Tre profumi Low Cost per l'autunno firmati Compagnia delle Indie

Terzo ed ultimo appuntamento (per adesso almeno) con i profumi di Compagnia delle Indie e soprattutto con la loro linea Parfum de Voyage.

Compagnia delle Indie recensioni

Facciamo un attimo un recap se non conoscete di cosa sto parlando.

Compagnia delle Indie, brand iconico degli anni '90, ha avuto nell'ultimo anno circa un ritorno molto interessante presentando due linee diverse di fragranze, una con quattro eau de parfum come questa, e una composta da otto eau de toilette chiamata Parfum de Voyage. 
In realtà a queste gamme si sono aggiunti anche altri prodotti per il corpo, come creme, docciaschiuma e le acque profumate di cui vi ho parlato qui questa estate. Tutto questo a prezzi accessibili e con tante referenze che possono accontentare tantissimi gusti diversi. Inoltre si parla di un brand made in Italy. 

Grazie a Compagnia delle Indie ho avuto modo di provare l'intera gamma Parfum de Voyage, che nasce proprio per farci fare un viaggio sensoriale attraverso le profumazioni. Ma anche i packaging sono stati pensati per portare i prodotti sempre con noi.
Come vi avevo raccontato nella panoramica che ho fatto su questa linea, per me è stato spontaneo suddividere le varie fragranze in base alla stagione. È una preferenza prettamente personale, e non è così netta come si possa pensare.

Per il mio gusto avevo scelto le profumazioni 7 e 23 per la primavera e in generale per le stagioni miti, le 9,16 e 27 hanno degli accenti freschi che ben si sposano con l'estate, e adesso è il turno di tre profumi Compagnia delle Indie che secondo me sono più adatti alla stagione fredda. 


Compagnia delle Indie Parfum De Voyage
3 Frutta Candita e Vaniglia


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🔎 Sito dell'azienda, Grande distribuzione
💸 €6.40
🏋 100 ml
🗺  Italia
⏳ 36 Mesi
🔬 //


Un luminoso top di Agrumi Canditi seguito da un cuore fiorito e da un goloso accordo gourmand, un avvolgente fondo vanigliato impreziosito dal Benzoino Siam, creano una fragranza che racchiude l'essenza della Costiera Amalfitana e dona vitalità e benessere.

Frutta Candita e Vaniglia pare essere uno dei top seller di Compagnia delle Indie e credo sia uno dei profumi più dolci di tutta la gamma Parfum De Voyage, per accontentare chi apprezza questi aromi. Ammetto anzi che in generale non ho mai usato eau de toilette con un accordo aromatico simile, e quindi è stata una esperienza nuova anche per me. 

Devo essere sincero, appena spruzzata non sento questa apertura che ricorda la Costiere Amalfitana, quindi qualcosa di arioso e leggero. Si parla pur sempre di "agrumi canditi" quindi una nota che è legata a qualcosa di dolce, ma a me manca proprio l'aspro e la freschezza dell'agrume. Alla prima erogazione infatti il mio naso percepisce note di fiori bianchi leggere, ma accompagnate anche da sentori dolci, vanigliati, vagamente talcati o cipriati. Più che un dolce da forno burroso, magari una pastiera, il sentore che percepisco è quello dello zucchero a velo per intenderci, perché le note di vaniglia sono più o meno sempre presenti.

Man mano che questa fragranza 3 Frutti Canditi e Vaniglia si asciuga, emergono le note di fondo e diventa ancora più calda e rotonda, senza però dimenticare la sua natura golosa e gourmand. Credo che questa evoluzione sia dovuta proprio al Benzoino del Siam, una resina che ha infatti note aromatiche più calde. 

Se dovessi dare una definizione a questa eau de toilette Compagnia delle Indie non direi che è solo zuccherina o calda, ma io la trovo proprio avvolgente, confortante, calmante per l'umore, e allo stesso tempo sa anche di qualcosa di pulito. In questo terzetto è forse il profumo un po' più femminile fra i tre, ma io l'ho indossato senza problemi, sia in occasioni diurne che serali, ma comunque in contesti informali.

In questa sua essenza vanigliata e accogliente, non credo che Frutti Canditi e Vaniglia sia ad esempio un profumo infantile, ma è una fragranza abbastanza giovanile, intensa ma non impegnativa.
Personalmente poi ne apprezzo anche solo uno spruzzo la sera, sul pigiama, proprio perché dà quella sensazione di abbraccio, di delicatezza e dolcezza che rilassa. Non la trovo, contro le mie aspettative, una profumazione stucchevole che può stancare, ma non la utilizzerei in stagioni calde. 

Credo che in termini proprio di potenza, la 3 sia una delle eau de toilette più decise di Parfum de Voyage: crea infatti una leggera scia e per almeno 4 o 5 ore si sente abbastanza netta sulla pelle. La sua performance aumenta anche di più su alcuni tessuti, a cui si lega davvero molto, a punto da sentirla magari anche nei giorni a venire. Indubbiamente Frutti Canditi e Vaniglia Compagnia delle Indie deve piacere, ma può essere, proprio per il suo costo, una scoperta, una finestra verso qualcosa di diverso anche per chi non usa in genere aromi gourmand. 


Compagnia delle Indie Parfum De Voyage
40 Tabacco e Incenso


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🔎 Sito dell'azienda, Grande distribuzione
💸 €6.40
🏋 100 ml
🗺  Italia
⏳ 36 Mesi
🔬 //

Una fragranza calda ed avvolgente, misteriosa e sensuale. In testa le note agrumate del bergamotto e il caldo accordo della cannabis, nel cuore l’insolita combinazione di Resine Dolci, Polvere di Caffè e Tabacco danno vita ad una composizione di carattere e sorprendentemente attuale. Incenso, Legno di Iris e di Agar (Oud) chiudono questa profumazione anticonvenzionale.

Direi che quasi all'angolo opposto di Frutta Candita e Vaniglia c'è Tabacco e Incenso, un'altra fragranza che ha delle sue caratteristiche ben specifiche. 
In questa eau de toilette Compagnia delle Indie percepisco meglio la piramide olfattiva e in generale mi ritrovo con la descrizione che ne da il brand.

