Ho messo a dura prova la nuova Colorazione Permanente Garnier Good, e questa è la mia esperienza

Non è un segreto il fatto che tinga i capelli in casa ormai da anni, e che nel tempo sono passato dall'henné, che non mi soddisfaceva affatto, alle tinte chimiche, e vi avevo anche rivelato qual è quella che uso abitualmente e che preferisco.
Difficilmente cambio brand e tipologia di tinta perché non amo perdere tempo e soldi per poi ritrovarmi con una colorazione più o meno permanente che non risponde alle mie esigenze o che semplicemente non mi piace. Poi sono stato come tutti bombardato dalla pubblicità della nuova Garnier Good, una colorazione permanente, senza ammoniaca e declinata in 12 nuance, che promette il 100% di copertura dei capelli bianchi e una durata fino ad 8 settimane. 


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💸 € 8.90 (in offerta)/ 15  
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🗺 Polonia/Belgio
⏳  Kit monouso/ 12 Mesi
🔬 Vegan, Cruelty Free


Avrete visto un po' ovunque questo barattolone, e all'interno ci potete trovare tutto l'occorrente per creare la vostra tinta: le due fasi da unire per creare la crema colorante, la spatola per miscelare, il balsamo nutriente post colorazione, i guanti e le istruzioni. 

La particolarità però rispetto ad altre tinte è che ha una formulazione del kit ha il 90% di ingredienti naturali, ma, come indicato, nella percentuale viene incluso il 79% di acqua, mentre l'11% è da altre fonti. Bisogna avere la consapevolezza che non si può trattare di puri ingredienti presi da campi, vallate e piantagioni e schiaffati in una confezione, perché questo è più o meno quello che accade per l'henné, che ad oggi è l'unica sostanza naturale che ha un potere colorante sui capelli.
Quando si parla invece di tinte chimiche permanenti bisogna sempre aver chiaro che ci sono sostanze più o meno aggressive sintetiche che agiscono sulla natura del capello per tingerlo.
Nel caso della Good, la formulazione non contiene siliconi, e appunto ammoniaca, ma nella tinta ad esempio non ho visto particolari ingredienti da origine naturale o vegetale che possano condizionare il capello. 
Il balsamo nutriente è arricchito con burro di karitè del Burkina Faso ed olio di semi di girasole.

Ho usato la Garnier Good nella colorazione Nero 2.0 per due volte nel corso di più o meno due mesi, perché volevo essere certo della mia opinione prima di raccoglierla in questa recensione. 
Partiamo dall'uso e dall'applicazione: è una tinta per capelli facile da preparare, e se non ho malinteso, i due sachet con la crema colorante e il rivelatore in crema hanno un doppio livello di apertura, credo per poter fare un patch test prima di applicarla su tutto il cuoio capelluto, senza sprecare il prodotto. Questa è in effetti una trovata geniale in caso di particolari allergie.

Una volta miscelati le fasi A e B, in pochi secondi si ottiene una consistenza molto cremosa, senza grumi che Garnier suggerisce di applicare sui capelli come se fosse una maschera. Questo ha generato il caos, perché alcuni, per ignoti motivi hanno iniziato a credere che fosse una sorta di balsamo riflessante temporaneo, ma la risposta è no: semplicemente la Good ha una consistenza leggermente più corposa rispetto ad altre tinte home-made, ed in effetti non gocciola. Io ho preferito applicare il tutto col pennello, perché è più semplice, preciso in caso di bianchi e si evitano sprechi.
La profumazione di questa nuova tinta Garnier è erbosina, abbastanza naturale, intensa ma non troppo invadente, anche rispetto ad altri prodotti che hanno quel profumo molto chimico e pesante.
I tempi di posa sono leggermente inferiori rispetto al solito, infatti sono indicati solo 30 minuti contro i 40 di altri prodotti.

Quindi, nella mia esperienza do un pollice su sia per l'uso che per l'applicazione, ma devo dire che forse, il ritrovarsi tutta la tinta nel barattolo, può far sbagliare a distribuire equamente il prodotto fra i capelli a chi non è avvezzo. Questo credo dipenda molto dall'esperienza. 
La cremosità poi della Garnier Good comporta che non si possa "barare" con l'applicazione, quindi se avete capelli medio lunghi da coprire interamente, potrebbero servire almeno due confezioni. Io con i miei capelli folti e spessi ma comunque corti, faccio una applicazione abbondante e omogenea con una confezione. 

Durante la posa, in entrambe le volte che ho usato la tinta, non ho avvertito pruriti o bruciori al cuoio capelluto, se non un lieve pizzicore quando stava per arriva il momento di sciacquarsi. Io ho un cuoio capelluto parecchio sensibile, specie in estate, per cui questo è un aspetto fondamentale per me. Direi quindi che ha una delicatezza media sulla cute, ed è tollerabile anche da pelli reattive come la mia, ma ora ci arrivo. Una volta terminata la posa, il risciacquo della colorazione è abbastanza semplice e non mi è sembrato richieda più tempo, acqua e shampoo di altre tinte. Inoltre non mi macchia la cute più di altri prodotti.
Ho scelto la nuance Nero 2.0 perché faccio sempre un colore "tono su tono", visto che il mio colore naturale è un bruno molto scuro, e visto che, portandomi avanti, so già che qualunque tinta scaricherà "settandosi" su una colorazione per me molto naturale.


La nuova colorazione permanente Good, su di me, mi dà un colore omogeneo, che è un nero neutro, non troppo freddo, con riflessi bluastri, ne troppo caldo. Mi copre davvero bene i capelli bianchi, ed io ne ho parecchi ed ostici da colorare, non creando scalini o differenze di colore fra ricrescita, residui della tinta precedente e colore naturale.
Ho notato però, in entrambi gli utilizzi che ho fatto, che i capelli non mi risultano né più morbidi né più luminosi, anzi mi sembrano più secchi. Di mio ho delle lunghezze secche per cui è diciamo un aspetto che mi spaventa. Devo però dire che il trattamento nutriente post shampoo non fa il miracolo: è una maschera densa, da lasciare agire 3 minuti, ed ha una buona azione districante ma non è fra i prodotti più lucidanti ed ammorbidenti che abbia provato. Comunque la confezione del balsamo è richiudibile quindi si può sfruttare anche per altri lavaggi. 
Quello che per me è importante in una colorazione è che sia però duratura e questa Good di Garnier non lo è al 100% su di me. 


