Tre prodotti The Ordinary da provare in un unico set

In questi giorni The Ordinary sta proponendo alcuni sconti interessanti, come le spese di spedizione gratuite senza un limite minimo di spesa o un doppio sconto sul loro The Daily Set, pensato per pelli normali e secche con una routine semplice.
Questi loro kit già "pronti" credo siano ottimi sia per provare i loro prodotti in un formato da viaggio più pratico e ad un prezzo molto vantaggioso, sia per chi non ha voglia, tempo e capacità di farsi una skincare da solo ma vuole semplificare il tutto.
Visto che avevo già usato appunto i prodotti contenuti nel Daily Set, ho voluto provare il The Clear Set, che invece contiene alcune referenze che non avevo ancora sperimentato nonostante siano comunque tutte vendute singolarmente.


INFO BOX
🔎TheOrdinaryLookfantastic.it
💸 €17.40
🏋 50ml/30ml/30ml
🗺 Made in Canada
⏳ 12 Mesi
🔬 Vegan, Cruelty Free


Il
The Clear Set The Ordinary è pensato per pelli con congestioni, impurità e imperfezioni, ma generalmente per tutte le pelli che cercano una routine leggera. 

Il primo step è ovviamente la detersione, e per questo troviamo il Glucoside Foaming Cleanser, su cui passo in volata perché ne ho già parlato un annetto fa e qui trovate la recensione.


INFO BOX
🔎TheOrdinaryLookfantastic.itBeautybay.comSephora
💸 €13.40
🏋 150ml
🗺 Made in Canada
⏳ 12 Mesi
🔬 Vegan, Cruelty Free


Averlo riprovato a distanza di tempo mi ha confermato quello che pensavo quando ne ho parlato la prima volta e soprattutto mi è piaciuto utilizzarlo. Al momento è l'unico
detergente viso in gel che The Ordinary propone ed è un prodotto delicato, che deterge bene una pelle da normale a secca o mista, e che ho apprezzato sia per il mattino che per la sera, e magari con una doppia detersione.

In generale il Glucoside Foaming Cleanser è un prodotto essenziale per chiunque voglia un detergente delicato, senza profumo, facile da usare e da risciacquare, ma ripeto, per la recensione dettagliata e completa vi rimando al post perché lo avevo utilizzato anche in combo con lo Squalane Cleanser e in generale vi raccontavo una esperienza più completa.
Questo formato è al momento solo disponibile con questo set, ma spero che lo mettano in vendita anche per l'acquisto singolo.

Come trattamento, il Clear Set contiene la Salicylic Acid 2% Solution, che nonostante sia uno dei sieri più amati e conosciuti di The Ordinary e che esiste praticamente dagli albori del brand io ancora non avevo provato. 


INFO BOX
🔎TheOrdinaryLookfantastic.itBeautybay.comSephora
💸 €7.50
🏋 30ml
🗺 Made in Canada
⏳ 12 Mesi
🔬 Vegan, Cruelty Free


Il
Salicylic Acid 2% è uno dei loro primissimi sieri, con una delle tipiche formulazioni essenziali proposte dal brand, anche se per diverso tempo non è stato disponibile se non erro per una questione di formulazione. La composizione più recente si basa su due attivi, il primo è l'acido salicilico appunto, le cui proprietà esfolianti e purificanti le conoscono anche i muri: è una sostanza che agisce sia sullo strato superficiale della cute che all'interno dei pori perché è liposolubile, quindi attratta dal sebo e per questo perfetta per contrastare punti neri. Inoltre ha un effetto antiinfiammatorio, riuscendo così a controllare acne e impurità in generale.

Due note a margine sull'acido salicilico: il 2% è la quantità massima imposta dall'Unione Europea, e non è poco, quindi non fatevi trarre in inganno pensando che di più sia meglio. Inoltre non è un esfoliante che non sensibilizza la pelle alla luce del sole, fermo restando che è sempre importante applicare l'SPF.

Il secondo attivo è il Saccharide Isomerate, di origine vegetale, ovvero una miscela di zuccheri che mima la composizione dei carboidrati presenti naturalmente nel nostro fattore di idratazione cutaneo, e che quindi ha un effetto umettante e idratante appunto.

Tornando alla Salicylic Acid 2% Solution The Ordinary, è un siero acquoso leggermente gelificato, consistenza che consente sia un uso su aree più ampie che su zone mirate, come generalmente faccio io con questo tipo di sieri. Io infatti l'ho usato soprattutto per contrastare punti neri e filamenti sebacei sul naso e qualche brufoletto che appare qui e lì e questo prodotto The Ordinary fa bene il suo lavoro.
Per quanto riguarda la prima problematica lo sapete meglio di me: il naso è una zona difficile da debellare completamente e definitivamente, e sono un insieme di pratiche che funzionano su di me. Insieme infatti ad una buona detersione, doppia quando serve, e qualche strips anti punti neri, questo siero all'acido salicilico The Ordinary mi aiuta a rendere questa zona un po' più liscia, con dei pori meno visibili e in generale più omogenea.

L'uso che però mi ha stupito è sui brufoli, sia sottocutanei che più superficiali, visto che mi aiuta a sgonfiarli e farli asciugare in davvero pochissimo tempo, ma senza seccare la zona circostante all'impurità, che poi creerebbe quelle pellicine che fanno notare ancora di più l'infiammazione. 
In generale ho apprezzato questa formulazione della Salicylic Acid 2% Solution proprio perché è idratante ma molto leggera, sparisce nella cute senza lasciare residui o lascia la pelle appiccicosa.

Ammetto che non lo utilizzerei abitualmente su tutto il viso, ma solo su aree più o meno piccole, come appunto la zona T o comunque quelle con maggiori impurità, perché come dicevo su, pur essendo abbastanza delicata è comunque una formulazione al massimo della sua concentrazione. Unico appunto che posso farvi è che con alcuni prodotti questo siero The Ordinary tende a fare una leggera schiumetta, pare sia normale e soprattutto non inficia la sua performance in generale, e per quanto possa sembrare strano, poi si assorbe senza alcun problema. 

L'ultimo step contenuto nel The Clear Set è appunto l'idratazione, e per una pelle mista o grassa qual è la texture migliore se non appunto un gel. Nel suo range di creme idratanti The Ordinary propone infatti il Natural Moisturizing Factors + HA originale, adatto secondo me a pelli normali e leggermente secche, il Natural Moisturizing Factors + PhytoCeramides pensato invece per pelli molto secche e danneggiate, e l'ultima aggiunta, lanciata a maggio dell'anno scorso, ovvero il Natural Moisturizing Factors + Beta Glucan.


