La maschera viso stick di Skin1004 per contrastare sebo e imperfezioni

Estate per me significa un pelle più propensa a lucidarsi per via del sebo, che si traduce in maggiori imperfezioni, brufoletti, punti neri e filamenti sebacei, specie sulla zona T. Così ho cercato qualche prodotto che mi aiutasse contro questi problemi, ed ho messo alla prova la Madagascar Centella Poremizing Quick Clay Stick Mask di Skin1004.


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💸 €10
🏋 27g
🗺 Made in Corea
⏳ 6Mesi/scadenza sulla confezione
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È il terzo prodotto che utilizzo di questa azienda coreana e tocca ammettere che ad attrarmi sono sempre le formulazioni che propongono. In particolare questa Quick Clay Stick Mask segue un trend che ormai si vede da molto sul web, ovvero questi trattamenti roll on solidi che dovrebbero facilitare l'applicazione. 
Proprio per questo SKIN1004 ha definito "quick" cioè veloce questa maschera viso: grazie al formato è veloce da applicare, veloce da far agire e veloce da rimuovere, ma a questo ci arrivo fra un istante.

La Poremizing Quick Mask è composta da ben cinque diverse argille alcune ad alto potere assorbente (come bentonite, montmorillonite) che si uniscono con argille più delicate (caolino ed illite) e un una più lenitiva (la calamina) per bilanciare l'azione purificante della maschera. Tutte queste argille superano il 18% del totale della formulazione, quindi parliamo di una concentrazione abbastanza elevata. 
Tuttavia Skin1004 ha inserito anche attivi idratanti e lenitivi come estratto di aloe, centella e glicerina.


L'unico dubbio che ho sulla formulazione di questa maschera viso purificante è la presenza di sale rosa dell'Himalaya, visto che la sua azione scrubbante è già affidata a frammenti di fagioli rossi Azuki. 
Comunque la Madagascar Centella Poremizing Quick Clay Stick Mask non contiene fragranze ed è davvero facilissima da usare: basta togliere il tappino che preserva il prodotto e ruotare un po' la base dello stick per prelevare la maschera, quindi si fa scorrere sulla pelle applicandola nelle zone che vogliamo trattare.

Nonostante sia appunto una maschera solida, io la trovo molto scorrevole sulla pelle, è davvero veloce da stendere anche se sulla mia faccia, che probabilmente è storta, devo comunque stendere il prodotto con le dita in alcune piccole zone dove lo stick non riesce ad arrivare, per avere una stesura davvero omogenea.
La parte scrub di questa Clay Stick Mask SKIN1004 è davvero delicata, io la percepisco poco sul viso, ma aiuta comunque nella trattamento della pelle.

L'azienda, sempre nell'ottica di un prodotto rapido e veloce, dice di lasciare agire la maschera per 3/5 minuti per poi risciacquare con acqua. Io però ho quasi sempre sforato queste tempistiche e non ho mai avuto problemi di rossori, irritazioni o eccessiva secchezza. 

Per quanto riguarda i risultati su di me, la Poremizing Quick Clay Stick Mask ha la mia promozione: è un trattamento che davvero ti vien voglia di usare per la comodità con cui si stende, ma anche per la facilità con cui poi si rimuove semplicemente sciacquandola. Ma soprattutto ho notato un forte potere sebo assorbente, lascia la pelle opacizzata, ma morbida e liscia, non tirante o troppo disidratata. 

È una formulazione abbastanza bilanciata e delicata a mio avviso ma devo specificare che le mie applicazioni si sono comunque concentrate solo sulla zona T, e che la Clay Stick Mask SKIN1004 è da prendere in considerazione se avete una pelle mista, grassa o con impurità, ma non cuti normali, secche o particolarmente sensibili.

Mi ha ricordato in questo senso un po' una versione più delicata della Acid Trio Masks with Clay di Peterson's Lab, che avevo recensito tempo addietro e con cui condivide appunto alcuni ingredienti. 
Un aspetto che mi ha colpito è come agisce sul mio naso dove ho maggiori filamenti sebacei: l'azione sebo assorbente della Stick Mask SKIN1004 fa sì che questi filamenti diventino temporaneamente più secchi e più visibili. Infatti dopo questa maschera faccio quasi sempre un cerottino anti punti neri (questi soprattutto) per una pulizia completa della pelle.

Dall'altro lato però la Poremizing Quick Clay Stick Mask ha un effetto astringente sui pori, dando al viso in generale un aspetto più omogeneo. 
Devo dire che nel corso di questa estate ho avuto ben pochi brufoli e credo che il merito sia anche di questa maschera, ma devo sottolineare che, su quei pochi che sono apparsi in questi tre mesi, questa maschera viso SKIN1004 ha dimostrato un effetto sfiammante, riducendo la portata dell'imperfezione. 

Voi la conoscevate? Avete provato altri trattamenti stick?




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Ho visto Il Mio Anno a Oxford su Netflix così voi potete evitarlo

Conquistare i primi posti nelle classifiche di Netflix sembra un’operazione tanto semplice quanto non sempre legata alla reale qualità del film o della serie. Lo abbiamo visto con Untamed, che a mio avviso ha ottenuto un successo non del tutto proporzionato al suo valore, pur restando piacevole da seguire. Ma il nuovo film più visto sulla piattaforma, Il Mio Anno a Oxford, mi ha lasciato ancora più perplesso.



Titolo originale: My Oxford Year
Genere: sentimentale, drammatico

Durata: 113 minuti
Regia: Iain Morris
Uscita in Italia: 1 Agosto 2025 (Netflix)
Paese di produzione: Stati Uniti d'America


Anna De La Vega (Sofia CarsonCarry On) è una promettente studentessa americana che sta per esaudire il suo sogno: trasferirsi un anno a Oxford per abbracciare la sua radicata passione per la letteratura inglese e i libri antichi.
Una volta arrivata in Inghilterra, Anna inizierà il suo percorso di studi con le migliori intenzioni ma non tutto sarà semplice, specie quando incontrerà Jamie Davenport (Corey MylchreestLa Regina Carlotta) un latin lover che però presto si rivelerà essere molto di più. Alla sua prima lezione Anna infatti scoprirà che Jamie è l'assistente che sostituisce la professoressa al corso di inglese e poesia vittoriana, e i due dovranno chiarire i primi screzi avuti all'inizio. Però, quando fra Anna e Jamie le cose si faranno sempre più intense e serie, la ragazza noterà che quell'uomo, così spigliato e a tratti sbruffone, nasconde un vissuto travagliato e un segreto che cambierà la loro vita.