Appena erogato infatti sento le note di testa fresche e frizzanti del bergamotto, ma si ha subito l'idea dell'anima della fragranza che sta per emergere. Man mano che il profumo si attiva infatti risalgono tutti gli aromi più intensi dell'accordo: c'è qualcosa di affumicato, speziato, terroso (probabilmente proprio il tabacco) e legnoso che rende Tabacco e Incenso una profumazione decisa, unisex, ma forse un po' più maschile. È un profumo avvolgente e ben percepibile, anche abbastanza diverso dal resto delle proposte di Compagnia delle Indie.

Quando la fragranza ha ormai sviluppato il suo aroma, ci sento anche degli accenti vagamente ambrati più dolci, un fondo che va un po' ad ingentilire l'accordo olfattivo e che rende questo Parfum de Voyage più morbido.

Tabacco e Incenso Compagnia delle Indie lo potrei definire un profumo sensuale, ricercato, deciso, a mio avviso adatto sicuramente alla stagione fredda, o comunque da evitare in climi troppo torridi. Inoltre personalmente lo preferisco per la sera, e magari anche in contesti più seri e formali. 

È portabile, certo, ma ha un suo carattere, e deve trovare una sua collocazione perché magari non sempre siamo nel mood di spruzzarci qualcosa che è comunque particolare.
Nonostante la sua intensità, mediamente elevata, Tabacco e Incenso non è una profumazione che mi stufa o che trovo noiosa o pesante nel corso delle ore. Questo perché credo abbia un giusto equilibrio nella sua evoluzione ma anche nella durata sulla pelle, per cui diventa una skin scent più personale dopo circa 5 ore. Ottima invece la sua persistenza su alcuni capi, visto che anche in questo caso mi è capitato di ritrovarla a distanza di giorni.

Anche Tabacco e Incenso secondo me può essere uno di quei profumi Parfum de Voyage da provare proprio se si vuole uscire un po' dalla zona di comfort, e si cerca qualcosa di più originale. Aggiungo inoltre che può essere usata ovviamente anche dalle donne, perché nel suo essere più maschile, è comunque una fragranza non banale, e più penetrante che dura. 



Compagnia delle Indie Parfum De Voyage
83 Spezie e Vetiver 


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🔎 Sito dell'azienda, Grande distribuzione
💸 €6.40
🏋 100 ml
🗺  Italia
⏳ 36 Mesi
🔬 //


Una nube avvolgente e seducente di sferzante e vigoroso arancio e spezie ipnotiche. Questa misteriosa e raffinata fragranza è impreziosita dalla ricchezza del vetiver, del patchouli e del benzoino che ne conferiscono un carattere ricercato ed affascinante.

Mi trovo meno d'accordo con la descrizione che Compagnia delle Indie fa di Spezie e Vetiver, che rispetto ad esempio a Tabacco e Incenso risulta un po' più fresca.
Nell'apertura infatti sento subito le note fresche agrumate, che non risultano però troppo pungenti o chimiche, ma hanno una bella ariosità e leggerezza. Man mano si presenta il resto dell'accordo olfattivo, più caldo, legnoso e rotondo, dato ad esempio dal patchouli. Questo, insieme al vetiver, dà una nota speziata, ma che non è mai troppo pungente o che possa risultare pesante e stucchevole. 

Per questo non mi trovo del tutto nella presentazione di Compagnia delle Indie: secondo me Spezie e Vetiver è meno vigorosa di quanto si possa pensare. Anche quando la fragranza è maturata ad esempio, si ingentilisce ulteriormente, ha un fondo un po' più dolce probabilmente dato proprio dal benzoino. 
L'insieme è quindi un profumo bilanciato e molto portabile, che risulta più unisex secondo me della numero 40.

Devo anche ammettere che la portabilità di Spezie e Vetiver Parfum de Voyage è anche legata alla sua intensità che è buona appena erogato, ma che si affievolisce presto sulla pelle. Già dopo due/tre ore per me diventa una skin scent che devo un po' ritrovarmi sui polsi, più che sentirla a prescindere. 

Buona è comunque la sua persistenza sui tessuti, anche se ho notato che regge meglio su alcuni capi piuttosto che altri: non sempre, in questo caso, mi è capitato di avvertirne ancora la presenza nei giorni.

Dall'altra parte però Spezie e Vetiver di Compagnia delle Indie è un passepartout per tutte le occasioni, infatti lo indosso sia di giorno che di sera, in occasioni più eleganti, ma anche per commissioni quotidiane. Il suo punto di forza è proprio la versatilità, il non essere invadente o troppo pungente, adatto anche ad esempio al chiuso se si è fra molte persone.
Tra l'altro fra queste tre fragranze Parfum de Voyage, la 83 è quella che utilizzerei anche in stagioni un po' più miti senza stancare.
È insomma un classico, una profumazione portabile, elegante ma non impegnativa per sentirsi sempre a proprio agio. 


Mi spiace un po' avervi fatto attendere con questa terza e ultima parte sui profumi Parfum de Voyage ma ci tenevo a testarli per bene e parlarne quando davvero li avrei utilizzati nella vita di tutti i giorni.
Voi avete provato i prodotti Compagnia delle Indie?





I nuovi film al cinema e in streaming che mi hanno deluso

Non porto notizie particolarmente entusiasmanti perché ho visto un paio di film che non sono stati esattamente alla pari con le mie aspettative, anche quando erano piuttosto generiche. Li trovate al cinema o in streaming e queste sono un po' le mie opinioni a mente fredda.



