Cosa è andato storto nella terza stagione di The Diplomat

È stata una attesa molto sentita quella per la terza stagione di The Diplomat, da molti considerata una delle migliori serie tv di Netflix, tranne che dal sottoscritto.

The Diplomat 3 recensioni

Certamente un cast di qualità, una messa in scena credibile, una storia così radicata alla contemporaneità che è difficile non sentirla quasi a contatto diretto con noi, sono tutti gli elementi che mi spingono verso questa serie Netflix e che non si possono negare. 
Però The Diplomat, fin dalla prima stagione, ha sempre cercato di inserire a tutti i costi una quota di intrattenimento, giocando su dialoghi fiume, personaggi magari divisivi e drammi familiari che però non sempre hanno avuto appeal su di me.
Stessa cosa vale per la terza stagione, arrivata in streaming il 16 Ottobre, che narrativamente parlando doveva essere una evoluzione decisiva degli equilibri.

Ci eravamo lasciati con la morte del Presidente degli Stati Uniti proprio mentre era al telefono con Hal (Rufus Sewell) e con il conseguente ribaltamento dell'ordine di potere. Grace Penn (Allison Janney, I Roses, Another Simple Favour) infatti è diventata la nuova presidente e sembrava che per Kate (Keri Russell) il ruolo di vice fosse dietro l'angolo. Invece, con abili colpi di scena, le carte si rimescoleranno. Non sono solo i ruoli pubblici a trovare nuove posizioni, ma anche quelli privati visto che i Wyler sono ormai solo una coppia sulla carta, mentre a porte chiuse sono sempre più distanti.

The Diplomat 3 così fa un passo avanti ma anche qualcuno indietro. Si torna infatti ai canonici 8 episodi, nonostante averne tolti due era stato per me un plus della seconda stagione, e ovviamente si cerca di andare avanti nella vicenda dell'ambasciatrice e dei suoi collaboratori.

Si parla sempre tanto, a volte l'uno sull'altro, ma poi non si quaglia molto: in questa terza stagione anzi sembra che l'azione sia ancora meno. Tutto si svolge spesso e volentieri all'interno, e tocca sorbirsi addirittura un intero episodio quasi completamente dentro un'unica stanza. Di tutto quello che accade, delle ripercussioni delle scelte delle stanze dei bottoni, vediamo ben poco, quasi nulla. 

E in questo solito fluire di nomi e circostanze che vengono raccontati, si possono fare solo due cose: lasciare che tutto scorra cercando solo di non annoiarsi, o prestare attenzione. Ma con quest'ultima opzione si rischia di notare come tocca sacrificare la razionalità affinché tutto funzioni.

Tocca poi ammettere che se Hal resta più o meno lo stesso personaggio indisponente, l'evoluzione di Kate mi ha lasciato molte perplessità. Sembra diventata particolarmente petulante, e si percepisce proprio il suo sentirsi un uccello in gabbia, che sbatte qui e lì, più o meno incurante se la gabbietta casca e combina un caos. In questo caso sono gli equilibri mondiali, ma fa nulla. 
Mi ha fatto sorridere come più volte cercasse di contattare il quasi ex marito, attraverso i vari collaboratori che inevitabilmente fanno muro di gomma, per poi scoprire che poteva semplicemente mandargli un messaggio. 
E poi personalmente non ho amato questo rovistare nella vita privata della diplomatica, passando da un amante all'altro, anzi mi sembra che semplicemente si perda troppo tempo su queste questioni. 

La vita privata della nostra diplomatica si ricollega ad un'altra linea narrativa che mi ha lasciato perplesso, ovvero quella dell'agente spia Callum Ellis (Aidan Turner, Rivals). Lui sembra un personaggi esplosivo e decisivo, di quelli che fanno il doppio o il triplo gioco, peccato però che spunti dal nulla e tutta la sua storyline è decisamente opaca specie per quanto riguarda i suoi tentennamenti.

Ma l'aspetto che forse ha deluso di più le mie aspettative su questa terza stagione di The Diplomat è stata la scarsa presenza di Allison Janney nei panni di Grace Penn, e soprattutto di suo marito Todd, interpretato da Bradley Whitford (The Handmaid's Tale, Rosaline). Loro potevano diventare un po' una coppia speculare rispetto ai Wyler, ed invece finiscono per fare apparizioni sporadiche come esattamente tutti i personaggi secondari che poco ci interessano.

Nuovi ruoli, stesse dinamiche verrebbe da dire, visto che The Diplomat ad ogni stagione sembra arrivare come un uragano, pronto a spazzare via tutto e tutti, ma alla fine lascia ben poco e come arriva se ne va.
La serie tv è stata confermata per una quarta stagione che, a giudicare il ritmo a cui ci hanno abituati, dovrebbe arrivare proprio nel 2026. Ammetto che però seguirla solo per la bravura degli attori sta diventando sempre più difficile. 



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