciare residui e la zona non l'ho avvertita appiccicosa.
Per il momento, per quelle che sono le mie problematiche, non credo siano il trattamento ideale, e più in generale, ora preferisco prevenire e curare dove possibile, piuttosto che camuffare.

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Candele WoodWick: cosa sono e cosa ne penso!

Nonostante l'apparenza Yankee Candle non è l'unico brand di candele profumate che utilizzo e di cui ho parlato in tanti anni sul blog. È vero che è uno dei marchi che ho più utilizzato, anche perché lo trovo persino nei negozi vicino casa, ed è uno dei più prolifici in termini di nuove uscite. Tuttavia dopo aver provato più di 100 fragranze in vari formati, Yankee Candle ha iniziato un po' a venirmi a noia, complice il fatto che il mio naso percepisce che di base ci sono le stesse note aromatiche che di volta in volta vengono miscelate nella speranza che si ottenga una profumazione gradevole e nuova. Purtroppo non sempre Yankee Candle riesce in questo intento ed io mi annoio. Con queste poche righe non sto scrivendo una lettera di separazione con questa azienda, anzi ho sempre qualche tart da provare, ma solo dire che ho bisogno di variare di tanto in tanto.
Non è neppure una novità, visto che da qui sono passati Heart&Home, svariate candele in barattolo per tutte le tasche, le sfortunate Bolsius, ed anche, seppur di fretta, Kringle Candle, giusto per nominarne alcuni.
E oggi voglio intraprendere una nuova strada parlando di WoodWick.



Da sempre ho avuto interesse nel provare alcune della candele firmate WoodWick, soprattutto per la loro particolarità: lo stoppino in legno invece che di cotone, che quando si accende ricrea il crepitio del legno che arde. Io mi sento già in una baita in montagna circondato dalla neve solo a pensarci. Avendo sempre sognato di avere un camino in casa l'idea di poterne ricreare il mood mi faceva impazzire, ma ci sono tante caratteristiche che riguardano queste candele profumate.
Il viaggio di WoodWick inizia nel 2006 in Virginia negli Stati Uniti, nella Virginia Candle Company, che dal 1997 produceva appunto candele. Già quattro anni più tardi WoodWick aveva creato la linea Trilogy, una gamma di candele con tre diversi strati di profumazioni, sempre nella logica di rendere l'esperienza olfattiva interessante. Da lì sarà una costante crescita per l'azienda che ovviamente man mano sviluppa nuove fragranze e formati.


Ma facciamo un salto nel tempo ed arriviamo ad oggi. Forse avrete notato che il destino di Woodwick e Yankee Candle sembra un po' legarsi, questo perché la Newell Brands nel 2016 acquisisce la Jarden Corporation che deteneva Yankee Candle, e nel 2017 incorpora la Smith Mountain Industries che produceva appunto WoodWick. E sembra solo una roba di soldi, ma questi passaggi hanno avvicinato l'azienda a noi, visto che ha iniziato ad apparire nei negozi Yankee Candle inglesi e quindi anche nel mercato europeo.
Non c'è molto da dire sulle specifiche delle WoodWick: sono composte da una miscela di cere di paraffina e di soia, e pare che lo stoppino in legno renda la combustione della candela più prolungata e migliore. A proposito dello stoppino, al contrario di quello di cotone, non va tagliato, ma si gestisce da solo, quindi anche più semplici da utilizzare. WoodWick propone diversi formati di candele, non solo in giara da 600gr, ma anche le nuove Petite che sono piccole candele da 30 grammi, fino alle cialde in cera da sciogliere nel bruciaessenze.



Dalle mie parti non ho un negozio fisico che le rivenda, almeno da quel che ricordi, ma le candele WoodWick sono acquistabili anche su Amazon, o su uno dei miei siti preferiti ovvero CandlesDirect.
Fino ad ora non ho ancora provato alcuna candela in giara o con stoppino, ma presto recupero questa mancanza (su Instagram vi avevo mostrato alcuni ultimi acquisti), quindi non so tutti i pro e i contro che possono avere, ma ho scelto di provare diverse tart Woodwick da sciogliere nel bruciatore (esattamente come si fa con Yankee Candle).