La ballata di un piccolo giocatore (2025)

La ballata di un piccolo giocatore Netflix

Titolo originale: Ballad of a Small Player
Genere: d
rammatico, thriller
Durata: 101 minuti
Regia: Edward Berger
Uscita in Italia: 20 Ottobre 2025 (Netflix)
Paese di produzione: Germania, Regno Unito

Tratto dal romanzo omonimo di Lawrence Osborne, La ballata di un piccolo giocatore ci fa conoscere le disavventure a Macao di Lord Freddy Doyle (Colin Farell), non esattamente un nobile né di rango né di spirito, anzi. Doyle è infatti un uomo consumato dai suoi vizi, in particolare quello per il gioco d'azzardo, ed è pieno di debiti da saldare. La Las Vegas d'Oriente è al tempo stesso il suo paradiso e il suo inferno, e per uscire da questo stato si affida a Dao Ming (Falen Chen), che lavora in un casinò ma svolge anche qualche lavoretto extra. Infatti Doyle è seguito da Cynthia Blithe (Tilda Swinton, La stanza Accanto), una strana investigatrice che sta cercando di inseguire l'uomo per recuperare il debito che ha a Londra.
In una spirale di perdite, rimpianti ed epifanie, scopriremo il viaggio di risalita di Freddy Doyle e della sua avversa fortuna.


È lo strano percorso di un antieroe questo La Ballata di un piccolo giocatore, e sembra voler mostrare, attraverso il suo personaggio principale, alcune delle nostre comuni criticità, come l'avidità, le dipendenze, e pure la lotta tipica fra la ragione, le scelte lucide e ponderate, e il fato. 
Lord Doyle raccoglie così un po' pregi e difetti di molti della società contemporanea, in un percorso che però è anche fatto di redenzione, di maggiore consapevolezza. Un ruolo attivo in questo senso sembra averlo anche la città che fa da sfondo alla storia: una Macao sfavillante, piena di luci e colori, spesso fittizie, ma che ha molti lati oscuri.

Nonostante però sia un luogo concreto, la città cinese sembra anche una sorta di limbo, un luogo sospeso per il protagonista. Infatti si capisce che Lord Doyle sta scappando non solo dai suoi debiti, ma anche dagli spettri del passato e da se stesso, magari anche dalle sue fragilità. 
Ma comunque, sebbene con qualche buono spunto, La Ballata di Un Piccolo Giocatore mi ha lasciato abbastanza indifferente.


Non sono riuscito infatti a trovare un elemento che mi facesse entrare a contatto con questo personaggio e col film, sia forse perché la cornice del gioco d'azzardo non mi appartiene, sia perché lo sviluppo risulta un po' caotico. Colin Farell, anche con A Big Bold Beautiful Journey, sta secondo me scegliendo ruoli che lo mettano alla prova, e si vede tantissimo impegno. Qui però veste i panni di un protagonista su cui alla fine non suscita una particolare simpatia ma nemmeno compassione, e di cui non sappiamo poi molto. Inoltre si esagera sia nelle circostanze che capitano a Lord Doyle che nelle sue reazioni.

C'è poi una discrepanza secondo me sia nel ritmo che nel messaggio che il film vuol trasmettere: nonostante la durata (a mio avviso eccessiva) sembra non si prenda mai respiro, puntando ad essere una sorta di thriller a tratti teso più che un dramma psicologico.
Nulla da eccepire invece per quanto riguarda la parte tecnica: le luci, i colori, la regia, le musiche e il cast riescono a creare un immaginario ben specifico. 
La ballata di un piccolo giocatore però mi ha lasciato poco, e mi è sembrato quasi faticoso cercare di tirarci fuori delle riflessioni. Diciamo che da Edward Berger, dopo Conclave, mi aspettavo qualcos'altro. 


Material Love (2025)



Titolo originale: Materialists
Genere: commedia, sentimentale, drammatico
Durata: 116 minuti
Regia: Celine Song
Uscita in Italia: 4 Settembre 2025 (Cinema)
Paese di produzione: Finlandia, USA

Lucy (Dakota Johnson, Una Notte a New York) è una matchmaker: lavora per una agenzia di appuntamenti che in modo quasi matematico crea delle coppie, basandosi su caratteristiche specifiche dei singoli. No, non per hobby o prospettive di vita, ma per altezza, status sociale, stipendio e carriera in genere. Lucy è brava nel suo lavoro, ma meno nella vita privata essendo una single convinta. Convinzione che però vacilla quando incontra Harry (Pedro Pascal, Eddington) che sembra l'uomo perfetto nei modi, nell'aspetto e per conto in banca.  Ma quel rapporto che sta per nascere incontra un piccolo ostacolo di nome John. Attore squattrinato, ex di Lucy, John (Chris Evans) non segue esattamente certi standard, eppure potrebbe riportarla con i piedi per terra.


Ammetto che le mie aspettative per Material Love erano alquanto scarse, e che solo il cast in locandina mi ha spinto a dare una chance al film. Ciononostante non pensavo avrei avuto a che fare con qualcosa di così insipido e scarsamente coinvolgente. 
Tutto in Material Love dà l'idea di compitino svolto senza nessuna vera spinta creativa. La storia del triangolo amoroso è vecchissima ma il film di Celine Song non prova nemmeno a dare un risvolto diverso, nuovo, o quantomeno sentito, arrivando ad una prevedibilità scontata anche per un film i Natale. Letteralmente non c'è nemmeno lo sforzo di mettere queste coppie in contesti diversi da quelli già visti in titoli simili.

Tutti i personaggi appaiono poi piatti, con una evoluzione quasi pari a zero, e non sembra ci sia nemmeno una chimica esplosiva fra i tre attori principali. In realtà anche la storia stessa non li aiuta: in fondo non si capisce perché Lucy, che poi ha trovato un lavoro molto remunerativo, non potesse comunque stare con John. L'unico litigio a cui assistiamo è così sciocco e superficiale che non può bastare a giustificare la loro rottura, ma soprattutto umanamente non è cambiato nulla affinché abbia senso che tornino insieme.


E, sperando di non fare troppo spoiler, si arriva alla fine e i conti non tornano: Lucy non sembra scegliere John perché lo ama in modo esponenziale, ma solo perché non ha trovato qualcun altro che la ami davvero. 

