Vi presento Parfum de Voyage, le nuove fragranze di Compagnia delle Indie

Già prima che vi parlassi della Eau De Parfum 21 Arancia e Cuoio, che mi era piaciuta parecchio e che continuo ad utilizzare, Compagnia delle Indie aveva lanciato alcune nuove fragranze che si affiancano alle quattro profumazioni già disponibili. Non si tratta però solo di una espansione della gamma, ma una nuova linea con le sue specifiche caratteristiche.
Così nasce Parfum de Voyage, che l'azienda mi ha dato l'opportunità di presentarvi e provare per intero.

Composta da otto nuove profumazioni, Parfum de Voyage differisce da appunto la linea "originale" non solo per le note olfattive, ma per il concept che propongono. Come il nome stesso indica, sono dei profumi corpo pensati per il viaggio, con un pack più leggero ed in alluminio da 100ml, quindi più resistente del vetro, imbarcabile in aereo e che non crea troppo peso nel beauty.
Inoltre tutta la collezione, come per le eau de parfum, è Made in Italy.

Compagnia delle Indie ha poi declinato queste otto eau de toilette in altrettante fragranze, che si ispirano a creazioni olfattive famose, e che possono essere adatte sia agli uomini che alle donne (in base ai propri gusti ovviamente). Inoltre le confezioni hanno tutte queste stampe bellissime con paesaggi onirici che evocano la fragranza stessa, e che rispecchiano un po' la filosofia dell'azienda che associa gli aromi a dei veri e propri viaggi sensoriali.


Al momento sul sito ufficiale, dove tra l'altro è possibile acquistare tutti i prodotti, inclusa la linea corpo, non ci sono tantissimi dettagli sulle fragranze con magari una piramide olfattiva più dettagliata, se non la breve descrizione che troviamo anche sul retro di ogni profumo.

Devo ancora provare con l'attenzione che merita ogni singola fragranza, per capirne anche la durata, quindi questa vuol essere una panoramica generale. Avendoli però annusati tutti, nella mia interpretazione, potrei suddividere i profumi Parfum de Voyage in tre macro categorie ovvero:
  • fragranze floreali,
  • fragranze speziate e dolci, 
  • fragranze fresche.

Tuttavia non aspettatevi una divisione altrettanto netta da un punto di vista concreto, perché ogni eau de toilette, oltre ad essere ben distinguibile, ha le sue sfumature e le sue caratteristiche peculiari, così come non sarei altrettanto limitato nell'indicare un genere a cui far riferimento, ma a volte può essere utile per capire meglio la profumazione. 

Fanno parte della prima categoria il 7 Iris e Patchouli e il 23 Rosa e Muschi Rosa, entrambi appunto caratterizzati da note floreali, ma con delle leggere differenze.

Se infatti 23 è un fiorito più acceso, vibrante, la fragranza più femminile della gamma Parfum de Voyage, e direi primaverile, il 7 ha invece un accordo olfattivo un po' più caldo, avvolgente, con vaghi sentori più dolci e secondo me si può considerare più unisex. Entrambe le sto usando in questo periodo perché credo si adattino bene alla primavera e alla belle giornate.

I profumi speziati e dolci Parfum de Voyage sono tre, ovvero 3 Frutta Candita e Vaniglia, che è uno dei best sellers di Compagnia delle Indie tanto da essere spesso sold out, 40 Tabacco ed Incenso e 83 Spezie e Vetiver.

Come il nome suggerisce il numero 3 è una fragranza più dolce e gourmand, in cui la vaniglia è sicuramente predominante. Invece sia 40 Tabacco ed Incenso e 83 Spezie e Vetiver sono delle profumazioni intense e direi più maschili (o comunque unisex), ma anche qui ci sono delle leggere differenze: 40 a mio avviso è più decisa e seducente, magari serale, mentre 83 riesce ad avere una nota più leggera che lo rende portabile anche di giorno.

Per finire le tre fragranze più fresche proposte da Compagnia delle Indie, che credo saranno fantastiche proprio durante l'estate, ovvero la 9 Menta e Zenzero, la 16 Sale di Mare e Legno di Cedro, e 27 Note Marine e Bergamotto.

Posso già dirvi che queste tre eau de toilette Parfum de Voyage mi hanno stupito fin da subito perché spesso i profumi freschi possono essere banali e piatti, invece qui troviamo tre fragranze ben distinte e che penso possano essere definite unisex. Ad esempio la 9 ha queste note di menta verde fresche ma non erbose o pungenti, la 16 ha questo accordo salino particolare ed esotico, mentre la 27 sa trovare una sua originalità nelle note agrumate di testa. 

Come vi dicevo, questi sono solo i primi passi in questa linea Compagnia delle Indie, quindi vi aggiornerò man mano con delle recensioni più dettagliate, ma posso dirvi che a me stanno piacendo davvero tutte. La cosa che più ho apprezzato è che comunque, almeno stando al mio naso e al mio gusto, non ho trovato quella profumazione che mi facesse dire "ok questa non posso proprio utilizzarla". Nonostante infatti abbia categorizzato e stagionalizzato queste eau de toilette, mi sono sembrate tutte fragranze contemporanee, gradevoli, portabili, senza quei sentori chimici che banalizzano e appiattiscono l'esperienza olfattiva, e che finisce per stufare.

Ci sono alcuni di questi profumi Parfum de Voyage che appena spruzzati mi danno davvero una sensazione di benessere, e credo che tutta la collezione, visto il costo accessibile, sia perfetta per chi comunque come me vuole un prodotto di qualità ma allo stesso tempo ama variare costantemente fragranza in base appunto al periodo dell'anno, al momento della giornata, all'occasione o semplicemente in base all'umore. 
Quindi noi ci aggiorniamo presto per raccontarvi la mia esperienza più in dettaglio.


I profumi Parfum de Voyage al momento sono disponibili sul sito Compagnia delle Indie, ma immagino che come l'altra linea, siano disponibili anche nelle catene Splendidi e Splendenti. 

Li conoscevate?


