Solari Cien Sun 2025: la mia esperienza con il Fluido Anti Age SPF50

Avevo bisogno di un nuovo solare per il viso? Certo che no, ma poi quando vedo da Lidl un nuovo scaffale della linea Cien Sun faccio fatica a resistere. Negli anni ne ho parlato più volte (qui trovate le recensioni del passato) ma fino ad adesso non avevo ancora provato il loro Fluido Solare SPF 50 con Q10 per viso e decolleté.


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🔎 LIDL
💸 € 3.99
🏋 50ml
🗺 Made in Germania
⏳  12 mesi
🔬 //

Credo che si tratti di una novità di quest'anno, che si differenzia per la formulazione e per il pack airless, che va ad affiancare i solari in tubetto che già avevamo visto in passato.

Il Fluido Solare Cien Sun è un prodotto, come ci si può aspettare, abbastanza semplice da un punto di vista degli ingredienti: contiene infatti filtri organici ad ampio spettro UVA e UVB, e a questi si aggiungono sostanze antiossidanti come l'ubiquinone (o coenzima Q10) e tocoferolo. Come agente idratante invece troviamo la glicerina, ma anche l'estratto di miglio, sostanza dal potere remineralizzante, lenitiva e ricca di vitamine.

Cien inoltre ci fa sapere che questo suo solare è resistente all'acqua per circa 40 minuti, dopo dei quali la protezione si dimezza di circa il 50%. Mi piace inoltre che l'azienda sottolinei che applicare poca protezione solare riduca sensibilmente l'effetto del prodotto: è una indicazione un po' generica ma almeno può spingere qualcuno ad utilizzare le giuste quantità di solare e non continuare a suggerire che "ne basta poco" come mi capita di leggere in giro.

Il Fluido Solare Anti Age Cien ha una gradevole profumazione molto estiva e che appunto ricorda le protezioni che già conosciamo. È un aroma persistente, quindi se cercate un prodotto che non contenga fragranze o che non siano così smaccate, potete fermarvi qui.

Per quanto riguarda la sua consistenza, non so se lo definirei come un fluido: appena prelevato infatti questa protezione solare Cien ha texture decisamente soda, che poi però si stende con estrema facilità. I filtri chimici fanno sì che questo Fluido SPF50 non crei alcuna scia bianca, così da adattarsi a tutte le carnagioni, ed è un solare abbastanza leggero. Io ad esempio non lo sento sul viso, lo trovo confortevole e non crea un fastidioso effetto appiccicoso. Anche stratificarlo con altri prodotti skincare non è stato difficile, e non ho notato cattive interazioni in generale, potendo entrare facilmente in una routine quotidiana.

Posso anche anticipare che non mi ha dato fastidio agli occhi, quindi l'ho potuto applicare sulla zona senza alcun disturbo.

Quando mi approccio ad un nuovo solare, so ormai più o meno come può funzionare su di me e cosa aspettarmi, sia sbirciando la formulazione sia conoscendo un po' i marchi. E, come immaginavo, il Fluido Anti Age Spf 50 Cien non è adatto alle mie esigenze: come anticipavo si comporta bene nell'utilizzo e nel corso della giornata non risulta fastidioso sul viso. Purtroppo però per la mia pelle mista in questo periodo è un po' troppo lucido, e mi dà la sensazione di non settarsi mai del tutto, e di restare umido sul viso, come vi avevo detto per altri solari. 

Anche con cercando di mattificare con una cipria, mi rendo conto che nel giro di un paio di ore questa lucidità si ripalesa. Immaginavo che sarebbe andata così perché nell'INCI non ho notato subito la silica o un'altra sostanza assorbente, che in genere contribuisce non solo a dare un aspetto più opaco al prodotto, ma anche a settarsi meglio.

Probabilmente potrei chiudere un occhio se lo utilizzassi in altri periodi dell'anno, e in generale credo possa andare bene a pelli più secche e mature, e se in generale non vi disturba disturba l'effetto glow.
Tra l'altro è uno di quei solari che una volta rimosso lascia la pelle morbida e tutto sommato idratata, anche perché non richiede uno sforzo extra o detergenti più aggressivi per essere rimosso.

Quindi per ricapitolare, il Fluido Solare Cien Sun SPF50 è quel prodotto affidabile che può accontentare chi non ha problemi sulla resa estetica, ma vuole una protezione efficace, ad un prezzo accessibile e tutto sommato con una reperibilità buona. 

Voi l'avete provata?




Due nuove serie tv da cui mi aspettavo qualcosa di più...

Faccio un salto fra le uscite in streaming di Maggio di quest'anno, che, seppur con buone premesse, alla fine non riescono ad andare oltre la sufficienza. Vi racconto la mia.


Scale e Serpenti 
Prima stagione

Dora López (Cecilia Suárez da Il Giardiniere) è una semplice prefetta in una prestigiosa scuola messicana. Nonostante viva in maniera molto umile il suo ruolo, il suo sogno è quello di diventare direttrice dell’istituto. Tuttavia le sue ambizioni vengono frenate da un piccolo scontro fra un paio di bambini della scuola, che si rivelano essere figli di due diverse famiglie, molto in vista in Messico. Da quello che sembra un piccolo inconveniente, Dora si ritroverà ad essere una pedina nello strano gioco di rivalità fra queste due famiglie, e cercherà di sfruttare al meglio questo caos per arrivare ai suoi obiettivi. Ma nel frattempo dovrà anche affrontare i problemi col figlio e con il violento ex marito. 

Ideata e diretta da Manolo Caro, già padre di La Casa de Las Flores e Qualcuno deve Morire, Scale e Serpenti è arrivata il 14 Maggio di quest'anno su Netflix e ho preso un po' di tempo per recuperarla, perché in verità non era fra i titoli che mi suscitavano particolare curiosità. 

Tutto sommato in fondo non mi sono sbagliato, perché è giusto un buon intrattenimento, ma che non ha particolari guizzi o spunti su cui soffermarsi.

Il titolo di questa serie tv Netflix richiama un gioco da tavolo che non credo sia così diffuso da noi, ma che rende bene il percorso di Dora: può trovare una scala (sociale in questo caso) che le consenta di andare avanti, o un serpente che la costringe a tornare indietro di qualche casella. 
La storia della protagonista è infatti un modo per raccontare la società messicana, ma anche il mondo attuale, dove le scelte e le mosse delle persone sono spesso politicizzate, c'è corruzione a più livelli, dove la meritocrazia è più fulminata di un vecchio neon, e si può incappare in un classismo più o meno conclamato.