Da qualunque prospettiva lo si guardi, Material Love non riesce a brillare: non è una commedia romantica così dolce e sentita che quantomeno trovi confortante, non è divertente, né riesce a sprofondare in un dramma che possa portare ad una riflessione sensata. Certamente si gioca su temi contemporanei: il generale impoverimento dei sentimenti, la superficialità, le app di appuntamenti, persino strane operazioni chirurgiche per raggiungere il metro e ottanta di altezza.
Ma Material Love non fa molto per denunciare queste dinamiche tossiche, si limita a mostrarcele in una bella ed elegante vetrina.
È un film dimenticabile, senza sentimento e passione esattamente come le storie che mostra e per le sue due ore di durata mi aspettavo molto di più.



Ho provato la maschera al collagene di Biodance, ecco quello che dovreste sapere

È stata la prima maschera viso in hydrogel coreana a diventare virale, ma ci ho messo un po' prima metterla alla prova. Si chiama Bio Collagen-Real Deep Mask del brand Biodance, ed ha tante caratteristiche che potrebbero piacervi.



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🔎 Yesstyle (codice sconto PIER10YESTYL), Stylevana, Sephora, Amazon
💸 €14
🏋 37g x 4 maschere viso
🗺 Made in Corea 
⏳ monouso
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È la tipica maschera da notte in hydogel e promette di perfezionare la grana della pelle, soprattutto dei pori, e di idratare mentre rende il viso più tonico e compatto, e questo dovrebbe avvenire attraverso una formulazione interessante.
La Bio Collagen Mask infatti contiene il collagene a bassissimo peso molecolare (circa 243 Da) che si occupa dell'effetto idratante del trattamento insieme ad una sfilza di umettanti, come glicerina, betaine, saccarosio ed estratti di pera e melone. 
Ma questa maschera Biodance si prende cura della pelle anche su altri versanti: ad esempio troviamo un terzetto di sostanze lenitive, come la rosa damascena, l'estratto di liquirizia e l'allantoina; una miscela di tre diversi probiotici e fermenti si occupano di rinforzare la barriera cutanea. Poi troviamo quelle sostanze multifunzione che non mancano nella K-Beauty, come niacinamide e adenosina, che fanno sempre bene e danno un tocco slow age.


La Bio Collagen-Real Deep Mask si presenta come il tipico trattamento overnight in hydrogel diviso in due parti, e non ha un profumo particolarmente marcato o che possa infastidire. L'applicazione è quindi semplice ma segnalo di prestare una minima attenzione perché se andate già con le unghie i fogli di hydrogel si potrebbero rompere.
La posa non ha comunque problemi di sorta, ma ho notato che è una maschera decisamente fresca, specie adesso che le temperature si sono abbassate. Se siete freddolosi o avete una casa particolarmente fredda, potrebbe non essere il periodo più adatto per usarle.

A parte questo, l'uso è piacevole, la maschera calza bene sul viso senza particolari aggiustamenti, non casca o gocciola e la si può tenere davvero parecchio a lungo. Biodance specifica che la posa può variare, o lasciandola agire per tutta la notte o per almeno tre ore. Io preferisco quest'ultima opzione perché ho sempre paura di non riuscire a dormire bene con qualcosa sul viso, ma queste sono preferenze personali. Comunque posso dire che già dopo due ore piene l'idrogel diventa trasparente in alcuni punti. 


Inoltre devo ammettere che io uso questa Bio Collagen Mask, ma un po' tutte queste maschere in hydrogel, su pelle pulita e asciutta, ma in questo caso Biodance suggerisce di applicarla dopo la skincare routine. In effetti ha completamente senso: usare le maschere in questo modo e lasciarle agire per tutta notte, aiuta anche a sigillare gli attivi della nostra skincare e avere così un doppio beneficio.
Io però qui mi trovo a recensire il prodotto in sé e l'unico modo per comprenderlo è usarlo da solo e al massimo vedere come si comporta con altri prodotti che ci posso applicare sopra.

Questa maschera coreana al collagene può entrare senza dubbio fra i miei promossi del mese, perché riesce a dare davvero tanta idratazione alla pelle e mi lascia il viso, fresco, disteso ed elastico. Proseguire con la skincare dopo l'uso della Bio Collagen Deep Mask ha il solo scopo di bloccare i suoi nutrienti e aggiungere altri attivi alla mia pelle, ma non è necessario per me dare ulteriore idratazione. 


Una volta rimossa, non appesantisce la pelle e soprattutto non lascia residui appiccicosi, ma è bello anche il risultato estetico che lascia. Devo dire che non ho mai notato con questa Bio Collagen-Real Deep Mask l'effetto glass skin che molti vantano, seppur dia un bell'aspetto omogeneo alla pelle. La stessa Biodance in fondo non ne fa cenno: si parla infatti solo di effetto idratante e tonificante. Però posso dirvi che, seppur in modo momentaneo, questa maschera hydrogel leviga davvero la grana della pelle, e le zone con pori dilatati appaiono quasi sfumati, photoshoppati.

La Bio Collagen-Real Deep Mask è secondo me azzeccata sia se avete una pelle da normale a secca, e se magari per ragioni diverse sentite alcune aree del viso disidratate, e volete ribilanciare la situazione, sia per preparare la pelle ad un evento o una giornata particolare.
Oltre a queste maschere, che trovate comunque anche singolarmente qui, Biodance ha anche altri prodotti skincare, quindi magari ne riparleremo più avanti.


Conoscevate questo trattamento?




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Nobody Wants This Seconda Stagione, scommessa vinta?

È stata la sorpresa tardiva dello scorso anno, quando sembrava che ormai avessimo visto un po' tutto quel che di buono ci potessero offrire. Poi però è arrivata Nobody Wants This e ci siamo dovuti ricredere perché finalmente avevamo una commedia romantica che valesse la pena seguire.

Dal cast, capeggiato da due attori-riferimento per noi millennial come Adam Brody e Kristen Bell, alla durata degli episodi, passando ovviamente per lo stile, Nobody Wants This ha fatto subito il suo dovere e l'ha fatto bene, e siamo capitolati affezionandoci ai suoi protagonisti.

La carta vincente è stato un buon equilibrio fra ironia e serietà, fra tenerezza e dramma, e condito da qualche momento di riflessione su temi che ci toccano tutti, come la famiglia e l'amore. 
Magari non si è dimostrata subito la serie tv più originale, ma è quello che avevamo bisogno, soprattutto con l'arrivo dell'autunno. Per questo ero contento di sapere che Nobody Wants This era stata rinnovata per una seconda stagione.