Come dal titolo, l'ho messa a dura prova non solo con lavaggi, ma anche con impacchi oleosi, ed una volta anche di henné neutro, bagni al mare e sole. Questo è quanto faccio abitualmente con qualunque tinta, quindi mi aspetto una certa performance. Non ho trovato una risposta completamente affermativa in questa tinta: dopo circa un mese, quindi più o meno 8 lavaggi, infatti emerge un lieve riflesso caldo che a me non piace moltissimo, e i bianchi mi risultano qualche tono più chiaro. 
Questo non significa che la colorazione Good sparisca del tutto e divento pel di carota, ma che se voglio mantenere la stessa tonalità intensa, con i giusti riflessi e si adatti a me, non posso attendere più di un mese per fare un'altra tinta.
C'è un altro aspetto che non me la preferire ovvero il prezzo: da me, senza offerte, si aggira a 11/15 euro, quasi il doppio rispetto alla mia tinta abituale, e considerando che devo tingere dei capelli corti per me la spesa non vale l'impresa, specie nel lungo periodo.

Voi avete provato questa Garnier Good?


A proposito di nuove tinte con ingredienti naturali (più o meno), ho provato la Casting Natural Gloss di L'Oreal, la recensione è qui. 


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And Just Like That: un bilancio della seconda stagione

L'anno scorso ho fatto a pezzettini, frullato e fritto la prima stagione di And Just Like That, che ha segnato il ritorno delle protagoniste di Sex and The City, Carrie, Miranda e Charlotte.
Un sequel che aveva creato una nube di curiosità e nostalgia ma che alla fine, per me, si era rivelato fiacco, ripetitivo, senza nulla di particolare da dire, e soprattutto pesante nel voler rendere la serie assurdamente inclusiva e moderna. 

and just like that 2 recensione

Dal 23 giugno al 25 Agosto è però andata in onda su Sky la seconda stagione di And Just Like That che ne ha risollevato un po' le sorti, andando a correggere alcune storture, ma forse aggiungendone altre. 
Tutta la stagione è costellata da una maggiore fluidità, anche quando gli episodi non portano a nuovi sviluppi, sembra che tutto sia più facile da seguire, più coinvolgente e sembra che ci sia più equilibrio fra le parti. 
And Just Like That 2 infatti sa quando concentrarsi sul terzetto Carrie, Miranda e Charlotte, e quando mettere in mezzo i nuovi personaggi, riducendo ad esempio la presenza di Che Diaz, la cui linea narrativa non mi ha mai convinto del tutto, e della professoressa Nya Wallace, di cui in fondo non interessava poi molto a nessuno, e che narrativamente non avevano molto da dire.
Le protagoniste invece iniziano ad avere, fra alti e bassi, un maggiore focus nel loro percorso. 

seconda stagione and just like that

È secondo me Miranda, la più grande delusione della prima stagione, quella che mi ha convinto di più per la capacità di prendere finalmente le redini della sua vita, di cercare di rimediare ai suoi errori e tornare in cima con maggiore sicurezza.
Charlotte invece riesce ad offrire una versione diversa di sé e darci una lezione: ha sempre tentato di essere la moglie perfetta, ma vuole finalmente uno spazio per sé, per evolvere, e questo sarà una lezione anche per il marito, e spiegargli quanto lei abbia fatto per la sua famiglia in questi anni, fisicamente ed emotivamente, e adesso è arrivato il momento di dare il suo contributo.
L'unica che forse merita un pollice verso è Carrie Bradshaw (Sarah Jessica Parker), le cui scelte più e più volte mi hanno lasciato perplesso. 
Ora, qui non ho intenzione di fare spoiler, ma penso che tutti avessimo letto del ritorno di Aidan, che poteva dare ad And Just Like That 2 quell'effetto nostalgia ma con un occhio al futuro che non guasta.

carrie aidan and just like that

In realtà sono arrivato agli episodi finali molto amareggiato dal rapporto fra di loro, che secondo me non ha coerenza e logicità da nessuna prospettiva, e che spesso vede Carrie buttarsi senza riflettere, voltando completamente le spalle al passato, quasi come se non fosse la donna di 50+ anni che ha affrontato un lutto da cui è nato un libro che lei stessa faceva a leggere per registrare il suo audiolibro. 
È comprensibile la voglia degli sceneggiatori di lasciare delle porte aperte per la terza stagione ormai confermata, ma questo non significa che bisogna rendere i personaggi completamente umorali e abbassare del tutto la loro razionalità.
E Samantha Jones? Si era parlato, anche qui, senza spoiler, di un ritorno di Kim Catrall per un cameo piccolo, giusto per accontentare i fan, ma non ho amato come è stata re-introdotta, considerando che non abbiamo saputo, né mai sapremo a questo punto, come si fosse concluso il suo incontro con Carrie a Parigi. 

il ritorno di samantha in and just like that

Per come è stata impostata questa "rimpatriata", mi chiedo come sarà possibile escludere Samantha dalla narrazione futura.
Anche le storyline collaterali di AJLT 2 mi sono sembrate trattate con superficialità, ed è un peccato. 
Mi riferisco soprattutto a come viene raccontata la storia di Anthony e la nuova fiamma Giuseppe: tutta questa serie si basa sugli amori in una età più matura, ma c'è modo e modo di raccontare i propri peletti e le proprie limitazioni e le proprie convinzioni. 
O ancora, Lisa Todd Wexley (Nicole Ari Parker) avrebbe potuto aprire una parentesi sulla maternità in una fase più adulta della vita di una donna, invece tutto risulta abbozzato e sembra ruotare attorno all'atavica scelta fra lavoro e famiglia.

La stessa Seema Patel, che cerca di riempire fin dai primi episodi il vuoto lasciato da Samantha, non riesce a trovare una sua vera e propria evoluzione. C'è stato, nei suoi riguardi, un bel momento in cui si è potuto parlare di amicizia, e in cui appunto si sono fatto velati riferimenti ad un'altra amica perduta, ma l'impatto di Seema non è abbastanza incisivo per farsi notare. 

And Just Like That... 2 mi è sembrata più coesa, più facile da seguire, più divertente, ed a volte più toccante rispetto alla prima stagione, senza mai ovviamente rinunciare a quella eccentricità glamour che distingue la serie da sempre. Ho colto la voglia di dare ai personaggi l'opportunità di uscire dagli schemi mentali e lanciarsi verso percorsi di vita differenti, e c'è stato un passo avanti, forse proprio grazie alle tonnellate di critiche che sono volate con la prima stagione. Penso però che ci sia ancora della strada da fare affinché si possa arrivare ad una serie cult come l'originale.
Quali sono state le vostre impressioni?




Un nuovo siero viso con i migliori attivi

Ogni tanto ho la fortuna di provare prodotti che mi sembrano carini sulla carta, ma che poi si rivelano delle scoperte piacevoli e interessanti. 
Di recente ho testato il nuovo Freshly Juiced Vitamin Charging Serum di Dear, Klairs.


