Serie TV Netflix Promosse... ma Speravo Meglio

Si accodano ai recuperi delle scorse settimane anche queste due serie tv in streaming su Netflix che ho visto alla spicciolata, e sarà il leit motiv anche delle prossime recensioni perché mi sto dedicando ai titoli lasciati indietro e degli anni precedenti, mentre aspetto che escano altre novità o semplicemente che termino quelle serie ad uscita settimanale. Insomma, tutta roba di cui non ve ne importa nulla, ma per contestualizzare come mai stia parlando ora di questi due titoli.


Tore
Prima stagione

No, Tore non è l'abbreviativo di Salvatore come molti del sud Italia sarebbero propensi a pensare, ma è il protagonista di una serie tv svedese, scritta ed interpretata da William Spetz e rilasciata su Netflix il 27 Ottobre dello scorso anno. 

Tore è un ragazzo di 27 anni, eppure il suo aspetto e il suo atteggiamento sembrano suggerire subito una certa immaturità. Sarà la perdita del padre, a seguito di un assurdo incidente a far scattare in lui un'onda emotiva che non sarà semplice da decifrare. Tore infatti decide di lanciarsi a pesce in tutte quelle cose che fino a quel momento non aveva fatto, come scoprire e vivere la sua omosessualità attivamente, ma anche frequentare locali e provare droghe. Tuttavia, dall'altro lato, non sarà per lui semplice elaborare il lutto visto che tenterà tutte le strade pur di non affrontarlo e attraversarlo.

C'è tanta roba in questo Tore, ed è tutta concentrata in una serie tv da 6 episodi che sfiorano la mezz'ora e che vorrebbero trattare tante tematiche, non solo appunto l'elaborazione di un lutto molto forte e improvviso, quindi causa anche ad alcuni dubbi e non detti, ma anche la scoperta della propria identità più profonda, delle proprie emozioni, della sessualità e il valore dei legami in senso più ampio. Il tutto oscillando fra la commedia e il dramma, senza però mai affondare in uno o nell'altro genere, anche perché il tempo non lo concede, complice, purtroppo, il fatto che Netflix preferisce inserire scene ad effetto (qualunque esso sia) più che concentrarsi su una narrazione solida e costante.
Ma la storia di Tore resta comunque agrodolce, ci sono momenti in cui fa tenerezza, ed altri in cui difficilmente si può tifare per lui, e nel suo insieme porta sullo schermo momenti di sincerità e realisticamente crudi. Ho anche apprezzato che non ci sia uno sguardo morboso sul mondo LGBTQ+ ma sia quasi collaterale all'evoluzione di Tore.

Resta però una serie tv che non riguarderei e che speravo mi colpisse di più, visto che mi sono mancate alcune cose: il personaggio di Tore infatti ha spesso reazioni esagerate e mancanti di un contesto. Se ci fosse stato un maggiore spazio e approfondimento su ad esempio quello che era il rapporto col padre, le discussioni pregresse, avremmo potuto capire come mai, pur essendo arrivato a 27 anni, Tore fosse ancora "indietro" nelle tappe della vita, ma soprattutto nelle sue reazioni rispetto a quello che gli accade. Per come ci viene raccontato, e quindi non per quello che noi possiamo estrapolare dalla storia, sembra un ragazzo estremamente immaturo, incapace anche di prendersi responsabilità molto semplici, quasi fosse un adolescente, e per questo, vi dicevo, non sempre si può empatizzare con lui.
In ogni caso la storia di Tore trova una sua conclusione, o meglio un senso di compiutezza e di evoluzione del personaggio, in questa prima stagione, e non ho letto di conferme per una seconda quindi va bene così.



Tutta la luce che non vediamo (All the Light We Cannot See) 
Miniserie


A novembre dello scorso anno su Netflix è uscita questa miniserie, adattamento del romanzo omonimo di Anthony Doerr, che ha pure vinto un Pulitzer, su cui però ho opinioni in parte contrastanti.
Tutta la luce che non vediamo è un racconto abbastanza lineare di due giovani che vivono, durante la Seconda Guerra Mondiale, due realtà differenti, destinate però a incontrarsi. Da un lato c'è Marie-Laure (Aria Mia Loberti) una ragazza francese e cieca, che con lo scoppio della guerra è finita per essere allontana dal padre, ma attraverso la trasmissione radio, cerca di collaborare, mandando dei messaggi in codice ai compatrioti e agli alleati, attraverso la lettura di alcuni brani classici.

Dall'altro lato c'è Werner Pfennig (Louis Hofmann, cresciuto bene da Dark), che invece è costretto a collaborare con il Terzo Reich, sotto la minaccia che la sorella possa subire delle ritorsioni, assoldato per le sue capacità nel costruire radio e conoscere le frequenze. Come se non bastasse la situazione drammatica e tutte le difficoltà della guerra, lo spietato ufficiale nazista Reinhold von Rumpel (Lars Eidinger di Babylon Berlin) è sulle tracce di Marie, convinto che tenga nascosto un cimelio dalle improbabili doti magiche.


Nonostante l'argomento mi attiri come le mele con i cavalli, c'è qualcosa in questa trasposizione di Tutta la luce che non vediamo che non mi quadra del tutto. La storia si segue volentieri, il ritmo c'è e sono solo quattro episodi, quindi non posso dire di averci perso troppo tempo o essermi annoiato. Tutto sommato le ambientazioni e i costumi sono curati, al netto di una grafica al computer spesso sgamabile.

Ci sono poi delle buone interpretazioni: forse non sapete che Aria Mia Loberti è davvero una ragazza cieca e non è comune come scelta, e non vi ho menzionato che oltre ai nomi sopra, troviamo gente del calibro di Mark Ruffalo e Hugh LaurieAll the Light We Cannot See però è come se mancasse un po' di anima, e le mie aspettative di un dramma storico si siano scontrate con una deriva più romantica e melodrammatica che non è esattamente ciò che desideravo. È come se avessero enfatizzato certi passaggi, certe reazioni, certi momenti della miniserie, senza però un fondamento emotivo più solido di fondo.  


Inoltre, un po' come vi raccontavo per Transatlantic, non ho amato molto la luce e la color correction, spesso troppo calda e avvolgente per li temi che in realtà va a toccare.
Ho letto che molti hanno sottolineato non solo le differenze con il romanzo di partenza, che però non ho letto, ma anche la questione linguistica, visto che in lingua originale tutti parlano in inglese e non ci sono distinzioni, nonostante i protagonisti siano francesi e tedeschi. 
È insomma una di quelle serie che alla fine ho visto, non mi è pesata, ha alcuni momenti validi e un buon cast, ma non la rivedrei.
Magari a molti piace anche che Tutta la luce che non vediamo abbia questa vena meno storiografica, realistica e più romanzata, di facile approccio e quasi appunto romantico-sentimentale, io mi aspettavo altro. 

