Presunto Innocente è un successo su Apple Tv+, ma è migliore del film originale?

Ti giri un attimo e spunta un'altra nuova serie tv plasmata sulle basi di un film più "datato" e famoso, spesso ridando alla storia un nuovo successo. È successo con One day, Ripley, The Gentlemen e Mr & Mrs Smith, ed è accaduto di recente a Presunto Innocente, celebre film degli anni '90 con Harrison Ford, che Apple Tv ha trasformato in formato seriale, puntando ad alcuni dei nomi che potevano assicurare, almeno sulla carta, una buona riuscita della produzione. 

Visto che la serie tv è terminata proprio in questi giorni, ho pensato di recuperare il film originale per vedere quali fossero le differenze e se potessi eleggere la migliore produzione fra le due, e specie se la serie tv Apple sia in grado di superare il film diretto da Alan J. Pakula.


Entrambe le produzioni partono dalla stessa identica storia, tratta dall'omonimo romanzo di Scott Turow del 1987 e che ci racconta di come la vita del procuratore distrettuale Rusty Sabich e della sua famiglia verrà sconvolta quando verrà ritrovata morta una sua collega, ovvero Carolyn Polhemus.
A Rusty vengono subito affidate le indagini dal procuratore capo Raymond Horgan per trovare l'assassino, ma quando verranno ritrovate le sue impronte digitali nella casa di Carolyn, le cose cambieranno e lui diventerà imputato. Rusty e Carolyn hanno infatti avuto una relazione e dovrà cercare di scagionarsi, e mantenere unita la sua famiglia, visto che la moglie Barbara è ovviamente poco serena (per così dire) che le scappatelle del marito siano ormai diventate di dominio pubblico.


Titolo originale: Presumed Innocent
Genere: giallo, thriller, drammatico
Durata: 122 minuti
Regia: Alan J. Pakula
Uscita in Italia: 1990 (Cinema)
Paese di produzione: Stati Uniti d'America

Le differenze che quindi ho notato fra entrambe le versioni di Presunto Innocente, e che posso raccontarvi senza fare spoiler, non riguardano tanto le linee narrative, se non per aspetti secondari, ma più che altro in impostazioni, stili e approfondimenti sui personaggi.

Quando uscì nel 1990 avevo solo un anno, quindi credo di aver visto Presunto Innocente nella versione cinematografica solo nel corso degli anni a seguire, ma ho preferito rinfrescarmi la memoria con un rewatch recente, ed ho notato che si tratta di un legal thriller in senso più stretto. Infatti, non appena Rusty (interpretato di Harrison Ford appunto) diventerà un sospettato, il film sarà incentrato esclusivamente sul processo al suo protagonista e al modo in cui questo cerca di scagionarsi nell'aula di tribunale, messo in difficoltà in questo caso dal suo collega Horgan, che è un antagonista rispetto alla serie e difeso dal suo avvocato Sandy Stern (Raul Julia).

Nelle sue due ore di durata quindi si esploreranno tutte le ipotesi sulla morte di Polhemus, con una crescente e costante tensione di fondo, che poi esplode nel plot twist finale (che non vi dico anche se sono passati 35 anni).

Nonostante la sua "veneranda" età, Presunto Innocente mi è sembrato ancora oggi un film solido e convincente, che mi ha intrattenuto e che non risente troppo il fatto di essere ormai stato in qualche modo superato da altri film più intensi. Credo infatti che ad oggi non si possa considerare una delle migliori pellicole del genere, ma nel suo è un po' un cult, uno di quei film che non stancano e che ti riguardi senza restarne deluso. Una sorta di usato assicurato.
Pur restando molto nel genere del legal, e appunto buona parte delle storie si svolga in uffici e aule di tribunale, non riesce ad annoiare proprio perché hanno saputo mantenere un buon ritmo e hanno inserito nei punti giusti i colpi di scena. Anche la regia e il montaggio si mantengono puliti e chiari.

In questo caso l'interpretazione di Ford secondo me è calzante: il suo Sabich è un "brav'uomo", un padre di famiglia che sa di avere le sue colpe soprattutto nei confronti della moglie Barbara (qui Bonnie Bedelia, altrettanto brava) e che non vediamo mai avere reazioni brusche, ma è sempre pacato, riflessivo e misurato probabilmente perché calibrato da anni di lavoro nel settore. 

Risulta invece anacronistica la caratterizzazione di Carolyn Polhemus (qui Greta Scacchi), la quale viene presentata come una donna intraprendente a tratti arrivista, disposta ad usare la sua avvenenza per fare strada, tanto che non mancano i suoi primi piani ammiccanti. Un modo comunque svilente per descrivere una vittima che, seppur in un mondo di finzione, vive solo attraverso i ricordi e i flashback di altri uomini. 

Se il film funziona comunque nella sua quasi interezza, ha senso una serie tv basata sulla stessa storia? Secondo me sì.
La creazione di Presunto Innocente su Apple Tv+ è stata affidata a David E. Kelley, che tutti ricordano per successi come per Big Little Lies o Ally McBeal scavando più indietro nel passato, ma è anche il padre di Big Sky o peggio di Anatomia di uno Scandalo, che era un caos, eppure questa volta ha azzeccato più di qualche scelta corretta.

Il "nuovo" Presunto Innocente infatti cerca di calare il legal thriller in un contesto più contemporaneo, finendo per diventare un drama.
Jake Gyllenhaal (che è anche produttore) interpreta un Rusty differente rispetto a quello di Ford, molto più impulsivo, nevrotico, ossessivo, irascibile e disposto a tutto pur di dimostrare la sua innocenza. 
Rispetto al film come dicevo, non ci sono grossi cambi narrativi, se non il fatto che ad esempio nella serie si sottolineano molto più spesso gli eventuali probabili killer di Carolyn Polhemus (Renate Reinsve), ma che ci siano molti altri aspetti che facciano pensare che sia stato proprio Rusty ad aver commesso il crimine. Il protagonista inoltre non è difeso da un avvocato a parte, ma da Raymond Horgan (Bill Camp).

La modernizzazione di Presunto Innocente porta a sottolineare anche molto di più la questione politica, e quindi di giochi di potere all'interno del loro distretto.
Ma si sottolinea anche di più la questione della salute mentale e dei rapporti di coppia: è qui che dal dramma procedurale si passa secondo me al genere drammatico vero e proprio.

Questo può accadere ovviamente perché gli otto episodi della serie tv Apple hanno tutto il tempo per approfondire dinamiche che il film non aveva. È così che Barbara, la moglie di Rusty, qui interpretata da una bravissima Ruth Negga, riesce ad avere maggiore spazio e sviluppo, entriamo molto di più nelle loro dinamiche matrimoniali e familiari. Tutti i personaggi riescono ad avere maggiori sfumature e sfaccettature, dove ognuno comunque ha i suoi angoli oscuri.

