Di mezzo però c'è tutta una sfilza di titoli che invece non mi hanno trasmesso granché, come le tante serie nordeuropee che alla fine si sono rivelate dimenticabili.
Cerco di fare un bilancio del mese partendo da quello che mi è piaciuto di più e promuovo sicuramente Dying for Sex, miniserie Disney+ con Michelle Williams.
È una serie tv decisamente densa, che tocca tematiche complesse come la malattia e la sessualità, eppure riesce a far quadrare tutto. La storia è quella di Molly, una giovane donna che improvvisamente scopre di essere affetta da un cancro in fase terminale, e decide di vivere gli ultimi mesi della sua vita alla ricerca di un appagamento sessuale che non ha mai vissuto. Questo però comporterà anche altro, ovvero sondare i suoi traumi del passato.
Dying For Sex ha però, per buona parte degli episodi, un approccio più ironico su queste tematiche e un cast perfetto a raccontare una vicenda complessa ed emotivamente impattante. Non è una serie tv che si guarda comunque a cuor leggero, tant'è che, pur essendo arrivata in streaming agli inizi di Aprile, ho impiegato un po' a vederla tutta.
Ottima per me anche la prima stagione di The Four Seasons su Netflix.

I toni in questo caso cambiano del tutto: abbiamo a che fare con una commedia con qualche screziatura drammatica, che vede protagonisti un gruppo affiatato di amici che, nel corso delle stagioni e di eventi ad esse legati, si ritrovano ad affrontare svariati problemi affettivi e sentimentali. The Four Seasons è un modo leggero per esplorare ancora una volta le dinamiche fra amici e amori, specie in una fase più matura della vita, che per quanto possa sembrare risoluta ad alcuni, è spesso altrettanto incasinata.
Anche in questo caso il cast vanta nomi come Steve Carell, Kerri Kenney-Silver, Tina Fey e Colman Domingo.
La gen Z magari non la comprenderà fino in fondo, ma noi Millennials ci ritroveremo sicuramente in quei personaggi. Si aspetta una seconda stagione.
I toni in questo caso cambiano del tutto: abbiamo a che fare con una commedia con qualche screziatura drammatica, che vede protagonisti un gruppo affiatato di amici che, nel corso delle stagioni e di eventi ad esse legati, si ritrovano ad affrontare svariati problemi affettivi e sentimentali. The Four Seasons è un modo leggero per esplorare ancora una volta le dinamiche fra amici e amori, specie in una fase più matura della vita, che per quanto possa sembrare risoluta ad alcuni, è spesso altrettanto incasinata.
Anche in questo caso il cast vanta nomi come Steve Carell, Kerri Kenney-Silver, Tina Fey e Colman Domingo.
La gen Z magari non la comprenderà fino in fondo, ma noi Millennials ci ritroveremo sicuramente in quei personaggi. Si aspetta una seconda stagione.
Fra i film promossi di Maggio ci metto L'Amore Che Ho di Paolo Licata sulla vita di Rosa Balistreri.
Cantautrice e cantastorie siciliana, il vissuto di Rosa Balistreri è sempre stato costellato da momenti difficili e drammi, che lei ha però riversato nella sua musica e nella sua espressività. Così, attraverso diverse fasi diverse della sua vita, il film ci fa conoscere una donna e una artista carismatica e intensa, imperfetta ma appassionata.
L'amore che ho può anche vantare tre diverse e brave attrici, Anita Pomario, Donatella Finocchiaro e Lucia Sardo, che danno perfettamente il volto e la voce a Rosa Balistreri nelle diverse età della sua vita.
Pur non approfondendo abbastanza il ruolo di attivista politica della cantautrice, Paolo Licata ci dà biografia completa ed emozionante.
A me poi è anche piaciuto Una notte a New York, film con Dakota Johnson e Sean Penn che è arrivato da poco su Prime Video.
L'amore che ho può anche vantare tre diverse e brave attrici, Anita Pomario, Donatella Finocchiaro e Lucia Sardo, che danno perfettamente il volto e la voce a Rosa Balistreri nelle diverse età della sua vita.
Pur non approfondendo abbastanza il ruolo di attivista politica della cantautrice, Paolo Licata ci dà biografia completa ed emozionante.
A me poi è anche piaciuto Una notte a New York, film con Dakota Johnson e Sean Penn che è arrivato da poco su Prime Video.
Una lunga e intensa conversazione fra un tassista e una giovane donna sua cliente per una notte, che finisce per mettere a nudo entrambi, specie in ambito relazionale. Una notte a New York potrebbe benissimo essere uno spettacolo teatrale per la sua impostazione e forse anche per questo l'ho trovato più accattivante. Ci sono poi più momenti in cui lo spettatore si può sentire coinvolto o trarre delle riflessioni dal dialogo fra i due. Una notte a New York secondo me è perfetto per una serata tranquilla, se non cercate a tutti i costi il drammone strappalacrime, o la commediola scema.
Passando ai flop, boccio senza dubbio Åremorden - Gli omicidi di Åre, su Netflix.
Serie Tv svedese tratta dall'omonimo romanzo di Viveca Sten, Åremorden poteva essere un thriller interessante, con questa bellissima ambientazione nordeuropea aspra e difficile. Nei fatti è però una miniserie pasticciata, che tenta di unire due diverse storie, ma lo fa in malo modo, senza approfondirne nessuna. Sono solo 5 episodi, è vero, ma penso possiate impegnare meglio questo tempo.
Flop per me anche The Stolen Girl su Disney +, che ha un po' la stessa sorte dell'altra serie tv bocciata.

