Sono quasi certo che Eddington sia il primo film di Ari Aster che ho scelto scientemente di vedere. Fino a qualche giorno fa infatti la mia curiosità non aveva mai vinto la perplessità che il suo stile potesse non piacermi, e temevo di non comprenderlo. Poi, quando ho letto che questo suo ultimo lavoro era stato definito un neo-western satirico, e dopo aver visto il cast, mi sembrava il momento di colmare questa lacuna.
Genere: satira, drammatico, western, horror Durata: 148 minuti Regia: Ari Aster Uscita in Italia: 17 Ottobre 2025 (cinema) Paese di produzione: USA, Finlandia |
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Eddington è appunto la (immaginaria) cittadina del New Messico che fa da sfondo ad una lotta intestina, ma non solo. Siamo a Maggio del 2020 e l'epidemia di Covid-19, con tutte le misure di contenimento, scatena diverse fazioni come ben sappiamo. Da un lato c'è il sindaco Ted Garcia (Pedro Pascal), che si è ricandidato per un nuovo mandato, e dall'altro c'è lo sceriffo di Eddington, l'asmatico Joe Cross (Joaquin Phoenix) che non riesce a tener su la mascherina. Fra i due non corre buon sangue per vecchi rancori e dicerie, ma la pandemia butta benzina sul fuoco. Così Joe decide di candidarsi anche lui a sindaco, ma, finendo spesso deriso e ridicolizzato, inizia a tirare colpi bassi al suo avversario che lentamente lo portano ad un crescente delirio, ma anche intorno a lui le cose andranno sempre peggio.
Eddington è un film che forse mi avrebbe potuto convincere di più fra qualche anno, quando l'ombra del Covid, della pandemia e di tutto il delirio di soli cinque anni fa sarebbe diventata solo un alone sfocato. Ari Aster, che qui è anche sceneggiatore, cerca forse di bruciare i tempi magari in lungimiranza, ma con un film che ho trovato stancante.
Eddington infatti vuol essere molte cose: fare satira politica, socio-culturale, un western cupo, che diventa un thriller sanguinolento, un dramma più o meno personale. E in questa miscellanea di generi vengono buttati in mezzo tantissimi altri temi più o meno contemporanei, come appunto la pandemia, le fake news sui social, le teorie del complotto per qualunque argomento sia polarizzante, il cambiamento climatico, l'attivismo performativo, la corruzione delle istituzioni e delle forze dell'ordine, il movimento Black Lives Matter, e la diffusione incontrollata delle armi negli Stati Uniti.
È vero che Eddington non fa sconti a nessuna fazione politica, ma tocca ammettere che già così è tanta roba da coprire anche per un film che supera le due ore.
Ari Aster infatti non sceglie una sola strada da seguire, magari prendendola diversamente da quanto hanno fatto gli altri, ne va a cercare una verità differente ma vuole tutto e subito e il risultato è un po' caotico. Inoltre sembra quasi cieco rispetto al fatto che si tratta di argomenti che sono ancora un po' troppo inflazionati e sentiti per risultare nuovi.
A me, nonostante non ci azzecchi nulla come genere, Eddington mi ha portato alla mente il film Netflix Brick: entrambi infatti sfruttano una storyline e generi diversi, per piazzare a più non posso tematiche sociali e trasmettere un messaggio.
Purtroppo però qui si perde di fluidità, ma soprattutto di spontaneità: sembra che Aster si sia proprio messo a tavolino e cercato di spuntare quante più caselle possibile. E non lo fa in modo sottile e brillante, ma anzi è spesso ripetitivo.
Anche la gestione dei tempi non è ottimale, partendo da un inizio verboso che può annoiare, per poi finire in questa baraonda sanguinolenta che la metà era più che sufficiente.
Non aspettatevi inoltre che aderisca perfettamente a tutti generi che ho citato: di western, a parte un cappello a tesa larga, non c'è moltissimo, così come le scene finali possono essere considerate un horror blando.
È un peccato perché già con un solo film, Ari Aster mi è sembrato un regista valido, e uno sceneggiatore che riesce a creare contenuti di valore e che tra l'altro aveva a disposizione un cast interessante. Purtroppo però, se Joaquin Phoenix porta avanti il film, nomi come Pedro Pascal, Emma Stone, Luke Grimes e Austin Butler finiscono ridotti a parti senza sfaccettature o profondità.
L'assenza più grave in tutto questo è l'emotività: Eddington dovrebbe essere un pugno nello stomaco, lasciando attonito, o magari giustamente turbato lo spettatore, ma a me non è arrivato. Toccando dinamiche ancora oggi così utilizzate dai media, sui social, ma anche semplicemente nei discorsi quotidiani, è come se ci fossimo in parte anestetizzati o preparati, finendo per perdere quell'effetto shock che forse il film avrebbe voluto avere.
Tristemente la realtà supera la (non) immaginazione di Eddington, e questo è forse il più grande difetto di questo film.
L'ho scientemente saltato al Rome Film Fest.. e leggendo (ma non solo te) rimango convinto.. ;)
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