Hanno saputo anche migliorare la percezione di Carolyn Polhemus, che non appare più come una arrampicatrice sociale, ma come una donna capace e più equilibrata, meno seducente e più umana, nel bene e nel male.
Tutti questi approfondimenti hanno però un costo: l'impressione è che qui e lì la serie tv sbrodoli un po', si perda magari in storie secondarie che, seppur ben portate avanti, si capisce essere state inserite come un riempitivo. Torna ancora una volta il classico colpo di scena finale che ti porta all'episodio successivo, ma hanno previsto per Presumed Innocent una uscita a cadenza settimanale, quindi a tratti mi infastidiva.

Un altro neo di questo remake potrebbe essere il fatto che già si conosce la storia, eppure, oltre ai cambiamenti fatti, hanno saputo mantenere una buona suspense. 
Nonostante poi non hanno usato una messa in scena o una impostazione tecnica straordinaria, l'impatto visivo è curato ed ha quella giusta oscurità, quel tono cupo che la serie merita.

Quindi togliendo di mezzo paroloni come "capolavoro", che secondo me si addice a ben pochi prodotti, e guardando a anche al panorama attuale, penso che la versione di Apple Tv sia stata una buona riscrittura di Presunto Innocente, anzi direi che così me l'aspettavo e che può rientrare nei migliori titoli dell'anno. 
È ormai noto che ci sarà una seconda stagione, che però sarà incentrata su un'altra storia diventando praticamente antologica. 



La Essence di Neogen con ingredienti fermentati è da provare

Dopo un bel po' di tempo torno a parlare di essence viso coreane e lo faccio con un brand che conosco ancora davvero poco, ovvero Neogen Dermology, con una certa coerenza.

Era infatti sempre di questa azienda la prima essence che ho utilizzato (qui) e quindi a distanza di tre anni mi sembrava interessante capire cosa avessero proposto di recente, anche perché Neogen, con i suoi 15 anni di esperienza nel settore può dirsi un'azienda affermata e affidabile.
Quindi vorrei dirvi la mia sulla Real Ferment Micro Essence, che contiene il 93% di Bio Fermented Complex.


INFO BOX 
🔎  Yesstyle (sconto PIER10YESTYL)Stylevana, Amazon
💸 €25
🏋 18g
🗺 Made in Corea
⏳  12 Mesi
🔬 //

Nello specifico, la formulazione di questa essence Neogen mi ha colpito perché non parte con l'acqua, ma subito con appunto questi attivi fermentati. Nello specifico abbiamo 

  • il 32% di Lisato di Fermento Bifida, un batterio che funge da probiotico per la pelle e che la protegge dai raggi UV, e la ripara, riducendone la sensibilità
  • il 28% di Filtrato di fermentazione di Saccharomyces, derivato dal lievito e che risulta lenitivo, idratante e antiossidante e anch'esso contribuisce a rinforzare la barriera cutanea
  • la linfa di betulla bianca asiatica, un'altra sostanza ricca di nutrienti e che funge da idratante e protettivo
  • il 9% di filtrato di fermentazione del riso, meglio noto come sakè, la nota bevanda giapponese, qui usata per il suo naturale contenuto di aminoacidi 
  • il 4% Fermento di Aspergillus, che è estratto da batteri e muffe e che oltre a fungere da anti ossidante pare abbia una attività schiarente per la pelle.

A queste sostanze seguono una serie di umettanti come glicerina, trealosio e betaine, e ancora tanti altri attivi.

La Ferment Micro Essence Neogen è arricchita infatti anche con lactobacilli, che immagino rientrino sempre nel suo complesso fermentato, e la formulazione si chiude con una sfilza di aminoacidi, acido ialuronico e niacinamide, che per una volta, in un cosmetico coreano, non si trova alle primissime posizioni dell'INCI.

Non avendo profumazione aggiunta io non ci sento alcun odore, ma è praticamente acqua, o meglio  è forse leggermente più densa dell'acqua ma è una essence liquida, infatti si può applicare un po' di prodotto sul palmo della mano o su un dischetto di cotone e poi tamponarlo sul viso. Io preferisco il primo metodo per rapidità e praticità, e anche per non avere sprechi.

Il mondo delle essence è per noi forse un po' strano: andrebbero usate fra il tonico, in passato ad azione pulente, ed il siero viso, con consistenza più corposa, e in teoria ognuno dovrebbe avere texture, attivi e scopi differenti rispetto agli altri step. La verità è che le cose oggi si sono mischiate e che le essence possono essere a tutti gli effetti le sostitute per altri step. Nel caso della Real Ferment Micro Essence per me è stata ad esempio un vero e proprio tonico viso, da usare su pelle pulita sia al mattino che la sera.

Però devo ammettere che per pelli più miste e grasse della mia può diventare anche un siero, perché è comunque molto più ricca di attivi delle solite essence e fa bene il suo lavoro. Io infatti noto che dona una idratazione profonda ma non pesante, non la trovo appiccicosa su di me o oleosa, e posso applicarci altri prodotti dopo quasi subito. Nelle varie prove che ho fatto non ho notato interazioni strane con prodotti di altri marchi, segno che prepara la pelle alla skincare, anche quando abbondo con i passaggi.
Dall'altro lato però fa la differenza quando ad esempio l'ho utilizzata in una routine rapida con solo essence, un siero e la protezione solare e il livello di comfort e idratazione si è mantenuto per tutto il giorno.

Non c'è una tipologia di pelle con cui questa essence Neogen mi sembra non possa andare d'accordo, perché credo che tutti vogliano una pelle più idratata ma non appesantita, e quindi si può usare anche da sola o ci si può giostrare come meglio si crede, aggiungendo altro se se ne sente il bisogno.
Anche chi ad esempio ama fare molti strati sottili di idratazione può trovare in questo prodotto una soluzione.
Su di me oltre ad idratare, rende il viso più elastico e morbido, e credo contribuisca anche a rinforzare la barriera cutanea perché quando l'ho usato ad esempio dopo la rasatura, non solo non pizzica ma mi dà anche una sensazione di freschezza e un effetto lenitivo.


L'unica cosa che invece non ho notato è una maggiore luminosità della pelle, ma credo che nel tempo possa contribuire in questo senso, specie se associato a prodotti che vogliono agire in questo senso.
Per me il solo neo di questa Real Ferment Micro Essence è la confezione in vetro poco travel friendly non solo per le dimensioni o la fragilità, ma anche per il peso, quindi è necessario in quel caso travasare in un altro flacone se lo si vuole portare dietro.
Non mi preoccupa invece il prezzo perché come molti prodotti coreani è disponibile anche in formato minitaglia (qui) per cui potete provarlo prima di fare un investimento più grande

Qual è il vostro rapporto con le essence coreane?



💖alcuni link sono affiliati, per te non cambia nulla, ma puoi usarli per sostenere le mie recensioni. Grazie!

Le serie tv FLOP dell'ultimo periodo 🙈

Nelle ultime settimane sono riuscito a terminare altre serie tv oltre a My Lady Jane, e di mezzo ci sono un paio di flop, di cui uno inaspettato.

Faccio un salto a Maggio quando su Netflix è apparsa Bodkin, serie che si muove nel range della dark comedy thriller, e che era stata oggetto di curiosità soprattutto perché prodotta nientepopodimeno che dagli Obama, sebbene nulla li colleghi direttamente a loro.

