Arrivano un po' a mente fredda le mie riflessioni su Duse, il film di Pietro Marcello, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia di quest'anno e che io l'ho visto poco dopo essere arrivato al cinema.
A colpirmi è stata non solo al presenza di Valeria Bruni Tedeschi, ma anche la stessa protagonista, Eleonora Duse, che invece conoscevo pochissimo.
Genere: drammatico, biografico Durata: 122 minuti Regia: Pietro Marcello Uscita in Italia: 18 Settembre 2025 (Cinema) Paese di produzione: Italia, Francia |
---|
Ma Duse di Marcello non è una biografia con un ordine cronologico tradizionale, preferendo l'approccio ormai diffuso nel cinema contemporaneo. Come i lavori di Pablo Larraín ad esempio, il film si muove in uno specifico spaccato di vita dell'attrice, in questo caso gli ultimi anni di carriera, quando Duse ricomincerà, dopo una lunga pausa, e volersi esibire in teatro. Un po' per necessità economiche, visto che era coperta dai debiti, un po' per quel motore interno che faceva muovere, quella spinta che si potrebbe tradurre in parole come il fuoco dell'arte.
Eleonora Duse però deve interfacciarsi con un mondo che sta cambiando: anche se i suoi abiti mostrano ancora lo stile Ottocentesco, siamo negli anni 20 del '900, il cinema sta avendo una lenta me inesorabile ascesa e ci sono cambiamenti socio-politici imponenti. Mussolini sta infatti scalando al potere, il fascismo si diffonde a macchia d'olio e anche la Duse verrà corteggiata dal potere dell'epoca per diventare un emblema della propaganda.
L'attrice però si sottrarrà a questo gioco, al contrario del suo amato Gabriele D'Annunzio, spinta dalla voglia di stare sul palco.
Pur cercando di inquadrare una trama, Duse si slega più volte dai fatti concreti, per concentrarsi sull'artisticità della sua protagonista, sul suo mondo. In effetti l'interpretazione di Valeria Bruni Tedeschi è perfetta: sembra quasi che riesca a manifestare quelle visioni che navigavano nella mente dell'artista, quel suo essere svagata e fanciullesca. Ma poi, una volta salita sul palco, la sua Duse diventa estremamente passionale, istintiva e intensa, e il suo bisogno di recitare finisce per calpestare tutto.
Il film di Pietro Marcello infatti non esita nel mostrare le ombre della protagonista, il suo essere a volte ingenua, nel suo creare illusioni agli altri per poi abbandonarli senza troppi problemi, ma soprattutto nel rapporto complesso con la figlia Enrichetta (qui interpretata da Noémie Merlant, Tár, Lee Miller). Quest'ultima infatti cercherà fino alla fine l'amore di una madre che in realtà aveva forse realmente a cuore solo la sua arte e il teatro.
Tutto questo secondo me viene raccontato in modo abbastanza comprensibile da Duse, ma che invece non risulta altrettanto chiaro su altri profili.
Lo stile di questa nuova forma di biopic può infatti escludere alcuni fatti o elementi biografici che magari qualcuno potrebbe non conoscere. Un esempio è proprio il rapporto fra Duse e D'Annunzio, che pur trovando spazio in più scene, non riesce a spiegare secondo me bene il loro. Il film di Pietro Marcello, scritto a sei mani con insieme a Letizia Russo e Guido Silei, punta tutto sull'emotività, ma con dei tempi decisamente dilatati, ed un ritmo che spesso si adagia senza reale motivo, perde di impatto.
La durata ammetto che mi è pesata parecchio perché la storia raccontata non sembra avesse la necessità di due ore. Ad esempio avrei tagliato i troppi intermezzi del Milite Ignoto trasportato in treno, perché si capisce subito il contrasto fra il cambiamento che stava strutturando la retorica fascista e invece l'unicità fragile di Eleonora Duse.
Inoltre i tanti primi piani finiscono secondo me per rendere più macchinosa, meno spontanea e meno calibrata quella ricerca di emotività che Duse vuol proporre. Me ne ero lamentato anche ad esempio per L'Amore Che Ho, altro film biografico che cadeva in questa trappola.
Fortunatamente l'ottima prova di Valeria Bruni Tedeschi riesce a rendere tutto il film più interessante e dà il giusto carisma alla sua protagonista, ma ammetto che, dopo L'arte della Gioia, avrei avuto piacere a vederla coinvolta in un ruolo differente, di qualche personaggio con i piedi per terra e meno con la testa fra le nuvole. Ad aiutare Bruni Tedeschi c'è comunque un cast altrettanto all'altezza.
Duse riesce nel compito di aprire un varco nell'universo ampio e intimo nella vita di una delle maggiori artiste del secolo scorso, e questo già convalida il suo valore.
0 comments:
Posta un commento
E tu cosa ne pensi?
Info Privacy