Me lo volevo gustare al cinema non appena sarebbe uscito, perché l'accoppiata Olivia Colman e Benedict Cumberbatch mi ispirava tantissimo. E quindi proprio pochi giorni fa ho visto I Roses, nuovo adattamento del romanzo La Guerra dei Roses dello scrittore americano Warren Adler.
Un titolo che non passa inosservato perché già nel 1989 il libro era diventato pellicola per opera di Danny DeVito, ed avendolo recuperato, proprio da quest'ultimo voglio iniziare.
Titolo originale: The War of the Roses Genere: commedia, drammatico, satirico Durata: 116 minuti Regia: Danny DeVito Uscita in Italia: 1989 Paese di produzione: Stati Uniti d'America |
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Gavin D'Amato (DeVito stesso) è un avvocato divorzista che ricorda, parlando con un collega, il caso molto particolare di un suo cliente, ovvero Oliver Rose (Michael Douglas) e della separazione con sua moglie Barbara (Kathleen Turner). I due sembravano infatti una coppia felice: Oliver era un rampante avvocato che sognava di fare carriera, mentre Barbara si era occupata dei figli e della casa per quasi tutto il tempo della loro relazione, ma qualcosa presto inizierà ad andare storta.
Oliver infatti inizierà a considerare sua moglie è un po' troppo provinciale e poco brillante per i suoi eleganti capi più anziani, ma quando Barbara troverà finalmente un lavoro e una maggiore autonomia le cose andranno anche peggio.
I Rose infatti inizieranno a litigare per ogni cosa come cane e gatto, dalle scelte in casa a quelle lavorative, in un vortice sempre più oscuro.
La guerra dei Roses è una commedia nera cult degli anni '80, e che come tale si porta dietro tutti i pregi e i difetti di un film che si è allontanato dalla contemporaneità.
Il disfacimento della famiglia tradizionale, dei matrimoni da fiaba che finiscono per diventare un calderone bollente di risentimento e disprezzo, è un filone che non credo si esaurirà mai e che non ha in fondo una scadenza. Qui poi credo che la storia mantenga ancora più credibilità proprio perché quello della famiglia perfetta era un immaginario ancora più sentito in quegli anni.
Ma il film di Danny Devito (che credo di aver visto poche volte nel ruolo di regista) può vantare pure un cast che riesce a rappresentare bene tutte le anime dei Rose. Michael Douglas e Kathleen Turner sanno incarnare perfettamente questa coppia borghese e impeccabile di facciata, che poi si trasforma in animali pronti a distruggersi a vicenda.
Anche la regia di Devito comunque è scorrevole, piacevole e ha reso La guerra dei Roses uno di quei film che ti metti a vedere anche con leggerezza e ironia, dove è vero che l'intrattenimento è centrale, ma quando le cose si fanno serie sa mantenere una certa tensione.
È normale secondo me che certi passaggi, certe scene, alcuni momenti di comicità non corrispondano più alla sensibilità di oggi. Specie nell'ambito della commedia, dark o meno, difficilmente oggi vediamo degli scontri fisici fra uomo e donna. Ne La Guerra dei Roses invece quel cinismo quasi crudo, si mantiene fino alla fine e diventa il modo attraverso cui il film fa satira sociale, ma non riesce a restare fuori dai margini del grottesco.
Per me comunque non sono questi gli elementi che mi hanno lasciato perplesso, quanto piuttosto la durata.
Infatti in questo primo film secondo me si capisce subito che i due protagonisti finiranno per scontrarsi, seppur non si sa fino a che punto saranno disposti ad arrivare. Di conseguenza mi è sembrato che tutte le sequenze in cui si arriva davvero a questo faccia a faccia, fossero un po' troppo lunghe. La seconda parte de La Guerra Dei Roses secondo me poteva essere leggermente sfoltita, e anche gli interventi del narratore D'Amato rompono un po' il ritmo.
Per il resto, se non lo avete ancora visto, tenetelo in considerazione per una serata autunnale tranquilla (ma non troppo) sul divano con una copertina, magari se siete anche un po' in mood nostalgico, anche perché il sentore anni '80 è fortissimo e c'è più di qualche scena natalizia.