Ma ad aver attirato il mio interesse è stato il fatto che Bodkin è ambientato in uno sperduto paesello irlandese, dove il podcaster Gilbert Power (Will Forte) andrà insieme alla sua assistente Emmy (Robyn Cara) per scoprire la verità su alcune persone scomparse misteriosamente negli anni '90. A loro si aggiunge anche una giornalista investigativa proprio di origini irlandesi, Dove (Siobhán Cullen), che sta avendo qualche problema legale.
Tuttavia, una volta sul posto, i tre non saranno ben accolti e scopriranno che il cold case è tutt'altro che freddo o dimenticato fra gli abitanti della cittadina, e che questi nascondono molti altri segreti.

Fin da subito Bodkin è stata messa a paragone con Only Murders in The Building sia per la questione dei podcast che per tutti i misteri da risolvere, ma la verità è che la serie tv Netflix è molto più standard di quella con Selena Gomez (che comunque ha i suoi difetti).

Bodkin è infatti un giallo a tutti gli effetti, che addirittura si ispira a fatti realmente accaduti e che segue i canoni tipici del genere e che, come potete immaginare dalla trama che ho cercato di raccontarvi senza spoiler, non ha particolari guizzi creativi, svolte originali o momenti particolarmente shockanti. Ma soprattutto non ha quella comicità che una dark comedy dovrebbe avere. Ogni tanto Power cerca di fare da comic relif, d'altronde Will Forte nasce come comico, ma la sua linea narrativa è comunque fiacca con qualche idea strampalata qui e lì.
In realtà tutti i personaggi mi sono sembrati in parte stereotipi di come ce li si aspetta: l'assistente goffa e intimidita, il podcaster con problemi personali che cerca lo scoop per restare a galla, la giornalista dal muso duro, e nessuno dei tre riesce a suscitare una minima simpatia, nonostante il tentativo di dar loro una parabola di redenzione e crescita.

Se questa è però una visione che ritengo abbastanza oggettiva su Bodkin, c'è una parte soggettiva che me la fa considerare una delle serie più noiose che ho seguito di recente. Infatti, non so se proprio per l'assenza di stimoli innovativi, tutto l'intreccio che vuole mettere in scena è stato scarsamente interessante. I primi episodi infatti buttano in mezzo troppi personaggi e nomi, e quando le storie iniziano a svilupparsi è un po' una insalatona mal riuscita di fatti che non mi hanno tenuto proprio incollato allo schermo. Si crea così un intreccio di relazioni e segreti che non riescono a creare comunque quella suspence e quella tensione che uno spettatore di un giallo si aspetta, e di cui non sapevo che farmene.
Inoltre credo che di mezzo abbiano voluto unire troppe storyline che fanno perdere di mordente al filone principale e alle storie dei tre protagonisti.


Non posso poi non sottolineare come tanti colpi di scena siano poco credibili e repentini per poter essere convincenti e funzionare.
Salvo tutto sommato la recitazione, mediamente buona, e ovviamente i paesaggi irlandesi, ma questo non può bastare.
Sono arrivato quindi alla fine di Bodkin con un interesse pari a zero solo nella speranza che magari migliorasse più che per scoprire quale fosse la risoluzione delle vicende, e con altrettanto interesse mi avvicinerei ad una ipotetica seconda stagione.

A proposito di flop, purtroppo anche V.C. Andrews’ Dawn non è riuscita a risollevarsi con gli ultimi due episodi, nonostante le basse aspettative che avevo.

Vi avevo detto, parlando della prima parte, che avrei recuperato a tempo perso la serie su Dawn Longchamp, ispirata ai best seller di V.C. Andrews, perché non è stata la mia preferita. Aveva però un margine di miglioramento secondo me, che però non è avvenuto negli ultimi due capitoli, andati in onda su Rai e Raiplay il 24 giugno e l'1 luglio.
Intitolati Fantasmi dal Passato e Sussurri Nella Notte, gli ultimi due film che completano la saga dei Longchamp/Cutler vedono la protagonista alle prese con la gestione dell'albergo che ha avuto in eredità mentre la sua vita personale prosegue, con una bambina da crescere, e soprattutto continua ad essere perseguitata da chi la detesta, come la sorellastra. 
Uno sviluppo comunque organico alle vicende e se penso ad un young adult facile da seguire, Dawn potrebbe non essere la produzione peggiore mai vista, ma, con la visione d'insieme, non la consiglierei.

Il problema più pesante per questa serie tv è che non hanno saputo gestire il livello drammatico, per cui, anche quando accadono fatti molto gravi, persino alla protagonista stessa, che stravolgono le vicende, non si avverte quella importanza e quel peso emotivo che lo spettatore dovrebbe avvertire.
Ed il problema è che gli stessi personaggi a volte non sembrano nemmeno così turbati da quello che gli sta accadendo, come se nel microcosmo di V.C. Andrews’ Dawn non ci sia un reale rapporto di conseguenzialità a certe azioni e ai traumi che possono creare.
I salti temporali, che sono poi delle falcate nelle linee narrative, non aiutano in questa ricerca di profondità.
Ad esempio, da spettatore, mi sono ritrovato ulteriormente slegato dalle vicende quando la protagonista diventa Christie (Megan Best), la figlia di Dawn (Brec Bassinger), perché non solo non la conosciamo, e non ha tempo di poter essere sviluppata come personaggio, ma arrivati all'ultimo film si perde il senso di continuità.


Anche questi ultimi due film della serie Dawn vanno a toccare tematiche molto serie, come ad esempio l'incesto, ma che risultano più cringe che inquietanti, perché quel sapore di dark e gotico non viene mai raccolto a piene mani.

Inutile sottolineare a questo punto gli aspetti un po' più tecnici come ad esempio la quasi assenza di trucco invecchiante per dei personaggi che diventano adulti, perché a questo punto sarebbe come sparare sulla croce rossa.
Non avendo letto i libri da cui questi film sono tratti non so se il materiale di partenza fosse così o se l'adattamento gli ha tolto valore, ma nel panorama attuale una serie come Dawn non può che apparire come una produzione pigra e datata.
A questo punto posso dire che la ricerca di qualcosa che valga la pena vedere su Raiplay continua ancora.


La mia esperienza con il Youth-Extending Fluid SPF 50 di Paula's Choice

Se mi seguite su Instagram avrete visto nelle storie che sono stato fortunato per una volta ed ho vinto un kit di solari che Paula's Choice aveva messo in palio in un giveaway. Era da tantissimo che non usavo i prodotti del brand e quindi ero molto curioso ma, visto che la box contiene esattamente quattro diverse varianti degli SPF Paula's Choice, capite bene che provarli tutti in una volta per bene non era fattibile, quindi ho iniziato da quello che mi sembrava più adatto alla mia pelle nel periodo estivo e con questo clima tropicale.