Nuove Serie Tv in costume che non potete perdere

Se dovessi proprio scegliere, il period drama è forse uno di quei generi che trovo più affini e di comfort per me, ed appena ce n'è uno interessante mi ci butto volentieri. Se piace altrettanto anche a voi e siete rimasti magari un po' delusi da Il Gattopardo di Netflix, allora non potete perdere queste due serie tv.


A Thousand Blows
Prima stagione

Nella mia carriera di amante delle serie tv ho qualche onta sul curriculum, e in particolare sono forse fra i pochi che non è riuscito a farsi assorbire dal fascino di Peaky Blinders. Non entrando in sintonia con i personaggi e sopraffatto dal numero di stagioni da recuperare, ho mollato il colpo, ma quando lo sceneggiatore Steve Knight (padre tra l'altro dell'amatissima Taboo) è tornato con una nuova serie tv ho pensato che non potevo perdermela.

Il 21 Febbraio su Disney Plus è arrivata A Thousand Blows, che ci porta a Londra durante l'epoca vittoriana. Ispirandosi vagamente a fatti realmente accaduti, conosciamo Hezekiah Moscow (Malachi Kirby da Cattiverie a Domicilio) e Alec Munroe (Francis Lovehall), due giovani ragazzi giamaicani alla ricerca di nuova fortuna in una Londra brulicante e caotica. Qui però si affacceranno presto alla malavita, ed in particolare ad un gruppo di ladre che si fanno chiamare i 40 Elefanti, capeggiato da Mary Carr (Erin Doherty di The Crown e Chloe). E poi ci sono i fratelli Sugar (Stephen Graham, ormai feticcio delle produzioni di Knight) e Treacle (James Nelson-Joyce) Goodson, entrambi noti pugili a mani nude.

Tutti questi personaggi si incontreranno e si scontreranno (letteralmente) nei sporchi sobborghi di una Londra di fine '800, tutti mossi da una voglia di rivalsa o di sopravvivenza.

A Thousand Blows si muove sui binari del period drama tradizionale, in cui una coralità di personaggi finisce in qualche modo per essere coinvolta, mentre lo sfondo storico si muove ed evolve. Ovviamente il lavoro di Steve Knight non è stato quello di ricostruire, come in un documentario, tutti gli avvenimenti dei personaggi realmente accaduti, ma di farli esistere e coesistere in modo coerente e credibile. Ognuno dei protagonisti di A Thousand Blows ha infatti un suo vissuto, un suo carattere ma anche tutta una serie di sfumature che lo rende interessante. 

Ognuno dei personaggi si porta dietro infatti tutta una serie di traumi e di ferite pregresse, ma anche desideri ben celati e tutti devono confrontarsi con una società che non li vorrebbe: da Hezekiah che viene escluso per il colore della sua pelle, a Mary che pur avendo un carattere forte, è una donna in un mondo estremamente patriarcale.

E se il ring che più volte vediamo diventa un luogo in cui scontrarsi, è la strada il vero campo di battaglia che spingerà appunto i personaggi ad utilizzare i propri talenti, non solo la forza fisica ma anche quella mentale, l'astuzia, e la determinazione. 

Oltre ad un cast in grado di dare delle ottime interpretazioni (vi ho segnalato giusto alcuni dei lavori precedenti per sottolineare che non sono proprio gli ultimi arrivati), A Thousand Blows può contare su un budget che ha permesso una ricostruzione dell'epoca e una generale messa in scena curata. E poi c'è anche un'ottima regia dal sapore cinematografico.


I sei episodi di A Thousand Blows si gustano abbastanza facilmente e sanno tenere compagnia anche se a volte si ha la sensazione che la serie potesse essere ancora più carica di eventi, di snodi, di momenti di tensione che potessero renderla anche più avvincente. È vero che non manca la suspense, che gli incontri di pugilato, che sono ben realizzati, riescono a creare quella agitazione che ci si aspetta anche se non si è particolarmente fan dello sport, ma si poteva fare forse di più. Infatti a volte ho avuto la sensazione che si parlasse molto ma si concretizzasse poco, come per prendere tempo.
Credo che in parte sia stata una scelta voluta perché il finale stesso prepara la strada per una seconda stagione di A Thousand Blows che ormai sembra essere in programma, ed essendomi affezionato ai personaggi, non mancherò.


L'Arte della Gioia 
Miniserie


Dopo una breve apparizione al cinema, su Sky finalmente è arrivata L'arte della Gioia, serie tv scritta e diretta da Valeria Golino, e terminata proprio lo scorso 14 Marzo.
Ispirandosi al romanzo di Goliarda Sapienza, pubblicato postumo alla sua morte, la protagonista è Modesta (Tecla Insolia), si svela passo dopo passo, a partire dall'infanzia segnata dalla povertà assoluta e dai peggiori maltrattamenti che un bambino possa subire. Queste esperienze la trasformeranno in una giovane determinata, pronta a tutto pur di conquistare la sua fetta di appagamento.

In realtà la sfortuna diventerà per Modesta la sua svolta: finita in un convento dove viene accudita e istruita dalle suore, diventa una delle predilette della Madre Superiora, Suor Leonora (Jasmine Trinca). Proprio il rapporto fra le due sarà la causa per cui verrà poi accolta nella villa della Principessa Brandiforti (Valeria Bruni Tedeschi) in cui finalmente potrà avere il potere che tanto desiderava.


Non avendo mai letto il romanzo di Goliarda Sapienza e non sapevo cosa aspettarmi dalla serie tv, ma una volta terminata l'unica perplessità è stata sul come mai l'opera non avesse avuto un adattamento cinematografico di qualche tipo. Quella de L'arte della gioia è infatti una storia intrigante, a tratti seducente, ma cruda e straordinariamente moderna, pur essendo nata negli anni '60. È soprattutto la sua protagonista, Modesta, che movimenta tutto, e che è un personaggio estremamente sfaccettato: la sua femminilità è fuori da ogni schema o quasi, ed offre il fianco per toccare tematiche che ancora oggi hanno un peso importante, anche se la sua vita è ambientata agli inizi del '900.


