Continuo a terminare nuove serie tv in questo periodo, ma non sempre, alla fine, il responso è positivo.
Anzi sono arrivato alla fine quasi sui gomiti.
Anzi sono arrivato alla fine quasi sui gomiti.
Escort Boys
Seconda stagione
Quando più di un anno fa vi ho parlato di Escort Boys, la serie tv francese di Prime Video, avevo concluso la mia recensione augurandomi una possibilità di miglioramento, ma soprattutto manifestando un certo disinteresse a voler proseguire la serie. Poi quest'anno è arrivata il 13 giugno la seconda stagione ed ho atteso letteralmente mesi prima di vederla, spinto più che altro dalla ricerca di una serie tv più breve da alternare ad episodi più lunghi.
In Escort Boys 2 ci troviamo circa sei mesi più tardi rispetto alla precedente stagione e sembra che i nostri ragazzoni della Camargue stiano per fare un passo in avanti nelle loro carriere: da escort pronti a soddisfare i desideri sessuali più reconditi ad imprenditori del campo alberghiero. Peccato che l'operazione salti e che Ben, Zack, Mathias e Ludo si ritrovino al punto di partenza o anche peggio.
In Escort Boys 2 ci troviamo circa sei mesi più tardi rispetto alla precedente stagione e sembra che i nostri ragazzoni della Camargue stiano per fare un passo in avanti nelle loro carriere: da escort pronti a soddisfare i desideri sessuali più reconditi ad imprenditori del campo alberghiero. Peccato che l'operazione salti e che Ben, Zack, Mathias e Ludo si ritrovino al punto di partenza o anche peggio.
L'apprezzabile spunto di partenza di Escort Boys, ovvero quello di smontare il tabù della sessualità femminile e parlare della prostituzione maschile, poteva essere accattivante nella prima stagione, seppur non era stato rappresentato al meglio. Anzi a volte, a causa di un appiattimento dei personaggi e delle situazioni, sembrava che questo messaggio si perdesse preferendo puntare alla bellezza degli attori.
Questa seconda stagione purtroppo soffre ancora di più il peso di non saper bene che pesci prendere. Escort Boys infatti voleva unire toni leggeri a quelli più drammatici, come a voler spensierare un argomento complesso. Peccato però che in questi nuovi episodi si cerchi una strada più profonda che la serie non ha mai saputo costruire concretamente.
Le solite scene in cui le varie clienti degli escort esprimono le loro necessità a letto, danno il fianco ad argomenti interessanti, come la sessualità in terza età, o per le persone disabili, ma anche i primi rapporti. Il tutto però si risolve in brevi dialoghi, per fare spazio invece ai drammi delle vite dei protagonisti.
La scelta però non paga: Escort Boys mi è sembrato improvvisamente più pesante, ma soprattutto non ho sentito l'esigenza di raccontare queste storie. Mi è sembrato come se forzatamente si cercasse di dare a questi personaggi, che fino ad adesso non erano stati l'emblema della maturità, una deriva adulta che poco gli si addice. Si parla anche di tematiche complesse e serie, come ad esempio la genitorialità o dipendenza dal sesso, ma è una crescita che non è stata supportata da un costante sviluppo degli eventi, ma solo dalla necessità di proseguire questa serie tv.
Si vede proprio la mano di Ruben Alves (lo sceneggiatore) che tenta in vano di creare nuove dinamiche nonostante fosse chiaro che Escort Boys non avesse delle fondamenta così solide fin dalla prima stagione.
Nonostante l'episodio finale potrebbe vagamente suggerire un proseguo, sembra che il progetto Escort Boys 3 non avverrà: ho letto pareri contrastanti se si tratta di una vera e propria cancellazione o di una voluta scelta creativa, ma comunque non credo sia una grossa perdita.
Si vede proprio la mano di Ruben Alves (lo sceneggiatore) che tenta in vano di creare nuove dinamiche nonostante fosse chiaro che Escort Boys non avesse delle fondamenta così solide fin dalla prima stagione.