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🏋 30ml 
🗺 Made in Corea
⏳ 6 Mesi
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Risale addirittura al 2010 la fondazione di Klairs, un dei marchi più famosi, che però nonostante lo avessi visto ovunque per diverso tempo, non avevo ancora messo alla prova. Il primo passo dell'azienda è stato quello di creare una skincare per pelli sensibili, e per questo è diventata "dear, Klairs", come l'incipit di una lettera scritta ad una ipotetica ragazza in cerca di una soluzione alle sue esigenze cutanee. Nel corso degli anni, Klairs ha mantenuto una gamma di prodotti deliberatamente contenuta, ma ben studiata come molti brand coreani, sfruttando attivi interessanti, efficaci e che a me piacciono molto, e l'azienda si impegna fortemente a mantenere la linea cruelty free.
Klairs aveva già delle Vitamin Drop con il 5% di vitamina C e peptidi, ma hanno pensato di creare una formulazione ancora più concentrata e potente, che potesse contrastare macchie cutanee, migliorare la texture, ma anche idratare e lenire la pelle.


Il Vitamin Charging Serum, lanciato lo scorso maggio, contiene infatti il 10% di vitamina C nel derivato di acido 3-O-etil ascorbico, ma a questo si aggiungono anche altre vitamine, come il 3% di niacinamide (vitamina B3), lo 0.2% di pantenolo (o vitamina B5), e il tocoferolo (o vitamina E). A prendersi cura delle pelle ci sono anche acido ialuronico, l'estratto di limone, pompelmo e uno dei componenti della centella asiatica, ovvero la Madecassoside, che lenisce e idrata, ma sembra da uno studio che in congiunzione proprio con la vitamina C riesca ad avere una azione anti age. 
Non ci sono nell'INCI sostanze come alcol e siliconi. 
Questa miscela di attivi cercano quindi di rispondere alle promesse che Dear, Klairs affida al Freshly Juiced Vitamin Charging Serum, ovvero di contrastare le pigmentazioni e l'ingiallimento cutaneo, di rendere la pelle più liscia, di migliorare l'idratazione, contrastare le rughe sottili, e avere un effetto anti ossidante. Ci saranno riusciti?

Si tratta di un siero liquido, trasparente, che secondo me non ha un odore specifico, ma ha nota evanescente e fresca, quasi alcolica, data dall'insieme degli ingredienti. Su di me questo Charging Serum si assorbe rapidamente e non lascia davvero residui appiccicosi o oleosi, ma non consiglio di esagerare con le quantità: basta un pump di prodotto per coprire l'intero viso. Quando, nei miei esperimenti di prova, ho esagerato, ho notato che il siero restava un po' più appiccicoso sul viso e richiede qualche istante in più ad assorbirsi, ma non è assolutamente necessario calcare la mano con le dosi. Tra l'altro, la confezione non solo è perfetta per proteggere il siero dall'ossidazione, ma riesce a dosare bene il prodotto. 

Dear, Klairs non dà specifiche su quando utilizzare il Vitamin Charging Serum, ma solo che può essere applicato dopo il tonico e che funziona anche come base trucco perché non fa pilling. Io ovviamente l'ho provato in ogni modo. 
Per me infatti è stato parte di una routine giornaliera essenziale, visto che comunque in un unico prodotto trovo più attivi, in cui lo faccio seguire solo dalla protezione solare, ma anche nella skincare serale quando sopra ci vado ad applicare altri sieri e creme.

Il Freshly Juiced Vitamin Charging Serum mi ha subito dato una buona impressione perché è stato, fin dalla primissima applicazione delicato sulla pelle, non mi ha dato pizzicori, formicoli o rossore. È vero che sono abituato ad usare la vitamina C, ma è anche vero che il 10% non è proprio poco. In ogni caso, Klairs ha studiato il prodotto per adattarsi anche a pelli sensibili.

Quindi fin da subito sono riuscito ad usarlo con costanza e fin dai primi utilizzi ho notato che in effetti idrata bene la pelle, ma non appesantisce, anche in quegli esperimenti che vi dicevo, e lascia subito una sensazione di un viso più liscio e più compatto, ma senza rendere la pelle tirante.
Personalmente non ho macchie vere e proprie ma sfrutto la vitamina C sia come scudo anti ossidante, sia per rendere il mio incarnato più omogeneo e luminoso, e il Charging Serum Dear Klairs ci riesce.
In particolare, lo avrò detto in altre occasioni, il mio incarnato si ingrigisce intorno alla bocca (mai capito perché) e con questo siero riesco a contrastare questo alone. 

Come vi accennavo, l'ho davvero provato in ogni modo, e non ho trovato che interagisse male con una skincare minimale o una più stratificata: lui semplicemente sta lì, agisce e non disturba. Secondo me può essere adatto davvero a tutti, sia a pelli secche che miste, e magari anche a chi non ha ancora sperimentato con la vitamina C.

Vista la mia esperienza e visto che non gli ho trovato un solo difetto, ho eletto il Freshly Juiced Vitamin Charging Serum some uno dei sieri migliori per l'estate, e mi ha dato l'input a provare altri prodotti Dear, Klairs. 
Voi lo avete provato?



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Due Miniserie TV a Confronto: Promozioni e (quasi) Bocciature

L'estate può essere l'occasione per qualche recupero seriale, o ancora meglio, mini seriale. Erano diversi mesi che puntavo a due titoli in particolare e solo nel corso delle ultime settimane ho potuto vedere due miniserie che mi avevano attirato. Una è stata una scoperta che secondo me piacerà a molti di voi, l'altra non posso definirla una bocciatura, ma mi ha lasciato poco. Vediamole insieme, ma fatemi sapere anche la vostra nei commenti. 



The Pursuit of Love - Rincorrendo l'amore
Miniserie

the pursuit of love serie tv

Risale al 2021 questa miniserie, che però è stata pubblicata su Sky in italiano solo a settembre del 2022. The Pursuit of Love è una produzione BBC che mi aveva attirato per la presenza di Lily James e Andrew Scott, ma anche (purtroppo) Dominic West (che scatenò i pettegolezzi per aver tradito la moglie con la James proprio durante le riprese), ed il cast in generale, ma anche per quello che immaginavo potesse essere lo stile.
Tratto dal romanzo autobiografico di Nancy Mitford, pubblicato nel 1945, The Pursuit of Love ci fa scoprire le vite di Linda e Fanny, due cugine che provano un affetto profondo l'una per l'altra ma con due caratteri opposti che le porterà a vivere due vite distanti, inseguendo appunto l'amore. Ciò nonostante le due cugine si ritroveranno e ci saranno sempre l'una per l'altra, soprattutto nelle delusioni.

lily james in the pursuit of love

Oltre ad un cast ricco e vario, fra le prime cose che ho notato di The Pursuit of Love è stata l'ottima realizzazione dello spaccato storico, degli scenari, e della nobiltà inglese, ma si coglie anche la voglia della scrittrice di raccontare due animi femminili differenti, in alcune fasi della vita, in cui inserire parte del suo vissuto o di ciò che avrebbe voluto vivere. 

