Le mie opinioni sulle dramedy (imperfette ma riuscite) di Netflix

Netflix ogni tanto riesce a creare qualcosa che funziona, e lo fa bene. Ho terminato da poco infatti due serie tv con più pregi che difetti, che rientrano nella macrocategoria delle dramedy. Vi dico la mia.


Storia della mia famiglia 
Prima stagione


Ero quasi in procinto di lasciarla lì, senza darle una chance, ma quando ho saputo che Storia della mia famiglia era stata rinnovata per una seconda stagione, ho pensato fosse arrivato il momento di recuperarla. 
È arrivata su Netflix il 9 Febbraio di quest'anno e si è fatta subito notare con una certa curiosità, complice forse la presenza di Eduardo Scarpetta, che si sta rivelando sempre più un attore capace.

La storia è quella di Fausto (Scarpetta appunto), un giovane uomo con due figli ancora piccoli, Libero e Ercole, che sta per morire (non è uno spoiler, ce lo dicono subito) a causa di un tumore incurabile. Sapendo che sono gli ultimi suoi giorni, Fausto decide di organizzare al meglio il futuro dei bambini, coinvolgendo sua madre Lucia (una sempre calzante Vanessa Scalera), il fratello Valerio (Massimiliano Caiazzo, ma anche i suoi due amici di sempre, la precisina Maria (Cristiana Dell'Anna) e l'incasinato Demetrio (Antonio Gargiulo).

Attraverso messaggi vocali, passaggi fra il passato e il presente e ricordi, Storia della mia famiglia ci mostra un Fausto vitale e giocherellone, il classico tipo che, come si suol dire, prende a morsi la vita per farla sua. È un uomo attento alla crescita dei suoi figli e con altrettanta cura decide di lasciare a tutti gli effetti un testamento umano a Libero ed Ercole, e dare a loro una grande famiglia allargata.

Più che quindi una serie tv in divenire, con un crescendo degli eventi, Storia della mia famiglia tende ad approfondire le dinamiche umane, familiari, sentimentali e amichevoli dei suoi protagonisti. Sono soprattutto i flashback che ci danno modo di scoprire ad esempio il rapporto fra Fausto e la madre dei suoi figli, Sarah (Gaia Weiss), o la relazione difficile che ha avuto con sua madre Lucia, spesso assente e poco tradizionale. 
Nonostante temi comunque densi, dalla malattia alla morte, dai rapporti genitoriali a quelli amichevoli spesso complessi, questa serie tv Netflix sa trovare più di un modo per far sorridere, per alleggerire la narrazione. 

La durata, solo sei episodi che spesso non sforano i 40 minuti, la rendono ancora più approcciabile, ma devo avvisarvi che ci sono altri aspetti meno riusciti.
Il primo su tutti è l'esagerazione: in Storia di una famiglia si discute spesso, i toni si alterano e alzano velocemente, e si urla, a volte in maniera sensata, altre mi è sembrato in modo gratuito. Nel quadro d'insieme sembra che per Fausto e i suoi ogni occasione sia buona per litigare, e mi sembra un po' troppo. A volte ho anche avuto l'impressione che capitassero tutte a loro, in momenti anche poco utili alla narrazione in generale, come ad esempio Fausto e Maria che arrivano quasi allo scontro con un meccanico, così, a caso.

Dall'altra parte ci sono i dialoghi, che nei momenti più riflessivi diventano un po' troppo impostati e poco spontanei. Mi ha fatto poi ridere vedere Lucia e Valerio prima in difficoltà a tradurre una conversazione in inglese e poi cantare perfettamente a memoria una canzone sempre in inglese. 

