Ho visto Il Mio Anno a Oxford su Netflix così voi potete evitarlo

Conquistare i primi posti nelle classifiche di Netflix sembra un’operazione tanto semplice quanto non sempre legata alla reale qualità del film o della serie. Lo abbiamo visto con Untamed, che a mio avviso ha ottenuto un successo non del tutto proporzionato al suo valore, pur restando piacevole da seguire. Ma il nuovo film più visto sulla piattaforma, Il Mio Anno a Oxford, mi ha lasciato ancora più perplesso.



Titolo originale: My Oxford Year
Genere: sentimentale, drammatico

Durata: 113 minuti
Regia: Iain Morris
Uscita in Italia: 1 Agosto 2025 (Netflix)
Paese di produzione: Stati Uniti d'America


Anna De La Vega (Sofia CarsonCarry On) è una promettente studentessa americana che sta per esaudire il suo sogno: trasferirsi un anno a Oxford per abbracciare la sua radicata passione per la letteratura inglese e i libri antichi.
Una volta arrivata in Inghilterra, Anna inizierà il suo percorso di studi con le migliori intenzioni ma non tutto sarà semplice, specie quando incontrerà Jamie Davenport (Corey MylchreestLa Regina Carlotta) un latin lover che però presto si rivelerà essere molto di più. Alla sua prima lezione Anna infatti scoprirà che Jamie è l'assistente che sostituisce la professoressa al corso di inglese e poesia vittoriana, e i due dovranno chiarire i primi screzi avuti all'inizio. Però, quando fra Anna e Jamie le cose si faranno sempre più intense e serie, la ragazza noterà che quell'uomo, così spigliato e a tratti sbruffone, nasconde un vissuto travagliato e un segreto che cambierà la loro vita.

Appena ho iniziato a seguire Il Mio Anno a Oxford la sensazione che ho avuto è proprio di un film vecchio, datato, che sa di polvere e muffa. Una storia che forse poteva funzionare agli inizi degli anni '00 o ancora meglio a metà anni '90, ma che adesso mi è sembrata già troppo vista.

Le vibes sono un po' quelle della classica storia enemies to lovers, con una spruzzata di Emily in Paris, ma anche quei film romantici dal risvolto più drammatico come Io Prima di Te.

La cosa strana è che Il mio anno a Oxford si basa sul romanzo omonimo di Julia Whelan che è uscito nel 2018, quindi non troppo tempo fa, ma nello sviluppo che film non trova la sua unicità.
My Oxford Year è quasi strano: pur essendo Anna la protagonista, da più meno metà film in avanti si ha la sensazione che lei venga messa da parte per far spazio ai drammi di Jamie ed anzi si arriva ad un punto in cui lei non ha più alcuna reale evoluzione. 


Inoltre, nonostante il film duri quasi due ore, sembra che alcuni eventi avvengano quasi di punto in bianco, e in modo troppo scattoso. Un esempio senza spoiler è il rapporto di Jamie col padre, che passano dall'odiarsi al quasi improvvisamente fare gli amiconi, senza che ci sia un reale confronto fra di loro.

L'unica cosa che trae giovamento da questa mancanza di fluidità è che le parti più drammatiche non cadono troppo nel pietismo banale. 

Ma l'aspetto su cui non posso transigere è la quasi totale assenza di emotività in Il Mio Anno a Oxford. In particolare la crescita del sentimento fra i due protagonisti, finisce per essere svilita e riassunta in qualche scena di loro che fanno le classiche attività da coppietta, eliminando invece momenti in cui si vede una reale conoscenza.


È come se gli sceneggiatori si siano volutamente mantenuti distanti dal cercare di dare un tono più realistico al film, preferendo invece la fiaba quasi scollegata dal tempo e dallo spazio.
Hanno ad esempio cancellato qualunque difficoltà ad ambientarsi per Anna, considerando anche l'accenno che viene fatto alle sue origini latine. 
Purtroppo anche la scelta di Sofia Carson non mi è sembrata azzeccata, perché nonostante la reputi una attrice valida, qui dimostra di non avere la freschezza per interpretare una ragazza giovane e sognante. 

Purtroppo anche lo sviluppo di Jamie, con un Corey Mylchreest probabilmente più giusto per il ruolo, non riesce a non cadere nello stereotipo del belloccio proveniente da una famiglia ricchissima, che guida una macchina sportiva ma a un animo sensibile.
E vogliamo parlare del suo amato fratello? Qualcuno ha almeno visto una sua foto?

Purtroppo, alla già stereotipica caratterizzazione dei personaggi, si aggiunge anche quello che gli fanno fare. E così assistiamo a banalissimi baci sotto la pioggia, a tentativi goffi di far ingelosire l'altro e a dialoghi noiosi. 

Il mio anno a Oxford finisce per soffrire i cliché che avrebbe dovuto sfruttare, proponendo una storia piatta o che non sa su quali elementi puntare l'attenzione.
Se vi piace questa sorta di operazione nostalgia romantica, o semplicemente vi appassionano le storie già viste, forse potrebbe fare al caso vostro, per me è invece un film dimenticabile. 


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