Firefly Lane chiude i battenti. Le impressioni sul finale di stagione della serie Netflix

Recensione ultima stagione Firefly Lane L'estate in cui imparammo a volare

A gennaio di quest'anno vi avevo parlato della prima parte della seconda stagione de L'estate in cui imparammo a volare, arrivata su Netflix il 2 dicembre 2022, ed era noto ormai da tempo che la serie si sarebbe conclusa con la seconda parte.
Infatti la piattaforma streaming non ha rinnovato questa serie tv, basata sui romanzi di Kristin Hannah, per una terza stagione, e io credo abbia fatto anche bene. Infatti il materiale narrativo è composto da soli due libri, quindi tirare le cose per le lunghe poteva solo che rendere il risultato stiracchiato. 


Le prime puntate di questa seconda stagione hanno avuto un inizio un po' scricchiolante, ma completamente in linea con la narrazione che avevamo conosciuto nella prima stagione. Ed anche in questa seconda parte, composta da sette episodi e disponibili su Netflix dal 27 Aprile 2023, fra flashback e flashforward, continuiamo a seguire le vicissitudini di Tully (Katherine Heigl) e Kate (Sarah Chalke), della loro amicizia e soprattutto di come affronteranno la malattia di quest'ultima, che scopre di essere affetta da un cancro proprio alla fine della prima parte di Firefly Lane.

La malattia di Kate riavvicina le due donne, ma i vecchi dissapori non sempre riescono a sciogliersi. D'altronde fin da subito abbiamo conosciuto due donne legate da una amicizia molto intensa che dura da decenni, ma com'è altrettanto forte il carattere delle due protagoniste. Quale sarà il destino di Tully e Kate?


Arrivato alla fine di Firefly Lane è normale fare una panoramica generale sulla serie che non è mai stata fra le mie preferite in assoluto, ma che ha saputo tenermi compagnia e, a volte mi ha fatto emozionare, con però tante cose da rivedere già dalla prima stagione. Alla fine abbiamo a che fare con una serie drammatica targata Netflix e sappiamo che loro non sono sempre i migliori nell'affrontare certe tematiche in modo originale e convincente da inizio a fine. 

Bisogna però dirlo: L'estate in cui imparammo a volare non credo si sia mai posta come un capolavoro né vi è stato un lavoro tale da darle un appeal cinematografico. Il suo compito è stato sempre quello di unire dolcezza e malinconia in una storia confortante e in cui empatizzare, che parla di amicizia, amore e famiglia, con un'ottica femminile e che potesse accontentare un pubblico ampio come appunto quello di Netflix.

L'amicizia e il feeling fra Tully e Kate credo siano fra le cose che più hanno funzionato in questa serie tv, ed è merito di Katherine Heigl e Sarah Chalke che hanno saputo portare avanti dei ruoli interessanti, sfaccettati non troppo banali. È bello vedere questo loro rapporto evolvere nel corso degli episodi e questa chimica funziona anche nel corso delle diverse epoche. Anche le attrici che le interpretano da ragazze sono credibili e sembrano avere un buon affiatamento.
Non si può dire lo stesso degli altri personaggi, che spesso risultano molto secondari, non avendo uno sviluppo e un approfondimento particolare. Non è insomma una storia corale, ma i vari protagonisti fungono da spalle per mettere in moto le vicende di Kate e Tully.



Un altro aspetto che mi è piaciuto di Firefly Lane è la concatenazione fra le diverse epoche, e i salti temporali servono a creare dinamismo fra gli episodi. Questa caratteristica ha portato a fare parallelismi persino con This is us ma secondo me ci sono parecchie differenze, e comunque non sono stati i creatori di quest'ultima ad inventarsi i flashback.
Nel caso de L'estate in cui imparammo a volare, non sempre le diverse parentesi temporali riescono a raccontare storie davvero interessanti: sono spesso le parti sulla giovinezza di Tully e Kate ad essermi sembrate ridondanti e ripetitive, nonostante forniscano da base per capire i caratteri delle due ragazze da adulte.
Anche nella seconda parte di questa seconda stagione ci sono sia queste qualità che questi difetti, forse in parte anche più accentuati. I continui cliffhanger di ogni episodio stimolano l'appetito di parti salienti e al binge watching, ma trovarsi con l'ennesimo flashback su una situazione a caso dell'adolescenza di Tully e Kate, può essere scoraggiante. 

Inoltre non sempre lo stato d'animo "attuale" delle protagoniste fa da specchio a quello del loro passato, creando una idiosincrasia, un distacco anche su ciò che lo spettatore dovrebbe provare.
In questa seconda parte viene dato troppo tempo a situazioni che poco danno all'economia della serie e non ad esempio all'evoluzione della storia fra Tully e il suo "uomo dello sport" o intere fasce temporali come la fine degli anni '90 e '00, che sono buttate un po' in mezzo senza grossi sviluppi.
Tutto questo non vuole essere una critica spietata, ma più una analisi, perché a mio avviso è inevitabile che una serie, arrivata alla conclusione, deve portare i remi in barca e non può dare troppo spazio a tante sottotrame. Ma si poteva bilanciare il tutto meglio.

Al netto di una la messa in scena datata, di idee a volte poco brillanti, dialoghi poco ricercati, e di diverse problematiche che rendono questa serie più "da televisione" e che non hanno trovato un miglioramento nemmeno in questa parte due della seconda stagione, penso che Firefly Lane sia riuscita nel suo intento: farci affezionare alle due protagoniste e farci sentire il bisogno di una amicizia come la loro.

Il finale poi non fa altro che regalarci quel mix di emozioni che la serie tv ci ha sempre dato che, così come la vita, contempla momenti felici e momenti più tristi, e soprattutto crescita e accettazione.