Modesta è infatti quella che oggi potremmo definire una Lolita, ma matura, conscia di ciò che vuole, consapevole del suo corpo, che vive una sessualità libera, disinibita, fuori dagli schemi, determinata a raggiungere la sua emancipazione. È una sopravvissuta verso cui si finisce di tifare, eppure è una antieroina a tutti gli effetti: è una ragazza manipolatrice per certi aspetti, furba, disposta a tutto (davvero tutto) pur di ottenere ciò che vuole.
Eppure Modesta lascia dietro una questione importante che potrebbe toccare tutti ovvero quanto il peso del suo vissuto possa aver influito sul suo comportamento. Siamo ciò che abbiamo vissuto, il frutto dei nostri traumi e delle nostre esperienze, o possiamo riuscire ad essere migliori di quanto ci è capitato?


Proprio con il personaggio di Modesta, L'arte della gioia, pur essendo la storia di un coming of age, passa attraverso generi diversi, oscillando dal drammatico all'erotico, e raggiunge momenti quasi da thriller e senza dimenticare l'evoluzione storica. Nonostante però l'indubbia fisicità della serie tv, resta una produzione raffinata ed elegante, grazie sia alla messa in scena curata (ritorna Villa Valguarnera a far da sfondo, come ne Il Gattopardo) ed ovviamente le interpretazioni, a partire da Tecla Insolia che secondo me è riuscita a dimostrare il suo talento e a trovare un ruolo che credo possa essere una evoluzione in positivo per la sua carriera.

L'arte della gioia, nonostante comunque sia un costante flusso di avvenimenti, si segue facilmente, ed ha un ottimo ritmo. A voler trovare un neo, ho avuto l'impressione che gli ultimi due episodi (in totale sono 6) fossero un po' meno dinamici e più lenti rispetto all'impatto iniziale.
Ma è poca cosa, perché la qualità c'è e si vede, e spero che ci sia il lascia passare per almeno un'altra stagione visto che il romanzo de L'arte della Gioia si divide in quattro parti. 

Maschere viso Purificanti Balea, le mie opinioni

Nel mio schedario della maschere viso ne avevo tre del marchio Balea che avevo raccolto con i vari ordini che ho fatto dal sito DM, attirato indubbiamente dal prezzo. Come spesso vi dico quando si parla dei loro prodotti, l'unico punto di riferimento che ho è appunto l'e-commerce, quindi è possibile che chi può andare ai negozi, trovi prodotti differenti, o magari c'è una maggiore disponibilità e varietà.

Il mio tentativo, oltre che scoprire se magari i prodotti specifici sono validi, è quello di ampliare la mia visione di un brand per capire se è costante in tutte le tipologie di cosmetici che offre. 
Non avevo mai provato infatti le maschere viso di Balea e per iniziare ne ho testare tre con funzione purificante ma che agiscono in modo diverso. 


Balea Maschera & Peeling Purificante 
agli acidi della frutta


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🏋 2x8ml
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⏳  monouso
🔬 Vegan

Fra tutti questi trattamenti Balea, la Maschera e Peeling è quella che mi ha incuriosito di più perché è a tutti gli effetti una mini routine per la pelle in due fasi.

Il primo passaggio è un gel sodo, con un sentore alcolico abbastanza spiccato da stendere sul viso pulito e lasciare agire una decina di minuti. Questa è la parte più purificante di questa Maschera Viso Balea perché arricchita con un complesso al 5% di alfa e beta idrossiacidi, in particolare acido glicolico, salicilico e lattico. In più troviamo anche pantenolo e pantolactone, che è sempre un derivato della vitamina B5 e che ha una funzione umettante. 

Questo primo step della maschera Balea va steso su pelle pulita e lasciato agire per 10/15 minuti, anche meno in base immagino alla propria sensibilità. A me sin dal primo utilizzo non ha dato fastidio sulla pelle, ma immagino che chi è reattivo ad alcol e agli acidi esfolianti, preferirebbe starne alla larga perché insieme possono essere irritanti. Su di me anzi ho apprezzato molto l'effetto levigante, esfoliante e astringente di questo primo passaggio, che si porta via pellicine e zone dalla texture irregolare. Dall'altra parte non mi secca la pelle ed inoltre si sciacqua con facilità.


Il secondo step della Maschera e Peeling Balea è una maschera idratante e lenitiva arricchita con varie sostanze come glicerina, olio di mandorle dolci, di semi di girasole, e di germe di mais, ma anche attivi lenitivi. L'azienda indica che il trattamento ha il 5% di pantenolo, ma non specifica se sia la somma del totale contenuto nei due step o solo in questa maschera nutriente. In ogni caso l'azione lenitiva di questo passaggio è supportata da un brevetto chiamato SyriCalm™ CLR che è composto da due estratti vegetali, di canna e di un particolare fungo. 

Questo secondo step si presenta come una crema densa e ricca ma facile da stendere, dalla profumazione neutra, che va applicato dopo aver sciacquato la maschera peeling, e si dovrebbe lasciare agire per 10 minuti e poi proseguire massaggiando i residui o rimuovendoli con un panno.
A mio avviso è meglio sciacquare completamente perché si rischia di fare un pasticcio e sentirsi comunque tracce di prodotto sul viso.

Dopo aver rimosso questo secondo step della Maschera Balea, la sensazione che avverto è quella di una pelle più idratata e nutrita ma non appesantita o appiccicosa, anzi tutto sommato pronta per completare la routine viso. Non avendo reazioni o irritazioni dal primo step non parlarvi del suo effetto lenitivo, ma dà una gradevole sensazione di freschezza e comunque lascia la pelle in buono stato.
Quindi questa maschera e peeling Balea è forse la mia preferita di questo terzetto, e credo sia anche la più versatile, adattandosi a tanti tipi di pelle.