Appena ho iniziato a seguire Il Mio Anno a Oxford la sensazione che ho avuto è proprio di un film vecchio, datato, che sa di polvere e muffa. Una storia che forse poteva funzionare agli inizi degli anni '00 o ancora meglio a metà anni '90, ma che adesso mi è sembrata già troppo vista.

Le vibes sono un po' quelle della classica storia enemies to lovers, con una spruzzata di Emily in Paris, ma anche quei film romantici dal risvolto più drammatico come Io Prima di Te.

La cosa strana è che Il mio anno a Oxford si basa sul romanzo omonimo di Julia Whelan che è uscito nel 2018, quindi non troppo tempo fa, ma nello sviluppo che film non trova la sua unicità.
My Oxford Year è quasi strano: pur essendo Anna la protagonista, da più meno metà film in avanti si ha la sensazione che lei venga messa da parte per far spazio ai drammi di Jamie ed anzi si arriva ad un punto in cui lei non ha più alcuna reale evoluzione. 


Inoltre, nonostante il film duri quasi due ore, sembra che alcuni eventi avvengano quasi di punto in bianco, e in modo troppo scattoso. Un esempio senza spoiler è il rapporto di Jamie col padre, che passano dall'odiarsi al quasi improvvisamente fare gli amiconi, senza che ci sia un reale confronto fra di loro.

L'unica cosa che trae giovamento da questa mancanza di fluidità è che le parti più drammatiche non cadono troppo nel pietismo banale. 

Ma l'aspetto su cui non posso transigere è la quasi totale assenza di emotività in Il Mio Anno a Oxford. In particolare la crescita del sentimento fra i due protagonisti, finisce per essere svilita e riassunta in qualche scena di loro che fanno le classiche attività da coppietta, eliminando invece momenti in cui si vede una reale conoscenza.


È come se gli sceneggiatori si siano volutamente mantenuti distanti dal cercare di dare un tono più realistico al film, preferendo invece la fiaba quasi scollegata dal tempo e dallo spazio.
Hanno ad esempio cancellato qualunque difficoltà ad ambientarsi per Anna, considerando anche l'accenno che viene fatto alle sue origini latine. 
Purtroppo anche la scelta di Sofia Carson non mi è sembrata azzeccata, perché nonostante la reputi una attrice valida, qui dimostra di non avere la freschezza per interpretare una ragazza giovane e sognante. 

Purtroppo anche lo sviluppo di Jamie, con un Corey Mylchreest probabilmente più giusto per il ruolo, non riesce a non cadere nello stereotipo del belloccio proveniente da una famiglia ricchissima, che guida una macchina sportiva ma a un animo sensibile.
E vogliamo parlare del suo amato fratello? Qualcuno ha almeno visto una sua foto?

Purtroppo, alla già stereotipica caratterizzazione dei personaggi, si aggiunge anche quello che gli fanno fare. E così assistiamo a banalissimi baci sotto la pioggia, a tentativi goffi di far ingelosire l'altro e a dialoghi noiosi. 

Il mio anno a Oxford finisce per soffrire i cliché che avrebbe dovuto sfruttare, proponendo una storia piatta o che non sa su quali elementi puntare l'attenzione.
Se vi piace questa sorta di operazione nostalgia romantica, o semplicemente vi appassionano le storie già viste, forse potrebbe fare al caso vostro, per me è invece un film dimenticabile. 


Bottega Verde Limone e Agrumi, la mia esperienza con i prodotti corpo

Continua il caldo (anzi direi che è tornato) e quindi continua la ricerca di prodotti corpo che diano una gradevole sensazione sulla pelle, e che si adattino all'estate per fragranza e texture. Con questo intento ho messo alla prova tre prodotti della linea corpo Limone e Agrumi di Bottega Verde.

Ho scelto proprio una piccola routine di detersione e cura della pelle del corpo, sperando che potessero andar bene a questo periodo e la mia esperienza è stata piena di alti, ma anche qualche piccolo basso.

Guardando un po' gli ingredienti di questi tre prodotti Bottega Verde, ho notato che tutti contengono gli estratti di arancia dolce, limone e pompelmo, che non solo contribuiscono alla profumazione, ma sono naturalmente ricchi di vitamina C quindi antiossidanti.


Bottega Verde Limone e Agrumi Bagnodoccia


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🏋 400 ml
🗺 Made in Italia
⏳  12 Mesi
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Credo che sia il quarto o il quinto Bagnodoccia Bottega Verde che provo, e la soddisfazione è sempre la medesima, anche se bisogna ammettere che l'azienda fa poca poesia su questa tipologia di prodotto. Ad esempio poche volte indica lo scopo del docciaschiuma o il tipo di pelle a cui è rivolto, facendomi pensare che per loro è più che altro una preferenza di fragranza. 

Anche esaminando l'INCI, in questo Bagnodoccia Limone e Agrumi non ho notato attivi particolari, ma giusto la glicerina come sostanza idratante, e l'olio essenziale di arancia amara, che si aggiunge agli estratti di agrumi che vi elencavo su, più che altro per potenziare la profumazione. In generale la scelta dei tensioattivi sembra bilanciata ma non fra i più delicati.

A proposito della fragranza, vi posso dire che è piaciuta al mio naso, perché è agrumata, fresca,  gioiosa come la descrive la stessa Bottega Verde, ma non troppo pungente o artificiosa, chiaramente più arrotondata da altri aromi che la ingentiliscono. 

Il Bagnodoccia Bottega Verde crea subito un'ottima quantità di schiuma non appena entra a contatto con l'acqua, consentendomi una detersione più che soddisfacente. Così riesce a pulire in modo efficace, ma è un prodotto che trovo tutto sommato delicato anche nell'uso costante e con le tante docce che si susseguono nel corso delle giornate estive. Nonostante non abbia notato un effetto idratante spiccato, dopo l'uso di questo bagnodoccia Limone e Agrumi la mia pelle anzi resta elastica, non irritata o con prurito segno che comunque ha un potere condizionante.

