Cosa ho visto su Prime Video in queste settimane

Mi sembra sempre di non sfruttare al meglio il mio abbonamento a Prime Video, che per quanto non sia alla pari di Netflix quando si parla di nuove uscite e produzioni originali, ha comunque un catalogo abbastanza ricco. Mi sono così messo d'impegno ed ho visto nelle ultime settimane tre film ed è il momento di chiacchierarne un po'.


Flaminia (2024)


Genere: commedia
Durata: 100 minuti
Regia: Michela Giraud
Uscita in Italia: 11 Aprile 2024  (cinema)/ 7 Settembre 2024 (Prime Video)
Paese di produzione: Italia

Flaminia De Angelis (Michela Giraud) è una ragazza di Roma Nord che fa di tutto pur di essere accettata da quella borghesia altolocata e snob a cui lei e la sua famiglia agognano. Nonostante il padre faccia il chirurgo plastico (che di questi tempi è tanto ricercato), infatti, i De Angelis sono visti come degli arricchiti un po' burini, e devono far del loro meglio perché Flaminia sta per sposare il rampollo di una famiglia romana molto importante, ma che sembrano più nozze di convenienza per entrambi.
Mentre i preparativi fervono tutto però sembra precipitare: nella vita di Flaminia si catapulta la sorella(stra) Ludovica (Rita Abela) la quale è nello spettro autistico ed è uscita da una comunità in cui viveva. La spontaneità e l'irruenza di Ludovica metteranno in difficoltà i modi ormai costruiti di Flaminia che cerca di spacciarsi per ciò che non è.

Opera prima di Michela Giraud, che ne firma la regia oltre che la scrittura e appunto l'interpretazione, Flaminia non era esattamente il film che avrei voluto vedere al cinema quando uscì ad aprile, ma è stato un buon recupero in streaming. 
Dalla stand up comedy, Giraud ha saputo espandere il suo personaggio e già in Maschile Singolare e Maschile Plurale aveva mostrato alcune note più drammatiche della sua recitazione, ma qui oscilla proprio su due poli opposti. Perché Flaminia inizia come una commedia, con una protagonista che sembra quasi una Bridget Jones borgatara che cerca di evolvere, ma poi si scontra con una realtà che aveva da sempre rifiutato, che però la aiuterà a riscoprire se stessa, una emotività che aveva messo da parte e una unicità che aveva quasi dimenticato. 

Flaminia cerca quindi di essere non solo una commedia ma anche un film un po' più di spessore, ma non riesce a mettere radici profonde a queste due anime. La parte commediale è carina, ma nulla di più, non ci si fa grandi risate, anche se Michela Giraud gioca molto con riferimenti alla romanità, ma fa satira anche più o meno velatamente ad un certo tipo di ceto e provenienza sociale, ma altri passaggi funzionano meno bene, come l'auto citarsi o il cadere in stereotipi già visti.
Nessun personaggio, ad eccezione forse della protagonista, riesce ad avere una sfaccettatura che lo renda un po' più approfondito.

Tutta la parentesi più drammatica può essere toccante, ma resta trattata in modo decisamente superficiale rischiando di risultare un po' fine a se stessa e non riuscire a portare a quella riflessione che invece il film vorrebbe far nascere nei suoi spettatori. Mi è capitato di vivere una situazione simile a quella di Ludovica e Flaminia, ma la prospettiva qui come dicevo non è né originale né particolarmente accurata, sebbene sembri che Giraud ci abbia messo anche una vena biografica.

A questo aggiungete una regia e una estetica abbastanza standard, che non rendono il film particolarmente di appeal, specie nell'ottica di una sala cinema.
Salvo sicuramente la recitazione di un po' tutto il cast, fra cui anche Antonello Fassari, Nina Soldano ed Andrea Purgatori, ma sono tutti attori rodati che hanno alle spalle tanta carriera e che qui si trovano in ruoli di passaggio.
Flaminia si trova secondo me bene in streaming, come un intrattenimento semplice con un pizzico di attenzione in più, ma senza mai trovare una sua anima.



Una famiglia di cuccioli (2023)


Titolo originale: Puppy Love
Genere: 
commedia sentimentale
Durata: 106 minuti
Regia: Richard Alan Reid, Nick Fabiano
Uscita in Italia: 11 Settembre 2024 (Prime Video)
Paese di produzione: Stati Uniti

Nicole (Lucy Hale) è una ragazza estroversa, energica ma un po' casinista, che non è riuscita a sviluppare il suo amore per l'arte finendo per diventare una home stager, la quale un po' per caso si imbatte in un randagio che decide di adottare e chiamare Channing Tatum. Un giorno spinta da un'amica dopo l'ennesima delusione amorosa, Nicole si iscrive su una app di incontri per cercare un compagno, e qui conosce Max (Grant Gustin) il quale ha anche lui una cagnetta, Chloe, che ha adottato su suggerimento della sua terapeuta, con lo scopo di liberarsi di parte delle paure che lo tengono chiuso in casa post Covid.
Fra i due l'appuntamento non va al meglio, anzi, ma fra i loro cani invece le cose vanno fin troppo bene, al punto che Chloe resta incinta e Nicole e Max finiscono per dover collaborare per il bene dei loro cuccioli.