Pur ispirandosi allo stesso romanzo e quindi al film del 1989, I Roses di Jay Roach secondo me è ben lontano dall'essere semplicemente un remake.
Titolo originale: The Roses Genere: commedia, drammatico, satirico Durata: 106 minuti Regia: Jay Roach Uscita in Italia: 27 agosto 2025 (cinema) Paese di produzione: USA, UK |
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Il film infatti smonta quasi completamente la storia precedente, lasciandone giusto lo scheletro, e ci dà nuove dinamiche: conosciamo Theo (Benedict Cumberbatch) un architetto di successo, sposato con Ivy (Olivia Colman) che invece si occupa dei loro due figli nonostante la passione per la cucina. Sembrano una coppia perfetta e due genitori in gamba, ed hanno fatto dell'ironia e del supporto reciproco il punto di forza della loro relazione. La loro vita prosegue quasi senza intoppi, ma una fortissima tempesta sconvolgerà i piani e farà cadere le maschere.
A causa proprio di questo temporale, uno dei progetti architettonici di Theo crollerà miseramente, ma inaspettatamente il ristorante di Ivy, nato più per hobby che per ragioni di guadagno, subirà un'impennata di clienti e successo. Così nasceranno rivalità, piccole vendette e tensioni sempre più pungenti che esploderanno in una guerra assurda, e il loro nido d'amore diventerà un campo di battaglia.
Con la sceneggiatura di Tony McNamara (Povere Creature!, La Favorita, Crudelia), I Roses riesce a trovare una nuova strada e maggiore contemporaneità, ma anche mostrare, in modo sottile, altre problematiche di coppia.
Theo e Ivy sono infatti due persone dei giorni d'oggi, e come tali può capitare che i ruoli si invertano, e sia lei ad avere maggiore potere economico, mentre lui dovrà occuparsi dei figli non senza reticenze inziali.
I Roses gioca molto di più sulla difficoltà di bilanciare lavoro e vita privata, su come una carriera di un certo livello finisca per allontanare dai figli e di contribuire attivamente alla loro educazione. Ma non manca di sottolineare la convenzionalità dei ruoli uomo-donna anche nella nostra società anche in senso più generale.
Ed il film ci mostra anche come certe situazioni possano far emergere le reali intenzioni delle persone. Sia Ivy che Theo infatti sembra che fino ad un certo punto avessero indossato una maschera e quando le carte verranno rimescolate, emergeranno gli egoismi dei singoli.
Lui non è capace di superare un fallimento, riversando sugli altri la sua frustrazione, e sui figli il suo arrivismo, lei invece con l'aria naïf rivela una fame di successo che era rimasta sopita.
La riuscita de I Roses sta proprio nei suoi interpreti: Benedict Cumberbatch e Olivia Colman, non avranno la sensualità di Mr & Mrs Smith, ma riescono ancora meglio ad incarnare una coppia normale e meno patinata. Con loro come protagonisti, il film mischia e sfrutta l'aplomb british con la caciaronità degli americani, soprattutto in alcune battute. È vero, si parla tanto, ma appunto i dialoghi sono mirati e taglienti e i due attori sanno reggere perfettamente le parti.
Non ho apprezzato invece i personaggi secondari, che in questo remake hanno più spazio ma mi sono sembrati troppo caricaturali e a volte ingombranti, specie il personaggio di Kate McKinnon.
Non voglio dire troppo per non fare spoiler, ma qui e lì in questa parte de I Roses spuntano anche dei sottili riferimenti al film originale.
La regia, la fotografia e la cura scenografica contribuiscono poi a rendere il film visivamente piacevole, come ci si aspetta da una commedia di questo livello.
In I Roses rimangono comunque il messaggio e le tematiche di fondo: successo, denaro e opportunità non bastano a cementare una coppia, né a rendere i rapporti umani più autentici e sinceri. La satira e l'ammonimento sono ben presenti, ma senza farne demagogia spiccia e mantenendo invece una sua unicità.
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