Spagna di ritorno: cosa ho visto, dove sono stato, cosa mi è piaciuto (e cosa no)

Non c'è quasi mai un tempo giusto per le cose. Aspettare che le stelle si allineino, che le situazioni si appianino, che hai finalmente l'umore giusto per affrontare quella cosa non sempre è possibile. A volte tocca tuffarti e basta, prendere le cose come vengono e mettere il casco da astronauta, quella boccia che ti tiene al riparo da tutto.
Suonerà ingrato (ma non lo è) però era più o meno questo lo spirito che cercavo di avere quando mi sono messo su un aereo e sono ritornato in Spagna. Non mi sembrava il momento ideale, quello con lo spirito più leggero con cui puoi allontanarti dalla quotidianità staccando davvero, ma, appunto, le occasioni arrivano senza poi troppi margini di controllo e quindi si va.

La prima tappa l'ho conosciuta già due anni fa, ovvero Madrid, ma sarebbe stata solo una questione meramente pratica per una organizzazione di voli che non sto qui a raccontare. Un treno ci avrebbe infatti portati dalla capitale spagnola alla meta effettiva, ma nella fretta non abbiamo considerato gli stringenti controlli nelle stazioni spagnole e la tassa extra sui bagagli troppo grandi.
La fortuna (o l'aspetto da persone stanche e poco sveglie) ci bacia e in un paio di ore arriviamo a Cordoba.

Senza alcun pregiudizio, ammetto che l'Andalusia non era una delle destinazioni a cui aspiravo nell'idea di un ipotetico prossimo viaggio fuori dall'Italia, ma è stata una bella sorpresa.
L'albergo che ci attendeva, il Sercotel Córdoba Medina Azahara, oltre a stanze ben insonorizzate e una colazione generosa di cui ho approfittato senza vergogna, ha anche un'ottima posizione quasi affacciata sul giardino de La Victoria (che non esploreremo mai del tutto, ma può essere una attività a tempo perso), che ci ha permesso di uscire subito a passeggiare dopo aver lasciato i bagagli, visto che a pochi passi avremmo raggiunto Plaza de las Tendilla, uno dei centri più frequentati, da cui si diramano le vie dei negozi e dei ristoranti, e che diventerà in seguito uno dei punti da cui raggiungere le mete del mio itinerario.
Appena arrivato a Cordova mi sono reso subito conto di un paio di cose: le app del meteo non si sbagliavano sul caldo, il tramonto sembra non arrivare mai e i centri dentali (a volte anche estetici o poliambulatorio) sono stranamente ad ogni angolo e sembrano in grado di riportarti in vita.

Ma non era mia intenzione fare turismo sanitario, e appunto, dopo una passeggiata serale attorno alle mura della Moschera, e una ottima cena da Macsura Gastrotaberna, unendo tradizioni andaluse a rivisitazioni più moderne, era necessaria una lunga notte di riposo, visto che il giorno seguente sarebbe stato il primo di vera esplorazione.
Decidiamo che è meglio riorganizzare parte del mio itinerario ed iniziamo infatti dalla Puerta de Almodóvar, di epoca medievale con davanti la famosa statua di Seneca, e proseguiamo lungo le mura che racchiudevano la medina, la Muralla de la calle Cairuán, fino a raggiungere l'Alcázar de los Reyes Cristianos, una fortezza che è stata anche residenza reale, ma ha avuto scopi differenti nel corso del tempo. 

Le belle sale interne non offrono tantissimi stimoli, ad eccezione forse della sala dei mosaici romani, ma oltre che fresco e piacevole da percorrere, è possibile raggiungere alcune delle parti più alte dell'alcazar che hanno una vista spettacolare e che danno uno spoiler su un'altra zona da non perdere del palazzo, ovvero i giardini, rigogliosi, anche loro rinfrescanti nelle zone d'ombra e ben curati. 
Non molto distanti ci sono anche i Bagni califfali, ovvero un hammam del decimo secolo, ma ce ne ricorderemo quando ormai saranno chiusi.




Usciti dall'Alcazar, il percorso è stato semplice: dopo aver superato il mulino dell'Albolafia, raggiunto l'imponente Puerta del Puente, ed aver percorso l'altrettanto massiccio Ponte Romano che attraversa il fiume Guadalquivir, siamo arrivati alla Torre de la Calahorra, fortezza di origine musulmana che oggi contiene il Museo Vivo de al-Ándalus che però abbiamo evitato senza troppi rimpianti, perché c'era altro da fare.
Dopo una breve sosta infatti abbiamo visitato uno dei posti più suggestivi che abbia mai visto: la grande Moschea-Cattedrale di Cordoba.

Non solo le mura esterne sono bellissime, ma l'esperienza all'interno della Mezquita è unica, perché si passa dal labirinto di colonne in penombra della parte musulmana, all'altissima cattedrale cristiana eretta in centro in stile gotico-rinascimentale, che è secondo me l'emblema di come nel tempo si siano fusi stili, culture, tradizioni, religioni e popoli. 