Nuovo solare Nivea Derma Skin Clear SPF 50+, 8 ore di pelle MATT!? Tutto quello che dovreste sapere

La primavera sta galoppando, anche se qui è ancora molto strana, ma inizia la caccia alla protezione solare perfetta in vista delle giornate soleggiate, e del periodo dell'anno in cui non potremo più nasconderci dal sole e le temperature saranno troppo alte per sopportare qualunque cosa sul viso. 
Ho voluto iniziare la mia ricerca quest'anno con una novità di Nivea Sun, ovvero la protezione solare Derma Skin Clear SPF 50+ con Niacinamide.


INFO BOX
🔎 Grande distribuzione, Amazon
💸 €8.95
🏋 40 ml
🗺 Germania
⏳  12 Mesi
🔬 //

La linea Derma Skin Clear, che vorrei provare prima o poi, è la gamma di prodotti rivolta a pelli problematiche, sebacee, grasse e con imperfezioni da contrastare, come brufoli e punti neri, e che ha creato appunto un solare quasi ibrido, fra skincare e appunto SPF, che sarebbe indicato per questa tipologia di cuti che vogliono una protezione leggera, non occlusiva e che non vada a creare ulteriore lucidità, ma che anzi controlli la produzione di sebo.
La mia pelle non ha queste necessità tutto l'anno, ma sicuramente, specie con l'arrivo dell'estate, quando diventa più mista, navigo in questa area di protezioni solari perché voglio i prodotti più leggeri possibile.

La Derma Skin Clear SPF 50+ (da non confondere con la Triple Protection, che ha un pack molto simile) di Nivea promette una protezione da raggi UVA e UVB e dalla luce blu dei dispositivi elettronici (o visibile ad alta energia), è pensata per pelli normali, miste e grasse, ma anche sensibili, e soprattutto dovrebbe dare ben 8 ore di effetto matte, grazie al complesso Anti imperfezioni e Niacinamide, che dovrebbe contrastare l'insorgere di ulteriori impurità. Viene inoltre definito non comedogenico ovviamente, e oftalmologicamente approvata, quindi adatta al contorno occhi.

La consistenza di questo nuovo solare viso Nivea è fluida ma non liquidissima, va infatti shakerato bene prima dell'uso esattamente come capita con questa tipologia di SPF, ed ha una texture davvero facile da stendere e lavorare, perché non crea una particolare scia bianca né fa fatica a distribuirsi, non ha bisogno di particolari attenzioni, si fonde con la pelle e si assorbe.

Si percepisce subito l'azione dell'alcol contenuto nella formulazione, che dà sia una sensazione di freschezza ma agevola l'evaporazione rapida del solare (ve ne rendete proprio conto mentre la applicate), che può settarsi sulla pelle. Certo, la presenza di alcol può essere contraddittoria con i claim che vogliono questo fluido solare Nivea come adatto a pelli sensibili, perché non tutte lo tollerano (a me non crea problemi).

Inoltre fin da subito non ho sentito gli occhi pizzicare o lacrimare. È indubbiamente molto leggera sulla pelle, sembra quasi una crema gel, e dà una bella sensazione, non mi è sembrata appiccicosa o comunque una di quelle protezioni solari che ti danno subito cattive impressioni. Tuttavia appena applicata sul viso rivela sicuramente una certa luminosità, ma adesso ci arrivo.

La formulazione del Derma Skin Clear SPF 50+ come anticipavo è ad ampio spettro, a base di filtri solari chimici, e dovrebbe essere biodegradabile al 64% per avere un impatto minore sui mari e non includendo filtri come Oxybenzone, Octinoxate, Octocrylene e microplastiche.

Per quanto riguarda i suoi attivi abbiamo appunto la glicerina come idratante, una combo di sostanze antiossidanti ovvero il tocoferolo e l'estratto di radice di liquirizia, e appunto la niacinamide, che ha un ampio raggio di benefici sulla pelle, dal controllo del sebo, ad un effetto idratante, anti macchia e rinforzante per la barriera cutanea. Unica perplessità, che però non sollevo solo per questo solare Nivea ma in generale, è di stare attenti se magari avete già la vitamina B3 presente nella skincare perché potrebbe diventare troppa e risultare sensibilizzante. Insomma, il troppo stroppia sempre. 

Invece l'effetto preventivo delle imperfezioni che Nivea promette - perché, attenzione, da nessuna parte dicono che questo prodotto sia in grado di ridurre attivamente quelle già presenti - credo sia affidato non solo alla niacinamide ma anche alla carnitina che pare controlli o comunque riduca la produzione di sebo e sostanze assorbenti come gli amidi di tapioca e mais, e la silica.


Nivea ha aggiunto anche una profumazione gradevole e fresca questo solare, ma ancora una volta potrebbe non essere amata da pelli reattive, ed inoltre non ci sono claim o indicazioni su una particolare resistenza ad acqua e sudore, ma penso sia proprio pensato alla vita in città o comunque per tutti i giorni. In effetti rimuoverlo a fine giornata è semplice, basta un semplice detergente viso, o ancora meglio una doppia detersione delicata che in un attimo rimuove a fondo qualunque cosa abbiamo sul viso.

Se mi avessero detto che il Derma Skin Clear SPF 50+ Nivea Sun fosse una protezione solare economica (in offerta anche meno di 10 euro) idratante, leggera, che funziona bene con il make-up e che comunque è facile da usare tutti i giorni, magari su pelli normali, questa mia recensione sarebbe stata un po' più entusiasmante, ma non mi sento di promuovere a pieni voti questo solare.
Sebbene infatti si sia comportata bene sulla mia pelle, non risultando occlusiva o pesante, e non entrando in conflitto sia con la skincare che ci applico sotto, sia essa un po' più completa o smilza con giusto un unico siero, che con il makeup che utilizzo sopra (nel mio caso giusto correttore, blush e cipria), non è un solare che secondo me rispetta il target per cui è pensato. Ma soprattutto non è un solare viso opacizzante: come vi anticipavo appena steso risulta luminoso, ma non è solo una questione temporanea perché sembra che il Derma Skin Clear SPF 50+ lasci quasi una perlescenza sulla pelle, che credo si noti anche nelle foto che vi ho messo, che non so da cosa derivi ma non svanisce nel corso delle ore. 

Di conseguenza, se già la base di partenza è luminosa, non solo questo solare non ha un finish matt come promesso, ma non riesce ad opacizzare nel corso delle ore. O per lo meno, adesso che la mia pelle è normale/secca in alcune aree, mi sta anche bene questa luminosità, la trovo carina e fresca perché non diventa più lucida nel corso della giornata, ma se avessi una pelle grassa e propensa a diventare molto lucida o sudare, non ne sarei sicuramente felice. Mi è capitato anche di usare questo solare Nivea nei primi giorni di caldo, e logicamente ho trovato solo la riprova di quanto vi sto raccontando.