Il ruolo di Dora, in questo gioco fatto di strategie e colpi bassi, sarebbe quello di cercare di mantenere la sua morale e la sua rettitudine, ma non è semplice: come dicevo viene messa spesso alla prova da colleghi e familiari e lei è una donna comune e umana, che verrà risucchiata in questo gioco.

Scale e Serpenti ha dalla sua un buon cast, ricco di volti noti delle serie tv Netflix, ma anche Michelle Rodríguez da Somos Oros, ed è capeggiato da una Cecilia Suárez che sembra abbastanza a suo agio nel ruolo. Il ritmo degli 8 episodi è costante e la durata da 30 minuti a puntata secondo me rivela comunque gli intenti leggeri della serie. Anche il taglio a tratti caricaturale, la fotografia e la messa in scena pop credo siano voluti per rendere Scale e Serpenti comunque un intrattenimento alla portata di tutti e per non appesantire quei temi a cui facevo riferimento sopra.

A me è mancata un po' di unicità, qualcosa che mi facesse magari affezionare o provare simpatia per i personaggi, e invece questo quid non è mai arrivato. Aggiungeteci anche che le storyline secondarie sembrano spesso riempitivi poco messi a fuoco.
Vi segnalo inoltre qualche scena a sfondo sessuale che se a me sono sembrate spesso gratuite, non oso immaginare come le possano prendere degli animi più conservatori.
Non c'è comunque ancora una conferma per la seconda stagione, quindi staremo a vedere.


Carême 
Prima stagione

Sforo di poco la mia premessa con Carême, serie tv francese disponibile su Apple Tv+ dal 30 aprile, che però ha avuto una cadenza settimanale fino agli inizi di Giugno.

Ispirata al libro Cooking for Kings: The Life of Antonin Carême, The First Celebrity Chef dello scrittore e attore britannico Ian Kelly, Carême ha alla base del suo racconto la storia vera del primo chef che divenne a tutti gli effetti famoso per le sue doti. Siamo agli inizi del 1800, e Marie-Antoine Carême (interpretato da Benjamin Voisin) lavora come pasticcere insieme al padre adottivo, ma il suo destino cambierà quando la sua conoscenza delle erbe officinali finirà per aiutare nientepopodimeno Napoleone Bonaparte.
Così Antonin troverà la sua fama, rivelando un talento a 360 gradi per l'arte culinaria, ma sarà costretto a diventare qualcosa di più di un semplice cuoco apprezzato e ricercato.
Infatti attraverso il politico e diplomatico Charles-Maurice de Talleyrand (interpretato da Jérémie Renier), Carême finirà per diventare una pedina nell'intricato gioco di strategia che era la politica dell'Impero Napoleonico. 

Intrecciando fatti reali (pochi) a romanzature (molte) Carême sfoggia, lungo gli 8 episodi di cui è composta, una bella messa in scena, sontuosa e curata, che ci riporta indietro nel tempo. È una serie che cerca di unire più anime: si parte dal dramma storiografico, in cui ci viene mostrata una Francia divisa fra assoluta povertà che si scontra con l'opulenza delle corti, mentre le scene in cucina ricordano ad esempio The Bear, sebbene non siano così centrali. La non estrema fedeltà alla storia reale ha qualche eco di Bridgerton, e di mezzo c'è una sorta di spy story che dovrebbe creare maggiore intrigo, ma purtroppo nessuna di queste strade riesce ad essere particolarmente centrata, messa a fuoco e avvincente.

Nonostante sia decisamente scorrevole, abbia un buon ritmo, e la durata degli episodi sia in linea con la storia raccontata, è come se Carême risultasse un intrattenimento che resta sullo schermo, opulente alla vista, ma che non lascia un particolare, piacevole retrogusto.


La colpa secondo me è da dare alla costruzione dei personaggi, tutti un po' fiacchi, ma soprattutto al principale: Benjamin Voisin sembra un bravo, giovane attore, ma il suo Antonin è più che altro un ragazzetto belloccio che sembra sveglio ma non lo è poi del tutto. Manca quel carisma che lo renda la figura centrale, e in fondo di lui non sappiamo granché.
Non si capisce ad esempio chi ami davvero e non ci raccontano come abbia acquisito le sue abilità in cucina (lo sapevamo pasticcere, no?!). E alla fine di questa serie tv Apple Tv non sono riuscito a capire quanto Carême mi stesse realmente simpatico ed avessi voglia di vederne ancora le peripezie. 

Ma in generale non sempre i personaggi sembrano avere delle reazioni logiche o che riescano a creare delle dinamiche in concrete che non sia quelle a favore dello sceneggiatore che deve mandare avanti la baracca. L'ottimo Micha Lescot ad esempio veste i panni del ministro e investigatore Joseph Fouché, che dovrebbe essere il villain della storia, ma vedrete che in fondo non fa così paura. Non mi soffermo sulle figure femminili, tutte purtroppo invisibili. 

Ho sofferto un po', anche in questo caso, le scene a sfondo sessuale, non perché gratuite ma perché meccaniche, senza enfasi, inserite quasi più per cercare di creare un po' di hype, ma non realmente ben calate nel contesto narrativo.
Carême così diventa quella serie che gli amanti dei period drama possono tutto sommato apprezzare per l'estetica, ma che non lascia in fondo molto. Non ci sono notizie su un eventuale rinnovo al momento. 



Tutto sulla nuova formula ancora più potente del Siero Vitamina C di Garnier 🍋

C'è una novità in casa Garnier a cui forse non avete prestato attenzione, e riguarda il loro Siero Anti-Macchie con Vitamina C


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🔎 Grande Distribuzione, AmazonRedcare
💸 €10
🏋 30 ml
🗺 Germania
⏳  12 Mesi
🔬 Vegan, Cruelty Free

È vero che questo siero esisteva già, ma di recente Garnier l'ha potenziato per agire ancora più intensamente sulla pelle. 
La miscela di ingredienti principali è adesso infatti al 4%, e a Niacinamide, Vitamina C e Acido Salicilico si è aggiunta la Melasyl, ma che roba è?
Si tratta di una molecola brevettata e sviluppata da L'Oréal, gruppo di cui fa parte anche Garnier, che trovate nell'INCI come "2-Mercaptonicotinoyl Glycine", e che ha il potere di inibire la produzione di melanina e quindi l'accumulo di pigmento che crea le macchie scure e le iperpigmentazioni cutanee. 

Questo ingrediente è supportato dalla niacinamide, che sappiamo agisce anche sulle discromie, e dalla vitamina C, che al contrario dell'altro siero notte Garnier, non è in forma pura ma nel derivato di Ascorbyl Glucoside, più delicato e ben tollerato. 