Tutto sul Glucoside Foaming Cleanser, il nuovo detergente viso di The Ordinary

Recensione Glucoside Foaming Cleanser The ordinaty

Dopo il nuovo siero per il contorno occhi, le porte del The O Lab si sono riaperte con una serie di novità lanciate da The Ordinary nel corso di questi primi mesi del 2023, a cominciare dal Glucoside Foaming Cleanser, che è diventato a tutti gli effetti il secondo detergente viso lanciato dal brand.


INFO BOX
🔎TheOrdinaryLookfantastic.itBeautybay.comSephora
💸 €13
🏋 150ml
🗺 Made in Canada
⏳ 12 Mesi
🔬 Vegan, Cruelty Free


Era il 2019 quando The Ordinary lanciò il suo Squalane Cleanser (qui la mia recensione) e da quel momento non c'erano state novità in questo settore del range del marchio, ma hanno saputo recuperare bene perché hanno affiancato a quello che è in fondo un balm fluido, un detergente schiumogeno ma delicato.
Il Glucoside Foaming Cleanser nasce infatti con lo scopo di detergere la pelle del viso ma rispettando la barriera cutanea, e questo avviene attraverso una lista degli ingredienti minimale, ma anche una scelta di tensioattivi delicati.


Sono il Coco Glucoside e il Decyl Glucoside, due tensioattivi non ionici di origine vegetale che in genere vengono inseriti in una formulazione per mitigare gli effetti di altri agenti schiumogeni, ma che in questo caso sono i principali deputati alla detersione. 
La consistenza del Glucoside Foaming Cleanser è quella di un gel sodo ma fluido, che mi ricorda un po' il gel di aloe, e non è stata aggiunta fragranza, ma si sente sicuramente l'odore delle materie prime che lo compongono.
Inoltre non contiene alcol, oli o siliconi. 
A contatto con l'acqua questo gel si trasforma subito in una schiumetta, molto piacevole da massaggiare sul viso, ma non aspettatevi un prodotto esageratamente schiumogeno, perché la logica è sempre quello di un detergente delicato. Inoltre è rapido e semplice da sciacquare via. 


Le indicazioni d'uso sono estremamente semplici e non credo serva spiegarlo, in ogni caso The Ordinary non indica se può essere utilizzato sugli occhi. Io l'ho sempre fatto e non ho lamentele da riferirvi perché non brucia, pizzica o irrita la zona. 
Ho apprezzato il Glucoside Foaming Cleanser proprio per questa sua delicatezza all over. Lo sto usando da un po' di tempo ormai, ed è stato il mio detergente durante il cambio di stagione, fra  l'inverno e una primavera incerta, e una pelle un po' più secca, e lui ha contribuito a pulirmi il viso senza inaridire la pelle, ma lasciandola fresca ed elastica, prontissima per la skin routine. 
A me è piaciuto molto come primo detergente al mattino, quindi qualcosa che rimuova delicatamente il sebo e lo sporco accumulatosi durante la notte, ma senza lasciare la pelle più ruvida di un papiro.

Ma lo trovo adatto anche alla sera, quando non ho sul viso ad esempio qualcosa di particolarmente difficile da rimuovere, come ad esempio una protezione solare più ostica, perché deterge ma rispetta l'equilibrio della barriera idrolipidica. 
Secondo me si tratta di un cleanser adatto a pelli da normali a secche a leggermente miste. Le pelli più grasse e impure sicuramente vorranno usare un cosmetico con attivi più mirati, ma possono trovare in questo prodotto The Ordinary un porto sicuro se cercano qualcosa di delicato da alternare a detergenti magari più sgrassanti. 
Allo stesso modo, le pelli più aride e irritate penso abbiano bisogno di qualcosa di più restitutivo. 
Con l'uso ci si rende subito conto che questo non è un prodotto dall'efficacia struccante pazzesca, al massimo rimuove un trucco molto naturale, che non contempli prodotti waterproof, e in fondo la stessa azienda non fa promesse, ma diventa ottimo se usato come secondo step della doppia detersione.

A tal proposito l'ho usato anche in combo con lo Squalane Cleanser di The Ordinary, che essendo come dicevo, un detergente oleoso, fa lo sporco lavoro di sciogliere protezione solare, make-up e tutto quello che abbiamo sul viso; poi interviene il Glucoside Foaming Cleanser che rimuove eventuali ultime tracce di trucco e perfeziona la detersione, lasciando la pelle liscia e senza residui. Questa combo mi sembra perfetta per quelle tipologie di pelle che non vogliono essere strapazzate troppo, e chi in generale cerca dei prodotti per effettuare il double cleansing method senza però la sensazione che sia "too much". 


Il Glucoside Foaming Cleanser è secondo me l'aggiunta perfetta per il range che The Ordinary propone, e credo che possa accontentare tutti coloro che cercano un detergente viso senza troppi fronzoli per una skincare minimale. 

Sono curioso di mettere alla prova tutte le altre novità che sono state lanciate.
Voi le avete viste? Che ve ne pare?




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The Ferragnez 2: ci sono cascato di nuovo!

Recensione The Ferragnez - La Serie seconda stagione

Com'era prevedibile, l'onda di commenti sulla prima stagione, ha (anche) contribuito alla riconferma della controversa docu-serie The Ferragnez, la cui seconda stagione è disponibile su Prime Video dal 18 Maggio di quest'anno. Nei sette nuovi episodi (sì ne manca uno) Chiara Ferragni e Fedez raccontano gli eventi pubblici e privati che li hanno coinvolti da marzo 2022, fino al febbraio di quest'anno. 

Partendo dalla malattia di Fedez, operato d'emergenza per un tumore, passando alla preparazione di Chiara come co-conduttrice del Festival di Sanremo, il tutto intervallato da sessioni di terapia di coppia, la nuova serie The Ferragnez non si scosta troppo dallo stile che avevamo conosciuto l'anno scorso e soprattutto non è differente il contenuto che la coppia più social di sempre ha da offrire: farsi pubblicità.
Ma ci sono anche delle differenze.


