Sex Education 4: Nuovi Personaggi, Stessi Problemi - La Recensione del Finale



È arrivato il momento di salutare Sex Education, che è arrivata al suo ultimo ciclo di episodi, in streaming dal 21 Settembre, non senza una visibile stanchezza. Già la terza stagione per me era poco centrata, buttando in mezzo troppi filoni narrativi, che ovviamente non avevano lo spazio e il tempo per essere gestiti al meglio, e lasciando affamato lo spettatore. Più o meno è quanto accade in questa quarta stagione, che inizierebbe pure bene: i nostri protagonisti, o per lo meno una parte, si spostano dall'ormai chiuso liceo di Moordale, al nuovo e super moderno Cavendish, che sembra un luogo che ha fatto dell'inclusività al 100% il suo punto di forza, ma a questo ci torneremo.

Qui Otis (Asa Butterfield) dovrà confrontarsi con un'altra terapeuta sessuale, una misteriosa O, che sembra anche più preparato di lui. Ma è soprattutto la sfera privata ad essere sottopressione: Maeve è distante, sua madre Jean Milburn deve barcamenarsi fra la bambina piccola e un nuovo lavoro, e Eric che sembra fin troppo assorbito dai nuovi compagni di scuola, che sembrano comprendere meglio le sue esigenze. 
In fondo crescere significa questo: fare delle scelte, subirne le conseguenze, restare delusi e avere la forza di andare avanti. Lo stesso sta facendo ad esempio Aimee, che cerca di superare il trauma della violenza subita, mettendosi alla prova ed affrontando tutto a testa alta.
Sex Education così prova a mettere la parola fine a quanti più capitoli possibile sui tanti personaggi che hanno costellato queste quattro stagioni e non solo, ma non lo ha fatto sempre nel migliore dei modi.

Ho infatti apprezzato che si ritornasse a parlare di educazione sessuale e sentimentale, sotto vari punti di vista, considerando che nelle ultime due stagioni la questione della terapia era stata praticamente messa da parte. Certamente il ritorno del tema ha un prezzo abbastanza caro da pagare perché ci ritroviamo un Otis, preso fra più fronti, più insopportabile del solito, anche se il suo percorso con Maeve secondo me ha uno sviluppo tutto sommato credibile, d'altronde parliamo di ragazzi giovani che devono ancora fare molta strada in ogni ambito della vita.
Un altro prezzo da pagare è Sarah/ O (Thaddea Graham), che per quanto mi riguarda non è meno respingente di Otis, non so se volutamente. Tra l'altro, il suo, è a volte un personaggio anche poco credibile, perché sembra quasi più brava della stessa signora Milburn, e spesso sembra inserita solo in maniera narrativamente funzionale e non spontaneamente. 


A proposito di Jean, lei dà l'opportunità a Sex Education di parlare di maternità e post partum, con tutto lo stress che può comportare, e dell'importanza di parlare di certe tematiche apertamente. Confesso che a volte l'ho trovata un po' troppo piagnulosa e irritante, un po' macchiettistica, ma dà degli spunti di riflessione da prendere in considerazione. 
Fra le storyline riuscite ci metto quella di Cal, che, seppur non abbia tanto spazio di evoluzione, trasmette tutta la sofferenza di una persona che si trova in un corpo e in un mondo in cui non si riconosce e pensa di non avere una via di fuga.
Ci sono poi alcune scelte che ho apprezzato, come la rappresentazione estremamente inclusiva per tante identità di genere e non solo della Cavendish, che in realtà, e questo forse secondo me molti non l'hanno colto, è quasi una parodia per dimostrare quanto questo estremismo appunto possa essere ipocrita e tossico. Per questo secondo me Abbi, Aisha, e Roman non possono risultare simpatici.
Più o meno è la stessa ipocrisia denunciata da Eric e dalla sua religione, che dovrebbe predicare l'apertura ed invece si chiuderà contro di lui. 

Ho anche apprezzato che abbiano cercato di equilibrare quelle situazioni e dialoghi strambi, grotteschi e assurdi a cui abbiamo assistito nella terza stagione, perché io la scena del lancio delle feci non la dimentico, ho ancora gli incubi. 
Starete pensando che Sex Education 4 sia un finale di serie quasi impeccabile, ma non è così.
Lo so che dare una conclusione ad una serie tv che sia appagante per tutti è impossibile, non pretendo tanto, ma qui c'è stata ancora una volta una mancanza di focus. 
Quasi il 50% di tutte queste linee narrative vengono portate avanti in maniera fin troppo sbrigativa, e la sensazione è che molte vengano tagliate di netto, di punto in bianco, come se a risolvere situazioni anche molto complicate bastino due paroline. Penso soprattutto a Vivienne, che si ritrova in una relazione tossica con un manipolatore, ma tutto finisce all'acqua di rosa. Allo stesso modo il rapporto conflittuale fra O e Ruby ha uno sviluppo così anticlimatico che mette un po' tristezza. 

E, forse sono in minoranza in questo, ma a me della vita di Eric, in questa stagione, non me ne è importato nulla. So che la dicotomia omosessualità e religione è comune, e anche nella realtà si può vivere questa dualità con difficoltà sia pubblica che privata, ma sia il modo con cui ci è stato raccontato, che il suo epilogo, non mi ha convinto. È carino che abbia trovato la sua strada, ma era più interessante per me la dinamica con Otis.
Peggio mi sento con Adam Groff, uno dei personaggi più teneri, con un vissuto condivisibile e che poteva dare davvero molto, che ha scelto di lasciare gli studi e deve affrontare il mondo del lavoro, i problemi familiari e la sua ormai dichiarata bisessualità purtroppo non trova materialmente spazio. 

Lo stesso vale per Jackson, ma, se pensiamo che molti dei personaggi delle stagioni precedenti sono stati cancellati senza troppo pensarci, gli è andata quasi bene. 
Purtroppo secondo me non si sono regolati bene sui tempi, e hanno allungato su alcuni punti che sono risultati alla fine un ripetitivo riempitivo, come la lotta per la clinica del sesso fra Otis e O, o su delle novità che sapevano già non potevano sviluppare. Per dirla tutta io penso che i creatori di Sex Education avessero in saccoccia già da tempo l'idea di raccontare l'ipocrisia di una estrema ricerca di inclusività, ma non avevano ancora trovato modo (e tempo) di metterla in pratica.
Se non lo avessimo saputo, molte delle vicende raccontate in questa quarta stagione potrebbero far pensare che c'è ancora qualcosa da raccontare e che tutti questi personaggi e le loro bolle narrative, prima o poi si ricostituiscano in una unica nuvola.
Così, in modo imperfetto, se ne va una delle serie più promettenti di Netflix, che comunque credo abbia fatto bene a raccontare tantissimi panorami che le persone, soprattutto i più giovani, devono imparare a conoscere.

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