Quando però ho visto i nuovi episodi, su Netflix dal 23 Ottobre, qualcosa mi è mancata.

Avevamo lasciato Noah nel difficile compito di trovare una sorta di stabilità fra la sua carriera da rabbino, che inevitabilmente è legata a doppio filo con la sua vita privata, e la sua relazione con Joanne che non si è ancora convertita all'ebraismo. Eppure loro si sono scelti e stanno adesso cercando di far funzionare le cose. Infatti, ovviamente, come tutte le coppie, anche la loro relazione non può che avere quelle gelosie, quei dubbi, quei contraccolpi che un po' tutti attraversiamo. Noah e Joanne però cercano di avere un rapporto maturo e affrontare apertamente tutto quello che arriva. Il passo successivo, come vediamo in questa nuova stagione, è proprio far quadrare tutto, magari anche una convivenza insieme. 

Nel mentre anche gli altri personaggi si fanno strada: Morgan (Justine Lupe) ad esempio inizia a desiderare una relazione seria come la sorella, e Sasha (Timothy Simons), il fratello di Noah, deve gestire il rapporto con la moglie Ester (Jackie Tohn) che sembra avere un momento di crisi.

Nobody Wants This, un po' come Only Murders in the Building, è diventato una di quelle serie tv "cozy" a cui è facile affezionarsi. Sono soprattutto i personaggi, che trasmettono umanità e imperfettibilità, e ovviamente le dinamiche "comuni" fra di loro, ad aver dato alla serie Netflix questa aurea. 
Questa seconda stagione però forse ha cercato di giocare facile, senza creare veri e proprio momenti di tensione, ma preferendo sciogliere le difficoltà alla fine di ogni episodi. È vero che Noah e Joanne hanno basato il loro rapporto sul dialogo, ma proprio per quella semplicità che vorrebbero trasmettere, non basta qualche frasetta ben assestata per risolvere le cose.
È stato soprattutto quando si è parlato di convivenza che sono rimasto più perplesso sul rapporto fra i due protagonisti. Diciamo che il loro malinteso crea un contraccolpo che la stessa serie ha bisogno di un paio di episodi per chiarire, proprio per la logica che certi argomenti necessitano tempo. Peccato però che poi, anche questo momento di tensione finisce anche con qualche battuta.

Lo capisco che siamo sempre nell'ottica di una comedy che, come dicevo, nasce per essere leggera, intrattenere, ma se sarebbe stato interessante fare un passo avanti. Se Nobody Wants This vuole giocare sulle differenze fra i suoi protagonisti, sarebbe interessante farlo fino alla fine, mostrandoci anche come due mondi diversi cercano di coesistere.
Restano sicuramente i dialoghi brillanti, il ritmo scorrevole e il fatto che ci siano sempre tanti personaggi interessanti da approfondire.

Nobody Wants This 2, proprio come la serie tv Disney+, ha cercato di giocare con alcuni nuovi volti come Arian Moayed (Fountain of Youth, Inventig Anna), Leighton Meester (moglie di Adam Brody nella vita reale) e Seth Rogen (The Studio), riuscendo anche a creare situazioni carine.
È però la storia alla base che vince la scommessa per il rotto della cuffia, ma non si porta a casa l'intero bottino, scontando la mannaia che molte seconde stagioni devono affrontare. 
La terza stagione è stata confermata e spero sia più coraggiosa. 



La mia esperienza con la nuova linea COSRX Peptide 132, la prima hair care routine coreana per capelli più forti

È ormai assodato che moltissimi degli attivi che usiamo sulla nostra pelle possono essere benefici anche sul cuoio capelluto e per il trattamento dei capelli in genere. Si chiama "skinification of hair", ovvero trattare questa zona del nostro corpo con la stessa cura e con attivi mirati come facciamo con la pelle del viso.
Ovviamente anche le aziende coreane, sempre all'avanguardia nel settore cosmetico, si stanno lanciando sempre più a creare delle hair care con performance più avanzate, e COSRX è una di queste.

Quest'anno infatti il marchio ha lanciato la gamma per la cura capelli, chiamata Ultra Perfect Hair Bonding PEPTIDE-132™, composta da tre prodotti, ovvero Shampoo, Trattamento e Siero Oleoso.

recensione Ultra Perfect Hair Bonding PEPTIDE-132™ cosrx

Questa prima hair care di COSRX nasce per rinforzare e proteggere i capelli danneggiati dallo stress quotidiano causato da styling magari con strumenti caldi, colorazione, esposizione al sole e da tutti quei fattori che possono rendere i capelli deboli, secchi e inclini a spezzarsi. È inoltre una linea adatta a tutte le tipologie di chiome, incluse le ricce o le ricce e chi ha capelli crespi. 


✨Cos'è questo Patented Peptide 132? Come agisce?

Sulle confezioni di questi prodotti COSRX si legge che il Peptide 132 è una tecnologia brevettata che viene assorbita da capelli danneggiati per rinforzare i legami proteici. Immaginate il capello come un puzzle, quando vengono meno dei pezzi a causa di fattori esterni aggressivi, questo può dividersi e quindi si spezzano questi legami e con esso il capello.
Ma andiamo un po' più a fondo. 

Recensione COSRX Hair Care

Questa linea PEPTIDE-132™ contiene una sostanza che in INCI trovate come Tripeptide-132 HCl, peptide che è sempre stato utilizzato nella skincare per il suo effetto lenitivo, antiossidante e in grado di stimolare i fibroblasti. COSRX ha però preso questa molecola e l'ha studiata per due anni, modificandone in parte la sua natura: il loro Patented Peptide 132 ha infatti una maggiore affinità con la cheratina, e grazie al piccolo peso molecolare di 384,9 Da penetra in profondità nella corteccia del capello. Qui agisce ristrutturando questi legami spezzati con una riparazione mirata della cheratina danneggiata, e ridando elasticità al capello.

La routine in tre fasi di COSRX ha però tantissimi altri attivi benefici per capelli e cuoio capelluto.