The Pursuit of Love alla fine, con ironia e un buon ritmo, parla di donne, delle loro scelte di vita, e della rottura di ideali, stereotipi, pregiudizi e ruoli che da sempre si ritrovano a ricoprire, e che la in parte società impone. 
Linda infatti è spigliata, vuole essere libera, e si dimostrerà disposta a lasciare tutto pur di inseguire i suoi sogni romantici, ed in questo senso rappresenta una femminilità più moderna, che si scontra con una visione più tradizionalista e "casalinga" raccontata attraverso Fanny, ma alla fine entrambe si ritroveranno insoddisfatte.

recensione the pursuit of love

So che forse mi prenderete per pazzo, ma metto The Pursuit of Love - Rincorrendo l'Amore nelle quasi bocciature perché alla fine non mi è rimasto nulla emotivamente.
In particolare sono stati i personaggi a non suscitarmi molto, e devo ammettere che, a distanza di tempo da quando ho visto la miniserie, non ho capito se è stato per una mancanza di empatia nei confronti per come sono stati messi in scena e scritti, o per altre motivazioni.
Inoltre, sebbene non ami definire le serie tv in base al genere di pubblico a cui si potrebbe indirizzare, forse The Pursuit of Love è più adatta ad un pubblico femminile, che in qualche modo si può rivedere meglio nelle due protagoniste.

Ho riscontrato però anche altri problemi: il primo episodio ad esempio mi è sembrato leggermente caotico, ma man mano le cose ingranano. Si arriva però ad un finale che, non avendo letto il romanzo, mi ha sorpreso, ma è stato allo stesso tempo deludente. 
Ho cercato un po' di capire anche cosa dicessero le altre recensioni, e mi è capitato di vedere grandi paroloni, ma poi voti nella media, quindi forse non è stata solo una mia percezione che qualcosa mancasse. Probabilmente si tratta di una di quelle vicende che riescono ad essere più appassionanti sulla carta stampata, ma non avere quel quid per emergere sullo schermo e in un panorama seriale affollato.
Si tratta per fortuna solo di tre episodi, quindi nulla di lungo e noioso, ma alla fine non mi sono sentito così tanto coinvolto nel seguirlo. 



A Small Light
Miniserie

a small light disney plus recensione

Da Maggio di quest'anno è invece disponibile su Disney+ una miniserie su una storia che non conoscevo, o meglio non la conoscevo da questa prospettiva. A Small Light racconta di Miep Gies, una giovane ragazza, una semplice segretaria ma che per 2 anni tenne nascosta la famiglia Frank, Otto e la moglie Edith insieme alle loro figlie Margot e Anna, ed altre quattro persone perseguitate dalle leggi raziali in quanto ebrei.
Molti conoscono la storia dei Frank, i quali tentarono di fuggire all'ascesa del nazismo ed Hitler spostandosi dalla Germania ai Paesi Bassi, ma quando i tentacoli del Reich si espansero, per loro e per milioni di persone non ci fu scampo. Qui entrano in gioco le storie di tanti uomini e donne che cercarono di accendere una piccola luce di speranza nella vita di queste persone, provano a metterle in salvo.
Così fecero Miep, e suo marito Jan, che oltre ad aiutare gli inquilini dell'Alloggio Segreto, salvarono le pagine del diario di Anna Frank.

recensione serie tv disney

Abbiamo letto e visto la storia di Anna in decine di film e libri, eppure fino ad adesso non mi era capitato di sentire parlare di Miep Gies, e per fortuna A Small Light, creata da National Geographic, riesce a portare a noi questa storie, e credo lo faccia nel migliore dei modi.

La miniserie infatti riesce a raccontare sia parte della vita di Miep, inclusi gli eventi che l'hanno spinta a lavorare con Otto Frank, ma anche ciò che accadde durante le deportazioni degli ebrei. È vero che c'è sempre un'ottica corale, ad esempio includendo anche l'attività del marito Jan (interpretato da Joe Cole), ma si torna sempre alla ragazza, che in fondo altro non è che un simbolo. Leggevo infatti che anche gli altri dipendenti di Otto Frank contribuirono in tutto ciò che poteva essere necessario a celare la presenza degli inquilini, e ovviamente garantire loro sussistenza e cibo, ma immagino che per regole cinematografiche era necessario puntare l'attenzione su un personaggio, per non creare confusione, e appunto trasmettere un messaggio chiaro.

Allo stesso tempo sono stati inseriti altri personaggi di fantasia che allo stesso modo ci danno altre prospettive, come tutti coloro che, pur di non perdere i loro affari, si sono voltati dall'altra parte o piegati alle leggi naziste. Lo stesso escamotage viene usato per raccontare le persecuzioni della comunità LGBTQIA+.
A Small Light in questo senso è fatta benissimo: la storia è lineare, raccontata in modo preciso, con qualche flashback che approfondisce le vicende, ma che vengono distinte dai colori più caldi della fotografia, che si contrappongono a quelli più freddi della parte più dolorosa e difficile.
La cosa che mi ha colpito è che nonostante conosciamo il triste epilogo dell'Olocausto, i creatori della serie hanno saputo trasportare quel senso di angoscia, oppressione e paura in ogni episodio risultando molto coinvolgente.

Tra l'altro, nonostante gli orrori di quel periodo, la serie ha un approccio meno crudo, meno sanguinolento di quanto si possa pensare, creando forse maggiore tensione perché ciò che non si vede a volte fa più paura. 

Il cast poi funziona tutto alla perfezione, soprattutto Bel Powley nei panni di Miep, e la qualità della serie è praticamente cinematografica per quanto riguarda la cura delle scenografie e la ricostruzione degli anni '40. Se devo trovare un neo l'unica cosa che posso sottolineare è un impatto leggermente inferiore di un paio di episodi (sono 8 in totale), ma A Small Light per me entra subito nella classifica delle migliori serie tv quantomeno dell'anno.




Prodotti terminati: cosa provare e cosa mi ha deluso

Li ho strizzati fino all'ultima goccia nel corso delle settimane, ed è quindi arrivato il momento di una panoramica sui prodotti che ho terminato. Piccole delusioni, ma anche qualche sorpresa e come sempre ho cercato di raccogliere prodotti per viso corpo e capelli, sperando di darvi qualche dritta utile.