INFO BOX
🔎TheOrdinaryLookfantastic.it, Beautybay.comSephora
💸 €7/14.40
🏋 30ml/100ml
🗺 Made in Canada
⏳ 12 Mesi
🔬 Vegan, Cruelty Free

Pensato appunto per pelli miste e grasse, ma sempre con l'intento di dare alla pelle tutte quelle sostanze già presenti nella barriera cutanea, il Natural Moisturizing Factors + Beta Glucan si caratterizza soprattutto per la consistenza in gel leggero, ma non per questo vuoto di attivi efficaci allo scopo.
Al suo interno troviamo una sfilza di aminoacidi, alcuni zuccheri o derivati da essi dalle proprietà umettanti, alcune sostanze skin-identical come urea e Sodio PCA, che hanno sempre un effetto ricostituente per la barriera cutanea, acido ialuronico e glicerina come agenti idratanti e allantoina per addolcire. Non mancano nemmeno le fitoceramidi, di derivazione vegetale, che sono simili ai blocchetti che compongono le nostre cellule cutanee. E no, non mi sono dimenticato del beta-glucano, che è composto da polisaccaridi (quindi un insieme di zuccheri) che oltre ad idratare e lenire la pelle, pare sia anche cicatrizzante e con un blando effetto antiossidante e  anti age.

È davvero tanta roba, ma come dicevo, l'NMF + Beta Glucan ha davvero una consistenza di un gel trasparente sodo, molto leggera, fresca, che ho trovato gradevolissima soprattutto durante i giorni più caldi proprio perché ha questa azione lenitiva istantanea e soprattutto non appesantisce il viso. Su di me si assorbe bene senza fare patina, o lasciare quella sensazione di pelle che tira che alcuni gel purtroppo danno. 

Mi piace che dia una idratazione profonda, duratura nel corso della giornata e che anche dopo la rasatura non mi dia fastidio, anzi, quindi mi sembra che sia un prodotto che anche su pelli sensibili o sensibilizzate possa funzionare.
Nell'interazione con gli altri prodotti, sia del Clear Set The Ordinary, che di altri marchi, si comporta abbastanza bene e anche come base trucco non è male, anche se in genere per il mio tipo di pelle, preferisco qualcosa che dia una emollienza maggiore, specie nelle aree più secche del mio viso.

Vi dicevo all'inizio di questa recensione che i vari NMF di The Ordinary sono adatti ad una diversa tipologia di pelle, ma non è per forza così. Infatti possono adattarsi ad esempio a diverse stagioni, oppure in base alla routine in cui li inserite, quindi di giorno o di sera. Per esempio il Natural Moisturizing Factors + Beta Glucan è stata una delle creme-gel che ho usato nella routine diurna estiva, ma non lo utilizzerei più avanti con le temperature in discesa, né la sera quando in generale preferisco prodotti più consistenti o semplicemente attivi differenti. Inutile dire che se avete una pelle molto secca non fa per voi, al massimo può essere una sorta di siero idratante e lenitivo, più potente di un siero acquoso ad esempio a base di solo acido ialuronico, ma da accompagnare comunque ad una crema.

Nonostante sia pensato per un tipo di pelle specifico, ritengo che The Clear Set di The Ordinary non sia solo un ottimo kit di prova, ma possa risultare utile trasversalmente per diverse esigenze cutanee e ogni singolo prodotto al suo interno può trovare un posto in molte routine. 



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Speravo di volare in alto con queste commedie "dallo spazio", ma forse se ne salva solo una

Tema simile e un cast con volti noti e riconoscibili legano due film che ho visto da poco, ma hanno scopi differenti e soprattutto portano a casa risultati diversi.


Fly me to the Moon - Le due facce della Luna (2024)


Genere: commedia, drammatico, sentimentale
Durata: 132 minuti
Regia:  Greg Berlanti 
Uscita in Italia: 11 Luglio 2024 (cinema)/ Apple Tv+
Paese di produzione: Stati Uniti

Gli anni '60 sono stati un'epoca turbolenta per gli Stati Uniti, dove oltre alle divergenze e tensioni intestine sui diritti civili, pulsavano gli echi della violenza della guerra in Vietnam che ovviamente divideva l'opinione pubblica. Per cercare di distrarre l'opinione pubblica e contrastare l'URSS nella corsa allo spazio, l'amministrazione Nixon decise di far di tutto pur di dare risalto alla operazione spaziale di sbarco sulla Luna, e per fare questo assunsero una esperta di marketing, Kelly Jones (Scarlett Johansson), pubblicitaria di Madison Avenue che sembra essere in grado di vendere il ghiaccio agli eschimesi, anche con modi poco convenzionali. L'obbiettivo era quello di aumentare l'interesse per l'allunaggio da parte degli americani, ma Kelly dovrà scontrarsi con le reticenze del responsabile della missione NASA, conosciuta come Apollo 11, Cole Davis (Channing Tatum). Davis infatti prende estremamente sul serio il suo lavoro, specie considerando il disastro dell'Apollo 1.


Se questa storia vi suona come vera o verosimile, sappiate che nel film di Greg Berlanti a quanto pare c'è ben poco di vero rispetto ai fatti che hanno poi portato all'allunaggio del luglio del 1969. Pare infatti che la NASA abbia spinto per una campagna di marketing, condotta dall'esperto di relazioni pubbliche Julian Scheer, per far sognare un po' gli americani e farli appassionare, ma il personaggio di Kelly Jones con i suoi modi poco ortodossi non è mai esistito.
Eppure Fly Me To The Moon mischia finzione e realtà per creare una commedia con dentro una vena romantica, qualche tinta drammatica e un bel po' di satira. Sono costanti i riferimenti ad esempio alla scaramanzia degli astronauti, e soprattutto alle diverse teorie complottistiche che girano intorno al famoso sbarco sulla Luna. 

Per me è un film che ha funzionato su tanti profili, sia come generale intrattenimento, visto anche l'impatto visivo, con la fascinosa ricostruzione degli anni'60, che i big money di Apple possono garantire e come dicevo su una sequela di attori che sono bravi e belli. Oltre al duo Johanson-Tatum, ci sono anche due buone performance di Woody Harrelson e Ray Romano.