Prima di parlare della seconda stagione di The Ferragnez La Serie è secondo me importante sottolineare che si tratta di un prodotto pensato per fan e curiosi, e che lo so che si racconta di personaggi polarizzanti, in senso positivo o in senso negativo, e so pure che a molti di voi non piacciono, mentre ad altri suscitano curiosità. Mi rivolgo quindi a quest'ultima fascia di utenti, perché tutti gli altri fanno secondo me bene non solo a continuare nel non apprezzare un personaggio (non le persone, ché non le conosciamo), ma anche ad ignorare a piè pari la serie.

Detto ciò, sin dai primi episodi ho notato una maggiore emotività in questa seconda stagione. Si parte sicuramente con uno dei colpi più duri da affrontare nella vita di chiunque, la malattia, ed è difficile non commuoversi in questa prima parte.
È secondo me soprattutto Fedez a dimostrarsi ancora una volta quello più aperto, più diretto, quello che vuole affrontare in pubblico i momenti difficili ed anche le crisi. Anzi osa utilizzare questo termine scatenando una discussione molto realistica. Ed è sempre lui quello che finalmente troviamo tranquillamente sul divano, senza la voglia di far nulla, a parlare alla telecamera.
Anche Ferragni riesce a far passare meglio parte della sua emotività, ma lei è quella "riservata nella sua non riservatezza", quella che, come ammette lei stessa, si sente in difficoltà a parlare di crisi, e così il gap deve essere colmato in qualche modo, o non ci sarebbe troppo poco da raccontare e mostrare.

Mi sono convinto che gli autori di The Ferragnez mi abbiano letto nella precedente recensione, perché sono mancate quelle cose che criticavo. Penso soprattutto alle scene cringe in cui i parenti di Chiara e Federico stavano al bar a commentare quel che faceva la coppia. In questa seconda stagione la famiglia dei protagonisti diventa più collaterale, ma il prezzo da pagare è comunque la presenza, ancora più visibile, di una mano autoriale che movimenta i due protagonisti. Così li ritroviamo a prendere lezioni di tango (una lezione di numero, in realtà) per solidificare la coppia, o vediamo Chiara che guida e scorrazza per le strade della sua città natale.
Tutte situazioni che chiaramente non nascono spontanee, e che purtroppo rendono la serie da metà in poi come un mega spot mal celato, soprattutto quando l'imprenditrice digitale inizia a mostrarci il suo nuovo ufficio e le cause benefiche a cui intende legarsi. 


Questo spiega moltissimo di questo prodotto Prime Video: è una sorta di ibrido fra un documentario, una serie, e un reality, ma il filtro non è una faccia buffa o un effetto camuffa imperfezioni, ma la fase di editing di The Ferragnez, dove sapientemente vengono tagliate via tutte quelle parti che la coppia, giustamente o ingiustamente, non sta a me dirlo, decide di tenere o lasciar fuori dal flusso della narrazione.

Per questo si tratta di una serie pensata per i fan, che cercano una sorta di approfondimento di ciò che vedono sull'Instagram dei loro beniamini e si "accontentano" di ciò che gli viene detto. Chi, come dicevo, non è minimamente curioso della coppia, farà meglio a dedicarsi ad altro, perché altrimenti assisterà ad una ulteriore esposizione di questi due personaggi.
Chi invece cerca la verità assoluta da questa seconda stagione di The Ferragnez, non sarà appagato, perché è questa la legge dello spettacolo, e si tratta di intrattenimento e non di cronaca.

Se riflettiamo un attimo, Prime Video ha un'ampissimi accessibilità (non ha un abbonamento a parte, ma è parte di un abbonamento) ed è disponibile in tanti paesi stranieri, per cui è anche comprensibile che il controllo del racconto sia sempre calibrato. 
Al netto di tutto The Ferragnez 2 recupera in un certo senso terreno rispetto alla prima edizione, ma ne ricalca molti schemi che possono non convincere tutti, e che non colmano la distanza che inevitabilmente si crea fra chi ha una vita agiata da celebrity e noi comuni mortali in fila alla posta o sudati al pc (lasciatemi questo tocco biografico). 
In attesa dell'ottavo episodio finale, in cui vedremo Chiara finalmente sul palco di Sanremo (anche se in realtà già conosciamo questa storia...), e che sarà disponibile dal 14 Settembre sempre sul servizio streaming Amazon, pare che Fedez abbia già messo le mani avanti parlando di una possibile terza stagione. 

Se volete la mia su The Ferragnez Sanremo Special, vi basta un click qui.



Ho messo alla prova i sieri viso di Bioearth (anche se...)

Quando Bioearth, italianissima azienda che si occupa di cosmesi ecobio, ha lanciato una ampia gamma di maschere e sieri viso, mi sono subito incuriosito. Infatti, nell'ormai lontano 2018, vi ho parlato appunto delle loro maschere in tessuto (qui trovate la recensione), ma non mi avevano entusiasmato i sieri.
Infatti non avevo apprezzato il rapporto quantità/prezzo che Bioearth aveva scelto per questi prodotti, perché ne ha fatti dei piccoli flaconi che possono essere considerati più delle minitaglie, e lo sappiamo che se vogliamo vedere qualche risultato da un trattamento, dobbiamo essere costanti.

Ho però voluto mettere da parte queste reticenze e dare una chance a questi sieri, che comunque, bisogna specificarlo, nascono per accompagnare appunto le sheet mask come se fossero dei booster per intensificare e proseguire il trattamento. Sono ben 10 i sieri viso proposti da Bioearth, tutti certificati biologici e con un pack davvero minimal, ma io ne ho scelti quattro in base agli ingredienti. 



