Agli inizi di Ottobre su Netflix è arrivata una delle serie tv più viste del periodo sulla piattaforma a livello mondiale, ma che è stata forse una delle peggiori produzioni che mi sono passate davanti nelle ultime settimane.
Inganno è il remake italiano della serie tv inglese Gold Digger e non avendola vista non posso fare paragoni, ma diciamo che mi è bastato quanto proposto dalla grande N.
La protagonista è Gabriella (Monica Guerritore), una donna di 60 anni, proprietaria di un hotel di lusso sulla costiere Amalfitana di cui si occupa personalmente, e madre di tre figli, la quale incontra per caso un ragazzo più giovane, il fascinoso e misterioso Elia (Giacomo Gianniotti), il quale seduce la donna che da tempo si sente sola e incompresa.
Fra i due scatta subito una passione carnale e bramosa (diciamo così) che però metterà in allarme di figli di Gabriella: chi è Elia, e soprattutto è davvero innamorato della donna o pensa di potersene approfittare per rubarle denaro e beni?
Truffe amorose, relazioni di coppia fra persone con importanti differenze di età, la sessualità e la femminilità in una fase della vita più matura, la libertà di essere se stessi, i rapporti genitori-figli specie nelle famiglie allargate, e potrei continuare nell'elencare quanti temi interessanti e attuali Inganno poteva trattare, eppure fallisce da tutti i punti di vista, raccontando una storia che non sa muoversi nelle sottigliezze, ma che preferisce raccontare grossolanamente un rapporto basato sulla passione più viscerale, legato ad una sorta di mistero di fondo da chiarire.
Siamo ben distanti dall'eleganza e dall'ironia de Il Piacere è tutto mio.
Ne risentono sviluppo e credibilità: piuttosto che darci una sceneggiatura forte ed una costruzione dei personaggi sensata, hanno preferito buttare scene di sesso e nudi in modo gratuito e a volte imbarazzanti, far compiere ai protagonisti azioni e reazioni completamente casuali a tratti esagerate, e mettere in scena situazioni che non hanno una logica e che soprattutto non sempre creano la ovvia catena di circostanze che ci si aspetterebbe.
I dialoghi banalissimi non riescono in alcun modo ad aiutare degli attori che, inevitabilmente, scivolano nello stile di una soap opera dai toni a tratti amatoriali, in cui non sono importanti la trama e i suoi messaggi, ma più darci la sensazione di spiare dal buco della serratura di una delle stanze dell'albergo di Gabriella.
Arrivato all'ultimo episodio di Inganno mi sono sentito doppiamente preso in giro: in modo farsesco infatti ricostruiscono tutta la vicenda, dando ai personaggi principali l'opportunità di chiarirsi senza poi dimostrare davvero qualcosa di più di quanto abbiamo già visto, ma l'epilogo demolisce qualunque possibilità di lasciare un messaggio edificante o quantomeno logico con quanto ci avevano raccontando a quel momento, non mostrando una vera crescita dei personaggi, e depotenziando anche la componente di mistero.
Inganno ha almeno i bellissimi scenari della costiera amalfitana a non rendere la visione del tutto sgradevole, ma sul piano tecnico boccio pure la colonna sonora, che mi è sembrata casuale, spesso troppo presente e a tratti fastidiosa.
Quindi credo che l'unico vero truffato di tutta la vicenda, sono stato io che ho guardato questa nuova serie tv Netflix per intero, e, visto che il successo è stato molto forte, temo che si possa palesare una seconda stagione, nonostante non vi siano proprio le premesse per poter proseguire una storia così mal raccontata.
Hai detto bene: imbarazzante.
RispondiEliminaIn alcune scene davvero mi sono imbarazzato, nonostante non sia un tipo proprio pudico...
EliminaE' una serie che avrei guardato, forse, qualora avessi avuto ancora l'abbonamento a Netflix. Mi dispiace leggere che non ne sei rimasto soddisfatto.
RispondiEliminaPoteva uscire bellissima o banale, si è preferita la banalità a questo punto.
Purtroppo sì, probabilmente per puntare ad un intrattenimento più semplice e d'impatto, in un certo senso.
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