INFO BOX
🔎 Sito dell'azienda, rivenditori, Amazon
💸 €47
🏋 60ml
🗺 Made in USA
⏳ 12 Mesi
🔬 //

Il Youth-Extending Daily Hydrating Fluid SPF 50 è infatti un solare viso rivolto a pelli normali, miste e grasse, proprio grazie ad una texture leggera e fluida, che non contiene oli, ma al tempo stesso risulta idratante che può sostituire la crema di tutti i giorni.

Si tratta di un solare con filtri chimici con una protezione ad ampio spettro UVA/UVB, e nello specifico, troviamo

  • Octinoxate 7,5%
  • Octisalate 5%
  • Octocrylene 2%
  • Avobenzone 2%

ma la sua formula è ovviamente più complessa. Paula's Choice ha infatti aggiunto glicerina per idratare, ed una sfilza di attivi antiossidanti per potenziale l'effetto protettivo della pelle, anti inquinamento e anti radicali liberi. E quindi troviamo tocoferolo, estratto d'uva, di tè verde, di aneto, di camomilla, sambuco nero, bacche di goji e melograno. Alcune di queste sostanze in realtà hanno anche altri effetti, soprattutto lenitivi e antiinfiammatori, e in questo senso si aggiunge anche l'estratto di avena.
Nella formulazione non ho notato alcool e nemmeno profumo, per renderla immagino più universalmente apprezzabile e delicata. Inoltre non è indicata come water-proof, altro segnale che possiamo definirla a tutti gli effetti una crema idratante con fattore di protezione

Già dal nome potete immaginare che questo Fluid SPF 50 è proprio un solare liquido, io infatti ho preso l'abitudine di shakerarlo prima di applicarlo anche se l'azienda non dice nulla a riguardo, e questa sua consistenza lo rende molto facile sia da prelevare che da stendere. Io lo trovo fresco, dal tocco molto leggero tanto da non sentirlo sul viso, decisamente setoso e soprattutto non noto scia o aloni bianchi, ma mi si assorbe bene e velocemente lasciando su di me un finish luminoso. 

Paula's Choice dice infatti che dovrebbe avere un effetto matt, ma onestamente su di me sembra più un glow naturale, non untuoso, ma indubbiamente non opaco al 100%. Sicuramente però si riesce facilmente ad opacizzare con una cipria, senza dover fare troppi ritocchi durante il giorno.
E a proposito di applicazione, il Youth-Extending Daily Hydrating Fluid è andato abbastanza d'accordo con il mio contorno occhi, non bruciando su questa zona, ma la sensazione che ho avuto è che forse ci sono protezioni solari ancora più delicate.

Ho dovuto giocare un po' con questo prodotto Paula's Choice, ed ho capito che sul mio tipo di pelle, a tendenza mista sulla zona T con le alte temperature, funziona bene se prima do una idratazione leggera ma stratificata al viso, quindi tonico, siero e magari una crema-gel e soprattutto lo trovo ideale nelle giornate più calde e con un clima più umido.

Ho notato infatti che se ad esempio lo applico e resto molto tempo in un clima secco, come una stanza climatizzata, la mia pelle sotto a questo Daily Hydrating Fluid tende un po' a diventare tirante come se mancasse una quota umettante che il prodotto non riesce ad apportare. Di conseguenza mi trovo più lucido perché la pelle cerca di recuperare la situazione producendo più sebo, ma non è ciò di cui sento bisogno.

Sembra un discorso delirante, ma è vita vera di tutti i giorni. E se vi steste chiedendo perché, se so che resto in uno spazio chiuso e secco, non utilizzi una crema idratante più corposa prima di questo solare Paula's Choice, la risposta è semplice: infatti non vivo comunque H24 con nell'aria condizionata (per fortuna), quindi rischierei di appesantire il viso quando invece sono al caldo.

Se sono in giro invece la mia pelle trova il perfetto equilibrio con lo Youth-Extending Fluid SPF 50, mantenendo il comfort nel corso delle ore. Più volte mi sono stupito la sera rientrando a casa e trovandomi il viso in buono stato, senza che la zona T ad esempio fosse eccessivamente lucida o in generale appesantita. 
Mi è piaciuto anche come base trucco perché non interferisce con gli altri prodotti che applico sopra e come specificavo qualche riga fa, se desidero mattificare alcune aree con una cipria, queste restano opache.

È quindi un solare che ho apprezzato per la vita di tutti i giorni, che non ha avuto interazioni strane, tipo spellicolamenti, con i vari prodotti a cui l'ho affiancato e che applico senza pensarci troppo. Secondo me più che per pelli grasse o particolarmente impure, che magari preferiscono avere anche nel solare degli attivi anti imperfezioni, è un prodotto adatto a pelli che restano nel range della "normalità", e anche per climi meno ostili.


Voi avete provato i solari Paula's Choice?




💖alcuni link sono affiliati, per te non cambia nulla, ma puoi usarli per sostenere le mie recensioni. Grazie!

My Lady Jane non c'entra niente con Bridgerton, ecco perché

C'è stato tanto chiacchiericcio sulla serie tv My Lady Jane, disponibile in streaming su Prime Video dal 27 giugno, e che solo nelle ultime settimane ho avuto modo di recuperare, non capendo la direzione delle critiche che ha ricevuto.

Traendo ispirazione dalla base letteraria del romanzo omonimo di Cynthia Hand, Brodi Ashton e Jodi Meadows, My Lady Jane tenta una riscrittura, in chiave ironica e contemporanea, della storia che tutti conosciamo, o almeno dovremmo.

Siamo in Inghilterra intorno alla metà del 1500, ed alla morte di Enrico VIII (quello famoso per cambiare moglie ogni minuto), gli succedette suo figlio Edoardo VI, il quale però essendo cagionevole, morì all'età di 15 anni. Qui si aprì un po' il caos sulla successione: Edoardo infatti aveva lasciato un testamento in cui voleva come suo erede la cugina lady Jane Grey, scavalcando lo stesso testamento del padre che invece affermava che in assenza di figli da parte di Edward, il trono sarebbe spettato a sua sorella Maria (la sanguinaria) e Elisabetta (I). C'erano però diversi intoppi burocratici, senza contare poi tutte le altre persone che nella linea di successione avevano la precedenza rispetto a Jane.

Eppure Jane riesce a diventare regina, ma solo per 9 giorni, perché poi Maria la fa accoppare e si prende il posto che comunque le spettava.

Ma, nella serie tv Prime Video, sin da subito il nostro narratore ci racconta che l'intento è di scoprire cosa sarebbe accaduto se Lady Jane fosse riuscita a regnare più di 9 giorni, grazie al suo temperamento forte e coraggioso in grado di convincere il suo popolo della sua autorevolezza e legittimità. 

Le difficoltà per Jane non riguarderanno però solo la sua ascesa al trono, e gli intrighi di palazzo, ma prima dovrà gestire il rapporto con la madre, che la obbligherà a sposare Guilford Dudley per cercare di salvare la sua famiglia, poi dovrà convivere con un questo uomo che sembra diametralmente opposto a lei. Ma sarà governare il vero problema: in questa Inghilterra di My Lady Jane infatti non è la divisione fra cattolici e anglicani a creare tumulti interni, ma quella fra Etiani e Veritiani.