COSRX PEPTIDE-132 Ultra Perfect Hair Bonding Shampoo


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💸 €13.80
🏋 200ml
🗺 Made in Corea 
⏳ 12 Mesi
🔬 Vegan


Lo shampoo della linea Peptide 132 è forse il prodotto che più ho preferito. Ha una composizione davvero ricca e nasce sia per pulire delicatamente ma anche trattare il cuoio capelluto e le lunghezze come un prodotto quasi da skincare.

Si presenta come un gel sodo, che a contatto con l'acqua crea subito una schiuma molto voluminosa e piacevole, e che ha anche un'ottima profumazione. In realtà tutta questa linea PEPTIDE-132™ è arricchita con una fragranza esclusiva di COSRX, chiamata "Green Ivy", che ha note fresche, agrumate e legnose.
Nell'Ultra Perfect Hair Bonding Shampoo come dicevo troviamo una miscela di attivi trasversali, oltre appunto a questo peptide rinforzante.  

La parte della formulazione che si occupa della cura del cuoio capelluto contiene sostanze stimolanti come la biotina, la caffeina, attivi più rivolti a rinforzare la barriera cutanea come la niacinamide, una serie di aminoacidi, ceramidi e di diverse forme di acido ialuronico che si uniscono alla glicerina per idratare la cute. Come addolcenti troviamo estratto di camomilla e pantenolo. 


Ma questo shampoo COSRX è arricchito anche con Piroctone Olamine, antifungino e antibatterico, Zinco PCA che controlla la produzione di sebo, e un derivato dell'acido salicilico per evitare prurito, accumuli di cellule morte o forfora. 
Tutte queste sostanze ovviamente contribuiscono anche alla salute delle lunghezze, ed hanno un potere condizionante che però è supportato anche da proteine vegetali idrolizzate, oli di macadamia e semi d'uva. 
Il Tripetide 132 HCl qui è poi aiutato dal Symprot'in™ Avena, che contiene appunto estratto di avena e contribuisce a ripristinare l'integrità della cheratina.
L'Ultra Perfect Hair Bonding Shampoo è pensato per tutti i tipi di capelli e COSRX dice che può essere usato anche ogni giorno.

Come dicevo, questo Shampoo è il mio prodotto preferito: lava bene i capelli e la cute, ma senza irritare, infatti ne ho potuto fare un uso costante senza problemi. L'ho trovato uno shampoo equilibrato sulla pelle ma mi piace anche come lascia le lunghezze. Per me è inevitabile sentire il bisogno di applicarci un balsamo dopo, ma non va ad aggrovigliare troppo i capelli e soprattutto li lascia corposi e leggeri.



COSRX PEPTIDE-132 Ultra Perfect Hair Bonding Treatment


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🏋 120ml
🗺 Made in Corea 
⏳ 12 Mesi
🔬 //

Il secondo step di questa hair care routine coreana è un trattamento che COSRX dice essere pari a quelli professionali. L'Hair Bonding Treatment è all'atto pratico una maschera capelli, da usare dopo lo shampoo e che dovrebbe riparare i legami proteici danneggiati, trattenere l'idratazione e rendere i capelli setosi, lucenti e senza crespo, oltre che più gestibili.

Si presenta come una crema leggermente gellificata, parecchio soda e anche in questo caso profumata e gradevole da usare. COSRX non dice quanto tempo debba restare in posa questo trattamento, quindi ho fatto di testa mia lasciandolo agire più o meno i 5/10 minuti della doccia, per poi risciacquare.

L'Ultra Perfect Hair Bonding Treatment contiene praticamente tutti gli attivi che vi elencavo nello shampoo, ma ovviamente con una maggiore funzione condizionante, protettiva e disciplinante.

Al suo interno infatti troviamo anche ad esempio una serie di oli vegetali come quelli di argan, camelia, oliva, jojoba e crusca di riso, insieme ad altri emollienti. L'Hair Bonding Treatment contiene anche siliconi, ingredienti spesso divisivi nel mondo della cosmesi, ma che in questo caso hanno senso: lo scopo è proteggere il capello dai danni, e migliorarne elasticità, pettinabilità e forza, e possono contribuire a sigillare le doppie punte. Su questo aspetto vi dico la mia fra poco.

Questo Hair Treatment COSRX è davvero concentrato, basta poco prodotto, vista la consistenza ricca e setosa e si distribuisce molto bene. Richiede indubbiamente qualche secondo in più per essere sciacquato rispetto ad altri balsami, ma comunque lascia i capelli districati e non appesantiti. 

Avevo qualche dubbio invece sul Bonding Treatment, ed invece si è rivelato un ottimo balsamo capelli. Come accennavo sopra, si tratta di una formula concentrata che ha un potere districante buono, ma è soprattutto il suo effetto condizionante ad avermi convinto. Una volta sciacquati, i capelli diventano molto morbidi, setosi, e anche asciugati mantengono queste caratteristiche, restando anche lucidi. Migliora inoltre la pettinabilità e mi aiuta a mettere in piega i capelli.
Non mi ha però anticipato i lavaggi, perché non appesantisce.


COSRX PEPTIDE-132 Ultra Perfect Hair Bonding Oil Serum


INFO BOX
🔎 Yesstyle (codice sconto PIER10YESTYL), AmazonStylevana
💸 €13.80
🏋 28ml
🗺 Made in Corea 
⏳ 12 Mesi
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L'Oil Serum è il terzo ed ultimo step di questa routine COSRX e nasce con lo scopo di sigillare i nutrienti, proteggere i capelli dai danni e donare morbidezza e lucentezza. 

Ha una consistenza appunto oleosa fluida, perché composto esclusivamente da oli, in particolare 7 di derivazione vegetale quali olio d'oliva, di argan, di semi di camelia, di jojoba, di crusca di riso, di semi di macadamia e di vinaccioli. Oltre ovviamente al Tripeptide-132 HCl, troviamo anche in questo prodotto COSRX siliconi.

