Faccio un salto fra le uscite in streaming di Maggio di quest'anno, che, seppur con buone premesse, alla fine non riescono ad andare oltre la sufficienza. Vi racconto la mia.
Scale e Serpenti
Prima stagione
Dora López (Cecilia Suárez da Il Giardiniere) è una semplice prefetta in una prestigiosa scuola messicana. Nonostante viva in maniera molto umile il suo ruolo, il suo sogno è quello di diventare direttrice dell’istituto. Tuttavia le sue ambizioni vengono frenate da un piccolo scontro fra un paio di bambini della scuola, che si rivelano essere figli di due diverse famiglie, molto in vista in Messico. Da quello che sembra un piccolo inconveniente, Dora si ritroverà ad essere una pedina nello strano gioco di rivalità fra queste due famiglie, e cercherà di sfruttare al meglio questo caos per arrivare ai suoi obiettivi. Ma nel frattempo dovrà anche affrontare i problemi col figlio e con il violento ex marito.
Ideata e diretta da Manolo Caro, già padre di La Casa de Las Flores e Qualcuno deve Morire, Scale e Serpenti è arrivata il 14 Maggio di quest'anno su Netflix e ho preso un po' di tempo per recuperarla, perché in verità non era fra i titoli che mi suscitavano particolare curiosità.
Tutto sommato in fondo non mi sono sbagliato, perché è giusto un buon intrattenimento, ma che non ha particolari guizzi o spunti su cui soffermarsi.
Il titolo di questa serie tv Netflix richiama un gioco da tavolo che non credo sia così diffuso da noi, ma che rende bene il percorso di Dora: può trovare una scala (sociale in questo caso) che le consenta di andare avanti, o un serpente che la costringe a tornare indietro di qualche casella.
La storia della protagonista è infatti un modo per raccontare la società messicana, ma anche il mondo attuale, dove le scelte e le mosse delle persone sono spesso politicizzate, c'è corruzione a più livelli, dove la meritocrazia è più fulminata di un vecchio neon, e si può incappare in un classismo più o meno conclamato.
Il ruolo di Dora, in questo gioco fatto di strategie e colpi bassi, sarebbe quello di cercare di mantenere la sua morale e la sua rettitudine, ma non è semplice: come dicevo viene messa spesso alla prova da colleghi e familiari e lei è una donna comune e umana, che verrà risucchiata in questo gioco.
Scale e Serpenti ha dalla sua un buon cast, ricco di volti noti delle serie tv Netflix, ma anche Michelle Rodríguez da Somos Oros, ed è capeggiato da una Cecilia Suárez che sembra abbastanza a suo agio nel ruolo. Il ritmo degli 8 episodi è costante e la durata da 30 minuti a puntata secondo me rivela comunque gli intenti leggeri della serie. Anche il taglio a tratti caricaturale, la fotografia e la messa in scena pop credo siano voluti per rendere Scale e Serpenti comunque un intrattenimento alla portata di tutti e per non appesantire quei temi a cui facevo riferimento sopra.
A me è mancata un po' di unicità, qualcosa che mi facesse magari affezionare o provare simpatia per i personaggi, e invece questo quid non è mai arrivato. Aggiungeteci anche che le storyline secondarie sembrano spesso riempitivi poco messi a fuoco.
Vi segnalo inoltre qualche scena a sfondo sessuale che se a me sono sembrate spesso gratuite, non oso immaginare come le possano prendere degli animi più conservatori.
Non c'è comunque ancora una conferma per la seconda stagione, quindi staremo a vedere.
Carême
Prima stagione
Sforo di poco la mia premessa con Carême, serie tv francese disponibile su Apple Tv+ dal 30 aprile, che però ha avuto una cadenza settimanale fino agli inizi di Giugno.
Ispirata al libro Cooking for Kings: The Life of Antonin Carême, The First Celebrity Chef dello scrittore e attore britannico Ian Kelly, Carême ha alla base del suo racconto la storia vera del primo chef che divenne a tutti gli effetti famoso per le sue doti. Siamo agli inizi del 1800, e Marie-Antoine Carême (interpretato da Benjamin Voisin) lavora come pasticcere insieme al padre adottivo, ma il suo destino cambierà quando la sua conoscenza delle erbe officinali finirà per aiutare nientepopodimeno Napoleone Bonaparte.
