Film ispirati da storie reali anche questa settimana, ma meno crudi rispetto a quelli su veri serial killer della volta scorsa, tanto che potreste vederli anche stasera, in streaming, senza pensarci troppo perché si concentrano più sull'intrattenimento che sulla suspense.
Due vite Parallele (2024)
Titolo originale: El lugar de la otra Genere: drammatico, storico, poliziesco Durata: 89 minuti Regia: Matt Ruskin Uscita in Italia: 11 Ottobre 2024 (Netflix) Paese di produzione: Cile |
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Nel 1955 in Cile la scrittrice María Carolina Geel, già di discreto successo nel suo paese, uccise il suo amante in pubblico, nell'Hotel Crillón. La vicenda ovviamente si diffuse a livello nazionale e divise l'opinione pubblica, ma Due Vite Parallele ci racconta la storia da un'altra prospettiva, quella della modesta segretaria Mercedes (Elisa Zulueta), che vede nella scrittrice quasi una musa. La quotidianità della segretaria è infatti ben distante dall'indipendenza e dalla forza che Geel aveva, e proprio scoprendo sempre più dettagli sulla sua vita, lavorando col giudice che si occupa del caso, Mercedes inizierà a mettere in discussione tutto, dal suo rapporto col marito, al suo atteggiamento sul posto di lavoro.
Come spesso accade, la traduzione italiana del titolo secondo me non rende bene il senso del film, perché credo che In Her Place, ovvero al suo posto, sottintenda meglio cosa accade alla protagonista (immaginaria, non realmente vissuta come la scrittrice), che proprio vivendo gli spazi di Maria Geel inizierà quasi ad assorbine i modi ed immaginandone il vissuto, troverà la forza di reagire ad una vita che non la soddisfa più e soprattutto in cui si sente poco valorizzata.
L'intento quindi di Due Vite Parallele, che non camminano appunto proprio in senso parallelo, non è tanto di raccontare una biografia, o mettere in scena un poliziesco tradizionale cercando di capire di più dell'assassinio, ma di parlare di due femminilità diverse e di femminismo in senso più ampio, non solo per quanto riguarda Mercedes. Si cerca quindi uno spazio per avere un'ottica più contemporanea con una storia dal passato.
I toni però sono in parte anche leggeri, per poi sfociare in una certa dolcezza e delicatezza, si capisce che l'intento del film non è proprio sovvertire il genere, ma raccontare una storia che intrattenga.
Questo lo dico perché magari ci si può aspettare altro da questo film Netflix, magari un twist psicologico cupo e quasi perverso.
Nonostante fra i produttori figuri anche Pablo Larrain, Due Vite Parallele è un prodotto è patinatamente televisivo, che ricorda proprio un film drammatico degli anni '50, ha uno stile narrativo semplice, che è arricchito dalla fotografia e dalla luce composta dalla regista Maite Alberdi, ma che non trova mai un vero e proprio guizzo o un impatto emotivo davvero forte.
La cosa migliore è forse di Elisa Zuleta, che con garbo e dolcezza trasmette il bisogno che ha la sua Mercedes di auto determinarsi, di trovare un suo spazio e un suo silenzio.
Due vite parallele si lascia comunque seguire, con una bella ricostruzione dell'epoca, e racconta una storia che da noi non è molto famosa, altro motivo di attrazione, e non richiede troppa attenzione, quindi perfetto per una serata tranquilla ma non troppo vuota. Unico appunto: se siete persone molto sensibili, evitate i titoli di coda dove hanno messo alcune foto delle persone reali fra cui quella dell'uomo morto.
Libre (2024)
Genere: drammatico, romantico, storico, poliziesco, Durata: 118 minuti Regia: Mélanie Laurent Uscita in Italia: 1 Novembre 2024 (Prime Video Amazon) Paese di produzione: Francia |
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Lucas Bravo dismette i panni dello chef sexy di Emily in Paris e si catapulta in un ruolo decisamente diverso: un ladro gentiluomo. Non solo Lupin o l'Assane Diop di Netflix, ma una storia realmente accaduta che si ispira alle vicende del ladro Bruno Sulak, che agì soprattutto in Francia fra la fine degli anni '70 e gli inizi degli '80.
Libre però non è solo il tipico film sul grosso furto messo a segno dal ladro furbo e sempre un passo avanti rispetto alla polizia, ma racconta la filosofia di Sulak, il suo lato gentile, la sua nobiltà d'animo per certi versi, il suo senso per la libertà.
Se non fosse a tutti gli effetti un criminale, ed il film Prime Video secondo me non ne romanticizza troppo le gesta in quanto appunto atti illegali, questo Bruno Sulak portato sullo schermo ha anche dei valori importanti e condivisibili, come il rispetto dell'amicizia, dell'amore per la sua compagna e complice Annie (Léa Luce Busato), il suo approccio non violento, ma anche quella avversione verso tutto ciò che tende ad intrappolare l'uomo in una vita statica e poco avvincente.
Con la regia curata ed elegante dell'attrice Mélanie Laurent, che sta sempre più facendosi strada in questo ruolo dietro la macchina da presa, che sa valorizzare luci ed ombre, Libre secondo me non è incasellabile in un solo genere. Non è come dicevo solo un heist movie in senso stretto, nonostante ci siano le scene di azione di alcune delle rapine condotte da Sulak, iniziando da quelle ai supermercati finendo alle gioiellerie di lusso, e le varie fughe che ne seguono una volta che il commissario George Moréas (Yvan Attal) riesce a catturarlo.
Ma Libre si trasforma in un noir più intimo, quando appunto si devono mettere in scena quei valori a cui facevo riferimento sopra, e soprattutto trova delicatezza e romanticismo nelle parentesi private, ovviamente del tutto inventate.
Lucas Bravo ha il giusto fascino per questo ruolo, i suoi occhioni azzurri sanno essere sornioni, ironici, suadenti quando serve, e se la cava anche con i tratti più drammatici del suo personaggio. Probabilmente il film in sé non gli dà l'opportunità di spaziare davvero nel mostrare emozioni differenti rispetto a quello per cui tutti lo conosciamo, ma in fondo va bene così.
L'intoppo con Libre sta secondo me nel fatto che si tratti di un film cotto e mangiato, che non dà molto altro oltre quello che vediamo sullo schermo, e anche gli approfondimenti più profondi e psicologici tendono ad essere relegati a qualche dialogo buttato qui e lì. Ne escono forse peggio in questo senso i personaggi secondari, le spalle di Sulak che non avranno mai spazio.
Diciamo che avrei preferito anche una durata leggermente inferiore visto che Freedom, come molte storie vere, si porta un senso di inevitabilità che forse una maggiore brevità e appunto un ritmo più incalzante avrebbero potuto attutire.
Per il resto Libre è un film che intrattiene esattamente secondo le aspettative.
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