Le cialde sono contenute fortunatamente in delle scatoline richiudibili di plastica, che sicuramente conservano meglio le tart, ma queste di WoodWick non si sbriciolano se le spezzettate. Io le ho sempre divise in circa 4 parti, un po' come appunto faccio con le Yankee e credo che abbiano così una buona resa.

WoodWick Coconut Island
wax melt


L'ananas succoso si sposa con la dolcezza del cocco per un perfetto mix tropicale.
Note di testa: Ananas
Note di cuore: Noce di cocco, banana
Note di fondo: Crema, vaniglia, muschi, frutta fresca

Le profumazioni al cocco per me sono sempre una arma a doppio taglio: da un lato mi attirano sempre moltissimo, dall'altro certe robe sono davvero completamente all'opposto di qualcosa di gradevole. In Coconut Island da spenta sento molto l'ananas, ma da accesa si trasforma in un mix fruttato esotico con una punta di vaniglia che mi ha davvero fatto impazzire. L'intensità che un pezzetto di cialda raggiunge è davvero alta, io infatti avendo una casa piccola l'ho utilizzata con le finestre aperte, per non saturare troppo l'aria.
Non è un problema visto che per il mio gusto è una fragranza più estiva, che sa appunto di spiaggia, di tropicale.
Purtroppo questa WoodWick non persiste nell'aria una volta spenta ma non credo possa essere un problema, perché tenerla accesa a lungo per me è stato solo un piacere.
So che è ancora in vendita.


WoodWick Sea Salt Caramel
wax melt


Riporta alla mente i ricordi d'infanzia di dolci caramelle con i profumi di zucchero caramellato e panna fresca cosparsa leggermente di sali marini.
Note di testa: sale marino, burro salato
Note di cuore: caramella mou, zucchero di canna
Note di fondo: caramello, acero, baccello di vaniglia

Purtroppo credo che Sea Salt Caramel Woodwick non sia più in produzione, anche se qualcosa in giro si potrebbe trovare, se spulciate bene negli e-commerce, soprattutto in formato giara. Sarebbe stata una tart perfetta per tutti gli orfani di Salted Caramel di Yankee Candle a cui credo somigli parecchio. Saprete ormai che non resto mai particolarmente affascinato dalle profumazioni dolci o gourmand, ma in questo caso è una esperienza super golosa. Intanto la cera che somiglia ad una caramella mou fa venire l'acquolina in bocca solo a spezzettarla. Poi la profumazione: io avverto un caramello dolce, che ricorda effettivamente un po' le caramelle che vi dicevo, ma corposo, perfettamente bilanciato e miscelato ad una nota salina che rinfresca e la rende avvolgente ma non stucchevole, non pesante.
Ovviamente dovete amare le fragranze dolci per apprezzarla, anche perché un piccolo pezzo di cera riesce a raggiungere una intensità elevata, ma chi come me ama cambiare e non è un afficionado delle fragranze dolci, apprezzerà questa Woodwick. Se la trovate in qualche negozio o online, mettetene una da parte.


Woodwick White Tea & Jasmine
wax melt


Puro tè bianco, gelsomino fresco e un tocco di rosa e legno di cedro rendono questa fragranza un vero piacere per i sensi.
Note di testa: bergamotto, accordo di tè
Note di cuore: rosa, viola, gelsomino
Note di fondo: legno di cedro, ambra, muschio
Due fragranze che mi piacciono molto, il te verde ed il gelsomino, si uniscono in un'unica tart Woodwick dalla fragranza fresca, elegante, almeno per me, femminile ma senza essere frivola, sicuramente intensa ed anche un po' frizzante. Al mio naso prevale sicuramente l'erbosità del tè verde, mentre come sottotono sento la parte floreale, che personalmente non associo alla rosa, ma principalmente al gelsomino, e le note legnose. Batte in varietà sicuramente il votivo di White Tea di Yankee Candle, di cui parlai qui.