I primi infatti hanno le sembianze di esseri umani che però sanno trasformarsi in animali quando serve, ma i veritiani non accettano quelle che reputano delle creature malvagie e cercano di emarginarli o, peggio, ucciderli in ogni occasione possibile. 

Una riscrittura della storia che consente quindi di raccontare un'altra vicenda: Lady Jane infatti diventa una giovane eroina sveglia e intelligente, che crede nell'indipendenza e nell'inclusione, oltre che nell'amore vero, e che sfida il sistema e la visione arcaica della società.
Il tono settato da My Lady Jane è ironico, con degli spruzzi di nozioni storiche reali qui e lì, ma con una impostazione da commedia poco politicamente corretta (e spesso sboccata) che alla fine vuole intrattenere, ben lontana da qual si voglia intento documentaristico, ed è qui che sono scattati i paragoni con Bridgerton, che però reputo poco corretti.

È vero che entrambe le serie tv sono anacronistiche, sia per le scelte di musica, costumi e dialoghi, sia per gli attori (anche in My Lady Jane molte persone nere o di colore assumono ruoli che nell'Inghilterra del '500 non avrebbero mai avuto), ma qui secondo me finiscono le similarità.
Soprattutto tocca fare una premessa: è vero che Bridgerton ha avuto un enorme successo, ma già prima della serie di Shonda Rhimes c'erano altri titoli con uno stile simile.

Mi vengono in mente Vanity Fair, Gentleman Jack e Dickinson, tutte pubblicate prima e con pennellate più contemporanee, ed anche La fantastica signora Maisel (era il 2017) aveva una protagonista poco aderente ai canoni degli anni '50.

Ma My Lady Jane aggiunge altri due aspetti che non troviamo in Bridgerton. È infatti una serie ucronica, un what if vero e proprio, al contrario della serie Netflix dove i personaggi sono per la maggior parte inventati, e soprattutto c'è la componente fantasy che smonta qualunque forma di realismo, e i momenti di azione per dare un tocco epico al tutto.
Bridgerton inoltre punta molto sull'intreccio sentimentale e sessuale, mentre qui è un aspetto quasi secondario. 
Insomma io non so se quelli di Prime Video si siano messi ad un tavolo per trovare una risposta a Bridgerton, ma a me My Lady Jane ha ricordato più il film Disney Roseline, soprattutto per il tipo di comicità che porta.
Questo significa che la serie tv Prime mi abbia convinto del tutto? Assolutamente no.

Se è vero che riesce ad intrattenere e che il cast, capeggiato soprattutto da Emily Bader e Edward Bluemel (che avevo visto di recente in Belgravia: The Next Chapter), se la cava molto bene, non posso dire che My Lady Jane mi abbia tenuto incollato allo schermo tutto il tempo.
Il problema per me è stato soprattutto il ritmo e la lunghezza delle otto puntate che non mi è sembrata sempre in linea con le vicende che raccontano. L'unico stimolo ad una sorta di binge watching è il cliffhanger finale di ogni episodio, ma non sempre in me è scattata la voglia di proseguire con la puntata successiva.

Più nello specifico mi è sembrato che abbiano tentato di tenere insieme una serie di idee già viste, spesso riproponendole come se fossero particolarmente valide quando invece mi sono sembrate fiacche, come ad esempio la liaison fra la madre di Jane, lady Frances Grey (Anna Chancellor) ed il più giovane fratello di Guilford. Parentesi leggere, che poco influiscono sulla storia in generale, ma che non sono poi così divertenti. 

Ho sofferto anche la caratterizzazione stereotipata dei protagonisti, specie per quanto riguarda Guilford, ma anche Jane non ha una costruzione e uno sviluppo così solido. Poi non si capisce come mai nei primi episodi puntino tanto alle sue capacità di conoscere ed usare le erbe quasi fosse una sorta di maga, per poi abbandonare l'argomento e riprenderlo vagamente nell'ultimo episodio. 
O ancora Maria, la futura sanguinaria, ci viene presentata come una pazza furiosa, che nelle camere private diventa una maîtresse dedita al sadomaso, come se una parafilia debba essere per forza una caratteristica di una persona non propriamente equilibrata. 

Se non siete fra quelli che urlano all'oltraggio appena vedono personaggi reali inseriti in contesti non storiograficamente accurati, o che magari si annoiano con i period drama tradizionali che non allargano gli orizzonti verso generi differenti magari più leggeri, allora My Lady Jane potrebbe essere la vostra serie. Per me si deve ancora lavorare un po' su originalità, creatività e ironia.

A proposito, l'episodio finale, e lungi dal fare spoiler, lascia aperto uno spiraglio ad una seconda stagione, anche se ancora non ho letto di conferme ufficiali. 



Maschere Scrub Bottega Verde, quale scegliere?

Ho raccolto nel corso degli ordini fatti sul sito, diverse maschere viso di Bottega Verde della linea Estratti di Bellezza, colpito soprattutto dal range ampio, e dal fatto che essendo in bustina non mi sarei stufato ad utilizzarle troppo a lungo. In verità l'azienda ha un po' aggiornato la gamma di questo tipo di trattamenti, infatti ad esempio le maschere in tessuto che avevo provato ormai tre anni fa non sono più disponibili.

Ho quindi messo diverse maschere in carrello sperando in un upgrade, e per cominciare ho scelto di mettere alla prova tre prodotti che vogliono coniugare l'effetto scrubbante al trattamento di una maschera.


INFO BOX
🔎 Negozi Bottega Verde, Sito dell'azienda
💸 €2.50
🏋 8ml
🗺 Made in Italia
⏳  //
🔬 Vegano


Quando arriva l'estate infatti non mi dispiace mettere da parte per un po' gli esfolianti chimici e usare qualche scrub fisico, quindi questi di Bottega Verde sono caduti a fagiolo. Vediamoli un po' anche a confronto, e quali secondo me scegliere in base alle vostre esigenze.

La prima che ho utilizzato è la Maschera Scrub Tonificante ad effetto Purificante Esfoliante per pelli normali e miste.

È arricchita principalmente con estratto di limone che purifica ed ha un potere astringente, ma troviamo anche estratto di zenzero, antiossidante e tonificante e diverse granulosità disperse all'interno. Nell'INCI di questa maschera Bottega Verde infatti ho notato che contiene sia zucchero di canna, che silica e polvere di una noce brasiliana (sono buonissime). Infatti è un gel sodo, dalla profumazione fruttata, con dentro questi granuli più scuri che però non ho trovato affilati in modo tale da poter graffiare la pelle, ma a questo ora ci arrivo.

Si tratta quindi di una formulazione molto semplice, con qualche umettante per rendere lo scrub anche idratante. 
Nonostante Bottega Verde la presenti come appunto una maschera-scrub, non ci sono indicazioni su quanto tenerla in posa, ma semplicemente di risciacquarla dopo averla massaggiata.

