Cerco di togliermi di dosso il carico di serie tv che ho terminato in queste settimane iniziando da tre titoli che trovate su tre diverse piattaforme. Tutte e tre queste miniserie sono auto conclusive quindi perfette se non volete star troppo davanti ad uno schermo, ma vediamo se e come apprezzarle.
The Girlfriend
Miniserie

La storia di partenza è in verità molto semplice: Daniel (Laurie Davidson, Mary & George) è un giovane uomo di buona famiglia che sta per diventare medico, vivendo negli agi che suo padre, il ricco immobiliarista Howard (Waleed Zuaiter), e sua madre, la gallerista Laura (Robin Wright, Here) gli consentono. La loro sembra una famiglia solida, anche se subito intuiamo che Laura ha un attaccamento forte per il figlio. Questo equilibrio inizia però a scricchiolare quando nella vita di Daniel arriva Cherry (Olivia Cooke, House of the Dragon, Vanity Fair), una ragazza di origini più modeste che farà capitolare il ragazzo, ma anche drizzare le antenne alla madre.
Fra Cherry e Laura si creerà infatti subito una forte tensione che porterà ad una guerra senza esclusione di colpi: Cherry è convinta che Laura sia oppressiva e morbosa verso il figlio, mentre la madre di Daniel è certa che la ragazza sia solo una arrivista in cerca di denaro. Ma è tutta questione di punti di vista.
The Girlfriend è la classica serie tv da binge watching assicurato, che fa leva su alcuni elementi che, seppur abusati, ancora funzionano. Abbiamo case di lusso, protagonisti affascinanti (chi più e chi meno), quel tocco di erotismo e ambiguità che attira, e ovviamente lo scontro più classico di tutti tempi: la giovane nuora contro la suocera.
Il tutto viene raccontato attraverso uno stile narrativo molto scorrevole, che stimola molto lo spettatore a voler divorare la serie tv nel giro di poco. Ci sono infatti colpi di scena, ma è la divisione netta fra due prospettive contrastanti, quella di Cherry e quella di Laura, a rendere La Fidanzata più movimentato.
Ovviamente nulla da dire anche sugli attori: magari non avranno avuto i ruoli migliori delle loro carriere, eppure sono tutti più che capaci e convincenti.
Qui e lì The Girlfriend tocca anche argomenti un po' più ampi e complessi, come la salute mentale, la sessualità, un range ampio di situazioni relazionali e ovviamente la differenza socio-culturale. Il tutto senza però appesantire il ritmo o i dialoghi. Eppure siamo ben lontani dalla novità in senso più ampio.
Da "Quel mostro di suocera" a "Revenge", passando per Ticket to Paradise, il rapporto fra suoceri, generi e nuore è stato sviscerato più e più volte, quindi questa serie tv Prime Video arriva tardi sul sentiero dell'originalità. Non aiuta poi troppo la divisione netta fra due punti di vista diversi, che portano anche a leggere variazioni nella trama o momenti di tensione, come avevamo visto in The Affair e Disclaimer. Infatti secondo me è chiaro fin da subito che entrambe le protagoniste hanno comunque atteggiamenti malevoli verso l'altra o verso Daniel, quindi quel dubbio, quella ambiguità decadono molto presto.
La fidanzata poi chiede qui e lì qualche sforzo allo spettatore: tocca infatti farsi star bene protagonisti maschili abbozzati o banali, e soprattutto nella seconda parte di The Girlfriend bisogna mettere la razionalità da parte per farsi coinvolgere del tutto e credere nei colpi di scena.
È quindi una serie tv che secondo me basa tutto sull'intrattenimento, e sulla facilità di fruizione, visti i soli 5 episodi, e che ha funzionato su di me perché l'ho presa come tale. Se però si guarda un po' più a fondo, resta ben poco da The Girlfriend.
Gli Omicidi di Breslavia
Miniserie
Dal 12 Settembre su Disney+ sono arrivati gli otto episodi del dramma storico Gli Omicidi di Breslavia, che qui in Italia probabilmente avrò visto solamente io. Ad attrarre la mia attenzione non è stata solo la vicenda raccontata dalla serie ma anche la presenza di Sandra Drzymalska, ottima attrice polacca che avevo conosciuto in Sexify.
Gli Omicidi di Breslavia ci porta proprio a Breslau (l'attuale Wrocław polacca), nel 1936, quando era ancora considerata territorio tedesco, e soprattutto in un periodo brulicante e complesso. Il Terzo Reich sta man mano attuando una politica sempre più autoritaria, ma si avvicinano i Giochi Olimpici di Berlino e vuole sfruttare l'evento come occasione propagandistica. Tuttavia qualcosa frena questo percorso: a Breslavia viene trovato morto un atleta di origini polacco-ebraiche e purtroppo sarà solo il primo di altri omicidi. Per risolvere il caso viene incaricato il commissario Franz Podolsky (Tomasz Schuchardt) anche lui di origini polacche e non proprio simpatizzante nazista.