Se ovviamente avete una cute molto esigente non potrete skippare la crema idratante, ma in generale credo ci siano detergenti più emollienti.
È un prodotto che ho apprezzato anche per la rapidità con cui si sciacqua e che non lascia residui sul corpo.
La fragranza Limone e Agrumi, per quanto dia una bella sensazione energizzante durante la doccia, purtroppo non riesce a superare molto il momento del risciacquo ed anche per questo ho voluto affiancare altri prodotti della linea a questo Bagnodoccia. 


Bottega Verde Limone e Agrumi Latte Corpo 


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💸  €9.99
🏋 200 ml
🗺 Made in Italia
⏳  12 Mesi
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Anche per quanto riguarda questo Latte Corpo, Bottega Verde fornisce pochi dettagli sulle sue specifiche di uso o sulla formulazione. Ci parla solo di una crema ricca, vellutata e fondente che nutre la pelle e che ovviamente è caratterizzata da questa profumazione agrumata e gioiosa. Leggendo l'INCI in effetti non si notano sostanze particolari: oltre agli estratti di agrumi che dicevo sopra, ci sono oli leggeri come quello di mandorle dolci, e la glicerina insieme ad altri umettanti.

La definizione di Latte Corpo è secondo me azzeccata: se appena prelevata è abbastanza soda, questa crema Limone e Agrumi si stende molto facilmente, rapidamente, non fa scia bianca e soprattutto si assorbe su di me in fretta. Appena applicata dà anzi una piacevole sensazione di freschezza, e nel giro di poco svanisce nella pelle, senza lasciare la sensazione di unto o appiccicoso.
Si capisce già che si tratta di un prodotto per pelli normali o poco secche, e che per me va benissimo in questo periodo, non solo per la profumazione ma per il bisogno che riscontro su di me.


Il Latte Corpo Limone e Agrumi infatti riesce a lasciare una bella setosità sulla pelle, ristabilendo quell'idratazione e quella morbidezza che un po' si perdono durante la detersione. Questa efficacia riesce più o meno a durare, almeno su di me, per diverse ore, fino a quasi alla doccia successiva.

Indubbiamente non è quel prodotto con cui si possono fare applicazioni randomiche nel corso della settimana, ma è necessaria una certa costanza per avere un beneficio maggiore sulla pelle. Il Latte Corpo Bottega Verde è appunto leggero sulla pelle, ma la profumazione è decisamente più intensa e persistente del bagnodoccia. 

Le note olfattive sono sicuramente agrumate e fresche, ma per fortuna non c'è quella sfumatura chimica che tende a far sembrare il profumo simile al detersivo per i piatti. Anche in questo latte corpo si percepisce che l'accordo agrumato è subito smorzato e ingentilito da altre fragranze soprattutto il muschio, che dà profondità e un senso di maggiore pulizia e delicatezza alla fragranza. 
Se ve lo steste chiedendo, Limone e Agrumi è assolutamente una profumazione unisex, quindi qualunque prodotto acquistiate va bene per chiunque.



Bottega Verde Limone e Agrumi Acqua Profumata 

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💸  €9.99
🏋 100 ml
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⏳  12 Mesi
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L'ultimo step di questa routine Bottega Verde è la body mist, che ho voluto provare un po' perché questa è l'estate delle acque corpo profumate per me (infatti qui ne trovate altre recensite), sia perché non avevo mai provato questa tipologia di prodotto dall'azienda. 
Anche con l'acqua profumata Bottega Verde non si spertica molto in dettagli sulla formulazione, che comunque non contiene sostanze diverse da quelle che ho già citato, ma sicuramente è più specifica sulla profumazione. 
Oltre ad una descrizione infatti ci danno una completa piramide olfattiva, ovvero

"Note di testa: Limone, Mandarino, Arancia, Bergamotto
Note di corpo: Cedro, Zenzero, Iris, Pesca
Note di fondo: Accordo Muschiato, Vaniglia"

Vi posso intanto dire che personalmente ho usato questa Acqua Profumata Limone e Agrumi sia in concomitanza con tutta la routine Bottega Verde della linea, sia da sola per vedere come avrebbe funzionato.

Come tutte le body mist va semplicemente erogata sulla pelle del corpo dopo la detersione, e si assorbe istantaneamente (merito dell'alcol) dando una bella sensazione di freschezza e devo dire che non risulta appiccicosa. 

L'Acqua Profumata Bottega Verde ha un potere condizionante sulla pelle, lasciandola morbida e liscia al tatto, ed è indubbiamente una sensazione che viene amplificata se usata in combo con una crema corpo.

Nelle giornate più calde e umide è stata appunto per me l'unica forma di idratazione che mi concedevo e che sopportavo e devo dire che comunque è stata d'aiuto in tal senso.

Per quanto riguarda invece la profumazione di questa acqua corpo Bottega Verde, qui sicuramente si percepisce una maggiore variegatura della fragranza: l'apertura agrumata è fresca e frizzante, ma si stempera subito da un insieme di note più dolci, che al mio naso sono principalmente il muschio e l'iris. Non sento invece la vaniglia e la pesca, ma immagino contribuiscano sottilmente a rendere l'aroma più morbido e carezzevole. La durata su di me è buona, anche per diverse ore si sente questa fragranza ma non aspettatevi scie o nuvole di profumo, perché parliamo di una skin scent. Indubbiamente, combinata con bagnodocccia e latte corpo Limoni e Agrumi, l'acqua profumata va ad enfatizzare l'aroma e a renderlo più duraturo.

La mia considerazione generale sulla linea Bottega Verde Limone e Agrumi è decisamente positiva, anche se ammetto che la fragranza, per quanto gradevole ed estiva, non è di quelle che mi hanno inebriato i sensi. Va bene per la vita di tutti i giorni, fa sentire freschi e puliti, ma non la vedo azzeccata per una eau de toilette e personalmente non la acquisterei se dovesse saltare un prodotto con una maggiore intensità, come ad esempio ho fatto con la linea Pepe Rosa.

Voi l'avete provata?