Io ho sempre lasciato agire la maschera Purificante Esfoliante per qualche minuto per poi sciacquarla via, e mi è piaciuta molto, perché come anticipavo esfolia la pelle, ma non crea escoriazioni o rossori e la lascia morbida e anche leggermente idratata. Il direi che la sua intensità scrubbante è media, anzi da questo punto di vista è la mia preferita e penso che questa maschera possa piacere proprio a chi preferisce uno scrub che si sente sul viso grazie alla varietà dei granuli e di come questi sono dispersi, ma che tutto sommato è delicata. L'azione astringente e il potere di idratazione che ho notato su di me mi fanno pensare che possa essere uno scrub più adatto a pelli miste/grasse che normali e non troppo sensibili e reattive.
Il risciacquo risulta abbastanza rapido e facile perché alcuni granuli si sciolgono completamente. 

Lo Scrub Maschera Levigante Mela e Kiwi è un po' diverso dall'altro trattamento Bottega Verde, ma senza diventare a tutti gli effetti un prodotto diametralmente opposto.

Anche in questo caso abbiamo a che fare con un gel medio-sodo, con dentro disperse tre tipologie di agenti esfolianti, ovvero i semi del kiwi, la polvere di riso e la silica. La profumazione sarebbe fruttata, ma purtroppo la componente alcolica prende il sopravvento per il mio naso, anche se durante la posa non mi ha dato fastidio. 
Bottega Verde l'ha arricchito con appunto estratto di mela, che è noto per il suo potere umettante, e quello di kiwi, ricco di vitamina C e antiossidanti.
È un tipo di scrub più delicato rispetto agli altri, quindi secondo me sempre efficace ma meno "aggressivo" in questa tripletta, meno grossolano. Non pensiate infatti che i semi di kiwi influiscano particolarmente nella fase del massaggio perché tendono a scivolare. Dall'altro lato, il fatto che non ci siano grani che si sciolgono, come lo zucchero ad esempio, comporta che noi possiamo decidere quanto insistere nell'esfoliare la pelle, ma anche che quando dobbiamo risciacquare la maschera-scrub serve una attenzione in più o ci si ritrova con grani fra le sopracciglia e le pieghe del viso.

In questo caso Bottega Verde specifica di lasciarla in posa 5 minuti dopo averla massaggiata su pelle pulita, ed ha indubbiamente più senso. Io comunque ho sforato di tanto in tanto i tempi e non mi è successo nulla di strano. 

Con questo Scrub-Maschera Bottega Verde la mia pelle diventa più liscia sicuramente, un pochino più luminosa e vagamente idratata e fresca, diciamo che avessi una pelle più mista/grassa potrebbe essere quasi sufficiente da sola, e che, sempre in confronto agli altri due prodotti del brand è quello che ho trovato più idratante. Io l'ho sempre fatta seguire dalla mia solita routine e non ho nessuna strana interazione da segnalarvi. Direi che è quindi davvero un buon trattamento che un po' tutti i tipi di pelle possono giostrare e che potrei apprezzare anche un periodo dell'anno meno caldi. 

La terza Maschera Scrub Bottega Verde che ho provato è la Dermopurificante Esfoliante, ma è la definizione di "Detergente" che la rende leggermente diversa dalle altre due. 

L'INCI si apre con l'acqua d'orzo che è un agente lenitivo per la pelle, e poi prosegue con l'estratto di zenzero, il succo e l'olio essenziale di limone, che ritornano anche in questo scrub, ma ho notato anche glicerina e acido salicilico. L'azione esfoliante in questo caso è invece affidata alla silica, in una quantità abbastanza presente quando la si massaggia e in polvere sottile come potete immaginare, e che risulta abbastanza delicata. Mi è piaciuta anche la profumazione, fresca e delicata.

Già ad occhio mi sembrava la formulazione di un prodotto adatto a pelli più grasse ed impure ed in effetti non mi sono sbagliato. 
In questo caso però Bottega Verde consiglia di applicare lo scrub su pelle umida e poi lasciare agire qualche minuto prima di sciacquare il viso, ed in effetti, questo gel sodo come si presenta, a contatto con l'acqua, sembra quasi crei una leggera schiumetta. Mi ha infatti riportato alla mente altri prodotti simili come il detergente di NaturaVerde o il famoso scrub di Viviverde Coop che non credo esista più.

Tornando alla Maschera Scrub Dermopurificante di Bottega Verde a me è piaciuta perché è a tutti gli effetti un detergente che non solo mi rende la pelle più liscia e morbida, e quindi porta via magari pellicine e irregolarità, ma ho notato anche un effetto pulente, quindi rimuovendo gli eccessi di sebo.
Nonostante gli attivi, in questo trio di maschere è quella che mi lascia la pelle un po' meno idratata, che non significa secca o tirante ma semplicemente più "asciutta" e comunque pronta a qualunque altro siero o tonico abbia utilizzato dopo. Secondo me è un prodotto perfetto per pelli miste e grasse nel senso stretto del termine, che non vogliono appesantire in nessun modo il viso, ma magari applicarci dopo altri attivi purificanti e seboregolatori. 
Anche con questo Scrub Bottega Verde il risciacquo è facile e abbastanza veloce. 


Avete provato questi Estratti di Bellezza Bottega Verde?




Gli altri film di luglio, fra recuperi e novità

Ho volutamente dedicato uno spazio unico a A Family Affair come titolo del momento, ma nel corso di questa prima metà di luglio ho visto altri film. Sono forse in quel periodo in cui ho voglia di concentrarmi su un'unica storia che inizi e che finisca e non venga protratta per chissà quanto episodi come accade nelle serie tv. Mi sono anche messo a recuperare alcuni film che da tempo volevo vedere, ma ho cercato di non lasciare indietro le novità.


Il piacere è tutto mio (2022)


Titolo originale: Good Luck To You, Leo Grande
Genere: commedia, drammatico
Durata: 97 minuti
Regia: Sophie Hyde
Uscita in Italia: 10 novembre 2022 (Cinema)
Paese di produzione: Regno Unito
Sky e Now ha reso disponibile verso fine giugno il film di Sophie Hyde con Emma Thompson e Daryl McCormack (che ricordavo da The Woman in the Wall), che viene definita come una commedia romantica ma io non mi ci rivedo.

Nancy Stokes è la protagonista de Il piacere è tutto mio, ed è una insegnate di religione in pensione che ha sempre vissuto i suoi ruoli di madre, moglie e appunto professoressa, in modo rigido e inflessibile, ma una volta rimasta vedova e con i figli ormai grandi, qualcosa in lei è cambiato. Così decide di assumere un giovane gigolò che si fa chiamare Leo Grande e con lui iniziare degli incontri sessuali in una camera d'albergo. Ma Nancy porta ancora il peso ed il retaggio del ruolo che ha avuto, oltre alla vergogna per non essere più una ragazzina, ma Leo riuscirà  a sbloccarla non solo da un punto di vista sessuale. In realtà questi incontri saranno per entrambi l'occasione per esplorare il reciproco mondo interiore, i limiti che si sono posti e le paure che li hanno bloccati. 