Bioearth Siero Viso Nutriente


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💸 €5.95
🏋 5ml
🗺 Italia
⏳ 1 mese
🔬 Bio Eco Cosmesi AIAB, Vegan, Nickel Tested <0,0001

È stato quello che più da un punto di vista dell'INCI mi aveva acchiappato, perché questo siero Bioearth Nutriente contiene molti degli attivi che utilizzo abitualmente. Non sono specificate le percentuali, ma immagino, vista la brevità della lista degli ingredienti che si tratti di un siero abbastanza concentrato.
All'interno del siero troviamo acido ialuronico, già alla seconda posizione, seguito dalla forma più potente di vitamina C ovvero l'acido ascorbico, e subito dopo la niacinamide e il pantenolo, che si occupano della salute della pelle. Fra gli ingredienti naturali troviamo invece gli estratti di avena e di germe di grano, che sono lenitivi e protettivi per la cute, e l'estratto di vite che è noto come antiossidante.


La texture di questo siero Nutriente Bioearth è liquida e acquosa molto comune, ma hanno tutti la stessa consistenza quindi non mi ci soffermerò da ora in avanti. Nonostante non ci sia profumazione aggiunta, per il mio naso questo prodotto ha un profumo di miele.
Se avete letto attentamente la mia esamina dell'INCI avrete notato che non vi sono oli o sostanze che uno può aspettarsi in un siero che viene definito nutriente, ed in effetti secondo me non ha proprio questa caratteristica. È indubbiamente un prodotti che si stende bene, infatti bastano davvero poche gocce di siero per coprire viso e collo, e non mi ha dato problemi con altri prodotti. 

Su di me il Siero Nutriente Bioearth si assorbe bene e lascia un bel tocco asciutto e setoso, ma non lo definirei nutriente.
Lo ritengo infatti un prodotto che idrata bene la pelle indubbiamente e che può adattarsi alle esigenze di una normale pelle mista o comunque non particolarmente esigente in termini di secchezza.
Sento già le obiezioni sul fatto che si tratta di un siero e che quindi deve essere accompagnato da una crema o da altri prodotti occlusivi, ed mi trovate completamente d'accordo.
Che sia un prodotto gradevole non ho alcun dubbio, visto che non appiccica o appesantisce il viso, e ma tutto sommato ha anche una leggera azione compattante e lascia la pelle carina. Però ammetto che mi aspettavo di più da questo siero Bioearth proprio per la sua definizione. 



Bioearth Siero Viso Epigenetic Lift


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💸 €5.95
🏋 5ml
🗺 Italia
⏳ 1 mese
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È anche molto interessante la formulazione di questo Epigenetic Lift, che contiene una miscela di microalga Nannochloropsis Oculata e Pullulano, i quali hanno un duplice effetto: da un lato istantaneamente dovrebbero fornire un effetto tensore, dall'altro, nel tempo, dovrebbero ridurre lo stress ossidativo e pare persino stimolare il collagene. In questo siero troviamo anche gli attivi antiossidanti come estratto di vite e té verde, e quelli idratanti come l'acido ialuronico. Ma c'è anche un peptide biomimetico  (Syn®-Coll) che dovrebbe stimolare la produzione di collagene e quindi migliorare elasticità e compattezza. 

Il Siero Epigenetic Lift ha lo stesso odore e consistenza dell'altro prodotto, quindi nulla da aggiungere, inoltre anch'esso su di me si assorbe rapidamente, non lascia patine o residui di sorta. 
L'ho usato in concomitanza con altri prodotti dandomi sempre un buon risultato. Ed in effetti ho sin da subito notato un effetto distensivo e tonificante, ma senza una sensazione di pelle che tira che danno in genere i prodotti ad effetto tensore.


La caratteristica inoltre, un po' strana, è che il siero Epigenetic Lift Bioearth mi è sembrato più idratante del siero nutriente, ma sempre senza appiccicare o infastidire in alcun modo, al punto che mi sentirei di consigliarlo anche a pelli un po' più mature. È chiaro che si tratta sempre di un prodotto acquoso, che deve essere inserito in una routine completa e, se necessario, accompagnato ad un prodotto occlusivo.
Comunque, fra i prodotti che ho scelto è il siero che ho preferito e mi piacerebbe che Bioearth ne facesse un formato più grande. 
Nonostante non ci siano indicazioni a riguardo, io l'ho usato anche sul contorno occhi e non ho avuto problemi, per cui un vero trattamento completo. 



Bioearth Siero Viso Tonificante


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🏋 5ml
🗺 Italia
⏳ 1 mese
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Ha una bella formulazione anche questo siero Tonificante Bioearth, anche se non ci vedo degli attivi che possano avere un qualche effetto sulla consistenza della pelle, seppur in modo temporaneo. Infatti troviamo una bella quantità di bava di lumaca, che si trova ai primi posti dell'INCI, ed ha generalmente un effetto rigenerante. Seguono succo di aloe e acido ialuronico, che idratano e poi c'è una pioggia di estratti lenitivi che abbiamo visto anche negli altri sieri, come avena, camomilla, e malva. C'è anche l'estratto di tè verde, usato come anti-ossidante.

Rispetto agli altri sieri mi è sembrato leggermente più liquido, ma parliamo sempre di una formulazione acquosa che, nonostante un pack non proprio ottimale (non c'è un sifter o un contagocce), non è difficile da dosare e non si creano sprechi di sorta.
Mi è sembrato anche leggermente più appiccicoso degli altri, ma nel giro di un paio di minuti è una sensazione che svanisce, e comunque non mi ha dato problemi nelle occasioni in cui l'ho fatto seguire ad un altro siero o crema.


Il siero viso Tonificante mi è sembrato su di me appena più idratante dei suoi fratellini, ma la vera delusione sta nel fatto che non lo sento così tonificante. Al contrario mi sembra molto più efficace da questo punto di vista l'Epigenetic Lift, che renda la pelle più liscia. Secondo me su un viso particolarmente segnato e con cedimenti (lo so, termine orribile, ma è per capirci) di una pelle matura non credo possa sorbire qualche effetto. L'unico attivo che credo possa fare un vago effetto rimpolpante è l'acido ialuronico, ma su di me non ha mai avuto chissà che beneficio. Idem per quanto riguarda la bava di lumaca, ingrediente amato da molti ma da cui non posso dire di aver avuto effetti così eclatanti da farmici fidelizzare. 