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Ho visto Queer di Luca Guadagnino: ha saputo ripagare le aspettative?

queer luca guadagnino recensione

Genere: drammatico, sentimentale, storico
Durata: 135 minuti
Regia: Luca Guadagnino
Uscita in Italia: 17 Aprile 2025 (Cinema) / 1 Agosto 2025 (MUBI)
Paese di produzione: USA, Italia


William Lee (Daniel Craig) è un bon vivant americano sulla quarantina che vive una vita fatta di alcol, droghe e bei ragazzi dopo essere espatriato in Messico negli anni '50. Eppure la sua esistenza è profondamente solitaria: oltre ad essere diepndente da sostanze di varia natura, Lee frequenta bar gay per incontri casuali ed ha una particolare predilezione per avvenenti ragazzi più giovani di lui. Un giorno in particolare resta colpito dal giovane marinaio Eugene Allerton (Drew Starkey) che, per quanto non accetti di definirsi omosessuale, finirà per avere rapporti fisici con William.

Proprio questa nuova ossessione verso Allerton, spingerà Lee ad una avventura assurda: un viaggio nella giungla amazzonica alla ricerca della droga Yage, che sembra essere in grado di dare la telepatia. William però scoprirà che quella sostanza non è inebriante come alcol ed eroina, ma spinge a guardarti dentro.

Tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore americano William S. Burroughs, che al suo interno ha inserito più di qualche collegamento alla sua stessa biografia, Queer è un film indubbiamente complesso su un personaggio che, sulla carta, è pure interessante.
Lee infatti è un omosessuale che deve fare forse il triplo della fatica ad accettarsi: non solo per l'epoca in cui si trova, ma anche per la difficoltà di avere riscontri esterni, in un periodo in cui l'omosessualità era spesso associata al travestitismo o ad una marcata femminilità. 

Così Queer rimbalza costantemente fra interiorità ed esteriorità, -vedi anche solo l'esempio emblematico della telepatia (conoscere i pensieri per influenzare le azioni) - e che Guadagnino traduce in allucinazioni, in visioni, incubi, in scene oniriche e fusioni corporee a volte anche un po' crude che fa vivere appunto al suo protagonista. William Lee è infatti ammantato dall'ossessione, dalla solitudine, da un desiderio forte ma non corrisposto, e Daniel Craig fa un lavoro ottimo e veste finalmente panni diversi dal solito.
Sono però davvero troppi gli angoli spigolosi di Queer che me lo hanno reso poco digesto. 

La divisione in tre capitoli ad esempio non aggiunge molto da un punto di vista contenutistico, ma rende frammentaria la narrazione, come se facesse dei salti sconnessi. Il ritmo iniziale trova quindi una stasi nella parte centrale, per poi accelerare nelle battute finali. Proprio il terzo capitolo è la parte che ho apprezzato meno, caotica e a tratti stramba.
Un po' lungo tutto Queer ho avuto la percezione di seguire un percorso poco lineare, scattoso, in cui sembra mancare una amalgama a volte e soprattutto, almeno per me, provare un grosso distacco emotivo verso i personaggi.

Se per Lee l'interesse scema nel corso del film, per Allerton non si riesce mai a provare un briciolo di empatia, essendo tra l'altro, quasi completamente privo di dialoghi.
Un atteggiamento anaffettivo, che allontana secondo me il concetto di storia d'amore e depaupera anche questo rapporto sentimentale, intenso ma contrastato fra i due uomini.

Le anticipatissime scene di sesso fra Daniel Craig e Drew Starkey, che dovevano essere quasi shockanti, in realtà sono delle sequenze normali, non così conturbanti come si paventava. 



Anche la messa in scena, la cinematografia di Guadagnino, la fotografia, per quanto appaganti esteticamente, alla lunga danno a Queer quasi un aspetto artificioso, plastico. Non ho capito anche la scelta della musica contemporanea: è vero che i brani inseriti sono azzeccati, ma non è chiaro se sia un tentativo di far uscire la storia da un periodo storico specifico o se semplicemente sia una scelta creativa.

Io ci provo a dare il mio tempo ai lavori di Luca Guadagnino, ma puntualmente li trovo belli da vedere ma poco vicini alla mia sensibilità, poco toccanti. Spesso durante la visione mi pento quasi di aver iniziato, con l'impressione di sprofondare in una pesantezza non preventivata e non supportata da quello che appare sullo schermo.

Sì, sono fra quei pochi che hanno trovato quantomeno strano la liaison di Chiamami col tuo nome, che ricorda Queer soprattutto nell'amarezza del finale, ma penso che con Challengers abbia trovato più di qualche opinione affine alla mia. 
Purtroppo devo dare ancora una volta un pollice verso a questo ultimo film visto che la storia promettente alla fine non porta da nessuna parte.

Pur essendo molto vicino alle tematiche toccate, la sensazione è che Guadagnino sia quasi concettualmente anacronistico e ripetitivo. Non siamo tutti personaggi frustrati alla ricerca di un amore non corrisposto su cui ossessionarci. È vero che si tratta di una paura comune, nel mondo LGBTQ+, l'idea della solitudine e di una morte altrettanto solitaria, ma, lungi dal farla diventare una banale seduta di psicoterapia, non siamo tutti soli al momento della morte?

Insomma Luca, qui stiamo già inguaiati senza grosse riflessioni esistenzialiste, magari qualche volta ci possiamo fare una risata?





Ho provato il Solare viso Lenitivo alla Cica di Tocobo, ecco cosa dovreste sapere

Sono tanti i marchi coreani che vorrei provare e pian piano sto spuntando qualche casellina. In questa recensione ad esempio vi parlo del primo prodotto di Tocobo che è finito nella mia routine ormai da alcune settimane, ovvero il Cica Calming Sun Serum SPF 50+.


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💸 €11
🏋 50ml
🗺 Made in Corea
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Il nome del brand deriva dalle parole coreane "to" (terra) e "cobo" (protezione) e fa secondo me subito capire la filosofia del marchio, ma è la grande scelta di prodotti per la cura del viso ad avermi convinto.
Come anticipavo, ho avuto modo di provare questo solare viso che Tocobo presenta con alcune premesse particolari.
Il Cica Calming Sun Serum SPF50+ è una protezione a base di filtri chimici ad ampio spettro UVA con valore PA++++ e UVB, ma è pensato come un prodotto volto ad agire anche positivamente sulla barriera cutanea.
Tocobo infatti ci dice che è composto da oltre il 60% di ingredienti idratanti in cui immagino calcoli questo Ultra HA-G 10, ovvero dieci diverse forme di acido ialuronico con diversi pesi molecolari, a cui si uniscono altrettanti umettanti inclusa la glicerina. 
Per quanto invece riguarda il Cica Complex, Tocobo ha inserito in questo solare almeno 6 diversi estratti dalla centella asiatica, lenitivi e rigeneranti.


