Lasciate perdere queste serie tv se potete 🙄

Sarò sfortunato, ma ultimamente mi sembra di non vedere nulla che mi convinca completamente da inizio a fine, e dopo una piccola parentesi di gennaio, mi sono ritrovato con altre serie tv evitabili. Eccovi perché secondo me potete skipparle.


Escort Boys 
Prima stagione

Cercavo una roba leggera da seguire, ma non vacua come il serbatoio della mia auto sempre in riserva, e ho puntato su Escort Boys, serie francese apparsa su Prime Video il 22 dicembre dello scorso anno, e che aveva l'allure di qualcosa di contemporaneo, friccicarello, ma con un valore aggiunto, e mi era sembrato familiare il volto di Guillaume Labbé, che avevo conosciuto in Operazione Amore (o Plan cœur o Tutte per una, mai capito perché avesse tre titoli diversi).
Tutto inizia quando un gruppo di ragazzi, capeggiati da Ben, tenta di risolvere i propri problemi economici creando una agenzia di escort al maschile. Il ragazzo infatti non solo non è riuscito a sfondare come modello, ma ha affrontato la morte del padre e deve badare alla sorella minore Charly. Ma appunto Escort Boys segue anche le vite di Zack, Mathias e Ludo e delle loro vicende familiari e amorose. 



Vi ricordate Full Monty? Era un film degli anni '90 con più o meno lo stesso incipit, e riscriverlo in qualche modo oggi, con problematiche più odierne, poteva essere stimolante, perché per una volta sono gli uomini a sfruttare la propria fisicità e perché il mondo della prostituzione maschile risulta ancora abbastanza ignoto. Escort Boys vuole però non solo portare sensualità ed ironia ma cerca la sfera emotiva nel variegato mondo della sessualità femminile e del sesso in generale, al punto che alcune delle clienti di questi escort sono interpretate da attrici famosissime, come Amanda Lear, Rossy De Palma, la nostra Caterina Murino e Kelly Rutherford.

Escort Boys ha una buona predisposizione per essere godibile che si perde nel non sapere quale strada intraprendere davvero. Infatti, invece che sviluppare storie e personaggi, si perdono, un po' come in Fellow Travelers, in queste lunghe scene sulla fisicità degli attori e dei momenti di sesso che interpretano, che alla lunga vanno oltre il pruriginoso diventando imbarazzanti e ripetitive, oltre che vuote.

Tutti bellissimi, non vi è dubbio, ma di fondo c'è più l'interesse di puntare a raccogliere una certa tipologia di pubblico (inutile dire soprattutto gay e queer) che approfondire tematiche e personaggi. Le parti più comiche sono fiacche mentre le linee narrative secondarie si prestano ad argomenti che avrei voluto capire meglio, ma Escort Boys mi ha lasciato a bocca asciutta nell'attesa di qualcosa che non arriva mai, nemmeno alla fine. Di buono c'è che si tratta solo sei episodi da poco più di mezz'ora l'uno, quindi la si beve in fretta e con altrettanta rapidità si dimentica. Si parla di una seconda stagione perché il finale lascia aperta la strada a nuove storie e chiarimenti, ma non so se verrà confermata e più che voglia di proseguire da parte mia sarebbe speranza di vedere dei miglioramenti. 


Il giro del mondo in 80 giorni
Miniserie 


Fra la fine del 2023 e gli inizi del 2024, in quattro serate su Rai 2 e Raiplay è andata in onda una serie del 2021 che è un adattamento del romanzo Around the World in 80 Days di Jules Verne, e con protagonista David Tennant, che forse aveva 5 minuti liberi per dedicarsi ad un lavoro che in fondo non credo abbia ricevuto una grossa eco, specie da noi.
La storia, che penso che conosciate tutti, è quella di Phileas Fogg, che per scommessa con un conoscente di un club per uomini tenta il giro del mondo in 80 giorni, accompagnato dal suo nuovo cameriere personale Passepartout (Ibrahim Koma) e dalla giornalista Abigail Fix (Leonie Benesch), la quale sta cercando la storia che le consenta di affermarsi nel giornalismo. Inutile dirvi come finisce perché lo saprete già.
Peccato che la trasposizione in serie tv non abbia il mordente che mi aspettavo, perché credevo giustamente sarebbe stata una storia molto avventurosa, ma invece sembra quasi statica.