Fly me to the moon però è praticamente un sequestro di persona ingiustificato, con una durata che sfora troppo il contenuto da raccontare, e che non è supportata da uno sviluppo dei personaggi originale o particolarmente articolato che potesse fare affezionare a loro in qualche modo. L'impressione è che, se spogliato dai volti di star arcifamose, potrebbe diventare un film generico con una durata eccessiva.

Ho trovato poi che le battute comiche o comunque più satiriche funzionino, ma quando il film cerca di andare verso un versante drammatico, risulta stucchevole e un po' troppo studiato a tavolino. Anche la parte più romantica, oltre che vagamente prevedibile, è un po' fiacca.
Mi sfugge ancora perché abbiano fatto vestire Channing Tatum come un personaggio di Star Treck ma questo è del tutto collaterale. 
Sebbene il twist sull'ormai strausato tema dell'allunaggio è sicuramente soddisfacente, nell'insieme Fly me to the moon non è un film che rivedrei complice soprattutto una durata che è fuori da ogni logica e l'assenza di un vero impatto emotivo.



Space Cadet (2024)


Genere: commedia
Durata: 110 minuti
Regia: Liz W. Garcia
Uscita in Italia: 4 Luglio 2024 (Prime Video)
Paese di produzione: Stati Uniti

Sempre attirato dalla presenza di attori conosciuti, in questo caso Emma Roberts e un Tom Hopper fresco dal finale di The Umbrella Academy, ho voluto vedere Space Cadet, ma me ne sono pentito presto, arrivando alla fine davvero sui gomiti.

La storia in questo caso è quella di Tiffany "Rex" Simpson (Roberts appunto) la quale, pur essendo intelligente, sveglia, promettente, ha perso un po' la sua strada con la morte della madre. Da bambina sognava infatti di diventare un'astronauta ma alla fine si è ritrovata a fare la barista. L'incontro casuale con un vecchio amico però le riaccende quella passione al punto che cercherà di iscriversi al percorso di addestramento di cadetti della NASA, pur non avendo i requisiti necessari. Eppure, con lo zampino della sua amica Nadine, riuscirà ad accedervi, ma dovrà mantenere un grosso segreto. 

Space Cadet è uno dei film più vuoti e inutili a cui abbia assistito quest'anno, che non riesce nemmeno a strappare una risata o ad essere in qualche modo brillante. L'intrattenimento che propone è al limite del demenziale e dell'assurdo, ma nel peggiore dei significati. La storia stessa è però il più grande problema perché non si regge in piedi, è basata chiaramente sul nulla e non c'è il minimo di credibilità o realismo in quello che racconta. Anche però preso come una sorta di fiaba assurda, secondo me è davvero tutto troppo sciocco e puerile per poterlo in qualche modo consigliare anche solo come staccapensieri. 
Con Space Cadet la mente mi è andata a film comici e un po' slapstick come il franchise degli anni '80 di Scuola di Polizia, ma quello a suo modo faceva sorridere e funzionava per la sua epoca.

Purtroppo anche Emma Roberts non riesce a salvare Space Cadet e un po' tutti i personaggi sono stereotipati al limite del caricaturale, senza una evoluzione o un approfondimento. 
Se posso essere cattivo, tanto siamo fra noi, ad un certo punto ho pensato che stessi guardando uno dei tanti film-spazzatura che Netflix sforna quotidianamente, ed invece ricordarmi che ero su Prime Video, in un certo senso, mi ha fatto ancora più male. 

Se poi la morale positiva di Space Cadet è quella di credere in se stessi, nella propria passione anche quando le cose non vanno per il meglio, perché prima o poi arriverà il nostro momento giusto, la nostra occasione, allora il film deve scontrarsi con quanto ha raccontato prima, ovvero una protagonista senza qualifiche, senza studi e che di più è andata avanti mentendo a discapito di persone più preparate di lei. E questo onestamente non mi sembra un bel messaggio. 
Nulla poi da aggiungere sulla messa in scena o sulla regia, tutto piatto, poco attraente per un occhio allontanato già da una trama vuota. Se poi la sostanza di Fly Me To The Moon non ne giustifica la durata, potete immaginare cosa penso delle quasi due ore proposte per Space Cadet.


Nuova Eye Mask alla Vitamina C di Garnier, la recensione 🍊🧡

In questo periodo sto provando alcuni dei prodotti alla vitamina C che Garnier propone, e dopo la loro skincare routine di cui vi ho parlato qui, ho voluto testare anche la nuova (almeno per me) Brightening & Glow Booster Eye Mask Skin Active Vitamin C dall'effetto illuminante.


INFO BOX 
🔎 Grande distribuzione 
💸 €2.50 
🏋 5g
🗺 Francia
⏳  patch monouso
🔬 Vegan

Se i prodotti di cui vi ho parlato la volta scorsa sono disponibili solo online su canali stranieri, questi nuovi patch occhi li ho visti anche nei negozi nostrani, quindi non ci sono nemmeno tante scuse per non dargli una chance. Vi racconto però qual è stata la mia esperienza e l'effetto che ha avuto su di me.

  • Cos'è e come si usa 📋

La Brightening Eye Mask Garnier ha lo scopo appunto di ridurre i segni di stanchezza e occhiaie del contorno occhi, e si presenta come i tipici patch in tessuto a forma di lunetta da applicare sulle palpebre inferiori, ovviamente su pelle pulita, e lasciare agire per circa 15 minuti.
Questa maschera occhi, come tutti i trattamenti in tessuto proposti da Garnier, è davvero ricca di siero e infatti io la tengo sempre un po' più a lungo di quanto indicato, proprio cercando di far assorbire dalla pelle quanto più siero possibile e non ho mai avuto fastidi. Tra l'altro questa eye mask aderisce molto bene, la tieni su senza che nemmeno te ne accorgi e non casca anche se ti metti a sistemare casa o semplicemente vedere un film. Sul fondo poi della bustina resta poi sempre del siero che vado a riapplicare sul contorno occhi.

La grandezza della Brightening Eye Mask Garnier secondo me è ragionevole perché non va a coprire tutta la guancia come fanno tante di queste maschere occhi, e penso possa andare bene anche per visi un po' più minuti.
Una volta trattata la zona, non è necessario ovviamente sciacquare il viso, ma si lascia asciugare e il siero su di me si assorbe anche bene, non lascia patine o la zona appiccicosa e mi è capitato di applicarci sopra del trucco senza che questo ne subisse infauste conseguenze. 

