Tre film dal "passato" in streaming... cosa mi è piaciuto e cosa no!

Tempo di recuperoni queste settimane, in un vaghissimo tentativo di smaltire qualche titolo rimasto indietro e su cui la mia curiosità non si era ancora spenta, ma anche un film, sempre del passato più o meno recente, che mi era sfuggito.


Finché morte non ci separi (2019)


Titolo originale: Ready or Not
Genere: Thriller, Horror, Commedia
Durata: 95 minuti
Regia: Matt Bettinelli-Olpin, Tyler Gillett
Uscita in Italia: 24 Ottobre 2019 (cinema)
Paese di produzione: USA


Qualche giorno fa mentre leggevo le mie notizie, scoprivo che su Rai4 era andato in onda un film con Adam Brody e Samara Weaving che, risalendo al 2019, non ricordavo. In realtà pensavo che anche il genere di Finché morte non ci separi potesse non fare al caso mio, ma mi sono ricreduto. 

Samara Weaving (e il suo profilo perfetto) interpreta una giovane sposina di nome Grace, la quale si è unita in matrimonio con Alex (Mark O'Brien), uno dei rampolli della dinastia dei Le Domas, che hanno costruito un impero nell'impresa dei giochi da tavolo. La prima notte di nozze però non è esattamente friccicarella come ci si aspetta, perché la famiglia di Alex, ed in particolare Tony (Henry Czerny), il patriarca dei Le Domas, invita Grace a fare un gioco. La ragazza dovrà estrarre una carta da un mazzo e scopre che il gioco che dovrà fare è nascondino, ma quella che può sembrare una tradizione innocua o magari buffa, diventa una lotta alla sopravvivenza. Grace infatti si ritroverà ad essere inseguita da tutti i le Domas armati, che vogliono farla fuori per far fede ad un antico patto di sangue, mentre lei non conosce nulla della grande villa di famiglia.

Diretto da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, già registi di altri film horror, Finché morte non ci separi non era nelle mie corde sulla carta, ed invece si è rivelato un ottimo intrattenimento. 
Probabilmente gli amanti del genere non lo apprezzeranno perché si tratta più che altro di una commedia con accenni di orrore più o meno splatter e con una costante e crescente tensione. 
Il centro del film è la Grace di Samara Weaving (e il suo profilo perfetto), una esile pagliuzza bionda, come viene definita da Tony, che, nel lottare per la sua stessa vita, farà uscire tutta la sua grinta e la sua determinazione. Si gioca così, in una velata critica, anche sulle differenze di classi sociali, dove la giovane sposa non viene percepita come parte del gruppo di eletti/elitari, ma come l'ultima arrivata che può essere tolta di mezzo per il bene della famiglia.
Proprio Grace, al contrario di quanto capiti nei film horror in genere, è invece decisamente sveglia, ha delle reazioni logiche di chi si vuole mettere in salvo e non a vantaggio dei suoi carnefici.


La parte più divertente di Ready or Not sta nei dialoghi, che però non sono inseriti, come spesso capita negli action movie, nei momenti peggiori per i protagonisti, e in alcune scene.
Ma soprattutto è un film che riesce a tenerti ancorato perché sa far ripartire la tensione quando serve, rimescolando le carte e i ruoli dei protagonisti, senza addormentarsi troppo quando invece tocca prendere respiro.

L'unico appunto che posso fare è che forse si poteva costruire qualche elemento in più a sostegno della maledizione, o meglio, del patto che i Le Domas devono rispettare, e non limitarsi a raccontarcelo in un breve dialogo. Per il resto Finché morte non ci separi fa il suo nell'intrattenere bene, sa usare tutti i generi che vuole toccare senza ridicolizzarne qualcuno, e che appunto su di me ha avuto effetto perché non si limita all'horror tradizionale, ma punta sulla suspense. Ed ha un cast di tutto rispetto, fra cui anche Andie MacDowell, oltre quelli che vi ho già nominato.

Finché morte non ci separi è disponibile su Raiplay quindi pure in streaming gratis per tutti.


The Strays (2023)


Genere: Thriller, Drammatico
Durata: 100 minuti
Regia: Nathaniel Martello-White
Uscita in Italia: 22 Febbraio 2023 (Netflix)
Paese di produzione: UK

Dall'anno scorso avevo curiosità su The Strays, film di Netflix arrivato in streaming più o meno in concomitanza con Sharper, con protagonista Ashley Madekwe, forse più famosa per i suoi lavori televisivi che cinematografici.
Madekwe è Neve, una donna che sembra avere una vita perfetta, con un marito impeccabile e due figli adolescenti che tutto sommato non le danno troppi grattacapi. Eppure la testa di Neve prude molto perché continua a nascondere i suoi capelli reali sotto parrucche dalle acconciature bon ton, esattamente come tenta di nascondere il suo passato tutt'altro che borghese. Neve infatti è scappata da una vita fatta di espedienti e difficoltà, per costruirsi un presente decisamente più agiato, con un bel lavoro, begli abiti e la famiglia del Mulino Bianco, ma di bianco c'è ben poco. La donna infatti tenta in tutti i modi di nascondere il suo essere afrodiscendente, con trucco e capelli che cercano di nascondere le sue reali origini, ed impedendo ai figli di seguire mode che possono farli apparire come neri alla comunità praticamente a prevalenza bianca. Ma cosa accade quando il passato bussa alla porta di Neve?

