Le mie riflessioni su Baby Reindeer, cosa non funziona in Mary & George e altre novità in streaming

Si continua con le nuove serie tv terminate, seppur il ritmo di visione sia stato rallentato da viaggi e dalla messa in onda settimanale che a volte non aiuta. 


Based on a True Story
Prima stagione

Credo che RaiPlay abbia fatto un buon colpo ad aggiudicarsi i diritti per Based on a true story, resa disponibile in streaming dal 29 Marzo di quest'anno.
A disdetta del titolo non si tratta in questo caso di una storia vera, ma è vero (perdonate il gioco di parole) che rovistare nei fatti degli altri ci piace sempre tanto, e a volte ci dà quel brivido, quella scossa, che ci aiuta a superare giornate noiose, rutinarie e fiacche.

È un po' questo il motore delle vicende di Ava (Kaley Cuoco) e suo marito Nathan (Chris Messina): la prima fa l'agente immobiliare non senza difficoltà, e soprattutto aspetta un figlio, il secondo invece sta avendo un po' una crisi di mezza età, visto che dopo una carriera da tennista professionista si è ritrovato "declassato" ad istruttore per bambini. Entrambi sono indubbiamente annoiati dalla vita, hanno problemi economici, e la loro relazione è un po' in un momento di stallo in attesa che evolva, ma tutto cambia quando un idraulico belloccio di nome Matt si presenta alla loro porta per alcuni guasti da riparare. Per caso Ava scopre che questo misterioso idraulico sembra avere una doppia, macabra vita: pare essere un serial killer.

La donna però, invece di denunciare Matt, rinchiudersi in casa con un coltello sempre a portata di mano, decide che può cogliere l'occasione per sfruttarla a suo vantaggio e creare un podcast. D'altronde quale miglior occasione se non raccontare una storia basata su fatti reali. Ma come si può gestire un uomo instabile e potenzialmente pericoloso?

Quelli più bravi di me li chiamano crimedy, questi prodotti che uniscono storie thriller e appunto crime con generi più leggeri e comici, e credo che Based on a true story sia un buon esempio della categoria ma non perfetto. 
Knives Out e Only Murders in the Building hanno aperto la strada e questa nuova serie tv su Raiplay secondo me ha alcune qualità. È divisa in otto episodi da mezzora circa l'uno, che non solo appunto fondono generi diversi, oscillando fra il comico e il thriller, ma con una vena vagamente splatter che rende il tutto meno smaliziato e più di impatto, e non mancano anche i momenti di suspense più o meno riusciti.

Kaley Cuoco arriva dritta da The Flight Attendant in un ruolo decisamente simile ma che le sta molto bene, e Messina e Tom Bateman nei panni di Matt, riescono a starle dietro senza sembrare di annaspare. Anzi quest'ultimo è davvero spesso inquietante. 

Based on a true story è comunque una serie tv che si lascia seguire, ma non è la produzione migliore del decennio. Va presa come una commedia in cui l'aderenza alla realtà a volte salta, e che a me ha dato l'impressione di essere, talvolta, un po' troppo studiata, come se si vedesse in modo scafato la costruzione di quei momenti di tensione e quei cliffhanger che casualmente arrivano a fine episodio.
Pochi i riferimenti più riflessivi, come ad esempio quello dell'impatto dei social e della tendenza comune a paragonarsi agli altri, ma in fondo non è lo scopo della serie.

È insomma un prodotto godibile senza mai picchi di particolare rilievo, che trova la sua giusta collocazione nello streaming gratuito su Raiplay, e che avrà una seconda stagione già confermata.
In questo senso spero non si ripeta l'operazione che la piattaforma Rai ha fatto con Miss Scarlet and the Duke, rimasta ferma alla prima stagione, quando in realtà ne sono arrivate altre quattro.



Mary & George
miniserie

Attesissima almeno da me e divorata con curiosità, Mary & George è stata più o meno a livello delle mie aspettative, con qualche piccola pecca.
Andata in onda su Sky e Now, e terminata il 28 Aprile scorso, si basa sulla storia vera (questa volta davvero) di Mary Villiers (Julianne Moore) una donna arguta, dal carattere forte e indomabile, ma di umili origini, la quale, per sopravvivere alla dura vita dell'Inghilterra del '600, decise di fare di tutto per scalare la società ed arrivare alla vetta più alta: entrare nelle grazie di re Giacomo I (Tony Curran). Conoscendo i gusti del regnante per i giovani bei ragazzi, Mary fece in modo che il suo secondogenito George (Nicholas Galitzine reduce da Rosso, bianco & sangue blu) potesse diventare un perfetto uomo di corte, e sedurre il sovrano per poter acquisire prestigio, potere e denaro. 