L'Hair Bonding Oil Serum si può utilizzare sia sul capello umido prima dello styling, come un passaggio extra per potenziare e aiutare appunto i prodotti usati in precedenza, oppure sui capelli asciutti, specie in caso di punte particolarmente danneggiate per un tocco di nutrimento e lucentezza in più.

È un prodotto che va dosato con cura e per fortuna la confezione aiuta a controllare quanto siero preleviamo. Sui miei capelli per capirci basta meno di una goccia di prodotto, ma ovviamente dipende dalla lunghezza e da quanto sono danneggiati e bisognosi i vostri capelli.
Anche questo step è stato arricchito con la buonissima fragranza Green Ivy che va ad intensificare ulteriormente la profumazione rilasciata dagli altri due prodotti. 

L'Ultra Perfect Hair Bonding Oil Serum è forse il passaggio che trovo meno adatto ai miei capelli. È vero che quando lo applico raggiungo picchi di morbidezza che non smetterei mai di toccarli e i capelli diventano molto più belli e lucidi. Ma so che i miei capelli non amano troppi step e che i leave-in possono appesantirli un po' e questo siero COSRX non è da meno. Se lo uso insieme a tutta la mia routine, che ha anche prodotti per lo styling e lacca, diciamo che, in media, mi anticipa di un giorno lo shampoo, e specie la parte davanti ha bisogno almeno di una passata di shampoo secco. 


✨Le mie opinioni sulla linea Peptide-132 Ultra Perfect Hair Bonding COSRX

Per me questa routine COSRX è stata una scoperta molto interessante ma che ho usato in un modo specifico. 
I miei capelli infatti sono secchi, spessi, a volte un po' crespi e per natura non sono mai stati particolarmente luminosi, inoltre sono trattati, facendo la tinta una volta al mese. Proprio di recente inoltre mi è capitato di utilizzare una colorazione che ha seccato leggermente i miei capelli (ne parlo presto), rendendoli più ruvidi al tatto. Così ho volutamente inserito questa linea Peptide 132 con lo scopo di aiutarmi a migliorare questa situazione e ci sono riuscito.

Lo Shampoo e il Treatment COSRX mi hanno aiutato già molto a migliorare l'aspetto e la consistenza dei capelli, ed è una combo perfetta per la quotidianità. Per occasioni particolari, per il week end o quando semplicemente voglio dare un tocco di lucentezza in più ai capelli, aggiungo una goccia dell'Oil Serum che come dicevo devo usare con parsimonia. 

Ho introdotto questa gamma Peptide 132 con la consapevolezza che in parte contiene i siliconi, che non condanno, ma so non essere adatti ai miei capelli, soprattutto nell'uso prolungato e costante, perché tendono ad appesantirli e spegnerli. In questo caso non ho avuto problemi perché ho usato questi prodotti COSRX in modo furbo.
Il mio intento era infatti sfruttare il potere riparativo, ristrutturante, idratante ed elasticizzante di questa gamma Patented Peptide 132, ma senza "effetti collaterali" e ci sono riuscito.

Nell'ottica infatti di migliorare i miei capelli a 360 gradi, ho alternato questi prodotti COSRX con un'altra hair care routine (di cui parlerò presto) che invece ha una efficacia anticaduta e non contiene siliconi. 
L'effetto immediato di questa linea Ultra Perfect Hair Bonding è, come vi dicevo, quello di condizionare molto bene i capelli, che diventano più gestibili e ovviamente molto lucidi quindi visibilmente già più belli.


La mia recensione però arriva a distanza di due mesi di utilizzo e adesso posso dire anche di essere riuscito a migliorare le lunghezze dei miei capelli, che risultano più idratate e sane, dense e meno propense a spezzarsi, ma evitando il build-up che temevo.
Il mio consiglio è quindi, se anche voi avete una tipologia di capelli simile ai miei, di giocare in questo modo, introducendo uno o più prodotti COSRX ma facendoli lavorare in sinergia con altro, specie nel lungo periodo e trarre benefici da più lati.
A proposito, giustamente l'azienda suggerisce di usare tutta la routine per maggiori risultati, ma capisco che capelli normali, non troppo secchi o danneggiati potrebbero trovare questi prodotti un po' troppo ricchi, specie il Treatment e l'Oil Serum.
Dall'altro lato però la Patended Peptide 132 si presta a personalizzare e potenziare anche una hair care routine già collaudata di altri brand.

Credo che comunque l'azienda abbia creato un'ottima gamma, piacevole da utilizzare, in grado di rendere i capelli morbidi, lucidi e disciplinati. Si avvicina credo a prodotti professionali e è adatta molto a capelli danneggiati, decolorati o trattati e spenti, ma anche fragili e sottili. Ho ad esempio fatto provare anche a mia madre questa routine COSRX, che ha capelli tinti ma molto più sottili e lisci dei miei ed ha ottenuto un buon risultato, senza appesantirli.
Inoltre questa linea è ideale ad esempio dopo l'estate, quando abbiamo stressato i capelli con sole, salsedine e shampoo frequenti.

Se vi interessa acquistarla tutta, vi lascio questo LINK dove trovate tutta la routine ad un prezzo molto vantaggioso.


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Frankenstein di Guillermo del Toro non è un capolavoro ma vale la pena vederlo

Sono bastate poche foto online a smuovere la mia curiosità verso il nuovo Frankenstein di Guillermo del Toro, e non ho perso tempo a vederlo appena è arrivato su Netflix.


Genere: drammatico, horror, fantascienza
Durata: 149 minuti
Regia: Guillermo del Toro
Uscita in Italia: 7 Novembre 2025 (Netflix)
Paese di produzione: Messico, USA, Canada, Regno Unito

Sono fra quelli che, da La forma dell'acqua, a Pinocchio, passando per il forse meno d'impatto ma comunque riuscito La fiera delle illusioni, non si sono persi gli ultimi film del regista e anzi li hanno pure apprezzati. 
È vero che con Frankenstein ci avrebbe proposto inevitabilmente una storia che ormai è stata utilizzata tantissimo, anche solo per riferimenti e spunti, ma la prospettiva di del Toro mi interessava.