Tutto sommato continuerò ad usare questo SPF50 Nivea viso, perché ancora riesco a gestirne la luminosità con un po' di cipria, e soprattutto dopo la averla rimossa non lascia la pelle secca, ma non è il mio solare per l'estate, anche perché essendo un formato da 40ml, più piccolo dei soliti, non durerà moltissimo.
A mio avviso insomma non batte la Crema Viso Idratante Opacizzante SPF 50 sempre di Nivea, che avevo provato qualche anno fa, e che aveva davvero un effetto matt. Temo però che questa stia andando fuori produzione, e se a soppiantarla è questo nuovo fluido, per me non ci siamo. 


Avete scovato questo nuovo solare in giro?



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The Gentlemen: Serie TV 2024 VS Film 2019, qual è migliore?

Ripesco una mia stessa idea che ho usato per parlare di One Day, e la applico in un altro "scontro" fra una serie tv più recente e un film più datato, e questa volta voglio mettere a confronto le due produzioni di The Gentlemen.
Prima film arrivato su Prime Video nel 2020, senza passaggio dal cinema in Italia a causa del lockdown, poi serie tv targata Netflix disponibile in streaming dal 7 Marzo di quest'anno, ma sempre creata dalla mente di Guy Ritchie, queste due versioni di The Gentlemen in realtà, oltre al loro creatore, non condividono molto.
Se infatti in One Day la storia e i personaggi fra serie tv e film erano gli stessi, ad eccezione di piccole variazioni, in The Gentlemen è solo la struttura generale che viene ripresa in entrambe le produzioni, ma c'è un cambio di prospettiva, di ruoli e di storie fra il lungometraggio e l'adattamento seriale.

Inizio proprio da The Gentlemen, il film, che è ancora disponibile sulla piattaforma Amazon.


Genere: azione, crime, commedia, drammatico
Durata: 113 minuti
Regia:  Guy Ritchie
Uscita in Italia:  1 Dicembre 2020 (Prime Video)
Paese di produzione: Stati Uniti D'America, Regno Unito

Qui seguiamo le vicende del boss della cannabis Michael Pearson (Matthew McConaughey), americano trasferitosi a Londra dove ha creato il suo regno della droga. Non un settore semplice per ovvi motivi, ma Pearson ha trovato e affermato la sua posizione sfruttando le sconfinate proprietà degli aristocratici britannici che hanno bisogno di denaro, "affittando" appunto parti delle loro ville e possedimenti per poter allocare le sue piantagioni e produzioni di marijuana. Pearson però ha deciso di vendere il suo business e ritirarsi e vivere più in tranquillità con la moglie Rosalind (Michelle Dockery). Ovviamente non è una operazione semplice, visto che dovrà destreggiarsi fra rivali in affari e varie problematiche, in particolare una.

L'assistente di Pearson, Raymond Smith (Charlie Hunnam) infatti si deve occupare anche di uno stravagante investigatore privato, un certo Fletcher (Hugh Grant) che li sta ricattando con la minaccia di rivelare tutti i loro affari attraverso una sceneggiatura che sta scrivendo.

Pur non avendo visto molti film di Guy Ritchie mi sento di dire che The Gentlemen rispecchia molto il suo stile e la sua tipologia di intrattenimento, fatta di brutta gente, scazzottate, inseguimenti, personaggi più o meno bizzarri, violenza di vario genere e una serpeggiante vena ironica, specie in quei dialoghi scarsamente politically correct. Il tutto è intriso di un buon ritmo e di quei momenti più di suspense e appunto azione che rendono il film più movimentato.

The Gentlemen inoltre è un film dalle dinamiche interessanti, perché racconta la criminalità dei bassifondi popolari, ma anche quella più "altolocata", insospettabile, ma al tempo stesso altrettanto marcia. 

Il tutto è raccontato attraverso i volti di un cast d'eccezione, anche se non mi sembra che ognuno dei personaggi abbia un particolare approfondimento né mi pare che gli attori escano molto dai ruoli, e quindi dalle interpretazioni "da villain", in cui li abbiamo già visti. Forse l'unica è Michelle Dockery che sono troppo abituato a vedere in Downton Abbey e che quindi mi incuriosisce maggiormente in altri contesti. Inoltre anche Colin Farrell può entrare nell'elenco di quelli che secondo me sono riusciti a creare un ruolo davvero distinguibile.

Devo ammettere che film come The Gentlemen non sono molto nelle mie corde: oltre a dinamiche già note al genere, che mi sembra si ripetano, diventa tutto molto fine a se stesso, ed è un tipo di intrattenimento che appunto gradisco raramente e a piccole dosi (anche se a giudicare questo post non si direbbe, ma ora ci arrivo). Sì, c'è un accenno ad esempio alla questione della legalizzazione delle droghe, ma resta tutto abbozzato. 

Inoltre ammetto che alcuni snodi del film mi sono sembrati inutilmente caotici, e spesso si scade nel verboso, infatti non ho amato l'escamotage di far diventare Hugh Grant un po' il narratore delle vicende, anche se sicuramente è coerente al personaggio che interpreta.
Non è insomma la pellicola migliore a cui abbia assistito, e la chiusa, che sembra suggerire un possibile sequel, lascia un po' dubbiosi visto che dopo 4 anni nulla è arrivato.

La serie tv The Gentlemen invece, disponibile su Netflix in 8 episodi, come vi anticipavo fa un cambio di prospettiva e amplia il suo raggio di visione, e non è appunto un sequel del film, per cui non serve obbligatoriamente averlo visto per raccapezzarsi.

In questo caso conosciamo Edward Halstead (Theo James) che si trova all'estero per una missione con l'esercito ma che improvvisamente deve rientrare a casa visto che suo padre, un ricco duca inglese, è morente. Con la scomparsa del duca, saranno ovviamente i suoi due figli a raccogliere l'eredità del padre, ma, al contrario della tradizione, non sarà il maggiore Freddy (Daniel Ings, che avevo già visto di recente in The Winter King), ma il titolo e appunto la proprietà della tenuta degli Halstead spetterà proprio a Eddie.
Peccato però che non sia solo una questione di lignaggio, perché all'ex soldato spetterà gestire suo malgrado anche gli affari sotterranei, dove scopre intere piantagioni illegali di erba e uno spaccio gestito da Susie Glass (Kaya Scodelario). Un settore del tutto nuovo per Edward, cresciuto come rampollo di buona famiglia, ma non potrà fare a meno di entrare negli affari a piene mani, e dovrà fronteggiare ogni sorta di criminali e malavitosi, ma anche una piccola faida familiare.