Cien Nature Doccia Gel
Melagrana Bio e Bacche di Goji


INFO BOX
🔎 LIDL
💸 € 1.99
🏋 250ml
🗺 Made in Germania
⏳  12 Mesi
🔬 Natrue, Vegan

Quelli di Lidl stanno facendo un po' di casino con la Cien: le uscite interessanti sono sempre meno, i prodotti appaiono e scompaiono senza una logica, e la distribuzione non è omogenea. Di recente ad esempio vi ho parlato dei loro cosmetici solidi che sono stati aggiornati, ma su Instagram c'è chi mi ha detto che già li aveva già visti da mesi e chi invece ancora non li trova.
Per un po' di tempo sembrava essere entrata in gamma permanente la loro linea Melograno e Bacche di Goji, che io avevo già notato più di 3 anni fa. Nel tempo la linea si era ingrandita ed era stata modificata, e ne era entrato a far parte questo Doccia Gel, un detergente corpo.
È arricchito con appunto gli estratti di questi frutti, che hanno un potere antiossidante in genere, e alcuni umettanti come la glicerina.

La consistenza fluida diventa subito e facilmente una schiuma anche con le mie "spugne" in silicone e la fase di lavaggio è scorrevole, e devo dire che fa bene il suo lavoro, lasciandomi la pelle abbastanza morbida e pulita. L'ho usato con costanza e posso dire che non mi ha seccato la pelle, ma ammetto che di tanto in tanto mi è capitato di sentire un leggero pizzicore, soprattutto sulle gambe. Questa reazione la associo ad una formulazione non perfettamente delicata e idratante che non può andare bene a pelli secche e reattive. Quindi qualora non si trovi più e non dovesse tornare, diciamo che questo Doccia Gel Cien Nature non è una grave perdita. Mi ha ricordato un comune prodotto da supermercato che può piacere come no, senza alcuna caratteristica particolare.
Mi è piaciuta la profumazione però, fresca e fruttata/agrumata, anche se non resta sulla pelle. 



Equilibra Rosa Ialuronica Contorno Occhi 
Liftante


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🔎 Grande Distribuzione, Amazon, Redcare, eFarma
💸 €5.90 
🏋 15ml
🗺 Made in Italia
⏳  6 Mesi
🔬 //


Se state cercando una crema contorno occhi delicata ma efficace, ed anche economica, che non guasta, magari date un'occhiata a questa della linea Rosa Ialuronica di Equilibra. 
Vi avevo presentato la gamma, una delle lor o più recenti, nella recensione della maschera viso in tessuto, poi ho provato questa crema che ho trovato perfetta per me nella stagione calda.
È una crema dalla consistenza media e dalla rapida assorbenza, che Equilibra ha arricchito con acqua di rosa damascena, che idrata e tonifica, acido ialuronico a tre pesi molecolari ed estratto di semi di sesamo, tonificante, ammorbidente e rigenerante. In più c'è un complesso di microalghe che hanno proprio l'azione distensiva e liftante. Il tutto in una formulazione con il 97% di ingredienti naturali e senza siliconi
Se c'è una profumazione (in INCI non c'è), personalmente non la avverto. 


Non amo in linea generale i prodotti che promettono un effetto liftante o distensivo, perché non apprezzo quella sensazione di pelle che tira, eppure questa crema Rosa Ialuronica Equilibra mi è piaciuta. Mi lascia davvero la pelle liscia e morbida, distende i tratti, ma senza inficiarne troppo l'elasticità: per capirci l'effetto tensore è delicato e non fastidio al punto da sembrare secco.
Questo contorno occhi ha anche un discreto potere idratante, magari in inverno o per la sera preferisco qualcosa di più nutriente, ma per il giorno è una buona base trucco, specie se non avete esigenze particolari.
Magari le pelli secche e mature la possono apprezzare dopo un siero con attivi specifici anti age (a me ad esempio era capitato di usarla dopo quello di The Ordinary). Mi ha anche convinto perché non mi ha dato fastidio agli occhi, e da portatore di lenti a contatto con guasta affatto. 



VROODY Collagene Marino con Acido Ialuronico
Integratore alimentare


INFO BOX
🔎 Amazon
💸 €16
🏋 120 capsule
🗺 Austria
⏳  scadenza sulla confezione
🔬 //


Cercavo un integratore al collagene che avesse buone percentuali di questa sostanza senza dover assumere 200 pasticche o bibitoni dal dubbio gusto, ed ho trovato la soluzione in questo di Vroody, che ho scovato su Amazon. Si tratta di un integratore con collagene marino (quindi da pesce) idrolizzato, che ne consente il miglior assorbimento, ma con altre sostanze quali acido ialuronico, biotina, vitamina C, zinco e Q10, ed anche minerali, tutti perfetti per la salute della pelle, dei capelli e in generale dell'organismo.
Non fatevi ingannare dal nome che sa di cinesata, perché questo integratore Vroody è prodotto in Austria. 


L'assunzione è facile, bastano 2 pillole al giorno, e non mi ha mai dato problemi all'intestino, né in generale ci ho sentito chissà che saporaccio di pesce, come capita con molti integratori a base di collagene. Io infatti preferisco le capsule anche per questo, oltre ad essere più facili da portarsi dietro quando si è in viaggio, e queste sono facili da deglutire.
Quando si parla di integratori ci sono opinioni e pareri discordanti e quindi ognuno deve fare ciò che ritiene più opportuno. Per quanto riguarda invece i benefici che può apportare il collagene a livello estetico ci sono ancora più reticenze, ma ho visto degli studi che sembrano promettenti nel confermarne l'efficacia. Io, che non sono un medico, non do consigli, ma vi dico la mia.


A me questo integratore al collagene marino Vroody è piaciuto non solo perché non mi ha dato problemi ma per gli effetti che vedo. Per me è un po' come usare il retinolo: non mi aspetto che faccia il miracolo dal giorno alla notte, ma che mi aiuti nel corso del tempo. In generale quantificare i benefici dall'assunzione di collagene su pelle e capelli mi è difficile, ma penso di poter dire che la mia pelle è più morbida in generale e più elastica, meno propensa a seccarsi. Anche le dermatiti sul cuoio capelluto ad esempio mi sembrano meno accentuate e durature. Tutto questo indubbiamente è supportato anche dalla skincare. 
Altri benefici che noto sono al durezza delle unghie e la fluidità delle articolazioni, specie della gambe. Al momento sto usando un altro integratore che comunque ho apprezzato, ma credo tornerò a questo Vroody soprattutto per la formulazione articolata e ricca.