Non sarà però un progetto semplice da realizzare, e non basterà la grazia di George, che aveva altre idee per la sua vita, a farlo progredire in questa missione. La corte è infatti un luogo spietato, che porterà da un lato Mary ad impiegare metodi leciti e non pur di far avanzare suo figlio, dall'altro George, verrà completamente assorbito dalla vita di sfarzi che gli consentirà essere il favorito del re, ma a discapito del rapporto con la madre.

Pur basandosi su una storia vera, Mary & George si innesta in una zona grigia per cui da un lato non è rigidamente storiografia, seppur costumi e scenografie seguano rigorosamente lo stile dell'epoca, dall'altro romanza dove necessario, ma senza diventare una sorta di Bridgerton stantia. È vero, non mancano le scene di sesso più o meno esplicite e diciamo che in questo la serie si dilunga anche troppo, a discapito di un finale che è forse il neo più grande di Mary and George.
Se infatti i primi episodi si perdono in questi amoreggiamenti, per così dire, la seconda parte finisce per dover mettere il piede sull'acceleratore per poter arrivare al finale. Inutile dire che non posso fare spoiler perché vi basterebbe leggere anche Wikipedia per scoprire cosa sia successo a George Villiers e alla sua famiglia, però posso dire che la sforbiciata temporale che porta alla conclusione dei fatti, mi è sembrata un po' troppo incisiva per poter spiegare gli ultimi anni della figura del favorito.

È come se la serie si concentrasse molto, con una buona manciata di drammatizzazione, sui risvolti interni ai palazzi, mentre quando doveva espandere la sua prospettiva, e darci l'opinione e le reazioni di un intero popolo, non lo fa. Probabilmente 8 episodi canonici sarebbero stati meglio invece di questi strani 7.


In ogni caso si può chiudere un occhio, anche in questo caso dando il giusto peso a Mary & George, che ovviamente non nasce come un documentario e che ti racconta una storia che magari non conosci e puoi approfondire altrove, ma che soprattutto si concentra sul rapporto particolare, e a volte complicato, fra madre e figlio.
Dalla sua ha anche delle belle location, come dicevo una messa in scena curata, e mi è piaciuto anche il montaggio di alcuni episodi, che dà ritmo anche ad una storia che sarebbe altrimenti lineare.
Il cast poi è ottimo: Julianne Moore è forse la migliore, ma anche Tony Curran è stato un buon King James I, anche se il suo spazio di manovra è particolarmente limitato, visto che poco si racconta di quello che fu il suo impegno nel periodo storico del suo regno. 
Nicholas Galitzine per quanto adatto e carino nel ruolo di George, credo ancora debba maturare nelle aree più drammatiche dei personaggi che interpreta (ve ne parlo anche più avanti). 



Baby Reindeer 
Miniserie


Credo che su Baby Reindeer si sia detto tutto, forse anche troppo, al punto che persino le persone reali coinvolte nella storia sono venute allo scoperto con tutte le conseguenze del caso (anche legali).
La storia è quella di Donny (Richard Gadd, non solo interprete, ma anche ideatore e sceneggiatore del serial) un comico poco più che ventenne che cerca di andare avanti nella vita e nella carriera con alterne fortune. Per sbarcare il lunario lavora in un pub dove un giorno per caso arriva una donna giù di morale. Questa si presenta come Martha (Jessica Gunning), avvocato rampante ma senza denaro, all'apparenza spiritosa e sensibile, ed forse fra i pochi ad aver compreso l'ironia del comico. Peccato che in realtà Martha inizierà a perseguitare Donny, diventando una sua agguerrita stalker, e costringendo l'uomo in un calvario che sembra senza fine.
Ma non sarà solo questo: Donny infatti sta cercando il suo posto nel mondo, ha un rapporto particolare con i genitori, deve superare una relazione con la sua ex ragazza, e dovrà affrontare altre violenze e abusi che lo porteranno a mettere in discussione la propria sessualità.