Sin dalle prime scene de Il piacere è tutto mio ho avuto l'impressione che si trattasse dell'adattamento di un'opera teatrale, perché l'impostazione è quella: due personaggi, in una stanza sola, con molti dialoghi fitti e dei tagli alle scene che fanno pensare alla fine di un atto. In realtà non c'è dietro il canovaccio di una pièce, ma è una storia che funziona comunque molto bene, e che parte indubbiamente con l'argomento (per alcuni tabù) della riscoperta della sessualità in età matura, ma che si espande verso poi altri temi.
Così la Nancy di Emma Thompson diventa una protagonista ironica ma sempre naturale, mai sopra le righe, con una voglia di mettersi in gioco ma con tanta paura del giudizio altrui, quasi fosse una adolescente. Leo invece è un gigolò fuori dai canoni, nonostante la bellezza non azzarda mai e non è mai brusco, ma approccia la sua cliente con dolcezza, esplorando tutti i suoi desideri. 


Quelli che alla fine dovrebbero essere incontri di fugace sesso a pagamento, diventano quasi sessioni dallo psicologo per entrambi, e lo so che state pensando che teatralità più profondità possano risultare pesanti, ma in Il piacere è tutto mio tutti gli elementi sono ben bilanciati, i temi dell'accettazione di sé e del superamento delle proprie paure si toccano con leggerezza e ironia, il ritmo non si ferma mai, ma è un costante scambio fra i due.
Se i più pudici potranno non apprezzare Good Luck To You, Leo Grande per il modo in cui racconta la sessualità e mostra il corpo nudo di una donna che non ha più 20 o 30 anni, a me è spiaciuto invece quando si esce fuori da quella stanza d'albergo e quindi da quella sorta di bozzolo che protegge i suoi abitanti, un microcosmo che mi è piaciuto per quello che racconta e per come lo fa.


La moglie del presidente (2023)


Titolo originale: Bernadette
Genere: commedia, drammatico, biografico
Durata: 93 minuti
Regia: Léa Domenach
Uscita in Italia: 24 aprile 2024 (Cinema) / Luglio 2024 (Tim Vision)
Paese di produzione: Francia

Dopo una breve apparizione al cinema all'inizio di quest'anno, è arrivato su Tim Vision un film che mi incuriosiva e che si è rivelato una commedia gradevole e d'intrattenimento.
Ispirandosi in modo lasco alle vicende di Bernadette, moglie di Jacques Chirac, scopriamo come sono stati i 12 anni anni, dal 1995 al 2007, per l'ex premier dame all'interno dei palazzi del potere. In prima battuta infatti Bernadette fa fatica ad accettare la sua nuova posizione soprattutto perché offuscata e messa in un angolo dal marito, ma lentamente riuscirà a ritagliarsi il suo spazio e anzi si dimostrerà molto più forte e determinata, ribaltando la sua posizione.

Catherine Deneuve interpreta una Bernadette Chirac astuta, ironica, e di una certa tempra, in quello che parte come un film biografico, ma che poi racconta una storia di affermazione femminile che vuole soprattutto far sorridere e tenere compagnia. Non c'è infatti qualche approfondimento sulla politica di Chirac o la situazione socio economica della Francia, e non c'è nemmeno il tempo di approfondirla sia perché il film ha un ritmo incalzante, sia perché non è l'intento de La moglie del presidente. Si strizza infatti più l'occhio ad alcuni gossip del periodo, per mantenere quella allure leggera.

A far emergere la figura di Bernadette ci pensa anche la caratterizzazione dei personaggi maschili che tende al caricaturale, ma senza mai farle diventare delle macchiette o senza esagerare. Le interpretazioni infatti sono tutte buone, ma il film alla fine lo porta a casa la Deneuve.


Non ho molto da dire sulla messa in scena o sulla regia: tutto è abbastanza realistico in termini di ricostruzione dell'epoca e l'impostazione registica è semplice, infatti ci portano nei vari periodi temporali in modo scorrevole e "tradizionale".
Il risultato è un film che probabilmente al cinema mi avrebbe detto poco, aspettandomi sempre molto dalla visione su grande schermo, ma che è un buon intrattenimento in streaming e che, nonostante parli di qualche decennio fa, si attualizza nella contemporanea importanza dell'aspetto e dell'approccio in politica (a volte anche più dei contenuti).


Hit Man - Killer per caso (2023)


Genere: commedia, noir, thriller
Durata: 115 minuti
Regia: Richard Linklater
Uscita in Italia: 27 Giugno 2024 (Cinema) / 
Paese di produzione: Stati Uniti d'America

Glen Powell è chiaramente nel periodo d'oro della sua carriera, e sembra stia mettendo le spunte a tanti successi, almeno sulla carta. Dopo Tutti Tranne Te è ricapitolato in un titolo molto chiacchierato, e che avevo visto in giro presentato come una commedia thriller dalla sceneggiatura solida e divertente, ma io non ho visto nulla di tutto questo.

Il protagonista di Hit Man è Gary Johnson (Powell appunto), un professore di psicologia e filosofia dalla vita ordinaria, come lui stesso si presenterà con un banalissimo voice over, ma che arrotonda il suo stipendio facendo da consulente tecnico per la polizia. Per caso un giorno però si trova a prendere il posto di un agente di polizia sotto copertura che finge di essere un killer da assoldare su pagamento. Così Gary trova un terzo lavoro, e diventa Ron, un finto sicario che smaschera persone che vogliono uccidere qualcuno. Riesce anche ad avere un discreto "successo" in questo ambito, diventando anche più carismatico e sicuro nella vita di tutti i giorni, fino a quando non si innamora di Maddy, una donna che vuole uccidere il marito.

Di idee che funzionano ce ne sono alcune in Hit Man, e Glen Powell (che fa anche da produttore qui) si è scelto un ruolo che lo vede trasformista, impegnato in tutte le versioni di questo killer che muta in base ai diversi clienti, dal figlio che vuole restare orfano, alla moglie che vuole diventare vedova. E pare che la vicenda sia ispirata a fatti realmente accaduti, ma a me devo dire che ha fatto poco effetto.
Per buona mezz'ora a dirla tutta mi sono anche annoiato in attesa che il film ingranasse e la trama prendesse il volo, decollo che per me è stato un po' fiacco.

Non c'è stato per me quel momento di particolare ilarità, sebbene mi sembra ci sia palese l'intento di far sorridere il pubblico (vedi appunto quei camuffamenti di Gary a cui facevo riferimento su). Si passa poi alla commedia dell'equivoco, che dura ben poco per fortuna e quando poi la faccenda si dovrebbe fare più seria, non mi è sembrato si sviluppasse questo thriller così noir ed intrigante. Anzi, la storia è così lineare e prevedibile che si conclude con una escalation poco credibile, e quando si rientra nell'ambito della commedia romantica non migliora.

Non che la chimica fra Powell e Adria Arjona non sia buona, ma i loro personaggi sembrano più che altro legati da una passione carnale per potersi spingere a mettere in ballo tutto.