Ma scavando un po' più nella formula ho trovato il Phenylethyl Resorcinol, che è un altro inibitore della tirosinasi (l'enzima che stimola la melanina) che agisce in modo più generale sul viso, e che supporta bene l'effetto schiarente delle altre sostanze.
Non mancano glicerina ed acido ialuronico per idratare, e l'adenosina che stimola la produzione di collagene.
Proprio questo mix di attivi promette di agire su diversi tipi di macchie, anche ostinate, in 8 settimane, ma già dopo 3 giorni si dovrebbe notare una pelle più luminosa. 


Non avendo provato la precedente versione non posso fare un confronto, ma credo che il nuovo Siero Anti macchie con Vitamina C di Garnier abbia sempre mantenuto questa consistenza acquosa leggermente lattiginosa e una profumazione fresca e gradevole. 
Può essere applicato sia di mattina che di sera, e ha una texture facilissima da utilizzare e da stratificare insieme ad altri prodotti, che si stende senza problemi e che si assorbe su di me molto rapidamente. È il classico prodotto che può adattarsi a diverse tipologie di cute, ma che secondo me le pelli miste in particolare possono apprezzare per leggerezza e per il fatto che non lasci il viso appiccicoso. 

Per testare al meglio l'efficacia anti macchia e schiarente del siero Vitamina C Garnier ho ovviamente sospeso altri prodotti della linea (ma ho voluto provarli anche in congiunzione, ora ci arrivo) o in generale trattamenti simili. 


Su di me ho notato che in effetti aiuta a schiarire più rapidamente le macchie post brufolo, e in generale contribuisce a rendere l'incarnato più luminoso ed omogeneo. Se devo fornirvi delle tempistiche, devo ammettere che su di me ho avuto bisogno di almeno un paio di settimane per vedere con certezza questi miglioramenti, e in generale in Siero Anti Macchie con Vitamina C mi è sembrato leggermente più lento da questo punto di vista rispetto ad esempio al Trattamento Liquido Illuminante di Garnier.

Dall'altra parte però il siero viso mi è sembrato abbia una spiccata efficacia anti imperfezioni che lo rende più completo. Infatti nella mia fase di test non ho sentito il bisogno di un prodotto extra a base di acido salicilico o comunque con attivi purificanti, perché ho notato che ad esempio i brufoletti si sfiammavano e guarivano più facilmente già con l'uso di questo siero con Vitamina C.
È comunque un prodotto che ho trovato delicato, che non mi ha mai creato rossori o bruciore, e resta gradevolmente idratante tutto il giorno. 


È insomma un prodotto completo che, come anticipavo, si adatta molto a pelli miste che vogliono correggere più imperfezioni e irregolarità cutanee con un solo siero.

Ovviamente ho voluto provare il Siero Vitamina C Anti Macchia insieme agli altri prodotti di Garnier di questa linea, e credo formino una piccola skin care routine perfetta per schiarire macchie ed imperfezioni. Ammetto, ma questo perché io sono sempre un po' pasticcione, che mi capita anche di miscelare nel palmo della mano un po' di questo siero col Trattamento Liquido Illuminante e applicare tutto in una volta, così da massimizzare i benefici che ottengo da entrambi e non perdere troppo tempo. Soprattutto quando mi sveglio al mattino, dopo aver usato questa combo, noto la pelle molto schiarita e sana.
Con l'aggiunta poi del Fluido Anti UV SPF 50+, che si è rivelata una delle migliori protezioni solari provate quest'anno, completo poi la mia routine estiva, leggera, anti ossidante e anti macchia. 


Voi avete provato il Siero alla Vitamina C di Garnier?






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Nuovi film (promossi) al cinema e in streaming

Porto buone nuove, se i vostri gusti cinematografici collimano spesso col mio, perché ho visto due film recenti che mi sono piaciuti e che meritano, in modo diverso, una chance.


Fuori (2025)


Genere: drammatico, biografico
Durata: 115 minuti
Regia: Mario Martone
Uscita in Italia: 22 Maggio 2025 (Cinema)
Paese di produzione: Italia

Tratto dal libro autobiografico L’università di Rebibbia, scritto da Goliarda Sapienza nel 1983, Fuori racconta proprio l'esperienza della scrittrice in carcere, seguendola prima e dopo quella parentesi della sua vita. A seguito del furto dei gioielli di una sua amica benestante, Goliarda (Valeria Golino) finisce proprio a Rebibbia, dove in prima battuta verrà vista con sospetto dalle altre detenute.

Siamo negli anni '80, ci sono ancora forti tensioni politico-sociali, e Goliarda è una donna matura che però non ha più nulla. Fa fatica infatti a trovare un lavoro e le sue opere non vengono riconosciute, ma soprattutto non tollera più quel mondo vuoto composto dagli intellettuali della sua epoca. E proprio in carcere Goliarda Sapienza sentirà di aver trovato la vita vera.

Col tempo infatti riuscirà a stringere un buon rapporto con le sue compagne di sventura, e con due di loro in particolare proseguirà oltre. Con Roberta (Matilda De Angelis) soprattutto instaurerà un rapporto diverso, che sembra oscillare fra una relazione materna e una amorosa, ma anche con Barbara (Elodie) avrà una bella amicizia. 
Tutte e tre sono infatti donne non convenzionali, diverse, che hanno portato, in un modo o nell'altro, la vita dentro al carcere, anche al di fuori. 

Credo sarebbe stato difficile raccontare l'anticonformismo di Goliarda Sapienza attraverso una biopic tradizionale, ma per fortuna, il nuovo film di Mario Martone esce dal canone del biografico tradizionale per muoversi in modo meno lineare. Fuori infatti ci racconta uno spaccato particolare della vita della scrittrice siciliana, e ci fa entrare nella sua visione della realtà, oscillando da parentesi di frustrazione e fragilità, a momenti di euforia. 

Goliarda, così come Roberta, è una donna non convenzionale, che quasi vive fuori dal suo tempo, perché da sempre ha costruito e coltivato un mondo tutto suo. Non è un caso, in questo senso, che quasi tutte le sue opere siano state pubblicate e soprattutto apprezzate postume. Ed è anche Fuori stesso ci mostra questo distacco, fra realtà e fantasia, attraverso alcune scene più oniriche, che però filtrate dagli occhi e dal vissuto di Goliarda Sapienza, risultano credibili e leggibili.

A reggere il film ci sono ottime interpretazioni: da un lato Valeria Golino che, dopo L'arte della Gioia, continua a dare risalto ad una scrittrice unica attraverso un ruolo maturo, non facile, e sfaccettato; dall'altra parte Matilda De Angelis si rivela ancora una volta una attrice spontanea e versatile. Pure Elodie, per quanto ancora ai primi passi nel mondo del cinema, risulta credibile e spero che continui a scegliere ruoli come questo, che penso siano giusti per lei.