Café Mimi Protein Hair Mask Hair Loss Prevention 
Maschera capelli proteica "prevenzione caduta"


INFO BOX
🔎 Makeup.it, Online
💸 €3
🏋 100 ml
🗺 Russia
⏳  12 Mesi
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Avevo questa maschera capelli di Cafè Mimi che mi stazionava in doccia da tempo, ed era arrivato il momento di terminarla. Si tratta di uno di quei brand economici che vengono distribuiti nell'est Europa, e che sfruttano molti ingredienti di origine naturale, e che noi troviamo ad esempio sul sito di Douglas. Vi avevo parlato in passato di alcuni prodotti corpo che mi avevano lasciato anche opinioni positive. Questa Hair Mask non è da meno, ma restiamo nel range dei prodotti a cui non darei una coccarda da primo in classifica.
Il suo scopo non è solo una azione condizionante e disciplinante, ma anche di, in teoria, prevenire la caduta dei capelli. Questo dovrebbe avvenire attraverso l'estratto di ginseng, che è tonificante, ma anche un peptide e una forma di vitamina b6 che dovrebbero coadiuvare alla stimolazione della crescita dei capelli.


In più, la Protein Hair Mask Café Mimi è arricchita con niacinamide, che fa bene a tutto tondo, anche al cuoio capelluto, ed anche diverse proteine come quelle del grano e dell'avena. L'INCI mi ha fatto insomma simpatia, e credo sia un prodotto che magari non fa il miracolo nella caduta dei capelli, ma se come me usate costantemente un siero, un trattamento, o un protocollo che contrasti la perdita, allora può affiancarli benissimo. 
Di per sé, come condizionante estemporaneo mi piaciuta: la sua consistenza è cremosa, ma si applica in modo omogeno facilmente, l'uso però non è quello di una maschera, ma più di un balsamo, visto che va lasciata in posa per 3/5 minuti. Il suo potere ammorbidente e districante è davvero buono, infatti mi ritrovo subito i capelli pettinabili.


Inoltre ha pure una profumazione carina che mi sembra si senta dopo lo il lavaggio sui capelli.
La Protein Hair Mask mi aiuta anche al momento dello styling visto che rende i capelli più disciplinati, ma non spicca molto nel dare lucentezza. 
Inoltre non saprei dire quanto esattamente contribuisca nel rinforzare i capelli, ma soprattutto se come me avete delle lunghezze molto secche o trattate, non è la maschera più "nutriente" che abbia mai visto, e me ne rendo conto quando nel corso dei giorni dopo il lavaggio, parte di quei benefici (soprattutto in morbidezza) vengono meno, quindi la consiglierei più a capelli con problematiche non accentuate.
A parte ciò credo che il rapporto qualità/prezzo sia dalla parte di questa maschera Café Mimi, è un prodotto che non mi appesantisce né mi sporca i capelli in anticipo, e si sciacqua con abbastanza facilità. Più in generale credo che sia un brand da prendere in considerazione, se siete soliti fare acquisti online e cercate marchi economici da testare.



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Depp contro Heard: la docuserie Netflix va oltre ma non è una novità

Esattamente un anno fa eravamo bombardati da notizie sul processo per diffamazione in Virginia fra Johnny Depp e Amber Heard, che aveva trasformato chiunque sul web come un esperto di diritto.
In questo caso non si trattava solo di un caso giudiziario fra due belli e ricchi attori di Hollywood, ma anche implicazioni sociali più ampie, e il nuovo documentario Netflix Depp v. Heard, disponibile dal 16 agosto, ricostruisce la vicenda cercando di andare oltre.

È il 2018 quando Amber Heard scrive sul Washington Post di essere anche lei stata vittima di violenze domestiche, senza fare però il nome dell'uomo violento a cui si stava facendo riferimento, ma non c'è voluto molto per capire visto che l'uomo con cui aveva divorziato nel 2017 era proprio Johnny Depp
Così arriviamo al 2022, anno in cui lui decide di citare l'attrice per diffamazione, visto il danno di immagine e lavorativo che aveva subito dopo queste dichiarazioni.
In realtà nel 2020 Depp ha perso una causa in Gran Bretagna contro il The Sun, su cui era stato definito come un "picchiatore di moglie", ma le leggi inglesi sono indubbiamente diverse rispetto a quelle americane, basti pensare alla presenza della giuria.
Il processo dello scorso anno fra Depp e Amber Heard è diventato subito un caso mediatico, che ha fatto un ping pong sui social a cui è stato impossibile sfuggire anche se la questione non vi interessava.
La documentarista Emma Cooper (che ha già diretto la docuserie I segreti di Marilyn Monroe: i nastri inediti) cerca non solo di ricostruire le udienze in tribunale, ma anche il risvolto mediatico e sociale del caso.

In tre episodi da circa 50 minuti, vengono in parte ricostruiti i momenti più importanti dei vari snodi del processo Depp contro Heard, ma praticamente quasi tutti i passaggi vengono anche corollati da tutte le reazioni avute sul web, soprattutto da commentatori su Twitter, TikTok e Youtube, che quasi in parallelo hanno affiancato quanto stava accadendo nell'aula di tribunale.
Non è quindi un puro documentario crime-poliziesco che vuole scoprire chi fra i due avesse davvero ragione, ma più concentrarsi su quanto siamo influenzati dai media, e soprattutto quanto questi si polarizzino su un versante o sull'altro, e siano, in questo senso, manipolabili. Non conta più il reale colpevole, ma più come ci si presenta. 
Non è un caso che la Heard sia finita a diventare un meme, con le sue esternazioni spesso poco chiare o le sue espressioni esagerate, mentre Johnny Depp sia riuscito nel suo intento di ripulire la sua immagine, sia grazie al supporto dei media ma anche al suo modo di mostrarsi in aula, misurato e sempre preciso nei suoi interventi. 

Questo documentario Netflix secondo me, pur non essendo unico nel suo genere, riesce a raccontare bene questa realtà, che probabilmente molti di noi conosciamo da vicino, ma che a volte ci sfugge.
Ha inoltre un buon ritmo infatti i tre episodi si bevono uno dopo l'altro.
C'è però un altro discorso da fare, oltre alla quantità di parole spese (e soldi guadagnati) durante quel processo: infatti abbiamo spesso assistito a donne che per fortuna denunciano le violenze subite dagli uomini, ma, meno spesso si sente parlare di quel che accade a parti inverse.

È indubbio che siano le donne maggiormente coinvolte in casi di violenza di genere, per motivi tristemente statistici, ed è anche vero che c'è una maggiore vergogna e difficoltà quando è un uomo a subire le stesse violenze, ma depotenziare la vittima di abusi, facendola passare per pazza o per poco credibile, ha un grosso impatto sulla società ed è un problema.
Nello specifico, memizzare la stessa Heard nella sua esposizione, e ridicolizzarla dando per scontato che sia nel torto e menta, è sbagliato. 
In questo senso Depp contro Heard mette forse troppa carne a fuoco che non ha tempo di essere cotta, e forse non è nemmeno questa la sede ideale per discuterne. 