Balea Maschera Viso Purificante con i fanghi del Mar Morto


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Ha una bella formulazione anche questa maschera purificante Balea, che contiene un paio di argille differenti, come caolino e silt, ma che sono affiancate da due sostanze che danno un effetto esfoliante fisico, come l'estratto di bambù e la polvere di nocciolo di albicocca. Ma ad agenti purificanti si uniscono anche attivi idratanti come la glicerina, addolcenti come pantenolo, camomilla, zinco e bisabololo, e un estratto di alga bruna, che ha funzioni più ampie, agendo da antiossidante e rigenerante per la barriera cutanea.

Questa maschera purificante Balea si presenta come cremosa e densa ed ha appunto una leggera granulosità, sottile. Va applicata su pelle pulita e lasciata agire anch'essa per 10/15 minuti, per poi inumidirla e massaggiarla con movimenti circolari che appunto aiutano nell'azione esfoliante che la maschera dovrebbe avere.


Nonostante non possa parlarne male, questa maschera Balea con Fanghi del Mar Morto non mi ha propriamente stupito. È infatti il tipico trattamento purificante, sebo assorbente e vagamente astringente, che si secca sulla pelle, dando quell'effetto che piace molto alle cuti grasse.
Mi aspettavo tra l'altro di vedere un effetto sfiammante e lenitivo più accentuato, ma quando l'ho provata su un paio di brufoli, non ho notato appunto dei benefici particolari. Credo che su questo tipo di impurità agisca più in modo preventivo appunto grazie all'effetto assorbente e purificante dell'argilla.
Inoltre anche questo effetto esfoliante, che non viene chiaramente dichiarato da Balea, mi sembra un po' debole, poco efficace su di me.

Questa maschera Balea magari non è il prodotto ideale per le mie esigenze, visto che non più grandi zone lucide, pur avendo qualche imperfezione, ma credo che ci siano trattamenti un po' più interessanti. Comunque non mi ha creato problemi e si sciacqua via con facilità, senza lasciare residui quindi una chance potrebbe meritarla comunque. 


Balea Maschera Viso Purificante All'Argilla Viola


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Questa maschera all'argilla viola sembra molto simile all'altra maschera purificante Balea, ma ci sono tante differenze. Infatti è pensata per tutti i tipi di pelle, visto che l'argilla viola di cui è appunto arricchita è un po' più delicata di quella verde e di quella bianca, ed è sfruttata per le sue proprietà non solo assorbenti ma in generale rivitalizzanti. Questa argilla è supportata nella sua azione purificante dal loess che è un fango minerale e dallo zinco, che ha proprietà antibatteriche oltre che lenitive. E poi troviamo ancora una volta il pantenolo, perché Balea non ha molta fantasia.

La maschera viso purificante all'Argilla Viola si utilizza sempre con una posa di 10/15 minuti, ma al contrario di quella ai Fanghi del Mar Morto, ha una consistenza più fluida e liscia e non si secca tantissimo sulla pelle, ma è come se una parte si assorbisse.


Gli effetti che però ho notato è simile all'altro trattamento purificante dell'azienda ma più gentile: ha una delicata azione astringente, opacizzante e lascia la pelle abbastanza morbida e liscia, e avverto anche una leggera idratazione una volta rimossa. Definirei questa maschera all'argilla Viola Balea più riequilibrante per pelli appunto miste, perché non ho notato quell'azione sebo assorbente così marcata che invece cuti grasse o molto grasse vogliono.
Anche con quest'altra maschera non ho visto una azione sfiammante così spiccata su brufoli già spuntati sul viso, ed è per me un po' una pecca. Dall'altro lato però può essere comunque interessante da provare se ad esempio state facendo trattamenti contro l'acne, e volte e una maschera purificante ma che non accentui quelle aree più secche vicino alla impurità. 
È comunque un prodotto gradevole da usare, che non richiede troppo tempo nel risciacquo e che può piacere alle pelli più delicate. 

Voi avete provato le maschere viso di Balea?






Ho visto due nuove commedie in streaming così voi non dovete farlo

Volendo un po' cambiare genere di intrattenimento dell'ultimo periodo, mi sono dedicato ad un paio di commedie arrivate in streaming nelle ultime settimane. Il risultato? Una delusione dopo l'altra.


Scatta l'amore (2025)

Titolo originale: Picture This
Genere: commedia, romantico

Durata: 101 minuti
Regia: Prarthana Mohan
Uscita in Italia: 6 Marzo 2025 (Prime Video)
Paese di produzione: UK


Attirato dai volti di Simone Ashley (da Bridgerton) e Hero Fiennes Tiffin sulla locandina, mi sono deciso a dare una opportunità a questa commedia arrivata da poco su Prime Video, e purtroppo non è stata divertente come mi aspettavo.

Lei è Pia, ragazza trentenne di origini indiane ma che vive a Londra, appassionata di fotografia ed ha uno studio di ritrattistica insieme all'amico Jay (Luke Fetherston). Le cose però non vanno per il meglio da un punto di vista economico ed anche personale: la madre di Pia la vorrebbe sposata e le ha promesso una ricca dote di gioielli dopo il fatidico sì. La giovane donna è però single e fiera di esserlo, convinta di non aver bisogno di un uomo, ma nel frattempo sua sorella minore si sta preparando per sposarsi in uno sfarzoso matrimonio indiano. E sarà proprio una sorta di santone chiamato a celebrare le nozze che predirà il futuro di Pia: troverà l'amore fra le prossime 5 persone che incontrerà. Così i suoi amici e parenti le organizzeranno cinque appuntamenti al buio.

Ormai lo sappiamo bene che trovare una commedia romantica che funzioni è davvero difficile, perché si tratta di un genere che è stato strapazzato e declinato in mille variabili. In questo senso Scatta l'Amore non solo arriva tardi ma non riesce a fare bene, nemmeno cercando di voler essere generosi.
Il film è un remake di una pellicola australiana intitolata Cinque appuntamenti al buio e sempre disponibile su Prime Video, ma la versione britannica secondo me sbaglia su più fronti. 