Ovviamente Fuori resta pur sempre un film dal taglio biografico, quindi, seppur non estremamente didascalico, non aspettatevi scazzottate o inseguimenti, o ribaltamenti improvvisi della narrazione. Quello di Mortone è uno dei tanti, possibili tentativi di raccontare la poetica di Goliarda Sapienza, e secondo me ci riesce abbastanza bene. Forse una regia più originale e alcuni approfondimenti narrativi potevano rendere Fuori un film ancora più intenso e d'impatto, ma non si può negare comunque la freschezza e la necessità che la storia trasmette. 



Echo Valley (2025)


Genere: drammatico, thriller
Durata: 83 minuti
Regia: Michael Pearce
Uscita in Italia: 13 Giugno 2025 (Apple Tv+)
Paese di produzione: USA

Kate Garrett (Julianne Moore) è una allevatrice di cavalli che non se la passa affatto bene: con il suo ranch ad Echo Valley sta attraversando un momento di difficoltà economiche, tanto da dover chiedere costantemente denaro al suo ex marito (Kyle MacLachlan) e sta elaborando il lutto per sua moglie. Se questo non bastasse, Kate ha anche un rapporto complesso con la figlia Claire (Sydney Sweeney), un ragazza tossicodipendente che entra ed esce costantemente da cliniche per disintossicarsi. E sarà proprio per sua figlia che Kate si inguaierà: una sera infatti Claire tornerà al ranch insanguinata e in lacrime confessando alla madre che, a seguito di una lite, ha colpito alla testa il fidanzato, uccidendolo. 
Kate non si tirerà indietro ad aiutare la figlia, senza però rendersi subito conto che questo la farà finire in un vortice di bugie e criminalità.


Scritto da Brad Ingelsby, già sceneggiatore dell'ottima Mare of Easttown, e prodotto addirittura da Ridley Scott, Echo Valley parte come un dramma familiare incentrato sui rapporti genitoriali, con una Kate distrutta su più fronti personali e lavorativi, e pone il grande dilemma morale che spesso divide: dove si può spingere una madre per il bene dei suoi figli?
Poi però il film si apre verso un thriller che mi è sembrato ben riuscito, legato da una catena di colpi di scena più o meno efficaci. Una fotografia cupa e dei paesaggi azzeccati completano questo film Apple TV+, rendendolo secondo me una interessante aggiunta nel panorama streaming.

Il grosso intoppo di Echo Valley è il taglio molto televisivo, quasi standard, con un finale che chiarisce tutti i punti e che invece durante il suo sviluppo risulta decisamente organico. Anche la durata a volte sembra un po' eccessiva rispetto agli approfondimenti forniti.

Inoltre è uno di quei film che probabilmente con un cast diverso non avrebbe avuto lo stesso risultato, perché comunque i personaggi sono tutti monodimensionali, studiati solo per funzionare nelle loro parti. L'unica ad avere maggiore sviluppo è la Kate di Julianne Moore, che letteralmente porta avanti tutto il film e che risulta comunque naturale, seppur in una veste meno glamour rispetto a Sirens.

In ogni caso Echo Valley vanta ottime interpretazioni: Sydney Sweeney mi ha convinto ad esempio perché ha un ruolo strettamente drammatico che non ha il supporto della sua fisicità. Ottimi anche Domhnall Gleeson, ormai sempre più presente su Apple Tv+, e Fiona Shaw.
Pur non essendo imperdibile, Echo Valley è quel thrillerino televisivo e poco impegnativo che si lascia seguire, che tiene compagnia e che si dimostra forse meglio di tante uscite di altre piattaforme.




Quattro prodotti promossi... ma cosa riacquisto?

Dovrei fare più spesso post di questo genere perché ho davvero tanti prodotti in uso e di cui vorrei parlarvi, ma non so mai che collocazione dargli su questo blog. Aspettatevi quindi altri appuntamenti simili, e intanto comincio con quattro prodotti piaciuti. Ma cosa riacquisterei?


Biolis Nature Collection BagnoDoccia Sottobosco N14


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🔎 Tigotà
💸 €3.99                     
🏋 500ml
🗺 Italia
⏳ 12 Mesi
🔬//

Qualche tempo fa vi ho parlato di questa linea Collection di Biolis, qui per l'esattezza, che si fa notare sugli scaffali di Tigotà per queste belle confezioni, ma che si è rivelata anche valida e da approfondire. Nell'ultimo periodo è entrato nella mia routine il Bagnodoccia Sottobosco, che contiene il 98% di ingredienti di origine naturale.
Biolis non mi pare dia indicazioni sul tipo di pelle per cui è indicato questo prodotto, l'unica cosa che posso dirvi, esplorando l'INCI, è che contiene sostanze idratanti come la glicerina, ma anche estratti vegetali lenitivi, come quello di malva e di foglie di betulla, che pare abbia anche un potere antisettico.
Non manca il tocoferolo, come antiossidante e più in basso nella lista degli ingredienti c'è l'olio essenziale di cedro della virginia, che immagino sia utilizzato per il suo effetto aromaterapico. 

Questo di Biolis è un bagno doccia dalla consistenza in gel fluida, che crea subito una bella schiumetta avvolgente.

Ovviamente la cosa che più si nota a momento dell'uso è questo aroma che ricorda davvero un sottobosco fatto di felci, legni, foglie verdi, molto gradevole e fresco, infatti lo trovo abbastanza azzeccato a questa stagione. È una profumazione che resta anche un po' delicatamente sulla pelle.

Per quanto riguarda la performance generale di questo Bagnodoccia Biolis Nature, il mio parere è positivo. Infatti deterge bene la cute, ma non irrita e non secca, anzi più volte mi è capitato che per la fretta saltassi il passaggio della crema corpo e non ne sentissi troppo l'esigenza nel corso delle ore successive. Quindi pelle morbida, confortevole ed elastica. 

L'unico appunto che forse mi sento di fare è che essendo descritto come un bagnodoccia, e quindi pensato per essere usato immagino in una vasca, mi aspettavo producesse una schiuma molto più voluminosa, seppur anche così dà soddisfazione.
È insomma il tipico prodotto da mettere in doccia e da far usare a tutta la famiglia. Riacquisterei però questo Bagnodoccia Biolis Sottobosco? Sì, ma non immediatamente: la confezione è abbastanza grande e io dopo un po' mi annoio. Sarei curioso delle altre varianti, ma temo che alla fine cambi più o meno solo la fragranza.