Come vi dicevo è una cialda intensa questa White Tea & Jasmine, che percepisco ben distintamente anche con le finestre aperte, ma non aspettatevi una roba invadente, perché secondo me resta una profumazione rilassante ed equilibrata, perfetta per tutti gli spazi, anche se per le mie abitudini più adatta alla bella stagione. White Tea & Jasmine si candida ad un futuro acquisto, è ancora disponibile in tutti i formati.



WoodWick Patchouli
wax melt



Il classico profumo di patchouli con sentori di dolce vaniglia e vera ambra.
Mi sono innamorato di Patchouli di Woodwick sin da subito e credo la centellinerò perché mi pare sia fuori produzione. A convincermi è stata l'eleganza della composizione degli aromi. Avverto una sottile base di note legnose da cui prende corpo una fragranza decisamente più talcata al mio naso, che è poi quella che permane nell'aria una volta spenta. Un po' per caso sento l'ambra della descrizione, ma è soltanto una punta. La trovo in generale una fragranza decisa, equilibrata, forse più maschile, ma perfetta sia per la camera da letto, visto che ha una certa sensualità, che per la zona giorno, avvolgente e fresca senza essere troppo primaverile.  L'intensità di Patchouli è comunque elevata per cui l'aroma si spande in tutte le stanze e permane a lungo una volta spenta. I piccoli pezzi di cera che ho bruciato hanno avuto una combustione lunga, profumando praticamente ore e ore. È una di quelle tart che ho diviso in cinque parti. Insomma, amatissima.



WoodWick Havana Nights
wax melt


Una deliziosa combinazione di ricco tabacco, orchidea nera e un sussurro di fresco limone che, grazie alla loro fusione, vi faranno attraversare il paradiso in una umida notte d’estate.
Note di testa: Agrumi, Ozonico, Limone, Bergamotto, Arancia, Foglie verdi
Note di cuore: gelsomino, rosa, giglio, ciclamino, neroli, vaniglia, tonka tritata, cocco cremoso
Profumi inferiori: legnoso, foglia di tabacco, ambra, palissandro, muschi, legno di sandalo, legno di cedro
Descrivervi Havana Nights non è affatto semplice, o per lo meno diventa più complicato quando la vado ad accendere. Il mio naso percepisce una fragranza tridimensionale se mi passate il termine. È come se tutte le note che percepisco si fossero unite in una profumazione unica, e come se tutte queste note si mitigassero allo stesso tempo a vicenda. Non sento per dire l'aroma maschile e rotondo del tabacco, né quello pungente del limone per fare un esempio, ma un mix che mi piace moltissimo. L'intensità secondo me è media, si propaga bene per casa, ma che non diventa fastidiosa dopo tante ore di combustione. La persistenza invece è lieve.
Se proprio devo trovare un neo a questa Havana Nights è che a me non mette voglia di folli notti danzanti fra cosce e zanzare in una umida notte cubana, ma anzi mi rilassa stranamente.
Credo che anche lei stia facendo la sua uscita dalla collezione Woodwick.



WoodWick Pure Comfort
wax melt



Lasciatevi avvolgere dalle rilassanti note di lenzuola stese al sole con delicati tocchi fruttati e muschiati.
Note di testa: agrumi freschi, scorza d'arancia, fogliame verde, aldeidico
Note di cuore: lavanda, giglio, erbe, gelsomino
Note di fondo: polveroso, legnoso, legno di cedro, muschi, palissandro, legno di sandalo
Quando provo un nuovo brand di candele profumate, non posso non provare quelle dal tipico odore fresco di bucato e quindi non potevo scampare a Pure Comfort di Woodwick. In verità le note aromatiche che sento in questa tart, sì mi ricordano qualcosa di fresco, di pulito, ma non è necessariamente associabile a lenzuola stese al sole. Inoltre devo dire che non mi ci ritrovo del tutto nella descrizione perché io di frutta e muschio non ne sento. Sento note floreali, allegre, primaverili, a cui si legano accenti sottili di salsedine. Evidentemente questo bucato è steso vicino al mare. Devo ammettere che la profumazione può risultare un po' chimica, anche in relazione ad una intensità decisamente elevata, ma l'ho trovata comunque armoniosa e piacevole. Se la cava anche in termini di permanenza una volta spenta, per cui è promossa. La preferisco alla Clean Cotton di Yankee, che trovo un po' più piatta e chimica.