  • Gli ingredienti 🧪

Garnier sta iniziando sempre più spesso ad indicare la percentuale di attivi nei suoi prodotti ma bisogna fare attenzione perché come in questo caso non sappiamo le esatte quantità dei singoli ingredienti principali che appunto agiscono allo scopo, ma di una miscela di componenti. In questo caso abbiamo il 3% di glicerina, ascorbil glucoside, forma stabile di vitamina C, e acido ialuronico, ma io non credo che siano tutti in parti uguali perché si trovano in posti molto distanti fra loro nell'INCI.

Sempre per lo scopo di illuminare la zona delle occhiaie, la Brightening Eye Mask Garnier contiene anche caffeina che dovrebbe stimolare la microcircolazione e quindi ridurre le occhiaie. Troviamo poi l'estratto di limone immagino per contribuire all'apporto di vitamina C.
La formulazione di questa maschera è vegana, non contiene siliconi, e nemmeno profumo, infatti come dicevo su non dà alcun fastidio agli occhi e durante la posa. 

  • Perché mi piace 👍🏻

Penso che Garnier sia uno dei migliori brand per quanto riguarda le maschere viso e occhi in tessuto disponibili nella grande distribuzione, e anche questa Eye Mask Vitamin C si conferma in linea con i prodotti che ho provato fino ad ora. Infatti idratano molto bene la pelle, a fondo direi, lasciando la zona morbida, elastica e leggermente più distesa. È una idratazione che dura anche abbastanza a lungo e che credo possa piacere anche a pelli a tendenza secca, o anche molto secca, se poi associata ad una crema idratante che ne perfezioni e potenzi la performance. 
Come dicevo su non ho avuto problemi a stratificare il siero della maschera con altre creme perché si assorbe bene e non crea patine.

Mi aspettavo forse un po' più di freschezza da questa maschera occhi Garnier, ma non è nelle promesse del trattamento e soprattutto niente vieta di mettere il prodotto il frigo e avere questa azione decongestionante più intensa.
Mi piace inoltre la delicatezza di questa maschera, che secondo me può andare bene anche per chi tollera poco la vitamina C. In generale inoltre mi piace che abbiano associato questa vitamina alla caffeina, perché lo scopo immagino sia ridurre anche quelle macchie o aloni che si possono formare sul contorno occhi. 


  • Perché non mi piace 👎🏻

Non c'è un vero e proprio motivo per cui non apprezzo questa Brightening & Glow Booster Eye Mask Garnier, ma ammetto che mi aspettavo un effetto illuminante anti occhiaia un po' più incisivo. È vero che mi rischiara leggermente la zona, ma non è un sostituto del correttore né ha un effetto così potente che un estraneo possa notarlo. Non ho delle occhiaie molto marcate, sono decisamente variabili in base alle ore di sonno o quelle trascorse davanti al pc, e nelle occasioni in cui ho utilizzato questa maschera occhi, l'effetto è stato più o meno variabile e non tanto sulla zona più scura e violacea dell'angolo interno, ma più un generale schiarimento. 

All'atto pratico, da questo punto di vista, credo sia un prodotto più adatto per chi ha solo occasionalmente occhiaie leggere e vuole dare una rinfrescata allo sguardo. Chi invece ha ad esempio occhiaie più marcate o anche solo più frequentemente visibili, o peggio delle macchie importanti, penso che si possa trovare meglio con un siero o una crema che contiene questi attivi e che possa essere utilizzata con costanza per avere dei risultati più tangibili. In questo senso questa maschera Garnier può essere un buon extra, facile da usare e che concede quel momento di coccola, ma non un prodotto per uso quotidiano. 


Due serie tv da recuperare di cui nessuno parla (o quasi)!

Non ero esattamente entusiasta delle ultime serie tv che avevo terminato, fra la delusione per La donna del Lago, e una seconda stagione di House of The Dragon ben al di sotto delle aspettative, ne ho finalmente terminato alcune che invece credo valga proprio la pena vedere.


Gentleman Jack - Nessuna mi ha mai detto di no
Seconda stagione 

Esattamente come la prima stagione, anche Gentleman Jack 2 è arrivata da noi doppiata in italiano con un paio di anni in ritardo rispetto alla messa in onda ufficiale e ci sono tante cose che devo dirvi su questa nuova stagione, ma andiamo in ordine.
Gentleman Jack, scritta da Sally Wainwright, racconta la storia della diarista ed imprenditrice Anne Lister vissuta fra la fine del '700 e gli inizi dell'800, la quale aveva una vita molto particolare per l'epoca. Infatti era particolarmente intelligente, istruita e sveglia e si occupava direttamente delle attività di famiglia, ma soprattutto era quasi apertamente lesbica e nel corso della sua vita ha frequentato diverse donne.
Tutto della sua vita, ogni singolo dettaglio, è raccontato nei suoi diari personali, 27 volumi che contano quasi 5 miliardi di parole, e alcune parti trascritte con un codice segreto personale, e che è stato trasformato in serie tv in una coproduzione BBC e HBO.


Con la prima stagione abbiamo conosciuto Anne Lister (interpretata da Suranne Jones), e scopriamo come è riuscita a sposare, più simbolicamente che legalmente, l'ereditiera Ann Walker (Sophie Rundle) non senza intoppi e perplessità.
La seconda stagione riprende esattamente da dove avevamo lasciato le due protagoniste, ma aumentano di conseguenza gli ostacoli, visto che le due donne adesso vivono insieme. Anne Lister cerca quindi di gestire al meglio i terreni e i possedimenti della sua famiglia, messa però in difficoltà dagli altri imprenditori e politici che non tollera di essere scavallati o anche solo dover collaborare alla pari con una donna. Ma non mancano anche problemi con Ann, fra gelosie vista la vita amorosa passata di Lister e i dubbi nell'accettare a pieno una relazione che per l'occhio sociale è impensabile, e le sue difficoltà a fronteggiare la sua famiglia che la ostacola dall'ottenere quanto le spetta perché la ritiene troppo debole.

