Il 27 Maggio ha segnato la fine definitiva di The Handmaid's Tale, o se preferite Il Racconto dell'ancella, la serie tv tratta dall'avanguardista romanzo di Margaret Atwood, che ci ha tenuto compagnia per 6 lunghe stagioni.
Adesso, arrivati alla season finale disponibile su Timvision, non si può non trarre le conclusioni non solo degli ultimi episodi, ma dell'intera serie tv.
Quando arrivò nell'ormai lontano 2017, The Handmaid's Tale assunse subito lo status di miglior serie dell'ultimo decennio, sia per la forza delle tematiche distopiche, che presto si sarebbero rivelate molto più attuali di quanto si potesse immaginare, sia per le scelte creative e per la qualità cinematografica che avevano proposto, in grado di trasmettere tutta l'angoscia vissuta dalle ancelle di Gilead.
Superata però la prima stagione, che è stata effettivamente una delle più potenti e intense che abbia visto da un po' di tempo, sono sorti i primi problemi: venendo meno la base letteraria, si è subito colto l'intento dei creatori di allungare la storia il più possibile ed evitare svolte troppo decisive. Peccato però era chiaro fin dall'inizio che la storia di June Osborne e delle ancelle non potesse durare chissà quanto.
L'esempio in questo senso è la terza stagione, fatta di digressioni inutili per non affrontare i filoni narrativi più importanti. Ma la stanchezza maggiore è arrivata con The Handmaid's Tale 4, visto che si è trascinata molle, in modo spesso banale o prevedibile, ben lontana dalla potenza dei primi episodi.
Il risultato è stato che ho impiegato due anni prima di vedere la quinta stagione della serie, che poi tutto sommato ho apprezzato, perché non avevo voglia. L'unico stimolo è stato sapere che si sarebbe presto conclusa e quindi, spinto dallo splendore (si fa per dire) di un tempo, ho subito visto tutta la sesta ed ultima stagione di The Handmaid's Tale.
Arrivati, non senza stanchezza, al sesto capitolo, la serie ha deciso di concentrarsi su due pilastri particolari: la vendetta di June contro Gilead, e quindi il tentativo di salvare sua figlia Hannah e le ancelle, e il suo rapporto complicato con Serena. Per questo la nostra eroina è costretta a tornare proprio nel luogo in cui ha subito le peggiori angherie, per poter portare avanti il suo piano, non senza fatiche. Infatti, seppur resti collaterale, June è pur sempre divisa fra due uomini: da un lato Luke, con il quale però si sentono gli anni passati lontani, e dall'altro Nick, che però resta sempre ammanicato e imbrigliato nell'universo patriarcale che è Gilead.
Tutto questo viene raccontato in 10 episodi che inevitabilmente devono fare i conti con i problemi che le stagioni precedenti hanno creato e cristallizzato, e con l'inevitabile necessità di dover concludere la serie. La criticità per me più forte è la semplificazione degli snodi narrativi, volti appunto a rendere più scorrevole e veloce l'epilogo.
Il sintomo più evidente di questo è la durata degli episodi di The Handmaid's Tale 6, alcuni dei quali sfiorano appena i 40 minuti, ma anche tanti passaggi, come gli spostamenti di June fra il Canada e gli Stati Uniti che sembra avvengano in pochi istanti come se avesse un jet privato.
Non ho apprezzato nemmeno tanto lo sviluppo di Serena: Yvonne Strahovski ha fatto un ottimo lavoro col suo personaggio, ma i suoi cambi di intenzione mi sono sembrati scattosi, come se venisse mossa dalla necessità di dare una controparte a June più che per sua reale smania di tornare ad avere una condizione di potere all'interno di Gilead o di Nuova Betlemme. Anzi sarebbe stato più logico che, conscia come sempre dei danni fatti, semplicemente si facesse da parte, ma giustamente non potevano eliminare un personaggio così forte.
Lo stesso accade per Nick, che sembra cambiare improvvisamente rotta non si sa bene per quale rimorso.
Questo è solo un esempio di come The Handmaid's Tale abbia mostrato troppo smaccatamente il suo meccanismo, creando così un distacco, anche (o soprattutto) emotivo, verso lo spettatore.
L'episodio finale purtroppo non riesce ad essere soddisfacente come dovrebbe essere visti gli 8 lunghi anni di attesa affinché arrivasse: ho avuto la sensazione infatti che non solo non ci si concentrasse sui momenti che potevano dare più soddisfazione (non fatemi fare spoiler, ma riguarda un aereo che esplode), ma sembrava quasi un costante loop, in cui quando sembra che tutto stia per finire, allora ecco che si riprende.
Immagino che comunque molti siano stati delusi proprio dal fatto che ancora una volta The Handmaid's Tale abbia pensato più per la serie stessa, lasciando la porta aperta a The Testaments, il sequel confermato sempre tratto dai romanzi di Margaret Atwood, e non agli spettatori.
Nonostante sembra l'abbia demolita, e riconosca che The Handmaid's Tale si è sbiadita rispetto agli inizi, devo ammettere che comunque la sesta non è una brutta stagione e non imbruttisce la serie nel suo insieme. Restano infatti le ottime prove interpretative di tutto il cast e la messa in scena è sempre convincente e curata.
Devo sottolineare anche che il compito di questa serie era estremamente complesso, visto che avrebbero dovuto raccontare, attraverso un mezzo che nasce come intrattenimento, il rovesciamento di un sistema totalitario in cui la violenza e la sottomissione delle donne sono istituzionalizzati e supportati da un complesso di fattori ambientali e culturali, e dal fanatismo religioso.È una rete di argomenti molto fitta che non è semplice da trattare, eppure fino all'ultimo The Handmaid's Tale ha saputo raccontare i suoi messaggi di empowerment e solidarietà femminile, schierandosi contro integralismi e fanatismi di varia natura, oltre ovviamente alle violazioni dei diritti umani. Lo sguardo alla cronaca odierna e il senso di straniamento che la serie provoca sono così nitidi che non si può non apprezzare un prodotto decisamente schierato, che comunque ha avuto un forte impatto in questi anni. In tutto questo non si sono comunque dimenticati di lanciare anche un barlume di speranza, che non guasta.
Resta solo da sperare che con The Testaments facciano tesoro degli sbagli commessi e delle critiche ricevute da più parti, per proporre una serie potente come agli inizi.
Sei stato più bravo di me, che forza di recuperare ben tre stagioni non ce l'ho nemmeno ora. Dopo il pasticciaccio della terza ho cercato di rimanere aggiornata e niente mi spingeva a dare una chance a June e alla sua vendetta. Mi faccio bastare il tuo riassunto, non troppo entusiasta, mentre rimpiago la forza che aveva quella prima stagione indimenticabile.
RispondiElimina... un seguito? Davvero ci sarà un seguito? Niente, non vogliono proprio mollare l'osso.
La terza e la quarta stagione sono state uno scoglio anche per me, diciamo che averle recuperate pian piano ha aiutato.
EliminaSì, il seguito purtroppo ci sarà, ma non credo arriverà prima del 2027