Bioerth Siero Viso Illuminante Antiossidante 


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Anche il Siero Antiossidante ha una composizione interessante: si inizia con succo di aloe, acido ialuronico e acido ferulico, un potente anti ossidante.
Si passa poi ad un estratto del lievito di birra, che pare essere lenitivo, e quello di tè verde, che unito al biancospino, hanno un effetto anti ossidante. Troviamo poi quella combinazione di pullulano e microalga che Bioearth ha utilizzato anche in un altro siero.
Questo serum illuminante mi è sembrato che avesse una consistenza leggermente più densa, ma nulla che ne infici l'applicazione comunque. Resta invariato invece l'odore che sento.

Fra questi prodotti Bioearth questo è quello che sulla pelle mi ha dato meno comfort: appena steso infatti mi risulta appiccicoso, ed è una sensazione che permane un bel po', di più rispetto agli altri sieri che ho provato. Una volta che si assorbe sento invece la pelle tirante in maniera poco gradevole. Non è vera e propria secchezza, ma comunque non mi risulta proprio delle più piacevoli.
Non ho però riscontrato intoppi nell'usarlo con altri sieri o creme viso.

Per quanto riguarda invece la sua efficacia posso sicuramente dire che la miscela di attivi, soprattutto estratto di tè verde e acido ferulico, funzionano bene come antiossidanti. Dall'altro lato invece non ho notato un effetto illuminante istantaneo come dice l'azienda. Immagino che un uso più continuato nel tempo possa apportare benefici in questo senso, ma la confezione non offre la possibilità di un trattamento prolungato. In ogni caso, vista la sensazione estemporanea, non credo sia un siero che riacquisterò più avanti. 



Voi avete provato (o provereste) questi sieri viso nonostante il formato mignon?



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Perché Ossessione su Netflix non è la miniserie che mi aspettavo🔞

Dopo la trasposizione cinematografica del 1992 con Jeremy Irons e Juliette Binoche, il romanzo Il Danno di Josephine Hart ha trovato un nuovo adattamento nella miniserie Ossessione, lanciata su Netflix il 13 aprile di quest'anno.
Qui conosciamo lo stimato chirurgo pediatrico William Farrow (Richard Armitage) il quale, durante una cena, conosce la conturbante Anna Barton (Charlie Murphy), che solo dopo scopre essere la nuova ragazza del figlio. Fra la giovane ragazza e l'uomo si scatenerà una irrefrenabile passione, che come un uragano travolgerà i due e tutti coloro che entreranno nella sua orbita.

La passione totalizzante che si scatena fra i protagonisti e quella vena di fascino, mistero e suspense che si crea nel corso dei quattro episodi, potrebbero rendere Ossessione come un'ottima miniserie, perché non è tanto quello che accade sullo schermo, non è la trama a dover coinvolgere in una storia del genere, ma le sensazioni che provoca nello spettatore. E, per me, queste sensazioni sono state abbastanza vaghe o almeno non profonde e trascinanti come mi sarei aspettato.

Da un lato c'è Anna, che è ben interpretata dalla Murphy, e che comunque la serie tenta di raccontare in una maniera abbastanza ampia. È enigmatica ma senza essere troppo stereotipata, e viene anche narrata attraverso i suoi traumi passati, il rapporto con la famiglia e con il sesso, e le pratiche erotiche estreme. Il risultato è quello di un animale ferito ma pronto a farsi e fare del male. 

Tuttavia il personaggio di Anna non riesce a sviluppare e diffondere il fascino e la profondità che dovrebbe, visto che tutto ciò che la circonda è puramente abbozzato: dai rapporti con gli amici e con la madre, a quello con il fidanzato. Anche il suo movente non è sempre nitido nello spettatore: sappiamo che appunto ha una ferita pregressa ma non c'è un nesso causale con ciò che mette in moto.

Ne esce peggio William che a volte fa proprio la figura del tontolone che non ha mai visto una donna in vita sua, che risulta anche ridicolo (non so se volontariamente o meno) in ciò che fa e non si capisce bene cosa lo ossessioni così tanto in Anna, visto che in teoria dovrebbe avere una famiglia solida e felice, e un lavoro che richiede freddezza e precisione. In lui non ci viene proprio raccontata quella eventuale ferita o quella scintilla che può aprire la strada a tante azioni e reazioni sbagliate.

Quello che mi aspettavo in Obsession era un acme, un crescendo che trasformi questa ossessione fisica e mentale in pura follia quasi fosse una tragedia greca, ma questo non accade, per colpa, credo, di alcuni buchi sia di sceneggiatura che di caratterizzazione dei personaggi.

Ossessione doveva, dal versante più spinto, essere una serie quasi pruriginosa, ma con un volto noir psicologico e drammatico da lasciare di stucco, ed in grado di trasmettere quel dolore e quella sofferenza dei personaggi; alla fine della narrazione dovevano solo restare le macerie lasciate indietro da quell'uragano a cui accennavo ad inizio recensione, ed invece sembra quasi che nulla sia successo. 

Fortunatamente si tratta di soli 4 episodi (anche se in verità sarebbe bastato anche un film) da 40 minuti circa, per cui se proprio vi incuriosisce e volete buttarvi, non sarà difficile da affrontare, ma non aspettatevi un thriller erotico così conturbante perché le scene più fisiche risultano fredde, calcolate e impostate.
È sicuramente gradevole la regia e la messa in scena, ha quasi un sapore cinematografico, ma non basta a salvare questa miniserie. 






AXIS-Y Complete No-Stress Physical Sunscreen: la miglior protezione solare con filtri minerali?