Nacomi Next Level Rosemary Scalp Serum Mist


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🔎 Notino, Online
💸 €8
🏋 100ml
🗺 Polonia
⏳ Scadenza sulla confezione
🔬Vegan

Continua la mia esplorazione dei prodotti Nacomi Next Level con questo Scalp Serum Mist che ho quasi terminato e che mi è piaciuto, seppur inquadrarlo bene. È un trattamento senza risciacquo per rinforzare il cuoio capelluto, prevenire la caduta dei capelli e stimolarne la crescita. È una mist liquida, che va shakerata e poi spruzzata direttamente sul cuoi capelluto, e massaggiata fino ad assorbimento. Nacomi dice di utilizzarla due o tre volte a settimana, ma io ho sforato utilizzandolo tutte le sere perché non ha ingredienti che danno controindicazioni a riguardo.

A proposito dell'INCI, il Rosemary Scalp Serum Mist è a base di estratti vegetali che hanno funzione differente: l'ingrediente principe è ovviamente il rosmarino, che si unisce all'estratto di edera, di ortica, di ginseng, ed hanno tutti un effetto stimolante per la microcircolazione e quindi rinforzante. A questi si aggiungono gli estratti lenitivi di camomilla, arnica, bardana e calendula, e quelli anti ossidanti di pino e crescione. Non manca anche qualche elemento seboregolatore, come salvia, limone e bacche di ginepro. Glicerina e Niacinamide completano la formulazione.


Da questa formulazione potete capire che il Rosemary Scalp Serum Nacomi cerca di svolgere più funzioni per il cuoio capelluto, e in parte ci riesce. 
Ovviamente vista tutta quantità di attivi vegetali non può che avere un odore erboso ma molto delicato, che non dà fastidio, e pur essendo molto liquido è molto semplice da usare perché viene erogato in modo sottile e abbastanza preciso. Questo siero capelli di Nacomi mi è piaciuto perché in prima battuta l'ho trovato idratante e lenitivo sul mio cuoio capelluto, che per sua natura tende ad essere secco e irritarsi facilmente. A volte ad esempio ho usato questa Scalp Serum Mist solo nelle aree in cui sentivo fastidio o il cuoio capelluto tirante e mi ha dato una mano.

Per quanto riguarda il suo potere rinforzante e anticaduta, credo che questo siero Nacomi funzioni, ma non è fra i più potenti: io l'ho utilizzato in un periodo di non particolare caduta, ma comunque ho notato la nascita di alcuni baby hair e in generale i capelli hanno mantenuto una buona densità. 
Indubbiamente non è un prodotto che acquisterei se avessi una caduta più abbondante, ma è secondo me pensato per mantenere la salute del cuoio capelluto in senso più ampio. 
Ulteriore aspetto positivo di questa Rosemary Scalp Serum Mist è che non mi sporca i capelli, quindi l'ho potuto usare con costanza. Lo riacquisterei, ma do la precedenza a sieri più rivolti a rinforzare i bulbi.



Haruharu Wonder Black Rice Moisture 5.5 Soft Cleansing Gel


INFO BOX
🔎 Yesstyle (codice sconto PIER10YESTYL), StylevanaAmazon
💸 €7.75
🏋 100ml
🗺 Corea
⏳ 6 Mesi
🔬 //

State cercando un detergente viso efficace, delicato, senza profumo e che sia idratante? Allora questa recensione vi interessa perché Haruharu ha spuntato tutte queste caselline. 
Il Black Rice Cleansing Gel contiene infatti tante sostanze idratanti come glicerina, trealosio e betaglucani, a cui si affiancano sostanze ottime per la barriera cutanea: l'estratto di riso nero appunto, addolcente e schiarente, estratto di bambù e ginseng, entrambi anti ossidanti, e fermento di Aspergillus, un fungo/muffa che, come molte sostanze da fermentazione, hanno una forchetta ampia di benefici per la pelle.

Come dice il nome stesso, il Black Rice Cleansing Gel Haruharu Wonder ha un pH leggermente acido, di 5.5, per essere sempre in linea con i bisogni della pelle.


Questo gel detergente viso è completamente inodore e si presenta come un gel sodo e che a contatto con l'acqua diventa una bella schiumetta, gradevole da massaggiare sul viso. Basta davvero poco prodotto, infatti il costo, già accessibile, si ammortizza molto nel tempo. 

Il Black Rice Moisture 5.5 Soft Cleansing Gel è un ottimo detergente per il viso, che unisce un buon equilibrio fra pulire bene il viso e rispettare la barriera cutanea. Lo apprezzo molto al mattino, quando non sento l'esigenza di una detersione troppo purificante, ma anche con la doppia detersione, per completare la pulizia senza stressare la pelle. Una volta rimosso il viso è pulito, ma non tirante o disidratato. 

Nonostante l'azienda non dà indicazioni in questo senso, io non ho avuto alcun problema ad usare questo detergente sugli occhi. 
È ovviamente un prodotto pensato più per pelli secche e normali, ma anche da alternare eventualmente ad un detergente con attivi specifici.
Vi dicevo che serve poco prodotto sia perché questo detergente Haruharu Wonder diventa subito efficace creando la schiuma necessaria, sia perché richiede qualche secondo in più per essere risciacquato. 
Probabilmente lo riacquisterei.



INFO BOX
🔎 Eccoverde, Online, Amazon
💸 €8
🏋 2.5g
🗺 Francia
⏳ 12 Mesi
🔬 EcoCert, Vegan

Erano secoli che volevo provare il correttore del brand francese Avril, che per tanto tempo è stato uno dei preferiti degli amanti della cosmesi ecobio. Però arrivo io e l'azienda decide di cambiare il pack e non so se ci sono state anche modifiche sulla formulazione, visto che adesso è diventata Made In Italy.

L'Anti Cernes di Avril nasceva come correttore in crema per occhiaie, ma poi chiunque giustamente l'ha utilizzato su tutto il viso apprezzandone le qualità. Infatti adesso l'azienda mi sembra abbia colto questa esigenza dei clienti e dato un altro pack a questo prodotto, espandendo finalmente il range di tonalità (prima erano solo tre, adesso 8 più 3 di color correction), e credo che abbiano reso il prodotto refillabile, quindi con un impatto ambientale migliore.


È un correttore appunto in crema, ma compatto, con una bella texture perché è scorrevole, facile da sfumare ma senza mai diventare troppo oleoso o grasso.
Mi viene in mente un paragone con il famoso Correcteur Anti-Cernes di Couleur Caramel, che risultava decisamente più scivoloso rispetto a questo di Avril che invece ha una texture più asciutta.