Non so quanto di vero ci sia in Hit Man, immagino soltanto l'incipit della storia e appunto il personaggio di Gary Johnson, ma quello sullo schermo risulta poco verosimile: ce lo presentano come un professore vagamente sfigato, ma un taglio di capelli fuori moda e una polo sformata non nascondono facilmente la fisicità di Glen Powell, e la sua evoluzione è repentina e telefonata. 
I dialoghi poi non brillano particolarmente, non c'è una linea che mi sia rimasta impressa e si filosofeggia di identità, personalità, sulle maschere che mettiamo e sullo stato della società attuale (specie americana), ma tutto si accartoccia col finale, visto che Gary/Ron segue la sua amata solo perché le piace, nonostante tutti i grandi discorsi.
Se spogliato dal clamore e dalle eventuali aspettative, Hitman può essere una commedia come tante, da prendere per quello che è, ma se vi aspettate quella tacca in più potreste restare delusi. 



Perché il nuovo Balancing & Clarifying Serum The Ordinary è perfetto per questa stagione

Quest'anno The Ordinary sta cavalcando l'onda delle novità senza sosta e, giusto per dirne alcuni, ha lanciato un siero per rinforzare la barriera cutanea, un tonico lattiginoso con ingredienti fermentati, un nuovo detergente viso cremoso, ed ha riformulato il siero all'acido ialuronico.

Alcune di queste novità hanno però cambiato approccio rispetto agli inizi: se infatti in principio buona parte dei sieri viso The Ordinary avevano come attivo un'unica sostanza, più di recente l'azienda ha iniziato a fare spazio anche a formulazioni più articolate. 
Una di queste caratterizza il nuovo Balancing & Clarifying Serum, che dal nome stesso capite si tratta di un siero che vuole ribilanciare la pelle, quindi la produzione di sebo e la percentuale di idratazione, rinforzare la barriera cutanea e contrastare diverse tipologie di congestione ed imperfezioni.

INFO BOX
🔎 TheOrdinary.com, Sephora
💸 €23.90
🏋 30ml
🗺 Made in Canada
⏳ 12 Mesi
🔬 //

Tutto questo dovrebbe avvenire attraverso sette diverse tecnologie cosmetiche che The Ordinary ha voluto raccogliere in un unico siero.
Fra queste troviamo due amino acidi naturalmente presenti nella nostra pelle, ovvero la Sarcosina e L-Carnitina, che hanno benefici differenti nell'uso topico, aiutando sia la barriera cutanea con una azione umettante, sia a controllare la produzione di sebo. Un altro attivo di questo siero è un brevetto, la Polilisina, che è composta da aminoacidi prodotti dalla fermentazione dei batteri, e che vuole ridurre la lucidità della pelle.

Nel Balancing & Clarifying Serum troviamo poi l'adenosina, che aiuta a ridurre l'aspetto dei pori e la pelle ruvida perché ha un effetto riparatore che nel lungo periodo va appunto a rinforzare la struttura della pelle, ma anche antiinfiammatorio e lenitivo, ed una "vecchia" conoscenza di The Ordinary ovvero la N-Acetil Glucosamina (NAG), che si trova anche nel nuovo Milky Toner ed è uno zucchero amminico che ha un potere esfoliante delicato che quindi affina la grana della pelle, per una azione senza appunto acidi.

L'azienda poi punta l'attenzione ad altre due sostanze rivolte a riparare e rinforzare, in modo diverso, la barriera cutanea, ovvero l'Ectoina che credo stia avendo una lenta ma costante diffusione nel mondo della cosmesi, e che agisce anche come idratante, antiossidante e protettivo dall'inquinamento, ed il Lactococcus Ferment Lysate, attivo fermentato che funge da probiotico. 

Scavando però più a fondo, perché non mi accontento mai delle descrizioni delle aziende, ho trovato anche un attivo interessante, ovvero la Azeloglicina ® un derivato idrosolubile dell'acido azelaico unito alla glicina, che ha poteri seboregolatori e antibatterici, antimacchia e anti rossori. 

Non conoscevo anche il Silantriolo, considerato idratante. Come tutti i prodotti The Ordinary non contiene invece profumo, e io non ci sento alcun odore particolare o che possa infastidire. 
Il Balancing & Clarifying Serum è un siero davvero liquido e leggero, ed è chiaramente specificato che va shakerato prima di essere prelevato. Nonostante la presenza di così tanti attivi si può utilizzare ogni giorno, mattino e sera.

Vista la sua leggerezza è stato facile per me introdurlo nella mia routine e, sin da quando The Ordinary me l'ha inviato, l'ho utilizzato con costanza mattino e sera, proprio perché si assorbe subito, non lo trovo appiccicoso e sono riuscito ad integrarlo sia insieme ad altri prodotti che in una skincare smilza e super estiva.

Nella mia esperienza con il Balancing and Clarifying Serum ho notato alcuni benefici in particolare, sia nel breve che nel lungo periodo, o per meglio dire sotto stress. 
Premetto che forse non è il siero che in assoluto si addice al mio tipo di pelle, che è mista d'estate, ma non estremamente oleosa o impura. Però sicuramente con l'aumento delle temperature e quindi una sudorazione più accentuata, aumenta la possibilità che mi appaiano sul viso dei piccoli brufoli, e ovviamente maggiore lucidità sulla zona T.

Con il nuovo siero di The Ordinary, a primo impatto ho sentito un buon livello di idratazione per tutte le aree del mio viso, in qualunque regime l'abbia utilizzato, e questo comfort si è mantenuto per tutto il giorno. 

Sempre nell'immediato, ho notato che contribuisce a far guarire più rapidamente quei brufoletti a cui facevo riferimento sopra, che già dopo meno di 24 ore mi sembrano maturati, meno infiammati e più asciutti, con sempre più miglioramenti nel corso delle ore successive. 
È questa una azione generalmente più dolce, quindi se non volete utilizzare sostanze acide o che possono essere essiccanti, questo Balancing & Clarifying Serum può fare al caso vostro.
Nell'utilizzo costante per un periodo più lungo e anche "sotto stress", ho notato due cose in particolare. La prima è che le macchiette lasciate da due precedenti brufoli si sono schiarite molto più velocemente e in modo omogeneo.
Ma questo siero The Ordinary mi ha accompagnato anche nel mio ultimo viaggio a Roma, e mi ha aiutato a mantenere la pelle sotto controllo: infatti nonostante il caldo, le camminate sotto al sole, i vari strati di SPF, magari una alimentazione non sempre bilanciata e leggera, non ho sentito il viso particolarmente appesantito, e soprattutto guardandomi allo specchio quando potevo non mi vedevo estremamente lucido. 

In generale la situazione impurità, quindi punti neri e filamenti sebacei, è rimasta sotto controllo, e per questo ho voluto eleggere il Balancing & Clarifying Serum come uno dei migliori prodotti da usare in questa stagione in cui il caldo e l'umidità possono rendere la nostra pelle mista più impura, e meno equilibrata, ma allo stesso tempo non vogliamo seccarla o renderla ulteriormente sensibile.
Avete provato questa novità The Ordinary?





💖alcuni link sono affiliati, per te non cambia nulla, ma puoi usarli per sostenere le mie recensioni. Grazie!

Vi sono piaciuti