Nonostante l'aggiunta di un personaggio in più che creerà ulteriori dinamiche, la sensazione che in Il giro del mondo in 80 giorni non accada nulla è palese. Inoltre mi aspettavo una maggiore coerenza nella narrazione, non tanto al testo originale, ma proprio nell'impostazione, che parte con alcuni episodi che concludono parte delle vicende per poi proseguire con una narrazione più orizzontale, per appunto arrivare alla conclusione. In totale gli episodi sono 8, ma spesso ho avuto la percezione che certe parti fossero completamente inutili, come nel sesto in cui praticamente si ritrovano dispersi su un'isola deserta e non accade praticamente nulla. Dall'altro lato, si arriva alla risoluzione dei punti critici che i protagonisti incontrano senza troppa fatica, senza particolare tensione. Manca insomma di quella verve, quel brivido di quella emotività che poteva renderla una buona serie.

Il cast se la cava abbastanza bene ma non possono certo dare dimensionalità a dei personaggi che non ci raccontano poi molto di loro. Inoltre spesso sembra che questo Phileas Fogg sia troppo ingenuo, come se si fidi ciecamente di tutti, e passi sopra ad ogni cosa senza problemi.
Anche l'aggiunta di un nuovo personaggio, Abigail Fix, non riesce a tirare fuori dinamiche ispirate, se non la parentesi già vista della donna che vuole imporsi in un mondo ancora troppo patriarcale, e finisce per avere un interesse romantico non troppo interessante.
Ci sono dei bei paesaggi e delle belle scenografie ma anche tanto palese green screen in Il giro del mondo in 80 giorni che, aggiunto al resto, contribuisce secondo me a renderla una serie tv decisamente minore, che forse può funzionare per tenere compagnia, ma che si assesta al di sotto delle aspettative. Mi fa piacere che Rai e Raiplay proponga qualcosa di nuovo, ma secondo me sono ancora molto indietro per poter competere con altre piattaforme.
Si è parlato di una seconda stagione della serie ma non credo a questo punto ci sarà mai.



La Favorita del Re - Diane de Poitiers
Miniserie


Altro giro altra favorita di un re francese, e dopo il film su Jeanne du Barry, questa volta una miniserie si occupa di Diane de Poitiers, una cortigiana che entro a pieno titolo nelle grazie del Enrico II di Francia intorno al 1530 e vi restò fino alla sua morte. Infatti Diane non solo era particolarmente affascinante, ma anche arguta al punto che seppe gestire anche il matrimonio del re appunto con quella che fu la sua promessa sposa, Caterina de' Medici, con la consapevolezza che avrebbe saputo manipolarla meglio. 
Fra Diane e Enrico però la relazione fu uno scandalo perché lei pare avesse 20 anni più del re, e si spettegolava su quale prodigio utilizzasse per essere così bella e così giovane anche in età matura per l'epoca, al punto che venne accusata di stregoneria.
Quella che però poteva essere una storia succulenta, vibrante, e sensuale è stata però tradotta in una delle peggiori miniserie che abbia visto da un bel po' di tempo a questa parte.


La Favorita del Re in questo caso è interpretata da Isabelle Adjani, ed è forse lei uno dei problemi più imponenti della serie, che in realtà risale al 2022, ma che da noi è arrivata su Sky/Now a fine gennaio di quest'anno. Lungi dal fare ageismo, ma la Adjani ha più di sessant'anni e farle interpretare una trentenne stona abbastanza, ma soprattutto la sua contessa De Poitiers è piatta, monocorde, inespressiva in ogni fase della sua vita, per colpa purtroppo di un viso piallato da chirurgia plastica e filler, incapace di mostrare qualche sentimento. La sua risulta una bellezza vitrea, artefatta, e sembra quasi una presa in giro quando chiunque degli altri personaggi vada a sottolineare quanto sia bella e giovane (cosa che sarà un noioso leit motiv per tutte le puntate) o quando la inquadrano pensosa e addolorata. 
Non spiccano di certo gli altri personaggi e le altre interpretazioni, ad eccezione forse del cameo di Gerard Depardieu, ma la peggiore su tutte è appunto la Caterina de' Medici della nostra Gaia Girace, che definire legnosa e amatoriale è forse un complimento.


Tutta la serie, per quanto sfrutti bei paesaggi e dei bei costumi, è davvero fatta male, con una narrazione che non coinvolge, non attira, non ha pathos, è scialba, piatta, didascalica, priva di dettagli e sfumature, incapace di creare interesse nello spettatore, nonostante ovviamente le parti interne e private siano pura romanzatura dei fatti, e potevano avere una elasticità utile per creare qualcosa di più avvincente. La favorita del re non si aiuta nemmeno con la regia o il montaggio, anzi da un punto di vista tecnico è molto basilare e a volte scattoso. 
Se avessero fatto una docu-serie con appunto degli innesti sceneggiati, sarebbe stato forse meglio e più centrato, così invece è una grossa occasione persa, con l'aggiunta di una introduzione e un finale contemporaneo che sono forse la peggiore scelta vista in una serie tv da tanto tempo a questa parte.
È vero che sono solo 4 episodi, ma si risolvono in quattro ore completamente sprecate. 


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