Usciti dalla frescura della Mezquita- Catedral, non ci restava che pranzare, provando per la prima volta il famoso flamenquin cordobese, una sorta di mega involtino di carne pastellato e fritto, e, per rientrare verso l'albergo abbiamo deciso di perderci per le stradine della Judería, il quartiere ebraico. Qui non serve seguire un itinerario specifico, ma basta perdersi per le stradine caratterizzate dalle tipiche case bianche con i cornicioni colorati e i vasi di fiori appesi alle pareti, e sbirciare all'interno dei patios, questi cortili interni alle abitazioni curatissimi, pieni di piante e angoletti dove riposare. Solo il giorno seguente ci siamo ricordati di passare per Calleja de las Flores.
La juderia è al tempo stesso una delle zone più interessanti ma anche delle ovviamente più turistiche e credo tocchi beccare il periodo dell'anno in cui la calca di visitatori non renda l'esperienza troppo caotica. 

Il viaggio a Cordoba è stata anche l'occasione per ritrovare vecchie conoscenze e la cena è diventata un ulteriore modo per conoscere l'accoglienza della Spagna del sud, che avrei riscoperto anche più avanti nel viaggio, e siamo stati invitati ad uno dei ristoranti tipici che comunque avrei voluto provare, cioè Taberna La Montillana. Compartir è la parola che ho sentito più spesso a tavola, e così si condividono piatti della tradizione andalusa, come l'ensaladilla, la mazamorra (la versione bianca del salmorejo), i boquerones e le berenjenas (melanzane croccanti) con miel. 
Dopo una passeggiata che ci ha fatti arrivare fino alle colonne del Tempio Romano di Cordova (nulla di imperdibile, sebbene l'altezza faccia impressione, ma erano quasi nascoste da ponteggi e teloni) passando dal Cristo de los Faroles, che non rivedremo più con la luce del giorno. 
Se i primi giorni abbiamo esplorato la parte più nota e anche turistica di Cordoba, nell'ultimo di permanenza effettivo rimasto a disposizione abbiamo avuto modo di esplorare una parte zona meno frequentata, che porta ad esempio al Palacio de Viana e in generale le viuzze del quartiere di Santa Marina.

La mia scarpinata è poi continuata costeggiando il Guadalquivir, passando davanti l'eremo dei Santos Mártires, che un po' spiazza nel suo contesto, e risalendo verso Plaza de la Corredera, che onestamente non mi ha colpito, restando più in basso fra le mie preferenze delle piazze spagnole che ho visto. 

Dopo un lungo pranzo con autoctoni e non nel bellissimo patio di una taberna che volevo provare, ovvero los Berengueles, dove ho finalmente provato il famoso tinto de verano buono e fresco, ad accompagnare ancora piatti tradizionali, e arrivato il tempo di battere verso l'albergo, riposare e pensare all'ultima cena cordobense, puntando ad uno dei ristoranti forse più sofisticati ed eleganti che avevamo nelle vicinanze, ovvero La Casa de Manolete Bistro, proprio nell'abitazione del torero Manolete. Una esperienza.
Probabilmente ho sottovalutato il fascino di Cordoba prima di partire ma ho ritrovato una città gentile, che si lascia calpestare (nel senso più buono del termine) e conoscere in ogni modo possibile, accogliendo e condividendo le sue sorprese.

Il mattino seguente sarebbe stato l'ultimo giorno a Cordoba, e dopo un'ultima passeggiata ed aver preparato le valigie, ci siamo spostati nell'ultima meta di questa permanenza in Spagna: Siviglia, raggiungibile in un'ora di treno.

Sevilla non è stata solo una destinazione scelta, ma anche necessaria per poter rientrare con un volo diretto in Sicilia, e quindi l'esperienza è stata diversa. In questo caso infatti l'albergo era più distante dal centro perché la Feria de Abril, una festa primaverile tipica, ha reso la disponibilità di alloggi più limitata, ma nulla è stato perduto. Infatti dalla nostra posizione autobus e taxi in più o meno 10 minuti ci hanno subito consentito di arrivare ad una delle zone più belle di Siviglia, le Setas o Metropol Parasol. Avremmo imparato più tardi che il biglietto per accedervi vale per 48 ore e quindi conviene farlo subito per poter visitare la struttura in più momenti della giornata e ne vale sicuramente la pena, non solo per quanto appaia impressionante la struttura, ma per la vista che si ha dall'alto di tutta Siviglia. 
Dopo una breve passeggiata per le vie della città passando dalla chiesa di San Salvatore, da Plaza de San Francisco, Plaza Nueva, il programma per la serata era già organizzato: prima una sosta in albergo (lo specifico perché non si sa mai) e poi avevamo già una prenotazione dalla vista spettacolare. Il ristorante Abades Triana infatti sporge proprio sul Guadalquivir, ed è direttamente frontale alla torre dell'Oro e allo skyline della città, inclusa la Giralda. E sì, letteralmente si paga anche la vista.