Per quanto non sia qualcosa di imperdibile, credo che questo documentario Netflix abbia il pregio di ricordarci che la verità di ciò che vediamo sui giornali o in rete non è mai quella che siamo convinti di credere. E penso che la battaglia mediatica su questi due attori debba farci riflettere su quanto siamo diventati ossessionati dal conoscere le vite di persone che alla fine ci sono estranei, ma soprattutto siamo affamati (più o meno consciamente) dei dettagli più scabrosi e pungenti. Questo costante bisogno di spiare dal buco della serratura ed ergersi a giudici severi ma parziali, non sano per nessuno. 



Tutto sul Matte Sun Stick SPF 50 + Beauty of Joseon

È stato uno dei prodotti coreani più chiacchierato quest'anno, specie con l'arrivo dell'estate, e non potevo non mettere le mani sul Matte Sun Stick SPF50 + PA++++ Beauty of Joseon per dirvi la mia.
Seguitemi con attenzione perché in alcuni passaggi sembro contraddittorio, ma capirete tutto arrivando fino alla fine. 

Matte Sun Stick SPF50 + PA++++ Beauty of Joseon

INFO BOX
🔎 Stylevana (coupon INF105PIEREFECT), YesStyle (coupon PIER10YESTYL)
💸 €12
🏋 18g
🗺 Made in Corea
⏳ Scadenza sulla confezione
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È il secondo solare stick che provo, dopo lo Hyaluronic Acid Airy Sun Stick di Isntree, per cui mi perdonerete se continuerò a fare confronti e riferimenti a quest'altra protezione, ma spero possa essere comunque utile.
Beauty of Joseon (che se non conoscete, ho avuto modo di presentare qui) ha unito le forze insieme allo youtuber Glow By Ramón per creare questo suo stick con SPF50 + e si tratta di una protezione solare con filtri chimici innovativi ad ampio spettro, ma anche attivi skincare. 
Troviamo infatti olio di camelia, che nutre e protegge la pelle, estratto di curcuma, antiossidante e antiinfiammatorie, e le proprietà lenitive della centella asiatica, dell'artemisia, del te verde e del pantenolo. 
C'è anche glicerina, acido ialuronico per idratare. Non contiene invece fragranze (io sento solo l'odore delle componenti), oli essenziali o alcol, e nemmeno niacinamide per espressa volontà di Ramon, visto che alcune persone possono essere sensibili a questa vitamina ormai presente in tantissimi cosmetici.
Lo stesso Ramon ha dichiarato che il Matt Sun Stick non ha alcuna resistenza ad acqua e sudore perché non avrebbero fatto in tempo con i test, ed in effetti basta un semplice detergente viso per eliminarne ogni traccia. 

Inoltre la protezione solare Beauty of Joseon è pensata per una skincare minimale, quindi siero e spf, anche se io l'ho testato in lungo e in largo, con prodotti differenti e come primo solare o da riapplicare durante la giornata.
Parto subito con le cose pratiche che mi sono piaciute: è infatti uno stick facile da usare, che scorre molto gradevolmente sulla pelle, e che dopo qualche istante sembra si setti e si fonda con la pelle. Il formato è abbastanza pratico da portarsi dietro, e si riesce ad applicarlo anche negli angoli del viso più difficili, ma ammetto che la forma a goccia del Sun Stick Isntree è la più pratica che ho trovato fino ad adesso.
Essendo un prodotto anidro non prolificano germi o batteri, ma si può sempre pulire lo stick con una velina ad ogni utilizzo. 

La sua consistenza è secondo me molto simile ad un primer, ed ha davvero un finish opaco sulla pelle appena lo si applica. Noto che ha un effetto pore-filling e levigante delle irregolarità, che rende l'incarnato più omogeneo, e soprattutto non fa scie bianche, proprio perché pensato anche per pelli scure. Non mi sento però di garantire che questo finish satinato che rilascia, non diventi grigiastro su pelli molto scure o nere. 

Trovo però questo solare Beauty of Joseon leggermente più sbricioloso, specie a contatto con i peli del viso e la barba: la sua texture è infatti sì scorrevole, ma cerosa, con una leggerissima cremosità che lo aiuta a fondersi, ma allo stesso tempo gli fa perdere dei micro granelli sul viso che tocca sfumare con le mani.

È però un solare molto leggero sul viso, io non lo avverto come soffocante, appiccicoso o untuoso, e resta confortevole nel corso delle ore, senza però seccarmi la pelle del viso. 
Usato come primo solare della giornata, è facile e gradevole, ma non è perfetto: sappiamo infatti che ci sono dubbi sulle reali quantità di prodotto da applicare sul viso per ottenere il giusto fattore SPF, e quindi non ci farei totale affidamento in questo senso, specie se vi volete esporre sotto al sole al mare. In ogni caso, in questo modo, il Sun Stick Beauty of Joseon non sempre mi ha convinto perché ho notato che con alcuni sieri e creme, specie se stratifico la skincare tende a farmi sudare la pelle, e pur restando impalpabile sul viso, vedo queste piccole goccioline che lucidano la pelle. Con altri prodotti della skincare resta matt, ma ha un finish comunque naturale, non artificioso.

Sulla mia pelle mista nel periodo estivo mantiene questo finish abbastanza a lungo nel corso della giornata, ma se volete un effetto opaco totale, è necessario accompagnarlo ad una cipria. Sembra che proprio la formulazione, per come è strutturata in termini di ingredienti, non possa garantire quel livello assoluto di opacità. In ogni caso credo che sia un prodotto per pelli miste, normali, ma non secche, perché se sotto ci dovete mettere più sieri e creme, il rischio è che si creino interazioni negative.
Il Sunscreen Stick Beauty of Joseon però mi ha deluso come base trucco perché nonostante abbia quell'effetto levigante, mi sembra che quel poco make-up che utilizzo tenda a "pattinare" infilandosi in pieghe che nemmeno so di avere o fare pilling. Non amo personalmente avere una base comunque cerosa per applicare sopra del trucco.
Nelle riapplicazioni durante la giornata va indubbiamente meglio, ma restano quelle limitazioni che vi raccontavo rispetto al solare Isntree, perché applicarlo per strada per esempio, senza uno specchio, e senza magari aver rimosso il sebo in eccesso sul nostro viso, non è il massimo. 