La storia sarebbe anche carina, per quanto non originale e non sempre verosimile: a me ha ricordato un po' What's love?, film del 2022 che ha alcuni elementi di Scatta l'Amore, che però secondo me non riesce nell'essere una rom com convincente.
Mettendo da parte magari le situazioni esasperate e poco credibili, gli snodi raccontati in modo banale e sempliciotto, o magari quelle tradizionali dei film con matrimoni, o i momenti comici che non funzionano sempre al meglio, c'è proprio una mancanza di dolcezza e di mordente.

Simone Ashley è brava ad interpretare Pia, si impegna, ma è poco credibile nei panni di una ragazza scalmanata e sopra le righe, con una vena artistica spiccata. La banalità dei due ciuffetti di capelli colorati che dovrebbero sottolineare il suo estro, è davvero risibile.
Ma cosa ben più peggiore tutto quello che le capita sembra sciogliersi con estrema facilità: sul lavoro le basta una banalissima viralità per vedersi il negozio svoltare, e nell'amore non c'è molto che debba fare. Pia infatti ha ancora qualche conto in sospeso con Charlie (Hero Fiennes Tiffin appunto), il suo ex, ma piuttosto che farci conoscere il loro rapporto a poco a poco, mostrandoci magari una possibile evoluzione, una crescita, un approccio diverso a distanza di tempo, semplicemente ci danno uno spiegone e tutto e fatto.

Considerate che Pia e Charlie appaiono sì e no quattro volte sullo schermo insieme, quindi non hanno letteralmente tempo per evolvere o farci sapere più dei loro pregressi.
Mancando anche questo feeling, questa chimica fra i due protagonisti, Scatta l'amore diventa un film molto piatto, poco accattivante, che non riesce ad essere coinvolgente.



BFF: Best Friends Forever (2024)

Genere: commedia
Durata: 88 minuti
Regia: Andrea Fazzini, Alessandro Pavanelli
Uscita in Italia: 14 Marzo 2025 (Paramount+)
Paese di produzione: Italia

Su Paramount + è arrivata una commedia italiana a cui, nonostante tutti i pregiudizi (spesso confermati) verso il cinema del nostro paese, ho voluto dare una chance, senza però essere altrettanto ripagato.

La storia è quella di due carissime amiche, Anna (Anna Ferzetti) e Virginia (Ambra Angiolini), che si conoscono e si supportano da tutta una vita. Sono due donne forti, in carriera, decise, poco interessate ai rapporti affettivi stabili, ma sono decisamente competitive quando si tratta di uomini. Infatti nella loro amicizia si creano delle tensioni quando nella vita di Anna arriva Diego (Massimo Poggio), un chirurgo che sembra all'apparenza perfetto. Inizierà così una lotta fra le due alla conquista di quest'uomo, senza esclusioni di colpi a discapito di tutto.

Benché abbia un buono spunto di partenza, BFF è davvero pessimo purtroppo nel suo sviluppo, sotto più profili.
Parlare infatti di amicizia al femminile, in una maniera meno convenzionale, più diretta, a tratti cinica, fatta anche di alti e bassi, e legare a questo rapporto anche un messaggio femminista, poteva essere una idea carina. Bff - Best Friends Forever però perde di qualunque profondità puntando ad una risoluzione banale dei punti cruciali, muovendosi come una commediuola di poco valore, spesso talmente sciocca da risultare poco credibile, e che anche esteticamente sembra l'unione di tanti piccoli sketch che dovrebbero far ridere ma non ci riescono. Anche il ritmo a mio avviso è altalenante, specie nella parte centrale dove sembra che le dinamiche si ripetano a volte inutilmente. 

Il problema è proprio la caratterizzazione dei personaggi: Virginia ed Anna dovrebbero essere diverse, una più bohemien e l'altra più controllata, ed invece sono molto simili, e risultano allo spettatore a mio avviso antipatiche ed infantili, e tutta questa competizione per un uomo non si spiega, perché le prime ad uscirne poco bene sono loro stesse.


Infatti Diego è caratterizzato in modo talmente becero, con questa ossessione per la madre, che non spiega tutto questo accanimento. Forse BFF: Best Friends Forever voleva essere una sorta di risposta a La Morte Ti fa Bella, ma è estremamente approssimativo, e soprattutto non è minimamente brillante. Anzi onestamente ho avuto l'impressione che i dialoghi fossero quasi offensivi, in un goffo tentativo di non essere politicamente corretti o puntare ad un dark humor. 

La chimica fra Anna Ferzetti e Ambra Angiolini c'è e si vede, probabilmente legate da un rapporto fuori dallo schermo, ed è la parte bella del film, ma non basta a salvare un film che ha davvero poche trovate riuscite (come le confessioni a psicologo e prete) e che spesso cade nel grottesco. L'idea di raccontare un femminile fuori dagli schemi, meno poetico ed aulico, ma più irriverente poteva essere interessante, ma il metodo e le banalità di contorno azzoppano molto questo BFF Best Friends Forever, che onestamente vi sconsiglio.



I prodotti dell'ultimo periodo: ecco cosa vi consiglio (e cosa no)

Era da un po' che non raccoglievo alcuni dei prodotti che fanno parte delle mie routine viso, corpo e capelli, quindi ho pensato fosse arrivato il momento di esaminarne con voi di nuovi. Quattro prodotti, tutti economici, alcuni promossi, e uno su cui ho molto da dirvi.

1Biovène Super Cleanser Salicylic Acid + Organic Tea Tree Breakout Cleanser Face & Body
Detergente viso e corpo purificante


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🔎Amazon, Grande distribuzione, Online
💸 €3.99
🏋 200 ml
🗺 Europa
⏳  6 Mesi
🔬 //

Metto le mani avanti dicendo che al momento questo detergente Biovène è disponibile solo qui su Amazon e su pochi altri siti online, e non so perché ma spero che torni ad essere più diffuso perché mi è piaciuto molto. Si tratta di un cleanser particolare, pensato per pelli impure, misto o grasse, infatti è ricco di sostanze purificanti.
Il Super Cleanser Biovène contiene acido salicilico, olio essenziale di tea tree, carbone e amido di riso che da alla consistenza una leggera granulosità. In più l'olio essenziale di menta dà una sensazione di freschezza, e che conferisce questo aroma balsamico.