Io ho scelto la colorazione Porcellain che è la più chiara, ma non è super pallida, ed ha un sottotono leggermente rosato, ma resta comunque utilizzabile su sottotoni neutri come il mio. Il finish è bilanciato, luminoso ma non troppo.
La copertura, come dice la stessa azienda è da leggera a media e può essere sfumato sia con le dita che con un pennello. Io non ho infatti preferenze di applicazione, ma generalmente uso il metodo che trovo più pratico in quel momento in base alla fretta che ho. 


Parto col dire che credo di aver provato parecchi correttori viso ecobio o con ingredienti naturali, e l'Anti Cernes di Avril è forse fra i migliori del suo ramo: si stende bene, ha un bell'effetto naturale, illumina ma non risulta artificioso e soprattutto si adatta sia al contorno occhi che a correggere rossori del viso e camuffare piccole imperfezioni. Come dicevo poi ha un buon bilanciamento fra l'avere una texture morbida, che comunque non secca, ma non troppo grassa, col rischio magari di migrare un po' ovunque.

Io preferisco settarlo con una cipria, ma quelle volte in cui non l'ho fatto, ha comunque avuto una durata più che degna, e soprattutto non fa pastrocchi: su di me semplicemente tende a perdere di coprenza, ma non diventa gessoso o comunque sgradevole. È per me importante ovviamente avere un viso idratato prima di applicarlo, onde evitare che si scontri con pellicine o aree più secche.


La formulazione biologica però dà qualche limite a questo Anti-Cernes Avril: infatti non consiglio di stratificarlo molto perché la texture acquisisce spessore. Immagino inoltre che su una pelle più segnata non ha quella elasticità che altri correttori hanno.

Alla fine della fiera, io stesso, per quanto lo abbia apprezzato e sono curioso della nuova formula, non credo che riacquisterei questo correttore Avril: ormai preferisco correttori liquidi e io stesso, se voglio una prestazione migliore, magari per una serata, mi dirigo verso correttori tradizionali, che all'occorrenza posso essere stratificati dove serve. 


Spero che questo post così ricco vi piaccia, anche perché ne ho altri in canna. 
Conoscevate questi prodotti?






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The Handmaid's Tale 6: finalmente abbiamo un finale, ma non è quello che mi aspettavo

Il 27 Maggio ha segnato la fine definitiva di The Handmaid's Tale, o se preferite Il Racconto dell'ancella, la serie tv tratta dall'avanguardista romanzo di Margaret Atwood, che ci ha tenuto compagnia per 6 lunghe stagioni.

Adesso, arrivati alla season finale disponibile su Timvision, non si può non trarre le conclusioni non solo degli ultimi episodi, ma dell'intera serie tv.

Quando arrivò nell'ormai lontano 2017, The Handmaid's Tale assunse subito lo status di miglior serie dell'ultimo decennio, sia per la forza delle tematiche distopiche, che presto si sarebbero rivelate molto più attuali di quanto si potesse immaginare, sia per le scelte creative e per la qualità cinematografica che avevano proposto, in grado di trasmettere tutta l'angoscia vissuta dalle ancelle di Gilead.

Superata però la prima stagione, che è stata effettivamente una delle più potenti e intense che abbia visto da un po' di tempo, sono sorti i primi problemi: venendo meno la base letteraria, si è subito colto l'intento dei creatori di allungare la storia il più possibile ed evitare svolte troppo decisive. Peccato però era chiaro fin dall'inizio che la storia di June Osborne e delle ancelle non potesse durare chissà quanto.
L'esempio in questo senso è la terza stagione, fatta di digressioni inutili per non affrontare i filoni narrativi più importanti. Ma la stanchezza maggiore è arrivata con The Handmaid's Tale 4, visto che si è trascinata molle, in modo spesso banale o prevedibile, ben lontana dalla potenza dei primi episodi. 

Il risultato è stato che ho impiegato due anni prima di vedere la quinta stagione della serie, che poi tutto sommato ho apprezzato, perché non avevo voglia. L'unico stimolo è stato sapere che si sarebbe presto conclusa e quindi, spinto dallo splendore (si fa per dire) di un tempo, ho subito visto tutta la sesta ed ultima stagione di The Handmaid's Tale. 

Arrivati, non senza stanchezza, al sesto capitolo, la serie ha deciso di concentrarsi su due pilastri particolari: la vendetta di June contro Gilead, e quindi il tentativo di salvare sua figlia Hannah e le ancelle, e il suo rapporto complicato con Serena. Per questo la nostra eroina è costretta a tornare proprio nel luogo in cui ha subito le peggiori angherie, per poter portare avanti il suo piano, non senza fatiche. Infatti, seppur resti collaterale, June è pur sempre divisa fra due uomini: da un lato Luke, con il quale però si sentono gli anni passati lontani, e dall'altro Nick, che però resta sempre ammanicato e imbrigliato nell'universo patriarcale che è Gilead.

Tutto questo viene raccontato in 10 episodi che inevitabilmente devono fare i conti con i problemi che le stagioni precedenti hanno creato e cristallizzato, e con l'inevitabile necessità di dover concludere la serie. La criticità per me più forte è la semplificazione degli snodi narrativi, volti appunto a rendere più scorrevole e veloce l'epilogo.

Il sintomo più evidente di questo è la durata degli episodi di The Handmaid's Tale 6, alcuni dei quali sfiorano appena i 40 minuti, ma anche tanti passaggi, come gli spostamenti di June fra il Canada e gli Stati Uniti che sembra avvengano in pochi istanti come se avesse un jet privato. 

Non ho apprezzato nemmeno tanto lo sviluppo di Serena: Yvonne Strahovski ha fatto un ottimo lavoro col suo personaggio, ma i suoi cambi di intenzione mi sono sembrati scattosi, come se venisse mossa dalla necessità di dare una controparte a June più che per sua reale smania di tornare ad avere una condizione di potere all'interno di Gilead o di Nuova Betlemme. Anzi sarebbe stato più logico che, conscia come sempre dei danni fatti, semplicemente si facesse da parte, ma giustamente non potevano eliminare un personaggio così forte. 
Lo stesso accade per Nick, che sembra cambiare improvvisamente rotta non si sa bene per quale rimorso.
Questo è solo un esempio di come The Handmaid's Tale abbia mostrato troppo smaccatamente il suo meccanismo, creando così un distacco, anche (o soprattutto) emotivo, verso lo spettatore.


Anche da un punto di vista tecnico, sembra si sia persa quella ricercatezza della fotografia e della regia, rimanendo soltanto i costanti primi piani ad Elisabeth Moss, che da segno distintivo, sembrano diventati puro artificio messi giusto perché così si faceva all'inizio. 

