Gli ultimi (e nuovi) film di Giugno!

Giugno ci sta lasciando ma non è stato un mese inutile anche dal punto di vista cinematografico, e fra sequel e novità ho diversi film di cui parlare.


Caccia all'eredità (2024)


Titolo originale: Spadek
Genere: commedia, giallo
Durata: 94 minuti
Regia: Sylwester Jakimow
Uscita in Italia: 19 giugno 2024 (Netflix)
Paese di produzione: Polonia

È stato già definito come una sorta di rivale polacco di Knives Out, ma oltre ad essere entrambi derivanti da un genere come il giallo classico (quindi nessuno si è inventato niente) credo che Caccia all'eredità, uscito su Netflix il 19 Giugno, abbia la sola pretesa di essere un film godibile e ci riesce.
La storia ci viene raccontata da un certo Dawid, il quale sembra stia facendo un viaggio con la sua famiglia per la lettura del testamento del suo ricco zio Wladysla. Proprio per una sosta dal benzinaio Dawid scopre che anche i suoi cugini Karol e Natalia, che non vedeva da 30 anni, sono stati chiamati per l'occasione, e una volta arrivati alla dimora dello zio, scoprono che in realtà non è morto, ma Wladyslaw voleva riunirli per annunciargli che i suoi beni andranno in beneficenza e che loro possono aggiudicarsi, attraverso un quiz, i brevetti delle sue invenzioni, che hanno comunque un valore economico importante.


Peccato che il giorno seguente il caro zio Wladyslaw verrà ritrovato davvero morto, e visto che una tormenta di neve non consente di uscire, l'assassino non può che essere in casa e toccherà scoprirlo. 

Quello che caratterizza Caccia All'eredità è un insieme di generi, perché si parte con il classico giallo come dicevo alla ricerca del "chi è stato?", e poi si sfocia nella commedia, toccando quasi il genere slapstick. Si susseguono quindi una serie di giochi, di tranelli, di luoghi da cui tentare di fuggire, e di colpi di scena che accompagnano lungo tutto il film, e, come dicevo, alla fine funziona perché fa sorridere e mantiene viva quella curiosità fino all'epilogo, senza però obbligare lo spettatore a scervellarsi, ma solo a badare a qualche dettaglio.
La coralità ad esempio è ben bilanciata visto che ognuno ha la sua storia, ognuno ha il suo ruolo attivo, ma, quando serve, le linee narrative si separano o semplicemente qualcuno fa un passo indietro (soprattutto Karol secondo me).

È vero che Caccia all'Eredità è alla fine si basa sull'unione di idee già più o meno note, eppure nel loro insieme riescono ad incastrarsi bene creando una storia fluida, con un buon ritmo e delle buone interpretazioni, sebbene un po' chiuse nello stereotipo del genere. 
Come dicevo le idee sono parecchie, e a volte sembrano un po' troppo caotiche o esagerate, ma alla fine tutto torna e la storia di per sé risulta chiara e comprensibile.

Ho come l'impressione che Caccia all'eredità sarebbe stato un ottimo film di Natale, con qualche accorgimento sarebbe potuto essere festivo ma originale, perché ha un mood e una atmosfera comunque invernale, da film da vedere sotto la coperta, e perché comunque il suo tema di fondo è positivo e confortante. 
Un confronto con Knives Out secondo me, per quanto fattibile, non porterebbe nulla: sono entrambi film derivativi che si guardano, e si riguardano volentieri, ma se Cena con delitto ha qualche sottigliezza in più e una generale qualità, ma entrambe hanno il "mero" scopo di intrattenere non di rivoluzionare il genere. 


Inside Out 2 (2024)


Genere: animazione, commedia, fantastico
Durata: 96 minuti
Regia: Kelsey Mann
Uscita in Italia: 19 Giugno 2024 (Cinema)
Paese di produzione: Stati Uniti D'America

A distanza di quasi 10 anni è arrivato un sequel che sta facendo chiacchierare ma i cui incassi stanno risollevando le recenti sorti di Pixar e aiutando il cinema in periodo di magra come quello estivo. Inside Out 2 si è fatto attendere e credo sia uno di quei secondi capitoli riusciti.
Ritroviamo Riley con tutte le sue emozioni, Gioia, Tristezza, Rabbia e Disgusto e Paura, ma ovviamente la ragazza non è più una bambina, e non solo le si pongono davanti nuove sfide, come l'arrivo di nuove amicizie e l'occasione di poter migliorare nello sport che ama, l'hockey, ma sta acquisendo più "Senso di Sé", maggiore insomma consapevolezza della sua personalità e dei suoi punti di forza.