Nonostante l'episodio finale potrebbe vagamente suggerire un proseguo, sembra che il progetto Escort Boys 3 non avverrà: ho letto pareri contrastanti se si tratta di una vera e propria cancellazione o di una voluta scelta creativa, ma comunque non credo sia una grossa perdita.
Black Rabbit
Miniserie
È arrivata il 18 settembre una miniserie che si è fatta notare al punto da restare nella classifica dei più visti di Netflix per diverso tempo, ma sono quasi certo che Black Rabbit non avrebbe avuto lo stesso successo con altri attori protagonisti.
La storia è quella di Jake Friedken (Jude Law) preciso e attento proprietario di un ristorante alla moda di New York. Il suo locale sta facendo dei passi in avanti, ma quando suo fratello Vince (Jason Bateman), che era anche co-fondatore del business, ritorna nella vita di Jake, le cose iniziano a precipitare di nuovo.
Vince infatti è pieno di debiti e tossicodipendente, e porterà dietro a sé una scia di criminali che vogliono risolvere i conti in sospeso. Nel frattempo però i due fratelli devono affrontare i traumi del passato che, nonostante le ovvie differenze, continuano a tenerli legati e uniti.
Forse ad alcuni sembrerà eccessivo, magari ingiusto, ma mi sono ritrovato a fare davvero fatica a terminare Black Rabbit. Mi aspettavo che fosse una serie tv esplosiva, intensa, coinvolgente, e che due attori del genere creassero davvero una miniserie molto diversa per Netflix. Tolta invece la recitazione, ed anche la parte tecnica, quindi regia, e soprattutto la fotografia e la musica che riescono bene a dare quel tono cupo, ovattato e ruvido alla serie, non riesco a salvare molto altro.
La sceneggiatura infatti, scritta da Zach Baylin e Kate Susman, non mi è sembrata così intricata e interessante come potrebbe sembrare. Black Rabbit sembra un The Bear che cerca di spingere molto sia sul versante del dramma che su quello del crime, ma è raccontato in un modo che non mi ha convinto.
I flashback e l'impostazione generale rendono tutto molto annacquato, e anche i vari personaggi secondari che si susseguono sembrano inseriti giusto come un diversivo e per riempire minuti di girato.
I flashback e l'impostazione generale rendono tutto molto annacquato, e anche i vari personaggi secondari che si susseguono sembrano inseriti giusto come un diversivo e per riempire minuti di girato.
Penso anche ai cattivi di questa serie, che sembrano quasi caricature, nonostante ci siano ottimi interpreti come Troy Kotsur (CODA I segni del Cuore). Ma tutto il cast sembra quasi sprecato in ruoli e storie che non portano a niente.
Otto episodi che superano i 50 minuti si sono dimostrati assolutamente eccessivi per la storia che Black Rabbit vuole raccontare, che è comunque, al netto delle scelte creative, è abbastanza lineare.
Di conseguenza, una volta che arrivano dei colpi di scena più o meno efficaci e ben inseriti, non hanno l'impatto che invece dovrebbero avere. Da un punto di vista emotivo non aiuta nemmeno avere a che fare con dei personaggi poco simpatici: Jake per quanto provi ad essere preciso, è tutt'altro che perfetto, mentre Vince dovrebbe essere stato in qualche modo segnato da un trauma del passato, ma è tutto molto prevedibile.
Ci sono anche altri aspetti pasticciati di Black Rabbit ma non voglio cadere nello spoiler, penso però che per quanto non possa definirla la miniserie più brutta vista quest'anno, è forse quella che ha deluso di più le aspettative.
Di conseguenza, una volta che arrivano dei colpi di scena più o meno efficaci e ben inseriti, non hanno l'impatto che invece dovrebbero avere. Da un punto di vista emotivo non aiuta nemmeno avere a che fare con dei personaggi poco simpatici: Jake per quanto provi ad essere preciso, è tutt'altro che perfetto, mentre Vince dovrebbe essere stato in qualche modo segnato da un trauma del passato, ma è tutto molto prevedibile.
Ci sono anche altri aspetti pasticciati di Black Rabbit ma non voglio cadere nello spoiler, penso però che per quanto non possa definirla la miniserie più brutta vista quest'anno, è forse quella che ha deluso di più le aspettative.
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