WoodWick Biscotti
wax melt


L'aroma paradisiaco della pasta biscottata tostata dolce con ricca glassa alla vaniglia.
Note di testa: cottura al forno, spezie, arancia, cannella
Note di cuore: mandorla, cannella, chiodi di garofano, cocco
Note di fondo: zucchero di canna, balsamo, tonka, vaniglia

Per le stesse ragioni di Pure Comfort, ho provato una tart che immaginavo potesse rappresentare un po' le fragranze dolci e gourmand di WoodWick, ovvero Biscotti. Come vi dicevo poco più su non sono una tipologia di aromi che apprezzo tantissimo ma questa cialda invece mi ha colpito per l'equilibrio delle note. Il mio naso non percepisce tutta la varietà di essenze che vi ho riportato nella descrizione, ma più una miscela di tutte le note. È dolce, ma non troppo da stufare nel corso della bruciatura, è speziata, ma non troppo da risultare pungente e fastidiosa, è calda, ma non da soffocare e far venire la voglia di spegnerla. Si tratta pur sempre di un aroma zuccheroso, deve essere apprezzato come categoria per via della sua intensità ed anche di una certa persistenza. A me Biscotti WoodWick è piaciuta molto, ma devo avvertirvi che anche questa è fuori produzione.



Essendo io un po' lento in molte delle attività che svolgo, mi spiace che alcune di queste Woodwick siano andate fuori produzione o siano diventate difficili da reperire, ma spero di avervi tenuto compagnia e di avervi fatto conoscere un brand che ha me ha stupito. Nonostante le abbia comprate online, quindi basandomi solo sulle descrizioni, non c'è una sola profumazione che non mi sia piaciuta, ed ho notato che rispetto a Yankee Candle ad esempio, trovo le tart intense ma senza risultare nauseanti, molto più bilanciate ed eleganti. Ci sarà sicuramente un update perché il range WoodWick è tutto da scoprire.
Fatemi sapere la vostra esperienza con questo brand se vi va e quali marchi di candele profumate invece dovrei provare.
Qui ho messo alla prova altre wax melt e Petite Woodwick.
In questa recensione invece ho testato altre cialde da sciogliere e una bellissima candela. 




|Beauty Cues|
Prodotti corpo ecobio da MD Discount (con colpo di scena!)

Se non amate i prodotti corpo ecobio ed economici da supermercato, mi spiace dirvi che non possiamo andare d'accordo, perché più o meno l'ottanta percento delle mie review si basa su questi. Credo semplicemente che molto spesso abbiano un giusto rapporto qualità-prezzo, diano buone prestazioni e la facilità di reperirli li rende perfetti per l'acquisto dell'ultimo minuto.
Per questo amo sempre scovarne di nuovi, ed infatti, quando ho visto che anche la catena di Discount MD aveva messo un vendita una nuova linea di prodotti per l'igiene del corpo ovviamente non potevo lasciarla lì.
Vi ricorderete forse l'olio corpo Botanika Naturalmente, ma questa gamma non ha nulla a che vedere con quel brand: si chiama infatti Neoveda, ed è composta da due linee, entrambe con quattro prodotti ovvero la Family e la Baby, quindi per grandi e piccini.

