Mi sono avvicinato, senza troppe aspettative e in circostanze diverse, a due film, entrambi ispirate a storie vere e recenti, che raccontano due storie molto diverse tra loro, per epoca e personaggi, ma entrambi parlano in modo differente di famiglia, con punti di forza ma anche debolezze.
Familia (2024)
Genere: drammatico Durata: 124 minuti Regia: Francesco Costabile Uscita in Italia: 2 Ottobre 2024 (Cinema/Prime Video) Paese di produzione: Italia |
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Licia (Barbara Ronchi) è una donna che dà tutto per la sua famiglia, lavorando e accudendo i suoi figli Alessandro (Marco Cicalese) e il più piccolo Luigi (Francesco Gheghi), ma deve fare i conti con suo marito Franco (Francesco di Leva), un uomo brutale e violento, che entra ed esce dal carcere. Una volta tornato libero, e visto il continuo atteggiamento aggressivo e prevaricante di Franco, Licia sarà costretta a prendere provvedimenti per salvaguardare i suoi figli; tuttavia anche lei verrà allontanata da Alessandro e Luigi.
Dieci anni più tardi i due ragazzini non saranno più così piccoli, ma purtroppo avranno assimilato il peggio dall'ambiente disfunzionale in cui sono cresciuti. Luigi in particolare è diventato un giovane uomo schivo, a volte anche lui aggressivo, e si è avvicinato a partiti di estrema destra in cui cerca una qualche forma di identità. Tuttavia l'ennesimo ritorno dal carcere del padre, porterà ad ulteriori tensioni nella sua famiglia, ma questa volta Luigi non è più un ragazzino disposto a sopportare quei soprusi.
Tratto dal romanzo biografico di Luigi Celeste, l'unico motivo per cui Familia mi aveva incuriosito è stato la presenza di Tecla Insolia, colpito dalla sua interpretazione in L'arte della gioia, e che qui in realtà prende il ruolo, poco centrale, della fidanzata di Luigi.
Mi sono ritrovato quindi senza aspettative mirate a seguire il film di Francesco Costabile, che ha un taglio interessante: da un lato è appunto un film biografico drammatico, che racconta efficacemente uno spaccato purtroppo non così raro da trovare in alcune famiglie, seppur con variabili differenti; dall'altro lato sembra quasi un thriller psicologico, quando Familia mostra queste violenze e le dinamiche fra Luigi, Franco e Licia.
I toni si fanno cupi, intensi, quasi claustrofobici e inquietanti, per raccontare una storia di violenza domestica da cui i protagonisti sembrano impossibilitati a sfuggire. Uno stile che riesce ad essere retto da attori capaci che si sono calati nei ruoli con altrettanta intensità, e che giustamente si sono beccati candidature e vittorie ai recentissimi David di Donatello.
Ci sono aspetti che però mi hanno tenuto fuori da Familia, a cominciare dalla durata che non è supportata da un ritmo costante e adeguato. Ma ho sofferto soprattutto alcune scelte stilistiche, come il continuare a bisbigliare alcune battute o scene troppo scure per essere seguite con attenzione. L'impressione che ho avuto è che Familia si volesse smarcare in tutti i modi dall'essere categorizzato come un dramma televisivo, con delle scelte creative che mi sono sembrate a volte delle sovrastrutture. Anche la musica ad esempio, a volte mi ha dato l'impressione di sovrastare le scene.
Da un punto di vista puramente tematico invece, come dicevo Familia mi sembra un film efficace nell'aprire una finestra su un dramma familiare così difficile, ma dall'altra parte non solo non ne mostra le motivazioni, ma non riesce secondo me a creare un distacco o in qualche modo sottolineare la problematicità delle scelte di Luigi specie nell'affiancarsi a gruppi di stampo fascista. In più punti del suo film, Costabile, che è anche fra gli sceneggiatori, sembra a volte delegare lo spettatore di eventualmente capire o criticare certe scelte, non mostrandoci la genesi.