Le seconde stagioni sono spesso il punto debole delle serie tv, specie quelle di successo, ma quella di Gentleman Jack ribalta questo trend con una stagione che secondo me è anche più forte e solida della precedente che già comunque funzionava molto bene. Infatti hanno saputo bilanciare perfettamente il pubblico e il provato delle protagoniste, scavando dove serve, e sfoltendo quando necessario per dare ritmo e riuscendo a non far risultare noioso alcun passaggio sia esso pratico o emotivo. 
Gentleman Jack trova così una doppia chiave di lettura, da un lato funziona come perfetta rappresentazione di un'epoca, e quindi come period drama che racconta in modo certosino e gradevole lo spacco storico, grazie appunto all'accuratezza del materiale di partenza. Dall'altro lato la storia di Anne Lister e Ann Walker diventa una testimonianza di un amore omosessuale vissuto quanto più possibile pubblicamente, ma pur non diventando un baluardo per una battaglia politica, ma solo una vicenda umana.

Questa seconda stagione di Gentleman Jack riesce anche a far evolvere le sue protagoniste principali, e scopriamo ulteriormente le contraddizioni di Anne, che ha molti dei retaggi dei suoi contemporanei, è una conservatrice sotto molti aspetti, ma poi vorrebbe vivere come una persona più moderna. Ne esce una figura affascinante e complessa, energica ma anche fragile quando si parla di sentimenti. Mi sembra sia risultata anche meglio Ann Walker, meno debole rispetto alla prima stagione, e un po' più decisa.
Secondo me hanno anche migliorato il ritmo della narrazione, e come dicevo ogni parte di questa seconda stagione di Gentleman Jack è ben sviluppata. 
Le interpretazioni, in particolare quella energica di Suranne Jones, restano sempre al top, così come la messa in scena.

Arriviamo però ad oggi, perché i miei apprezzamenti poco servono credo visto che HBO ha cancellato il rinnovo per una terza stagione, ma pare che si sia mobilitata tanta gente e persino una raccolta firme per salvare la serie visto l'impatto culturale che ha. Obbiettivamente credo che le storie di Anne e Ann abbiano ancora tanta strada da fare, i diari di Lister sono una testimonianza incredibile e credo meritino un'altra chance di essere adattati per il grande pubblico. Si parla della possibilità che un'altra emittente salvi Gentleman Jack e la sviluppi e in effetti ci spero. 


Bad Sisters 
Prima stagione


Quando ho letto che Bad Sisters, produzione irlandese disponibile su Apple Tv + da agosto del 2022, è stata rinnovata per una seconda stagione che arriverà a novembre di quest'anno, ho pensato fosse finalmente arrivato il momento di recuperarla e non me ne sono pentito affatto. 

In Bad Sisters conosciamo le cinque sorelle Garvey, ognuna con i suoi problemi e difficoltà, ma soprattutto con una patata più grossa da pelare. Infatti Eva (Sharon Horgan, anche ideatrice della serie) è la maggiore ed ha cresciuto un po' le altre sorelle ma non ha un marito o figli, Ursula (Eva Birthistle) fa l'infermiera ma ha anche una relazione extraconiugale, Bibi (Sarah Greene) ha invece una benda sull'occhio e scopriremo cosa le è accaduto, mentre Becka (Eve Hewson, già protagonista di Dietro i suoi occhi) è la più piccola e scapestrata di casa. E poi c'è Grace (Anne-Marie Duff), diventata improvvisamente vedova, anche se qualcosa non quadra. Bad Sisters infatti inizia proprio dal giorno del funerale di suo marito John Paul (Claes Bang) e si nota subito che fra le sorelle sembra essere accaduto qualcosa.

Scopriamo con un flashback, anzi uno dei tanti, che John Paul era un uomo manipolatore, senza scrupoli, controllante, omofobo, probabilmente anche razzista, passivo-aggressivo, arrivista, bigotto e potrei continuare, ma vi basti sapere che l'odiosità del comportamento dell'uomo spingerà le sorelle Garvey a volerlo uccidere per liberare Grace dalla sua morsa, e non solo.
Sono state però davvero loro? Come hanno fatto, e soprattutto come mai la polizia non ha scoperto nulla? Ad indagare, o almeno a provarci, ci saranno due fratelli, Thomas (Brian Gleeson) e Matt (Daryl McCormack, Il Piacere è tutto mio e The Woman in the Wall) che gestiscono l'agenzia di assicurazioni ereditata dal padre, che però fallirà se dovranno risarcire Grace.
Diventa così una vera e propria lotta alla sopravvivenza fra due fazioni differenti, ognuna con in fondo le sue buone ragioni per contrastare l'altra, e muovendoci su due linee temporali in questa prima stagione di Bad Sisters scopriamo man mano cosa è accaduto. 

Un po' Good Girls, un po' Desperate Housewives, un po' Big Little Lies, e anche un po' Dead to Me, con quel tipico mood del whodunit classico, del giallo in cui trovare il killer, Bad Sisters è tanta roba. Non solo si muove su due (a volte più) linee temporali, ma questa serie Apple Tv si addensa intorno a temi importanti senza diventare mai pesante. I rapporti fra le sorelle sono raccontati benissimo, ognuna con le sue manie e il suo carattere, e tutte forti a modo loro, ma oltre che di famiglia, maternità e figli da una prospettiva diversa, si parla di rapporti malati, di manipolazione psicologica anche molto sottile.

John Paul ad esempio non è mai violento con la moglie o con qualcuno, difficilmente alza i toni, ma ha sempre modi sottili, ricattatori e velenosi per controllare Grace, e si limita a distorcere la realtà e girarla sempre a suo favore. Lui diventa l'emblema di un patriarcato, di una mentalità tossica ma non lontana purtroppo dalla realtà, visto che siamo in una Irlanda cattolicissima e piena di contraddizioni, e da spettatore è spontaneo chiedersi se davvero una persona così meriti di vivere.


Bad Sisters riesce ad essere realistico appunto, e al tempo stesso grottesco, drammatico quando serve, ma sapendo mettere qui e lì momenti comici, anche solo per una battuta, con i colpi di scena ben calibrati, in una miscela che mi ha portato a vedere i 10 episodi in pochissimo.

Per il mio modo di vedere le serie tv forse avrei preferito un minutaggio inferiore, soprattutto perché a volte si sfocia in situazioni un po' estreme, che non sempre riesco ad associare a fatti che possano accadere realmente, e penso che accorciare un po' la durata dia anche a questi eventi maggiore leggerezza. Magari ha senso solo per me, ma va bene così.
Al netto di questo, Bad Sisters resta forse una delle migliori serie che ho visto quest'anno, con una scrittura brillante e non banale, con un cast che funziona bene, e qualche bello scorcio dell'Irlanda che mi piace.