Neoveda cosmetici MD

Entrambe sono certificate ICEA, quindi si tratta di prodotti ecobiologici, hanno dei prezzi così piccoli che vi bastano le monete sparse nella borsa per accaparrarvi uno o due prodotti, ed entrambe le linee sono create dalla Union Cosmetics S.r.l, azienda di Senigallia che produce conto terzi. Non credo che Neoveda sia una meteora da MD perché tutte le volte che ci sono andato i prodotti erano presenti, quindi non credo si tratti di una edizione limitata.
Ovviamente non potevo portarmi a casa tutto l'espositore Neoveda, e per provare qualcosa ho scelto solo due prodotti. La linea Family è tutta a base di Olio d’Argan ed estratto di Fiori d’Arancio, non contengono SLS, petrolati e siliconi, ma al contrario della linea Baby non è testata al nickel.


Neoveda Family Detergente Corpo
Nutriente e Rinfrescante

Neoveda

Un flacone formato famiglia contiene questo detergente corpo di Neoveda, che si presenta come un prodotto essenziale sotto tanti punti di vista: è semplicemente un gel fluido, con un aroma fresco, da cui spuntano qui e lì delle note più agrumate.
Anche l'INCI è essenziale, contiene infatti solo olio di argan e appunto estratto di fiori di arancia che rendono la formula nutriente e tonificante. Ho notato anche la presenza di saccarosio che essendo umettante dovrebbe aiutare appunto a dare idratazione.
Neoveda fortunatamente non fa tanta poesia, e sul retro scrive

Il Detergente Corpo Eco Biologico con Olio d'Argan e Fiori d'Arancio, dalle proprietà idratanti e nutrienti, dona alla tua pelle una piacevole e naturale sensazione di morbidezza e fresco benessere oltre che lasciarti un delicato profumo. Grazie alla sua formula priva di agenti schiumogeni aggressivi, parabeni, coloranti e petrolati può essere usato per la detersione quotidiana.
Con una spugna questo Detergente Corpo Neoveda produce davvero tanta schiuma, voluminosa e avvolgente, che resta nel corso di tutta la doccia, e se come me iniziate a farvi domande esistenziali mentre siete in bagno, i tempi si allungano. Tuttavia la schiumosità non comporta né una difficoltà durante il risciacquo, né aggressività sulla cute. A me infatti lascia la pelle ben pulita ma non la sento né secca né tirante, anzi resta morbida e liscia.



Certo che applico la crema corpo dopo, ma questo bagnoschiuma non va ad accentuare la secchezza di certe zone, come braccia e gambe nel mio caso.
Il bottiglione formato famiglia ha davvero senso di esistere perché credo che il Detergente Corpo Neoveda family si adatto un po' a tutte le tipologie di pelle, anche un po' più secche e sensibili e non lascerà scontenti chi vuole tanta schiuma morbida. La profumazione non riesce a varcare la soglia del bagno, ma ciò non rende questo detergente meno valido, anzi è uno di quei prodotti che non solo mi sono piaciuti ma su cui secondo me si può far sempre affidamento.

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Neoveda Family Crema Fluida Corpo
Nutriente e Rinfrescante


Come vi dicevo, dopo il Detergente Corpo ho il piacere ma non l'estrema necessità di applicare una  crema corpo ed ho scelto ovviamente quella disponibile nel range Neoveda, cioè la crema Fluida.
Non esattamente un nomen omen per la texture perché a mio avviso è caratterizzata da una densità media, che consente una stesura facile, veloce, anche nell'assorbimento, e con una scia bianca così minima che in un paio di manate è completamente sparita e la crema si assorbe.
Anche in questo caso la descrizione di Neoveda è abbastanza stringata e recita:

"Regala al tuo corpo la naturale morbidezza con la Crema Fluida Corpo Eco Biologica. La sua formula arricchita con Olio d'Argan e Fiori d'Arancio protegge ed idrata la pelle, lasciandola morbida e piacevolmente profumata."
In realtà la formulazione contiene anche glicerina ed altri emollienti come olio di germe di grano, ma il risultato non è una consistenza untuosa o pesante, anzi. La crema fluida corpo Neoveda mi è piaciuta proprio per questo, perché idrata ma lo fa in modo gradevole, sufficientemente duraturo e senza inconvenienti che mi abbiano fatto pentire dell'acquisto.
Certo, non è una crema ricca per per pelli secche, né promette di esserlo, ed io stesso in una stagione più aspra mi rivolgo ad altri prodotti, è più indicata a cuti normali o leggermente disidratate come la mia al momento; inoltre dà anche una bella sensazione di freschezza, quindi credo che nei periodi più caldi vada bene un po' per tutti.