L'episodio finale purtroppo non riesce ad essere soddisfacente come dovrebbe essere visti gli 8 lunghi anni di attesa affinché arrivasse: ho avuto la sensazione infatti che non solo non ci si concentrasse sui momenti che potevano dare più soddisfazione (non fatemi fare spoiler, ma riguarda un aereo che esplode), ma sembrava quasi un costante loop, in cui quando sembra che tutto stia per finire, allora ecco che si riprende. 
Immagino che comunque molti siano stati delusi proprio dal fatto che ancora una volta The Handmaid's Tale abbia pensato più per la serie stessa, lasciando la porta aperta a The Testaments, il sequel confermato sempre tratto dai romanzi di Margaret Atwood, e non agli spettatori. 

Nonostante sembra l'abbia demolita, e riconosca che The Handmaid's Tale si è sbiadita rispetto agli inizi, devo ammettere che comunque la sesta non è una brutta stagione e non imbruttisce la serie nel suo insieme. Restano infatti le ottime prove interpretative di tutto il cast e la messa in scena è sempre convincente e curata.

Devo sottolineare anche che il compito di questa serie era estremamente complesso, visto che avrebbero dovuto raccontare, attraverso un mezzo che nasce come intrattenimento, il rovesciamento di un sistema totalitario in cui la violenza e la sottomissione delle donne sono istituzionalizzati e supportati da un complesso di fattori ambientali e culturali, e dal fanatismo religioso. 

È una rete di argomenti molto fitta che non è semplice da trattare, eppure fino all'ultimo The Handmaid's Tale ha saputo raccontare i suoi messaggi di empowerment e solidarietà femminile, schierandosi contro integralismi e fanatismi di varia natura, oltre ovviamente alle violazioni dei diritti umani. Lo sguardo alla cronaca odierna e il senso di straniamento che la serie provoca sono così nitidi che non si può non apprezzare un prodotto decisamente schierato, che comunque ha avuto un forte impatto in questi anni. In tutto questo non si sono comunque dimenticati di lanciare anche un barlume di speranza, che non guasta.

Resta solo da sperare che con The Testaments facciano tesoro degli sbagli commessi e delle critiche ricevute da più parti, per proporre una serie potente come agli inizi. 

La maschera viso alla Cipolla di Isntree è la sorpresa beauty dell'ultimo periodo 🧅

Sapete che non mi tiro indietro quando c'è un attivo cosmetico particolare da provare, infatti quando il marchio coreano Isntree ha lanciato una intera linea alla cipolla, mi sono incuriosito parecchio. Così ho voluto provare, per iniziare le loro Onion Newpair Soothing Mask.

Onion Newpair Soothing Mask Isntree Recensione


INFO BOX
🔎 Yesstyle (codice sconto PIER10YESTYL)
💸 €1 (in offerta)
🏋 25ml
🗺 Made in Corea 
⏳ monouso
🔬 //

Si tratta di maschere viso in tessuto pensate per idratare e lenire la pelle, ma hanno anche un twist anti age.

Nonostante possa suonare strano, in realtà l'estratto di cipolla sembra avere diverse proprietà curative sulla pelle: è definito antinfiammatorio, cicatrizzante e rigenerante, ma ha anche proprietà antiossidanti, antibatteriche e idratanti. Per questo viene considerato come un attivo adatto a tutti i tipi di pelle, da grassa a sensibile.

L'estratto però scelto da Isntree per i suoi prodotti è quello di cipolla rossa coltivata nella contea di Muan, una regione della Corea del Sud, che sembra assorba tantissimi nutrienti proprio dal terreno di questa specifica area. Ovviamente non preoccupatevi: non puzzerete di cipolla appena sminuzzata, anzi la Newpair Soothing Mask ha un odore fresco e gradevole. 

Queste maschere viso Isntree come dicevo, contengono una miscela di attivi che supportano l'estratto di cipolla, come pantenolo, un derivato della liquirizia e l'estratto di foglie di centella. C'è poi una sfilza di sostanze umettanti: ben dieci diverse forme di acido ialuronico a diversi pesi molecolari, glicerina ed eritritolo. A queste si uniscono ingredienti schiarenti come niacinamide, acido tranexamico e NMN (o Nicotinamide Mononucleotide), che fanno un'ottima accoppiata in tal senso con l'acido ascorbico.

Fra gli antiossidanti, oltre questa vitamina C, c'è invece tocoferolo ed estratto di gardenia. 
Vi avevo accennato anche ad alcuni ingredienti anti age in questa Onion Newpair Soothing Mask Isntree: abbiamo un peptide di rame, che oltre a stimolare la produzione di collagene ha un potere cicatrizzante, e adenosina, che elasticizza la pelle. 

Non credo ci sia bisogno di approfondire l'uso di questa maschera viso coreana perché è sempre lo stesso, ma vi posso dire che il tessuto è sottilissimo e calza molto bene al viso, aderendo come un guanto. Indossandola non dà una eccessiva sensazione di freschezza, aspetto che la rende adatta un po' a tutto l'anno. E, come capita spesso con certe maschere in tessuto, vista la grande quantità di siero, io le lascio agire anche più dei 10/20 minuti che indica Isntree.

Sin dal primo utilizzo ho apprezzato, e anche parecchio questa Onion Newpair Soothing Mask perché mi rende la pelle più idratata, elastica, dà una bella compattezza ed anche un po' più di luminosità Una volta rimossa in effetti lascia il viso un po' appiccicoso, ma è una situazione temporanea e se si sente la necessità si possono applicare altri prodotti sopra senza problemi.

La prova del nove è stato usare questa maschera Isntree dopo un week end fuori casa: nonostante io abbia continuato con la mia solita skincare, sentivo la pelle un po' sensibilizzata, probabilmente per gli sbalzi di temperatura fra i primi caldi e l'aria condizionata e il cambio di acqua. Tornato a casa ho usato questo trattamento, ed ho avvertito tutta la sua forza lenitiva e ricostituente ridandomi una ottimale sensazione di comfort.

Quindi questa maschera viso Isntree entra a far parte di quel gruppo di maschere che intendo mantenere nelle mie riserve da utilizzare con costanza soprattutto quando ne sento necessità.

È promossa se... la vostra pelle è maltrattata ed avete bisogno di rinforzare la barriera cutanea.

È rimandata se... avete una pelle con parecchie impurità e cercate altri attivi specifici. 



Voi le avete provate?





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Cosa NON valeva la pena vedere fra le uscite in streaming di Maggio

Pare che giugno sarà un mese pieno di titoli interessanti, ma intanto, verso la fine di maggio, ho fatto un giro su Netflix ed ho recuperato un paio di film usciti nel corso del mese. Non tutto merita una chance, e vi racconto perché.