Nel video di presentazione ho scoperto che Beauty of Joseon non ha pensato il prodotto per essere applicato sul viso truccato, ed in effetti, sebbene non strucchi del tutto la pelle, devo concordare che non lo lascia intatto. Tocca secondo me prendersi un attimo per riapplicare la protezione e sistemare l'eventuale make-up, se si vuole essere presentabili. 
Oltre quindi alla riapplicazione su viso con poco trucco, secondo me, il Sun Stick Matte SPF 50 + può essere sfruttato per matificare un solare in crema che su di noi risulta lucido nel corso della giornata, sempre però nell'ottica che non può fare il miracolo su un prodotto molto oleoso.
Il Matte Sun Stick Mugwort + Camelia comunque non mi fa bruciare o lacrimare gli occhi, quindi lo uso sulla zona perioculare senza problemi, in qualunque situazione, sia come primo solare che nei ritocchi. 
Questo solare Beauty of Joseon è insomma perfetto secondo me da applicare on the go, per rinfrescare la protezione solare senza troppa fatica, soprattutto in estate.

Sono poco d'accordo con quanto detto da Ramon nel suo video, secondo cui il prodotto è pensato per chi vuole una skincare senza impegno, per pelli oleose a tendenza acneica e con macchie, e a chi non ama la protezione solare: purtroppo infatti secondo me non può essere l'unico SPF da usare in una giornata, anche solo per una questione di rapporto quantità-prezzo, e per sicurezza, e una pelle molto oleosa potrebbe non trovarlo abbastanza opacizzante. 


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Rosso, Bianco e Sangue Blue, cosa funziona e cosa no nella nuova commedia Queer Prime Video

Una rom com a tema LGBTQ+ è approdata su Prime Video nel cuore dell'estate e io non potevo non vederla. Rosso, bianco e sangue blu è la trasposizione di un bestseller del New York Times scritto da Casey McQuiston, la quale ha immaginato cosa potrebbe succedere se due personaggi di spicco, di due nazioni differenti, si trovassero coinvolti in una relazione particolare.


Titolo originale: Red, White & Royal Blue
Genere: commedia, sentimentale
Durata: 112 minuti
Regia: Matthew Lopez
Uscita in Italia: 11 Agosto 2023 (Prime Video)
Paese di produzione: Stati Uniti d'America


Alex Claremont Diaz (Taylor Zakhar Perez) è infatti il figlio della Presidente degli Stati Uniti, mentre Henry George Edward James Hanover Stuart Fox (Nicholas Galitzine) con un nome così pomposo non può che essere un principe d'Inghilterra. I due giovani hanno ovviamente i loro impegni sociali e politici, che li porta ad incontrarsi e scontrarsi spesso. Sembra che non vi sia molta simpatia fra i due, hanno caratteri e ruoli differenti, anche se la stampa tende ad accomunarli vista la loro forza mediatica, ma alla festa del matrimonio del fratello di Henry, Philip, succederà un parapiglia a cui sarà fondamentale porre rimedio. Alex e Henry si ritroveranno gomito a gomito e dovranno ripulire la loro immagine pubblica, ma anche fare i conti con i rispettivi sentimenti.

Nonostante non abbia letto il libro, ho scelto di vedere Red, White & Royal Blue per il cast, ma anche nella speranza di trovare un film leggero e coinvolgente, che si adattasse all'estate. In verità ero convintissimo che si trattasse di una miniserie, ed in effetti la storia si presta ad essere suddivisa in almeno 3 o quattro puntate differenti, ma probabilmente il budget ha richiesto che il tutto venisse condensato in un tempo minore. 
In ogni caso, si tratta di una operazione riuscita, ma che funziona solo fino ad un certo punto. 
La storia di Rosso, bianco e sangue blu è infatti lineare, facile da seguire, e hanno saputo inserire alcune trovate narrative ed escamotage vari che sono riusciti a rendere alcune scene anche carine, come ad esempio lo scambio di battute fra Alex e Henry a distanza.

Dall'altro lato la storia ha però dei passaggi che risultano poco credibili o contraddittori rispetto a quanto stabilisce la sceneggiatura stessa. Faccio un esempio secondario, senza farvi spoiler: l'incipit di Rosso, bianco e sangue blu è uno scandalo che scoppia e che rischia di mettere in cattiva luce la reputazione di Henry e Alex. Poco più tardi però li vediamo far festa a base di alcolici in pubblico, e sappiamo che nella realtà anche questo sarebbe potuto essere il motivo di chiacchiericcio sui due protagonisti, specie sui social e sui media. 
In generale, da buona rom-com, si manca spesso di realismo, ed è una storia che può risultare prevedibile fin dalla prima battuta.
È però la chiave di lettura scelta che rende questo film Prime Video piacevole: abbiamo visto milioni di commedie romantiche con protagoniste coppie eterosessuali, o al massimo personaggi queer secondari spesso stereotipati. In questo caso invece sono stati trasportati quegli stilemi tipici da commedia romantica ma con protagonisti un omossessuale ed un bisessuale, che rivestono, tra l'altro due ruoli in vista e che, non sembrano delle macchiette. 

Rosso, bianco e Sangue Blue si rivolge in questo senso ad un pubblico più giovane di me, perché parla di outing e coming out, ma anche accettazione di sé e del peso delle aspettative sociali, culturali, e familiari. C'è anche un po' di erotismo alla Bridgerton che rende la visione un po' più friccicarella (non aspettatevi chissà quali scene). 
Il tutto è però portato avanti con leggerezza, con ironia, senza grossi drammi come capita in altri film LGBTQ+ (anche perché alla fine della fiera parliamo pur sempre di due ragazzi privilegiatissimi, che non devono scontrarsi con la nostra realtà), e con dialoghi spesso divertenti.
Sono più che altro i comprimari, come ad esempio il suo capo di gabinetto, Zahra (interpretata da Sarah Shahi, che io avevo conosciuto in Sex/Life) ad avere le battute che ho trovato più divertenti.  

I principali hanno invece spesso dialoghi ed espressioni melense ed imbarazzanti: per dirne una, sottolineare che Henry è il "principe dei cuori di Inghilterra" già all'inizio del film mi ha fatto accapponare la pelle.
Parlando del cast, il duo Perez/Galitzine (che ricordavo essere sempre un principe in Cenerentola) funziona, ma non c'è esattamente questa chimica esplosiva. Forse servivano due attori leggermente più giovani, per dare una maggiore sensazione di spaesamento e di presa di consapevolezza. Ho trovato inoltre ridondante farci vedere quanto entrambi fossero acculturati, bravi ed appassionati, per cercare di spiegarci che oltre all'attrazione fisica c'è altro: si poteva fare in modo più sottile. 
Uma Thurman si ritrova in un ruolo che le riesce bene, ma finisce per avere un ruolo collaterale, che impatta poco sulla storia.
Mi ha fatto invece piacere rivedere Rachel Hilson dopo Love, Victor.

Con i suoi alti e bassi, Red, White and Blue Blood riesce nel suo intento di raccontare una storia gradevole e contemporanea, diventando una buona compagnia estiva. Non so di cosa potrebbe parlare, ma leggevo che non è del tutto escluso un sequel.




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