L'aggiornamento delle serie tv che ho abbandonato (e che abbandonerò)

Sono ormai arrivato al terzo capitolo delle serie tv che ho abbandonato (qui il primo e qui il secondo) nel corso dei mesi, di quelle che non ho mai più ricominciato, ma anche di quelle che non ho intenzione di continuare. Un episodio questo che nasce per puro caso: ho letto infatti che la serie tv Preacher, l'adattamento del fumetto di Garth Ennis e Steve Dillon, sarà disponibile su Netflix dal 30 settembre, e così ho avuto una illuminazione.

Le 4 stagioni di Preacher sono state pubblicate su Prime Video dal 2016 al 2019, ed in effetti ho visto la prima stagione proprio quando uscì, ma poi il nulla, non ho mai più proseguito ed in effetti penso di aver capito perché. È un dramedy fantasy, con una vena splatter abbastanza spinta, e una ironia caustica, e questa miscela di elementi, poco affine in generale ai miei gusti, indubbiamente mi ha fatto allontanare, e come scrivevo nelle impressioni della prima stagione, mi sono reso conto che non faceva molto per me, al punto che, in attesa della seconda stagione, ho completamente rimosso Preacher dalla memoria e non mi sono più guardato indietro.

Comunque appunto da fine settembre troverete tutti gli episodi su Netflix, ma a me non va proprio di recuperarla, ma se amate le serie tv tratte dai grafic novel, potrebbe piacervi.


A proposito di Netflix e serie tv datate, qualche tempo fa avevo tentato di vedere Master of None, serie tv in tre stagioni creata fra il 2015 e il 2021, ma con me qualcosa non ha funzionato. 

Il protagonista Dev, interpretato dal comico Aziz Ansari, è un ragazzo indio-americano di 30 anni, che vuol fare l'attore ma che in realtà è appunto un "buon a nulla". Gli intenti di Master of none secondo me si colgono subito, e sono quelli di far sorridere, ma al tempo stesso tirar fuori una qualche riflessione sulla vita, specie dei millennials, sulla società e sull'amore, e so che molti la amano o l'hanno amata, ma io mi sono annoiato dopo una manciata di episodi.
È vero che avendo quasi 10 anni di vita, Master of None oggi può risultare un po' datata, o meglio meno fresca e contemporanea, tuttavia, nonostante ogni episodio duri poco e le puntate siano svelte e poche, a me non ha fatto né sorridere né riflettere. Mi è sembrato solo di guardare un programma carino, ma che non mi stava dando nulla e per questo ho deciso di non proseguire la visione.

È stato più o meno lo stesso per quanto riguarda Dollface, la serie tv con protagonista Kat Dennings e disponibile su Disney +.

Io mi sono fermato alla prima stagione, e pare che la serie sia stata cancellata dopo la seconda, andata in onda nel 2022. Dollface potrebbe essere la controparte femminile di Master of None, viste alcune similarità sui temi che affronta (anche se in quest'ultima c'è anche la componente etnica da prendere in considerazione), e anche questa serie Disney soffre più o meno degli stessi problemi di quella Netflix: è carina ma poco d'impatto, poco coinvolgente e non sempre efficace sia nelle parti umoristiche che in quelle più riflessive. Ho lasciato indietro Dollface senza rimpianti e va bene così.

Passo in rapidità ai prodotti di Apple Tv + con un terzetto di serie abbandonate, due più datate e una recentissima. La prima è Dickinson, che ho cassato con la seconda stagione.

È stata rinnovata per una terza e ultima stagione che è stata resa disponibile nel 2021, ma che ho evitato di vedere perché secondo me la serie aveva già dato quel che poteva. Il racconto anacronistico della vita di Emily Dickinson infatti, per quanto a primo impatto affascinante, mi sembrava girasse sempre intorno gli stessi argomenti, lo stesso approccio e lo stesso tipo di ironia e secondo me due stagioni erano più che sufficienti per raccontare quel che volevano dire. Tra l'altro, in questo caso, ha influito il fatto che abbia visto i due cicli di episodi più o meno di fila, con la conseguenza che mi sembrava anche pesante recuperare il terzo. 

La seconda serie tv Apple Tv è che ho abbandonato è Truth Be Told, la cui terza stagione è stata pubblicata all'inizio di quest'anno.

Se dovessi fare un grafico sull'andamento del mio gradimento, sarebbe una parabola che sprofonda verso il basso. Avevo infatti trovato nella prima stagione di Truth be Told alcuni ingredienti interessanti, ma l'insieme della ricetta con molte imperfezioni e soprattutto mi ero reso conto che la storia della protagonista, la giornalista e podcaster Poppy Parnell (interpretata da Octavia Spencer) non avesse così tanti aspetti interessanti da poter reggere una serie tv longeva e forte. La seconda stagione invece per me è stato un flop totale: noiosa, ripetitiva, con personaggi scarsamente interessanti e mal caratterizzati. Non mi ha stupito leggere che Truth be told è stata interrotta con la terza stagione perché non c'era secondo me più molto da dire. 

La terza serie tv di Apple Tv si intitola Platonic ed è disponibile sulla piattaforma streaming da maggio di quest'anno. Io ho provato a darle una buona chance, arrivando praticamente oltre metà della prima stagione. 