Alla centella si aggiunge anche estratto di aloe come agente antiinfiammatorio, la parte simpatica infatti della presentazione del Calming Sun Serum è che dovrebbe abbassare la temperatura cutanea di -7 gradi proprio grazie a questa miscela di attivi.

Vi anticipavo comunque, al netto del marketing, che ci sono ingredienti adatti a migliorare la barriera cutanea come niacinamide, adenosina e fermenti del lievito. Chiudono poi questa lista di ingredienti alcune sostanze antiossidanti, come gli estratti di gardenia e cartamo e il tocoferolo. 

È sempre molto romantico che Tocobo, come molte aziende coreane, definisca questo solare come un siero, ma in realtà ha la consistenza di una lozione abbastanza fluida, che non crea scia bianca, e che si stende molto facilmente. La lievissima colorazione verde non ha alcun potere coprente o di color correction sulla pelle e la profumazione aggiunta è fresca, gradevole, vagamente erbosa e abbastanza evanescente. 


Appena applicato sul viso, il Cica Calming Sun Serum SPF50+ ha effettivamente un gradevole effetto rinfrescante e lenitivo, ma non aspettatevi una sensazione mentolata ad esempio o appunto quei 7 gradi in meno. È indubbiamente un solare confortevole, facile da usare e che su di me si assorbe abbastanza bene, senza lasciare quella patina umida o appiccicosa che alcuni solari purtroppo creano dando fastidio. Inoltre l'ho potuto applicare sul contorno occhi senza problemi.

Mi tocca però ammettere che, nonostante la leggerezza di questo Calming Sun Serum Tocobo, la sua emollienza e il livello di idratazione sono un po' troppo alti per le mie necessità in questo momento dell'anno. La mia pelle mista infatti predilige prodotti meno umettanti, e qui abbiamo anche un finish glow con cui avere a che fare, quindi non è proprio il solare che afferro per primo quando mi sto preparando.
Una cute più normale, con maggiori aree secche secondo me può apprezzare molto di più questo solare coreano, io invece devo sempre un po' arrabattarmi nel cercare di giostrare la mia skincare (già abbastanza leggera) per non dare troppo al mio viso.


Il mio intento è quindi di mettere da parte per il momento questo Sun Serum Tocobo e riprenderlo quando le temperature saranno un po' più clementi e la mia pelle più bisognosa. Si è dimostrato infatti valido da utilizzare tutti i giorni, sia perché quel finish luminoso è pur sempre elegante come capita con i prodotti coreani, e può essere tenuto a bada con una cipria, sia perché una volta rimosso lascia la pelle morbida e non secca. Inoltre non ha una particolare resistenza all'acqua, basta una doppia detersione normale per rimuovere tutto il solare. 

Un piccolo bonus va al pack di questo solare Tocobo: infatti il flacone sembra piccolino, pur essendo in linea con le quantità degli altri brand, ma è solo molto compatto, quindi perfetto da portare dietro o in vacanza.

Quali sono i vostri prodotti preferiti di Tocobo? Cosa dovrei provare al più presto?





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Le mie opinioni su due serie tv Netflix più viste del momento

L'estate ci spinge un po' tutti a dedicare tempo ad altre attività, ma sono comunque riuscito a terminare un paio di serie tv che trovate nella classifica dei titoli più visualizzati al momento in streaming su Netflix.


Untamed 
Prima stagione

Dopo Dirty John, Eric Bana è tornato in un progetto dalle premesse interessanti. La nuova serie tv Untamed infatti è scritta da Mark L. Smith, già sceneggiatore del film Revenant con cui Leonardo di Caprio si beccò un Oscar, ma anche della miniserie American Primeval, che a me era piaciuta. 

Bana qui interpreta Kyle Turner, un agente della divisione investigazione parchi che lavora nel selvaggio Parco dello Yosemite, e che si ritroverà a dover indagare sulla morte di una giovane ragazza di cui non si sa nulla. Nel mentre Kyle deve ancora metabolizzare i demoni di un matrimonio sfasciato con Jill (Rosemarie DeWitt da And Just Like That e Lezioni di Chimica per dirne due) e di un difficile dramma personale. Nelle sue indagini verrà però aiutato dalla giovane poliziotta Naya Vasquez (Lily Santiago), una madre single che si è allontanata da Los Angeles per fare una vita più semplice e sfuggire ai suoi problemi.


Untamed è un thriller classicone sotto tutti i punti di vista, che però può vantare un'ottimo cast e bellissimi paesaggi che si adattano alla perfezione alla storia cruda e a tratti violenta che racconta.

È un classico nelle indagini che conduce Kyle Turner per cercare di risolvere il giallo della ragazza morta in circostanze misteriose, ricerche che spesso si scontrano con ad esempio persone poco collaborative o quella natura avversa.
Untamed si basa su meccanismi già noti sia nella caratterizzazione dei personaggi che nei rapporti fra di loro: c'è ad esempio la dinamica fra l'agente più esperto, chiuso, e duro, e la nuova arrivata che invece deve ancora farsi le ossa seppur sia molto intraprendente.
Allo stesso modo i protagonisti sono un po' tutti legati da una storia personale difficile, fra Kyle che deve elaborare uno dei lutti più complessi, e Naya che da madre single è perseguitata dal padre di suo figlio. 


È un classicone che però funziona, che viene spinto in avanti da un inizio ben fatto, con il giusto pathos per porre le basi appunto al thriller. La tensione iniziale però si perde un po' nel corso dei sei episodi, arrivando ad un finale che forse allunga un po' troppo le tempistiche e che non rispetta il ritmo dell'esordio. Questo è forse il problema più importante di Untamed e del suo non spiccare in originalità.

