Ho avuto l'impressione che non si sia parlato molto di Rivals, nuova serie tv atterrata su Disney + il 18 Ottobre e tratta anch'essa da un romanzo, di Jilly Cooper, che risale al 1988, ma voglio parlarne perché non mi aspettavo fosse così.
Rivals ci catapulta nel 1986 in Inghilterra, nello specifico nella fittizia contea di Rutshire, dove conosciamo Lord Tony Baddingham (David Tennant), il quale è proprietario di una emittente televisiva privata che conta di far crescere esponenzialmente e far diventare un suo personalissimo impero. Per far questo riesce a sottrarre alla tv pubblica lo stimato e abile giornalista Declan O’Hara (Aidan Turner) che si unisce al suo gruppo con la rampante produttrice Cameron Cook (Nafessa Williams), pensando di poterli gestire come meglio crede da bravo burattinaio. Ma Baddingham non ha fatto bene i suoi conti e per tutta una serie di dinamiche si ritroverà a sfidare il suo rivale di sempre Rupert Campbell-Black (Alex Hassell), ex fantino pluripremiato che ha perso parte del suo lustro ma non del suo fascino.
Ma non è l'unico problema perché in questo ambiente televisivo tossico, marcio, ed estremamente competitivo, ognuno vuole la sua fetta di soldi, successo e potere, ed anche soddisfare la propria fame di controllo e... di sesso.
Questa è più o meno una esemplificazione generale di quello che accade in Rivals, perché le dinamiche sono decisamente più articolate e soprattutto concitate, perché è una di quelle serie tv in cui il ritmo si rinnova costantemente, in una catena di eventi effetto domino per cui un tassello ne fa cadere un altro e così via. Nulla però che renda la visione pesante o difficoltosa perché Rivals è alla fine una dramedy con appunto dei momenti di tensione che si possono creare soprattutto nei rapporti interpersonali fra i tantissimi personaggi che gravitano attorno ai tre protagonisti che vi ho nominato.
In questo senso Rivals ha una struttura chiara e semplice, per cui ogni pedina di questa scacchiera ha un suo ruolo preciso e si muove nella direzione che tutto sommato ci si aspetta o quasi (non in modo prevedibile) e nell'insieme mi è sembrata godibile e di intrattenimento.
Non si parla infatti solo di affari, non si cade in tecnicismi televisivi che non ci interessano se non in quelli che sono funzionali alla serie, e soprattutto è preponderante anche il risvolto della vita personale dei personaggi.
È forse il privato, che inevitabilmente si lega anche col pubblico, ad azzoppare un po' Rivals: infatti tutti i personaggi, uomini e donne, giovani e vecchi, sono estremamente attratti dal sesso e lo fanno continuamente. C'è addirittura una intera scena a fine di un episodio in cui sono state montate diverse copulazioni nello stesso momento, quasi ci fosse una sincronia d'amplesso.
Ora, qui non siamo per fare la morale, e capisco anche gli intenti di questa serie tv Disney + di rappresentare un'epoca e un ambiente più dissoluti, fare quasi satira su una parte della nuova borghesia, e raccontare come coloro che sono coinvolti anche in decisioni imprenditoriali importanti, siano spesso mossi da istinti primitivi, animalesci, e appunto passionali più che cerebrali, ma a tutto c'è un limite.
Nonostante infatti i toni di Rivals siano sicuramente leggeri, a tratti sopra le righe dallo sfiorare il grottesco, e ci sia la palese voglia di mostrare in modo quasi voyeristico e friccicarello i retroscena dell'universo televisivo, aggiungere del minutaggio extra per appunto inserire gli atti sessuali, a volte anche random, mi sembra uno spreco di tempo.
Ma soprattutto questo espediente assottiglia la caratterizzazione delle psicologie e i moventi dei protagonisti finiscono per appunto essere banalmente una questione di ormoni.
Non so se sia stata una scelta voluta per rendere tutto più friccicarello e cercare di portare maggiore attenzione su Rivals per far conoscere la serie, o se semplicemente il romanzo da cui è tratto era così, in ogni caso capisco come tutto questo sesso buttato a caso possa far storcere più di qualche naso.
Questa più che una critica è insomma un avvertimento per chi volesse approcciarsi a Rivals, perché non si possono nemmeno negare tutte le sue buonissime qualità che ha, fra una produzione massiccia in budget che valorizza la bellissima e luminosa campagna inglese, e che ricostruisce minuziosamente un'intera epoca, ed un cast azzeccato e convincente, una colonna sonora ficcante, oltre appunto la facilità e la voglia con cui si consumano questi primi otto episodi.
Qualcuno anzi potrebbe trovare questo gioco di tradimenti (a letto o meno) e coltellate alle spalle decisamente più realistico o meno politicamente corretto di quanto ci si possa aspettare da una serie tv Disney, e apprezzare la capacità di raccontare in modo satirico un'epoca e il suo contesto storico-politico-culturale.
Non è forse la miglior serie tv di quest'anno, ma una di quelle che merita una chance e sembra che, sebbene manchi una conferma ufficiale, già circolino voci per una seconda stagione di Rivals, perché sì tutto sommato ne voglio ancora.
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