Arrivato a questo punto nella mia mente iniziava a risalire un ricordo decisamente lontano: le confezioni, gli ingredienti, la sensazione sulla pelle, le profumazioni e la performance in genere di questi prodotti Neoveda mi ricordavano qualcosa che avevo già provato in passato. Tornare indietro con la memoria non è facile per chi ha provato decine e decine di prodotti, ma ad un certo punto è arrivata l'illuminazione e mi son ricordato dei prodotti corpo di Naturaverde Bio che ho provato tre anni fa. Non so se siano ancora in vendita ma sono identici: gli INCI sono identici. L'inghippo non so dove stia visto che Neoveda e Naturaverde sono prodotte da due aziende sempre di Senigallia ma diverse: la So.Di.Co e la Union Cosmetics. Quindi se avete provato appunto il Detergente corpo e la Crema Fluida di Naturaverde e non riuscite più a reperirli, questi disponibili da MD sono perfetti sostituti.

Ma colpi di scena a parte, la crema Corpo Fluida Neoveda su di me funziona bene, è gradevole, fresca, la profumazione, che è praticamente uguale al detergente corpo, permane in modo delicato e dà una bella sensazione. Aspettarsi di più da una crema corpo da pochi euro sarebbe assurdo, l'unico aspetto che magari cambierei è il formato, per avvicinarlo a quello del detergente corpo.

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Essenziali ed efficaci penso siano gli aggettivi più azzeccati almeno per questi prodotti corpo Neoveda. Spero che appunto restino disponibili fra gli scaffali dei discount MD perché non solo conto di provare gli altri detergenti ma mi auguro che la linea si arricchisca con magari qualche referenza viso.




Joker non è il film che mi aspettavo

Mi accodo per ultimo alle tantissime recensioni che sono arrivate per la nuova versione di Joker (2019) perché la mia opinione in parte si discosta dalle molteplici voci positive che hanno circondato questo film.


Arrivo tardi e cerco anche di non fare troppo rumore (ma farò sicuramente qualche spoiler) perché conosco poco i fumetti DC Comics e ancora meno i personaggi che li costellano, ma era tanto il chiacchierare che la mia curiosità, che in principio sinceramente non era così forte, è cresciuta, e volevo capire come mai stesse ricevendo così tante attenzioni e se potesse dare a me le stesse emozioni.
C'è pure una piccola fetta di persone che ha criticato Joker, considerandolo credo l'esaltazione della violenza che può essere emulata da masse ignoranti, ma in realtà non credo sia così.
Siamo agli inizi degli anni '80 in una città che vive una crisi a più livelli, ed in questo Bronx chiamato Gotham City, una persona come Arthur Fleck fatica a restare in piedi, schiacciato da una società che non ha spazio per quelli come lui. Arthur sogna di diventare un cabarettista grazie anche alla madre con cui vive che gli ha sempre detto che avrebbe dovuto far ridere il mondo. Ed Arthur ride, in maniera sguaiata a volte, ma non lo fa volontariamente, ma per una malattia mentale che lo fa apparire strano e inquietante agli occhi degli altri. Sarà per questo vessato, preso in giro, picchiato, e resterà un incompreso fino a rivelare la sua vera natura.