Il giorno seguente, quindi l'ultimo a Siviglia e in Spagna, ci siamo concentrati sui posti più famosi: dopo appunto la Cattedrale, che non avremo modo di visitare all'interno, avevamo già prenotato online i biglietti per la Real Alcázar de Sevilla, la regia reale che rispetto alla controparte cordobense ha anche degli interni particolarmente ricchi, specie per struttura e decorazioni alle pareti e ai soffitti. Non manca anche il bel giardino, con pavoni che pascolano liberamente. Unico neo la mancanza di un percorso preciso da seguire: ogni area del palazzo viene descritta all'entrata, ma nessuna freccia indica quale zona sia meglio visitare per prima o con una logica.

Per pranzo ho voluto optare su un posto carinissimo e tutto rosa, il Moya Brunch, per variare sui piatti tradizionali che avevamo provato più volte. Se avete fretta in effetti non è l'ideale, come dicono le recensioni l'attesa non è breve, ma merita.

Subito dopo aver fatto capolino alla casa del barbiere di Siviglia, ci siamo diretti verso un'altra delle grandi attrazioni della città, ovvero Plaza de España. Credo sia impossibile non restare di stucco davanti a questa imponente piazza che già dal suo accesso si dimostra sontuosa. Vi ricordate della Feria? Bene, credo che grazie a questo evento, la Plaza, come gli altri luoghi, non fosse estremamente incasinata, ed è stato tutto molto più piacevole.



Plaza de Espana è situata all'interno del Parque de María Luisa che è stato un ottimo rifugio per prendere un attimo di respiro dal caldo della giornata ma anche per scoprire un altro angolo della città immerso nella natura che merita una visita. 
La serata ci ha poi confermato quanto vi dicevo sul caos che la Feria ci ha evitato, infatti il ristorante che abbiamo prenotato, Terraviva, proprio vicino Plaza Nueva, era quasi deserto, e quindi è stata un'ottima cena in tranquillità, e ancora una volta con una cucina meno tradizionale e più contemporanea. L'obiettivo però dell'ultima serata a Siviglia non era solo rifocillarci, ma anche salire sulle Setas per lo spettacolare gioco di luci che la illuminano la sera. L'attesa di un tramonto che non arriva prima delle 21 e una fila stranamente lenta alla biglietteria sono state ampiamente ripagate da questa struttura spettacolare che offre una vista a 360 gradi su tutta Siviglia.


Siviglia avrebbe meritato più tempo per essere esplorata, non ne ho dubbi perché sono tanti i pezzetti che abbiamo lasciato indietro. Il suo essere simile a Cordoba ma in formato XL la può rendere meno accogliente e più chiassosa, ma non per questo priva di bellezze e fascino. 

Dopo una disperata ricerca di acqua, visto che, nonostante sia una delle città più popolose della Spagna, non si trova un minimarket aperto dopo le 22 in pieno centro, non restava che cercare di dormire qualche ora prima che un aereo con partenza all'alba ci riportasse in Sicilia.
Ancora una volta con un nuove esperienze, nuovi luoghi, nuove emozioni e immagini stampate nella mente da conservare e raccontare, ancora una volta come riconferma che le occasioni, anche se imperfette, anche se ci mettono alla prova, vanno colte. 


10 commenti:

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  1. L'Andalusia ci manca e il giro che vorremmo organizzare, un giorno, è con aereo fino a Siviglia, macchina a nolo e Cordoba, Granada, Malaga con volo di ripartenza. Tutta teoria per ora ma luoghi che mi confermi di grande fascino.. ;)

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    1. Una signora sull'aereo al ritorno credo abbia fatto, da quanto ci diceva, il giro che dici tu e deve essere molto bello. Spero di averti dato anche io nel mio piccolo un po' di slancio

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  2. Le prime 4 righe che hai detto... quanta verità!!
    Foto e racconto meravigliosi, grazie.

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    1. me lo ripeto sempre, anzi ci provo a ripetermelo, anche se poi la quotidianità ha il sopravvento.
      Grazie mille a te!

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  3. Ora resterebbe da scoprire il nord della Spagna... quella Spagna che si affaccia sull'Oceano Atlantico, per intenderci... prima o poi mi piacerebbe leggere un tuo post al riguardo :-)

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    1. Diciamo che al momento con la Spagna ho dato, anche perché non era la mia meta più ambita di sempre, ma appunto c'è stata l'opportunità e sono andato :D Tu ci sei stato?

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    2. Non sono mai stato in Spagna... tuttavia, visto che hai visitato - più o meno a lungo - Spagna centrale e Spagna meridionale, mi piacerebbe che un giorno raccontassi qualcosa anche della Spagna settentrionale... o atlantica, se preferisci :-)

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    3. Chi lo sa, le vie del signore sono infinite 😅🤣

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  4. Mio fratello è stato a Barcellona, ma la Spagna la si riconosce subito, anche dalle foto ;)

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    1. Barcellona dicono sia molto bella, magari un giorno (moooolto più avanti)

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