Podolsky farà del proprio meglio, ma le cose si complicheranno quando sua moglie Lena (Drzymalska appunto) si ritroverà coinvolta.
Appena ho iniziato a seguire Gli Omicidi di Breslavia, sono rimasto subito colpito da due fattori: il primo è la messa in scena e la fotografia, che restituiscono secondo me una immagine fedele degli anni '30 del secolo scorso; il secondo aspetto è la recitazione, che rende questa miniserie già una tacca superiore nel panorama di produzioni in un certo senso meno acclamate.
Man mano che la storia si sviluppa in effetti ho trovato alcuni aspetti intriganti, attimi di tensione, dinamiche fra i protagonisti che mi hanno portato un po' alla mente Babylon Berlin, seppur in maniera più semplicistica. Le indagini infatti sono strettamente legate alla situazione politica dell'epoca sempre più critica, e appunto alle pressioni delle SS di risolvere velocemente i casi.
Al filone narrativo poliziesco, Gli omicidi di Breslavia cerca anche di unire anche una parte più drammatica, legata soprattutto al commissario Podolsky e a sua moglie Lena, che hanno un rapporto a volte molto passionale, altre più litigioso.
Queste linee narrative però vengono raccolte in una serie tv che non ha sempre un ottimo ritmo e che a volte manca di fluidità. Ci sono infatti passaggi in cui mi è sembrato dovessi avere più attenzione di quanto una serie del genere richiederebbe, non risultando comunque fra i titoli più originali nel panorama dei thriller polizieschi con un fondo storico.
La stessa caratterizzazione di Podolsky non è così innovativa: è il tipico personaggio con luci e ombre, un po' dannato, e non sempre se ne comprende le ragioni più profonde. In generale, per quanto ci siano personaggi più o meno positivi, è un po' difficile provare simpatia per qualcuno.
Tutto questo fa de Gli Omicidi di Breslavia una serie tv che ho visto comunque con piacere, ma che comunque non rientra fra quei titoli imperdibili specie se questo genere vi viene un po' indigesto.
Le Maledizioni
Miniserie
Se queste serie tv vi sono sembrate lunghe, sappiate che Le Maledizioni, produzione argentina uscita su Netflix il 12 Settembre, dura solo tre episodi, eppure se questa fosse una classifica di gradimento, si troverebbe al terzo posto.
Tratta dal romanzo di Claudia Pineiro, Las maldiciones ruota attorno al governatore Fernando Rovira (Leonardo Sbaraglia) che sta per far approvare una legge controversa sull'estrazione del litio. Tuttavia a pochi giorni dall'approvazione, sua figlia Zoe (Francesca Varela) viene rapita da quello che scopriremo essere un fidato collaboratore del politico, Román (Gustavo Bassani).
Fernando si ritroverà quindi a gestire una situazione complessa che lo porterà a riflettere sulle radici della sua carriera e della sua famiglia.
Per quanto potesse essere una storia interessante ed attuale, Le Maledizioni è forse la miniserie che più mi sento di sconsigliare fra queste tre. Non tanto perché sia cattiva, ma perché non qualcosa che la valorizzi o che la renda diversa. A dirla tutta a me è mancata proprio la tensione, quel nervo, quell'urgenza che ci dovrebbe essere per fatti del genere, ma soprattutto anche quando la trama cerca un maggiore approfondimento.
Attraverso alcuni flashback infatti la serie cerca di scavare a fondo nelle dinamiche fra i protagonisti, ma ammetto che non si riesce a creare quell'interesse anche quando ci sono i colpi di scena più importanti.
Sia poi la parte più thriller che in generale le questioni ambientali non sembrano avere quell'impatto così forte da farti rallentare per volerne capire di più.
Gli attori coinvolti, per quanto bravi, non mi sembra si siano impegnati particolarmente, probabilmente perché loro stessi non avevano abbastanza dati per creare dei personaggi più curati.
Non so inoltre se la divisione in tre parti possa aver giovato a Le Maledizioni: sicuramente da un punto di vista di marketing attira come prodotto diverso, più facile da fruire dalle altre serie tv. Ma narrativamente e credo anche emotivamente sarebbe stato forse meglio farne un film, rimescolando alcuni tasselli. Così invece risulta tutto abbozzato e superficiale, come se non avessero idee e budget per uno sviluppo più concreto.
La brevità (i tre episodi restano intorno ai 40 minuti) fa sì che Le Maledizioni non diventi impegnativa da recuperare, ma secondo me si può impegnare meglio questo tempo con produzioni un po' azzeccate.
Le maledizioni bocciatissima... chissà perché sento che Lo straordinario mondo di Zoey potrebbe piacerti, come a noi.. ;)
RispondiElimina