La storia è quella di due amici di vecchia data Will e Sylvia, rispettivamente Seth Rogen e Rose Byrne, che si ritrovano dopo un periodo di lontananza. Non sono però più due ragazzini ma due adulti che si avvicinano alla mezza età e che hanno un approccio molto particolare, schietto e diretto. Non si parla quindi solo di amicizia fra uomo e donna, ma anche di tutte le curve che ci troviamo ad affrontare nella vita, fra famiglia, lavoro e amore. 

In Platonic, che mi aveva attirato proprio per il titolo, ho trovato delle idee interessanti ed una chiave ironica per parlare di quotidianità, ma il resto è una sequela di dialoghi e situazioni assurde, spesso con reazioni infantili da parte dei personaggi, scarsamente credibili e non divertenti come dovrebbero essere. È vero che ci sono dei momenti onesti, ma contornati da tanta fuffa.
Ho letto che molti amano il personaggio di Rose Byrne, mentre ritengono che l'ironia di Seth Rogen abbia stufato e sembra portare avanti sempre lo stesso personaggio. Per me entrambi sono da bocciare, e soprattutto è una di quelle serie tv che probabilmente non potrà mai avere una conclusione. 

A marzo di quest'anno, su Prime Video in questo caso, è stata pubblicata Daisy Jones and the Six, una miniserie in 10 episodi e tratta da un romanzo di Taylor Jenkins Reid.

Ispirandosi alla storia di una band rock britannica realmente esistita, Daisy Jones and the Six dovrebbe appunto raccontare la parabola di questo gruppo, dai momenti di successo, alle difficoltà interne ed esterne al gruppo. Per me però la chiave per narrare queste vicende è la più noiosa: infatti hanno inserito dei momenti a mo' di intervista/documentario, alle parti di "azione", dove i protagonisti raccontano appunto il loro punto di vista e cosa accadeva nel dietro le quinte dei loro periodi nella band. 
Ho trovato il ritmo di Daisy Jones and the Six estremamente lento, ma soprattutto mi è sembrato tutto posticcio, un mockumentary, come se stessi guardando degli attori fare dei personaggi e non essere dei personaggi (non so se rendo l'idea). Le fondamenta della storia in generale, per quanto carine, sono abbastanza banali: basti pensare ad A star is born come esempio.
Altri due aspetti che non mi sono piaciuti sono le caratterizzazioni dei personaggi, che non mi sono sembrati così iconici da amare subito, e la musica, anche questa, mi è sembrata finta, qualcosa di basico creato per la serie e non come se fosse musica "reale".
Dopo qualche episodio, l'ho abbandonata. 

Ho intenzione di non seguire più I Hate Suzie, o meglio non vedrò la seconda stagione, intitolata I Hate Suzie Too, che è ancora uscita su Sky in lingua originale.

Avevo definito I Hate Suzie come una serie tv dimenticabile, perché la protagonista, Suzie appunto, mi è sembrata irreale, sempre in procinto di avere una crisi, e in mezzo a situazioni volutamente esasperate, giusto per creare le dinamiche. Anche ai tempi della prima stagione, andata in onda nel 2021, mi ero detto che non avrei molto probabilmente proseguito, e visto che l'attesa della versione doppiata si è protratta così tanto, la mia vacillante voglia è completamente scemata.


Voi che serie tv avete abbandonato di recente o avete in programma di abbandonare prossimamente?




8 commenti:

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  1. Preacher era cominciata così bene, almeno per me che adoro il fumetto originale, poi è diventata una fatica, una schifezza inenarrabile. Le altre non le conosco, ma seguo così poche serie che è difficile che ne inizi una, abbandonandola.

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    1. Quindi dici che, anche se in maniera involontaria, ho fatto bene ad abbandonare Preacher?
      Io son fra quelli che ne segue molte e in genere vado fino in fondo anche se non si tratta della mia serie preferita, ma a volte davvero non reggo

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  2. Che io sappia, Daisy Jones è tratta da un libro e la band è fittizia anche se vagamente ispirata ai Fleetwood Mac, tra quelli che hai citato è l’unico che mi ha coinvolto un po’ di più, più che altro per la chimica tra i 2 protagonisti del triangolo amoroso principale. I Hate Suzie mi aveva lasciata molto perplessa già nella prima stagione.

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    1. Mi hai fatto venire il dubbio che avessi scritto tutt'altro su Daisy Jones & The Six 😂 Non ho specificato sulla band perché in verità non li conosco.
      I hate Suzie è indubbiamente particolare come serie tv, e infatti secondo me si può pure skippare

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  3. Di Preacher anch'io vidi la prima stagione su Prime, ma forse ho visto pure la seconda... non lo ricordo con grande entusiasmo. Bella l'idea del vampiro con la crema solare! Le altre invece non le ho mai nemmeno sentite :D

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    1. Allora non sono il solo ad essere rimasto poco coinvolto da Preacher se lo abbiamo dimenticato!
      Fra le altre, onestamente, non c'è qualcosa di così memorabile per cui, al netto delle mie preferenze, sia fondamentale conoscerle o recuperarle.

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  4. Difficilmente abbandono serie, anche se ultimamente ho deciso di non vedere più Flash e Supergirl, e Preacher ho visto tutta e non mi pento assolutamente. Delle altre che citi avevo adocchiato Dollface, per via della protagonista, anche Dickinson nello stesso senso, in lista anche Suzie, ma non so se le vedrò o meno, certamente non tutte e tre...

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    1. È una decisione a cui prima o poi tutti secondo me arriviamo, anche solo per uno o due titoli appunto, un po' per gusto, un po' per tempo. Fra Dollface, Dickinson e I Hate Suzie, salvo Dickinson se posso darti un consiglio

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