È quindi tutta un'altra storia quella raccontata dalla serie tv The Gentlemen e, anche se alcuni elementi e dinamiche del film ritornano anche qui, e si distingue bene lo stile di Guy Ritchie, mi è sembrato che questa volta funzionassero meglio. È vero che non ho amato tutti gli eccessi che spesso vengono messi in scena, come questa famosa scena del pollo (se avete visto, sapete) che mi stava facendo mollare il colpo soprattutto perché doveva essere un momento comico ma allo stesso tempo teso, che dura però troppo.

Eppure questa versione di The Gentlemen mi è sembrata più completa nel raccontare tutti gli intrecci, nel tratteggiare i personaggi e ovviamente nel muovere tutte le pedine avanti e indietro. Persino i paesaggi inglesi e queste lussuose ville riescono ad avere più spazio.
Anche in questo adattamento vengono raccontate e mostrate tutte le sfere della criminalità organizzata, da quella più bassa e sgangherata a quella più potente e temibile. 

I tempi seriali giustamente danno maggiore spazio di manovra e penso che li abbiano saputi sfruttare bene, perché è una serie che intrattiene, che si fa seguire, che ha tutto sommato un buon ritmo, salvo magari qualche passaggio.

Non sempre infatti The Gentlemen risulta estremamente imprevedibile in quei momenti che invece lo vorrebbero essere, o brillante a sufficienza da rendere qualche scena meno sciocca, ma l'intrattenimento c'è tutto e non mancano ovviamente tensione, violenza, scene più divertenti e quei personaggi quasi fumettosi per la loro eccentricità. Anche in questo caso il cast è forte e giusto (non si dica che sono di parte per Theo James) e non fa rimpiangere troppo i nomi altisonanti del film.
Per me insomma la serie tv batte il film, e spero che ci sarà una seconda stagione anche se mancano ancora le conferme ufficiali da parte di Netflix.

Axis-y Vegan Collagen Eye Serum, la mia esperienza con il nuovo siero occhi coreano

La mia attenzione alla cura del contorno occhi è sicuramente cresciuta negli ultimi anni, perché è la zona che forse meritava più attenzioni ma che ho più maltrattato nel tempo, fra mimica facciale, miopia o fastidi da lenti a contatto, occhiali da sole spesso dimenticati, e una naturale tendenza della zona ad essere più secca. Sto insomma cercando di, come diremmo noi esperti, metterci una pezza e quando escono novità interessanti per prendersi cura del contorno occhi, cerco di provarle. Da un po' su Instagram in particolare avevo notato l'uscita del nuovo Vegan Collagen Eye Serum del brand coreano AXIS-Y.


INFO BOX
🔎 YesStyle (coupon PIER10YESTYL), Stylevana
💸 €10
🏋 10ml
🗺 Made in Corea
⏳ Scadenza sulla confezione
🔬 Vegan

Avendolo provato già in passato (qui un siero e qui una protezione solare), ero curioso di scoprire altri questa azienda coreana che secondo me (almeno fino ad adesso) ha un ottimo rapporto qualità prezzo, e questo nuovo siero per il contorno occhi cadeva a fagiolo per le mie necessità.
Il Vegan Collagen Eye Serum fa parte della linea 6+1+1 di Axis-y, ovvero sei ingredienti estratti da piante ricchi di nutrienti che fanno da base alla formulazione, un attivo che va a targhetizzare la problematica che il prodotto vuole risolvere, e un ingrediente che invece proviene dalle nuove tecnologie che garantisce appunto il risultato. 

Nel caso di questo siero occhi, i sei attivi di base della formulazione sono gli oli di semi di girasole e di jojoba, che io amo anche puro sulla pelle per il suo effetto elasticizzante, gli estratti di mela, prugna e uva verde, che sono ricchi di sostanze idratanti, antiossidanti e lenitive, e tre diverse forme di acido ialuronico con tre diversi pesi molecolari, che garantiscono così una idratazione più intensa.

L'ingrediente funzionale principale di questo siero Axis-y è invece il collagene, che l'azienda definisce vegano, e in una concentrazione dello 0.045%. Anche in questo caso loro dicono di aver scelto un collagene a basso peso molecolare per cercare di migliorarne l'assorbimento, anche se si tratta di una molecola che sappiamo essere abbastanza grossa e che appunto, più che stimolare la produzione del nostro collagene, tende ad idratare ed ad avere un effetto riempitivo superficiale.

Per quanto invece riguarda l'ultimo +1, in realtà sarebbe un più 5 perché il Collagen Eye Serum contiene cinque diverse forme di peptidi, tendenzialmente volti a stimolare la produzione di collagene come il Matrixyl, ma anche peptidi di rame e argirelina, tutti perfetti per la zona del contorno occhi e per problematiche che la riguardano.
Axis-y probabilmente non la voleva portare per le lunghe nella descrizione, ma fra gli attivi troviamo anche glicerina, niacinamide, adenosina, alcuni estratti vegetali come ad esempio il particolare olio di Limnhantes Alba, emolliente e antiossidante, e le ceramidi.

Proprio per questa combinazione di attivi, il Vegan Collagen Eye Serum Axis-y promette di ridurre la secchezza della zona perioculare, e di conseguenze rughe e linee sottili, ma anche una azione contro borse e occhiaie. A supportare questa funzione decongestionante ci pensa il pack, perché il siero è dotato di un applicatore roll on che loro chiamano CoolTouch Applicator, ovvero una sfera metallica che gira a 360°.

Quindi basta premere l'applicatore e da questa sfera vedete uscire questo gel che non ha alcun profumo, e con la sfera si procede a stendere e massaggiare il prodotto sulla zona con la sfera e poi semplicemente picchiettarlo con le dita per favorirne l'assorbimento. Questo applicatore non so come lo abbiano fatto ma, al contrario di altri roll on di questo tipo, non si scalda subito a contatto con la pelle ed è piacevolissimo, soprattutto al mattino, e funziona. Infatti mi è capitato di usarlo un paio di giorni in cui avevo gli occhi particolarmente gonfi (non mi capita più tanto spesso devo dire), probabilmente perché avevo esagerato con i cibi salati ed ho subito sentito lo sguardo più leggero, fresco, lenito, oltre che la zona più decongestionata e quindi le palpebre meno gonfie.

Fatemi specificare che quella che vedete in foto è una quantità di siero "eccessiva", e non vi serve tutta quella roba, il dosatore non crea sprechi, ma per dovere di scena ho fatto più pushate. Mi ha però stupito che il formato non fosse da 20/30 ml come molti prodotti coreani per il contorno occhi.