The Lessons (2023)

the lesson film netflix

Genere: drammatico 
Durata: 103 minuti
Regia: Alice Troughton
Uscita in Italia: 12 Maggio 2025 (Netflix)
Paese di produzione: Gran Bretagna

Liam Somers (Daryl McCormack) è un brillante scrittore alla presentazione del suo romanzo di debutto sulla vita di un patriarca in declino, e presto scopriamo da dove si è ispirato per la sua storia. Facendo un passo indietro nel tempo infatti scopriamo che Liam era stato assunto come tutor per il giovane Bertie, figlio dello stimatissimo romanziere J.M. Sinclair (Richard E. Grant) e di sua moglie Hélène (Julie Deply) una curatrice d'arte.

Liam è un fan accanito delle opere di Sinclair, ed accetta molto volentieri l'incarico, ma una volta arrivato nella sua villa trova un ambiente freddo, e soprattutto scopre che lo scrittore è un uomo rude, autoritario e che spesso non ha scrupoli nello screditare chi reputa inferiore al suo intelletto. 
Sfruttando la sua incredibile memoria fotografica, non sarà difficile per Liam entrare nelle trame della famiglia Sinclair, scoprendo una rete di bugie, di manipolazioni e tradimenti.

Primo lungometraggio della regista Alice Troughton, che aveva diretto anche alcuni episodi di A Discovery of Witches, le tematiche portanti di The Lesson sono sicuramente l'ego, la creatività e la meritocrazia, che dall'ambito della scrittura si possono espandere in qualunque campo, e che sfociano poi nella rivalsa e nell'ambizione. Tutto questo è chiuso in una struttura narrativa classica, sebbene divisa in più parti, e la storia non è così originale, mi ha ricordato un po' Saltburn, seppur con scene meno disgustose.

Nonostante venga definito come un thriller, io credo siamo più nell'ambito di un dramma televisivo che punta molto su un cast riuscito, ma che non crea proprio un solco nel genere. Qui e lì The Lesson infatti ha qualche problema di ritmo e di prevedibilità, ma anche di realismo: pensare che Liam abbia una memoria così di ferro non è del tutto credibile. 
La storia quindi cerca di scorrere con momenti più riusciti e altri meno, ma credo che la vera forza del film siano le interpretazioni, ma non i personaggi. 

The Lesson volutamente punta a protagonisti non positivi, dove ognuno comunque cela qualcosa, o ha delle mire particolari, solo che a volte sia Liam che J.M Sinclair hanno atteggiamenti un po' troppo sopra le righe.
Richard E. Grant ad esempio resta sempre un ottimo attore, anche se qui copre un ruolo molto simile a quello che aveva in Saltburn ad esempio, e che risulta un po' stereotipato. 
Posso dire invece che ormai sto guardando un po' tutte le produzioni con Daryl McCormack, da Bad Sisters a Il piacere è tutto mio, e lo reputo capace e versatile, ma forse non ha ancora trovato il ruolo che lo valorizzi davvero. 

Sicuramente il film è anche molto elegante esteticamente, gli ambienti e la regia e la fotografia sono piacevoli e adatti alla storia.
Tutti questi elementi rendono secondo me The Lesson come un film adatto a chi guarda drammi psicologici come fossero noccioline, e quindi cerca un nuovo titolo a cui mettere la spunta, per tutti gli altri consiglio un approccio senza troppe aspettative.



Il Cuore Lo Sa (2025)


Titolo originale: Corazón delator
Genere: drammatico, sentimentale 
Durata: 89 minuti
Regia: Marcos Carnevale
Uscita in Italia: 30 Maggio 2025 (Netflix)
Paese di produzione: Argentina
Due vite incrociano i loro destini per caso: da un lato c'è Pedro (Facundo Espinosa), un uomo semplice, che vive con sua moglie Valeria e suo figlio in un quartiere povero, che tra l'altro sta per essere sgomberato per fare spazio ad un grosso centro commerciale; dall'altro lato c'è invece Juan Manuel (Benjamin Vicuña da Envidiosa) è un ricco imprenditore che fa proprio parte dell'azienda che vuole rinnovare il quartiere di Pedro. Ma il fato rimescolerà le carte, visto che Pedro perderà la vita a seguito di un incidente in moto, mentre Juan avrà un infarto poco dopo una partita di tennis, e sarà proprio il cuore di Pedro a salvarlo.
L'imprenditore non potrà fare a meno di voler conoscere chi gli ha salvato la vita, e la sua famiglia, ma questo gli farà cambiare completamente prospettiva.


Quando ho scelto di vedere Il Cuore lo sa era molto più che conscio che sarebbe stato un filmetto di poco valore, ma non pensavo che si potesse arrivare a livelli così forti di scialberia. Ad aver mosso quel briciolo di curiosità è stata la presenza di Vicuña, che volevo vedere in un ruolo diverso, e il fatto che questo film sia arrivato ad ottime posizioni nella classifica dei più visti su Netflix, ma non ne capisco il motivo.

Il Cuore lo sa ha infatti uno sviluppo banale, prevedibile e già visto in milioni di film similari, un prodotto che non è nemmeno in grado di riempire i palinsesti estivi di un qualunque canale tv. 
Se la storia è appunto piatta, e non mostra alcuna sorpresa, rivelando sin da subito gli intenti di tutti, non aiuta nemmeno la caratterizzazione dei personaggi, che sono fortemente stereotipati e molto abbozzati. 
Juan ad esempio dovrebbe evolvere da "simil-villain" a uomo caritatevole, ma non ci vengono mostrati affatto i suoi comportamenti sbagliati precedenti.


Ho trovato a dir poco anacronistico affidare il comic relief ad un attore non disabile che interpreta il tipico personaggio macchietta del "pazzo del villaggio". 
Completamente assente anche la chimica fra la coppia Julieta Díaz, che interpreta una piattissima Valeria, e Benjamín Vicuña.
A voler essere più cinici che romantici, sembra che questo film Netflix affermi che alla fine della fiera il denaro e le giuste conoscenze possono risolvere qualunque difficoltaà.

Io lo capisco che oggi giorno il mondo dello streaming deve essere riempito costantemente di contenuti, e che inevitabilmente le idee si sono esaurite, ma arrivare ai livelli de Il Cuore Lo sa, che non riesce nemmeno a proporre vagamente qualche spunto originale, è secondo me svilente per il pubblico e per gli abbonati. Poi se a voi interessano contenuti estremamente facili da fruire, che siano una rete di sicurezza per una serata disimpegnata, allora sarà il film perfetto per voi.


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