Così Antonin troverà la sua fama, rivelando un talento a 360 gradi per l'arte culinaria, ma sarà costretto a diventare qualcosa di più di un semplice cuoco apprezzato e ricercato.
Infatti attraverso il politico e diplomatico Charles-Maurice de Talleyrand (interpretato da Jérémie Renier), Carême finirà per diventare una pedina nell'intricato gioco di strategia che era la politica dell'Impero Napoleonico.
Intrecciando fatti reali (pochi) a romanzature (molte) Carême sfoggia, lungo gli 8 episodi di cui è composta, una bella messa in scena, sontuosa e curata, che ci riporta indietro nel tempo. È una serie che cerca di unire più anime: si parte dal dramma storiografico, in cui ci viene mostrata una Francia divisa fra assoluta povertà che si scontra con l'opulenza delle corti, mentre le scene in cucina ricordano ad esempio The Bear, sebbene non siano così centrali. La non estrema fedeltà alla storia reale ha qualche eco di Bridgerton, e di mezzo c'è una sorta di spy story che dovrebbe creare maggiore intrigo, ma purtroppo nessuna di queste strade riesce ad essere particolarmente centrata, messa a fuoco e avvincente.
Nonostante sia decisamente scorrevole, abbia un buon ritmo, e la durata degli episodi sia in linea con la storia raccontata, è come se Carême risultasse un intrattenimento che resta sullo schermo, opulente alla vista, ma che non lascia un particolare, piacevole retrogusto.
La colpa secondo me è da dare alla costruzione dei personaggi, tutti un po' fiacchi, ma soprattutto al principale: Benjamin Voisin sembra un bravo, giovane attore, ma il suo Antonin è più che altro un ragazzetto belloccio che sembra sveglio ma non lo è poi del tutto. Manca quel carisma che lo renda la figura centrale, e in fondo di lui non sappiamo granché.
Non si capisce ad esempio chi ami davvero e non ci raccontano come abbia acquisito le sue abilità in cucina (lo sapevamo pasticcere, no?!). E alla fine di questa serie tv Apple Tv non sono riuscito a capire quanto Carême mi stesse realmente simpatico ed avessi voglia di vederne ancora le peripezie.
Ma in generale non sempre i personaggi sembrano avere delle reazioni logiche o che riescano a creare delle dinamiche in concrete che non sia quelle a favore dello sceneggiatore che deve mandare avanti la baracca. L'ottimo Micha Lescot ad esempio veste i panni del ministro e investigatore Joseph Fouché, che dovrebbe essere il villain della storia, ma vedrete che in fondo non fa così paura. Non mi soffermo sulle figure femminili, tutte purtroppo invisibili.
Ho sofferto un po', anche in questo caso, le scene a sfondo sessuale, non perché gratuite ma perché meccaniche, senza enfasi, inserite quasi più per cercare di creare un po' di hype, ma non realmente ben calate nel contesto narrativo.
Carême così diventa quella serie che gli amanti dei period drama possono tutto sommato apprezzare per l'estetica, ma che non lascia in fondo molto. Non ci sono notizie su un eventuale rinnovo al momento.
Noi ci siamo beati con Dept Q su netflix, forse non la immagino esattamente nelle tue corde, ma assembla thriller, violenza, fragilità, introspezioni con gran maestria, non per nulla dall'autore de La regina degli scacchi..
RispondiEliminaCredo possa essere nelle mie corde e vorrei vederla anche perché mi piace l'attore, ma sono un po' infognato con un paio di recuperi lenti. Sarà la prossima che vedrò
EliminaAspettavo qualcuno che mi dicesse qualcosa su Carême, e per fortuna arrivi tu. Un po' me l'hai venduto, un po' hai abbassato le aspettative, soprattutto nei confronti di Benjamin, mia cotta recente.
RispondiEliminaVisto che tornerò ai fornelli con The Bear, mi sa che un salto in Francia lo faccio volentieri :)
Se hai una cotta allora ti piacerà un po' di più. Per il resto la vedrei a perdita di tempo...
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