Purtroppo le interpretazioni dei bravi attori non bastano a raccontare un fenomeno come quello delle violenze domestiche, che ha implicazioni, sfumature e risultati molto stratificate, non solo private, ma anche socio culturali. E Familia, pur provandoci, non riesce a trovare la sua prospettiva univoca.
Nonnas (2025)
Genere: commedia Durata: 111 minuti Regia: Stephen Chbosky Uscita in Italia: 9 Maggio 2025 (Netflix) Paese di produzione: USA |
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Peccato però che Joe non navighi nell'oro, e fra problemi finanziari e burocratici, avrà bisogno dell'aiuto di tutti i suoi amici, in particolare Bruno (Joe Manganiello) e sua moglie Stella (Drea de Matteo), ma anche alcune vecchie conoscenze, come Olivia (Linda Cardellini) con cui andava a scuola.
Ma per ricreare il sapore delle tradizioni, Joe capirà che solo chi le ha creato può davvero riportarle in vita, e così assumerà un team di nonne italiane a dargli una mano.
Si cambia quindi completamente umore rispetto al film di su: Nonnas pur con un inizio agrodolce, prosegue su temi indubbiamente più leggeri e cerca di buttarla spesso e volentieri in caciara con battute e sketch più ironici.
Ad avere la meglio in tal senso sono proprio le nonne, interpretate da attrici come Lorraine Bracco, Brenda Vaccaro, Talia Shire e Susan Sarandon, ognuna con le sue caratteristiche. In termini di cast hanno comunque fatto un buon lavoro, perché quasi tutti gli attori hanno un collegamento personale con l'Italia, e non hanno preso ad esempio messicani o spagnoli per queste parti.
Ma, oltre ad essere leggero e scorrevole, non c'è molto altro di positivo che possa dirvi su questo film Netflix.
Nonnas cade infatti in molti stereotipi e cliché con cui gli stranieri dipingono noi italiani, da queste musiche datate, le classiche tarantelle e mandolini, fino alla gestualità. La cosa che più mi ha lasciato perplesso è proprio l'introduzione: ci troviamo negli anni '80, ma per dare un tocco più accogliente e retrò, e recuperare uno specifico immaginario, sembra quasi di stare negli anni '50.
Senza offesa ovviamente per le persone realmente coinvolte, non creo che Nonnas avesse una storia così potente da meritare un film, specie così lungo, che risulta prevedibile. Ci sono passaggi nella storia che mi sono sembrati anche forzati, giusto per tentare di creare ulteriori difficoltà per il protagonista: un esempio è l'apertura del locale, capitato in un giorno di pioggia e quindi senza clienti, come se non si potesse ripetere l'evento e invitare amici e conoscenti, come si vedrà più avanti.
Tra l'altro Nonnas naviga un po' in una zona grigia che non la rende una commedia particolarmente divertente né un dramma così potente da suscitare particolare emotività secondo me.
Resta quindi un film da serata disimpegnata, che vi può fare conoscere una storia che magari ignorate, e che può portarvi alla mente qualche ricordo, ma lì finisce.
Lo sceneggiatore di Familia è venuto a presentare il film nel cinema in cui collaboro e purtroppo ha dovuto vedersela con spettatori indispettiti dal non capire gli attori nei dialoghi e con il malumore generale dato da un film fin troppo pesante. Certo, i temi che vuole trattare non sono leggeri, ma presentarli così poco invoglia il pubblico, poco dà fiducia verso i film italiani più impegnati.
RispondiEliminaCon Nonnas speravo di passare una serata in leggerezza, invece i difetti sono troppi e come dici non si ride troppo né ci si commuove. Forse 90 minuti potevano bastare visto come ci si sforza di avere drammi per andare avanti...
Purtroppo è vero: approcciarsi a certi film italiani richiede a volte troppa pazienza e se il tema è di spessore, passa un po' la voglia.
Elimina90 minuti erano più che sufficienti, forse anche comunque troppi