Per par condicio infatti non posso non sottolineare che anche Turner, come il protagonista di Dept. Q - Sezione Casi Irrisolti, è il solito stereotipo dell'agente schivo, provato dalla vita, con appunto una situazione familiare complessa. Quindi non aspettatevi anche in questo caso un personaggio sfaccettato e "nuovo", ma non fa troppa antipatia, e soprattutto il suo vissuto non viene usato come riempitivo per allungare il brodo.
Quindi Untamed mi è piaciuta seppur non mi sia trappato il ciuffo, se amate il genere sicuramente vi incuriosirà e sappiate che c'è già una seconda stagione confermata da Netflix che immagino farà diventare la serie una sorta di analogia con un caso diverso.


La scomparsa di Amy Bradley
Docu-serie

Dalla finzione passo ad una storia tristemente reale, ovvero il caso di Amy Bradley, che questo documentario Netflix, arrivato il 16 Luglio, cerca di riportare alla luce dopo quasi 30 anni.

Il 21 marzo 1998 Ron e Iva Bradley, insieme ai loro figli Amy e Brad, salparono da Porto Rico a bordo di una bellissima nave da crociera della Royal Caribbean. Sembrava un bel viaggio di famiglia, ma dopo un paio di giorni di navigazione, succede qualcosa di assurdo: Amy scompare misteriosamente dalla sua cabina. Alle prime ore della mattina del 23 marzo era infatti rimasta sul balcone della loro stanza, ma al risveglio, i Bradley non la trovano più da nessuna parte. Nonostante la famiglia chiese al comandante di lanciare l'allarme, la nave venne comunque fatta sbarcare a Curaçao, consentendo a migliaia di passeggeri di scendere sulla terra ferma.

Da quel momento, fino ai giorni nostri, le indagini sulla scomparsa di Amy Bradley saranno frammentarie, piene di criticità, segnalazioni più o meno attendibili e tanti angoli bui su cui è difficile fare chiarezza. Ma si arriverà anche all'ipotesi più assurda ma anche più credibile: è possibile che Amy sia stata vittima di un traffico di esseri umani?

Gli amanti del true crime e dei casi irrisolti forse conoscevano già il caso di Amy Bradley, ma io, che 27 anni fa ero ancora troppo piccolo per interessarmi alla cronaca nera, specie estera, ammetto che non ne avevo mai sentito parlare. Una storia vera molto complessa, con un alone di mistero che naturalmente si prestava alla narrazione documentaristica, e che su internet ha già riempito pagine e pagine di siti web, anche per tutti i possibili complotti su questa faccenda.

Ho quindi seguito volentieri la docu-serie La scomparsa di Amy Bradley proprio perché mi ha dato una panoramica degli eventi abbastanza chiara e completa fino ai giorni nostri. O meglio, forse il primo dei tre episodi di cui è composta la serie è un po' caotico, ma man mano si ricostruiscono tutti gli eventi, il documentario diventa più comprensibile.

La scomparsa di Amy Bradley lo definirei comunque un documentario tradizionale, più informativo/cronachistico che investigativo: è vero che vengono esposte tutte le possibili ipotesi su cosa sia successo alla ragazza, ma non mi sembra che si aggiunga altro rispetto a quello che potreste trovare ad esempio in una pagina Wikipedia. Anche lo stile non brilla per originalità né risulta particolarmente ricercato, visto che si basa quasi esclusivamente sulle interviste a familiari o agenti che si sono occupati del caso.

Anche la parentesi sulla sicurezza a bordo delle navi da crociera, che giustamente la docu serie descrive quasi fossero stati a se stanti, che, navigando in acque internazionali, sono meno soggette a leggi specifiche, viene toccato in modo superficiale e poco approfondito.
Se come me apprezzate il true crime e non conoscevate affatto la storia, Amy Bradley Is Missing può essere un documentario interessante, ed anche toccante, vista la forza che i Bradley, a quasi 30 anni dall'accaduto continuano a dimostrare. Per tutti gli altri può essere una serie ridonante e poco intrattenitiva. 




Top e Flop Beauty di Luglio, troppi prodotti da scoprire 😍

È stato un Luglio positivo per me e per la mia Beauty Cues perché vi ho parlato di tantissimi prodotti promossi, che sono vere e proprie chicche da scoprire. 
Mi tolgo subito però il sassolino dalla scarpa con alcuni prodotti flop o quasi. Infatti avevo raccolto in un'unica review alcune referenze di Balea e Alverde che non avrei riacquistato, non tanto perché fossero poco valide, ma perché non riuscivano distinguersi da altri prodotti in positivo. 

Il peggiore per me è stato forse l'olio per capelli Repair & Care di Alverde.

Io ho dei capelli molto secchi, che tollerano maschere e trattamenti corposi, spesso adatti a capelli ricci e crespi, ma questo olio risultava troppo pesante per me. Si dovrebbe usare come un leave-in pre styling sul capello umido, per condizionare e lucidare i capelli ma, nonostante gli ottimi ingredienti, sto cercando di terminarlo come un olio da impacchi pre shampoo. In tal senso questo prodotto Alverde non è comunque fondamentale per la mia hair care quindi lo metto fra i flop. 

Il resto è tutta una strada in discesa con tante belle promozioni. Ho aperto Luglio con una bella recensione, anche questa ricca di prodotti promossi per viso, corpo e capelli, e potrei inserirli tutti, ma qui vi nomino il più particolare ovvero la Zero Sebum Drying Powder di ETUDE.


Una cipria fissante ma soprattutto opacizzante e in grado di levigare la texture cutanea, senza seccare però la pelle. E poi non guasta il fatto che la Zero Sebum Powder sia super economica e duri parecchio, quindi merita una chance. Qui potete leggere la recensione completa. 

Nel corso di Luglio ho fatto anche un piccolo approfondimento sui profumi Parfum de Voyage di Compagnia delle Indie, soprattutto sulle fragranze più fresche, adatte all'estate (almeno secondo me). A me sono piaciute tutte, ma ad avermi stupito è sicuramente la 9 Menta e Zenzero.

Ha un'ottima durata su pelle e indumenti, l'evoluzione della piramide olfattiva è interessante e originale e si adatta ad ogni situazione, di giorno o di sera. Per me i profumi Compagnia delle Indie sono stati una bellissima scoperta di questo 2025, e sto continuando ad usarli giornalmente variando a seconda del mio gusto e dell'occasione. Non vedo anzi l'ora di mettere alla prova le restanti fragranze Parfum de Voyage che ho messo da parte per l'autunno. Qui intanto trovate la recensione di Menta e Zenzero.