Quello che apprezzo dei brand coreani, molto più di quanto accade a quelli europei ed occidentali in genere, è la capacità di migliorarsi sempre, di cercare di ascoltare il feedback dei propri clienti per creare formulazioni sempre più performanti. E, lasciatemelo dire, è così che si va avanti e non mettendo la testa sotto la sabbia.
Di recente l'azienda coreana AXIS-Y ha proprio dato nuova vita ad uno dei loro solari viso, il Complete No-Stress V3 Physical Sunscreen SPF 50+ PA++++, che ha raggiunto la sua terza versione.


INFO BOX
🔎 Stylevana (coupon INF105PIEREFECT)YesStyle (coupon PIER10YESTYL)
💸 €11
🏋 50ml
🗺 Made in Corea
⏳ Scadenza sulla confezione
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Vi avevo parlato di Axis-Y raccontandovi di un siero viso che è diventato virale su internet (qui la recensione) e visto la buona impressione che mi ha lasciato ho deciso di provare questa loro crema solare per il viso.

La sua formulazione è a base di ossido di zinco, uno dei principali filtri fisici, e offre una protezione UVA e UVB, e facendo parte della linea 6+1+1 è formulato con una combinazione di 6 ingredienti nutrienti di base, 1 ingrediente principale per una specifica esigenza e 1 ingrediente di nuova tecnologia.
Nello specifico, il Complete No Stress Sunscreen Axis-Y contiene il 2% di Niacinamide, seguita da ingredienti lenitivi come calendula, camomilla e allantoina. Ci sono tre attivi anti ossidanti ovvero l'estratto di tè verde, la vitamina E e quello d'uva, e troviamo due ingredienti idratanti cioè squalane e acido ialuronico.
Gli attivi specifici che Axis-Y ha aggiunto sono invece il peptide SYN®-COLL, che stimola la produzione di collagene, e l'estratto di artemisia che è molto noto nella cultura cinese e pare avere un effetto lenitivo sulle infiammazioni cutanee e schiarente.

Come molti SPF con filtri minerali e senza profumazioni aggiunte, anche questa ha un aroma vagamente erboso che non mi dà fastidio, non è intenso per il mio naso, ma non è qualcosa di avvolgente o che ricorda ad esempio l'estate. Io l'ho avverto soprattutto quando sono all'aperto e magari il vento mi fa "rimbalzare" sul viso questo aroma.
Viene definito come un solare "Complete No-Stress" perché l'azienda ha perfezionato la consistenza: non so come fosse nelle versioni precedenti, ma questa ha una texture molto elegante, è una lozione sottile, che in effetti si stende molto velocemente sul viso. Si avvertono i siliconi perché danno un tocco particolarmente setoso alla formula, e ne garantiscono una applicazione ed un finish molto gradevole, quasi fosse un primer.
Stratificare questo solare su altri prodotti skincare è semplice, non crea problemi come pilling o simili.

Nonostante sia un SPF 50 + è davvero leggerissimo sul viso, non si avverte e si assorbe su di me abbastanza velocemente, non è appiccicoso e dona un finish matt molto naturale, che resta tale anche nel corso delle ore. Infatti è un solare che userò molto nel corso dei mesi più caldi.
Axis-Y stessa afferma che il loro Physical Sunscreen è pensato per pelli oleose e con acne, io direi anche per pelli miste e normali, bilanciando bene con una skincare sotto, ma non lo consiglierei a pelli secche o molto secche, specie durante l'inverno perché anche a me che ho una pelle a tendenza mista con aree più secche è capitato di sentire il viso un po' tirante a fine giornata. Tuttavia la cute sotto non viene seccata o irritata, e una volta rimosso mi basta usare i miei soliti prodotti idratanti per tornare al completo comfort.

Axis-Y promette minima o zero scia bianca da questo suo solare, e qui si apre una parentesi importante. Mi piace provare gli SPF con filtri fisici inorganici perché questo è il mio lavoro qui, nel senso che cerco di trovare prodotti validi per tutti, perché so che molti vogliono questa tipologia di SPF, e trovarne di facili da usare non è semplicissimo. Tuttavia, per la mia esperienza, ho capito che non esistono solari con filtri fisici minerali completamente trasparenti, perché è così che sono composti questi solari.
È importante sottolineare, visto che ancora persiste questo mito, che i filtri fisici non riflettono o disperdono i raggi solari: esistono studi del 2015 che dimostrano che solo una piccola parte (circa il 5%) dei raggi UV viene riflesso via, mentre il resto (95%) viene assorbito diventando un leggero calore. Proprio come i filtri chimici, ma certe parole hanno un impatto.
Non so se un giorno scriverò un post su tutti gli errori e le convinzioni che riguardano i filtri solari, fatemi sapere se può essere utile.

Su di me che ho una carnagione molto chiara, i solari minerali non solo possono fare un palese white cast, ma tendono ad accumularsi fra i peli del viso, sopracciglia, attaccatura dei capelli e barba, e non è semplicissimo sfumarli, ed essendo scuri l'effetto è un alone bluastro di queste aree.

Questo solare viso AXIS-Y è fra i pochissimi che ho provato a lasciare davvero una scia bianca quasi invisibile, che si riduce ancora di più una volta che la crema si setta e si asciuga, e per questo mi sento di annoverarlo fra i migliori. Mi ha ricordato un po' una versione rivista di quello di Rovectin (qui ne parlo) ed usarlo è un piacere, ma proprio per quella problematica che vi dicevo sopra, preferisco usare questo SPF quando ho la barba completamente rasata. 
Inoltre non è un prodotto che consiglierei a pelli molto scure o nere, a meno che non correggiate l'effetto con del make-up.