Il fatto è che però Riley ha ormai 13 anni, e quando la pubertà all'improvviso bussa alla porta del suo cervello, le cinque emozioni si ritroveranno altri quattro colleghi con cui avere a che fare. Invidia, Imbarazzo, Ennui (noia, dal francese, che noi tradurremmo meglio in "scazzo") e soprattutto Ansia prenderanno il sopravvento. Riuscirà a tornare la Gioia?

Crescere è una fatica e l'adolescenza è forse il periodo più spinoso, anche da raccontare al cinema, ancora di più se l'intento è quello di accontentare un pubblico ampio, dai più piccoli ai più grandi, e Inside Out 2 riesce nell'impresa. Un sequel che non fa troppo rimpiangere il primo capitolo, ma che ne è un naturale proseguo, e che con altrettanta consequenzialità non può che ispessirsi e per certi versi farsi più serio, perché affacciarsi al mondo degli adulti può non essere semplice. 
E la Pixar ha trovato il modo per raccontarcelo senza drammatizzare troppo le cose, ma intensificando il suo tratto emotivo e narrativo dove serve, anche trovando soluzioni grafiche che rendono bene le fasi più delicate dell'adolescenza (e dello stato emotivo umano in generale, visto che certe emozioni non ci lasciano mai).

Ci sono aspetti che ho apprezzato molto in questo Inside Out 2, e altri che invece avrei voluto fossero stati diversi.
È la grafica e la traduzione animata del difficile mondo interiore secondo me la parte più vincente e convincente di questo film perché ci sono tante idee ben sviluppate e spesso simpatiche (la prigione dei segreti forse è la migliore).

È anche il tema di fondo a convincermi ed è molto più complesso di quanto possa sembrare: se in Inside Out 1 si cercava un equilibrio fra luce ed ombra, fra gioia e tristezza, nel sequel si cerca di raccontare la ricerca dell'accettazione di se stessi in modo più ampio e appunto complesso, imparando a gestire quei lati del carattere, che man mano si sviluppa, che possono non essere positivi.

C'è ancora un ritmo che si tiene alto per buona parte del film, che comunque ha anche una durata giusta col suo scopo. 
Ho un po' di perplessità invece sul pubblico a cui si riferisce: personalmente non esporrei la fascia più giovane alle problematiche che possono avere i ragazzi un po' più grandi. D'altronde se non hanno mai sentito parlare di ansia (si spera) perché fargliela conoscere? Senza contare che la trama interna ed esterna è molto lineare, quindi possono essere attirati dai colori ma non tanto dalle avventure.

Allo stesso tempo gli adolescenti potrebbero in linea generale preferire contenuti differenti, ma se fossi un adulto li spingerei a dare una chance a Inside Out 2 perché è a loro che si fa riferimento. 
Mi aspettavo poi che le varie emozioni arrivassero in modo più interessante ed originale, e che avessero un maggiore impatto, invece ad esempio Ennui è quasi completamente ai margini della storia.
Ammetto poi che non ricordo tantissimo del primo Inside Out, ma ricordo che lo avevo apprezzato anche per l'ironia, qui invece i dialoghi mi sono sembrati meno brillanti e leggermente meno divertenti.
Fra i tanti sequel comunque che ho visto nel tempo, penso che quello di Inside Out non sia solo comunque riuscito, ma forse anche quello più "necessario" visto che il film si presta ad offrire ancora molti altri spunti. 