In realtà la consistenza è molto particolare, sembra quasi una crema soffice, una mousse, che come dicevo ha una leggera granulosità. Non è una texture facilissima da utilizzare, infatti nonostante Biovene lo indichi come un prodotto per viso e corpo, secondo me non è semplice da applicare ad esempio sulla schiena, dove ad esempio possiamo avere brufoli o acne, perché potrebbe scivolare (a meno che non ci aiuti qualcuno) ed infatti l'ho essenzialmente utilizzato come detergente viso.

Anche per quanto riguarda l'utilizzo, io ho fatto un po' di testa mia con questo detergente: infatti Biovène dice di applicarlo su pelle umida, massaggiare e risciacquare. Nulla di male in questa metodologia, funziona bene allo stesso modo, ma vista la quantità di attivi che il Salicylic Super Cleanser contiene, io lo utilizzo quasi come fosse una maschera, per sfruttarne meglio i benefici.

Prendo quindi un po' di prodotto, e lo stendo sulla cute asciutta, soprattutto sulla zona T dove ho maggiori impurità, e lo lascio in posa per un tempo variabile che possono essere i 2 minuti per lavare i denti, o i 10 secondi in cui lo massaggio prima di aprire l'acqua. Solo appunto dopo questa posa, inumidisco le mani e inizio a massaggiare il detergente e appunto a lavare tutto il viso. 
Pur non creando schiuma il Salicylic Super Cleanser Biovène mi lascia il viso molto pulito, liscio e rinfrescato, senza però seccare (contiene anche glicerina per questo). Nel lungo periodo mi ha aiutato a contrastare la formazione di punti neri e in generale a sfiammare eventuali brufoli. 

Nella mia skincare ha trovato posto soprattutto la mattina, quando è vero che preferisco detergenti viso più delicati, ma dall'altra parte per la routine serale voglio un prodotto che posso passare anche sulla zona perioculare e magari schiumoso, oppure faccio la doppia detersione. In generale è un prodotto adatto a un po' tutti i tipi di pelle che tendono ad avere imperfezioni di varia natura.
A voi piacciono questi detergenti che sono quasi dei trattamenti?


Tesori D'Oriente Doccia Crema Aromatica Royal Oud 


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🔎 Amazon, Grande distribuzione
💸 €1.99
🏋 250 ml
🗺 Italia 
⏳  12 Mesi
🔬 //

Dopo la parentesi dedicata a Karma, sono tornato a provare un prodotto di Tesori D'Oriente ed ho scelto il Doccia Crema Royal Oud perché mi incuriosiva (ovviamente) la profumazione.
Come vi avevo detto già per appunto l'altro docciaschiuma, si tratta di un prodotto che più che cremoso definirei un gel lattiginoso (o per lo meno ci sono prodotti che sembrano molto più una lozione rispetto a questo), che crea subito una buona quantità di schiuma.
Al suo interno troviamo umettanti come la glicerina e l'olio di semi di sesamo, che oltre a nutrire pare essere anche ricco di antiossidanti. 
Ma ovviamente il punto di forza del Doccia Crema Royal Oud è la profumazione, che potrei definire generalmente una fragranza legnosa (appunto come la resina), ingentilita dall'ambra che però non riesce secondo il mio naso ad emergere, ma solo ad appunto ammorbidire un po' l'insieme.


Io ci sento un po' un vago aroma di rosa, più che i fiori orientali a cui fa riferimento Tesori D'Oriente, ma essendo comunque un doccia crema, non aspettatevi una profumazione così sfaccettata e dettagliata, perché una volta a contatto con l'acqua, si sente una bella fragranza, legnosa ma tutto sommato unisex, avvolgente ma che non si sviluppa in una vera piramide olfattiva.

Royal Oud crea comunque un bell'ambiente al momento della doccia, quasi come se fosse un momento spa, e mi piace come agisce sulla pelle. Infatti pulisce bene, ma mi lascia la pelle morbida e liscia, e direi anche un pelo più idratata rispetto al Doccia Crema Karma. È poi un detergente che posso utilizzare tutti i giorni sia perché non mi ha creato prurito o irritazioni, sia perché si sciacqua facilmente, quindi faccio parecchio in fretta. Salvo magari particolari necessità secondo me si adatta un po' ad ogni tipologia di pelle. 
Non sono sicuro proverei anche il profumo aromatico, ma questo Doccia Crema Royal Oud è promosso e lo riprenderò in futuro.


Equilibra Olio di Rosmarino per Capelli


INFO BOX
🔎 Amazon, Grande distribuzione
💸 €9
🏋 100 ml
🗺 Italia 
⏳  6 Mesi
🔬 //

Vi avevo anticipato nella mia hair care routine che questo olio capelli di Equilibra mi stava piacendo e che lo stavo utilizzando già da parecchio tempo. Si tratta in realtà di una miscela di oli vegetali che include olio di mandorle dolci, di ricino e di semi di girasole, uniti agli oli essenziali di rosmarino, di eucalipto e di menta. Capite da voi che si tratta di un prodotto che vuol essere al tempo stesso nutriente e rivitalizzante, visto che questi oli essenziali, supportandosi a vicenda, vanno comunque a stimolare il microcircolo e quindi rinforzare i capelli.

Questo Olio di Rosmarino Equilibra è quindi già pronto all'uso, va applicato sul cuoio capelluto, massaggiato e poi lasciato in posa per almeno 30 minuti. Dopodiché si prosegue con lo shampoo abituale. Io preferisco applicarlo su capelli umidi ma solo perché mi sembra si distribuisca meglio, anche se è un olio parecchio fluido, in cui secondo me il ricino è in minima parte. A spiccare nella profumazione sono le note balsamiche degli oli essenziali, che insieme al mentolo danno anche al cuoio capelluto una bella sensazione di freschezza.