Sin da subito era chiara l'intenzione del regista di dare nuova vita al romanzo di Mary Shelley, ma senza ovviamente creare un'altra storia. Il nuovo film infatti sin da subito ci mostra l'intento di sfruttare più punti di vista, ma per ovvie ragioni cinematografiche del Toro ne sceglie solo due.
Si parte con il racconto di Victor Frankenstein (Oscar Isaac, Scene da un matrimonio), su una nave bloccata fra i ghiacci dell'Artico, che si trova a dover spiegare al capitano Anderson la sua storia e chi sia quella strana Creatura che ha attaccato la nave.


Così Victor ricorda la sua infanzia difficile, fra gli agi certo, ma con suo padre Leopold (interpretato da Charles Dance, The day of the Jackal) severissimo, che fin da giovane cercò di inculcargli tutto lo scibile in campo medico. Le cose precipiteranno con la morte della madre di Victor, che perse la vita per mettere al mondo suo fratello William (Felix Kammerer), che finirà per essere il preferito del padre.
Una infanzia che segnerà Victor, inevitabilmente attratto verso un ramo della scienza complesso e oscuro come ridare la vita ai morti. Una volta adulto, contro tutta la comunità scientifica, il dottor Frankenstein riuscirà a proseguire le sue ricerche grazie anche all'incontro con il ricco mercante d'armi Henrich Harlander (Christoph Waltz, Only Murders in the Building). E i suoi esperimenti lo porteranno a dare (di nuovo) alla luce la sua prima Creatura.
Eppure questo nuova, incredibile scoperta, sarà per Victor l'inizio della fine, in un turbine di frustrazione, dolore e follia.

La Creatura (Jacob Elordie, La strada stretta verso il profondo Nord) infatti, sebbene quasi perfetta per forza e resistenza da un punto di vista fisico, non sembra sin da subito dotata dell'intelletto che il suo creatore sperava. A nulla serviranno i rimproveri di Elizabeth (Mia Goth), qui promessa sposa di William, che inviterà il dr. Frankenstein ad una maggiore empatia e delicatezza. Victor si incaponirà al punto che, convinto di non poter far più nulla, tenterà di porre fine alla vita del suo esperimento.
Così si apre il racconto della Creatura, della sua fuga da un luogo che doveva essere casa ed invece era diventata solo un piccolo mondo fatto di paura e rabbia, con un "padre" incapace di aiutarlo, comprenderlo come avrebbe dovuto. Eppure, nonostante tutto, lungo il suo cammino, la creatura riuscirà a trovare un rifugio in quella valle di solitudine, capendo che nel mondo ci può essere anche amore. 

È qui che il Frankenstein di Guillermo del Toro, nonostante le aggiunte e le modifiche all'opera originale, riesce a trovare una sua strada narrativa senza distaccarsi troppo dai temi che hanno sempre fondato questa storia.

Il regista infatti fa diventare Frankenstein la storia di un trauma generazionale che non viene spezzato, e sottolinea come la parte "mostruosa" della creatura è solo il frutto di abbandono, risentimento, della negazione del riconoscimento e dell'accudimento da parte di una figura paterna distorta. Così ci si ritrova con molti più livelli di umanità: da Victor che è figlio di un fallimento genitoriale, alla creatura che deve ereditare anche la solitudine del "padre".

Tutta questa catena di metafore viene raccontata attraverso un film drammatico e gotico che sembra quasi una fiaba, visivamente è ricchissimo, appagante, curato e imponente. Mi è piaciuto tutto quello che riguarda l'impianto tecnico, dai costumi alle scenografie passando per le musiche, che è pieno di simbolismo.
E anche gli attori sono tutti molto convincenti, soprattutto Jacob Elordi che riesce a bilanciare imponenza fisica a vulnerabilità nonostante strati e strati di protesi.

Ma allora perché Frankenstein per me non è un capolavoro?
Di base, in estrema sintesi, direi per la durata, che però a cascata implica diverse cose. Il ritmo infatti non è costante, e non tutte le parti di questo doppio racconto sembrano avere una importanza tale da giustificare un minutaggio così lungo. In questo sbilanciamento di porzioni della storia si perdono secondo me alcune dinamiche sottili, che vengono accennate o date per scontato. Penso ad esempio al legame fra Elizabeth e la creatura, che sembra basato su poco o niente e non ha tempo di maturare, anzi il loro primo incontro direi che non ha proprio pathos. 
Ma è soprattutto il finale, o meglio il terzo atto, che secondo me crolla nel ritmo.

Anche le variazioni proposte da Guillermo del Toro, a mente fredda, non mi sono risultate tutte convincenti, specie nel suo altro protagonista: Victor Frankenstein. Il rapporto con un padre anaffettivo può essere interessante, per quanto non generalmente originale, ma spinge a pensare che lo scienziato si muova più per una quasi tardiva ricerca di approvazione, e non per la sua estrema voglia di "giocare a fare dio" e le altrettante assurde conseguenze che ne derivano.

Nell'ottica fiabesca, questo Frankenstein finisce per sfumare o semplificare certi aspetti, o cade in abbellimenti non necessari, come appunto la creatura, che per quanto composta da cadaveri, ha una sorta di appeal estetico (alto, muscoloso, mascella definita) che lo rende poco mostruoso, oltre a dei poteri soprannaturali che potrebbero stonare. E perché non usi questa forza incontrollata per spezzare le catene della sua prigionia resta una incognita fino alla fine. 

Parlavo sopra di quanto tecnicamente questo Frankenstein sia bello e non lo rinnego, ma ci sono alcune scene in cui la grafica al computer è così palese da disturbare. Inoltre alcune sequenze hanno una allure estetica derivativa, quasi come se fossero state ispirate ad altri film.

Frankenstein di Guillermo del Toro secondo me mostra tutta la voglia del regista di dire la sua su questa storia, se ne sente il legame e riesce a mantenere quell'aura di dramma malinconico che ci si aspetta da un adattamento di Mary Shelley.
Per fortuna non manca l'emotività e l'intensità che mi aspettavo, anche se segue tutte le onde di quei momenti non sempre necessari. 
È per questo che c'erano dei passi da fare per arrivare ad un vero e proprio capolavoro. 

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