Il terzo aspetto riguarda una certa stereotipia e mancanza di originalità, che purtroppo sembrano immancabili nelle produzioni Netflix. Sempre nell'ottica di caricare di temi la narrazione, ci propongono ad esempio la madre indipendente, assente e poco calorosa, o il fratello che cade nel giro delle droghe senza però darci approfondimenti. Magari lo faranno con la seconda stagione, ma intanto sembrano scelte più di "comodo" per lo sceneggiatore.
Le soluzioni creative inoltre, come ad esempio l'uso dei flashback, non spiccano di originalità.

Per fortuna, le interpretazioni solide e la fluidità generale, rendono Storia della mia famiglia un titolo comunque piacevole da vedere, con momenti intensi e ancora potenzialità da esplorare.



North of North
Prima stagione

Si alleggeriscono sicuramente le cose con North of North che, pur essendo una dramedy, ha comunque tematiche meno "estreme".

Come da titolo, ci troviamo al nord del mondo, l'Artico Canadese, in mezzo a una comunità Inuit, ed in particolare conosciamo Siaja (Anna Lambe), una giovane donna e madre che improvvisamente si allontana dal marito Ting. Quello che però sembra un colpo di testa, è in realtà una decisione covata da tempo: il marito è infatti un narcisista egocentrico che prende poco sul serio Sjaja, così lei si ribella e, nonostante la loro figlia, decide di mettersi al primo posto per una volta, aprendo una nuova parentesi nella sua vita alla riscoperta di se stessa e della sua individualità.
Così conosciamo man mano il rapporto difficile con la madre, con quel padre che non ha mai conosciuto; si prospettano anche nuovi amori ed un nuovo lavoro per Sjaja.

Creata da Stacey Aglok MacDonald e Alethea Arnaquq-Baril, entrambe Inuit, e arrivata il 10 Aprile su Netflix, North of North è, come dicevo, più una commedia che una serie tv drammatica, che unisce alcune delle dinamiche che conosciamo, unendole alle tradizioni e allo stile di vita della comunità Inuit, un po' ai confini del mondo. Si passa infatti attraverso la comedy declinata ad esempio nell'ambito di un ufficio, con un capo poco accomodante, e ci si spinge verso una parentesi più romantica e in generale più personale. 

Il personaggio di Sjaja, seppur appartenente ad una cultura particolare, mi ha ricordato altre protagoniste femminili, da Devi di Non ho mai..., a Victoria di Envidiosa, ma pure Nell di Non sono ancora morta. La protagonista di North of North è infatti una giovane donna mossa da buone intenzioni, ma spesso maldestra, imperfetta e a volte troppo istintiva, ma che alla fine cerca di fare il meglio per tutti.

North of North trova un po'  (non troppa) di profondità non solo nei riferimenti alla comunità inuit e, in contrasto, all'appropriazione culturale, ma anche in tematiche più universali, come il femminismo, le aspettative familiari e quelle della società, ma anche quando si parla di rapporti genitoriali difficili e contrastati, e le relazioni sentimentali tossiche.

Non è quindi un capolavoro di originalità, ma questa serie tv Netflix tiene compagnia, è di comfort, ti strappa qualche sorriso e si lascia seguire volentieri, visto che la prima stagione dura otto episodi da circa 30 minuti ciascuno
La seconda stagione di North of North è stata confermata e quindi tornerà presto in streaming, mi auguro con qualche momento più divertente, ma soprattutto che ci dia l'opportunità di conoscere meglio gli altri suoi personaggi. 



2 commenti:

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  1. Allora qualcun altro che ha visto North of North c'è!
    Semplice e carina, è stata una piccola scoperta che può solo migliorare con la seconda stagione. Magari abbandonando i cliché delle commedie romantiche e abbracciando di più la particolarità della sua ambientazione.

    Concordo anche su Storia della mia famiglia: tante urla, molte situazioni veloci, ma alla fine le lacrime arrivano.

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    1. Mi sa che siamo in pochi ad averla vista e ancora meno ad averla apprezzata. Alla fine si lascia guardare, non è malaccio.

      Storia della mia famiglia deve solo smorzare un po' i toni, speriamo ci riescano

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