Questo massaggio rinfrescante aiuta anche ad illuminarmi la zona perioculare. Il Vegan Collagen Eye Serum su di me si assorbe bene e velocemente: ho temuto che essendo un gel un po' più denso, potesse fare patine e magari sbriciolarsi una volta che ci vai ad applicare sopra altro, ma non mi è successo proprio perché non lascia residui e si è sposato con qualunque cosa ci abbia applicato sopra, incluse altre creme o il correttore. Inoltre, visto che non crea un film sulla pelle, non fa nemmeno quell'effetto tensore sgradevole e anche un po' inutile.

Questo siero Axis-y ha un bell'effetto idratante, elasticizzante e vedo che appunto lascia la pelle più distesa, più liscia e morbida. Sicuramente avverto l'azione compattante dei peptidi e quella idratante degli altri ingredienti, con una sensazione di comfort che dura tutto il giorno, anche se per le mie esigenze di una pelle più secca, preferisco aggiungere anche una crema contorno occhi per completare il trattamento, oltre ovviamente la protezione solare.


Sicuramente se avete qualche anno in meno di me, o una pelle meno secca, andrà benissimo anche da solo per rinfrescare e idratare la zona, mentre chi ha qualche esigenza in più lo può includere come step per potenziare la cura del contorno occhi.

Non l'ho aggiunto prima, ma ho utilizzato il Vegan Collagen Eye Serum sia di giorno che di sera con costanza, e non mi ha mai dato fastidio agli occhi, lacrimazione o cose del genere. Non l'ho invece utilizzato sul resto del viso, ma Axis-y specifica che è possibile utilizzarlo in tutte quelle aree in cui abbiamo magari dei segni che vogliamo trattare.
Quindi, non solo lo promuovo, ma penso già a quanto sarà piacevole ora che le temperature si alzeranno, e conto di tenerlo in frigo per un effetto ancora più strong.


Avevate visto questa novità del brand?



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Le mie opinioni su Tre Nuovi Film in streaming (su tutte le piattaforme)

Dai recuperi in lentezza passo ad alcune uscite più recenti, con tre film che sono apparsi in streaming da pochissimo, incluso uno molto atteso. 


American Fiction (2023)


Genere: commedia, drammatico
Durata: 117 minuti
Regia:  Cord Jefferson
Uscita in Italia:  27 febbraio 2024 (Prime Video)
Paese di produzione: Stati Uniti D'America 

Vincitore agli Oscar di quest'anno come miglior sceneggiatura non originale, American Fiction è andato subito in streaming su Prime Video, ed è l'adattamento di un romanzo intitolato Erasure (Cancellazione in italiano) di Percival Everett del 2001. 
Jeffrey Wright è Thelonious "Monk" Ellison, un professore universitario sull'orlo di una crisi di nervi come si suol dire: i suoi studenti infatti sono troppo influenzati dalla cultura del politicamente corretto al punto da aver azzerato il loro senso critico, i suoi libri, per quanto impegnati e curati, non vengono apprezzati perché ritenuti poco "neri", al contrario degli scrittori che seguono ogni stereotipo, e la sua famiglia sta subendo un forte momento di difficoltà visto che la madre di Monk ha un principio di Alzheimer scoperto a seguito di un grave lutto. 
Per cercare di reagire, lo scrittore decide di comporre un nuovo romanzo sotto pseudonimo, ma seguendo tutti i cliché che i bianchi si aspettano da un uomo nero, e questo ribalterà tutto.

Con l'impostazione di una dramedy contemporanea, American Fiction diventa una doppia, intelligente critica proprio alla cultura dei nostri giorni, perché da un lato continua a denunciare uno stereotipo razzista che purtroppo permane ancora e che vuole i neri come popolo "inferiore", che deve sempre e solo vivere in condizioni di svantaggio e difficoltà, quasi incapace di emanciparsi, o di raccontare storie di vita diverse. Monk invece ribalta questa narrazione perché è un uomo qualunque, che vive in una condizione normalissima, ha studiato, ha una famiglia alle spalle che, come in qualunque altra famiglia ha i suoi alti e bassi. Dovrà inventarsi un alter ego, che segue appunto lo stereotipo del criminale in fuga, per poter finalmente farsi notare dai bianchi che potranno provare compassione verso questa figura misteriosa in fuga dalla legge. 

American Fiction però contesta anche come il senso critico, la capacità di discernimento si sia appiattita soprattutto nei sostenitori un wokeismo tout court, che non ammettono altri punti di vista, e figli di una morale estremizzata e non di un reale progresso inclusivo e sociale. È insomma un film pungente, che sa fare leva sui dialoghi in modo sottile, che fa riflettere e fa sorridere in maniera amara su quanto accade oggi, senza però diventare didascalico, senza fare il giro e risultare pesante a sua volta, e sa espandere la sua critica al mondo letterario, cinematografico oltre che alla società in genere.

Cord Jefferson ha avuto delle belle idee per mettere in scena alcuni passaggi, c'è meta-narrazione, visto che più racconti si innestano, e c'è anche un buon ritmo. È un film però che cade secondo me nel non sapere trovare la sua anima fino in fondo, aggiungendo tutta la questione del dramma della famiglia Ellison che non solo finisce per prendere il sopravvento, ma a volte azzoppa anche il ritmo e la mia attenzione, e soprattutto non ne ho capito gli intenti. Tra l'altro in questa parentesi non ho amato come viene trattato il personaggio di Sterling K. Brown (al netto della mia antipatia per l'attore), ovvero Clifford, il fratello di Monk, il quale viene rappresentato come un omosessuale estremamente stereotipato. Probabilmente per una visione al cinema (dove alla fine non è mai arrivato) mi sarei aspettato qualcosa di più, ma in streaming American Fiction è un film da recuperare.



Povere Creature! (2023)


Titolo originale: Poor Things
Genere: commedia, drammatico, fantastico

Durata: 141 minuti
Regia:  Yorgos Lanthimos
Uscita in Italia:  25 Gennaio 2024 (Cinema)/ 14 Marzo 2024 (Disney+)
Paese di produzione: Stati Uniti D'America 

Dopo La FavoritaYorgos Lanthimos è tornato con Poor Things, che ho scoperto dopo essere l'adattamento di un romanzo omonimo del 1992 di Alasdair Gray, e che mi ero perso al cinema complice una durata eccessiva, che tende un po' a spaventarmi quando si parla di stare seduti su una poltroncina senza telecomando, ma anche da orari di programmazione davvero scomodi. 
L'ho recuperato solo adesso visto che è arrivato su Disney+ il 14 Marzo e devo ammettere che mi sono ritrovato coinvolto ed appassionato dalla storia di Bella Baxter (Emma Stone) e del suo creatore, Godwin Baxter (Willem Dafoe).
Povere Creature! è quasi un coming of age: Bella infatti, un po' sulle orme di Frankestein, è una creatura riportata in vita dal dottor Baxter, e che sta letteralmente iniziando a scoprire il mondo come fanno i bambini piccoli. Vive però sotto la rigida campana di vetro del suo "God", un padre affettuoso ma anche severo, che non vuole lasciare libera la sua Bella. 