A proposito di Compagnia delle Indie, nel corso di Luglio vi ho presentato una loro nuova linea ovvero le acque corpo profumate, che declinano le fragranze più note del marchio in delle skin scent da indossare. Io ne ho provate tre, ma per eleggere la TOP, scelgo la 7 Iris e Patchouli.

Avevo già amato la eau de toilette in questa fragranza, e al body mist Compagnia delle Indie è identica e altrettanto gradevole. Iris e Patchouli è infatti una profumazione unisex, che può adattarsi a diverse stagioni, che ha poi un validissima performance in termini di durata. A me piace proprio sentirla sulla pelle e poi queste body mist hanno anche un effetto setificante sulla cute che è un plus non da poco. Più dettagli al post dedicato. 

Fra i top per il corpo di questo mese inserisco anche il docciaschiuma My Mood Wonder Mint Felce Azzurra, che ho trovato da Lidl.


In questa estate torrida un docciagel del genere è stato una mano santa: ha infatti una fragranza mentolata e sulla pelle dà una intensa sensazione di freschezza che dura anche dopo la doccia, dando benessere, sollievo e leggerezza. Certamente avrei voluto un effetto più addolcente sulla pelle, una azione più idratante, ma comunque deterge senza seccare troppo il corpo. Ne ho parlato dettagliatamente qui. 

Il mese di Luglio è stato ottimo anche per scoprire alcuni ottimi prodotti per la cura del viso, a cominciare dalla PDRN Vita Toning Ampoule del brand coreano Genabelle.


Nella recensione, che trovate qui, vi ho raccontato cosa c'è dietro, scientificamente, il trend del PDRN e dello sperma di salmone nei cosmetici, ma a parte questo attivo particolare, questa ampolla di Genebelle è un ottimo siero. È infatti ricca di attivi che comunque si prendono cura della barriera cutanea, la idratano e ne migliorano l'aspetto proprio perché più sana e meno propensa a irritarsi. È stato facile introdurla nella mia skincare ed è quasi agli sgoccioli, quindi presto la vedrete fra i terminati. 
Voi avete provato il PDRN?

Sempre per la cura del viso a Luglio di ho parlato di due prodotti Revox B77 che mi sono piaciuti molto, in particolare il loro Multi-Peptide Eye Contour Serum.


Revox B77 è secondo me un brand che merita di essere attenzionato e di cui mi sentirete parlare ancora a lungo, soprattutto se cercate alternative un po' più economiche di brand già accessibili. A me ad esempio è venuto spontaneo fare un confronto con The Ordinary quando vi ho parlato di questi sieri viso Revox, perché il concetto è molto simile. 
Tornando all'Eye Contour Serum è un trattamento occhi tutt'altro che banale perché unisce peptidi anti age a caffeina defaticante, e quindi aiuta la zona perioculare da più punti di vista. E poi, oltre al costo super accessibile, si unisce bene alla skincare, quindi che si può volere di più?

Ammetto che questo mese non è stato semplice selezionare solo i prodotti TOP perché di validi ce ne sono stati tantissimi, ma intanto fatemi sapere i vostri promossi di Luglio!

Le mie recensioni tornano come sempre nel corso di Agosto, quindi ci leggiamo presto.






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Film e serie tv di Luglio: mese ricco, mi ci ficco!

Sono rimasto quasi sorpreso nel guardami indietro e notare che, nonostante Luglio sia un mese che ti porta spesso lontano da casa, sono riuscito a vedere un buon numero di film e serie tv. Ho qualche recensione in arretrato, che ormai ho lasciato per Agosto, ma intanto è arrivato il momento di raccogliere i titoli promossi o bocciati del mese.

Inizio con le note positive partendo da un dog movie da appuntarvi magari per un recupero in streaming durante il prossimo autunno, e che si intitola L'amico fedele di Scott McGehee e David Siegel.


Un film del 2024 con un bel cast, che tocca buoni sentimenti ma anche malinconia, dolcezza e un pizzico di tristezza, con un cagnone come co-protagonista, ed un lutto da affrontare. Ovviamente ha il suo pubblico di riferimento, principalmente gli amanti degli animali e dei cani, ma L'amico fedele è comunque un film di comfort adatto a tutti che non richiede troppa attenzione o partecipazione. 

Buon intrattenimento anche il thriller-fantasy Caddo Lake, disponibile in streaming da giugno su NOW.


Un misterioso lago fra il Texas e la Louisiana lega la vita di due giovani ragazzi, entrambi con un vissuto non facile, i quali scopriranno un oscuro segreto della loro famiglia. 
Caddo Lake è un altro film adatto per puro intrattenimento, specie se ad esempio avevate amato la serie tv Netflix Dark e vi piacciono queste storie che mixano generi diversi, ma tutto sommato in modo coerente. È vero che l'ambientazione sudista e il dramma familiare possono suonare un po' inflazionati, ma sono appunto in linea con la storia che Caddo Lake racconta.

Sempre su NOW trovate un altro titolo che promuovo ovvero Itaca. Il Ritorno, con Ralph Fiennes e Juliette Binoche.


Il centro della storia è l'ultima parte del viaggio di Ulisse, di ritorno ad Itaca dopo le sue peripezie per il mondo, ma l'approccio sul mito è leggermente diverso. Infatti, più che sui fatti, Itaca - Il Ritorno fa secondo me leva sulle interpretazioni del suo cast e sul lato umano che i personaggi omerici potevano avere. Anche questo secondo me è un film che può piacere ad un pubblico specifico: non solo i fan della mitologia, ma anche chi apprezza una cinematografia dal sapore teatrale.

Ho detto parecchie cose positive anche nella mia recensione di My Old Ass, una dramedy con una punta di fantasy con Audrey Plaza, e disponibile su Prime Video.