Joker non è e non può essere l'esaltazione della violenza, perché le scene più crude sono ben calibrate e mai gratuite o buttate a caso, e più in generale è chiaro come quella società che ci palesano è praticamente uno specchio della nostra, dove sembra che i valori passino solo attraverso i mezzi elettronici, in quel caso la televisione, dove trovare un'arma è semplicissimo (specie negli USA dove è un problema più che concreto) e dove si vive e si sente una crisi, un malessere ed una tensione quasi elettrica che circonda chiunque viva a Gotham City. In questo contesto estremamente realistico e vicino a quello che viviamo, l'inizio del film mi ha letteralmente chiuso lo stomaco, e per me è una cosa quasi impossibile.
Il merito è ovviamente anche di Joaquin Phoenix che ha reso in maniera straordinaria Joker, mutando proprio fisicamente, ma soprattutto con una espressività incredibile. A me ha dato l'impressione che riuscisse ad invecchiare e ringiovanire, ad accendersi e spegnersi da una scena all'altra, a trasmutare in un solo secondo in base tutte le personalità che Arthur contiene. Se non gli danno un Oscar per questa interpretazione giuro che gliene faccio uno io, pure col das, e glielo porto a nuoto, perché è solo grazie alla sua interpretazione che il film sale tantissimo di livello secondo me.


Su questo aspetto siamo tutti d'accordo, ma per il resto questo Joker apre a diverse teorie e ipotesi sulle vicende a cui assistiamo.
Una delle teorie sul film più accettate è che ciò che accade sia solo nella testa del personaggio, tutto quello a cui assistiamo in realtà è un film mentale, e questo ha un senso visto che io stesso ho notato molti elementi ripetitivi, come ad esempio il fatto che tutte le donne con cui Joker parla sono nere e sembrano quasi la stessa persona, o elementi poco credibili, come il fatto che dei ricconi di Wall Street con tanto di pataccone d'oro al polso prendano la metropolitana di notte.
In generale vediamo Joker più volte presentarsi, ballare e fare l'inchino ad un suo pubblico immaginario, di cui sente le risate e gli applausi, per cui è credibile che tutto quello che succede sia solo il culmine della follia di un uomo che per tutto il tempo non aspettava altro: essere accettato per quel che è.
Questo fa traballare a mio avviso molto la stabilità del film, perché qualunque cosa possa pensare, o fare, o immaginare o vivere Arthur Fleck, stiamo sempre purtroppo parlando di un malato mentale, con un quadro clinico fatto di mancanze affettive e traumi infantili.
Questo si riflette anche nel fatto che tutto quello che mette in moto il protagonista, alla fine, è involontario e spesso sono altre persone a far sì che appunto accada qualcosa.
Arthur non punta al potere, al successo, alla fama, vuole sicuramente rispetto da parte degli altri, e vuole il riconoscimento, quasi l'affetto, da parte di quell'uomo che vede ed ammira in tv, ovvero Murray Franklin, ma ripeto, non sembra aver coscienza della sua eventuale influenza. 



È affascinante come Joker, in questa sua probabile fantasia, si ritroverà a capo di una folla scalmanata e pericolosa che lo acclama senza nemmeno sapere chi sia, se non uno come tanti truccato da clown, perché credo che sia una riflessione interessante, d'altronde tanti capi politici scellerati sono saliti al potere facendo leva su i peggiori istinti umani, quindi diventa una metafora non scontata, ma nel film questa interpretazione è scollegata dal resto: Arthur non ha una reale coscienza del fatto che ciò che si è scatenato non è dovuto a quello che ha fatto, ma per come qualcuno ha interpretato la sua maschera, e per come viene distribuita la sua immagine dai media.
La giustificazione che quindi la realtà crea mostri ogni volta che si gira dall'altra parte, è un po' debole secondo me, perché parliamo pur sempre di una persona che sta male e che purtroppo non ha avuto il supporto di cui aveva bisogno. Era possibile ad esempio che, pur avendo il sostegno di cui necessitava, pur non subendo l'assenza di empatia da parte di estranei che incontra nella sua giornata, essendo una persona con un disturbo, poteva comunque diventare poco raccomandabile. Attenzione, non intendo dire che le persone con malattie mentali sono destinate ad impazzire o a diventare pericoli per la società, perché oggi purtroppo i veri pericoli sono quelli che si ritengono psicologicamente stabili.