Ho già fatto un approfondimento in cui vi parlavo delle nuove informazioni per quanto riguarda l'efficacia dell'olio di rosmarino (o comunque dei prodotti derivati dalla pianta) sulla caduta dei capelli, e lo trovate qui. Vi avevo però detto anche che per me che comunque faccio impacchi oleosi a prescindere, ha senso utilizzare anche questo olio essenziale perché comunque stimola l'afflusso di sangue ai bulbi piliferi ed ha proprietà antiossidanti e antiinfiammatorie. In effetti su di me credo che l'olio di rosmarino, incluso questo di Equilibra, abbia un effetto stimolante per la crescita di nuovi capelli, e rinforzante per quelli già esistenti. A mio avviso però sono fondamentali tre cose: la prima è essere costanti, come con ogni prodotto, la seconda è applicare l'olio con un bel massaggio che già da solo aiuti la microcircolazione, e la terza è affiancarlo ad un siero stimolante da usare ogni giorno.

Tornando all'Olio di Rosmarino Equilibra è per me un prodotto valido, con una formulazione completa, e che non richiede grossi sforzi per essere rimosso, faccio semplicemente le solite due passate di shampoo con un prodotto delicato. Oltre a nutrire il cuoio capelluto, credo abbia anche una funziona condizionante per le lunghezze, che mi sembrano un po' più morbide. 
Non solo quindi promosso, ma lo riacquisterei.


Gege Bear 2 in 1 Cheek Blush Stick
#02

INFO BOX
🔎 Yesstyle (codice sconto PIER10YESTYL)
💸 €2.49
🏋 7g
🗺 Cina
⏳ Scadenza sulla confezione
🔬 //

Qualche tempo fa sono andati virali questi stick in gel del brand Milk, ovvero le Jelly Tints, delle tinte per labbra e guance. Un giorno, facendo un giro su Yesstyle mi son trovato davanti quello che sembrava a tutti gli effetti una sorta di dupe, di questo brand Gege Bear ed ho pensato di dargli una chance amando i prodotti make up versatili e dall'effetto naturale.
Gege Bear è un brand cinese e il loro 2 in 1 Blush Stick si presenta come appunto una gelatina compatta, ed ha pochissimi ingredienti che la compongono, fra cui la glicerina che gli dà una componente idratante. Non ha nemmeno una profumazione, è completamente neutro.

Il Cheek Blush Stick è declinato in quattro colorazioni, ed io ho scelto la 02 in base alle poche immagini sul sito, che potrei definire quasi un rosso fragola sheer con una punta di corallo. Infatti rilascia questi pigmenti che tingono la pelle ma sono comunque trasparenti, non c'è spessore o una componente emolliente o cremosa, e risulta molto modulabile, sia per un tocco di colore che per chi preferisce una copertura più decisa.


Questo lip & Cheek Gege Bear mi ha comunque lasciato una buona impressione, ma ci sono troppi elementi per cui non lo riacquisterei, seppur sia davvero super economico.
Parto con le cose positive: la sua performance generale mi piace, ha un'ottima resistenza sia su guance, dove lo ritrovo anche dopo una serata, che sulle labbra, durando parecchie ore a meno che non si mangino cose particolarmente oleose o appunto sopra ci si applica un balsamo labbra che può sciogliere il pigmento. Va ovviamente lavorato in fretta perché si setta con molta facilità, ma si può sfumare con un pennello o picchiettare con le dita. Per rimuoverlo serve invece un detergente, meglio ancora se oleoso.

Il Blush Stick Gege Bear ha anche un finish naturale, non è né particolarmente lucido o grasso, né opaco, e quindi non va a seccare la pelle. 
Come dicevo, il suo essere molto modulabile aiuta a creare un make-up estremamente naturale e seamless. 


Ci sono però tanti altri intoppi con questo Lip & Cheek che non me lo fanno amare fino in fondo. Il primo problema è stato il pack, perché non sono più riuscito a far salire e scendere lo stick già dopo un paio di utilizzi, dovendolo prelevare con le dita o con un pennello. Lo stick stesso è comunque delicato e possono staccarsi dei pezzetti che rischiano di rovinare il make up o sporcare in giro.
Inoltre questo Stick Gege Bear non si comporta benissimo sulle mie labbra perché è come se il pigmento si aggrappasse in modo diverso sul bordo piuttosto che nella parte interna della mucosa, nonostante le mie labbra siano esfoliate e idratate, risultando più intenso su alcuni punti e quindi disomogeneo. Devo quindi stare molto attento a come lo applico, anche facendo piccoli tocchi di colore e non puntando ad una massima coprenza.

Il generale la tonalità 02 mi piace ma non è la tinta che trovo più naturale su di me, perché risulta un pelo troppo vibrante e accesa, ma questa è una preferenza personale. Sicuramente continuerò ad utilizzare questo Cheek Blush Stick sulle guance, ma meno di frequente sulle labbra. Se comunque visto il costo vi incuriosisce, magari per usarlo in combo ad altri prodotti labbra, diciamo che vi consiglio di partire con basse aspettative.




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Il Gattopardo su Netflix: ecco perché la nuova serie tv mi è piaciuta (nonostante tutto)

L'abbiamo attesa a lungo e finalmente il 5 Marzo su Netflix è arrivata la serie tv Il Gattopardo, opera che si ispira al romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, già usato da Luchino Visconti per creare l'omonimo capolavoro del 1963 con un cast storico. Eppure Netflix, pur avendo a che fare con una storia che aveva già lasciato un solco nella memoria di molti, ci ha provato e secondo me c'è riuscita.