Ho voluto fare delle ricerche per capire di cosa avrebbe trattato la seconda stagione di Bad Sisters perché questa prima funziona a se stante, quindi anche se non avessero proseguito il cerchio si poteva ritenere chiuso. Pare comunque si sposteranno avanti di due anni e le cose per le sorelle Garvey sembrano non essere del tutto risolte. 




Ho usato per tre mesi questa HairCare Routine anti-caduta a meno di 10 euro, la mia esperienza

Per più di tre mesi ho messo alla prova una linea di hair care di Balea Professional chiamata Wachstum + Stärke, che tradotto letteralmente sarebbe Crescita e Forza, pensata per capelli fragili, indeboliti e tendenti alla caduta, composta da shampoo, balsamo e siero.

È stato un lungo periodo di prova, ma per me è quasi sempre così quando si tratta di prodotti per capelli, specie per capirne gli eventuali effetti negativi, ma soprattutto perché Balea indica che sono necessarie almeno 12 settimane di utilizzo costante per vederne i benefici e l'azione anti caduta. Io in verità ho voluto comunque attendere anche per un altro motivo: durante l'estate, soprattutto intorno a metà Agosto, noto una maggiore caduta dei capelli, probabilmente come conseguenza dei mesi di caldo, eccessiva sudorazione, sole e mare. È una sorta di periodo delle castagne anticipato, e visto che avevo iniziato mesi prima ad usare questa routine Balea Rinforzante, ero curioso di vedere se e come sarei arrivato a questo periodo "critico".

Tutta la linea Wachstum + Stärke ha due attivi in particolare su cui basa la sua azione ovvero,

  • la caffeina, sostanza che quasi sempre si trova nei prodotti anticaduta perché tipico stimolante della microcircolazione, e di conseguenza del nutrimento dei nostri bulbi piliferi che di conseguenza diventano più forti e resistenti,
  • il Baicapil (che nella mia mente suona come bye-capil), sostanza brevettata composta da Scutellaria baicalensis, estratto di germe di soia e germogli di grano, quindi a base vegetale, che sembra essere in grado di agire sia sull'uomo che sulla donna, prolungando la fase anagen (crescita) del ciclo del capello e in generale stimola le cellule staminali ed ha una azione anti ossidante.
Il primo step di questa routine Balea è lo Shampoo Anticaduta Rinforzante Wachstum + Stärke.


INFO BOX
🔎 dm-drogeriemarkt.it, catene DM
💸 €2.49
🏋 250ml
🗺 Germania
⏳  12 Mesi
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Un detergente che oltre ad appunto i due attivi cardine della linea, contiene anche glicerina per idratare e cheratina idrolizzata, quindi idealmente perfetto per capelli sottili e sfibrati.
Non contiene invece alcol e siliconi, e si presenta come un gel fluido, da cui sono riuscito praticamente sempre ad ottenere una schiuma abbondante con poco prodotto. Questo shampoo Balea ha pure un profumo gradevole, fresco, che ricorda un po' i prodotti professionali, ma che mi pare svanisca dopo la detersione. In realtà tutta la linea ha più o meno lo stesso aroma, ed anche la somma di più prodotti non mi pare renda la profumazione più intensa o persistente, ma dà più un sentore di pulito.

Su questo shampoo Balea non ho molto da raccontarvi e non c'è molta poesia che possa farci intorno: è un buon prodotto che lava bene la cute senza irritare o aggredire il mio cuoio capelluto secco e sensibile. In realtà preferisco prodotti più emollienti e lenitivi, perché in genere non ho bisogno di una grande forza pulente, e ammetto anche che dopo tutto questo tempo di utilizzo di un unico shampoo ho sentito assolutamente il bisogno di cambiare prodotto. È diciamo il limite che il mio cuoio capelluto può sopportare specie nella lunga percorrenza e quindi sono contento che sia praticamente terminato. 

Per quanto riguarda l'effetto dello shampoo rinforzante Balea sulle lunghezze direi che non è malaccio, anche se un po' me le aggroviglia e indurisce un po', ma questo capita quasi sempre con gli shampoo che contengono cheratina ed è un effetto che si risolve facilmente con il balsamo.
Credo che se si voglia in qualche modo sfruttare le proprietà anticaduta di uno shampoo, è necessario lasciarlo in posa qualche minuto, ma personalmente non l'ho mai fatto, preferendo passare al prodotto successivo. 

A proposito, il Balsamo Anticaduta Balea Professional, dal punto di vista dell'INCI è praticamente la fotocopia dello shampoo, e sempre una formulazione senza siliconi o alcool.



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Contiene infatti gli stessi ingredienti, ma in questo caso ovviamente abbiamo a che fare con una crema che si stende e distribuisce facilmente e in modo omogeneo. Ammetto che non ho amato la confezione in questo senso perché è una crema comunque non estremamente liquida, e specie quando il prodotto sta quasi finendo, anche tendendo la confezione al contrario si fa fatica a prelevarlo. Ma a parte questo aspetto non c'è una nota a suo sfavore: sulla profumazione non mi soffermo perché mi sono espresso sopra e ho notato che non richiede troppo tempo e pazienza per essere sciacquato via. 

In questo caso secondo me, affinché possa agire come prodotto anti-caduta o rinforzante, è necessario che il balsamo venga applicato sulla cute e lasciato in posa qualche minuto, quindi se non siete soliti farlo o temete che possa appesantirvi i capelli, non credo possa fare a caso vostro.


In realtà il Balsamo rinforzante Balea secondo me è abbastanza leggero, anzi forse un po' troppo per soddisfare completamente i miei capelli secchi e tendenti al crespo, e che hanno bisogno di un effetto condizionante un po' più intenso.
Infatti mi sono ritrovato a terminare prima il balsamo non solo perché la confezione è leggermente più piccola dello shampoo, ma anche perché ne ho dovuto utilizzare un po' più del dovuto.
È infatti un balsamo senza oli e burri che danno più "nutrimento", ma questo non toglie il fatto che l'effetto su di me non sia stato positivo, infatti rimette a posto i miei capelli dopo quei piccoli problemi che mi lascia lo shampoo, districandoli ed ammorbidendoli. Nei giorni seguenti i capelli restano sufficientemente morbidi ma sicuramente non è un balsamo che mi dà quella lucidità e quell'aiuto allo styling che mi servirebbe.