Ma lei diventa inarrestabile una volta che inizia a prendere consapevolezza di se stessa e del fatto che un mondo fuori la aspetta, al punto da cedere all'avvocato Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), che le promette di viaggiare verso luoghi nuovi e fare altre esperienze. Bella è per affamata di vita e non può soffermarsi all'interno di relazioni che oggi definiremmo tossiche e limitanti, e scapperà verso ciò che pensa le possa far conoscere altro, anche mettendosi in difficoltà, ma per poi ritornare alle sue origini.

Il viaggio di Bella diventa quindi il viaggio di una eroina, ma che sfocia in una doppia metafora: la prima è quella del femminile, di una donna che alla fine rompe i legami che la tengono ancorata, va contro quello che è a tutti gli effetti un patriarcato e delle manie di possesso mascherati da affetto. Anche la sfera sessuale di Bella viene scardinata dall'ipocrisia ed aggiunge un'ulteriore occasione di emancipazione per la protagonista.

Dall'altro lato Bella è però una creatura, fra tante creature, che non ha filtri, non ha sovrastrutture, e che a modo suo e inconsapevolmente cerca di creare uno spiraglio in una società ampollosa, e fatta di schermi. 
Poor Things di Lanthimos ha fatto del personaggio di Bella, e quindi dell'interpretazione di Emma Stone, le sue fondamenta su cui costruire la storia e i personaggi, ed è stata una scelta che li ha premiati non solo agli Oscar o a tutti gli altri eventi, ma anche dal punto di vista di noi spettatori, che ci troviamo con un film affascinante, ricco di sotto temi, ed un cast validissimo. Mi è piaciuta anche la fotografia e le scenografie che fanno di ogni fotogramma un quadro. 
Ammetto però che su di me ha avuto un impatto emotivo non molto alto: è come se il film sia andato a stimolare più la mia ragione, e quindi il raccogliere tutti i messaggi che il film lascia, che le emozioni, nonostante non manchino ad esempio i momenti più tristi e cupi, o anche quelli più o meno sarcastici.

Questo di per sé non è un difetto, nel senso che mi sta bene che un film si muova più a tenere viva la mia attenzione che a volermi inserito umanamente in quel che racconta, e non lo trovato un film pesante o complicato da seguire. Anzi a dirla tutta, avevo paura di non comprendere fino in fondo gli intenti del film, ed invece credo di esserci arrivato.
Per me ad esempio il problema effettivo di Povere Creature! è che sbrodola nei tempi, avendo bisogno di una sfoltita di almeno 20 minuti, e di qualche furioso sobbalzo (cit.) in meno, perché risulta ridondante. Allo stesso modo, sul finale, diventano un po' troppo scafati gli intenti sotterranei del film, ma questo non va ad inficiare tutto il lavoro svolto. 



Irish Wish - Solo un desiderio (2024)


Genere: commedia, sentimentale
Durata: 93 minuti
Regia: Janeen Damian
Uscita in Italia: 15 Marzo 2024 (Prime Video)
Paese di produzione: Stati Uniti D'America, Irlanda 

Da Prime Video, a Disney +, ed ora tocca a Netflix con Irish Wish, una commedia sentimentale con protagonista Maddie (Lindsay Lohan), la quale, nonostante la passione per la scrittura, si è declinata a semplice editor, ed ha lavorato al libro di Paul Kennedy (Alexander Vlahos, da Versailles e Sanditon), della quale è segretamente innamorata. Maddie spera molto che Paul le si dichiari, ma come spesso accade, l'uomo è interessato ad un'altra ragazza, ovvero Emma, proprio una amica della editor. Fra Paul e Emma le cose vanno a gonfie vele al punto che i due decidono di sposarsi in Irlanda, terra natia di lui, e quando Maddie dovrà raggiungerli per celebrare le nozze inizierà un viaggio pieno di sfighe, ma soprattutto con una svolta inattesa. Un desiderio a Santa Brigida le darà ciò che crede di volere, ma questo desiderio non può mettersi contro il destino e il vero amore. 

L'unico motivo per cui Irish Wish è qui fra questi film è la pura casualità di essere arrivato in streaming di recente, perché non ha nulla a che vedere come temi, qualità, intensità e spessore rispetto agli altri titoli. Questo film Netflix punta infatti al mero intrattenimento, alla commedia romantica più semplice e prevedibile che ci sia, ma è uno di quei titoli che ti mettono allegria, che ti fanno compagnia senza sforzo, che sai già più o meno come finirà ma va bene così perché vuoi proprio questo tipo di narrazione.

Irish Wish alla fine non ha velleità particolari, fa quel che promette e secondo me è uno di quei film che affossi in una recensione solo se vuoi fargli le pulci e non ne capisci gli intenti. Infatti, la componente magica, di cui non vi svelo altro, va a sciogliere qualunque parvenza di verosimiglianza, ma comunque ha un suo senso e una sua coerenza. 

Magari non è fra i film che fa più sbellicare dalle risate, ma ci sono dei momenti comici, magari un po' goffi, che fanno sicuramente sorridere, e poi il ritmo e la durata sono giusti per la storia che si va a raccontare.

Credo che anche il cast sia giusto per l'operazione a cui Irish Wish punta: Lindsay Lohan ormai è diventata un feticcio per le commedie romantiche di Netflix, e sembra che dopo Falling For Christmas tornerà con un altro film natalizio, che ovviamente vedrò. Bravi anche gli altri attori, inclusa Jane Seymour che fa da ulteriore comic relief nei panni di Rosemary, la mamma di Maddie, e Ed Speleers, che non ricordavo ma ho sicuramente visto anche in Downton Abbey e Outlander.
La cosa che però mi ha colpito di più, e se mi conoscete ci sarete già arrivati, è però la location: le scene girate in Irlanda sono bellissime, i panorami spettacolari delle Cliffs of Moher meritano anche solo di dare una opportunità a Irish Wish. 



Transparent Lab offre una delle Migliori Creme Viso al Retinal sotto i 20€ - Ecco perché!

Sono trascorsi quasi due anni da quando ho parlato per la prima volta del brand spagnolo Niche Beauty Lab e nel corso di questo tempo ho sempre mirato a provare altri loro prodotti. C'è voluto un po', lo ammetto, ma finalmente ho ripreso ad utilizzare la loro linea Transparent Lab e vorrei raccontarvi la mia esperienza con la loro Retinal Age Reverse Cream.


