Mentre gli altri quando arriva Halloween fanno le maratone horror, io recupero qualche true crime, che magari è anche più angosciante, specie se si parla di veri serial killer. Ne ho visti due recentemente, entrambi disponibili in streaming, che tra l'altro hanno parecchi punti in comune, specie nei loro intenti.
Lo strangolatore di Boston(2023)
Titolo originale: The Boston Strangler Genere: drammatico, thriller, biografico Durata: 112 minuti Regia: Matt Ruskin Uscita in Italia: 17 Marzo 2023 (Disney+) Paese di produzione: Stati Uniti |
---|
Negli anni '60 a Boston stava accadendo qualcosa di oscuro e preoccupante: diverse donne erano state trovate morte, principalmente nelle loro abitazioni, e tutte presentavano al collo un fiocco annodato. La stranezza è che non si trattavano di furti finiti male, ma la polizia, come si sul dire, brancolava nel buio, mancavano prove e il potenziale assassino seriale sembrava un uomo senza volto che nessuno riusciva a riconoscere.
Loretta McLaughlin (interpretata da Keira Knightley) era una giornalista del quotidiano Record-American, che però si dedicava a recensioni di prodotti per la casa (tipo me insomma), ma si era appassionata alle vicende che riguardavano queste donne uccise, e così decise che era il momento di imporsi e di superare le reticenze maschiliste dei colleghi per poter raccontare sul giornale cosa stava accadendo.
Proprio le sue indagini, insieme ad un'altra giornalista di polso come Jean Cole (Carrie Coon che avevo visto da poco in His Three Daughters), aiuteranno la polizia nel fare chiarezza, visto che le due donne, prima sbattute in prima pagina per accalappiare lettori, riusciranno a collegare tutte le prove e i casi fra loro.
È un film a più livelli questo di Matt Ruskin: parte come appunto un caso reale di cronaca nera, seguendo la scia dei delitti dello strangolatore di Boston, che ci viene mostrato in alcune scene inserite qui e lì a rinnovare la suspense, ma questo sfocia nell'inchiesta giornalistica e, di conseguenza in un film biografico sul lavoro delle due giornaliste.
Nel suo insieme che mi è sembrato solido, ma forse non quello che molti si aspettano perché appunto Lo strangolatore di Boston vuole parlare di altro, soprattutto della difficoltà di due donne per scardinare un sessismo radicato, ed essere prese sul serio in un ambito che fino a quel momento era ad appannaggio maschile senza alcuna ragione.
In questo senso mi piace come sia Loretta che Jean non vengano dipinte come delle eroine romantiche, ma come delle donne comuni, che devono affrontare un mondo che le vorrebbe mamme e casalinghe, incluse dei mariti o delle cognate che semplicemente le vorrebbero in casa a badare ai figli.
Tutto questo forse poteva essere raccontato con un po' più mordente e con un po' più di ritmo, che sono secondo me le due pecche più forti di The Boston Strangler, manca proprio una crescita della tensione, una parabola che porti a momenti di suspense vera e propria. Le scene ad esempio in cui vediamo lo strangolatore all'opera (suona macabro, ma mi capite) non sono poi così efficaci dal punto di vista dello spettatore.
È come se in questo senso, più che affidarsi alla sceneggiatura, abbiano deciso di far leva costantemente questa fotografia dai toni cromatici cupi e freddi, per cercare di trasmettere appunto una certa ansia, e per questo secondo me, quei livelli a cui facevo riferimento su, non sono tutti uguali.
Keira Knightly e Carrie Coon fanno un buon lavoro, e quest'ultima mi sta convincendo sempre più come attrice, ed ammetto che forse fino ad adesso non le avevo dato le attenzioni che merita. In generale tutto il cast è composto da volti più o meno noti.
Lo strangolatore di Boston è quindi un buon film per una serata non troppo impegnativa, la sua collocazione in streaming è più che giusta, e funzionerà ancora di più se come me siete digiuni della vicenda, ma vi attirano questo tipo di storie.
Woman of the Hour (2024)
Genere: drammatico, thriller Durata: 94 minuti Regia: Anna Kendrick Uscita in Italia: 17 Marzo 2023 (Disney+) Paese di produzione: Stati Uniti, Canada |
---|
Dagli anni '60 facciamo un salto agli anni '70 quando una giovane donna che sognava di fare l'attrice, si ritrovò ad un quiz in cui conoscere il suo partner ideale, e fra i partecipanti c'era un serial killer che per anni si è aggirato indisturbato per gli Stati Uniti, uccidendo giovani donne marginalizzate dalla famiglia o dalla società. La donna in questione è Cheryl Bradshaw (interpretata da Anna Kendrick), che però non cadrà nella trappola dell'assassino di nome Rodney Alcala (Daniel Zovatto), e per quanto possa sembrare una storia assolutamente assurda, è una vicenda realmente accaduta, che ha funzionato solo perché l'occhio machista e maschilista degli Stati Uniti di quegli anni (e in fondo anche di oggi), ha permesso che accadesse.
Non credo di aver fatto troppo spoiler su Woman of the Hour perché si tratta di una vicenda che trovate su Wikipedia o su altri siti, ma il film con Anna Kendrick, che qui si dedica per la prima volta anche alla regia, vuole parlare di altro, un po' come Lo strangolatore di Boston.
Da un lato infatti Cheryl Bradshaw non riesce a muoversi nel panorama cinematografico di Hollywood perché non vuole piegarsi alle regole che le vengono imposte appunto dagli uomini, ovvero mostrarsi nuda o inviare scatti in costume a produttori e registi nella speranza che la scritturino.
Dall'altro lato c'è invece un killer che a suo carico ad oggi sembra abbia ucciso circa 130 persone, ma che ha potuto portare avanti la sua condotta perché le vittime che sono riuscite a scappargli o che hanno in qualche modo assistito al suo modo di attrarre le sue prede, non venivano credute dalla polizia. Un doppiopesismo che si riversa anche in uno show televisivo, in cui questo maschilismo viene spettacolarizzato e giustificato.
Woman of the hour così riesce a trasformare un thriller true crime in un film di denuncia, ma in questo caso secondo me entrambi i generi funzionano meglio e trovano maggiore equilibrio rispetto a Lo strangolatore di Boston per due ragioni: infatti le scene in cui vediamo Rodney Alcala all'azione, anche in questo caso inserite qui e lì nel corso della narrazione principale, sono molto più di impatto emotivo e sanno creare davvero suspense. E poi vediamo il volto del killer, che è interpretato da un inquietantissimo Daniel Zovatto, che sebbene abbia pochi dialoghi, riesce a trasmettere la complessità dell'assassino.
Mi è piaciuta anche la regia di Anna Kendrick, che sa trasmettere quella tensione necessaria e non cadere nel didascalico, e ovviamente la sua interpretazione, ma ormai ha dato prova che sappia assumere ruoli e toni differenti. Quello che manca è forse una coesione generale fra le scene, come se le sequenze a volte abbiano più un mero ordine cronologico che logico, e sono certo che qualcuno possa non apprezzare come vengono dipinti gli uomini bianchi in questo film perché se ne salvano pochissimi.
Resta forse una delle uscite su Netflix più convincenti degli ultimi tempi.
0 comments:
Posta un commento
E tu cosa ne pensi?
Info Privacy