La combo dello shampoo e Balsamo Rinforzante Balea mi è piaciuta abbastanza perché comunque i capelli mi restano puliti abbastanza a lungo, secondo le mie abitudini di lavaggio bisettimanale, e soprattutto non afflosciano il corpo e il volume dei miei capelli, aspetto che apprezzo molto. Come dicevo su, non spiccano per il loro potere di condizionare il capello e rendermelo magari più malleabile nello styling, ma non è in fondo il loro scopo. 

L'ultimo step della routine rinforzante Balea è il Siero Anticaduta, che era forse il prodotto che ho approcciato con maggiore reticenza.


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È il tipico trattamento da usare quotidianamente direttamente da massaggiare sulla cute e senza risciacquarlo, infatti io l'ho sempre applicato la sera prima di andare a dormire. Ancora una volta troviamo sempre gli attivi della linea Wachstum + Stärke, quindi caffeina, Baicapil e cheratina, ma questa volta c'è dell'alcool, ed ho temuto che potesse non andare d'accordo con il mio cuoio capelluto, che in genere non sopporta questo ingrediente, ma per fortuna non è stato questo il caso.

Questo siero capelli è un gel fluido molto leggero, che col beccuccio si riesce ad applicare in punti abbastanza mirati del cuoio capelluto. La mia tecnica è infatti quella di applicare questi trattamenti rinforzanti soprattutto all'attaccatura frontale, dove ho più necessità, ma la sera prima del giorno dello shampoo lo applico in maniera più ampia e tratto anche tutta la parte superiore dei capelli e un po' anche le zone laterali.

È stato quindi molto semplice usare questo siero anticaduta Balea e come vi dicevo, nonostante la presenza di alcol non mi ha dato fastidio alla cute. In generale poi non mi sembra sporchi i capelli in anticipo, per quanto, come dico sempre, ogni prodotto che aggiungo tende a rendere il momento del lavaggio impossibile da rimandare, ma questo capita con qualunque siero generalmente. Tuttavia questo non lascia residui particolari: appena applicato sicuramente rende i capelli umidi, ma poi si asciuga completamente.

Come vi dicevo ho usato questo trattamento Balea per diverso tempo e ho notato che ha apportato una stimolazione di nuovi capelli, sebbene non sia il prodotto rinforzante più potente e concentrato che abbia mai utilizzato. Per esempio, nella zona sopra le tempie, quella più critica per me, non mi pare abbia fatto un lavoro extra, e soprattutto serve secondo me un utilizzo prolungato e costante del siero per vederne un effetto più deciso e chiaro.

Ma arrivo subito alla questione caduta dei capelli perché come anticipavo, con questa linea rinforzante Balea ho voluto anticipare il periodo più critico dell'anno che per me quest'anno è arrivato nella seconda parte di agosto. Ho notato che nonostante appunto l'uso di questa gamma da diverso tempo, c'è stato comunque un leggero aumento della caduta fisiologica, ma ho notato due cose. La prima è che non è stata copiosa, infatti non mi sono impanicato, e la seconda è che non è durata tantissimo, ma mi è sembrato che già a fine agosto era terminata e ad oggi la situazione mi sembra più o meno rientrata.


In realtà ho notato una terza cosa che però non so quanto possa ricollegare all'uso di questi prodotti Balea Professional, comunque la aggiungo in questa esperienza: superata infatti la fase di perdita più intensa, ho notato un netto aumento dei baby hair, che attualmente sono anche un po' incontrollabili.
Ad oggi ho terminato il balsamo e quasi il siero rinforzante, mentre alterno lo shampoo con un altro prodotto proprio perché come dicevo su sento il bisogno di variare, ma penso che, al netto del fatto che non si possa bloccare del tutto una caduta fisiologia e non patologica dei capelli, questa hair care anticaduta Balea merita una chance anche solo per il costo dell'intero set, specie per capelli fragili e sottili vista la presenza di cheratina.


Voi siete pronti al "periodo delle castagne"?




Mothers' Instinct e Doppio Sospetto sono lo stesso identico film, ma....

Uscito al cinema pochi mesi fa, Mothers' Instinct si è fatto notare per la presenza di due attrici che, spalmate sulle locandine, non potevano non attirare l'attenzione.
Ma non si tratta di un'opera inedita visto che il film di Benoît Delhomme aveva alle spalle ben due fonti a cui attingere: il libro di Barbara Abel, intitolato Oltre la siepe, e il film belga del 2019, chiamato Doppio Sospetto, diretto da Olivier Masset-Depasse.

Volendo indubbiamente vedere Mothers' Instinct, ho pensato anche di recuperare il film precedente per scovarne differenze, ma la verità è che per certi aspetti sono identici.

La trama di partenza è sicuramente l'aspetto che hanno più in comune: la storia è infatti quella di due vicine di casa ed amiche, Alice e Céline, le quali hanno la tipica famiglia del Mulino Bianco, con un matrimonio solido e due bambini di età simile, Theo e Max. Sembra che fra le famiglie vada tutto per il meglio, ma un giorno Alice vede Max, rimasto a casa da scuola, sporgersi troppo da una finestra e cerca subito di andare a soccorrerlo passando attraverso la siepe che divide le loro case, ma non riuscendoci, decide di correre verso la porta principale, non facendo però in tempo perché il bambino precipiterà morendo.
Questo scatenerà una serie di reazioni da parte delle donne, soprattutto un frustrante senso di colpa, sia verso loro stesse, che una verso l'altra, ma soprattutto scatenerà alcuni degli istinti che entrambe nascondono da tempo.

Sia Mothers' Instinct che Doppio Sospetto ambientano le vicende negli anni '60, ma ovviamente cambia più o meno lo stile delle ambientazioni, visto che uno è adattato in America e l'altro in Belgio. Per il resto la sensazione di vedere lo stesso film due volte è stata forte, persino la durata ho notato che è la medesima e lo svolgimento è quasi copiato in carta carbone, al punto che anche alcune battute fra i due film si somigliano.
Seppur ad esempio non sia il centro delle vicende e non hanno uno sviluppo, entrambi toccano i temi della salute mentale e di rapporti non proprio sani, visto che sia Alice che Céline hanno due mariti che, anche in linea con le dinamiche dell'epoca, possono anche essere controllanti e duri.
Più che quindi da un punto di vista narrativo, le differenze si notano nell'approccio, nelle sensazioni che trasmettono e in quei punti che vogliono toccare.