Il pretesto con cui la protagonista finisce per parlare con la se stessa da adulta è solo uno dei possibili tentativi di rispondere alla domanda "cosa diresti se incontrassi te stesso da giovane?".  Una riflessione sul tempo che passa, sulla necessità di dar valore a quel che conta davvero e sull'abbracciare tutte le possibili sterzate della vita, ma My Old Ass cerca di trovare leggerezza e ironia anche quando le tematiche si fanno più spesse e magari può scappare la lacrimuccia.

Passando invece ai film bocciati, la lista non è lunga ma sicuramente pesante. Ho trovato ad esempio quasi insopportabile We Live In Time - Tutto il tempo che abbiamo, con Florence Pugh e Andrew Garfield.


Credevo si trattasse di un film romantico con un risvolto drammatico, magari non originale ma efficace, ed invece We Live in Time è solo confuso, poco interessante, con dei protagonisti che suscitano fastidio e dimostrano poca alchimia fra di loro. Fallisce anche nel tentativo di essere un intrattenimento per una serata non troppo impegnativa, sia per le tematiche che per l'impostazione non cronologica dei fatti.

Pessimo, per me almeno, anche il nuovo Damaged, con Vincent Cassel e Samul L. Jackson su Prime Video.


Un poliziesco senza mordente, che purtroppo non sfrutta bene nessuno dei suoi assi nella manica, soprattutto il cast, vista la piattezza con cui sono caratterizzati i protagonisti, e i paesaggi scozzesi che poco si vedono in questo film. Damaged non è nemmeno adatto come sottofondo perché può annoiare facilmente e risultare prevedibile. 


Sul versante serie tv sarò forse un po' più breve perché mi sono reso conto che quello che ho apprezzato è unito più o meno dalle stesse motivazioni. Ad esempio vi ho parlato, nello stesso post, sia di Winter Palace che di She The People, sebbene siano serie tv molto diverse, ma che ho apprezzato per l'approccio leggero e per la facilità con cui le si segue.


Winter Palace è un period drama perfetto se siete in attesa di titoli più imponenti e se cercate una pausa del caldo: la storia è quella di un giovane imprenditore che vuole aprire un albergo di lusso alle pendici delle fredde alpi svizzere. Questo incipit non è pura invenzione, ma si ispira a fatti reali che però vengono traslati nella ormai tipica contrapposizione fra gli ospiti dei piani alti e la servitù dei piani bassi. Così questa serie tv Netflix diventa una bella compagnia, appagante anche esteticamente.

Più leggera e frizzante è She The People, firmata da Tyler Perry, e che presto arriverà con una seconda parte della prima stagione.


Qui siamo più vicini alla sit com per stile, approccio e durata, facile da alternare a serie tv più complesse e lunghe, e che con leggerezza però ci mostra una critica all'ambiente politico soprattutto americano, spesso infarcito di sessismo e razzismo. 

Con più o meno le stesse motivazioni promuovo Overcompensating, su Prime Video, e Adults, su Disney+, che tra l'altro hanno anche aspetti in comune. 
Entrambe infatti raccontano storie di giovani ragazzi che si affacciano al mondo degli adulti, e devono quindi attraversare diverse peripezie per crescere ed affermarsi. Ad unire queste serie tv c'è anche lo stile, che oscilla fra il serio di argomenti complessi e il faceto di situazioni strampalate.


Overcompensating - L'Inganno è una serie tv a tematica LGBTQ+, visto che il protagonista reprime la sua omosessualità per sopravvivere in un campus universitario, ma riesce ad espandere il suo contenuto emotivo e argomentativo fino a parlare di accettazione di sé nel senso più ampio, e dello stress causato da una società e da un ambiente che ci vuole sempre performanti.

Adults ha invece richiamato alla mente di alcuni un paragone con Friends perché l'incipit è in fondo lo stesso, ma per il resto non ci azzecca.


Troviamo infatti un gruppo di amici che vivono insieme, decisamente più vicini alla nostra contemporaneità, un po' tutti incasinati, a tratti nevrotici, con relazioni altrettanto sfasciate, ma sempre pronti a sostenersi a vicenda nei momenti difficili della quotidianità. Una famiglia di elezione a cui è facile affezionarsi e che potrebbe dare buone soddisfazioni se dovesse proseguire con una seconda stagione. 
Adults e Overcompensating sono secondo me da recuperare anche solo per lo stile veloce e brioso di intrattenimento che propongono.


Fra le serie tv bocciate per me di Luglio invece metto due titoli che vi lasceranno perplessi. Il primo è Dept. Q: Sezione Casi Irrisolti su Netflix.


Devo ammettere che le mie aspettative su questa serie avevano subito una impennata a causa del tanto clamore che avevo scorto qui e lì, ma alla fine le mie speranze sono state disattese. Dept. Q infatti mi è sembrato un poliziesco tradizionale, che non solo non riesce a brillare per originalità, ma ha un ritmo affossato da inutili aggiunte narrative. Un po' come nel caso di Damaged, gli ottimi attori e i paesaggi scozzesi non riescono a salvare del tutto questa serie tv Netflix.
Ho letto che Dept. Q è stata rinnovata per una seconda stagione, perché il successo è stato forte, ma io ammetto che non so se proseguirò la visione. Credo che possa diventare una serie tv semi antologica, con un caso diverso da risolvere, ma temo ripetano le stesse dinamiche e quindi la stessa pesantezza.

La seconda serie tv che boccio è The Studio, che avevo inserito nella lista aggiornata delle serie tv abbandonate.


Quando ho detto che ho abbandonato The Studio, molti di voi carinamente mi hanno detto che comunque la serie meritava e che magari dovevo insistere, ma per me non c'è più nulla da fare. Infatti, una volta che inserisco una serie nella lista degli abbandoni, significa che le ho dato più di qualche chance e che soprattutto mi sono dato il tempo per poter capire se mi tornava la voglia di proseguire la visione. Con The Studio ho voluto seguire più episodi, ma purtroppo l'isterismo dei protagonisti, i momenti bizzarri che falliscono nel far ridere e la mancanza di una storia che mi interessasse davvero, hanno contribuito a rendere per me la serie davvero ammorbante. Che la messa in scena e gli attori principali e non che si susseguono siano spettacolari, è un dato di fatto, ma non posso farmi venire il mal di testa per capire un dialogo urlato e l'esagitazione dei personaggi.


Per questo mese è quindi tutto, fatemi sapere i vostri promossi e bocciati di luglio!




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