Oltre alla parte più inquietante delle vicende di Baby Reindeer, la cosa che a me, e penso anche ad tanti altri ha colpito, è il taglio diverso della serie, che per una volta non parla di una storia di persecuzione "tradizionale", della vittima perfetta, magari una giovane donna che semplicemente si ritrova a subire stalking e molestie. In questo caso la vittima è un uomo ed offre una rappresentazione e una possibilità di riflessione differente, che come dicevo esce anche dalla questione del "mero" atto persecutorio, per muoversi verso una maggiore profondità fatta di traumi irrisolti e stratificati, e un ventaglio di fragilità e insicurezze. Ma anche di accettazione di se stessi e della validazione che può arrivare dall'esterno. 

Questa serie Netflix tra l'altro non gioca solo su un binario unico, ma si sdoppia: Donny è sia vittima che carnefice, spesso di se stesso e delle proprie decisioni, della propria sensibilità ed empatia, ma non è un eroe, anzi spesso è causa del suo mal. Allo stesso modo Martha non è solo la stalker tal quale, ma una donna che è stata abbandonata a se stessa dalla società. Ci sono insomma delle sfumature che nella vita di tutti i giorni possiamo vivere e che creano un maggiore effetto di empatia rispetto ai personaggi, ma a questo ci arrivo fra un po' con una riflessione che vorrei fare.

Il successo di Baby Reindeer si deve però non solo alla storia cupa e drammatica che racconta o ai risvolti che questa può avere da un punto di vista umano, ma anche per la sua onestà, per la schiettezza, e questo taglio sarcastico che a volte porta lo spettatore a ridere o sorridere anche quando le cose si fanno decisamente brutte. E poi è interpretata benissimo, non solo da Richard Gadd che giustamente ci è dentro fino al collo avendo vissuto i fatti in prima persona, ma anche Jessica Gunning che interpreta tutte le follie di Martha, ma anche i suoi momenti down senza risultare caricaturale. 
È bella anche la messa in scena e l'estetica generale, ma anche il ritmo e il montaggio che hanno fatto perché tutto risulta chiaro, coinvolgente, senza scadere nella ripetitività che degli atti persecutori possono creare. 


Tuttavia mentre guardavo la serie e mentre coglievo tutte le opinioni esterne e l'eco che si è creata, mi chiedevo, Baby Reindeer avrebbe avuto lo stesso successo se non fosse stata tratta da una vicenda reale? Si sarebbe potuto evitare questo interesse morboso di voler trovare i personaggi reali e scoprire cosa sia accaduto, se lo stesso Gadd non avesse magari sottolineato cosa poteva rivelare e cosa no della sua storia? E soprattutto il personaggio di Donny sarebbe stato compreso davvero con la stessa empatia se appunto Netflix non avesse dichiarato che si trattava di un personaggio praticamente reale? 

Perché in fondo ci troviamo, come dicevo sopra, con un protagonista ventenne (anche se ha un aspetto più maturo) che spesso è vittima di se stesso, con una ironia a tratti imbarazzante, e che fa delle scelte davvero sbagliate fino alla fine. È vero che molte delle sue decisioni possono essere spiegate attraverso i traumi che ha subito, e che gli abusi appunto lasciano dei segni, ma molte volte sembra che Donny non abbia del tutto controllo di se stesso.
Non trovando un vero arco narrativo che lo porta a cambiare, crescere e redimersi, vedi appunto ciò che accade nel finale, e l'ambiguità dell'ultima scena, è possibile che molti lo avrebbero considerato un personaggio più che negativo e di conseguenza tutta la serie come una mera spettacolarizzazione di traumi, dolori e abusi se non ci fosse stato scritto "una travolgente storia vera"?


4 commenti:

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  1. Per me Baby Reindeer straordinaria. Descrive a meraviglia il caos, l'incoerenza, i dolori di cui tutti noi siamo tristemente fatti.

    Mary & George carina, ma dimenticabile. Mi sono un po' annoiato nella seconda metà, quando la politica prende il sopravvento.

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    1. Il fatto è che proprio perché non tutti siamo fatti delle stesse incoerenze e reazioni, mi chiedo cosa fosse successo se non fosse stato "tratto da una storia vera" o presentato come tale.

      Mary & George concordo che non credo riuscirà a farsi ricordare, anche perché è una miniserie

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  2. Mary & George: ho visto qualche episodio, poi ho lasciato perdere... l'importante è compiacere il re, sempre e comunque... ma che secoli bui, mi vien da dire.

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    1. Un po' criptico questo commento devo dire, cioè non ti aspettavi questo da Mary & George?

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