Tratta dal romanzo di Alex Dahl, anche qui abbiamo a che fare con una storia thriller, e dal nome stesso si capisce che abbiamo a che fare con una bambina scomparsa. Un incipit che ho trovato interessante, ma lo sviluppo di The Stolen Girl lascia intravedere tante facilonerie, alcuni punti scarsamente credibile e qui e lì abbiamo a che fare anche con personaggi insopportabili.
Anche questa serie tv dura cinque episodi, quindi non parliamo di qualcosa difficile da affrontare, ma c'è di meglio.
Tratta dal romanzo di Alex Dahl, anche qui abbiamo a che fare con una storia thriller, e dal nome stesso si capisce che abbiamo a che fare con una bambina scomparsa. Un incipit che ho trovato interessante, ma lo sviluppo di The Stolen Girl lascia intravedere tante facilonerie, alcuni punti scarsamente credibile e qui e lì abbiamo a che fare anche con personaggi insopportabili.
Anche questa serie tv dura cinque episodi, quindi non parliamo di qualcosa difficile da affrontare, ma c'è di meglio.
Passando ai film, corona del peggiore titolo di Maggio va a Mala Influencia, su Netflix.

È vero che io forse non sono nel target di pubblico a cui si rivolge questo film, ma racconta comunque una storia scarsamente credibile, costruita solo per raccontare la prevedibile vicenda sentimentale fra la brava ragazza di buona famiglia e il bad boy di turno. Mala Influencia è fiacco, incoerente e recitato in modo scolastico, quindi assolutamente fra i titoli da skippare.
È vero che io forse non sono nel target di pubblico a cui si rivolge questo film, ma racconta comunque una storia scarsamente credibile, costruita solo per raccontare la prevedibile vicenda sentimentale fra la brava ragazza di buona famiglia e il bad boy di turno. Mala Influencia è fiacco, incoerente e recitato in modo scolastico, quindi assolutamente fra i titoli da skippare.
Purtroppo è sempre di Netflix un altro film che boccio, ovvero Nonnas.
Si ispira ad una storia vera di un uomo newyorkese che, per omaggiare la madre scomparsa da poco, decide di aprire un ristorante e, per una brillante intuizione, decide di scegliere delle nonne come cuoche. Una vicenda comunque tenera, sicuramente raccontata da un cast piacevole, ma non ha secondo me la potenza per diventare un film particolarmente potente e intenso. Ma soprattutto si scade in tanti cliché sulla cucina italiana e la nostra cultura in genere, per cui Nonnas sembra quasi più vecchio di quello che è. Anche le prove attoriali non brillano per particolare ispirazione, ma non per colpa degli attori, ma perché tutti i ruoli sono troppo chiusi in uno stereotipo fine alla storia. Evitabile e temo anche dimenticabile.
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