È un film strano questo The Strays, che secondo me fa leva molto sull'appunto concetto di randagi, di creature di strada che si adattano al momento, che non hanno radici e che di conseguenza sono spesso portati a cambiare strada senza guardarsi troppo indietro, sviluppando un certo egoismo. In questo senso non ci sono personaggi buoni o cattivi, ma semplicemente persone che hanno sviluppato i loro traumi per ciò che hanno vissuto.
Neve, che ha in realtà un altro nome, ha ad esempio un forte razzismo interiorizzato, probabilmente nato per distacco e disprezzo del suo passato.
L'interpretazione di Ashley Madekwe è valida secondo me perché appunto a volte ci fa intravedere come la sua Neve stia recitando una parte, non sia realmente se stessa, ma semplicemente il riflesso di ciò che vorrebbe essere.

Inoltre The Strays è strano perché unisce generi differenti, anche se, al contrario di quanto ho visto su Wikipedia ad esempio, non ha nessun aspetto horror, ma è più che altro un thriller psicologico dove appunto si arriva ad un culmine più angosciante e tensivo. 

Non è probabilmente il film che mi sentirei di consigliare a scatola chiusa, ma mi ha convinto sia perché ha una durata corretta, sia per il suo finale che secondo me è completamente logico con quanto abbiamo già visto ed anche spiazzante.
Poteva essere fatto meglio, potevano essere fatti più approfondimenti e i personaggi avere qualche dettaglio e sfumatura in più, ma a volte trovo più interessante un film che lascia qualche dubbio piuttosto che uno dalle brutte certezze.


Challengers (2024)


Genere: Drammatico
Durata: 100 minuti
Regia: Luca Guadagnino
Uscita in Italia: 24 Aprile 2024 (Cinema)
Paese di produzione: USA

Decisamente più recente e sicuramente più noto, Challengers è l'ultimo dei lavori editi di Luca Guadagnino, che ormai è acclamato oltreoceano, ed ha anche altri film in prossima uscita. Io l'ho volutamente perso al cinema, poco attirato dal chiacchiericcio che si era creato soprattutto sulle fantomatiche scene erotiche fra il terzetto Zendaya, Josh O'Connor e Mike Faist, ma quando è arrivato su Prime Video mi sono dovuto mettere di buona lena per recuperare Challengers. Me ne sono pentito? Forse.

Nonostante Tashi Duncan (Zendaya), Patrick Zweig (O'Connor) e Art Donaldson (Faist) siano tre abilissimi giovani tennisti, Challengers non mostra solo le loro prodezze in campo, ma si concentra soprattutto nel rapporto fra i tre. Art e Patrick hanno infatti un rapporto di amicizia fraterna, ma quando arriva Tashi nelle loro vite, gli equilibri si incrinano e fra i due nasce una rivalità che si riverserà anche sul tennis.

Quello di Guadagnino non è un film sul tennis, ma su una passione bruciante, come quella per lo sport restando nel paragone, sul sesso, sul controllo, ma anche sull'amicizia, sull'amore e ovviamente come dicevo sull'ambizione personale. Il trio in un certo senso rappresenta diverse personalità, con Patrick particolarmente concentrato su di sé, ma troppo lavativo per poter avere futuro in un mondo rigido come quello del tennis, con Art invece molto più disciplinato ma succube, e Tashi che un po' capeggia e controlla entrambi, un po' per reale interesse, un po' per suo egoismo. Il rapporto fra i tre si impasterà quando il passato incontrerà il presente e le cose irrisolte si ripresenteranno.

Il problema di Challengers è che non mi ha lasciato molto, non l'ho trovato così coinvolgente, anzi tante caratteristiche mi hanno alla lunga anche scocciato. 
I personaggi infatti non mi hanno trasmesso qualcosa, non hanno una vera e propria parabola, non migliorano né peggiorano, per quanto i tre attori siano sicuramente bravi e versatili. Anche questa sensualità tanto venduta in fase di promozione, non è esattamente così scottante o perversa. 

Ci sono poi gli aspetti tecnici che non mi hanno convinto, sia nella lunghezza del film in sé, assolutamente non necessaria per la storia da raccontare, anche perché le dinamiche sono sempre quelle, sia per questi continui salti temporali, che a volte confondono, tanto da costringere a mettere proprio delle scritte per chiarire in che momento ci troviamo.
La regia di Guadagnino a volte è davvero efficace, altre non mi ha convinto, come ad esempio nelle partite di tennis dove ci fa quasi venire la nausea con i continui andirivieni a seguire i colpi. Smaccati poi i tanti product placement e queste imbarazzanti inquadrature dei piedi nudi maschili, che sembrano inserite a forza nelle scene.

Se vi aspettate poi una rappresentazione particolarmente accurata del tennis, lasciate stare perché è tutto molto spettacolarizzato, così come è tutto abbastanza patinato, misurato, controllato.
Guadagnino ha una cifra stilistica sempre più precisa e riconoscibile, la fotografia risulta molto gradevole, ma Challengers per me com'è arrivato se ne va. 



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