Non credo che serva ricordare la trama, ma la racconto brevemente per i più smemorati e i più giovani: siamo nella metà dell'800, in Sicilia, e conosciamo Don Fabrizio Corbera Principe di Salina (qui interpretato da Kim Rossi Stuart) stimato nobile conosciuto come il Gattopardo, che vive degli agi che la tradizione gli ha concesso insieme alla sua famiglia. Ma nel resto d'Italia sono gli anni del Risorgimento, che ovviamente coinvolgerà anche la Sicilia, in particolare quando Giuseppe Garibaldi sbarcherà con i suoi mille sull'isola per unificare l'Italia. Così la nobiltà, e Don Fabrizio in particolare, dovrà fare i conti con un grosso cambiamento storico e sociale, fatto di rivolte che coinvolgeranno anche suo nipote Tancredi (Saul Nanni).

Anche chi come me non ha letto da poco il romanzo di Tomasi di Lampedusa o ha visto il film di Visconti di recente, non può certo dimenticare la magnificenza che queste due opere hanno lasciato al mondo della cultura, e, inevitabilmente, notare tutte le differenze che Il Gattopardo originale aveva rispetto a questa produzione Netflix. Ma fatemi dire che, guardata nel complesso, la nuova serie tv mi è sembrata comunque piacevole e appagante.

È importante secondo me avere ben presente che Netflix non solo non poteva competere con i capolavori del passato, ma nemmeno doveva proprio perché il suo pubblico è diverso. Il compito di una piattaforma streaming del ventunesimo secolo è principalmente quello di vendere un prodotto ad un pubblico ampissimo e variegato, internazionale, molto probabilmente giovane e che magari non ha nemmeno mai letto o avuto a che fare con Il Gattopardo nelle sue prime vesti.
A mio avviso è quindi inevitabile che una nuova miniserie su questa storia non fosse pensata per coloro che invece amano e conoscono a menadito le versioni già edite, ma per quelli che magari si potranno avvicinare a queste in futuro attraverso un mezzo come Netflix che è vicino alle loro abitudini e al loro gusto.

Tutto questo si esplica anche nel fatto che gli sceneggiatori di questo "nuovo" Gattopardo sono Richard Warlow (The Serpent) e Benji Walters (Obsession), quindi non italiani. 

Se partite con questa visione secondo me apprezzerete molto di più questa miniserie Netflix o quantomeno ne capirete la ratio.
Tra l'altro a mio avviso ci sono tanti aspetti che funzionano anche a prescindere da un inevitabile confronto.
Ad esempio, rispetto al film e al romanzo, il personaggio di Concetta (interpretato da Benedetta Porcaroli) diventa più centrale, quasi colei che ci porta per mano in questo mondo fatto di cambiamenti e contrasti. La sua figura si fa più interessante non solo perché ci permette di raccontare un rapporto padre-figlia che in un certo senso è universalizzabile, ma perché fa da specchio a Don Fabrizio.
Se infatti il principe fa sempre più fatica a muoversi in questa Sicilia in rivolta, con una società che in parte lo stima in parte lo detesta, lo struggimento di Concetta è più intimo e personale, rivolto appunto al suo amato Tancredi, ma è sempre creato dall'avanzare del nuovo - ovvero la "popolana" Angelica (Deva Cassel).

Il calderone delle cose riuscite in questa nuova versione de Il Gattopardo non è poi così vuoto anche per altri motivi. Infatti la miniserie può contare su un impianto tecnico valido, con ottime scenografie e una curata ricostruzione dell'epoca, oltre che valorizzare la bellezza della Sicilia (seppur con una visione assolata e polverosa che risulta già vista). 

Ci sono poi tante scene ben costruite, alcune scelte creative apprezzabili che riguardano ad esempio la scelta degli attori e dei costumi. In particolare l'Angelica di Deva Cassel, per quanto le sue doti recitative siano ancora limitate, funziona bene come personaggio di rottura, con una bellezza conturbante, sensuale, con questi abiti rossi come la passione (o la rivoluzione), diversa sicuramente da Concetta, ma non per questo inferiore. 

In generale tutto il cast mi è sembrato azzeccato da un punto di vista estetico, anche se avrei voluto una maggiore attenzione sull'accento siciliano, visto che ognuno sembra parlare con una cadenza diversa e a volte anche più di una in base alle scene. Avrei anche voluto qualche sfumatura in più nella caratterizzazione dei personaggi, ma immagino che il genere e lo scopo della serie li abbia leggermente appiattiti.
In questo senso forse la meglio riuscita è proprio Concetta, che finalmente ha un carattere deciso, ribelle ma sempre conscio della sua posizione sociale ed umana. 

A scene riuscite ne corrispondono altre che avrebbero sicuramente meritato una maggiore forza, come se mancasse a volte quel nervo, quella capacità di far risaltare certe dinamiche o certi dialoghi. Però, dall'altra parte, la deriva da soap televisiva che alcune parti de Il Gattopardo raggiunge, non è stata fastidiosa quanto temevo, risultando coerente nell'insieme.

Ma ci sono altre cose, un po' più sottili, che questa nuova serie Netflix riesce a fare e non sono da sottovalutare. Da un lato infatti secondo me sa portare un messaggio che è forse fuori da un'epoca specifica e che riguarda oggi come ieri: ci sarà sempre una classe dominante, in vista anche solo all'apparenza, che prima o poi verrà soppiantata da una borghesia in ascesa, in un flusso quasi continuo di privilegi che vengono passati di mano in mano, ma che comunque non arrivano a tutti. Non a caso Concetta, che è maggiormente protagonista, pur essendo nobile e ricca, resta pur sempre una donna con limitato spazio di manovra. 

C'è poi l'effetto nostalgia che secondo me un'opera come Il Gattopardo deve saper suscitare e che questa serie tv Netflix sa ricreare. Infatti riescono a farci entrare nell'ottica dei protagonisti principali, nella loro prospettiva, trasmettendo un senso non di rimpianto (che sarebbe ingiusto) ma di malinconia, di ricordo, di epoche ormai passate, fatte, nel bene o nel male, del loro splendore e dei loro fasti.


Se quindi gli amanti delle opere originarie soffriranno un po' con la visione di questa versione de Il Gattopardo, io credo che, seppur con i suoi limiti e i suoi difetti, Netflix abbia saputo creare un period drama familiare che ha anche qualche punto di forza da non sottovalutare.




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