INFO BOX 
🔎 NicheBeautyLab.com
💸 €18.95
🏋 50ml
🗺 Made in Spagna
⏳  12 Mesi
🔬 Vegan, Cruelty Free

Non perdo tempo nel presentarvi Niche Beauty Lab perché qui trovate già tutti i dettagli sull'azienda, che nel frattempo non ha cambiato troppo le sue policy. Ho notato però che le loro linee si sono ristrette a tre soltanto, togliendo Hyalulip e Hairvest probabilmente per inglobarne alcune delle referenze in Trasparent Lab, Theramic e Acnemy, scelta che stanno facendo diverse aziende che inglobano più collezioni, per un maggior focus sulle linee più produttive e contenere i costi per quanto possibile. 

Trasparent Lab è la linea che più mi ha ispirato, perché contempla formulazioni concentrate e con attivi incapsulati in fosfolipidi, raccontandole in modo appunto trasparente e chiaro ai loro clienti, e adoro come spiegano in dettaglio tutte le caratteristiche dei prodotto.
L'incapsulamento delle sostanze che Niche Beauty Lab utilizza è spiegato molto bene sul loro sito, ma in breve il loro è un brevetto chiamato Exclusive Liposomal Encapsulation Technology (o LET) che dovrebbe rendere gli ingredienti più resistenti all'ossidazione e quindi più stabili, così da avere una vita più lunga e poter agire più tempo, ma anche rendere la loro azione sulla nostra pelle più delicata ed efficace. 

La Retinal Age Reverse Cream è una crema viso che sfrutta anche questa tecnologia per veicolare e rilasciare sulla pelle alcuni degli ingredienti più noti e potenti vuole contrastare alcuni dei segni del tempo. Sulla confezione si legge che il prodotto contiene

  • il 5% di Retinal incapsulato che corrisponde allo 0,03 di Retinal puro
  • il 3% di acido ialuronico incapsulato ovvero lo 0.06% puro Hyaluronic Acid
  • il 2% di Peptide Complex, composto da Matrixyl 3000 e Matrixyl Synthe 6
  • l'1% di Bakuchiol

Qui vi avevo raccontato quanto promettente sia il retinale (o Retinaldehyde) perché nella famiglia dei retinoidi è la forma di vitamina A che richiede meno conversioni biologiche per diventare acido retinoico, e perché secondo me è un attivo che verrà sempre più utilizzato in cosmesi, specie perché ben tollerato da diverse tipologie di cute e che agisce a percentuali basse. A questo si uniscono appunto una miscela di peptidi che dovrebbero stimolare il collagene e l'acido ialuronico, che insieme a glicerina, mannitolo e altri umettanti, rendono questa crema Transparent Lab idratante.
Ho già avuto modo di parlare del Bakuchiol, una alternativa vegetale al retinolo, che all'1% ha una concentrazione più che buona e che non si avverte sulla pelle perché non crea irritazioni.




La formulazione della Retinal Age Reverse Cream, oltre che vegana, senza glutine e senza fragranze aggiunte, ad eccezione di un aroma fresco che derivi proprio dal bakuchiol visto che l'avevo già sentito in altri prodotti che lo contengono, è racchiusa in una bella consistenza cremosa leggera, facile da stendere perché leggermente gelificata, è fresca e su di me si assorbe abbastanza velocemente senza rendermi il viso impiastricciato o appiccicoso.

L'ho provata sia quasi unicamente da sola, subito dopo un tonico e un siero, ma anche in una routine strutturata e con più passaggi come la mia, e questa crema viso Transparent Lab non crea patacche, ed è riuscita a lavorare in sinergia con gli altri sieri viso che già applicavo. Per me è sempre stata l'ultimo step della skincare serale e mi è piaciuta tantissimo sia nell'utilizzo che nei risultati.

Parto col dire che, nonostante fosse il secondo prodotto con retinale che utilizzo, io l'ho trovato molto delicato al punto che non mi ha creato irritazioni o desquamazioni e l'ho potuto applicare senza colpo ferire sia sul contorno occhi che sul collo, dove in passato ho notato arrossamenti a causa del retinolo. Quindi è diventata parte della mia routine costante, senza saltare una sera.

La Retinal Age Reverse Cream mi dà subito una bella sensazione di pelle compatta, più idratata e morbida, ma nel lungo periodo ho notato un viso sicuramente più luminoso e soprattutto più levigato.
Spostando un po' la prospettiva, a questo punto della mia esperienza con i retinoidi i raccolgo i risultati ottenuti non con un solo prodotto valido come questo, ma con un percorso che ho iniziato ormai anni fa (di preciso nel 2018, con lo 0.01% di retinolo) in maniera consapevole e che proseguo perché la vitamina A in tutte le sue forme mi ha aiutato nel tentativo di mantenere l'aspetto sano che avevo nei miei vent'anni, anche adesso che ne ho più di trenta.
Ovviamente con aspettative realistiche, perché il tempo passa e va benissimo così, ma questo attivo (in una skincare mirata, bisogna dirlo) ha contribuito a prevenire segni del tempo e piccole rughe, e ad attenuare quelle esistenti, oltre a mantenere un incarnato omogeneo e luminoso. 

In questo contesto la Age Reverse Cream Transparent Lab trova la sua perfetta collocazione fra le mie necessità cutanee, perché racchiude in un unico step buona parte degli ingredienti che su di me fanno la differenza. E trovare un prodotto del genere a meno di 20 euro (non per essere venale ma anche questo conta) non è semplice. 

Io credo che anche le pelli sensibili, sebbene Niche Beauty Lab le escluda nelle sue indicazioni, la possano utilizzare e anche chi ha poca dimestichezza con i retinoidi, magari iniziando con applicazioni a giorni alterni o più diradati nel tempo. La completezza della sua formulazione è un punto di forza per chi, al contrario del sottoscritto, non vuole utilizzare (e quindi acquistare) troppi prodotti.
Come dice la stessa Transparent Lab sia adatta a tutti i tipi di pelle, ma la Retinal Age Reverse Cream offre un potere idratante che secondo me va bene per cuti normali o leggermente secche, se  invece avete una pelle grassa non so se possa risultarvi un pelo troppo pesante. Le cuti invece molto mature e secche secondo me sentono il bisogno di aggiungere altro alla propria skincare per raggiungere il grado di nutrimento che questa crema non riesce a dare.

La mia esperienza con Transparent Lab si chiude ancora una volta positivamente, ma conto di provare altri prodotti del brand.




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Candele Profumate Economiche, ecco cosa vi consiglio (e cosa no)

Mi sono un po' allontanato dal mondo delle candele profumate e dei profumatori per ambiente in generale non per disinteresse ma per mancanza di tempo nel poter goderne a pieno. Tra l'altro, se all'inizio era un nuovo ambito da scoprire, adesso lo conosco fin troppo bene per farmi stupire. Di tanto in tanto però acquisto qualche candela profumata e nell'ultimo periodo in particolare ne ho usate tre di cui vorrei parlarvi, costano largamente sotto i 10 euro, ma che mi hanno dato esperienze d'uso differenti e non sempre all'altezza. 


