Nel corso di Ottobre su Tim Vision è arrivata la miniserie tratta dall'omonimo romanzo di Liane Moriarty, autrice di Big Little Lies e Nine Perfect Strangers, e già per questo Apples Never Fall si portava dietro grandi aspettative.
La miniserie ci fa entrare nella casa di Joy (Annette Bening) e Stan (Sam Neill) Delaney, entrambi ex allenatori di tennis che però hanno venduto la loro scuola, ed hanno quattro figli adulti, che ormai hanno preso strade diverse rispetto al successo tennistico del padre.
Una tipica famiglia americana, con i suoi equilibri, più o meno stabili, come d'altronde tutti i conglomerati di persone, ma con l'improvvisa e misteriosa scomparsa di Joy, un velo che nascondeva tutti gli scheletri dei Delaney cade, lasciandoli liberi di vagare. Così non solo Amy, Troy, Logan e Brooke dovranno scoprire cosa è accaduto alla loro madre, ma anche chiarire tutti i problemi che sono venuti a galla e soprattutto confrontarsi con i loro sbagli e quelli della loro famiglia.
Unendo una crime story al dramma familiare abbastanza tradizionale, Apples Never Fall finisce per pendere più verso quest'ultimo genere, coprendo uno spaccato privato particolare, a tratti condivisibile, a tratti meno. La famiglia Delaney infatti sembra unita, ma in fondo ci sono delle crepe, delle spaccature che rendono ognuno distante dall'altro, siano esse individuali, come la frustrazione di Stan di non avere più la sua fulgida carriera, siano fratture condivisibili da tutti.
Le mele non cadono lontano dall'albero, eppure in questo caso finiscono per rotolare via: i figli di Joy e Stan somigliano molto ai loro genitori, ognuno ha nascosto segreti e mentito per difendere se stesso, eppure tutti metteranno in dubbio proprio il loro stesso sangue quando le cose cambiano.
In 7 episodi, che si concentrano quasi esclusivamente sui singoli personaggi, si esaminano proprio le diverse vite e le diverse prospettive di ognuno, sia appunto per conoscere cosa hanno dovuto affrontare, sia il loro ruolo nella scomparsa di Joy, e non ne escono dei ritratti proprio edificanti.
Infatti non c'è un solo personaggio con cui sia riuscito a creare sintonia o simpatia, perché sono tutti non solo fallaci ed umani, cosa comprensibile, ma talvolta insopportabili. La peggiore per me è la stessa Joy, che da un lato è una donna dal carattere forte, una matriarca, dall'altro ha dei risvolti che mi hanno portato un po' a detestarla: un esempio no spoiler è il suo lamentarsi che nessuno la aiuti in casa, ma lì sta anche al ruolo del genitore educare i propri figli a non voler essere riveriti, ma a fare il loro.
In questo contesto si inserisce la misteriosa Savannah (Georgia Flood) che sembra avere quelle attenzioni che i figli dei Delaney non hanno avuto, ed ancora una volta Joy è stata quella che mi ha lasciato più perplesso per il suo atteggiamento troppo accogliente verso una perfetta sconosciuta, che non sembra ben predisposta a chiarire la sua situazione.
Perché sto raccontando queste cose, che non sembrano poi così importanti? Perché questi sono secondo me alcuni dei difetti di Apples Never Fall: delle leggere forzature inserite per mettere in moto le vicende, ma che ai miei occhi fanno un po' traballare la stabilità della serie.
Anche alcune particolari casualità mi sono sembrate calate al momento giusto in modo un po' troppo scafato per sembrare davvero credibili.
Eppure nonostante queste piccole défaillance, Apples Never Fall convince e funziona, è un thrillerino televisivo tutto sommato leggero che coinvolge fino alla fine, e che appunto rimette tutti i pezzi insieme nell'episodio finale senza farne una tediosa spiegazione, ma anzi aggiungendo anche qualche momento più ironico. Oltre ad essere esteticamente gradevole, e rimpinguare lo scarso catalogo Tim Vision, è perfetta anche per chi non ama le serie tv interminabili ma preferisce qualcosa che si apra e termini con un senso compiuto.
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