I nuovi film al cinema e in streaming che mi hanno deluso

Non porto notizie particolarmente entusiasmanti perché ho visto un paio di film che non sono stati esattamente alla pari con le mie aspettative, anche quando erano piuttosto generiche. Li trovate al cinema o in streaming e queste sono un po' le mie opinioni a mente fredda.



La ballata di un piccolo giocatore (2025)

La ballata di un piccolo giocatore Netflix

Titolo originale: Ballad of a Small Player
Genere: d
rammatico, thriller
Durata: 101 minuti
Regia: Edward Berger
Uscita in Italia: 20 Ottobre 2025 (Netflix)
Paese di produzione: Germania, Regno Unito

Tratto dal romanzo omonimo di Lawrence Osborne, La ballata di un piccolo giocatore ci fa conoscere le disavventure a Macao di Lord Freddy Doyle (Colin Farell), non esattamente un nobile né di rango né di spirito, anzi. Doyle è infatti un uomo consumato dai suoi vizi, in particolare quello per il gioco d'azzardo, ed è pieno di debiti da saldare. La Las Vegas d'Oriente è al tempo stesso il suo paradiso e il suo inferno, e per uscire da questo stato si affida a Dao Ming (Falen Chen), che lavora in un casinò ma svolge anche qualche lavoretto extra. Infatti Doyle è seguito da Cynthia Blithe (Tilda Swinton, La stanza Accanto), una strana investigatrice che sta cercando di inseguire l'uomo per recuperare il debito che ha a Londra.
In una spirale di perdite, rimpianti ed epifanie, scopriremo il viaggio di risalita di Freddy Doyle e della sua avversa fortuna.


È lo strano percorso di un antieroe questo La Ballata di un piccolo giocatore, e sembra voler mostrare, attraverso il suo personaggio principale, alcune delle nostre comuni criticità, come l'avidità, le dipendenze, e pure la lotta tipica fra la ragione, le scelte lucide e ponderate, e il fato. 
Lord Doyle raccoglie così un po' pregi e difetti di molti della società contemporanea, in un percorso che però è anche fatto di redenzione, di maggiore consapevolezza. Un ruolo attivo in questo senso sembra averlo anche la città che fa da sfondo alla storia: una Macao sfavillante, piena di luci e colori, spesso fittizie, ma che ha molti lati oscuri.

Nonostante però sia un luogo concreto, la città cinese sembra anche una sorta di limbo, un luogo sospeso per il protagonista. Infatti si capisce che Lord Doyle sta scappando non solo dai suoi debiti, ma anche dagli spettri del passato e da se stesso, magari anche dalle sue fragilità. 
Ma comunque, sebbene con qualche buono spunto, La Ballata di Un Piccolo Giocatore mi ha lasciato abbastanza indifferente.


Non sono riuscito infatti a trovare un elemento che mi facesse entrare a contatto con questo personaggio e col film, sia forse perché la cornice del gioco d'azzardo non mi appartiene, sia perché lo sviluppo risulta un po' caotico. Colin Farell, anche con A Big Bold Beautiful Journey, sta secondo me scegliendo ruoli che lo mettano alla prova, e si vede tantissimo impegno. Qui però veste i panni di un protagonista su cui alla fine non suscita una particolare simpatia ma nemmeno compassione, e di cui non sappiamo poi molto. Inoltre si esagera sia nelle circostanze che capitano a Lord Doyle che nelle sue reazioni.

C'è poi una discrepanza secondo me sia nel ritmo che nel messaggio che il film vuol trasmettere: nonostante la durata (a mio avviso eccessiva) sembra non si prenda mai respiro, puntando ad essere una sorta di thriller a tratti teso più che un dramma psicologico.
Nulla da eccepire invece per quanto riguarda la parte tecnica: le luci, i colori, la regia, le musiche e il cast riescono a creare un immaginario ben specifico. 
La ballata di un piccolo giocatore però mi ha lasciato poco, e mi è sembrato quasi faticoso cercare di tirarci fuori delle riflessioni. Diciamo che da Edward Berger, dopo Conclave, mi aspettavo qualcos'altro. 


Material Love (2025)



Titolo originale: Materialists
Genere: commedia, sentimentale, drammatico
Durata: 116 minuti
Regia: Celine Song
Uscita in Italia: 4 Settembre 2025 (Cinema)
Paese di produzione: Finlandia, USA

Lucy (Dakota Johnson, Una Notte a New York) è una matchmaker: lavora per una agenzia di appuntamenti che in modo quasi matematico crea delle coppie, basandosi su caratteristiche specifiche dei singoli. No, non per hobby o prospettive di vita, ma per altezza, status sociale, stipendio e carriera in genere. Lucy è brava nel suo lavoro, ma meno nella vita privata essendo una single convinta. Convinzione che però vacilla quando incontra Harry (Pedro Pascal, Eddington) che sembra l'uomo perfetto nei modi, nell'aspetto e per conto in banca.  Ma quel rapporto che sta per nascere incontra un piccolo ostacolo di nome John. Attore squattrinato, ex di Lucy, John (Chris Evans) non segue esattamente certi standard, eppure potrebbe riportarla con i piedi per terra.


Ammetto che le mie aspettative per Material Love erano alquanto scarse, e che solo il cast in locandina mi ha spinto a dare una chance al film. Ciononostante non pensavo avrei avuto a che fare con qualcosa di così insipido e scarsamente coinvolgente. 
Tutto in Material Love dà l'idea di compitino svolto senza nessuna vera spinta creativa. La storia del triangolo amoroso è vecchissima ma il film di Celine Song non prova nemmeno a dare un risvolto diverso, nuovo, o quantomeno sentito, arrivando ad una prevedibilità scontata anche per un film i Natale. Letteralmente non c'è nemmeno lo sforzo di mettere queste coppie in contesti diversi da quelli già visti in titoli simili.

Tutti i personaggi appaiono poi piatti, con una evoluzione quasi pari a zero, e non sembra ci sia nemmeno una chimica esplosiva fra i tre attori principali. In realtà anche la storia stessa non li aiuta: in fondo non si capisce perché Lucy, che poi ha trovato un lavoro molto remunerativo, non potesse comunque stare con John. L'unico litigio a cui assistiamo è così sciocco e superficiale che non può bastare a giustificare la loro rottura, ma soprattutto umanamente non è cambiato nulla affinché abbia senso che tornino insieme.


E, sperando di non fare troppo spoiler, si arriva alla fine e i conti non tornano: Lucy non sembra scegliere John perché lo ama in modo esponenziale, ma solo perché non ha trovato qualcun altro che la ami davvero. 

Da qualunque prospettiva lo si guardi, Material Love non riesce a brillare: non è una commedia romantica così dolce e sentita che quantomeno trovi confortante, non è divertente, né riesce a sprofondare in un dramma che possa portare ad una riflessione sensata. Certamente si gioca su temi contemporanei: il generale impoverimento dei sentimenti, la superficialità, le app di appuntamenti, persino strane operazioni chirurgiche per raggiungere il metro e ottanta di altezza.
Ma Material Love non fa molto per denunciare queste dinamiche tossiche, si limita a mostrarcele in una bella ed elegante vetrina.
È un film dimenticabile, senza sentimento e passione esattamente come le storie che mostra e per le sue due ore di durata mi aspettavo molto di più.



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