Ho molto apprezzato anzi che in questa versione di Joker si parli delle malattie psichiche molto apertamente, soprattutto su come non vengano prese seriamente, anche dalle istituzioni che non offrono sufficiente supporto a queste persone; ci viene in parte mostrato come una persona che soffre di queste malattie vuole ed ha il diritto di avere una vita quanto più possibile "normale", così come le risposte che il protagonista darà saranno in parte coerenti con ciò che ha subito e non sarà solo una presa di posizione, ndò cojo, cojo, ma pur non essendo un neuropsichiatra, mi sento di dire che la questione del problema di Arthur va ad indebolire la trama ed il messaggio che ci stanno trasmettendo.
Si indebolisce quando ad esempio Joker si renderà conto che la madre ha anch'ella disturbi psichici, con tutto quello che ne consegue, eppure, da persona che ha subito diversi traumi, da uomo che chiede ad alta voce agli altri di comprenderlo, non sarà poi altrettanto comprensivo. È normale che non abbia gli strumenti per capire la madre, ma non mostra minimo dubbio su ciò che farà.
Quindi da spettatore mi chiedo: devo accettare che sia un personaggio folle, che non ha lucidità mentale e che è stato abbandonato a sé stesso, o che sia un cattivo tout cort, o che sia entrambi? A me nessuna strada convince fino in fondo perché tutto mi porta a staccarmi, a guardare con occhio più critico e a non dare alcuna giustificazione a questo personaggio.


Attenzione parte seconda: non credo che si possa empatizzare con il protagonista, non credo che il film volesse farci esclamare un "Oh povero Joker incompreso e calpestato da tutti, fai bene, ammazzali tutti" senza farci più o meno intendere che non è bianco o nero, perché la personalità di Arthur si fraziona in una scala di grigi, ma credo volesse darci la base per capire come si sia arrivati al Joker che conosciamo.
Tuttavia non è giustificato ma è comprensibile che Arthur purtroppo risulti come un invisibile perché tutta la società che ci descrivono non ha rispetto per nessuno, è per questo che la gente scenderà in teoria a creare il caos per le strade. È qui secondo me che il film si azzoppa da solo: mi porti per un percorso che dovrebbe essere un vicolo cieco, ma ci trovo infinite scappatoie.
La mia percezione quindi si limita alla comprensione e non arriva del tutto alla mia sensibilità.
Non ho visto come questo film riesca a scavallare il divario fra cinecomic ed un cinema più introspettivo. Non ho visto un reale approfondimento della mente del personaggio o delle dinamiche sociali, secondo me sono accenni abbozzati, in parte già noti, non vediamo il passato di Arthur, ad esempio, o i reali problemi dei cittadini di Gotham, se non l'indignazione verso Thomas Wayne, il bianco conservatore (e la spazzatura, che, per carità è un bel problema). E soprattutto non vediamo un vero crescendo verso la follia ma solo il grilletto di Joker pronto a scattare nella mente di Arthur.


A fine film, che ho guardato con molto interesse, avevo voglia che continuasse perché quello che avevo visto non mi era bastato sinceramente, non per un senso di ingordigia e appagamento, ma perché mi mancava qualcosa. Mi mancava qualcosa di diverso o nuovo su cui riflettere, mi mancava quel pugno nello stomaco, per quanto ci sia sicuramente tanto dolore e amarezza. Magari semplicemente non l'ho capito e non ho colto molte cose, e sono pronto ad ammettere le mie colpe. So che non ci saranno sequel, né collegamenti con altre pellicole, credo anche perché è un film che vuole risultare poco chiaro, vuole aprire più scenari, incastrandoci nella psiche di un personaggio che non deve avere per forza coerenza.
Joker è un film più che valido, che ha fatto parlare di sé, e che ha appunto smosso a creare teorie e trame di vario tipo e spessore per comprenderlo, quindi ha raggiunto il suo obbiettivo, e io stesso credo sia da vedere per farsi una propria idea, ma non è il film, o meglio il capolavoro che mi aspettavo.


Genere: drammatico, thriller
Durata: 123 minuti
Regia: Todd Phillips
Uscita in Italia: 4 Ottobre 2019
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Voto 8




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