Maschile Plurale (2024)

Genere: commedia 
Durata: 105 minuti
Regia: Alessandro Guida
Uscita in Italia: 15 febbraio 2024  (cinema)/ 20 Giugno (Prime Video 
Paese di produzione: Italia

Meno atteso e indubbiamente meno chiacchierato il sequel di Maschile Singolare, film di Alessandro Guida uscito ormai tre anni fa, e che prende il titolo di Maschile Plurale. Come protagonista torna Antonio (Giancarlo Commare) che proprio tre anni dopo la morte del suo amico Denis si è rimboccato le maniche diventando un pasticciere dal discreto successo sui social, supportato dalla sua amica e commercialista Cristina (Michela Giraud). Quando però si ripresenta nella sua vita Luca (Gianmarco Saurino), Antonio perde un po' l'equilibrio pensando che siano rimasti fra di loro strascichi del passato. Peccato però che Luca si sia rifatto una vita con Tancredi (Andrea Fuorto) e lo aiuti nella gestione di una casa di accoglienza per ragazzi queer che stanno affrontando un periodo di difficoltà.

Antonio così dovrà fare un passo indietro non solo per capire cosa realmente vuole, ma anche per lasciare che gli altri siano liberi delle loro scelte.

Un secondo capitolo di Maschile Singolare non mi sembrava una cattiva idea, sebbene non sia mai diventato uno dei miei film preferiti, ma la storia di Antonio e Luca aveva lasciato uno spiraglio aperto e approfondire le vite di entrambi non mi sembrava una cattiva idea. Maschile Plurale però non mi ha convinto esattamente come il primo film, ma per ragioni differenti.
Se infatti nel primo capitolo mi sembrava ci fosse un ping pong fra stereotipie e superficialità, qui è proprio la banalizzazione generale che mi è pesata. È vero che si tratta pur sempre di una commedia ma nemmeno il suo risvolto più leggero riesce ad essere particolarmente divertente.
Infatti credo che il tentativo di rendere Antonio in qualche modo una sorta di Bridget Jones sfigato che tenta di riconquistare il suo ex, si traduce in azioni infantili ed egoistiche, rendendolo antipatico da inizio a fine. 

Non ne esce meglio Luca, che assurdamente non sembra conscio che le cose fra lui e Antonio possano essere altrettanto strane, ma che soprattutto sta per sposare un uomo a cui ha nascosto una parte di lui, seppur passata.

Tutte le reazioni di gelosia mi sono sembrate quelle di un teen drama, e la cosa mi fa forse doppiamente male perché i personaggi di Maschile Plurale dovrebbero essere miei coetanei, e quindi non proprio ragazzini, ma la mia generazione credo abbia bisogno di personaggi più interessanti e rappresentativi.
È vero che l'argomento di fondo, di apertura verso la pluralità a cui il titolo fa riferimento, è positivo e rincuorante e che appunto i personaggi avranno una crescita, ma il percorso per arrivarci è tortuoso. Salvo però Riky (Francesco Gheghi), un ragazzo "problematico" del centro di accoglienza in cui lavora Luca, che è un personaggio complesso e ben interpretato, ed anche l'evoluzione di Cristina, che finalmente ha più spazio, diventando quella amica che un po' tutti vorremmo. 

Scavando un po' più a fondo, anche la storia della costruzione della nuova pasticceria mi è sembrata semplicistica ed irreale (avete mai visto un posto che espone i dolci in quel modo?), una sorta di americanata dove con un cacciavite e due assi di legni costruiscono una casa a due piani.
È per queste ragioni che non ho avuto particolare feeling con questo Maschile Plutale: è vero che il cinema queer è sempre meno popolato rispetto a quello etero, ed è anche vero che si tratta di una operazione che non fa male a nessuno, sicuramente meno peggio di altre, ma non è purtroppo figlio della cinematografia italiana, spesso lontana dalla realtà. 




4 commenti:

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  1. Caccia all'eredità una delle cose più abominevoli viste ultimamente. ;)

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    1. Ma dai che esagerazione, è un film senza troppe pretese

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  2. Il primo Inside Out io invece lo ricordo molto bene. Questo seguito gli è inferiore perché ricicla, rinnovandole in parte, molte idee, ma i personaggi si fanno voler bene e la crescita della "nostra" Riley è sempre molto interessante.

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    1. Il riciclo delle idee credo sia inevitabile: in fondo ci troviamo sempre nello stesso "posto", con la stessa protagonista, no?

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