Ho cercato anche di spostarmi dai soliti marchi noti, perché se di recensioni delle aziende più famose è pieno il web, incluso il mio blog, (e anche a me sono venute un po' a noia, lo ammetto senza remore) ogni tanto è bello scoprire anche brand diversi, magari più piccoli ma comunque validi.



Mentre facevo un giro su Amazon mi sono imbattuto in ipuro (che credo si scriva tutto minuscolo), una azienda tedesca di profumatori per ambiente e piccoli spazi che hanno tutti un costo più che accessibile. Fra quelle disponibili sul sito mi ha subito incuriosito la linea Essentials che la stessa azienda definisce come una "entry level", non solo per il costo, ma anche per l'accordo aromatico che le caratterizza. Io ho scelto (per iniziare perché vorrei provarne altre) la Gentle Layering che sembrava vicina alle mie corde. Si tratta di una candela che mi ha colpito anche per il design, semplice ma carino, adatto anche a stare in vista, e che promette 24 ore di fragranza. Tra l'altro arriva in una scatolina carina che se volete diventa una confezione regalo.


La piramide olfattiva di questa candela profumata viene descritta così:
"Lavanda come note di testa, rosa di maggio, iris e mughetto come note di cuore e tonka, muschio, legno di sandalo e legno di cedro come note di base."
Ammetto che io non sento affatto le note di testa, per me la lavanda (purtroppo o per fortuna sta a voi) non è percepibile in questa candela ipuro e nemmeno alcune altri accenni floreali. Personalmente avverto un bell'aroma con note legnose, vagamente affumicate, delle punte dolci probabilmente della fava tonka, e forse un vaghissimo accenno di rose, che vanno ad alleggerire una fragranza che forse sarebbe troppo maschile per alcuni nasi.
Io la trovo elegante, adatta sia alla zona giorno che alla zona notte, per un ufficio o una sala, meno magari per una cucina. Gentle Layering è piacevole da tenere accesa anche per più ore, e credo saturi in breve tempo una stanza media. Non è una di quelle candele che hanno la potenza di profumare tutta casa (anche perché è piccolina in termini di quantità) e credo si assesti su una intensità media. 


La cera mi si è sciolta bene da inizio a fine, solo forse nelle prime accensioni ho dovuto usare il mio metodo della stagnola per far creare la piscinetta di cera, ma davvero non ho notato sprechi. La persistenza è discreta, diciamo di circa un paio di ore dopo averla spenta, ma non è la sua prima caratteristica specie in confronto a quelle candele che davvero si sentono per giorni interi. Lo stoppino mi è sembrato anche di qualità, non mi pare crei fumo, cattivo odore, o quel bordo nero sgradevole. 
È interessante inoltre che ipuro suggerisca di poter accendere più candele della linea Essentials contemporaneamente, così da creare una fragranza unica. Ad esempio questa Gentle Layering può essere abbinata alla Sensual. 
Vorrei provare le altre candele ipuro, peccato che su Amazon non si trovino tutte. 


Fragranteria Wassail Candela Profumata
Note Fruttate e Speziate


Non è la prima volta che vi parlo di Fragranteria (qui e qui trovate già due recensioni), brand di profumatori che credo sia in esclusiva o quasi nei negozi Tigotà, ma è ancora per me tutto da scoprire. Nonostante sia considerata una limited edition e sul sito di Tigotà non è disponibile al momento, questa candela profumata Wassail è ancora reperibile in negozio, quindi è possibilissimo la possiate recuperare. Credo che faccia parte di una sorta di edizione natalizia o comunque per il periodo invernale, anche perché ne è una rappresentante perfetta da un punto di vista olfattivo.
Anzi già il nome lo suggerisce perché il "wassail" pare faccia riferimento alla tradizione medievale inglese e sia anche una bevanda, una birra brulé, in quanto viene bollita con appunto spezie.
È infatti una di quelle fragranze speziate, accompagnate sicuramente da note come la cannella, chiodi di garofano e qualcosa di dolce e burroso, e ci sento anche un po' di mela caramellata.

Non pensate ad alcune profumazioni tipo Yankee Candle che, in questa piramide olfattiva possono essere un po' nauseanti e stucchevoli (e ne hanno fatte molte così), perché qui l'intensità non è altissima e non è una candela pungente al limite del sopportabile. Secondo me questa Fragranteria è una profumazione per chi come me ama le spezie e gli aromi ad esse collegati, ma non ne vuole essere sovrastato, e crea una bella atmosfera calda e avvolgente, a mio avviso perfetta per la zona giorno o per una cucina.
Anche questa candela Wassail ha avuto una buona combustione, lo stoppino non ha creato cattivi odori e solo qualche volta ha avuto bisogno del mio illuma lid casereccio per poter fondere al meglio la cera.
Non aspettatevi anche in questo caso una persistenza eccessiva, ma non è un problema perché l'ho tenuta accesa con molto piacere. 


Profissimo Candele Tealight al profumo di legno di sandalo


Il brand Profissimo è una delle linee di prodotti per la casa disponibile da DM e quando ho fatto uno dei vari ordini sul sito, ho messo di mezzo anche queste tea light, scegliendo la fragranza al legno di sandalo. 
In effetti annusandole da spente la profumazione c'è, ed è anche gradevole: magari non ci sento varie nuance e sfumature olfattive, ma emanano un piacevole aroma legnoso. Profissimo dice che questi lumini hanno 4 ore di durata e che possono anche contrastare gli odori domestici, incluso l'odore di tabacco.
Pur però essendo conscio che la profumazione di questo formato di candele non è mai estremamente intenso, queste tea light sono state una grossa delusione. Sia che ne accenda una o che ne accenda tre in una volta, il livello di fragranza che emettono è davvero basso, al punto che bisogna proprio cercare nell'aria una minima parvenza di questa profumazione. 


Mi è capitato di lasciare più lumini Profissimo accesi contemporaneamente ma non sempre sono riuscito ad ottenere una profumazione appena accettabile, anzi a dirla tutta mi è sembrato che alcune tea light non abbiano affatto odore, come se ci fossero inconsistenze di qualità fra una e l'altra. 
Mi spiace un po' perché l'atmosfera che creano è carina, ma appunto, oltre che un effetto decorativo non sono riuscito ad ottenere altro da queste candeline. Ho però acquistato un altro prodotto di questa gamma Profissimo, quindi speriamo bene.


Vi è piaciuta questa piccola selezione di candele economiche? 







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