In questo senso il Complete No-Stress Sunscreen è ottimo come base per il trucco perché non ne stravolge o deteriora la performance o l'applicazione.
Inoltre non mi fa lacrimare gli occhi ed ha una buona resistenza sulla pelle. Axis-Y non lo considera water-proof, ed in effetti basta un detergente comune a rimuoverlo. Però ho notato che, usandolo per lunghe passeggiate, resiste bene al sudore, e non si scioglie con estrema facilità. Inoltre mi ha dato una perfetta protezione dai raggi solari e non mi sono mai arrossato.


Spero di avervi dato una alternativa interessante per le vostre esigenze, fatemi sapere se conoscevate già Axis-Y.



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Regina Cleopatra: la nuova docu-serie Netflix è tutta sbagliata 👸🏾

Dopo La Regina Carlotta, un'altra regina è stata molto chiacchierata fra gli amanti del mondo seriale e di Netflix soprattutto, persino prima che uscisse la docu-serie che la riguarda per via di una affermazione particolare e (spoiler) sbagliata. 

Regina Cleopatra è un nuovo documentario in quattro parti, prodotto e narrato nella lingua originale da Jada Pinkett Smith (la moglie di Will Smith) e disponibile dal 10 maggio di quest'anno sulla piattaforma streaming, che si concentra su una delle donne più iconiche della storia raccontandone la vita e il regno complicato. 

Cleopatra è una delle figure indubbiamente più affascinanti della storia dell'antico Egitto, il suo rapporto con Marco Antonio e Giulio Cesare ha generato pagine di romanzi e opere letterarie, per cui è sempre piacevole ascoltarne le vicissitudini, ma non lo è stato altrettanto questo nuovo documentario Netflix.

Sin dal trailer viene infatti dichiarato da una professoressa dell'Hamilton College, quindi non dalla prima che passa, che Cleopatra fosse nera, e questo ovviamente non solo è sbagliato ma è anche espresso in malo modo. La studiosa in questione infatti afferma che sia stata spinta a non credere a quanto viene insegnato a scuola in merito al colore della pelle di Cleopatra, perché appunto secondo sua nonna la regina egiziana sarebbe stata nera. Così in Regina Cleopatra le parti sceneggiate sono recitate dall'attrice nera Adele James.
Premesso che farne una questione di colore della pelle mi sembra riduttivo rispetto alla figura storica, ci sono tante cose che non funzionano in queste affermazioni. 

Gli studiosi, nonostante manchino alcuni tasselli nella biografia di Cleopatra, sono concordi sul fatto che la regina tolemaica fosse di origini greche, quindi presumibilmente bianca. E se la docuserie Netflix avesse lasciato una porta aperta e spiegato i dubbi riguardo l'etnia e l'origine di Cleopatra, utilizzando comunque una attrice nera, per me non ci sarebbero stati problemi, ma è la perentoria certezza con cui vengono affermate certe cose a rendere tutto errato. Inoltre è tremendamente dannoso anteporre le credenze popolari di una donna qualunque (con tutto il rispetto) a quello che invece viene insegnato fra i banchi di scuola, come se il sistema educativo avesse ulteriore bisogno di essere affossato.

Se in serie tv come Bridgerton o La Regina Carlotta appunto, viene specificato che i fatti storici sono stati volutamente piegati a favore di una narrazione ben precisa e inventata, o se nel prossimo live action de La Sirenetta è stata scelta una attrice di colore per interpretare un personaggio di immaginazione, non si può fare lo stesso in un prodotto che viene definito documentario e che quindi ha quasi uno scopo didattico.

Personalmente non ho mai immaginato Cleopatra spalmarsi di SPF 50+ per avere un incarnato diafano, ma queste affermazioni sembrano più mosse da una scelta di marketing e da una voglia (giustissima in moltissimi casi) di rivalsa da parte della comunità nera, visto che da moltissimi è considerata un simbolo di forza, determinazione, di un femminile che può fare da esempio a future generazioni.

Mettendo da parte in ogni caso questa inesattezza, la nuova docu-serie Netflix non brilla per qualche particolare aspetto. Come moltissimi documentari contemporanei è divisa da una parte di interventi di storici e studiosi, dall'altra con scene recitate che rappresentano le scene della vita di Cleopatra, ed entrambe queste parti sono poco intrattenitive e spesso poco bilanciate.

Gli storici che intervengono sembrano quasi più dei commentatori da bordo campo rispetto a quanto accade nelle parti ricostruite, e non forniscono moltissimi dettagli né riescono a cogliere e mantenere l'attenzione dello spettatore.
Le parti recitate invece non hanno una qualità particolare: le scene e i costumi spesso risultano cheap e presi da un film di quarta categoria, e non credo siano accurati, anzi i make-up di Cleopatra sono spesso molto più moderni. Le recitazione non brilla per nessuno dei personaggi, anzi spesso manca quel fascino che ci si aspetterebbe da personaggi che hanno fatto una delle parentesi storiche più famose al mondo.

Nonostante quindi il gran parlare, Regina Cleopatra mi è sembrato un documentario al di sotto delle aspettative ed anche meno interessante di un qualunque documentario che possiamo trovare in televisione più o meno a tutte le ore. Lo sbadiglio è dietro l'angolo ad ogni episodio, e non c'è molto altro di ciò che si può trovare su un libro di storia. Spiace solo che un mezzo come Netflix, che ha una portata mondiale molto ampia, contribuisca alla disinformazione, perché purtroppo non tutti hanno la conoscenza o gli strumenti per scovare eventuali errori o facilonerie. 
Quel che è certo comunque è che mi aspettavo che questa docu-serie si avvicinasse alla qualità de Gli Ultimi Zar, e invece, dopo averla vista, credo che le polemiche sul colore della pelle siano l'ultima cosa di cui preoccuparsi.  



Nuova Acqua Micellare Gel Purificante con Carbone ed Eco Pads di Garnier, la recensione

Oltre alle maschere viso e al nuovo Siero al Carbone, ho avuto modo di provare un'altra novità di Garnier Skin Active, forse la più originale, ovvero l'Acqua Micellare Purificante tutto in uno. 