Metto le mani avanti con Puppy Love perché è a tutti gli effetti una rom-com, che prende le mosse, lo stile, le dinamiche dal genere e quindi non ha un crea un effetto sorpresa unico e particolare. Però Una famiglia di cuccioli si muove su alcune sfumature che secondo me lo rendono un po' più apprezzabile. Ad esempio la coppia Nicole e Max non nasce come una enemies to lover, perché le cose fra di loro, in primissima battuta, non vanno tanto male, ma semplicemente entrambi sono ancora troppo reticenti nei confronti dell'altro e quindi non si trovano nei rispettivi modi di fare.

O ancora, l'essere chiuso e germofobico di Max non è un comportamento campato in aria, ma si ricollega al Covid, quindi una circostanza che molti possono comprendere, e che poi svelerà anche una ulteriore ragione.
L'aggiunta dei cani rende poi tutto più carino e puccioso, specie se amate gli animali.

Probabilmente per i miei gusti non mi ci sarei soffermato ma mi aveva invece incuriosito la presenza di Lucy Hale, che dopo Pretty Little Liars ha costellato la sua carriera di commedie romantiche in cui secondo me riesce molto bene, ma anche Gustin sta bene in questa parte, e il cameo di Jane Seymour non guasta.
Purtroppo non ho amato i personaggi secondari, troppo spesso eccentrici, e non tutte le situazioni comiche sono vicine alla mia idea di ironia, ma non per questo credo che sia brutto nel suo insieme.
Quindi penso che un film come Puppy Love faccia il suo dovere: è esattamente quello che ci si aspetta da una comedy che vuol essere un porto sicuro per una serata tranquilla. Il vero inghippo secondo me sta nella durata, che sfora troppo per la storia che racconta e per la tipologia di film, ma comunque non ci si annoia troppo, e per le future giornate autunno-invernali può andare bene.


CODA - I segni del cuore (2021)


Genere: commedia, drammatico
Durata: 111 minuti
Regia: Sian Heder
Uscita in Italia: 31 marzo 2022 (cinema)/ Prime Video
Paese di produzione: Stati Uniti d'America, Francia, Canada

Nonostante il nome, CODA non parla di animali, ma è l'acronimo di Child of Deaf Adults, perché questo film racconta la storia di Ruby Rossi (Emilia Jones) unica persona udente della sua famiglia. Ruby è soltanto una adolescente, ma per tutta la sua vita è stata il filtro, o meglio l'interprete per la sua famiglia con il resto del mondo. Si sveglia infatti all'alba per aiutare suo padre Frank (Troy Kotsur) e suo fratello Leo (Daniel Durant) nell'attività di famiglia su un peschereccio, ma nonostante sia dovuta crescere in fretta, a scuola viene vista come una persona da emarginare e bullizzare.
Ruby ha però una grande passione per il canto, e quando un insegnate di musica finalmente inizierà a credere in lei e darle lezioni, per la ragazza si aprirà un bivio: seguire la sua passione, che potrebbe diventare il suo futuro, o aiutare la famiglia che ha parecchi problemi economici?

Quando uscì nel 2022 non sono riuscito a vederlo al cinema, né ho visto il film francese da cui è tratto, che si intitola La famiglia Bélier, e che si trova sempre su Prime Video, quindi ero del tutto libero da preconcetti, ma ero solo mosso dalla curiosità, visto che CODA si era aggiudicato in quell'anno ben tre premi Oscar fra le svariate candidature e vittorie. 
Coda alla fine è quasi un coming of age, perché abbiamo una protagonista che è già matura per certi aspetti, ma deve fare il passo successivo, deve trovare il coraggio di uscire dal nido; dall'altra parte anche la sua famiglia però deve imparare a lasciarla andare, a mettere da parte quell'egoismo forse spontaneo e capire che Ruby deve fare la sua strada.
In questo senso Coda - I segni del cuore dà una doppia chiave di lettura: da un lato quella specifica di una intera famiglia che, a causa della sua disabilità, non solo ha paura di lasciare andare l'unica persona che riesce a tenerli a contatto col mondo, e anche a riparo da alcuni pericoli, ma non può apprezzarne il talento concretamente.

Dall'altro questo è un discorso che può valere per qualunque altra circostanza in cui uno dei figli deve lasciare la casa natia per cercare un futuro migliore, pur sapendo che i genitori potrebbero o hanno bisogno di aiuto, o anche quando deve seguire la propria passione nonostante non venga del tutto compresa dalla famiglia. 
La questione del canto (che onestamente avrei ridotto nel film) è quindi sicuramente collaterale al messaggio che in realtà vuol far passare CODA, ma è calzante.
Pare inoltre che, rispetto alla versione francese, in questo adattamento abbiano scelto davvero attori non udenti, quindi creando una maggiore sensazione di realismo delle dinamiche.

Pur aprendosi però a tante riflessioni ed una certa universabilità, Coda non diventa mai troppo pesante, perché dà aria alle sue tematiche anche serie con una spolverata di ironia.
Non lo definirei un capolavoro in generale, sia perché qui e lì può risultare un po' troppo studiato, un po' troppo sistemato a tavolino per suscitare emozioni, così come c'è una sensazione di prevedibilità man mano che il film si sviluppa, ma comunque merita una opportunità senza dubbio. 



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