Buy Now: L’inganno del consumismo, perché vederlo (e perché no)

Il 20 Novembre, nel mese degli acquisti più folli spinti dal Black Friday, è arrivato su Netflix un documentario che cerca di spingerci dall'altra parte, ovvero fare acquisti più oculati, evitare gli eccessi, ma soprattutto farci conoscere cosa c'è dietro al marketing e alle strategie che le aziende mettono in atto per vendere di più. Si intitola Buy Now, L'Inganno del Consumismo e parla di questo e molto altro.


Una intelligenza artificiale (guarda caso) ci introduce in modo sarcastico e provocatorio attraverso 5 capitoli, o meglio 5 tappe, attraverso cui le aziende, soprattutto i grandi colossi, muovono le loro pedine, a volte anche mentendo, e spingono a produzioni sempre più massicce e quindi ad acquisti sempre meno oculati.

Si parla quindi di fast fashion e obsolescenza programmata, che spinge (o costringe) la gente ad un costante ricambio ed accumulo dei beni di consumo che acquista, ma anche di greenwashing, ovvero quella pratica con cui le aziende cercano di camuffare le loro azioni, facendo credere all'acquirente che la merce non avrà un impatto sul pianeta.
Ma dove finisce tutta questa roba che compriamo? Che conseguenze ha questa costante catena che spinge a nuovi bisogni? E chi crea queste nuove necessità, le grandi industrie o i clienti?

Come giustamente dicono in Buy Now, "dar via" qualcosa non significa niente, visto che resta comunque sul nostro pianeta e prima poi rischierà anche di danneggiare l'ambiente diventando un rifiuto. Ma anche il riciclo viene messo sotto la lente di ingrandimento di questo documentario Netflix, sottolineando quanto spesso le aziende mentano sulla reale capacità di riciclare la merce, o anche solo gli imballaggi di cui sono avvolti, e soprattutto quanto sia difficile ed a volte anche rischioso riciclare alcuni materiali, specie tecnologici.

In generale, Buy Now: l'inganno del consumismo sottolinea tante delle tecniche che le aziende mettono in atto per agire praticamente sulla psiche del probabile acquirente, anche solo cambiando il colore dei tasti su cui cliccare. Tutto questo, oltre che dalla intelligenza artificiale, viene raccontato anche da stessi ex dipendenti di grandi colossi come Adidas, Amazon, Shein e Apple, leader di settori che coinvolgono tutto il mercato e la concorrenza, che hanno tentato o stanno tentando di far fare marcia indietro al sistema.

Per noi magari il Black Friday non ha lo stesso impatto folle che può avere negli Stati Uniti e sicuramente l'Europa ha in parte regole differenti per quanto riguarda merce e riciclo, ma ciò non toglie che, con le festività praticamente a poche settimane, un documentario come Buy Now faccia riflettere, e possa essere utile soprattutto alle generazioni più giovani. Per quanto non riesca, in poco più di 80 minuti, ad approfondire argomenti spesso complicati, comunque riesce ad imbastire un discorso attuale, senza creare toni allarmistici. O per lo meno, per me che conoscevo già questi temi e queste criticità, non è stato qualcosa che improvvisamente mi ha messo angoscia, ma porta delle riflessioni che mi trovo a fare praticamente ogni giorno. Anche quando ad esempio vengono mostrate queste città in stile apocalittico, coperte di spazzatura, purtroppo non hanno un impatto così potente perché ci sono davvero già aree del nostro pianeta che subiscono questo disastro ambientale. 

Come poi capita spesso nei documentari Netflix, c'è una commistione di stili, anche grafici, che insieme alla durata, cercano di rendere ancora più attraente e fruibile un prodotto su un tema che alla fine può risultare ostico o respingente per alcuni.


Buy Now! The Shopping Conspiracy ha però tanti limiti che lo rendono secondo me non esattamente imperdibile. Come dicevo su, la sua inevitabile superficialità potrebbe rendere il documentario perfettamente inutile per chi già conosce molto bene le tematiche del consumismo e dei danni ambientali, risultando troppo semplicistico per queste persone.
Anche a me, che non sono esattamente un perfetto ambientalista né ho studiato marketing a quei livelli, è spesso risultato ridondante. 
Inoltre sono decisamente limitati anche il messaggio e le soluzioni che lo spettatore singolo dovrebbe recepire: solo alla fine si danno dei consigli stravecchi e vaghi, come semplicemente mettere la merce del carrello e attendere del tempo prima di procedere all'ordine. Peccato che al giorno d'oggi sono le stesse aziende ad esempio, ad offrire uno sconto per l'intero mese di Novembre, così da fare acquisti più consapevoli.

Questo significa che non credo che un documentario in streaming possa spostare proprio le menti e gli atteggiamenti dei più chiusi, chi non è disposto a fare un'analisi del proprio modo di acquisto e in generale ad avere una visione critica sul consumismo e sulle difficoltà di riciclo.

Personalmente poi non ho amato molto le scelte grafiche di Buy Now, soprattutto quando l'intelligenza artificiale, col suo modo sicuramente critico, mostra delle immagini che dovrebbero distrarre lo spettatore, esattamente come fanno le aziende nello spostare l'attenzione del problema. A me sono sembrate della aggiunge volte solo ad allungare la durata del film e non hanno un qualche valore particolare.

È così che lo stesso documentario diventa affetto da obsolescenza programmata, non riuscendo a superare poi molto i 90 minuti di visione. 


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