INFO BOX
🔎Grande Distribuzione, Amazon
💸  €4.99
🏋 400ml
🗺 Made in Francia
⏳  12 Mesi
🔬 //

È noto infatti che le acque micellari abbiano una consistenza liquida, ed il loro primo compito è quello di detergere il viso e soprattutto struccare, generalmente con l'aiuto di un dischetto di cotone o qualcosa di simile. In questo caso Garnier ha creato un ibrido multifunzionale, dalla consistenza differente dal solito, che vuole fungere sì da detergente, ma anche da trattamento contro le imperfezioni, in particolare i punti neri.

Per far ciò, Acqua Micellare Purificante contiene appunto carbone, dalle proprietà sebo assorbente, e soprattutto acido salicilico deputato a contrastare punti neri e la formazione di comedoni. Inoltre fra gli ingredienti ho notato anche la presenza di acido citrico, che a volte è usato per regolare l'acidità del prodotto, ma che comunque ha un potere esfoliante.
Non è specificata la percentuale di questi attivi, ma per la tipologia di prodotto non è poi così fondamentale. 
Si tratta comunque di una formulazione vegana e cruelty free, e caratterizzata da una profumazione fresca.


La particolarità di questa Acqua Micellare al Carbone Garnier è la consistenza: generalmente, nomen omen, le micellari hanno consistenze liquide, quasi come acqua, ma questa invece è un gel fluido, infatti può essere usata pura, tal quale con le mani, e massaggiata sul viso umido, oppure con un dischetto da imbevere. 
Inoltre è stata studiata per rimuovere il trucco di viso, labbra e occhi, per cui si può tranquillamente utilizzare all over senza problemi. Come molte acque micellari, anche questa Purificante Skin Active sarebbe senza risciacquo, ma per me, vi anticipo, l'acqua non è mai un'opzione ma la regola, altrimenti non mi sentirei pulito, per questo non vi saprei dire se appiccica o meno il viso. Poi indubbiamente è una scelta personale, e dipende dalle sensazioni sulla pelle che avete col prodotto e dalle vostre abitudini.
Garnier inoltre dice che può essere usato sia al mattino che alla sera.


Nella routine quotidiana lo utilizzo massaggiato direttamente con le mani, e posso dirvi che in questo modo a me è piaciuto molto perché deterge in modo profondo ma delicato, non mi lascia la pelle secca o tirante, ma indubbiamente fresca. In questa versione in gel detergente, l'acqua micellare mi è piaciuta molto, e non risulta schiumogena, ma si sciacqua molto facilmente e non dà fastidio agli occhi.

Per la detersione serale, quando devo eliminare la protezione solare e magari quel poco make up che utilizzo in genere, mi aiuto con dei dischetti struccanti ed ho avuto modo di testare gli Eco Pads di Garnier, i dischetti viso in microfibra riutilizzabili.



INFO BOX
🔎Grande Distribuzione, Amazon, Lookfantastic
💸  €5
🏋 3 Pads
🗺 Made in Cina
⏳  fino a 1000 lavaggi
🔬 //

Sempre nell'ottica di una cosmesi più attenta all'ambiente, da diverso tempo l'azienda ha lanciato i suoi dischetti struccanti lavabili, che vanno a sostituire completamente i classici cottoncini monouso. Gli Eco Pads Garnier sono semplicissimi da mantenere perché possono essere lavati sia a mano che in lavatrice, e garantiscono una durata fino a 1000 lavaggi.
Ma, cosa più importante, sono funzionali e morbidissimi, hanno una grandezza sufficiente a detergente tutto il viso, e sono anche abbastanza spessi per essere maneggiati con facilità. Possono essere usati sia se dovete appunto struccare il viso, e quindi volete potenziare la vostra acqua micellare o struccante, sia che vogliate semplicemente lavare il viso in maniera più accurata.

Se ve lo steste chiedendo nonostante la doppia colorazione dei lati di questi pad Garnier, la trama e la durezza del tessuto sono le stesse, quindi non aspettatevi ad esempio un lato esfoliante. Io faccio così: uso la parte rosa per eliminare tutto e poi la parte bianca come "check" di avere la pelle pulita e senza più tracce di make-up.

Sono comunque dei dischetti riutilizzabili molto delicati sia sugli occhi che sul resto del viso, non mi hanno mai dato irritazioni o rossori. 
Mi è piaciuta anche la durata di questi Pads Garnier: sono infatti molto durevoli, nonostante io li abbia lavati ad ogni uso sono sempre rimasti morbidissimi e non si sono sformati. Io li ho sempre lavati a mano con un semplice detergente per le mani, e non sono rimaste macchie.

La congiunzione fra Acqua Micellare al Carbone e Eco Pads Garnier è stata ottimale perché riescono effettivamente in pochi passaggi, senza dover sfregare ossessivamente la pelle, a rimuovere tutti i prodotti che ho sul viso, lasciando il viso deterso e pronto alla skincare.
Non posso parlarvi di come questa combo agisca su un make-up waterproof, stratificato e complesso, ma penso che comunque l'acqua micellare gel purificante possa essere un buon primo step della doppia detersione.

Per quanto riguarda il suo effetto sulle imperfezioni, vista la presenza di acido salicilico, posso dire che ho notato alcuni benefici, come una pelle più luminosità, che fa più fatica a produrre punti neri, e che mi è sembrata più liscia anche nella texture. 
Se avete una pelle particolarmente impura consiglio ovviamente di affiancarla ad un trattamento specifico, come appunto può essere il Siero Pure Active AHA + BHA, ma secondo me questa Acqua Micellare Garnier si può adattare anche a quelle pelli non propriamente super grasse ed impure, ma che magari presentano pellicine, saltuari brufoletti, e non hanno bisogno di un trattamento specifico, ma possono trovare miglioramenti già con un prodotto a risciacquo. 


Avete provato questi due prodotti Garnier?




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