Il lavoro più "datato" di Olivier Masset-Depasse è un buon film thriller, che ho trovato coinvolgente e con la giusta tensione, ma soprattutto ne ho apprezzato i dialoghi, lo stile e le reazioni dei personaggi.


Titolo originale: Duelles
Genere: 
drammatico, thriller
Durata: 97 minuti
Regia: Olivier Masset-Depasse
Uscita in Italia:  27 febbraio 2020 (cinema)/ Prime Video
Paese di produzione: Belgio, Francia


Mi è sembrato infatti che Veerle Baetens (Alice) e Brunelle Anne Coesens (Celine) abbiano saputo rendere bene le due protagoniste, dando loro un aspetto credibile soprattutto nelle reazioni, e specie quando i toni si esacerbano e quando il film correrebbe il rischio di diventare poco credibile.
Celine in particolare si dimostra sempre amorevole, dolce, insospettabile di qualunque nefandezza, ma quando serve, in modo sottile, viene mostrato come possa aver agito.
Credo che un thriller riesca a mantenere la giusta sensazione di ansia e inquietudine quando si sviluppa in un'ottica di realismo credibile, e Doppio Sospetto secondo me riesce. Più volte ad esempio ho avuto l'impressione che i dialoghi fossero logici e diretti e non un vago escamotage per creare dubbi e tensioni attraverso il non detto. 
Un esempio è quando, dopo la morte di Max, Céline parla per la prima volta con Alice e in quell'occasione manifesta chiaramente il suo risentimento per la vicina e per non aver fatto abbastanza per salvare suo figlio.

Ho apprezzato anche il fatto che i bambini (interpretati da Jules Lefebvres e Luan Adam) avessero un ruolo un po' più attivo in questa versione della storia, soprattutto ovviamente Theo che ha più tempo sullo schermo.

Doppio sospetto è un thriller classico nel senso buono del termine, con le tipiche scene di gente che spia dietro le tende e un finale che spiazza. Proprio per quanto riguarda l'epilogo, le scene finali, ho però qualche dubbio: non credo fossero necessarie e sono in parte fuori luogo con il mood che il film ha imbastito fino a quel momento. Non so se Olivier Masset-Depasse volesse in qualche modo mostrare un futuro in parte roseo per Theo o se semplicemente volesse dare un po' di pace ai suoi spettatori, ma secondo me non riesce né nell'uno né nell'altro intento.

In generale anche la regia, per quanto non ingombrante, non è fra le mie preferite, non tanto perché mi è risultata fastidiosa ma perché mi è sembrata televisiva, a tratti più banale di quanto mi aspettassi, come ad esempio alcuni primi piano molto ravvicinati che mi sembrano soluzioni già viste nei film del genere.

Da questo punto di vista riesce secondo me meglio Mothers' Instinct, che mantiene quella freddezza, quella durezza fino alla fine com'è secondo me giusto che sia, ma la nuova versione di questa storia ha anche altri aspetti positivi.



Genere: drammatico, thriller
Durata: 94 minuti
Regia: Benoît Delhomme
Uscita in Italia: 9 Maggio 2024 (Cinema)
Paese di produzione: Stati Uniti d'America

La regia di Benoît Delhomme, che non sapevo avesse lavorato anche a L'amante di Lady Chatterley e La teoria del tutto, è infatti raffinata e valida secondo me pur essendo un'opera prima, ed ha soprattutto quella allure cinematografica che mi aspetto da un film del genere.
Le interpretazioni di Anne Hathaway (Celine) e Jessica Chastain (Alice) sono forse la parte migliore di tutto il film, e probabilmente il motivo migliore per cui recuperarlo, perché pur non avendo delle protagoniste sfaccettate, ne interpretano bene ogni aspetto fino ad appunto i momenti di follia. 
Sono più che altro i dettagli a variare da un punto di vista della trama, ma Mothers' Instinct, rispetto alla versione belga, ci fa assaporare, seppur per un attimo, un twist quasi erotico e forse ancora più ambiguo, di un possibile rapporto a quattro fra le due coppie, quasi fossimo in La coppia della porta accanto, ma purtroppo non sviluppa mai questa tensione, se non rilegandola ad un'unica scena e soprattutto non creando delle reali differenze che possano fino in fondo giustificare un remake.

Ma forse il difetto più grande per me di Mothers' Instinct è questa patinatura, questa ricerca della perfezione che rende tutto un po' più finto. Sono soprattutto i dialoghi e le reazioni che spesso mi sono sembrate più sceneggiate che realistiche.
Un esempio è il confronto fra Jean, la suocera di Alice, e Céline, che qui viene rappresentata come la tipica snob arricchita e non più giovane che cerca di essere in qualche modo empatica pur non essendo proprio la sua natura. In Doppio Sospetto questa scena mi è sembrata molto più credibile perché Jeanne prova davvero a nascondere il suo dissenso nei confronti della vicina di casa, parlando più di un risvolto umano e personale e non ne fa una mera questione di occhio sociale.
Anche il voler muoversi su un filo sottile, sul non detto, come anticipavo per Doppio Sospetto, secondo me rende Mothers' Instinct vagamente meno chiaro, ma resta secondo me un film molto godibile che mantiene la stessa suspense del predecessore e ben fatto da un punto di vista pratico, con una cura ottima a costumi e scenografie. 

Il problema sia di Mothers' Instinct che di Doppio Sospetto riguarda però la risoluzione della storia e qui forse entro nello spoiler, ma è un problema che immagino sia legato al libro stesso. Infatti la conclusione sembra che abbia qualche buco di trama in entrambi i casi. Il modo in cui Alice scopre il modus operandi di Céline non è convincente in ambedue i film, forse ancora di più nell'adattamento più recente, ma più in generale restano alcune incognite. La più grande per me è l'assenza di una qualche indagine che chiarisse come mai due persone siano rimaste vive e due siano morte nella stessa casa, e come mai un bambino, che non è un infante, non racconti di essere stato narcotizzato. 

Non è che questo faccia cadere tutta la struttura che viene messa in scena, ma sicuramente toglie solidità alla trama e credo che contribuisca a rendere questi film, almeno nella mia personalissima scala di gradimento, non quei cult che riguarderei ancora e ancora. 

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